marzo 2013 - I Siciliani giovani
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www.isiciliani.it<br />
Calabria<br />
Holding 'ndrangheta<br />
l'affare sanità<br />
Il “sistema Crea” da<br />
Reggio alla Brianza.<br />
Mezzo milione un posto<br />
letto. Sullo sfondo le inquietanti<br />
motivazioni<br />
dell’omicidio Fortugno<br />
di Rocco Lentini<br />
"Ma che te ne fotte a te, cretino, dello<br />
stipendio di consigliere? Diecimila euro al<br />
mese... e che cazzo sono? Quando io a<br />
quello storto di B... gli ho detto vieni a farmi<br />
il direttore generale che gli volevo<br />
dire? Gli volevo dire che di miliardi ne abbiamo<br />
3 mila, 4 mila, 7 mila… con me,<br />
Pino, Bruno, Sandro sono diventati tutti<br />
miliardari... il più fesso di loro è miliardario”,<br />
spiegava l’ex consigliere e assessore<br />
della Regione Calabria Mimmo Crea al<br />
suo braccio destro Antonio Iacopino, già<br />
direttore generale dell’Asl di Palmi e di altre<br />
aziende sanitarie calabresi. "Dai Antonio...<br />
come budget 7 mila miliardi di vecchie<br />
lire, la sanità ha 3 miliardi 360 milioni<br />
di euro ogni anno.. cioè uno fa una cosa<br />
uno fa un'altra, va nelle Asl e gestisce le<br />
Asl, tu hai bisogno almeno di quattro o<br />
cinque che siano con te, cinque o sei braccia<br />
in questo settore... sempre sugli indirizzi<br />
che do io. Mi segui Antò? Oppure<br />
parlo arabo io?”<br />
È l’enunciazione intercettata del “sistema<br />
Crea” contenuta nell’inchiesta Onorata<br />
sanità, che ha svelato come "una serie<br />
di organizzazioni criminali radicate sulla<br />
fascia ionica reggina (...) abbiano coalizzato<br />
le loro forze dando luogo, attraverso<br />
soggetti a essi legati da stretto rapporto fiduciario,<br />
a un'unitaria struttura di sostegno<br />
alla candidatura di Domenico Crea", considerato<br />
il più adatto "a garantire al meglio<br />
gli interessi delle cosche…", inchiesta che<br />
ha portato, infine, a pesanti condanne per<br />
il politico calabrese.<br />
L’inchiesta svelava che Mimmo Crea<br />
era a capo di una vera e propria cosca politico-mafiosa<br />
annidata nelle istituzioni regionali,<br />
con tentacoli ramificati su tutto il<br />
territorio reggino. Capo di un'associazione<br />
a delinquere disposta a tutto, ivi compreso<br />
il ricorso all'omicidio politico, per aumentare<br />
i suoi loschi guadagni in campo sanitario.<br />
L'ipotesi più agghiacciante avanzata<br />
dagli inquirenti, non confermata da riscontri<br />
oggettivi, è che Crea sia stato tra i mandanti<br />
dell'assassinio di Francesco Fortugno.<br />
Anche perché, alle elezioni regionali<br />
della primavera del 2005, era risultato il<br />
primo dei non eletti nelle liste della Margherita<br />
nella provincia reggina ed era stato<br />
scavalcato proprio da Fortugno, poi nominato<br />
vice presidente del consiglio regionale<br />
calabrese.<br />
Un'elezione che ha disarcionato Crea e<br />
compromesso il piano della ‘ndrangheta.<br />
Crea avrebbe cancellato, secondo l’ipotesi<br />
investigativa, l’elezione di Fortugno ordinando<br />
l'assassinio al fine di prenderne il<br />
suo posto nel Consiglio regionale. L’ipotesi<br />
secondo i giudici reggini era supportata<br />
anche dal fatto che Alessandro e Giuseppe<br />
Marcianò, arrestati e condannati in primo<br />
grado all’ergastolo come presunti mandanti<br />
ed esecutori materiali del delitto erano<br />
tra i principali supporter di Crea.<br />
Uno scenario inquietante, un verminaio<br />
con il debito della sanità in Calabria che<br />
sarebbe circa 870 milioni di euro: sarebbe,<br />
perché la quantificazione non è stata mai<br />
fatta e forse non è possibile farla.<br />
Troppe sviste, omissioni, coperture, intrallazzi.<br />
Un “sistema” che assorbe l'80%<br />
del bilancio regionale: tremila dipendenti<br />
in esubero, un'emigrazione sanitaria che<br />
fattura 238 milioni di euro annui e ospedali<br />
del nord che fanno ponti d'oro ai calabresi.<br />
Cavallo di ritorno: la quota procapite<br />
destinata per la sanità del sud prende la<br />
via del nord. Un business sicuro.<br />
Le mete più gettonate -che si dividono il<br />
quaranta per cento- in Lombardia sono<br />
l'Irccs San Raffaele, l'Humanitas e l'Istituto<br />
nazionale dei tumori; nel Lazio il Policlinico<br />
Gemelli e l'Umberto I. Un altro<br />
venti per cento se lo spartiscono in parti<br />
uguali Emilia Romagna e Toscana. Eppure<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 44<br />
in Calabria le strutture ospedaliere -pubbliche<br />
e private- sono 73, e dispongono di<br />
8.874 posti letto. Una disponibilità numericamente<br />
sufficiente per i bisogni della<br />
regione, ma appena qualificata per gestire,<br />
non senza pericoli, l’ordinario, fatte salve<br />
le eccezioni, ma ci piacerebbe definirle<br />
normalità, della cardiologia di Catanzaro<br />
ed ematologia di Reggio Calabria, che rappresentano<br />
l’eccellenza della sanità calabrese.<br />
Una rete ospedaliera, per utilizzare un<br />
eufemismo, dove si muore con una drammatica<br />
ripetitività e sulla quale ci siamo<br />
soffermati in diverse occasioni per casi<br />
eclatanti di malasanità. Tra i piccoli pericolosi<br />
ospedali, non adeguatamente attrezzati,<br />
ma soprattutto a causa di una esasperata<br />
politica di comparaggio e di nepotismo<br />
nella nomina dei primari, nelle assunzioni<br />
e nelle carriere e per le innumerevoli<br />
ingerenze criminali negli appalti e nei servizi,<br />
undici strutture sono a rischio sicurezza.<br />
Sono quelli con meno posti letto e<br />
ubicati in un’area a forte incidenza criminale<br />
come Palmi (18), Oppido Mamertina<br />
(18) e Taurianova (18).<br />
L'80 per cento del bilancio regionale<br />
Flavio Scutellà aveva dodici anni e stava<br />
giocando con i coetanei quando è caduto<br />
dall’altalena. Ha battuto con la testa. Il<br />
118 giunse in ritardo, poi cominciò a girare<br />
per tutti i sei ospedali della Piana. Rosarno,<br />
il settimo, non ha mai aperto. Nessuno<br />
interviene sull’ematoma, che intanto<br />
si allarga. Nove ore dopo il ragazzino,<br />
simbolo dell’inefficienza sanitaria della<br />
Piana, giunge a Reggio Calabria, ma il suo<br />
destino è segnato. Muore dopo quel vergognoso<br />
viaggio e quattro giorni di agonia.<br />
È qui, nella Piana, che i costi della sanità,<br />
gravati quasi esclusivamente dal personale,<br />
sono altissimi. Il primato spetta a<br />
Taurianova, con il 90% di incidenza della<br />
spesa per i dipendenti sul costo totale del<br />
presidio: centoquarantanove dipendenti sanitari<br />
(8,27 persone per posto letto, ma la<br />
media aumenta se si raffronta il dato con i<br />
degenti effettivi). Nel 2008, ultimo dato<br />
noto, ha speso 9 milioni 950 mila euro.