marzo 2013 - I Siciliani giovani
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www.isiciliani.it<br />
Beni comuni<br />
Al Teatro Valle<br />
va in scena<br />
l'avvenire<br />
“Occupiamo per occuparci<br />
di ciò che è nostro.<br />
È nostro come<br />
cittadini, come lavoratori<br />
dello spettacolo,<br />
della cultura e dell’<br />
arte...”. E' stato un<br />
modello per tanti, questa<br />
storia. Perché?<br />
di Bruna Iacopino<br />
“Lo spettacolo dell’anno è stato<br />
l’occupazione del Valle. Una maratona<br />
teatrale che va avanti da un mese, con<br />
duecento artisti sul palco, decine di<br />
migliaia di spettatori, recensioni sulle<br />
pagine e i siti del mondo, dal New York<br />
Times a Libération. Un sogno di mezza<br />
estate che ha trasformato il più antico<br />
teatro di Roma nella casa della cultura<br />
italiana, dove sono passati davvero tutti,<br />
in un laboratorio del futuro e finalmente<br />
in una notizia da prima<br />
pagina”.<br />
Era il 16 luglio 2011 e Curzio Maltese,<br />
editorialista de la Repubblica, raccontava<br />
così il primo mese di occupazione del<br />
Teatro Valle, uno dei teatri storici della<br />
Capitale, sito al centro della città, a un<br />
tiro di schioppo dal Senato.<br />
E il teatro Valle fu davvero per molti<br />
mesi, i primi mesi per lo meno, la notizia<br />
di prima pagina, o magari di seconda , su<br />
molti quotidiani, italiani e internazionali.<br />
Il perchè è presto detto: quella che<br />
all'inizio era sembrata la semplice bravata<br />
di un gruppo di teatranti aveva assunto<br />
pian piano i connotati di una lotta politica<br />
giocata non più sulla piazza ma dalla<br />
platea di un teatro del '700, uno dei più<br />
antichi di Roma, e argomentata punto per<br />
punto non solo sul piano della protesta<br />
ma anche e soprattutto su quello della<br />
proposta.<br />
“Riprendiamoci la cultura”<br />
E la proposta in questione suonava<br />
come una sfida: “Come l'acqua e l'aria<br />
ora riprendiamoci anche la cultura”.<br />
All'indomani del referendum che aveva<br />
portato alle urne milioni di italiani attorno<br />
al concetto antico eppure nuovo dei<br />
beni comuni, a partire da un bene fondamentale<br />
come l'acqua, a qualcuno era<br />
sembrato quasi naturale decidere che di<br />
fronte al rischio dello snaturamento di<br />
uno dei teatri più antichi d'Italia la soluzione<br />
più logica non potesse essere altro<br />
che la riappropriazione dal basso attraverso<br />
la pratica dell'occupazione e della<br />
successiva autogestione, ampia e partecipata,<br />
trasversale.<br />
“Com'è triste la prudenza”<br />
Ed ecco che, al motto di “Com'è triste<br />
la prudenza”, liberamente tratto da Rafael<br />
Spregelburd, motto che campeggia<br />
ancora in alto su uno striscione, lavoratori<br />
e lavoratrici dello spettacolo (attori, at-<br />
I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />
– pag. 20<br />
trici, tecnici, sceneggiatori, registi, danzatori...)<br />
tentano un'impresa mai provata<br />
prima: riappropriarsi di un teatro fermo<br />
da quasi un anno e farlo rivivere<br />
attraverso il libero contributo di tutti, lavoratori<br />
e spettatori per la prima volta<br />
sullo stesso piano a confrontarsi e ripensare<br />
una diversa idea di cultura.<br />
“Occupiamo per occuparci di ciò che è<br />
nostro. È nostro come cittadini, come lavoratori<br />
dello spettacolo, della cultura e<br />
dell’arte. Con questo spirito il 14 giugno,<br />
lavoratrici e lavoratori dello spettacolo<br />
autorganizzati hanno occupato il teatro<br />
Valle”. Così scrivevano, il 22 giugno del<br />
2011, gli occupanti del Valle per far capire<br />
al mondo, che li osservava dall'esterno,<br />
quello che erano e soprattutto quello<br />
che volevano raggiungere.<br />
Un nuovo modo di agire<br />
Un modo nuovo di pensare e di agire<br />
che risultò subito vincente.<br />
Se volevi partecipare ad una delle tante<br />
assemblee che si tenevano nei primi<br />
mesi, quando ancora era tutto da definire,<br />
potevi star certo che avresti avuto difficoltà<br />
a trovare un posto per sederti.<br />
Gli spettacoli poi, tutti proposti a livello<br />
gratuito da parte degli artisti e sovvenzionati<br />
attraverso libera sottoscrizione<br />
dagli spettatori, erano un'incognita ancora<br />
maggiore. File interminabili per poi<br />
scoprire da un volto stanco ma sorridente<br />
che “ci dispiace ma c'è davvero troppa<br />
gente, non riusciamo a far entrare<br />
tutti...”.