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119 Narra Domenico Farini nel suo Diario di fine ... - Trapani Nostra

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XX Settembre, la festa massonica<br />

<strong>Narra</strong> <strong>Domenico</strong> <strong>Farini</strong> <strong>nel</strong> <strong>suo</strong> <strong>Diario</strong> <strong>di</strong> <strong>fine</strong> secolo (12<br />

ottobre 1895, pag. 788) che un affiliato dei terziari <strong>di</strong> San<br />

Francesco d’Assisi aveva <strong>nel</strong>le mani un libretto <strong>nel</strong> quale era<br />

annotato: “I terziari sono <strong>nel</strong>la Chiesa, quello che i<br />

frammassoni sono <strong>nel</strong> secolo”.<br />

Ed invero la caratterizzazione massonica della festa del<br />

XX Settembre, messa in risalto in ogni occasione dalla stampa<br />

confessionale, si evince dall’incitamento alla partecipazione<br />

alle celebrazioni dei Fratelli quale in<strong>di</strong>cazione e sottolineatura<br />

<strong>di</strong> una nuova coscienza laica, dal coinvolgimento della<br />

popolazione e dei partiti politici uniti dallo spirito<br />

illuministico-massonico, liberatorio <strong>di</strong> una morale considerata<br />

me<strong>di</strong>oevale, dalla concomitante celebrazione <strong>di</strong> congressi<br />

internazionali e nazionali massonici, dei liberi pensatori e da<br />

inaugurazioni varie.<br />

Determinante è stata la strategia progettuale da parte<br />

della <strong>di</strong>rigenza dell’Or<strong>di</strong>ne massonico <strong>di</strong> una celebrazione<br />

impostata non sul solo trionfo per l’unificazione territoriale<br />

dell’Italia, ma per fare risaltare altresì, in tale occasione, spunti<br />

<strong>di</strong> programma liberale laico, per un’Italia libera da imposizioni<br />

<strong>119</strong>


dogmatiche religiose, in una visione <strong>di</strong> un nuovo progresso<br />

sociale e culturale.<br />

120<br />

Importante, inoltre, per l’Or<strong>di</strong>ne massonico avere, <strong>nel</strong><br />

periodo pre unitario e post unitario, potuto esprimere<br />

personalità <strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> azione collocati a livello ministeriale,<br />

<strong>nel</strong> Parlamento e al Campidoglio ed aver tratto i maggiori<br />

vantaggi, popolarità, consenso della borghesia e dei partiti<br />

d’ispirazione laica da una battaglia anticlericale con cui la<br />

stessa intendeva re<strong>di</strong>mere il popolo da sud<strong>di</strong>tanze,<br />

dall’educazione confessionale, riuscendo a formare un blocco e<br />

un metodo <strong>di</strong> lotta, con<strong>di</strong>visi almeno per un periodo, da buona<br />

parte della società.<br />

La festività del XX Settembre era l’occasione, per la<br />

Massoneria <strong>di</strong> lanciare dal balcone virtuale <strong>di</strong> Palazzo<br />

Giustiniani - Sede ufficiale della Massoneria - e da Porta Pia i<br />

messaggi propri, (supportati da manifestazioni nazionali e<br />

internazionali) al popolo, ai rappresentanti istituzionali<br />

propugnando una sollevazione morale <strong>di</strong> tutta la Nazione ed<br />

una riscoperta dell’utopia laica.<br />

La contrapposizione tra la Massoneria e la Chiesa,<br />

sottolineata da Clemente XII, Pio VI, Pio VII, Pio IX, Leone<br />

XIII, era quoti<strong>di</strong>ana. Qualsiasi avvenimento pubblico era


l’occasione per una battaglia verbale o scritta colorita da<br />

espressioni insolite.<br />

La presa <strong>di</strong> Porta Pia fu anticipata da gran<strong>di</strong> avvenimenti:<br />

l’in<strong>di</strong>zione del Concilio Vaticano I° e dall’anticoncilio<br />

massonico voluto da Giuseppe Napoleone Ricciar<strong>di</strong> che<br />

avrebbe dovuto tenersi a Napoli.<br />

L’11 ottobre 1869, Giuseppe Garibal<strong>di</strong>, che sarà sempre<br />

espressione dell’antipapalismo estremo <strong>nel</strong>l’ambito della<br />

Massoneria, in<strong>di</strong>rizzò un messaggio agli amici e fratelli<br />

d’armi. L’attacco nei confronti <strong>di</strong> Papa Pio IX, chiamato in<br />

causa con l’appellativo <strong>di</strong> un metro <strong>di</strong> letame, fu violento:<br />

“Un’altra volta dal balcone del palazzo della Foresteria, io<br />

<strong>di</strong>ceva a codesto popolo il più atroce nemico dell’Italia è il<br />

Papa… Sì <strong>di</strong>spiacetevi <strong>di</strong> tutti questi emblemi della vergogna<br />

italiana, ciò lo potete fare. Non lasciate le vostre donne e i<br />

vostri bimbi contaminarsi <strong>nel</strong>la bottega dei preti…Gli illustri<br />

ospiti torneranno <strong>nel</strong>le loro contrade, proclamando che la patria<br />

del Tasso, <strong>di</strong> Masaniello e <strong>di</strong> Giordano Bruno è ben degna<br />

dell’iniziativa della emancipazione del <strong>di</strong>ritto e della coscienza<br />

umana”.<br />

Sino ai nostri giorni, due, in particolare, sono le solennità<br />

profane celebrate in tutta Italia dalla Massoneria, con la<br />

121


partecipazione <strong>di</strong> giornalisti, uomini politici e <strong>di</strong> cultura: il XX<br />

Settembre e quella <strong>di</strong> Giordano Bruno, simboli, entrambi, <strong>di</strong><br />

libertà e <strong>di</strong> riscatto del pensiero dalla schiavitù.<br />

122<br />

Quasi un secolo prima della Breccia <strong>di</strong> Porta Pia, il Gran<br />

Maestro Adriano Lemmi in<strong>di</strong>cava tra le finalità della<br />

Massoneria la lotta per l’unità d’Italia: “Nostro compito è il<br />

condurre la Massoneria in Italia all’acquisto e al sapiente uso <strong>di</strong><br />

tanta forza morale da informare in ogni caso e correggere<br />

l’in<strong>di</strong>rizzo politico del paese; renderlo vincolo forte quasi<br />

incorruttibile della Patria unita e dei liberi reggimenti; pungolo<br />

ai neghittosi, freno ai temerari, punizione dei tristi e dei vili”.<br />

(“Umberto Cipollone”, pag. 125, Litografia Bertolini <strong>di</strong> Rocca S.<br />

Giovanni) L’Osservatore Romano del 1.10.1898 faceva rilevare<br />

come “la Massoneria è stata quella che più ha celebrato<br />

l’anniversario del XX Settembre, anzi è la sola che festeggia<br />

simile giornata… Egli è per questo che non sono casi isolati i<br />

più ributtanti eccessi della Massoneria o dei frammassoni; tutto<br />

si collega e tutto si coor<strong>di</strong>na nei detti e nei fatti massonici”.<br />

La preoccupazione dei Gran<strong>di</strong> Maestri, succedutisi <strong>nel</strong><br />

tempo, fu costante e mirante a non fare scadere d’importanza e<br />

<strong>di</strong> valore la festività con l’incitazione dei Fratelli <strong>di</strong> adoperarsi<br />

perché l’abulia non coprisse l’azione degli elementi “più


influenti, più sal<strong>di</strong> ed intelligenti <strong>nel</strong>le varie classi” della<br />

società.<br />

23 24<br />

Le iniziative delle Logge erano le più varie e qualche<br />

volta inaspettate. La Loggia bolognese “VIII Agosto” si<br />

<strong>di</strong>stinse per la seguente epigrafe:<br />

XX SETTEMBRE MDCCCXCVIII<br />

Non bastò loro il regno del cielo<br />

E lo vollero in terra<br />

Con l’animo, vollero il corpo.<br />

Le coscienze, l’onore e la libertà.<br />

Tutto<br />

23 In una nota redazionale alla circolare massonica n° 40 del 25 agosto 1897,<br />

(Riv. Mass. XXVIII, 1897, pag. 193) era precisato: “la parola spetta al Gran<br />

Maestro dell’Or<strong>di</strong>ne. Egli l’ha <strong>di</strong>retta con l’autorità che gli deriva dall’alto<br />

ufficio, a tutte le Loggie della comunione italiana. A noi non resta che<br />

esprimere la convinzione che l’invito ed il consiglio saranno accolti e<br />

seguiti in tutte le Officine e che, per opera della Massoneria, la festa del XX<br />

Settembre, come già è entrata <strong>nel</strong>la coscienza, entrerà <strong>nel</strong>le abitu<strong>di</strong>ni<br />

popolari e sarà nei secoli celebrata come la Pasqua solenne dell’Italia ed il<br />

genere umano”.(tratto da: L’Acacia, 1949)<br />

24 “… A mano a mano i termini del problema si vengono chiarendo e<br />

precisando e sboccano in un aperto conflitto <strong>di</strong> classi, mentre sorgono i<br />

primi moti conta<strong>di</strong>ni <strong>nel</strong> nord e <strong>nel</strong> sud, e si costituiscono le leghe e i<br />

sindacati e sorge un partito dei lavoratori; noi assistiamo al rapido progresso<br />

evolutivo <strong>di</strong> queste correnti più avanzate della piccola borghesia, alla loro<br />

crescente paura, al loro progressivo <strong>di</strong>staccarsi dal blocco delle forze<br />

popolari per rimettersi pentiti al servizio dei gruppi più retrivi, ma più<br />

potenti”. (N. Sapegno: Storia <strong>di</strong> Carducci - Laterza, Bari 1960)<br />

123


124<br />

Ma sono XXVIII anni<br />

Traboccò la misura<br />

Il serpe sozzo <strong>di</strong> frode e <strong>di</strong> sangue<br />

Stette sotto al nostro tallone<br />

E vi sta e vi starà<br />

Finché stomacati dal fasti<strong>di</strong>o<br />

Gli schiacceremo il capo.<br />

La preoccupazione dello sca<strong>di</strong>mento delle celebrazioni e<br />

la necessità, all’uopo, <strong>di</strong> iniziative massoniche erano<br />

evidenziate dal Gran Maestro Ernesto Nathan <strong>nel</strong>la sua<br />

circolare alle Logge del 25 agosto 1897:<br />

“Abbiamo una tra<strong>di</strong>zione immeritevole che dobbiamo<br />

mantenere alta. Se la data gloriosa del XX Settembre non è<br />

passata quasi in <strong>di</strong>menticanza, salvo l’officioso appendersi<br />

della ban<strong>di</strong>era ai pubblici e<strong>di</strong>fici dalle autorità politiche e non<br />

sempre dalle autorità amministrative, è dovuto all’azione della<br />

Massoneria.<br />

E’ d’uopo non <strong>di</strong>menticare per in<strong>di</strong>care un dovere<br />

assoluto assunto dall’Or<strong>di</strong>ne e che esso deve compiere in ogni<br />

Officina se vuol serbarsi degno del mandato affidatogli dalla<br />

coscienza pubblica. …Tale è la commemorazione del XX


Settembre: è la consacrazione più solenne dell’unità d’Italia e<br />

la più splen<strong>di</strong>da vittoria della libertà <strong>di</strong> pensiero che ricor<strong>di</strong> la<br />

storia; festa nazionale, festa umana”. (tratto da: L'Acacia, 1949)<br />

Giuseppe Mannino in un articolo apparso sulla Rivista<br />

massonica n. 7 del 1974 asseriva che “la Chiesa Cattolica<br />

soprattutto sotto il pontificato <strong>di</strong> Leone XIII non si rassegnò<br />

mai alla grave per<strong>di</strong>ta (del potere temporale), la subì obtorto 25<br />

26 collo, tentò, in tutti i mo<strong>di</strong>, un recupero, servendosi delle<br />

tra<strong>di</strong>zionali armi politiche, <strong>di</strong>plomatiche, spirituali. Si vide<br />

25 1)La ritrovata forza delle istituzioni cattoliche trovò riscontro nei contatti,<br />

a volte non ufficiali, tra uomini politici e prelati. In una lettera del 9 gennaio<br />

1892, pubblicata dalla Gazzetta <strong>di</strong> Venezia, scritta da mons. Isidoro Carini<br />

al deputato Fusinato veniva auspicato <strong>di</strong> vedere comparire “il sospirato<br />

messagger che porta l’olivo”, e che “assicuri l’Italia al Papa la sua sovrana<br />

in<strong>di</strong>pendenza, senza la quale sarebbe esautorato agli occhi del mondo”. E<br />

per ciò potesse avverarsi occorreva “buona volontà e non far chiasso e<br />

procedere cautamente a <strong>di</strong>sfarsi della massoneria, com’Ella ben <strong>di</strong>ce e dei<br />

pregiu<strong>di</strong>zi che tengono il campo”. (tratto da: “<strong>Diario</strong> <strong>di</strong> <strong>fine</strong> secolo” pag.<br />

647).<br />

26 Il Moniteur de Rome in relazione agli appoggi politici richiesti dai<br />

cattolici per la riappropriazione del potere temporale asseriva “essere una<br />

follia credere possibile il ristabilimento del potere temporale”. Per quanto<br />

riguarda il preteso aiuto che si ventilava Bismarch potesse fare sperare al<br />

Papa per il ristabilimento della situazione quo ante, il Ministro degli Esteri<br />

Bavarese si lagnò della cosa affermando che era molto spiaciuta a<br />

Monaco… “Abbiamo lottato duecento anni per impe<strong>di</strong>re a Roma <strong>di</strong><br />

occuparsi dei nostri affari interni ed ora il Cancelliere ve la invita, ve la<br />

incita, ai <strong>suo</strong>i fini!”<br />

Il Congresso dei cattolici tedeschi riuniti in Danzica per <strong>di</strong>scutere e pressare<br />

politicamente, emise una deliberazione in appoggio alle iniziative <strong>di</strong>rette a<br />

ridare il Principato al Papa. (“<strong>Diario</strong> <strong>di</strong> Fine secolo”, pag. 41, 4 settembre<br />

1891).<br />

125


<strong>nel</strong>la Massoneria, a seconda delle prospettive, il contraltare del<br />

Vaticano, la pericolosa Potenza che si ergeva contro il Trono e<br />

l’Altare, la Sinagoga <strong>di</strong> Satana, la Forza occulta e possente che<br />

avrebbe liberato e la città eterna e l’Italia dal mostro dello<br />

oscurantismo e della reazione”.<br />

126<br />

Il 4 marzo 1895 il Senatore Alessandro Rossi da Schio,<br />

in<strong>di</strong>rizzò al <strong>di</strong>rettore della Gazzetta una lettera non troppo<br />

benevola verso la Massoneria: “Mai dopo il nostro<br />

Risorgimento si sono visti più fiacchi caratteri.La borghesia<br />

delle gran<strong>di</strong> città, alla guisa delle romagnole quando<br />

cospiravano aprire qua e là le braccia alla massoneria, entrare e<br />

operare <strong>nel</strong>le istituzioni prettamente massoniche, votar magari<br />

con essa… La setta era penetrata in tutti gli or<strong>di</strong>ni civili per<br />

dottrine, tendenze, <strong>di</strong>segni ed opere altrettanto annunciate con<br />

ipocrisia, come cresciute e maturate <strong>nel</strong>l’ombra… Gli è perciò<br />

che or<strong>di</strong>nariamente la massoneria non combatte <strong>di</strong>rettamente la<br />

Chiesa entro lo Stato.<br />

Al Congresso <strong>di</strong> Chicago arrivò persino, l’anno scorso,<br />

bontà sua, ad affermare l’esistenza <strong>di</strong> Dio come il primo dei tre<br />

punti deliberati, anzi <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarare che questo sia il primo<br />

fondamento della massoneria! Essa però ha la dottrina sua, il<br />

metodo <strong>suo</strong> <strong>di</strong> combattere con simulata onestà la fede e la


morale del popolo e dei lavoratori sono il supremo e talvolta<br />

l’unico conforto”. (ibidem pag. 653)<br />

Anche Padre Rosario Esposito <strong>nel</strong> <strong>suo</strong> libro “Chiesa e<br />

Massoneria, un DNA comune”, (pag. 91), sottolineò la reazione<br />

massonica al Concilio antimassonico tenutosi a Trento,<br />

reazione che, attraverso il Gran Maestro Nathan, il 15<br />

settembre 1896, respinse energicamente ogni tentativo del<br />

rientro <strong>nel</strong> dominio temporale: “Noi siamo calunniati, invisi,<br />

aggre<strong>di</strong>ti, perché <strong>nel</strong> baldanzoso apprestarsi ad un trionfo<br />

lungamente agognato e sperato vicino, la reazione sente e vede<br />

<strong>nel</strong> nostro Or<strong>di</strong>ne una salda barriera, un baluardo formidabile<br />

contro la vagheggiata restaurazione del <strong>suo</strong> dominio sui corpi e<br />

sulle anime. Al Congresso internazionale antimassonico, noi<br />

contrapponiamo la nostra festa nazionale del XX Settembre,<br />

quel giorno solenne <strong>nel</strong>la storia dei popoli”. (Riv. Massonica ott.<br />

1976, pag. 453)<br />

Se Clau<strong>di</strong>o Schwarzenberg afferma che il XX Settembre<br />

“è una festa massonica perché i massoni sono e saranno sempre<br />

i ribelli ad ogni oppressione e ad ogni totalitarismo”, ritengo<br />

che tale solennità civile deve considerarsi ad alto impegno<br />

massonico anche perché l’interpretazione autentica del periodo,<br />

il riconoscimento, viene dall’avversario del momento.<br />

127


128<br />

A <strong>di</strong>fesa della separazione del potere territoriale da<br />

quello spirituale erano insorte le Logge dell’Alta Italia, che,<br />

riunitesi per fare scudo contro il tentativo <strong>di</strong> riappropriazione<br />

del Principato civile da parte del Papato, inviarono al Car<strong>di</strong>nale<br />

Ferrari e a tutto l’Episcopato lombardo, il XX Settembre 1896,<br />

una lettera aperta con la quale le stesse accettavano la lotta<br />

palese: “… Voi ci designate alla persecuzione e al <strong>di</strong>sprezzo<br />

(Pastorale del 7.12.1886) del consorzio civile per recuperare un<br />

potere che la civiltà a buon <strong>di</strong>ritto vi tolse: noi vi combattiamo<br />

con l’ausilio della scienza per circoscrivere il vostro dominio e<br />

il ministero vostro nei confini della Chiesa.<br />

A voi le armi <strong>di</strong> Lojola e Gusman, a noi quelle <strong>di</strong><br />

Mazzini e Garibal<strong>di</strong>, nostri gran<strong>di</strong> Maestri…<br />

Il XX Settembre ha consegnato alla posterità la caduta<br />

del vostro secolare istituto, o Eminenze, per la risurrezione del<br />

quale cercate <strong>di</strong> forzare a vostro danno l’inesorabilità della<br />

storia”. (La Civiltà Cattolica, quad. 1136 del 1897)<br />

In contrapposizione alla Pastorale vescovile e alle<br />

encicliche papali, i Fratelli lombar<strong>di</strong> rilanciarono un<br />

programma laico, una consuetu<strong>di</strong>ne dell’Or<strong>di</strong>ne in occasione<br />

delle celebrazioni settembrine:


- promuovere dai poteri dello Stato la instaurazione <strong>di</strong><br />

una politica nettamente laica,<br />

- l’educazione e l’istruzione elementare sia <strong>di</strong> natura<br />

storico-laica con l’esclusione <strong>di</strong> ogni concetto <strong>di</strong><br />

religione,<br />

- promozione <strong>di</strong> una attività che veda tutti i partiti<br />

accomunati sulla strategia per una politica ecclesiastica,<br />

con pressione sui comuni e sulle province e governo<br />

centrale perché si provveda all’istruzione laica,<br />

- agire “col popolo sul governo” per la promulgazione <strong>di</strong><br />

leggi speciali che consentano l’attuazione in Italia <strong>di</strong> un<br />

programma che curi “la polarizzazione delle scienze<br />

naturali”, l’esclusione del clero dal <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

successione per tutta la giuris<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>ocesana, e che<br />

preveda la normativa “sul <strong>di</strong>vorzio, sulla precedenza del<br />

matrimonio civile, sull’elezione popolare dei sacerdoti<br />

in cura d’anime, sulla sorveglianza dei benefici<br />

ecclesiastici…nonché favorire tutte quelle associazioni,<br />

anche le leghe femminili, per mutuo soccorso,<br />

cooperazione educative…” (La Civ. Catt. 1136/1897)<br />

Faceva eco all’Arena Nazionale <strong>di</strong> Firenze il massone<br />

Giovanni Bovio che dopo avere in<strong>di</strong>cato “lo stato delle cose ed<br />

129


il XX Settembre reale”, <strong>di</strong>chiarava <strong>di</strong> festeggiare un XX<br />

Settembre ideale: “Due civiltà, due mon<strong>di</strong> liberi, in grande<br />

contrasto, ecco Roma”; a Brescia, il massone Zanardelli<br />

affermava la non necessità del potere temporale per l’esercizio<br />

spirituale della Chiesa: “Ora la potestà civile, legislatrice e<br />

signora della società, mentre deve assicurare la libertà legittima<br />

del santuario, non può consentire che l’Autorità spirituale… sia<br />

pervertita a scopi politici, non può consentire che il Tempio e<br />

l’Altare sieno resi segnacolo <strong>di</strong> se<strong>di</strong>zione e <strong>di</strong> civile <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne”.<br />

(La Civiltà Cattolica, quad. 1135/1897).<br />

130<br />

L’Osservatore Romano del 25.9.1898 riba<strong>di</strong>va la sua<br />

convinzione “che la festa civile or<strong>di</strong>nata il XX settembre”,<br />

fosse un “trionfo della Massoneria italiana in onta al Papato,<br />

alla Chiesa e al sentimento cattolico del popolo italiano”.<br />

La caratterizzazione massonica della commemorazione<br />

della presa <strong>di</strong> Roma rifletteva il particolare momento del rifiuto<br />

d’ogni rapporto con la Chiesa e la comune convinzione che<br />

l’estremismo massonico, laico, non faceva nulla per occultarlo.<br />

La Tribuna puntualizzava che <strong>nel</strong> XX Settembre “non si<br />

celebra solo la conquista che l’Italia fece della sua capitale, ma<br />

anche della supremazia del potere civile sul religioso”.


In questa contrapposizione <strong>di</strong>chiarata delle parti, si<br />

incunearono, con un desiderio antico <strong>di</strong> rivalsa, anche le chiese<br />

protestantiche.<br />

La con<strong>di</strong>visione della Massoneria dei principi libertari<br />

propugnati dagli evangelici, dai meto<strong>di</strong>sti, dai valdesi e anche<br />

dagli ebrei, fu, forse, il pericolo più avvertito dalla Curia<br />

romana che temeva, in tale impostazione celebrativa del XX<br />

Settembre, il tentativo <strong>di</strong> una supremazia non solo laica sul<br />

religioso, ma <strong>di</strong> una nuova alleanza in opposizione alla<br />

religione tra<strong>di</strong>zionale. Da qui la presa <strong>di</strong> posizione della stampa<br />

cattolica che scorgeva <strong>nel</strong> programma <strong>di</strong> Roma capitale <strong>di</strong>ffuso<br />

dai Liberi muratori “l’antica parola d’or<strong>di</strong>ne delle Logge<br />

massoniche, sotto la forma aggressiva della demagogia<br />

moderna: essa è la formula <strong>di</strong> 27 coloro che aspirano a<br />

27 Del clima incandescente ed anticlericale instauratosi in occasione del XX<br />

Settembre se ne fa interprete <strong>Domenico</strong> <strong>Farini</strong>, presidente del Senato, in una<br />

conversazione con la Regina, in data 23 settembre 1895. Egli riferisce che<br />

mons. Pampirio, arcivescovo <strong>di</strong> Vercelli, aveva asserito: “Essere la presente<br />

persecuzione della Chiesa peggiore <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> re Erode, perché almeno<br />

Erode non faceva l’illuminazione, sotto il naso <strong>di</strong> Cristo! L’Eucaristia<br />

essere il rancio dei soldati <strong>di</strong> Cristo.<br />

Egli riferì pure che il Card. Ferrari aveva detto “che la vera Roma<br />

intangibile essere quella del Papa”. La conversazione cadde sulla<br />

riappropriazione della Chiesa del temporale. La Regina non vuole<br />

ammettere “che i clericali possono sedurre i soldati”. <strong>Domenico</strong> <strong>Farini</strong><br />

replica che “per riacquistare il temporale essi debbono abbattere il presente<br />

stato delle cose, quin<strong>di</strong> non si arresteranno davanti cosa alcuna che a ciò li<br />

conduca.” (<strong>Domenico</strong> <strong>Farini</strong>: “<strong>Diario</strong> <strong>di</strong> <strong>fine</strong> secolo”, settembre 1895).<br />

131


sbarazzarsi <strong>nel</strong>lo stesso tempo della Monarchia e del Papato”.<br />

(L’Oss. Romano, 22 settembre 1899)<br />

132<br />

Se il fronte per la <strong>di</strong>fesa dell’unità territoriale d’Italia<br />

esprimeva un coro unanime <strong>di</strong> consensi, la celebrazione della<br />

festa civile settembrina in uno Stato monarchico, trovava non<br />

poche <strong>di</strong>fficoltà nei seguaci <strong>di</strong> Mazzini presenti numerosi <strong>nel</strong>le<br />

Logge del Nord Italia.<br />

28 29<br />

I <strong>di</strong>ssensi erano anche <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne politico. Le tensioni<br />

autonomistiche siciliane avevano portato alcuni gruppi che<br />

facevano parte del movimento separatista, a boicottare le<br />

celebrazioni del XX Settembre, e ciò, come sottolineava<br />

L’Osservatore Romano del 14 settembre 1902, non certo per<br />

ragione religiosa o per un sostegno filiale al Papa, ma per il<br />

ripu<strong>di</strong>o della stessa politica autonomista del concetto unitario.<br />

Quanto si ritenesse importante l’azione ed il contributo della<br />

Massoneria per il consolidamento delle idee <strong>di</strong> cui il XX<br />

28 In occasione dell’inaugurazione del monumento a Garibal<strong>di</strong>, vivamente<br />

voluto dalla Massoneria, i repubblicani non vollero partecipare, “vollero<br />

fare a sé, per non lordarsi al contatto coi monarchici” (“<strong>Diario</strong> <strong>di</strong> <strong>fine</strong><br />

secolo”, <strong>Domenico</strong> <strong>Farini</strong>, pag. 795)<br />

29 Nel 1889 in un Congresso internazionale massonico, Desmons aveva<br />

proclamato che i cattolici non dovevano in alcun modo essere riconosciuti<br />

come repubblicani… ma sibbene infamarli come “nemici delle libertà”<br />

contro i quali tutti i massoni e repubblicani” hanno da <strong>di</strong>fendersi sino alla<br />

morte se occorra la santa repubblica” Questa parola fu accolta <strong>di</strong> massoni<br />

con un uragano <strong>di</strong> applausi e col grido “Viva la Repubblica”. (La Civiltà<br />

Cattolica)


Settembre ne era l’espressione, è dato da un piccolo incidente<br />

occorso <strong>nel</strong>la manifestazione romana del 1895. 30<br />

In tale circostanza lamentele furono espresse al Sindaco<br />

della Capitale perché non volle accon<strong>di</strong>scendere “il dì della<br />

funzione alla Breccia che le ban<strong>di</strong>ere dell’esercito avessero un<br />

posto <strong>di</strong> privilegio <strong>nel</strong> corteo: “Posto d’onore invece <strong>nel</strong> corteo<br />

alla ban<strong>di</strong>era della Massoneria”. (“<strong>Diario</strong> <strong>di</strong> <strong>fine</strong> secolo”, pag. 785)<br />

Lo sventolio delle ban<strong>di</strong>ere inglese ed americana sui<br />

balconi delle loro Ambasciate, in occasione della celebrazione<br />

<strong>di</strong> Porta Pia, può sembrare un fatto naturale tenuto conto degli<br />

stretti rapporti tra le Massoneria dei tre paesi e la con<strong>di</strong>visione<br />

<strong>di</strong> dei principi libertari.<br />

Attorno alla festività civile del XX Settembre un<br />

pullulare <strong>di</strong> iniziative, <strong>di</strong> congressi dei massoni e <strong>di</strong> liberi<br />

30 L’Osservatore Romano in un articolo dal titolo “Il 20 Settembre 1870 e<br />

l’infausta Roma papale”, chiama in causa il Governo italiano reo <strong>di</strong> avere<br />

assecondato gli scopi massonici: “Il governo italiano che il 20 Settembre<br />

1870 con la violenza si impadronì della Roma papale, nato dalla<br />

Rivoluzione massonica, non ha e non può avere altro scopo che quello della<br />

Massoneria… qual è il vero e l’ultimo scopo della Massoneria? Eccolo. E’<br />

l’o<strong>di</strong>o della società umana quale fu da Dio costituita e dal <strong>suo</strong> Cristo<br />

rigenerata: e però l’inten<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> rovesciarla per fabbricarvi sopra una<br />

nuova società, poggiata secondo le massime che dalla stessa Massoneria si<br />

professano… La Massoneria imperante non vuole ancora scoprire siffatto<br />

sociale inten<strong>di</strong>mento e <strong>fine</strong> accioché non sia attraversata <strong>nel</strong> <strong>suo</strong> lavoro <strong>di</strong><br />

demolizione”.<br />

133


pensatori impegnati a fare il punto sull’evolversi della politica<br />

e del programma liberale. 31<br />

134<br />

Il cosmopolismo massonico, fondato sui principi <strong>di</strong><br />

fratellanza, <strong>di</strong> libertà e <strong>di</strong> uguaglianza, aveva indotto i <strong>di</strong>rigenti<br />

massonici ad accre<strong>di</strong>tarsi come pionieri <strong>di</strong> una visione della<br />

“repubblica universale”.<br />

Nella Rivista Massonica del 1906 (pagg. 280, 281) era<br />

specificato: “Dall’ultimo Congresso <strong>di</strong> Genova (1902) fu posto<br />

<strong>di</strong> nuovo in campo il congresso massonico universale. Il<br />

Grande Oriente d’Italia a più riprese deliberò favorevolmente a<br />

siffatta proposta, a gran<strong>di</strong>ssima maggioranza delle potenze<br />

massoniche”. 32<br />

31 Nunzio Nasi, massone, Ministro delle Poste <strong>nel</strong> Governo Pelloux, il 20<br />

Settembre 1897, <strong>di</strong>nanzi alla tomba <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>, a Caprera, precisò ai fedeli<br />

seguaci dell’Eroe che la “terza Roma non è opera <strong>di</strong> nessun partito, non è<br />

gloria esclusiva <strong>di</strong> nessun uomo, è il pensiero italiano che viene da<br />

Dantesismo a noi e che in Roma si riconosce e si riafferma.<br />

Avverso la tendenza unitaria e liberale del nuovo Stato non insorgevano<br />

soltanto le consuetu<strong>di</strong>ni e gli interessi dell’antico regime, ma soprattutto<br />

l’intransigenza del Vaticano regio. Il Dio Stato è una ab<strong>di</strong>cazione della<br />

libertà, ma l’idolatria dell’in<strong>di</strong>viduo è una tirannia non meno pericolosa.<br />

L’Italia esige una doppia rivoluzione legale <strong>nel</strong>l’intento supremo della<br />

giustizia: rior<strong>di</strong>nare i pubblici poteri e correggere il costume a costo <strong>di</strong><br />

ricorrere a leggi censorie”. (tratto da: “Per il terzo pellegrinaggio a<br />

Caprera”)<br />

32 “Nel Congresso del Libero pensiero ad un tratto un’irruzione: ben settanta<br />

e forse più ban<strong>di</strong>ere massoniche invadono il cortile: è la festa della<br />

Massoneria” (L’Osservatore Romano 21.9.1904)


Tale congresso anche per la sua concomitanza alle<br />

solennità del XX Settembre assumeva una connotazione<br />

particolare: “Il congresso dei liberi pensatori non è in sostanza<br />

che una pubblica manifestazione massonica-repubblicana. Per<br />

convincersi bastava dare un’occhiata al corteo che oggi sfilava<br />

per le vie della nostra città per recarsi alla breccia <strong>di</strong> Porta Pia”.<br />

(L’Osserv. Rom. 21.9.904) 33<br />

Il Popolo Romano precisava: “Il vero è che questi<br />

Congressi non essere molto spesso che riunioni <strong>di</strong> massoni con<br />

scopo <strong>di</strong> propaganda massonica” e L’Osservatore Romano<br />

riba<strong>di</strong>va che “è soltanto alla Massoneria che appartiene<br />

generalmente l’iniziativa <strong>di</strong> codesti Congressi, i quali sotto il<br />

velame del libero pensiero, nascondono propositi ed obiettivi<br />

politici”.<br />

Il XX Settembre era <strong>di</strong>ventato un giorno simbolo in cui la<br />

libertà laica si doveva in qualche modo concretizzare <strong>nel</strong>la vita<br />

reale: il Dovere rilevava che molti citta<strong>di</strong>ni avevano aspettato il<br />

“20 settembre per celebrare il matrimonio civile, e che era<br />

piena la piazza del Campidoglio delle loro carrozze”.<br />

Se le proposizioni laiche costituivano il lievito della<br />

solennità settembrina e l’anticlericalismo era l’amalgama delle<br />

33 (L’Osservatore Romano, 22.9.1877).<br />

135


<strong>di</strong>verse posizioni politiche che spaziavano dai conservatori, ai<br />

repubblicani, ai liberali e agli anarchici, in alcuni momenti<br />

sembrò entrare <strong>di</strong> prepotenza, in alcuni settori della<br />

Massoneria, la propensione a forme <strong>di</strong> agitazioni politiche e <strong>di</strong><br />

eccessiva intromissione <strong>nel</strong>le mene politiche e parlamentari.<br />

Adriano Lemmi, proprio in occasione <strong>di</strong> una conferenza<br />

massonica nazionale tenutasi a Milano il XX Settembre,<br />

richiamò i Fratelli a comportamenti più rituali ed<br />

all’applicazione <strong>di</strong> programmi che <strong>di</strong>ssipassero le ombre <strong>di</strong><br />

presunte “trame massoniche”. Del resto lo stesso Francesco<br />

Crispi, a Napoli aveva stigmatizzato comportamenti non<br />

consoni agli ideali massonici: “Dalle più nere latebre della terra<br />

è sbucata una setta infame la quale scrisse <strong>nel</strong>la sua ban<strong>di</strong>era<br />

“né Dio, né Capo.” Uniti oggi…stringiamoci insieme per<br />

combattere codesto mostro e scriviamo: “Con Dio, col Re, con<br />

la Patria”. Giosuè Carducci, massone, in una lettera inviata, da<br />

Bologna, ad Adriano Lemmi, Gran Maestro, il 29.9.1894, si<br />

congratulava per la sua allocuzione giacché “Tutto è nei<br />

principi dell’Or<strong>di</strong>ne. Al quale un ritorno verso le idealità onde<br />

fu iniziato il Risorgimento italiano non deve <strong>di</strong>spiacere”. (tratto<br />

da: “Un’amicizia massonica, carteggio tra Lemmi-Carducci”, a cura <strong>di</strong><br />

Cristina Pipino)<br />

136


Il contributo attivo e finanziario della Massoneria era<br />

rilevato da L’Osservatore Romano del 20.9.1895 che metteva<br />

in risalto come la stessa avesse offerto lire cinquecento per “la<br />

creazione della colonna alla breccia <strong>di</strong> Porta Pia. Di più si<br />

aggiunge che la Massoneria avrà il posto d’onore <strong>nel</strong>le feste<br />

ufficiali che si faranno. E sta bene: essa ha tutto il <strong>di</strong>ritto,<br />

poiché queste feste sono fatte dalla Massoneria e sono fatte per<br />

la Massoneria”.<br />

Se la Massoneria considerava che base della futura<br />

società fosse la consapevolezza della centralità dell’in<strong>di</strong>viduo<br />

in ogni programma pubblico e privato, e che l’esaltazione dello<br />

stesso potesse avvenire attraverso il ripu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ogni coercizione<br />

o dogmatismo, la Curia romana vedeva in tale impostazione<br />

dottrinaria il consolidarsi del materialismo e del relativismo<br />

morale e Giuseppe Ferrari <strong>nel</strong>la seduta alla Camera del 12<br />

maggio 1873 ironizzò sulle promesse laiche e dello Stato <strong>di</strong><br />

sicurtà e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza al potere spirituale, affermando che<br />

“la frase Libera Chiesa in libero Stato, - era - uno scherzo<br />

politico”. (L’Osservatore Romano 22.9.1895).<br />

Il timore che la celebrazione dell’anniversario del XX<br />

Settembre fosse il pretesto per <strong>di</strong>struggere il cattolicesimo si<br />

palpava in ogni intervento giornalistico cattolico e la<br />

137


manifestazione era in<strong>di</strong>cata come letale perché riguardava<br />

“esclusivamente la Massoneria, una festa puramente e<br />

semplicemente massonica perché determinò il giorno<br />

dell’arrivo della massoneria in Roma, mèta cui essa si<br />

in<strong>di</strong>rizzava da lunghi anni. Un trentatre (<strong>di</strong>gnitario) fra i Liberi<br />

Muratori avrebbe asserito che l’entrata attraverso Porta Pia<br />

doveva servire per abbattere “l’albero secolare che si chiama<br />

cattolicesimo”.<br />

138<br />

E’ indubbio che inten<strong>di</strong>mento dell’Or<strong>di</strong>ne massonico<br />

fosse quello <strong>di</strong> esportare in tutto il mondo il significato<br />

culturale laico che derivava dalla celebrazione del XX<br />

Settembre.<br />

Il Gran Maestro Adriano Lemmi in una lettera in<strong>di</strong>rizzata<br />

a tutte le Potenze massoniche (Riv. Mass. ital. - maggio/giugno 1895)<br />

sollecitò la compartecipazione alla festa che ricordava la caduta<br />

della Bastiglia…: “A noi Italiani e per opera dei massoni il<br />

solennizzare il dì in cui furono spezzate le catene <strong>di</strong> un<br />

servaggio che opprimeva da molti secoli l’umanità”. (circ. del<br />

25.8.1897 in Riv. della Massoneria. Italiana, pag. 193)<br />

34 35<br />

34 “La Massoneria lanciando il <strong>suo</strong> programma <strong>di</strong> pragmatica, ha<br />

monopolizzato- che non monopolizza la Massoneria? - anche la storia<br />

affermando con grande burbanza, che essa, chiuse il proprio libro sul<br />

dominio territoriale dei Papi. (L’Osserv. Romano 21.9.907)


Credo che mai, in quel tempo, la Massoneria ebbe una<br />

più grande proiezione esterna, come <strong>nel</strong> periodo in cui l’Or<strong>di</strong>ne<br />

del liberi muratori fu presieduto dai Gran Maestri Lemmi e<br />

Nathan.<br />

Si comprende, anche, perché gli stessi, ebrei, ricoprendo<br />

anche cariche pubbliche ed esoteriche <strong>nel</strong>la città <strong>di</strong> Roma,<br />

costituivano una spina <strong>nel</strong> fianco della Curia romana e del<br />

Papato.<br />

Nathan, inoltre, eletto Sindaco <strong>di</strong> Roma seppe anche<br />

sfruttare con passione, a volte con eccessiva <strong>di</strong>sinvoltura<br />

politica, l’occasione del XX Settembre per i proclami ed il<br />

rilancio, come un guanto <strong>di</strong> sfida al Papato, delle<br />

problematiche laiche, fatte proprie dalla Massoneria, per<br />

investirne il popolo italiano e, dal Campidoglio, il mondo<br />

civile: “La Francia d’oggi ha ripristinato la data gloriosa del 14<br />

Luglio che ricorda la caduta della Bastiglia, essa festeggia il dì<br />

che spezzò la catena del servaggio secolare che l’opprimeva…<br />

“La festa del XX Settembre non è, dunque, solamente del<br />

35 E’ interessante rilevare l’osservazione <strong>di</strong> Cristina Pipino <strong>nel</strong> libro da lei<br />

curato del carteggio tra Lemmi e Carducci (pag. 31): “Nel carteggio la<br />

Massoneria compare essenzialmente quale orizzonte entro il quale<br />

circoscrivere i valori etico-politici instaurati dall’incivilimento illuministico<br />

e dal Risorgimento nazionale. Invano vi cerchiamo spunti esoterici. Non già<br />

che i due ne fossero <strong>di</strong>giuni, rimangono però recinti in una sfera <strong>di</strong> riserbo,<br />

si può <strong>di</strong>re, <strong>di</strong> pudore adulto”.<br />

139


nostro popolo, ma <strong>di</strong> tutte le genti civili… In quel giorno<br />

famosissimo, palpitò in Roma redenta e libera il pensiero <strong>di</strong><br />

tutti i fratelli massoni del mondo”. (La Civiltà Catt. - quad. 1087 del<br />

1895).<br />

140<br />

Con il XX Settembre una sfida universale, quin<strong>di</strong>,<br />

illuministica e l’improbo impegno <strong>di</strong> <strong>di</strong>battere le tematiche che<br />

servissero al popolo per un riscatto dai vincoli che<br />

attanagliassero la ragione. 36<br />

Per Nathan, il XX Settembre, era una riven<strong>di</strong>cazione<br />

italiana <strong>di</strong> una grande vittoria “del pensiero umano, che,<br />

liberandosi dai ceppi della tirannia <strong>di</strong> coscienza si risolleva e<br />

36 Tra tante polemiche si leva la voce <strong>di</strong> un poeta Enrico Panzacchi che<br />

accomuna in una gara <strong>di</strong> ideali, la Suora ed il Garibal<strong>di</strong>no <strong>di</strong> fronte alla<br />

morte:<br />

SUORA E GARIBALDINO<br />

Vicini entro la fossa<br />

li han posto a riposare<br />

ne la camicia rossa,<br />

<strong>nel</strong> bianco scapolare.<br />

Per gli infetti recinti<br />

ove regnò la Morte,<br />

da ugual amor sospinti;<br />

uguale ebber la sorte.<br />

Ella spirò, pregando<br />

tregua all’uman dolore,<br />

egli morì, chiamando<br />

un secolo migliore…<br />

Posate, anime care,<br />

posate o povere ossa, <strong>nel</strong> bianco scapolare,<br />

ne la camicia rossa!


scioglie il velo pei regni <strong>di</strong> una nuova civiltà”. (Discorso da: Riv.<br />

Mass. Italiana, 31.5.1897)<br />

Tale liberazione, egli sosteneva, non era solo un vanto e<br />

“gloria” italiana, ma era una “gloria mon<strong>di</strong>ale, una nuova<br />

civiltà <strong>di</strong> cui Roma si è fatta aralda”; sottolineando che<br />

attraverso Porta Pia entrarono non solo i bersaglieri piemontesi,<br />

ma il pensiero civile ed umano, la libertà <strong>di</strong> pensiero, egli<br />

intendeva conferire all'evento un carattere universale ed<br />

altamente “filosofico”: la festa del “popolo romano” <strong>di</strong>ventava<br />

“la festa per i popoli”.<br />

Dal <strong>suo</strong> fortilizio, il Campidoglio, nonostante che come<br />

Sindaco rappresentasse l’intera citta<strong>di</strong>nanza amministrata, egli,<br />

il XX Settembre 1910 sguainava la sua spada massonica,<br />

contro ogni impostazione dogmatica, espressione del “regno<br />

dell’ignoranza”, rilanciando il concetto a lui caro: “Nessuna<br />

chiesa senza scuola! Illuminata coscienza per ogni fede: ecco il<br />

significato della Roma d’oggi”. (“Il Discorso bestiale” -<br />

L’Osserv. Romano, 22.9.1910)<br />

Il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Nathan, anche per il <strong>suo</strong> tono palesemente<br />

anticlericale, suscitò reazioni tra i cattolici e negli ambienti<br />

politici ed internazionali.<br />

Il Popolo Romano pubblicò un commento al <strong>di</strong>scorso del<br />

Sindaco Nathan: “Non possiamo lasciar passare questo<br />

141


<strong>di</strong>scorso senza rilevare la suprema sconvenienza<br />

dell’allocuzione del Signor Nathan, il quale <strong>di</strong>menticando <strong>di</strong><br />

essere Sindaco e parlare perciò esclusivamente <strong>nel</strong>la qualità <strong>di</strong><br />

rappresentante ufficiale della Capitale e <strong>di</strong> tutti i Romani, si è<br />

ricordato solamente <strong>di</strong> essere ex Gran Maestro della<br />

Massoneria e capo del blocco massonico socialista… Il signor<br />

Nathan invece, con la sua violenta <strong>di</strong>atriba <strong>di</strong> carattere politico<br />

e religioso ha parlato come se avesse tenuto una concione in<br />

loggia o in un club del libero pensiero”. (L’Osservatore Romano,<br />

28.9.1910)<br />

142<br />

La Perseveranza <strong>di</strong> Milano <strong>nel</strong> <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Nathan vide<br />

“espressioni sconclusionate <strong>di</strong> un povero ossessionato” e<br />

deplora che “la polemica, non certo per causa <strong>di</strong> Nathan”, si<br />

svolga “da pari a pari tra Pio X ed Ernesto Nathan, tra Papa ed<br />

antipapa”. La protesta cattolica italiana si estese anche ad altri<br />

Stati.<br />

Vienna.<br />

Una levata <strong>di</strong> scu<strong>di</strong> contro “l’insano <strong>di</strong>scorso” venne da<br />

L’Osservatore Romano del 4.10 1910 insinuò che “il<br />

piccolo massone da Roma, dalla Roma massonica, non avrebbe<br />

mai azzardato <strong>di</strong> atteggiarsi ad anti Papa ed a lanciare una sfida


al Vero Papa, ed ai cattolici <strong>di</strong> tutto il mondo, se non avesse<br />

creduto <strong>di</strong> trovare l’appoggio nei miscredenti dell’universo”.<br />

Di converso, i Liberi pensatori <strong>di</strong> Praga in<strong>di</strong>rizzarono a<br />

Nathan una lettera <strong>di</strong> plauso per l’attacco sferrato contro il<br />

Pontefice.<br />

Un duro attacco, a propria <strong>di</strong>fesa, sferrò Nathan contro il<br />

Sindaco <strong>di</strong> Montreal per avere, con il Consiglio comunale,<br />

approvato un or<strong>di</strong>ne del giorno che stigmatizzava il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong><br />

Porta Pia: “… Soli <strong>nel</strong>la vostra gloria voi oltrepassate i limiti<br />

delle attribuzioni civiche, del <strong>di</strong>ritto internazionale, delle<br />

usanze fra i popoli civili, per decretare le vostre pene a<br />

funzionari che nulla hanno da spartire con voi e per<br />

conseguenza rimangono del tutto in<strong>di</strong>fferenti davanti a<br />

deliberazioni che sarebbero impertinenti se non grottesche”.<br />

Il <strong>di</strong>lungarmi sugli avvenimenti settembrini del 1910 è<br />

dettato dalla necessità <strong>di</strong> fare un quadro del clima esistente, in<br />

quel periodo, in Italia, che metta in rilievo l’importanza, anche<br />

oltre il con<strong>fine</strong> nazionale, dei messaggi che il XX Settembre<br />

riusciva a lanciare toccando le problematiche dei singoli e<br />

turbando equilibri.<br />

Il Times <strong>di</strong> Londra rilanciò: “Malgrado la <strong>di</strong>fesa della<br />

stampa ra<strong>di</strong>cale e socialista, non possono esistere due opinioni<br />

143


sull’estrema scorrettezza degli sfoghi del Sindaco come<br />

pubblico ufficiale, dopo che egli uscì <strong>di</strong> strada fino a<br />

permettersi una violenta tirata contro molte dottrine della<br />

religione cattolica”. (L’Oss. Rom. 29.9.1910)<br />

144<br />

Il chiasso giunse al Parlamento italiano. Il generale<br />

Pelloux presentò un’interpellanza:<br />

“…giacché affermare che il signor Nathan, <strong>nel</strong> <strong>di</strong>scorso<br />

del XX Settembre ha commesso un reato contro la così detta<br />

legge delle guarentigie, significa proprio andare impunemente<br />

contro il senso comune.<br />

Ma quale reato può commettere uno <strong>di</strong>cendo <strong>di</strong> non<br />

credere al dogma dell’infallibilità papale?<br />

…Soltanto il generale Pelloux si è mosso o commosso,<br />

ma del <strong>suo</strong> criterio politico e soprattutto interno alla sua<br />

conoscenza delle leggi dello Stato nessuno può farsi illusioni”.<br />

(ibidem)<br />

A <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Nathan il giornale socialista l’Avanti criticò,<br />

invece, la reazione de L’Osservatore Romano “Voi vedete<br />

quanto questo linguaggio sia tessuto con contumelie da bettola,<br />

è <strong>di</strong>verso da quello che il Sindaco ha adoperato <strong>nel</strong>la critica<br />

alla Chiesa e anche da quell’altro linguaggio che, se la Bibbia<br />

non mente, il buon Gesù Cristo adottava contro “le pecore


smarrite”, e contro i nemici del <strong>suo</strong> <strong>di</strong>o. Ma più del linguaggio<br />

è degna <strong>di</strong> rilievo la sostanza del commento: il <strong>di</strong>scorso del<br />

Sindaco è un’offesa al Pontefice ed alla Chiesa… perché<br />

liberamente ne critica l’opera. Così i clericali intendono la<br />

libertà”.<br />

La replica <strong>di</strong> Pio X non tardò a manifestarsi con una<br />

lettera inviata al Card. Respighi, due giorni dopo il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong><br />

Porta Pia:<br />

Al <strong>di</strong>letto figlio Pietro Car<strong>di</strong>nale Respighi<br />

Nostro Vicario Generale<br />

Signor Car<strong>di</strong>nale,<br />

Una ricorrenza <strong>di</strong> eccezionale gravità Ci muove a rivolgerle<br />

oggi la nostra parola per manifestarle il dolore profondo<br />

dell’animo Nostro. Da due giorni un pubblico funzionario<br />

<strong>nel</strong>l’esercizio del <strong>suo</strong> mandato non pago <strong>di</strong> ricordare<br />

solennemente la ricorrenza anniversaria del giorno in cui<br />

furono calpestati i sacri <strong>di</strong>ritti della Sovranità Pontificia, ha<br />

alzato la voce per lanciare contro le dottrine della Fede<br />

Cattolica, contro il Vicario <strong>di</strong> Cristo in terra e contro la Chiesa<br />

stessa lo scherno e l’oltraggio. Parlandosi in nome <strong>di</strong> questa<br />

145


Roma, che pur doveva essere, secondo autorevoli <strong>di</strong>chiarazioni,<br />

la <strong>di</strong>mora onorata e pacifica del Sommo Pontefice, si è presa<br />

<strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong> mira la <strong>Nostra</strong> stessa giuris<strong>di</strong>zione spirituale<br />

arrivando impunemente a denunziare al pubblico <strong>di</strong>sprezzo<br />

perfino gli atti del Nostro Apostolico ministerio. A questa<br />

audace contestazione della missione affidata da Cristo Signor<br />

Nostro a Pietro ed ai <strong>suo</strong>i successori, accoppiandosi pensieri e<br />

parole blasfeme, si è osato <strong>di</strong> insorgere pubblicamente contro la<br />

<strong>di</strong>vina essenza della Chiesa, contro la veracità dei <strong>suo</strong>i dogmi e<br />

contro l’autorità dei <strong>suo</strong>i Concili.<br />

E poiché all’o<strong>di</strong>o della Chiesa va naturalmente congiunto<br />

l’o<strong>di</strong>o più <strong>di</strong>chiarato ad ogni manifestazione <strong>di</strong> pietà cristiana,<br />

non si è in<strong>di</strong>etreggiato neppure <strong>di</strong>nanzi al proposito malvagio e<br />

antisociale <strong>di</strong> offendere il sentimento religioso del popolo<br />

credente.<br />

Per questo cumulo <strong>di</strong> empie affermazioni gratuite altrettanto<br />

blasfeme, non possiamo non levare alta la voce <strong>di</strong> giusta<br />

in<strong>di</strong>gnazione e <strong>di</strong> protesta, e richiamare in un tempo, per mezzo<br />

<strong>di</strong> Lei, Signor Car<strong>di</strong>nale, la considerazione dei nostri figli <strong>di</strong><br />

Roma, le offese continue ed ognor maggiori alla Religione<br />

Cattolica, anche per parte <strong>di</strong> pubblica autorità, <strong>nel</strong>la sede stessa<br />

del Romano Pontefice.<br />

146


Questa nuova e dolorosa constatazione non sfuggirà certamente<br />

ai fedeli tutti del mondo cattolico, offesi anch’essi, i quali si<br />

uniranno con i Nostri cari figli <strong>di</strong> Roma ad innalzare con<br />

fervore le loro preghiere all’Altissimo, affinché sorga a <strong>di</strong>fesa<br />

della Sua Sposa <strong>di</strong>vina, la Chiesa, fatta così indegnamente<br />

bersaglio a calunnie sempre più velenose ed ad attacchi sempre<br />

più violenti <strong>di</strong> impune baldanza dei <strong>suo</strong>i nemici.<br />

Facciamo voti che, per l’onore stesso della Città Eterna non<br />

abbiano a rinnovarsi questi intollerabili attacchi: ed intanto<br />

come pegno della <strong>Nostra</strong> speciale benevolenza, Le impartiamo<br />

<strong>di</strong> cuore, Signor Car<strong>di</strong>nale, l’Apostolica Bene<strong>di</strong>zione”. PIO X<br />

Anche Nathan, punto dalle argomentazioni pontificie, e<br />

dalle critiche <strong>di</strong> molti giornali, non solo cattolici, in<strong>di</strong>rizzò ai<br />

<strong>di</strong>rettori dei quoti<strong>di</strong>ani la seguente lettera:<br />

Preg.mo Signor Direttore,<br />

Per gli atti dell’ufficio mio devo rispondere al Consiglio, alle<br />

competenti autorità da cui Io ripeto; interviene per il <strong>di</strong>scorso<br />

del XX Settembre un rescritto del Sommo Pontefice all’E.mo<br />

Car<strong>di</strong>nale Vicario per stigmatizzare le parole mie al cospetto<br />

147


della citta<strong>di</strong>nanza, dell’Italia, <strong>di</strong> tutto il mondo. Il rispetto verso<br />

<strong>di</strong> Lui, verso tutto il consorzio civile impone spiegazione.<br />

Egli, dal Vaticano fulminando chi sta al Campidoglio, non<br />

rende più evidente il tema del <strong>di</strong>scorso, il contrasto tra la Roma<br />

del passato e la Roma del presente! Sono colpevole - come egli<br />

<strong>di</strong>ce - “<strong>nel</strong>l’anniversario del giorno in cui furono calpestati i<br />

<strong>di</strong>ritti della Sovranità Pontificia; <strong>di</strong> lanciare offese ancor<br />

maggiori alla Religione cattolica; ho alzato la voce per lanciare<br />

contro il Vicario <strong>di</strong> Cristo la guerra lo scherno e l’oltraggio? O<br />

non ho messo invece <strong>di</strong>nanzi agli occhi dei citta<strong>di</strong>ni uno<br />

specchio fedele perché tutti vi vedessero riflessi gli eventi del<br />

passato, quelli verificatasi attraverso altro Governo, altra<br />

volontà, altri insegnamenti, altre aspirazioni.<br />

Non sono io autore od inventore del bando per esiliare dalle<br />

scuole e dai seminari tutta la stampa perio<strong>di</strong>ca, non io ad<br />

immaginare condanne solenni alla democrazia cristiana, ai<br />

modernisti, ai sillionisti, a quanti muovevano affannosamente<br />

alla ricerca <strong>di</strong> una fede che concili intelletto o cuore, tra<strong>di</strong>zione<br />

ed evoluzione, sapere e religione; non io a fondere insieme<br />

dogmatismo e religione in guisa da negare la consolazione<br />

della fede a chi ai mutabili precetti o volontà degli uomini non<br />

potette umiliare cieca sottomissione; non io a creare la<br />

148


ignoranza che abbandonandosi alla superstizione banalmente<br />

respinge il sapere; non io a mancare <strong>di</strong> rispetto alle altrui<br />

credenze, <strong>di</strong>ritti imprescrittibili dell’in<strong>di</strong>viduale coscienza, né<br />

tampoco venir meno ai riguar<strong>di</strong> dovuti al Pontefice, all’uomo<br />

chiamato al altissimo ufficio, che nei limiti consentiti da cuore<br />

ed intelletto, sacrifica tutto l’essere <strong>suo</strong> per amor del bene,<br />

secondo i dettami della sua coscienza.<br />

No. Come il Sommo Pontefice dall’alto della Cattedra <strong>di</strong> S.<br />

Pietro (è libero) <strong>di</strong> <strong>di</strong>re la verità quale a lui appare ai credenti,<br />

così il minuscolo Sindaco <strong>di</strong> Roma <strong>di</strong>nanzi alla Breccia <strong>di</strong><br />

Porta Pia, per lui iniziatrice <strong>di</strong> una nuova auspicata era politica<br />

e civile, ha uguale dovere <strong>di</strong>nnanzi alla citta<strong>di</strong>nanza. Offende le<br />

orecchie <strong>di</strong> chi afferma calpestati i <strong>di</strong>ritti della Sovranità<br />

Pontificia; ma non è l’uomo, non sono le sue parole, è il fatto<br />

che offende, opprime, preoccupa, esaspera: il fatto avvenuto in<br />

passato, il fatto che si avanza fatale, con passo più sicuro, a<br />

misura che l’albeggiante giorno della nuova Italia rischiara in<br />

strada agli ansiosi trepi<strong>di</strong> viandanti; il fatto che guida le genti,<br />

iscritte fra i dettati della legge che governa l’Universo dalla<br />

mano del progresso: sovrasta Pontefice e Sindaco.<br />

Tutto si muove, si evolve, si allarga e gli uomini volgono gli<br />

occhi in su alla ricerca della fede, illuminata del sapere. Se ho<br />

149


offeso la legge auguro rispondere <strong>di</strong>nnanzi al Tribunale; se ho<br />

offeso i doveri dell’ufficio mio, spetta il giu<strong>di</strong>zio alla<br />

Citta<strong>di</strong>nanza; se ho offeso la Religione, la coscienza tranquilla,<br />

senza interme<strong>di</strong>ario, risponde innanzi a Dio.<br />

Ernesto Nathan, Sindaco <strong>di</strong> Roma, 24.9.1910. (L’Osservatore<br />

Romano, 25.9.1910) 37<br />

37<br />

Il <strong>di</strong>scorso del Sindaco Nathan<br />

“Citta<strong>di</strong>ni,<br />

Non parlo in nome della sola Roma, ne è segno la corona presentatami, la<br />

presenza del Consiglio provinciale presieduto dall’illustre <strong>suo</strong> vicepresidente.<br />

È tutta la piaga intorno a noi, è tutta la provincia che si unisce<br />

alla città, solidale con essa <strong>nel</strong>le affermazioni, <strong>nel</strong>le popolari aspirazioni. E<br />

se il nuovo in<strong>di</strong>rizzo a voi questo storico luogo, è per volontà vostra, or ora<br />

manifestata col vostro suffragio; voleste voi che la voce dell’Amministrazione<br />

popolare ri<strong>suo</strong>nasse <strong>di</strong> nuovo qui; a questa rappresentanza voleste<br />

<strong>nel</strong>l’anno quando da ogni lato d’Italia o da fuori, dai due emisferi,<br />

connazionali o stranieri si recheranno qui in pellegrinaggio per<br />

rammemorare il giorno in cui, mezzo secolo fa, il Parlamento subalpino<br />

<strong>nel</strong>la certa visione dei destini nazionali, Roma riven<strong>di</strong>cò capitale dell’Italia<br />

nuova. Dinanzi alla volontà del popolo, all’opera dei gran<strong>di</strong> fattori,<br />

l’Apostolo, il Guerriero, il Re, lo Statista, <strong>di</strong>nanzi al prode esercito, ai<br />

valorosi volontari, ai citta<strong>di</strong>ni, a quanti operarono, soffrirono, morirono<br />

sotto l’impulso della sua stessa coscienza, all’insegnamento dei fatti, cosi<br />

statuì quell’illustre patriottico consesso e cosi, <strong>nel</strong>la maturità degli eventi, fu<br />

conferma <strong>di</strong> quel voto solenne, noi stiamo qui oggi; e domani il mondo<br />

intero <strong>nel</strong>le molteplici sue rappresentanze qui converrà per constatare come<br />

la Roma dell’oggi, la Roma della Terra Italia, riprende il cammino dal<br />

destino assegnatole, riassuma in se la volontà o le aspirazioni <strong>di</strong> un gran<br />

popolo, varca le frontiere, e <strong>nel</strong>le esternazioni della vita, <strong>nel</strong>le<br />

manifestazioni del pensiero, attraverso i monti, attraverso i mari s’affratella<br />

con gli altri popoli.<br />

Tale la Roma ch’è onorato mio ufficio, qui rappresentare, vin<strong>di</strong>ce della<br />

libertà del pensiero, entrata in un con la ban<strong>di</strong>era tricolore, attraverso questa<br />

breccia; un’altra Roma, prototipo del passato, si rinchiude entro un<br />

150


perimetro pur ristretto delle mura <strong>di</strong> Belisario, intesa a comprimere <strong>nel</strong><br />

brevissimo circuito il pensiero, <strong>nel</strong>la terra che, come gl’imbalsamati<br />

cadaveri del vecchio Egitto a contatto con l’aria libera abbia a risolverla in<br />

polvere. Da lì, dal fortilizio del dogma, ultimo <strong>di</strong>sperato sforzo per<br />

sostenere il regno dell’ignoranza, scende, da un lato, l’or<strong>di</strong>ne ai fedeli <strong>di</strong><br />

ban<strong>di</strong>re dalle scuole la stampa perio<strong>di</strong>ca, quella che narra della vita e del<br />

pensiero o<strong>di</strong>erno; dall’altro ritorna tonante – elettricità negativa senza<br />

contatto con la positiva-dettati della loro fede, è la proscrizione contro gli<br />

uomini o le associazioni desiderosi <strong>di</strong> con gl’insegnamenti dell’intelletto,<br />

della vita vissuta, delle aspirazioni morali e sociali della civiltà.<br />

Come <strong>nel</strong>la materia cosmica in <strong>di</strong>ssoluzione, quella città alle falde del<br />

Gianicolo è il frammento <strong>di</strong> un sole spento, lanciato <strong>nel</strong>l’orbita del mondo<br />

contemporaneo.<br />

La mente – quella <strong>di</strong> un vecchio memore – quando ricorre l’anno venturo, al<br />

pellegrinaggio vicino e misura con l’occhio la piccolezza della breccia<br />

<strong>di</strong>nanzi a cui sta riverente <strong>nel</strong> ricordo del passato si china <strong>di</strong>nanzi alla<br />

energia incalcolabile del pensiero, che come l’aria compressa varca quel<br />

brevissimo spazio, per espandersi in tutta la città, mutarne l’abito interno ed<br />

esterno.<br />

Ritornate, o citta<strong>di</strong>ni, alla Roma <strong>di</strong> un anno prima della breccia; <strong>nel</strong> 1869.<br />

Convennero allora, in pellegrinaggio i fedeli da tutte le parti del mondo, qui<br />

chiamati per una grande solenne affermazione della cattolicità regnante. S.<br />

Pietro <strong>nel</strong>la monumentale sua maestosità, raccoglieva <strong>nel</strong>l’ampio grembo i<br />

rappresentanti del dogma, in Ecumenico Concilio; vennero per sancire che<br />

il Pontefice, in <strong>di</strong>retta rappresentanza e successione <strong>di</strong> Gesù dovesse, come<br />

il Figlio, ere<strong>di</strong>tare onnisciente illimitato potere sugli uomini, e da ogni<br />

giu<strong>di</strong>zio umano i decreti <strong>suo</strong>i sottrarre, in virtù della infallibilità proclamata,<br />

riconosciuta accattata. Era l’inverso della rivelazione biblica del Figlio <strong>di</strong><br />

Dio fattosi uomo in terra; era il Figlio dell’uomo fattosi Dio in terra!<br />

Vi fu chi forte <strong>nel</strong>la storia del Pontefice attraverso i secoli reagì alla<br />

bestemmia rivolta a Dio e agli uomini, Doellinger. Rimase solo! Revocare<br />

in dubbio, <strong>di</strong>scutere i decreti del Capo della Chiesa per la gerarchia ora il<br />

primo passo per sottometterli al libero esame; era il forellino attraverso cui<br />

passava l’aria ossigenata della scienza, del progresso civile. E però sulle<br />

vecchie mura del dogma che si sovrappose l’intonaco dell’infallibilità per<br />

unanime consenso. Fu l’ultima grande affermazione <strong>di</strong>nnanzi al mondo<br />

della Roma prima della breccia, ora l’ultimo pellegrinaggio al Pontefice Re.<br />

Confrontate il fatto <strong>di</strong> allora con quello che ora si prepara, e misurate il<br />

cammino percorso in quarant’anni un giorno <strong>nel</strong>la vita della città Eterna!<br />

151


Ponete a riscontro negli atteggiamenti materiali e morali la Roma <strong>di</strong> allora,<br />

con la Roma <strong>di</strong> oggi, e poi <strong>di</strong>temi se voi, se le rappresentanze qui<br />

convenute, non devono festeggiare questo giorno memorando; se il<br />

<strong>di</strong>sfacimento <strong>di</strong> poche pietre non si traspormi in un altare della Patria e della<br />

civiltà mon<strong>di</strong>ale!<br />

Il pellegrinaggio or ricordato, fu per la infallibilità, quella infallibilità che<br />

ere<strong>di</strong>tata dalla tra<strong>di</strong>zione, passata nei costumi, si manifesta purtroppo oggi<br />

<strong>nel</strong>la ignoranza popolare che <strong>di</strong>nanzi all’apparizione d’una epidemia,<br />

appende voti alla Madonna, scanna i sanitari; quella infallibilità che incita il<br />

Pontefice a boicottare le legittime aspirazioni umane, le ricerche della<br />

civiltà, le manifestazioni del pensiero, le muove ad architettare nuovi scuri<br />

per escludere la luce del giorno! Il pellegrinaggio che avverrà l’anno<br />

venturo a quale affermazione consente, quale significato riveste! Roma<br />

antica – quale e quanta evidenza abbiamo nei monumenti, <strong>nel</strong>le iscrizioni<br />

tuttora esistenti – è centro ed anima <strong>di</strong> una civiltà che trasforma il mondo;<br />

nasce, vive gloriosa o scompare, evangelizzata fra le genti la verità<br />

affidatele. Risorge centro ed anima <strong>di</strong> una seconda civiltà. Roma me<strong>di</strong>evale<br />

evangelizza la verità che ebbe in seno, dall’oriente portata e la seconda vita<br />

gloriosa viene meno e scompare. Ma, unica <strong>nel</strong>la nostra storia degli annali<br />

umani, ancora una volta si scioglie dal funerei panni che l’avvolgevano,<br />

esce dal sepolcro e centro dell’anima <strong>di</strong> un nuovo popolo spezzato,<br />

<strong>di</strong>sgiunto e ricomposto ad unità, risorto a grande nazione attraverso la<br />

breccia <strong>di</strong> porta Pia assorge ancora una volta, apostolo <strong>di</strong> civiltà ban<strong>di</strong>sce il<br />

verbo dell’unione fra gli uomini, dell’unione fra le genti, per il progresso<br />

dell’umanità.<br />

Guardatela <strong>nel</strong>le nuove forme, nei nuovi atteggiamenti. Le mura <strong>di</strong> Belisario<br />

trapassate da ogni lato, come le mura <strong>di</strong> Servio Tullio, stanno la a<br />

determinare il circuito della vecchia Roma, con i <strong>suo</strong>i, con le sue ville, con<br />

le sue straduccole inondate dal Tevere; oggi le ville e gli orti si protendono<br />

verso il colle e verso il mare, senza soluzione <strong>di</strong> continuità, e appena<br />

qualche albero, tra le nuove, larghe, illuminate vie, fra le case moderne,<br />

delle altre ricorda l’esistenza. Il Gesù è <strong>di</strong>venuto un archivio nazionale,<br />

archivio anche <strong>di</strong> tristi memorie; Castel S. Angelo, la tomba del morto<br />

imperatore Romano, ridotta poi a tomba dei viventi sud<strong>di</strong>ti papali, è, un<br />

museo <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> d’arte me<strong>di</strong>evale, per insegnamento ed affinamento dei<br />

citta<strong>di</strong>ni; l’insigne e colossale monumento della grandezza romana, le<br />

Terme Diocleziane, ridotte a fienili, magazzini e sconci abituri, ora si<br />

circonda <strong>di</strong> giar<strong>di</strong>ni e ritorna in vita, degna vita, grande impareggiabile<br />

museo nazionale <strong>di</strong> arte antica.<br />

152


E potrei continuare; mostrarvi la scuola elementare, il Lungo Tevere, là<br />

dove si ergeva monumento <strong>di</strong> stolta intolleranza, il Ghetto; i bagni pubblici<br />

in recinti ove la tolleranza consentiva la corruzione dei costumi: riassumo.<br />

Nella Roma <strong>di</strong> un tempo non bastavano mai le chiese per pregare, mentre<br />

invano si chiedevano le scuole ; oggi le chiese sovrabbondano, esuberano;<br />

le scuole non bastano mai! Ecco il significato della breccia o citta<strong>di</strong>ni!<br />

Nessuna chiesa senza scuola, illuminata coscienza per ogni fede, ecco il<br />

significato della Roma <strong>di</strong> oggi!<br />

Perché ho parlato così! Perché ho richiamato in vita il passato ponendolo in<br />

riscontro col presente? E’ per spirito <strong>di</strong> polemica, per rispondere alle<br />

sciocche accuse e contumelie a cui siamo fatti segno? No, invero: un senso<br />

assai più alto e degno mi muove: quello <strong>di</strong> porre <strong>di</strong>nanzi agli occhi vostri o<br />

soprattutto ai cuori vostri, le responsabilità morali che pesano su noi perché<br />

non vi sia arresto sul cammino da percorrere, perché Roma in ogni singolo<br />

citta<strong>di</strong>no, <strong>nel</strong>la sua collettività sia conscia del proprio dovere <strong>di</strong>nanzi alla<br />

Patria, al Consorzio civile, all’avvenire. Mi sono soffermato sul passato, per<br />

mettere in rilievo quali siano i mali, quali gli inceppi figliati dal <strong>di</strong>spotismo,<br />

dal regno <strong>di</strong> una classe, sia pur sacerdotale, in nome della religione se<br />

l’insegnamento si dovesse <strong>di</strong>menticare e, <strong>nel</strong> predominio <strong>di</strong> una, <strong>di</strong> altra o <strong>di</strong><br />

parecchio classi, si dovesse perdere <strong>di</strong> vista la collettività, il popolo tutto, la<br />

nazione, la patria, subire l’ascendente dei singoli interessi, allora quella<br />

breccia sarebbe stata aperta per lasciare il varco alla lotta <strong>di</strong> appetiti<br />

contrastanti ai contingenti interessi <strong>di</strong> classe, non al bene della Patria, della<br />

umanità.<br />

In quella convinzione, al capo della Nazione, quegli che il bene patrio<br />

rappresenta, a S. M. il Re Vittorio Emanuele III, a nome vostro, ho inviato il<br />

telegramma seguente:<br />

“Mentre Italia tutta,da Torino a Marsala, da Castelfidardo a Napoli, si<br />

raccoglie <strong>nel</strong>le memorie cinquantenarie dei fasti del Risorgimento, innanzi<br />

alla data del XX Settembre, misurando tutta la via percorsa, da quando<br />

l’Italia varcò la breccia <strong>di</strong> Porta Pia per proclamare al mondo, dall’alto del<br />

Campidoglio, libertà <strong>di</strong> coscienza, libertà <strong>di</strong> istituzioni Roma Capitale,<br />

consapevole dell’altissimo compito <strong>suo</strong>, rivolgo cuore e pensiero alla<br />

Maestà vostra, duce ed educatore della Nazione risorta, e riafferma la<br />

espressione del <strong>suo</strong> devoto imperituro affetto, la fiducia nei patrii destini<br />

vaticinati e preparati dai gran<strong>di</strong> precursori e fattori della Terza Italia”.<br />

Ed egli risponde:<br />

153


154<br />

Il XX Settembre 1905 Ettore Ferrari, scultore, subentrato a<br />

Nathan <strong>nel</strong>la Gran Maestranza dell’Or<strong>di</strong>ne massonico, con un<br />

manifesto aveva già richiamato l’attenzione dei citta<strong>di</strong>ni sul<br />

tentativo clericale <strong>di</strong> soffocare, con i “<strong>suo</strong>i tentacoli”, le<br />

conquiste laiche: “Erompa oggi in Italia un grido <strong>di</strong> allarme oltre<br />

il pericolo del novissimo atteggiamento politico del Vaticano…,<br />

sorretto da falsi liberali <strong>di</strong> ieri, <strong>di</strong>ffonde la sua influenza in ogni<br />

campo dell’attività italiana e illudendo gli ingenui, tenta <strong>di</strong><br />

preparare alla Nazione i tristi giorni dei popoli caduti”.<br />

Non va <strong>di</strong>menticato che la presa <strong>di</strong> Porta Pia si colloca a<br />

ridosso della proclamazione del dogma dell’infallibilità papale.<br />

(Pastor aeternus, 18.7 1870)<br />

“Sono profondamente grato del pensiero che Roma mi rivolge e mando alla<br />

cara città l’espressione del mio vivo affetto. Con intimo compiacimento<br />

assisto alla celebrazione delle ricorrenze cinquantenarie che si compie con<br />

sicura coscienza dei raggiunti progressi e con salda fede <strong>nel</strong>le civili libertà.<br />

Da questa celebrazione <strong>di</strong> sacre memorie traggo per la Patria nostra liete<br />

presagio <strong>di</strong> gloriose fortune e con essa accompagno i voti che la Capitale<br />

del Regno rinnova in giorno così solenne. Vittorio Emanuele”.<br />

Risposta degna <strong>di</strong> chi, per virtù e vita, onora la casa sua, il sue paese.<br />

Citta<strong>di</strong>ni! Ovunque, da Torino a Marsala e Palermo, da Napoli a Perugia,<br />

sui campi <strong>di</strong> Castelfidardo, l’Italia ha celebrato la ricorrenza cinquantenaria<br />

dei fasti della sua ricomposizione ad unità, ed ovunque fa presente Roma<br />

<strong>nel</strong> cuore della sua citta<strong>di</strong>nanza, <strong>nel</strong>la parola dei rappresentanti <strong>suo</strong>i. Oggi,<br />

alla quarantenaria ricorrenza del giorno fati<strong>di</strong>co, che ha sacrato l’unità<br />

patria, il paese tutto è qui presente, <strong>nel</strong>la sua più augusta rappresentanza;<br />

con noi ricorda il passato, con noi fraternamente opra <strong>nel</strong> presente, con noi<br />

prepara <strong>nel</strong>la coscienza del comune dovere, l’avvenire. Un solo grido<br />

prorompa dai vostri petti, <strong>di</strong>nanzi a questa breccia: Evviva la terza Italia!”.<br />

(L’Osserv. Romano, 21.9.1910)


Le proclamazioni dogmatiche <strong>di</strong> quei tempi avevano<br />

acceso gli animi dei Liberi pensatori e dei massoni, non tanto,<br />

forse, per le tematiche religiose da esse trattate, (anche se<br />

alcuni estremisti inveirono per gli argomenti a base dei<br />

pronunciamenti papali) quanto per la loro imposizione ex<br />

cathedra ai fedeli, ritenendo ciò un nuovo tentativo <strong>di</strong><br />

asservimento delle coscienze. Tali rigurgiti anticlericali<br />

trovarono ampio spazio nei convegni massonici e <strong>nel</strong>le<br />

manifestazioni del XX Settembre del 1911.<br />

Se ne fece interprete L’Osservatore Romano del<br />

9.11.1911, con un articolo intitolato: L’ora delle tenebre: “Una<br />

tempesta <strong>di</strong> paganesimo passa sul cielo <strong>di</strong> Roma e ne offusca<br />

quella serenità la quale la donò il martirio del Principe degli<br />

Apostoli vincitore delle tenebre e delle oscenità <strong>di</strong> Roma<br />

imperiale… Commemorazioni inoltre, convegni, radunanze,<br />

banchetti, ricevimenti <strong>nel</strong> corso <strong>di</strong> questo mese e ogni festa più<br />

solenne in prossimità o conseguente <strong>di</strong> quella data, <strong>nel</strong>la quale<br />

il liberalismo mandatario della Massoneria, credé <strong>di</strong> avere<br />

tirato l’ultimo colpo a detrimento e a tramonto <strong>di</strong> Roma<br />

cattolica”.<br />

Non fu solamente l’evento “pagano”, manifestazione<br />

ritenuta massonica, della festa della Regina della bellezza<br />

155


tenuta in occasione delle celebrazioni del XX Settembre, a fare<br />

preoccupare la Chiesa, ma senza dubbio il Congresso<br />

internazionale massonico, tenutosi a Roma dal 20 al 23<br />

settembre 1911, in cui confluirono oltre ai rappresentanti delle<br />

Logge italiane anche molte delegazioni massoniche straniere.<br />

156<br />

La Rivista Massonica Italiana <strong>di</strong>ede grande rilievo<br />

all’avvenimento (1911 - pag. 338): “Una grande ventata <strong>di</strong><br />

entusiasmo, uno <strong>di</strong> quei soffi <strong>di</strong> epopea che Giosuè Carducci<br />

paragonò al turbine <strong>di</strong> maggio volante sugli ondeggianti<br />

grani… Nella città universale non abbiamo portato la voce <strong>di</strong><br />

un interesse <strong>di</strong> classe, <strong>di</strong> partito, <strong>di</strong> razza, noi per primi<br />

abbiamo conciliati gli ideali <strong>di</strong> tutte le patrie, <strong>nel</strong>la celebrazione<br />

dei supremi ideali umani”.<br />

Un Congresso, quello del 1911, caratterizzato<br />

dall’estremismo della parte più ra<strong>di</strong>cale della massoneria<br />

nazionale ed estera tanto da fare <strong>di</strong>sertare alcune Gran<strong>di</strong> Loggie<br />

dall’inaugurazione . L’organo <strong>di</strong>rettivo della Gran Loggia <strong>di</strong><br />

Inghilterra (The Freemason-Londra 22.7.1911), <strong>nel</strong> momento della<br />

preparazione del Congresso, richiamava le Gran<strong>di</strong> Logge <strong>di</strong><br />

Francia e “gli aderenti” <strong>di</strong> ritornare al “Credo” e “cioè<br />

all’osservanza delle principali frontiere, … alla fede in Dio e


<strong>nel</strong>l’immortalità dell’anima e l’esclusione d’ogni politica,<br />

massime rivoluzionarie”. (La Civiltà Cattolica, 1912)<br />

Il Gran Maestro Shryock della Gran Loggia del<br />

Maryland, il 16.11.1910, un anno prima del Congresso<br />

internazionale tenne un <strong>di</strong>scorso ai Gran Maestri delle 49<br />

Gran<strong>di</strong> Logge degli Stati Uniti, in cui sottolineò che in una sua<br />

visita a Roma palesò al Gran Maestro italiano la sua<br />

preoccupazione dei Fratelli americani della deriva della<br />

Massoneria italiana che sarebbe stata sul punto <strong>di</strong> cancellare,<br />

sull’esempio francese, il nome della <strong>di</strong>vinità dalla Costituzione<br />

delle Logge. (La Civ. Catt. - 6.5.1911)<br />

Il Fratello Wolfang, tedesco, auspicava la partecipazione<br />

al Congresso delle otto Gran<strong>di</strong> Logge <strong>di</strong> Germania in un<br />

momento in cui “si arrabattano i Gesuiti dentro e fuori<br />

d’Europa e cercano <strong>di</strong> in<strong>di</strong>sporre contro il Congresso quante<br />

più Gran<strong>di</strong> Logge possono”. (Riv. Mass. - 1911, pag. 338).<br />

Si avvertiva che l’anticlericalismo <strong>di</strong> ban<strong>di</strong>era<br />

cominciava ad essere uggioso e meno sopportabile<br />

specialmente dai Fratelli <strong>di</strong> Nazioni che non avevano avuto un<br />

impatto con la realtà politica italiana per la realizzazione<br />

dell’in<strong>di</strong>pendenza territoriale dello Stato.<br />

157


158<br />

All’inaugurazione del Congresso, il Gran Maestro Ettore<br />

Ferrari, richiamò l’attenzione dei presenti sulla coincidenza del<br />

Congresso con la data del Settembre: “Non senza maturità <strong>di</strong><br />

consiglio, il Grande Oriente d’Italia <strong>di</strong>spose che questo<br />

Congresso internazionale coincidesse con la data fati<strong>di</strong>ca che<br />

segnò la scomparsa del potere dei Papi. Come del fatto<br />

gran<strong>di</strong>ssimo che coronò l’opera secolare del nostro Or<strong>di</strong>ne i<br />

centri massonici si rallegrarono tutti del pari, presenti e lontani<br />

in mezzo all’esultanza della nostra gente, a celebrare con noi il<br />

ricordo e l’apoteosi”. (La Civiltà Cattolica, 1912)<br />

Al Congresso prese la parola il Gran Maestro della<br />

Massoneria portoghese Magâlhaes che, incitando i presenti e<br />

ottenendo numerosi applausi, espose le realizzazioni del<br />

Governo portoghese “conseguenza della nostra propaganda <strong>di</strong><br />

molti anni, dell’insegnamento laico, dell’educazione civile. E<br />

la Massoneria ha molto contribuito a quest’opera. In <strong>di</strong>eci mesi<br />

<strong>di</strong> governo noi abbiamo fatto quello che altri non hanno fatto in<br />

parecchi anni: abbiamo scacciato i Gesuiti, abbiamo soppresso<br />

le congregazioni religiose, abbiamo promulgato la legge sulla<br />

famiglia, la legge del <strong>di</strong>vorzio e la legge della separazione della<br />

Chiesa dallo Stato… La data che voi commemorate è una non


esclusivamente italiana, perché essa appartiene alla storia del<br />

pensiero”. (La Civiltà Cattolica, 4.5.1912)<br />

Il Congresso, <strong>nel</strong>le relazioni e <strong>nel</strong>le conclusioni, riba<strong>di</strong>va<br />

il concetto e l’aspirazione della realizzazione <strong>di</strong> una repubblica<br />

universale, concetto già esposto <strong>nel</strong> Congresso massonico <strong>di</strong><br />

Parigi del 1900, cui si incar<strong>di</strong>nava il principio <strong>di</strong> solidarietà e<br />

fratellanza universale con manifesta, invero, sud<strong>di</strong>tanza<br />

ideologica nei confronti del Grande Oriente <strong>di</strong> Francia.<br />

Il prof. Teresio Trincheri, libero docente all’università <strong>di</strong><br />

Roma e presidente della Gran Loggia del Rito simbolico<br />

italiano, <strong>nel</strong>la relazione al Congresso si soffermò<br />

sinteticamente sui rapporti tra la Chiesa e lo Stato precisando<br />

che: “La Chiesa romana non impara, non rinunzia, non<br />

perdona… Là dove lo Stato non si afferma col magistrato e con<br />

la scuola, la Chiesa si afferma col tempio e con il parroco”.<br />

Le conclusioni del Congresso sono importanti perché<br />

influenzeranno non poco l’azione massonica anche <strong>nel</strong>le<br />

celebrazioni settembrine. Nell’or<strong>di</strong>ne del giorno approvato dal<br />

Congresso si “…afferma conseguentemente, che le<br />

manifestazioni del sentimento religioso e l’esercizio dei culti,<br />

che servono per esprimerlo e coltivarlo, non devono mescolarsi<br />

<strong>nel</strong> movimento politico degli Stati, sviandoli dalle loro umane<br />

159


funzioni e facendone strumenti <strong>di</strong> coercizioni dogmatiche, <strong>di</strong><br />

persecuzioni, <strong>di</strong> intolleranze”. (La Civiltà Cattolica, 1912)<br />

160<br />

Coerentemente al <strong>suo</strong> intervento al Congresso, il Gran<br />

Maestro Ettore Ferrari fece affiggere un manifesto <strong>nel</strong> quale<br />

riecheggiavano lo spirito e gli argomenti da lui trattati<br />

<strong>nel</strong>l’assise.<br />

La Civiltà Cattolica sarcasticamente farà rilevare che lo<br />

estensore “parla agli italiani come se tutta l’Italia si professasse<br />

sud<strong>di</strong>ta a lui Gran Maestro della Massoneria, e come se in virtù<br />

del <strong>suo</strong> grado egli dovesse fare concorrenza dal palazzo<br />

Giustiniani al re in Quirinale e la Papa in Vaticano”.<br />

La stessa Civiltà Cattolica <strong>di</strong>chiarò “notevolissimo” il<br />

manifesto per il carattere impresso che sottolineava lo spirito<br />

“rivoluzionario” delle festività settembrine e del Congresso:<br />

“ Italiani,<br />

Più la data gloriosa (20 Settembre 1870) si allontana da noi, più<br />

splende il vivo fulgore, irra<strong>di</strong>ando luce sulla storia faticosa<br />

degli uomini, <strong>di</strong>videndo i tempi come segno <strong>di</strong> una Era nuova.<br />

In questo anno giubilare della Patria celebriamo con<br />

fervore ancor più intenso la ricorrenza del giorno che vide<br />

abbattuto il più o<strong>di</strong>oso strumento della tirannide delle<br />

coscienze, il più valido presi<strong>di</strong>o della fanatica superstizione, il


più alto ostacolo alla libertà e vittoriosa espansione delle<br />

umane energie.<br />

E celebrando quel giorno, esaltiamoci in noi stessi perché<br />

la stirpe latina, che fu già pia, con Roma, signora e maestra del<br />

mondo, abbia essa,… rovesciando il governo ieratico, <strong>di</strong>schiuse<br />

all’età moderne vie nuove <strong>di</strong> civiltà…<br />

Italiani! La Massoneria consacrò alla rivoluzione, la<br />

mente e il braccio dei <strong>suo</strong>i migliori che, quando i fiacchi<br />

titubavano, sospinse, con indomita energia, l’Italia alla<br />

redenzione dell’Urbe… Siamo decisi e fermi <strong>nel</strong> proposito <strong>di</strong><br />

rendere la Massoneria strumento sempre più valido a ridestare<br />

e a rinvigorire le varie fazioni della sana democrazia, per<br />

condurla alla conquista delle maggiori libertà civili e sociali,<br />

all’elevamento della coscienza del popolo, <strong>nel</strong> concetto della<br />

virtù e del dovere, affrancandola, con opera <strong>di</strong> penetrazione e<br />

educazione continua, dall’ignoranza, dalla superstizione e dal<br />

fanatismo. (Rivista Massonica, 1911, pagg. 292-293) 38<br />

38 L’on. Smith, deputato in<strong>di</strong>pendente, <strong>di</strong>chiarò alla Camera quanto già<br />

aveva scritto sul Paese, che “intorno agli spalti <strong>di</strong> Porta Pia non cadde<br />

soltanto quel giorno un tratto <strong>di</strong> mura, poste a <strong>di</strong>fesa della città ma cadde e<br />

si infranse quel potere che ingiustamente ne deteneva il possesso e che al<br />

premere della nuova vita e al balenare della nuova luce ostinatamente si<br />

industriava a contrapporre l’oscurantismo e l’ignoranza.” (L’Osserv.<br />

Romano - 21.9.1911)<br />

161


162<br />

La festività del XX Settembre 1911 assunse particolare<br />

solennità per la ricorrenza del 50° anniversario della<br />

riven<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> Roma capitale da parte del Parlamento<br />

piemontese, con mobilitazione non solo delle delegazioni<br />

estere, ma <strong>di</strong> molte associazioni e Fratelli, stimolati dal Grande<br />

Oriente e venuti a Roma da ogni parte.<br />

La Civiltà Cattolica del 7.10.1911 (fasc. 1471) sottolineò<br />

che l’organizzazione dei Liberi Muratori fu tale <strong>nel</strong> “fare del<br />

XX Settembre il trionfo della Massoneria… La Massoneria<br />

dominava, la massoneria conduceva il trionfo, la massoneria<br />

aveva la parola nei manifesti dei due Venerabili Ferrari e Fera,<br />

pompeggianti per le vie della città coi loro fastosi titoli<br />

gerarchici città, ma cadde e si infranse quel potere che<br />

ingiustamente ne deteneva il possesso.” (L’Oss. Rom. 21.9.1911) 39<br />

L’Osserv. Romano in un articolo del 9.10.1911: “A chi<br />

serve la Breccia”, in<strong>di</strong>cò che “le ostilità continuate per un<br />

decennio, ebbero il loro coronamento con la Breccia del XX<br />

39 “Tale apparve agli occhi degli spettatori sinceri per le vie <strong>di</strong> Roma, lo<br />

spiegamento solenne <strong>di</strong> tutte le forze massoniche d’Italia sotto i loro ver<strong>di</strong><br />

vessilli… rispetto a cui tutte le altre schiere sfilanti in processione verso<br />

Porta Pia e le molteplici rappresentanze avevano evidentemente l’aspetto o<br />

<strong>di</strong> satelliti o <strong>di</strong> servi… L’apoteosi della massoneria, <strong>nel</strong>la festa del XX<br />

Settembre, non poteva quest’anno, essere più evidente”. Tra i “fior fior <strong>di</strong><br />

galantuomini” ironicamente fu rilevata la presenza <strong>nel</strong> corteo <strong>di</strong><br />

un’Associazione femminile capitanata dal Prof. Pagliari ad<strong>di</strong>tata alla<br />

“in<strong>di</strong>gnazione comune”.


Settembre 1870. Con essa e per essa la setta massonica poté<br />

vantarsi che il compimento materiale dell’’unità nazionale era<br />

opera sua, certa che nessun altro all’infuori <strong>di</strong> lei, poteva aver<br />

me<strong>di</strong>tato e consumato quella rea impresa”.<br />

Il quel periodo i due schieramenti, la Chiesa e la<br />

Massoneria, avevano finito <strong>di</strong> attestarsi su posizioni vigilanti,<br />

per poi uscire e cozzare a viso aperto: tutte le tematiche care<br />

all’insegnamento del Vaticano, <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente,<br />

erano sviscerate, contrapposte, in un’esaltazione della ritrovata<br />

libertà <strong>di</strong> pensiero che gettava <strong>nel</strong>l’agone politico e <strong>nel</strong>la<br />

pubblica <strong>di</strong>scussione, argomenti che spaziavano dai dogmi,<br />

dall’insegnamento religioso <strong>nel</strong>le scuole, dal <strong>di</strong>vorzio al<br />

matrimonio civile, alle opere <strong>di</strong> beneficenza religiose, alla<br />

cremazione.<br />

Le battaglie ideologiche mettevano, senza dubbio, in<br />

risalto un periodo <strong>di</strong> transizione dell’Or<strong>di</strong>ne massonico<br />

impegnato ad esaltare l’Illuminismo, i propri ideali, a<br />

consacrare il 20 settembre come massima espressione<br />

d’autonomia <strong>di</strong> pensiero e a consolidare un programma sociale<br />

nonché un nuovo modo <strong>di</strong> porgersi delle Logge, impegnate <strong>nel</strong><br />

tentativo <strong>di</strong> proiezione esterna, con il superamento degli anni<br />

oscuri della segregazione.<br />

163


164<br />

La “<strong>di</strong>versità” dei temi <strong>di</strong>battuti, in un caos <strong>di</strong> <strong>di</strong>battiti<br />

giornalistici, <strong>di</strong>ede la sensazione che la Massoneria avesse<br />

intrapreso la via dell’anarchismo <strong>nel</strong>la quale nulla del presente<br />

fosse più certo e la ricerca della verità propugnata sfociasse <strong>nel</strong><br />

trionfo del relativismo soggettivo e <strong>di</strong> maniera.<br />

Il XX Settembre, significò, per una parte in<br />

competizione, il rinnovarsi delle incursioni barbariche, su<br />

Roma, per l’altra parte, il ritrovare, sia pure, con le <strong>di</strong>fficoltà<br />

del momento, l’orgoglio <strong>di</strong> cercare la formazione della<br />

coscienze e dei comportamenti morali, in uno slancio<br />

innovativo verso una nuova civiltà.<br />

La linea strategica intrapresa dal Grande Oriente d’Italia<br />

<strong>di</strong> continuo tambureggiamento, al popolo, dei principi laici,<br />

me<strong>di</strong>ante un’insistente lotta anticlericale, cominciò a trovare<br />

<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> consenso anche nei circoli politici, prima propensi<br />

a tale mezzo d’offensiva, ed anche in molti Dignitari<br />

dell’Or<strong>di</strong>ne che intravidero <strong>nel</strong> serpeggiante ateismo ed<br />

anarchismo un pericolo per lo stessa Massoneria.<br />

Anche Francesco Crispi, del resto, attento all’evolversi<br />

alla situazione politica del paese, pronunciò un <strong>di</strong>scorso alla<br />

Camera in cui riteneva politicamente valido un approccio con


le gerarchie ecclesiastiche per cercare <strong>di</strong> porre <strong>fine</strong> al contrasto<br />

derivante dal contenzioso con il Vaticano.<br />

Né vanno sottaciuti come alcuni scandali <strong>nel</strong>la vita<br />

pubblica che avevano coinvolto uomini eminenti dell’Or<strong>di</strong>ne<br />

massonico e <strong>di</strong> altri partiti avevano ri<strong>di</strong>mensionato molti slanci,<br />

sviando l’attenzione dal terreno sino ad allora congeniale alla<br />

Massoneria, l’esternazione, l’essoterismo, verso l’agognato<br />

ritorno delle Logge al proprio lavoro esoterico, con il tentativo<br />

<strong>di</strong> ripu<strong>di</strong>o della pseudo politica.<br />

Altri fattori fecero scemare l’interesse per una festività,<br />

il XX Settembre, che aveva posto le premesse per cambiamenti<br />

reali anche <strong>nel</strong>la politica: le baruffe interpartitiche, la ritrovata<br />

forza d’inter<strong>di</strong>zione del Vaticano, l’abulia della borghesia, la<br />

grande guerra 1915/1918, per la quale l’Or<strong>di</strong>ne massonico<br />

assunse una linea interventista con notevole <strong>di</strong>fficoltà<br />

interpretativa, da parte <strong>di</strong> molti, del <strong>suo</strong> principio <strong>di</strong> fratellanza<br />

universale. 40<br />

40 Nel Congresso Nazionalista, tenuto a Roma <strong>nel</strong> 1912, si evidenziò una<br />

netta frattura con la Massoneria riaffermando l’irriducibile opposizione del<br />

Nazionalismo alla degenerazione bloccarda e massonica”.<br />

Al Congresso si votò “timidamente, un or<strong>di</strong>ne del giorno contro la<br />

Massoneria per la partecipazione ai blocchi ra<strong>di</strong>co socialisti ritenuti<br />

<strong>di</strong>sgreganti per l’unità nazionale”. (L’Oss. Rom. 23.12.1912)<br />

165


166<br />

Se ne fece interprete il collegio dei Maestri Venerabili <strong>di</strong><br />

Milano attraverso un documento redatto da Stanislao Maggi e<br />

dal me<strong>di</strong>co Resnati a nome <strong>di</strong> tutti i Maestri, il 20 Settembre<br />

1914:“Davanti al furore <strong>di</strong> sangue che domina l’Europa e<br />

mentre dal cozzo <strong>di</strong> due civiltà sorge l’augurio che quel sangue<br />

non sia versato invano, ma ci porti al trionfo <strong>di</strong> un’era libera da<br />

“ troni” e da “altari”, <strong>di</strong> un’era <strong>di</strong> fratellanza dei popoli, il<br />

ricordo <strong>di</strong> un’altra data pari in grandezza <strong>di</strong> pensiero civile si<br />

erge fortemente ammonitrice XX Settembre. Oggi non feste,<br />

non <strong>di</strong>scorsi: la lingua vien tremando… anche se i cuori sono<br />

in alto in alto!” (L’Osserv. Romano 28.9.1914)<br />

Le manifestazioni presso Porta Pia risentono nei toni, nei<br />

<strong>di</strong>scorsi consueti e <strong>nel</strong>le grida dei presenti, del clima<br />

irrededentista: “Viva Trento e Trieste. Abbasso l’Austria!” (La<br />

Civiltà Cattolica n° 1914 del 3.10.1914)<br />

Il manifesto fatto affiggere dalla Massoneria, G.M. Ettore<br />

Ferrari, perde nei contenuti le tematiche libertarie che l’aveva<br />

contrapposta per molti anni alla Chiesa, per soffermarsi sul<br />

conflitto in corso: “L’Italia risorta per sé e per il mondo,<br />

combatte animosamente la suprema battaglia per compiere i<br />

propri destini nazionali, e insieme per <strong>di</strong>struggere le ultime<br />

vestigia del feudalismo e della reazione, onde sotto tutti i cieli<br />

rifulga l’ideale della Libertà, luce <strong>di</strong> ogni umano progresso”.


Il rombo del cannone soffoca gli ideali ed il sangue<br />

sparso richiamerà il popolo, anche se esaltante per la vittoria<br />

conseguita sul campo, ad una realtà più triste.<br />

Resistono, nei giorni settembrini, i <strong>di</strong>scorsi <strong>di</strong> circostanza<br />

con “l’immancabile nota massonica, dai turgi<strong>di</strong> proclami<br />

roboanti; la macabra sfilata degli stendar<strong>di</strong> massonici e<br />

all’imban<strong>di</strong>eramento e all’impavesamento del Palazzo<br />

Giustiniani”; così scriveva, compiaciuto, L’Osservatore<br />

Romano il 21.9.1920 e il 22.9.1921.<br />

L’Italia post bellica, in uno stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto sociale e<br />

politico trova <strong>nel</strong>la festa del XX Settembre l’occasione per le<br />

riven<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> classe, la lotta al privilegio <strong>di</strong> pochi, il<br />

momento dei proclami <strong>di</strong> giustizia e <strong>di</strong> umanità; le parti sociali<br />

si affrontano al canto <strong>di</strong> “Ban<strong>di</strong>era rossa” e “l’Inno <strong>di</strong> Mameli”.<br />

A Bologna lo scontro tra socialisti e reduci degenerò e richiese<br />

l’intervento della forza pubblica. (L’Osserv. Romano 27.9.1920)<br />

L’Osservatore. Romano del 21. 9.1921 fa rilevare come<br />

le celebrazioni della breccia <strong>di</strong> Porta Pia cercano <strong>di</strong> fare<br />

<strong>di</strong>menticare “le ire e le contese fraterne” che “fanno colorare in<br />

rosso le vie d’Italia e inerti braccia senza lavoro sinistramente<br />

si levano a gesto <strong>di</strong> torva minaccia”.<br />

167


168<br />

Siamo <strong>nel</strong> periodo prefascista e più insistente si fa il<br />

richiamo <strong>di</strong> Palazzo Giustiniani all’idea <strong>di</strong> Patria. Il <strong>di</strong>battito<br />

annuale tra la Chiesa e i fautori dello Stato laico sembra<br />

spegnersi. Nel manifesto del XX Settembre dei Liberi<br />

Muratori, si avvertono prepotenti le nuove istanze collettive, le<br />

lotte e i travagli interni alle classi sociali:<br />

“Italiani,<br />

Nel cinquantenario della caduta del potere teocratico la<br />

Massoneria italiana, in cospetto <strong>di</strong> tutte le classi dei citta<strong>di</strong>ni,<br />

<strong>di</strong>mentiche e inerti o violentemente lanciate <strong>nel</strong>le lotte<br />

economiche, eleva ancora una volta l’idea della Patria, come<br />

una face. Non è l’ingannevole idea <strong>di</strong> una Patria che custo<strong>di</strong>sca<br />

ai pochi i privilegi, i go<strong>di</strong>menti, gli sfruttamenti, è l’idea<br />

vivente <strong>di</strong> giustizia e <strong>di</strong> umanità che sorge sulla realtà<br />

insuperabile ed augusta della comunanza del sangue e del<br />

genio della stirpe, delle memorie e delle speranze, non solo, ma<br />

<strong>di</strong> tutti gli interessi, materiali e morali, presenti e futuri, male<br />

intesi e perseguiti da chi, contro Natura si isola e si accampa<br />

fuori della collettività.<br />

Italiani!<br />

L’impronta che all’Italia moderna hanno data i <strong>suo</strong>i<br />

fondatori e l’innumerevole schiera dei <strong>suo</strong>i martiri è che Ella


sia aralda <strong>di</strong> ogni progresso, maestra <strong>di</strong> giustizia fra le classi e<br />

fra i popoli, autrice <strong>di</strong> ogni audace riven<strong>di</strong>cazione umana, senza<br />

limiti e senza paura sulla via dell’Ideale.<br />

Suggerisca Ella, mentre sono fresche ancora le tombe <strong>di</strong><br />

tanti <strong>suo</strong>i figli immolati alla Libertà, la coscienza della misura<br />

e ponga il freno ai brutali egoismi scatenati da ogni parte,<br />

cosicché sieno risparmiati rovine e lutti e ogni rinnovamento si<br />

compia <strong>nel</strong>la luce della Ragione e della umana Bontà”.<br />

La classe me<strong>di</strong>a, l’aristocrazia, la Massoneria<br />

osservavano incerte e speravano, stanche del degrado esistente,<br />

in una nuova stagione politica.<br />

Con un esame attento della situazione politica allora<br />

esistente, L’Osservatore Romano del 21.9.1923 sottolineava la<br />

<strong>di</strong>versa atmosfera con cui veniva celebrata la giornata del XX<br />

Settembre: “Tutto quello che poteva turbare e <strong>di</strong>videre fu,<br />

durante la lotta, smorzato e rimosso. Il carattere stesso della<br />

commemorazione mutò: l’’anticlericalismo svanito <strong>nel</strong> patto<br />

nazionale per combattere e vincere, non osò insistere; forse più<br />

che non osasse, non ne ebbe la forza… Una setta che<br />

l’irrompente risorgimento civile pone più che mai tra i<br />

sorpassati <strong>di</strong> ieri, <strong>nel</strong>la sua stessa incomprensione degli<br />

169


avvenimenti, cui non appartiene, ritorna all’antica<br />

manifestazione <strong>di</strong> pensiero”.<br />

170<br />

Si nota nei proclami della stampa confessionale il<br />

compiacimento, quasi <strong>di</strong> rivalsa, per avere ritrovato, con<br />

l’avallo politico, un posto, non <strong>di</strong> contrapposizione <strong>nel</strong>lo Stato<br />

ed il tentativo <strong>di</strong> superamento dell’isolamento decretato dalle<br />

“stesse competizioni politiche che conoscono l’esosa<br />

intolleranza <strong>di</strong> un tempo”. (L’Osserv. Rom. 21.X.1922)<br />

L’occasione si offerse appunto il XX Settembre 1922<br />

perché “davanti alla breccia <strong>di</strong> Porta Pia, dove per anni<br />

invariabilmente furono dette autorevolmente le stesse parole <strong>di</strong><br />

o<strong>di</strong>o, il primo magistrato <strong>di</strong> Roma colse l’occasione per<br />

pronunziare nobilissime in ossequio al Capo della cristianità.”<br />

(Civitas in un articolo “Per la Storia”; L’Osservatore Rom. 9.10.1922)<br />

Il mutamento dei tempi poteva sembrare provvidenziale,<br />

tenuto conto del deca<strong>di</strong>mento generale del Paese avvertito dalla<br />

stessa Massoneria, la quale in un primo momento, sembrò<br />

assumere un atteggiamento <strong>di</strong> vigile attesa nei confronti del<br />

nuovo corso nazionale instaurato dal fascismo dopo la marcia<br />

su Roma.<br />

Mussolini, del resto ben sapeva che la Chiesa poteva<br />

contribuire al superamento delle <strong>di</strong>fficoltà politiche


“considerando la religione un mezzo <strong>di</strong> governo…, una forza<br />

civile…un potente alleato” (Sidney Sonnino - tratto da: “Amicizia<br />

Massonica - carteggio Carducci - Lemmi”, pag.18) e che la presenza<br />

<strong>di</strong> 41 una forza contraria <strong>nel</strong> Paese non poteva essere tollerata,<br />

tenuto conto che non era accettabile dalla Massoneria, per i<br />

<strong>suo</strong>i principi, una posizione aventiniana. 42<br />

Mussolini il 22.7.1923, da Palazzo Venezia arringava gli<br />

intervenuti: “La Massoneria Giustinianea ha <strong>di</strong>chiarato guerra<br />

al regime fascista. Ebbene io penso che sia massimo il titolo <strong>di</strong><br />

orgoglio per il fascismo italiano l’avere schierato innanzi a sé<br />

falangi <strong>di</strong> nemici”. (tratto da: “Umberto Cipollone”, pag. 59)<br />

41 Domizio Torrigiani, Gran Maestro della Massoneria <strong>di</strong> Palazzo<br />

Giustiniani: “... sì io mi professo, come tutti i Massoni, fedele alla libertà. Io<br />

sono tra coloro che hanno sperato e sperano che l’on. Mussolini concepirà<br />

sempre il rinnovamento nazionale sulle linee che sono segnate dalla storia<br />

della Rivoluzione italiana”. (tratto da: Umberto Cipollone pag.55. Rivista<br />

massonica - gennaio 1923)<br />

42 “Una nota allegra <strong>nel</strong>le celebrazioni settembrine; la pubblica Il Piccolo:<br />

“Lo spettacolo che ieri sera ci offrì l’elegante ritrovo fu davvero stupendo!<br />

Un largo stuolo <strong>di</strong> signore straniere in ricchi decoltèe accompagnati da vari<br />

signori in frak si mischiavano simpaticamente alle sobrie <strong>di</strong>vise nere dei<br />

fascisti e alle azzurre dei nazionalisti! E gli inni patriottici furono<br />

accompagnati a gran voce da tutti e fra brin<strong>di</strong>si più sinceri, si fraternizzò<br />

bene augurando alla patria nostra. Il premio della regina <strong>di</strong> bellezza,<br />

consistente in una ricca toiletta <strong>di</strong> Paquin fu aggiu<strong>di</strong>cato alla duchessa <strong>di</strong><br />

Longehamps, giovane e deliziosa figura della più <strong>fine</strong> aristocrazia <strong>di</strong><br />

Limoge. Le danze, magistralmente <strong>di</strong>rette dagli insuperabili Serge e Andrèe<br />

si protrassero gaie e gioiose lasciando in tutti il desiderio <strong>di</strong> un prossimo<br />

festival”. (L’Osservatore Romano, 23.9.1922)<br />

171


172<br />

Le persecuzioni fasciste del 1923-1924 contro i massoni<br />

e le loro se<strong>di</strong>, tacitarono una voce che, qualunque sia il giu<strong>di</strong>zio<br />

sulla posività dell’azione anticlericale propugnata dall’Or<strong>di</strong>ne<br />

nei perio<strong>di</strong> precedenti, era pur stata promotrice e promulgatrice<br />

<strong>di</strong> tematiche innovative, riuscendo a trascinare una parte della<br />

opinione pubblica attenta ad una <strong>di</strong>versa visione della società.<br />

La festa del XX Settembre si trasformò, per qualche<br />

anno, in una solennità formale <strong>nel</strong>la quale si deponevano<br />

corone ai caduti e si attribuivano premi ed onorificenze varie.<br />

La vecchia celebrazione massonica e laica, contornata<br />

dalle <strong>di</strong>verse manifestazioni (congressi, inaugurazioni ecc.)<br />

rimase un ricordo che fu consegnato alla storia.<br />

L’Osservatore Romano del 30.9.1923, in un articolo<br />

Or<strong>di</strong>niamo le idee constatò “puramente, semplicemente,<br />

chiaramente, che la commemorazione ventisettembrina, mancò<br />

quest’anno del <strong>suo</strong> carattere anticlericale e antireligioso”.<br />

Con decreto legge 15 gennaio 1924 il Governo fascista<br />

“con vivo applauso universale “determinò i nuovi giorni festivi<br />

spezzando la precedente mentalità massonica ed accogliendo i<br />

giustificati voti della grande maggioranza del popolo italiano”.<br />

L’impossibilità dell’Or<strong>di</strong>ne dei Liberi Muratori, <strong>nel</strong><br />

nuovo regime, <strong>di</strong> esplicare la propria attività <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione del


pensiero <strong>di</strong> libertà, <strong>di</strong> fratellanza, <strong>di</strong> uguaglianza, si evince<br />

dalla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> fare pervenire ai vari centri d’Italia un<br />

manifesto del Gran Maestro Domizio Torrigiani in cui lo stesso<br />

proclama, nonostante tutto, l’attualità dell’azione della<br />

Massoneria ed il <strong>di</strong>ritto alla libertà:<br />

“Il manifesto commemorativo della grande data, che noi<br />

riproduciamo come facemmo in tutti i decorsi anni, <strong>nel</strong>la rivista<br />

Massonica, fu affisso nei principali centri d’Italia (esclusa<br />

Firenze dove l’affissione fu resa impossibile) e riprodotto dai<br />

giornali non avversari della Massoneria e letto con vivo<br />

compiacimento da Fratelli e profani:<br />

XX SETTEMBRE MCMXXV<br />

ITALIANI!<br />

Nel giorno sacro che vide raggiunta la meta in alta<br />

segnata dai profeti e dagli artefici della nuova Italia, i Liberi<br />

Muratori italiani, stretti intorno alle loro ban<strong>di</strong>ere gloriose,<br />

riaffermano religiosamente la loro fede nei gran<strong>di</strong> destini della<br />

Patria, non separabili da quelli dell’Idea che desta la Nazione<br />

dal <strong>suo</strong> sonno secolare.<br />

Riaffermano l’attualità e la perennità della loro credenza<br />

e della loro missione, e proclamano ancora libertà, fratellanza,<br />

173


eguaglianza, aspirazioni eterne del cuore umano e rari<br />

splendenti sulle vie della civiltà italiana.<br />

174<br />

Questa luce non potrà essere spenta.<br />

ITALIANI!<br />

Avversità d’uomini e <strong>di</strong> tempi non avrà a spengerla.<br />

Ond’è che i Liberi Muratori italiani, ravvivati dalla fede antica<br />

e dalla certezza dell’immancabile avvenire, <strong>di</strong>cono <strong>nel</strong> giorno<br />

fausto la parola dell’ammonimento e la parola della speranza.<br />

Il Grande Maestro<br />

Domizio Torrigiani”<br />

Cala il silenzio della stampa confessionale sulla<br />

ricorrenza del XX Settembre ed incomincia la denigrazione<br />

dell’avvenimento.<br />

L’Osservatore Romano in un articolo: “Suggestioni” del<br />

XX Settembre 1928: “Ci fermammo, ci pare giusto, ai…tempi<br />

storici; e cioè a quel 1923 che segnava il primo anno della data<br />

ventisettembrina del nuovo regime. Prima era inutile risalire”.<br />

Viene issata la ban<strong>di</strong>era per la celebrazione <strong>di</strong> un altro<br />

avvenimento: la firma dei Patti Lateranensi da parte del<br />

Governo fascista, apposta l’11 Febbraio 1929, consacrata dalla<br />

legge 27.12.1930 n. 1727.


L’anniversario dei Patti Lateranensi “è stato solennizzato<br />

stamani, mercoledì 11 Febbraio, <strong>nel</strong>la sede della Regia<br />

Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, con una devota<br />

cerimonia religiosa <strong>nel</strong>la Cappella dell’Ambasciata stessa”.<br />

(L’Osservatore Romano, 12.2.1931)<br />

La seconda guerra mon<strong>di</strong>ale contribuì a tenere ancora<br />

abbassato il sipario su Porta Pia, simbolo della laicità.<br />

La celebrazione del XX Settembre, con la promulgazione<br />

della costituzione repubblicana (27 <strong>di</strong>cembre 1947), non assume<br />

più il connotato dell’antica belligeranza laica, non riscontra il<br />

pathos dei pionieri della nuova Italia, ma appare una espressione<br />

molto burocratica, formale delle Istituzioni impegnate ad abolire,<br />

a loro volta, la contesa senza <strong>fine</strong> tra la Chiesa e lo Stato.<br />

Il rapporto tra la Chiesa e Lo Stato ha una valenza<br />

prettamente politica, con sfumature filo ecclesiali dettate dalla<br />

nuova e <strong>di</strong>versa composizione del Parlamento in cui la<br />

presenza dell’ala cattolica è determinante.<br />

La Massoneria, riorganizzata, non più perseguitata, attua<br />

una <strong>di</strong>versa strategia tendente alla <strong>di</strong>fesa delle conquiste laiche<br />

già acquisite attraverso non facili lotte.<br />

In un <strong>di</strong>scorso del 1949 al Teatro Adriano, in Roma, il<br />

Gran Maestro Lenzi chiede una vigilanza: “contro coloro che si<br />

175


apprestano ad altre rivincite” e “a <strong>di</strong>fendere la laicità dello<br />

Stato e la libertà <strong>di</strong> pensiero e della coscienza” nei confronti<br />

della stessa Chiesa cattolica accusata, <strong>di</strong> volta in volta, <strong>di</strong><br />

interferenza <strong>nel</strong>l’agone politico su tematiche che la nuova<br />

società, post bellica, in cerca <strong>di</strong> un equilibrio etico-sociale,<br />

intende <strong>di</strong>scutere ed anche fare proprie in una equi<strong>di</strong>stanza con<br />

il potere spirituale.<br />

176<br />

“Se la data del XX Settembre, <strong>di</strong>ce Lenzi, non è più<br />

degna <strong>di</strong> ricordo <strong>di</strong> un desueto mondo ufficiale, essa resterà<br />

non pertanto scolpita <strong>nel</strong>la mente e <strong>nel</strong> cuore <strong>di</strong> tutti gli italiani<br />

liberi che oggi ne riven<strong>di</strong>cano la gloria e l’insegnamento”.<br />

Ora altri si preoccupano perché il XX Settembre serva a<br />

ricordare semplicemente eventi storici e ammoniscono perché<br />

ogni celebrazione laica della presa <strong>di</strong> Porta Pia potrebbe portare<br />

“ad una involuzione reazionaria”. (L’Osserv. Romano, 22.9.1956)<br />

Lo stesso Gustavo Raffi, Gran Maestro della Massoneria<br />

<strong>di</strong> Palazzo Giustiniani, <strong>nel</strong> manifesto del XX Settembre 2001,<br />

con felice apertura e superamento <strong>di</strong> atteggiamenti non chiari<br />

derivanti dalla presunta segretezza massonica, dà un taglio<br />

netto all’impostazione anticlericale della festa settembrina:<br />

“Anzitutto la Massoneria non ha molto a che vedere con il<br />

cliché logoro dell’anticlericalismo <strong>di</strong> maniera, fondato sulla


contrapposizione esagerata tra i laici e cattolici. La cultura laica<br />

non ha <strong>di</strong> per sé un contenuto anticristiano né un contenuto<br />

irreligioso”. Vi è, <strong>nel</strong> manifesto, un richiamo forte dello stesso<br />

Raffi, che poi <strong>di</strong>verrà un punto fermo del <strong>suo</strong> programma:<br />

“Detto ciò, e riaffermato il definitivo superamento <strong>di</strong> uno<br />

steccato che talvolta si tenta ancora <strong>di</strong> levare per schiacciarci sul<br />

luogo comune, teniamo però a riba<strong>di</strong>re che non si può neppure,<br />

in nome <strong>di</strong> una pretesa ideologia occidentale, fondata su una<br />

lettura ra<strong>di</strong>cale della tra<strong>di</strong>zione giudaico cristiana, venir meno<br />

alle basi della laicità che sono il pluralismo, l’uso sistematico<br />

della ragione, il rispetto delle opinioni altrui in ogni campo, la<br />

centralità dell’essere umano in sé, a prescindere da qualsiasi<br />

aggettivo qualificativo”.<br />

Tuttora, <strong>di</strong> fronte a talune posizioni e scelte non<br />

propriamente o nitidamente laiche dello Stato che investono il<br />

modo <strong>di</strong> vivere e <strong>di</strong> concepire il nuovo corso dell’umanità, in<br />

un’epoca <strong>di</strong> capovolgimenti del costume e dell’acquisizione<br />

razionale del <strong>di</strong>ritto a maggior tutela in una società pluralistica,<br />

alcuni nostalgici laici e massoni, vorrebbero attraversare, la<br />

breccia <strong>di</strong> Porta Pia ed issare, sul pennone più alto, ancora la<br />

ban<strong>di</strong>era della libertà.<br />

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