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marzo 2013 - I Siciliani giovani

marzo 2013 - I Siciliani giovani

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I <strong>Siciliani</strong><br />

www.isiciliani.it<br />

<strong>marzo</strong>/aprile<br />

A che serve essere vivi, se non c’è il coraggio di lottare?<br />

<strong>giovani</strong><br />

Utopia?<br />

E chi lo sa<br />

Questo<br />

sarebbe<br />

un governo!<br />

Cavalli ANTICORPI ALLA MAFIA Caruso e Romeo CINQUE CHILOMETRI DI PACE<br />

Sammito LA RESISTENZA ROSA Capezzuto COSENTINO NON DIMENTICA<br />

Baldo LA FALANGE E LA TRATTATIVA Lentini HOLDING ‘NDRANGHETA<br />

Giacalone IL PREFETTO ANTIMAFIA Cafeo I LUCCHETTI DI MESSINA<br />

Pisciotta PERIFERIE Iacopino TEATRO VALLE Ferrara AL NOSTRO POSTO<br />

De Gennaro IL CAOS JACK DANIEL Orsatti CHI DIVORA I MOVIMENTI<br />

Vitale PEPPINO E IL ‘77 “MAMMA” Abbagnato A PALERMO SI SPARA<br />

Gutkowski IL BOSONE DI HIGGS Vita L’EURO IL DOLLARO E IL BITCOIN<br />

Dalla Chiesa/ L’Italia che non si squaglia<br />

Caselli/ Quelle parole false<br />

<strong>2013</strong><br />

Mentre i politici vecchi<br />

e nuovi si accapigliano,<br />

in Sicilia camminano<br />

i movimenti<br />

ebook<br />

gratis<br />

Ci<br />

vuole<br />

un altro<br />

Pertini.<br />

E forse<br />

c’è<br />

Antonio<br />

Roccuzzo<br />

Giuseppe<br />

Fava e il<br />

ministero<br />

dei<br />

ragazzi


http://www.marsala.it/<br />

www.isiciliani.it<br />

facciamo<br />

rete<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 2


Le due<br />

Italie<br />

DA' UNA MANO: I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>, Banca Etica,<br />

IT 28 B 05018 04600 000000148119<br />

www.isiciliani.it<br />

C'è un'Italia-cicala che non riesce a risolvere neanche i<br />

problemi più elementari (chiudere Berlusconi e Monti, dare una<br />

prima risposta alle grida drammatiche della Nazione) e si<br />

contorce e s'accapiglia, in preda alle ideologie più disparate, pur<br />

di non dire il banale “uniamoci e mettiamoci al lavoro”.<br />

E c'è un'Italia-formichina che umilmente lavora, va nelle<br />

piazze, ride, fatica ogni santo giorno per vivere un po' meno<br />

peggio, per vivere un poco di più..<br />

L'Italia-cicala... non facciamo nomi: è l'Italia “politica”,<br />

vecchia e nuova. L'Italia-formichina? Eccola qua. In queste<br />

povere pagine, costruite con sacrificio e con passione, c'è l'Italia<br />

dei senzapotere, dei poveri, di quelli che fanno tutto e non sono<br />

calcolati da nesuno.<br />

Leggete con intelligenza, con attenzione. Non limitatevi agli<br />

articoli - pensate anche agli autori. Ci sono i vecchi compagni,<br />

quelli che han combattuto con Peppino Impastato e Pippo Fava.<br />

Ci sono i ragazzi che lottano, con trent'anni di meno ma identico<br />

animo e cuore, esattamente per le stesse cose.<br />

Bersani, Grillo, Napolitano, Monti... Vaffanculo! Ma sì, per<br />

una volta diciamo la malaparola anche noi. Saranno grandi<br />

politici, avranno il paese in pugno, ma noi abbiamo i ragazzi del<br />

Clandestino. Dispersi sulla faccia del mondo, studenti<br />

precarissimi a Torino, ragazze pacifiste a Niscemi, camerieri a<br />

Roma – li trovi tuttavia dappertutto, sorridenti, non domi. Questi<br />

sono i nostri “politici”, questo il nostro “partito”.<br />

Nel chiacchericcio dei notabili, nel brusìo egocentrico di<br />

vecchi e nuovi rancori, il loro passo leggero si sente appena. Ma<br />

è l'unico che percorre l'avvenire. Nei quartieri a Catania,<br />

all'università di Milano, nei vicoli militarmente occupati dal<br />

Sistema a Napoli, loro e non altri portano la vecchia idea<br />

libertaria del cuore e della ragione.<br />

Gobetti morì solitario (o Peppino, o Giuseppe, o uno dei tanti<br />

viandanti di questa strada), ma alla fine la libertà arrivò. Con<br />

quella generazione che la sua vittoriosa sconfitta aveva saputo<br />

illuminare.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 3<br />

I <strong>Siciliani</strong>


www.isiciliani.it<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

MARZO-APRILE <strong>2013</strong> numero tredici<br />

RIEPILOGANDO<br />

Oltre al solito mensile (questo che state leggendo, e che spa-<br />

riamo di portare in edicola prima o poi), adesso facciamo an-<br />

che una specie di foglio, una coserella senza pretese, che un<br />

vecchio tipografo ci stampa e i ragazzi distribuiscono in giro<br />

per le città.<br />

Come sempre nella storia dei <strong>Siciliani</strong>, le lodi e la solidarietà<br />

sono tante ma gli aiuti concreti pochi. E, come sempre, noi an-<br />

diamo avanti lo stesso. Questo è un altro piccolo passo avanti.<br />

In tempi di cicale, servono ancor di più le formichine.<br />

*<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 4<br />

Questo numero<br />

Le due Italie I <strong>Siciliani</strong> 3<br />

Parole false contro la giustizia di Gian Carlo Caselli 6<br />

L'Italia che non si squaglia di Nando dalla Chiesa 7<br />

Polis<br />

Ci vuole un altro Pertini. E forse c'è<br />

Attenti al Sistema di Riccardo Orioles 9<br />

Anticorpi contro la mafia di Giulio Cavalli 10<br />

Fava e il ministero dei ragazzi di Antonio Roccuzzo 11<br />

5 km di pace di Giovanni Caruso/ foto di Alessandro Romeo 12<br />

Niscemi/ Resistenza rosa di Daniela Sammito 16<br />

Tunisi/ “Futura umanità” di Anna Bucca 17<br />

Messina/ Lucchetti anti-primavera di Tonino Cafeo 18<br />

Al Teatro Valle va in scena l'avvenire di Bruna Iacopino 20<br />

Donne antimafia di Norma Ferrara 22<br />

Mafie<br />

Le stragi, la trattativa e la Falange di Lorenzo Baldo 24<br />

Transcrime di S.Manisera, C.Racioppi e V.Raffa 26<br />

Ombra nera sull'Abruzzo di Alessio Di Florio 28<br />

Emilia terra di mafia di Salvo Ognibene 29<br />

Periferie di Domenico Pisciotta 30<br />

Antimafia al Nord di Rosaria Malcangi e Andrea Zolea 32<br />

Cosentino non dimentica di Arnaldo Capezzuto 33<br />

Inchieste<br />

Napoli/ Curarsi dentro il Vesuvio di Pier Paolo Milanese 34<br />

Catania/ Università: il nuovo e l'indagato di Salvo Catalano 36<br />

Partinico/ Che cosa ci aspetta di Pino Maniaci 38<br />

NoTerna: comitati in ordine sparso di Carmelo Catania 40<br />

Sole, vento e mafia di Carmelo Catania 42<br />

Holding 'ndrangheta: l'affare sanità di Rocco Lentini 44


SOMMARIO<br />

Satira<br />

Mamma! a cura di Gubitosa, Kanjano e Biani 49<br />

Società<br />

Memoria di Gabriella Galizia 53<br />

Trapani e il prefetto antimafia di Rino Giacalone 54<br />

Catania: Il saccheggio dell'Antico Corso di Experia 56<br />

Un giornalista col vizio della notizia di Norma Ferrara 57<br />

Matilde il call center e la delocalizzazione di Vincenzo Rosa 58<br />

Il Clandestino<br />

La bellezza di fare un giornale di Enrica Frasca Caccia 60<br />

Il compleanno del Clandestino 62<br />

Storia<br />

La strage di Palermo di Elio Camilleri 64<br />

Storie<br />

Protocollo di democrazia Jack Daniel 65<br />

Politica<br />

Il distruttore di movimenti di Pietro Orsatti 66<br />

Dove il caos non paga di Riccardo De Gennaro 69<br />

"A Palermo si riprende a sparare" di Giovanni Abbagnato 70<br />

Pianeta<br />

L'euro, il dollaro e il bitcoin di Fabio Vita 72<br />

Scienze<br />

Il bosone di Higgs di Diego Gutkowski 74<br />

www.isiciliani.it<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 5<br />

DA' UNA MANO: I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>, Banca Etica,<br />

IT 28 B 05018 04600 000000148119<br />

DISEGNI DI MAURO BIANI<br />

Percorsi<br />

Peppino e il '77 di Salvo Vitale 78<br />

Luoghi<br />

Le mimose di Bucarest di Miriana Squillaci 82<br />

Lavora e diventerai come noi (forse) di Attilio Occhipinti 84<br />

E ti senti per sempre un po' cambiato di Beniamino Piscopo 85<br />

Nord e Sud di Tito Gandini 86<br />

Il filo<br />

Le guerre dei siciliani di Giuseppe Fava 8<br />

Un ebook in omaggio<br />

con questo numero<br />

Dario Vicari La mafia e la plebe<br />

La psicoterapia e la violenza rimossa<br />

della politica in Sicilia mobi epub pdf


Nella crisi e sofferenza profonde che<br />

caratterizzano l’attuale stagione politica<br />

italiana una parte importante hanno le<br />

“parole”, la perdita del loro significato<br />

comune, il loro uso distorto o deviato.<br />

Quando si tratta di legalità e di giustizia,<br />

le parole più frequenti – ormai - sono<br />

quelle malate o false.<br />

Sintomo di un malessere grave<br />

Sono parole malate (elencarle comporta<br />

un esercizio di… masochismo) quelle<br />

usate per denigrare i magistrati definendoli<br />

faziosi, matti, cancro da estirpare,<br />

associati per delinquere, disturbati mentali,<br />

antropologicamente diversi dal resto<br />

della razza umana, figure orribili e inique,<br />

peggiori del fascismo, maledetti dal<br />

Vangelo...<br />

Parole malate che sono sintomo di un<br />

grave malessere della politica, in quanto<br />

favoriscono - sfiduciando pregiudizialmente<br />

un’istituzione fondamentale dello<br />

stato - la desertificazione delle coscienze.<br />

Parole, quindi, che se possono andar<br />

bene a qualcuno per un comizio o per<br />

vincere una partita politico-giudiziaria,<br />

sono comunque causa di gravi perdite<br />

per tutti, a destra come a sinistra, perchè<br />

www.isiciliani.it<br />

Neolingua<br />

Parole false<br />

contro la giustizia<br />

di Gian Carlo Caselli<br />

contribuiscono a deteriorare il senso morale<br />

del nostro Paese. E così una società<br />

non regge.<br />

Poi ci sono le parole false: accanimento,<br />

persecuzione giudiziaria, politicizzazione<br />

dei magistrati, teoremi, uso della<br />

giustizia per fini politici, complotti, partito<br />

dei giudici, golpe, giacobinismo, giustizialismo,<br />

toghe rosse... Fino alle recentissime<br />

accuse di processi fatti solo<br />

per mettere qualcuno alla gogna massmediatica<br />

senza preoccuparsi più di tanto<br />

degli esiti.<br />

* * *<br />

Parole false, perché basate sul nulla (se<br />

si facessero finalmente parlare gli atti e i<br />

documenti: tacerebbero le bufale propagandistiche),<br />

ma ripetute con tanta ossessiva<br />

frequenza, impiegando le stesse tecniche<br />

pubblicitarie dei detersivi, che alla<br />

fine uno finisce per crederci o per subirle<br />

con rassegnata passività, accettando di<br />

usarle nel linguaggio corrente.<br />

Perché questo impiego massiccio,<br />

scientificamente organizzato, di parole<br />

false?<br />

Innanzitutto per squalificare chiunque<br />

osi dissentire dal “pensiero unico”, marchiandolo<br />

d’infamia ed espellendolo dal<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag.6<br />

campo di gioco. Poi per impedire qualunque<br />

confronto serio sui problemi della<br />

giustizia, riducendo tutto ad una spirale<br />

soffocante di luoghi comuni, slogan e<br />

falsità. Infine perchè parlare del falsamente<br />

presupposto colore delle toghe<br />

(rosso o azzurro) aiuta a non parlare dei<br />

problemi veri. Che sono poi questi: chi è<br />

accusato di corruzione, ha corrotto o no ?<br />

chi è accusato di aver avuto rapporti con<br />

la mafia, è stato o no colluso?<br />

Insomma, hanno corrotto o no?<br />

Ma le parole false servono soprattutto<br />

per delegittimare e scoraggiare i magistrati<br />

che abbiano la “sfortuna” di doversi<br />

occupare di certe materie.<br />

Si sa bene che a forza di calunniare,<br />

qualcosa alla fine resta sempre. E diventa<br />

sempre più sfumata la linea di confine fra<br />

aggressione ed intimidazione. Mentre si<br />

consolida il teorema (che le parole false<br />

hanno introdotto) secondo cui giustizia<br />

giusta – quando si tratta di imputati che<br />

contano – è quella che assolve; mentre<br />

quella che osa indagare o addirittura ( a<br />

volte capita...) condannare è giustizia ingiusta,<br />

giustizia iniqua, da bollare con<br />

campagne mediatiche feroci.


Firenze, con Libera, il primo giorno di<br />

primavera. Dovevate esserci per capire le<br />

ragioni vere della forza delle mafie.<br />

“Mio padre era maresciallo dei carabinieri.<br />

Venne ucciso in piazza mentre il<br />

suo superiore prendeva il caffè con il<br />

boss e per non restare coinvolto nella<br />

sparatoria tirò giù la serranda del bar.<br />

Quando l’Arma, dopo un’indagine interna,<br />

punì il superiore con un trasferimento,<br />

il consiglio comunale gli manifestò<br />

invece ufficialmente la sua gratitudine”.<br />

“Cercavo protezione per mia figlia contro<br />

quei delinquenti. Chiesi al maresciallo<br />

di potergli parlare. Mi diede appuntamento<br />

di notte in una piazzola della superstrada<br />

ma non venne. Poi mi fece sapere<br />

di stare attenta, era meglio lasciar<br />

perdere, quei tipi erano pericolosi”.<br />

“Dopo le intimidazioni e gli attentati con<br />

cui cercavano di fermare la mia azione di<br />

sindaco, chiesi al prefetto più attenzione<br />

per quel che stava accadendo. Lui mi disse<br />

che davanti al mio portone non sarebbe<br />

stato acceso nemmeno un cerino. Un<br />

cerino no, ma la bomba che uccise mio<br />

padre sì”. Massimiliano e Maria Rosaria<br />

persero il padre<br />

Domenico Noviello,<br />

imprenditore con la<br />

schiena diritta, grazie a<br />

un oculista di Pavia che<br />

dichiarò la cecità del<br />

killer di camorra facendolo<br />

uscire dal carcere.<br />

Tracimano di queste<br />

www.isiciliani.it<br />

Società civile<br />

L'Italia<br />

che non si squaglia<br />

di Nando dalla Chiesa<br />

viltà i racconti che si inseguono il<br />

venerdì pomeriggio. La zona grigia, la<br />

vigliaccheria, la corruzione, la paura. La<br />

vera montagna che fa la differenza nella<br />

lotta contro la mafia.<br />

Una comunità sempre più grande<br />

Sono una comunità sempre più grande,<br />

i familiari. Perché i poteri criminali uccidono<br />

tutti gli anni. Perché c’è sempre chi<br />

decide di venire per la prima volta, come<br />

Cristina, la figlia di Bruno Caccia, il procuratore<br />

capo di Torino ucciso nell’83,<br />

appunto trent’anni fa. Perché c’è sempre<br />

qualcuno che prova a portare qui la sua<br />

domanda di giustizia dopo essersi viste<br />

sbattere in faccia tutte le porte del mondo.<br />

Centinaia di storie, un’infinità di<br />

umiliazioni come medaglie, che si fanno<br />

pezzo insanguinato ma dignitoso e indomito<br />

della più vasta storia d’Italia.<br />

Una società che non si piega<br />

Nomi e cognomi che intessuti insieme<br />

danno l’idea di uno Stato in cui credere,<br />

di una società che non si piega al denaro<br />

e alla convenienza.<br />

Recitati insieme, tra le strade e i monumenti<br />

del più grande Rinascimento della<br />

cultura occidentale. Le bandiere lilla,<br />

gialle e arancioni galleggiano sul fiume<br />

immenso di <strong>giovani</strong>. Si è raccolta<br />

un’umanità speciale: Bettina Caponnetto,<br />

la vedova novantenne del grande giudice<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag.7<br />

fiorentino, che sul palco sembra una<br />

regina, Cesare Prandelli che applaude<br />

con umiltà l’elenco delle vittime, figli<br />

che fissano muti negli occhi i padri o le<br />

madri al suono del “loro” nome, gli<br />

amministratori coraggiosi riuniti in<br />

“Avviso Pubblico”, quella irripetibile<br />

combinazione di lutto e di gioia che<br />

scoppia puntuale a questo appuntamento.<br />

Ecco in che cosa credere<br />

Ecco in che cosa credere, questa è materia<br />

che non si squaglia. Non percentuali<br />

di voto che vanno e vengono, non cariatidi<br />

in cerca di potere o rivoluzionari che<br />

guardano il proprio ombelico. Ma l’Italia<br />

che non si è voltata dall’altra parte.<br />

Sono i suoi valori, riassunti da centinaia<br />

di nomi, a dire ciò in cui si può credere,<br />

come hanno deciso di fare ieri le centocinquantamila<br />

persone arrivate da ogni<br />

parte d’Italia, ragazzi partiti in pullman<br />

alle quattro di notte, venuti a Firenze non<br />

per vedere la città, ma per esserci. Convinti<br />

che le bandiere della giustizia, della<br />

Costituzione e della lotta alla mafia siano<br />

quelle che vale la pena di tener sollevate.<br />

Sono loro che senza volerlo ripetono ai<br />

ciechi e agli orbi quel che Neruda rispose<br />

in poesia quando gli chiesero perché non<br />

parlasse delle nevi e dei vulcani del suo<br />

paese natale: “venite a vedere il sangue<br />

per le strade/ venite a vedere il sangue<br />

per le strade/ venite a vedere il sangue<br />

per le strade”.


Cinquant'anni fa di questi tempi avevamo<br />

il governo più fascista che ci sia stato fra<br />

Mussolini e Berlusconi, un centrodestra<br />

Dc-Msi che per prima cosa provvide a “revisionare”<br />

- come si dice ora – la storia italiana<br />

facendo occupare Genova dagli ex repubblichini<br />

di Salò.<br />

Genova insorse e anche nel resto d'Italia<br />

ci furono manifestazioni contro il governo.<br />

Nel sud si mescolarono con quelle per l'acqua<br />

e per l'occupazione.<br />

La polizia, in perfetto stile sovietico (ma<br />

i comunisti qui erano gli sparati) , sparò<br />

sulla folla in diverse città: a Reggio Emilia<br />

uccise cinque operai, a Licata (Agrigento)<br />

restarono per terra venticinque manifestanti<br />

(un morto), a Palermo furono uccisi un anziano<br />

sindacalista, un precario diciottenne e<br />

una donna che stava alla finestra. A Catania<br />

massacrarono un ragazzo a manganellate<br />

(Salvatore Novembre, 19 anni) e lo lasciarono<br />

a morire in piazza Stesicoro, dove ora<br />

la gente passeggia senza sapere.<br />

Nei giorni successivi il governo crollò,<br />

travolto dalle proteste (allora la gente si ribellava).<br />

Ma al sud e specialmente in Sicilia<br />

la vita rimase quelle di prima, cioè disoccupazione<br />

e miseria e mafia per i contadini:<br />

mancava ancora un sacco di tempo per<br />

il Sessantotto.<br />

* * *<br />

Da allora molte cose sono cambiate e alcune<br />

sono rimaste le stesse. La polizia,<br />

dopo Falcone e gli altri, non sparerebbe più<br />

sulla folla. Ci sono più telefonini, ma meno<br />

allegria. Lavoro continua a non essercene, e<br />

ora non solo al sud. Invece c'è sempre la<br />

mafia, che ha ancora più amici nei partiti di<br />

governo.<br />

E proprio a questo proposito, c'è una differenza<br />

importantissima: adesso,della mafia,<br />

nessuno fra i politici si accorge più.<br />

Allora i partiti di sinistra (i “socialcomu<br />

nisti” che poi si scissero, uno al governo<br />

l'altro all'opposizione: ma sempre restando<br />

di sinistra fino a tutti gli anni'70), se una<br />

cosa sapevano, è che con la mafia non si discute<br />

e che la mafia sempre si combatte.<br />

Politica<br />

Ci vuole<br />

un altro Pertini.<br />

E forse c'è<br />

Persero più di cento compagni (un'altra<br />

cosa che ora non vi raccontano) combattendo<br />

i mafiosi, fra il '43 e gli anni Sessanta.<br />

Avevano mille difetti, ma non di fare compromessi<br />

coi mafiosi.<br />

E ora? Adesso lo vedete: condannano un<br />

politico fondamentale (un fondatore di Forza<br />

Italia, un braccio destro di Berlusconi)<br />

per mafia, e una settimana dopo tutti se lo<br />

sono già dimenticato. Non è che non protestino,<br />

non facciano begli articoli, non siano<br />

– per alcuni giorni – virtuosamente indignati:<br />

ma tutto si ferma lì. Poi arriva la “politica”<br />

dei politici, e tutto ritorna normale.<br />

Per ora, nella sinistra “normale”, fervono<br />

le trattative e le avances (allearsi con Fini?<br />

con Micciché in Sicilia? con Calderoli e<br />

Bossi?), con strategie complessissime, degne<br />

di Sun Tzu o Napoleone. Peccato che<br />

falliscano sempre.<br />

E quanto agli assetti interni: chi sarà il<br />

candidato finale, alle elezioni? Bersani,<br />

Vendola? Di Pietro? Oppure - tocchiamo<br />

ferro – un D'Alema o un Veltroni? O l'abilissimo<br />

Letta? E chi appoggiato da chi, che<br />

schieramenti interni, che alleati? Manovre<br />

complicatissime, degne di Giulio Cesare o<br />

Machiavelli.<br />

E anche queste regolarmente finiscono<br />

col pugno di mosche in mano. Finirà che<br />

dalla crisi verrà fuori un governo Tremonti<br />

(che in effetti c'è già) o un Tremonti-Fini, o<br />

un Fini-Calderoli-allargato (tutto è possibile)<br />

o... E tutto, in nome dell'emergenza, con<br />

l'appoggio pià o meno esplicito della sinistra.<br />

Da un canto è divertentissimo vedere gli<br />

schieramenti che si compongono, le congiure<br />

reciproche, i tradimenti dei ras (non a<br />

caso fra poco è venticinque luglio...);<br />

dall'altro, noi popolo di ogni giorno in tutto<br />

ciò non ci guadagniamo proprio niente. Rischiamo<br />

un governo Berlusconi senza di<br />

lui, che duri altri vent'anni e che sia sempre<br />

e altrettanto padronale. Un otto settembre<br />

che duri vent'anni.<br />

* * *<br />

|| www.ucuntu.org || 05 luglio 2010 ||<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 8<br />

Quanto a noi, che di “politica” non ne<br />

mastichiamo, abbiamo poche idee e tutte<br />

fuori moda. Primo, coi mafiosi non si tratta,<br />

neanche per un istante. Secondo, se governo<br />

di emergenza ha da esserci, che sia di<br />

emergenza vera, e cioè in primissimo luogo<br />

antimafioso. Abbiamo un candidato, persino<br />

(a sua insaputa, ovviamente...), ed è un<br />

giudice antimafioso.<br />

Volete un governo unitario, che gestisca<br />

il dopo-Berlusconi e prepari (diciamo, nel<br />

giro di un anno) le elezioni? Benissimo.<br />

Eccolo qua. Caselli.<br />

A Berlusconi (e a Dell'Utri) non va bene,<br />

ovviamente. Ma a tutti glialtri? E' democratico.<br />

E' settentrionale. E' anche siciliano, in<br />

un certo senso. Non è di destra. Non è di sinistra.<br />

E' più istituzionale della carta bollata.<br />

Non si è mai immischiato di politica (a<br />

volte la politica se l'è presa con lui) e hs<br />

sempre fatto seriamente ed efficacemente<br />

quel che l'Italia gli chiedeva, combattere i<br />

terroristi o stangare i mafiosi.<br />

E' giovane e pimpante, soprattutto, almeno<br />

quanto Pertini. E infatti rischierebbe<br />

d'essere proprio un altro Pertini.<br />

Chi ha paura di un altro Pertini? Chi ce lo<br />

farebbe, un pensierino?<br />

Riccardo Orioles<br />

ISTITUZIONI<br />

LETTERA DI UN MAGISTRATO<br />

Catania, 29 giugno 2010<br />

Al Sig. giudice Dott. Mariano Sciacca<br />

Sez.commerciale del Tribunale di Catania<br />

Permettimi auspicare da cittadino come farei<br />

da magistrato se fossi ancora in servizio<br />

che nell’imminente rinnovo del CSM elettori<br />

e coscienza pubblica possano conoscere<br />

il tuo pensiero di candidato circa la situazione<br />

giudiziaria della nostra Catania: se tu<br />

la ritenga normale nonostante le vicende riferibili<br />

all’area mafiosa di S. G. La Punta o<br />

invece bisognevole per tali fatti e per altri<br />

di accertamenti ministeriali e di misure<br />

dell’organo di autogoverno.<br />

Giambattista Scidà


Politica<br />

Attenti<br />

al Sistema<br />

Si accapigliano per il<br />

governo. Ma i governi<br />

in realtà sono due<br />

di Riccardo Orioles<br />

Mentre ferveva il dibattito sul finanziamento<br />

ai partiti, a <strong>marzo</strong> il megamanager<br />

Fiat Marchionne s'è aumentato la paga del<br />

47,7 per cento, portandola a 7,387 milioni<br />

di euri, più azioni per un valore di 7,2 milioni.<br />

Praticamente nessuno ne ha parlato.<br />

A febbraio, i magistrati di Torino hanno<br />

verificato l'esistenza di un immenso patrimonio<br />

clandestino "in capo al defunto<br />

Giovanni Agnelli, le cui dimensioni e la<br />

cui dislocazione territoriale non sono mai<br />

stati compiutamente definiti". Fra Liechtenstein<br />

(Celestina Co. Limited), Jersey<br />

(Triaria Investments), Isola di Man (Delphburn<br />

Limited), Zurigo (Morgan Stanley)<br />

e altri "paradisi" si parla di valuta e beni<br />

per circa 1,166 miliardi di euri. Praticamente<br />

neanche di questo s'è parlato.<br />

Infine, pochi giorni fa, a Vito Nicastro,<br />

un prestanome del boss Messina Denaro, è<br />

stato confiscato un tesoro di 1,3 miliardi di<br />

euro. Di questo - trattandosi di mafiosi -<br />

almeno per qualche giorno s'è parlato. Meglio<br />

tardi che mai, visto che l'inchiesta su<br />

Nicastro di Giorgio Ruta su i <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong><br />

era uscita nel dicembre 2011.<br />

Nessuno di questi tre casi ha avuto la<br />

benché minima eco nel dibattito "politico"<br />

in corso. Quanto costa il buffet del<br />

Senato? Chi paga il tempo libero dei galoppini?<br />

Chi farà il questore alla Camera,<br />

un rivoluzionario grillino o un inamidato<br />

del piddì? Tutti problemi giustissimi, per<br />

carità. Ma l'Italia sta andando in malora -<br />

guarda le cifre sopra - per altre cose.<br />

"Andare in malora" vuol dire che oggi,<br />

stando a Confcommercio, ai quattro milio-<br />

www.isiciliani.it<br />

ni italiani di poveri se ne sono aggiunti<br />

mediamente 615 nuovi. Non parliamo dei<br />

lavoratori immigrati perché questi, per<br />

unanime decisione di tutti i partiti vecchi e<br />

nuovi., nelle discussioni politiche non devono<br />

nemmeno essere nominate.<br />

Chi comanda davvero<br />

I governi in Italia in realtà sono almeno<br />

due. Uno si vede, e non conta niente. Gli<br />

altri, che non si vedono, hanno l'Italia in<br />

mano. Legali (Marchionne, Agnelli) o illegali<br />

(Cosa Nostra) che siano, hanno in comune<br />

il fatto di fare solo i loro interessi, e<br />

di non dare conto a nessuno. Di essi probabilmente<br />

Cosa Nostra è il più feroce, ma<br />

questo è un dettaglio etico: ai fini pratici,<br />

cioè dell'impatto sulla nostra (di noi poveracci)<br />

umile vita quotidiana sono più o<br />

meno la stessa cosa.<br />

La vita quotidiana dei politici - vecchi e<br />

nuovi - è però un bel po' diversa dalla nostra.<br />

Per cui si possono permettere il lusso<br />

di giocare a Risiko fra di loro - Lìder contro<br />

Lìder, armate gialle contro armate rosse<br />

– mentre noi li stiamo a guardare a naso<br />

all'aria, chiedendoci fantozzianamente<br />

quando si decideranno a darci un governo<br />

(lo potrebbero fare anche subito, se fossero<br />

meno superbi) che ci liberi il groppone<br />

da quella gente.<br />

Balanzon, Pantalon, Capitan Spaventa<br />

Non so se è Commedia dell'arte o se è<br />

l'Opera dei Pupi. C'è Balanzon-Bersani e<br />

Grillo-Capitan Spaventa. Non manca (Napolitano)<br />

Pantalone, né Gano 'u traituri,<br />

che sarebbe il buon Renzi. “Distruggeremo<br />

il sistema! Noi soli! Abbasso tutto!”.<br />

“Sciòrbole! Ma il grande Ippocrate l'era<br />

minga d'acordo!”. “Ghe pensemo noi veci,<br />

portèe pasiensia...”. “Io, io, io!”. Allegria,<br />

la musica continua, si va avanti.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 9<br />

Ma davvero “hamo scherzato”?<br />

Finora, i risultati sono questi: Berlusconi<br />

che stava affogando è tornato a galla, salvato<br />

dieci anni fa da D'Alema e ora da<br />

Grillo. Monti, cacciato a fischi e pernacchie,<br />

è tuttora al governo. Si doveva rinnovare<br />

la politica, e difatti eccoli là Violante<br />

e Quagliarello (e ai bordi del campo si<br />

scaldano Tutankamon e Amato). S'è votato<br />

a gran maggioranza per la svolta, e siamo<br />

più impantanati di un camion di calcestruzzi<br />

quando piove a Messina. “Hamo<br />

scherzato”, si direbbe a Roma.<br />

Qua nella capitale...<br />

Qua nella capitale (che ormai è Catania,<br />

per come stanno messe le cose) debbono<br />

fare il sindaco. O Bianco (centrosinistra),<br />

cioè privatizzazione dell'acqua e legnate<br />

agli studenti (a Napoli, dieci anni fa, anticipò<br />

il G8); o una signora Adorno, portavoce<br />

grillina, mai vista qua nei quartieri,<br />

mai parlato di mafia. Mai esistito Scidà,<br />

mai visto Giuseppe Fava.<br />

La mafia, sì. Dei tre partiti, uno (Dell'<br />

Utri,) non è lontano da essa. Uno (Pd) ha<br />

avuto, ma molti molti anni fa, Pio La Torre.<br />

Il terzo (M5) è inaffidabile (“Qua mafia<br />

non ce n'è più, ormai è tutta al nord!”)<br />

e non capisce nemmeno la differenza fra<br />

un (mediocre) giudice antimafia e un<br />

(pimpante ed efficientissimo) non nemico<br />

dei mafiosi.<br />

Berlusconi il golpista<br />

Si può nominare Pertini? O – visto che<br />

che la P2 ora è ufficiale, e che Berlusconi<br />

il golpista è una forza politica come le<br />

altre – Pertini oramai è vietato? E' vietato,<br />

sì, multa a chi sgarra. Niente parlare di<br />

Pertini o Berlinguer, amici miei, sennò poi<br />

la gente magari fa paragoni, e questo ai<br />

politici di ora non fa piacere. Ma voi<br />

pensateci a Pertini, pensateci lo stesso.


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Movimenti<br />

Anticorpi<br />

contro la mafia<br />

al Nord<br />

Facciamo rete, organizziamoci, superiamo i confini<br />

della testimonianza. Indichiamo referenti<br />

con potere legislativo, testimoni attivi nella magistratura,<br />

interpreti responsabili nell' imprenditoria.<br />

Mettiamo l'interesse pubblico prima di quello<br />

privato di Giulio Cavalli<br />

C’è una frase di Pino Maniaci che<br />

mi colpisce profondamente. Pino è<br />

così: vola con leggerezza dai giudizi<br />

più sprezzanti fino alle considerazioni<br />

più intime che meritano di essere al<br />

più presto collettive.<br />

Diceva, durante un suo incontro con i<br />

ragazzi su Milano, “dovete stare attenti,<br />

perché in Sicilia abbiamo il virus ma anche<br />

gli anticorpi, qui il virus è arrivato,<br />

ma non avete ancora gli anticorpi”.<br />

I corpi estranei alla Costituzione<br />

Gli anticorpi, appunto: ho passato serate<br />

a spaccarmici la testa, sugli anticorpi,<br />

su queste proteine umanoidi che dovrebbero<br />

neutralizzare i corpi estranei alla<br />

legge e alla Costituzione riconoscendone<br />

ogni determinante antigenico.<br />

E’ possibile? mi chiedevo. Come impiantarceli<br />

qui dove la malattia è in incubazione<br />

continua mentre la devastazione<br />

è in corso d’opera?<br />

Forse (è una mia umile considerazione<br />

personale) facendo rete (sì, ce lo siamo<br />

detti mille volte e tutte le sante mille volte<br />

abbiamo applaudito) ma diversamente<br />

da come lo stiamo facendo.<br />

E’ un’autocritica certo (mica un rimestamento<br />

di macerie), ma è un fatto visibile<br />

e evidente che l’antimafia sociale,<br />

culturale e dell’associazionismo viaggi<br />

ad una velocità (colpevolmente) troppo<br />

diversa e troppo slegata da quello che accade<br />

là dentro dove i cambiamenti cambiano<br />

per davvero le cose: centinaia di<br />

insegnanti spendono energie e tempo per<br />

organizzare incontri di alfabetizzazione<br />

sulle mafie ma la scuola intanto resta<br />

inerte (quella dell’Aprea, della Gelmini,<br />

di Comunione e Liberazione e di Formigoni,<br />

per intendersi, quella terribile idea<br />

di scuola tutta minuscola come servizio<br />

obbligatorio per adempiere stancamente<br />

ai doveri della Costituzione), decine di<br />

amministratori si incontrano per scambiarsi<br />

esperienze e buone pratiche su riciclaggio<br />

e gioco d’azzardo ma la Regione<br />

(e il Parlamento) si ridestano al massimo<br />

un secondo solo per congratularsi in carta<br />

bollata, invitiamo testimoni di giustizia<br />

a raccontarsi mentre abbiamo un programma<br />

di protezione testimoni che viene<br />

smantellato quotidianamente, applaudiamo<br />

nelle serate gli uomini della Catturandi<br />

mentre ci raccontano l’ultimo arresto<br />

dell’ultimo latitante e intanto le forze<br />

dell’ordine scivolano nel volontariato per<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 10<br />

terminare le indagini.<br />

Queste e molte altre discrepanze (usiamo<br />

un eufemismo, va') testimoniano le<br />

maglie troppo larghe di una rete che non<br />

riesce a contenere.<br />

Indicare referenti certi<br />

Stringersi, forse. Servirebbe stringersi<br />

per rendere più palesi (e leganti) le responsabilità<br />

di tutti i nodi. Avere il coraggio,<br />

stretti, di indicare referenti certi<br />

con potere legislativo, testimoni attivi<br />

nella magistratura, interpreti responsabili<br />

nell’imprenditoria, in un’attività di “lobby”<br />

nell’accezione positiva: tre o più persone<br />

che si occupano dell’interesse pubblico<br />

danneggiando (anche, se serve)<br />

l’interesse privato. Una sorta di 416 quater<br />

che non sia un delitto ma un dovere di<br />

anticorpi.<br />

Costa, lo so, non è facile: richiede<br />

un’esposizione a tutto campo che superi i<br />

confini della testimonianza. Eppure<br />

l‘antimafia non può restare sospesa, non<br />

è credibile nei mezzi toni di una scala<br />

con un estremo buio; richiede luce, vita,<br />

scelta e politica. Da che parte stare: essere<br />

partigiani e non tollerare indifferenze.


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Movimenti<br />

La memoria di Fava<br />

e il ministero<br />

dei ragazzi<br />

Da qui al 5 gennaio 2014 (anniversario del<br />

delitto Fava), tutte le scuole italiane potranno<br />

studiare le cose dette e scritte da Pippo Fava,<br />

faranno lezioni con esperti, scriveranno articoli,<br />

gireranno video, scatteranno foto...<br />

di Antonio Roccuzzo<br />

In una stanza di un palazzone romano<br />

di viale Trastevere è successo un piccolo<br />

“miracolo” civile.<br />

La parola – mi rendo conto da ateo convinto<br />

- va fin troppo di moda, dopo l’irruzione<br />

in scena di papa Francesco, ma qui<br />

non c’è nulla di cattolico, state tranquilli.<br />

Anche se di miracoli così ce ne sono tanti<br />

tra le pieghe nascoste d’Italia e molti altri<br />

ne dovrebbero accadere.<br />

È accaduto, e io ne sono stato testimone,<br />

che il ministero dell’istruzione ha firmato<br />

un’intesa con la Fondazione Giuseppe<br />

Fava. Elena Fava, la figlia del giornalista<br />

ucciso dalla mafia a Catania il 5 gennaio<br />

1984 e mio maestro di giornalismo, e<br />

la professoressa Giovanna Boda, responsabile<br />

del dipartimento dello studente del<br />

Miur, hanno messo la firma sotto sette fogli<br />

di carta. “Da oggi ci siamo alleati”, ha<br />

detto una sorridente “burocrate” che non<br />

ha nulla di burocratico nei toni e nelle parole.<br />

Il miracolo è questo: 30 anni (quasi)<br />

dopo l’assassinio di Fava un pezzettino<br />

dello Stato si è accorto di questo luogo<br />

della civiltà italiana, la Fondazione Fava,<br />

e le ha porto la mano, facendo proprio<br />

questo “esempio civile”. Per fare iniziative<br />

e cultura insieme, mettendo tutte le<br />

scuole italiane nella condizione di ricordare<br />

(senza retorica) un cronista ucciso<br />

dal potere politico-mafioso siciliano e<br />

italiano.<br />

Non era mai successo finora, non c’era<br />

stato nessun brandello di Stato (tribunali a<br />

parte) che, dal 1984 a oggi, avesse dato<br />

questo segno concreto di voler tutelare<br />

questa memoria e di darle lo spazio di<br />

esprimersi uscendo dai suoi confini.<br />

Tutte le scuole italiane<br />

In cosa consisterà questa “santa” e civile<br />

alleanza? Accadrà che da qui al 5 gennaio<br />

2014 (anniversario del delitto Fava),<br />

tutte le scuole italiane potranno studiare le<br />

cose dette e scritte da Pippo Fava, faranno<br />

lezioni con esperti, scriveranno articoli,<br />

gireranno video, scatteranno foto.<br />

Fava ha scritto: “A che serve vivere se<br />

non si ha il coraggio di lottare?”. Lo faceva<br />

dire a un suo personaggio nella commedia<br />

“la Violenza”. E questo fu lo spirito<br />

del giornale, lottare per la verità, che animò<br />

la redazione dei ragazzi de “I <strong>Siciliani</strong>”,<br />

la rivista che Fava fondò nel 1982<br />

dando l’occasione di imparare un mestiere<br />

liberamente (e come si potrebbe farlo senza?)<br />

a una decina di ragazzi italiani.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 11<br />

Per me e per gli altri compagni di quella<br />

bella e dura avventura <strong>giovani</strong>le fu l’attimo<br />

fuggente, l’occasione di provare a<br />

scrivere ed esprimersi liberi. Un privilegio<br />

per un cronista italiano, una grande scuola<br />

di vita e una splendida bottega dove apprendere<br />

un mestiere.<br />

Ecco, lo spirito di questa alleanza tra<br />

Fondazione Fava e Miur è proprio questo:<br />

dare ai ragazzi italiani l’occasione di studiare<br />

(fuori dai testi) la figura di un giornalista<br />

libero, un grande educatore civile,<br />

un appassionato cronista. “Apri la finestra<br />

sulla tua città e racconta dove vedi traccia<br />

di mafie”.<br />

Sarà questo – più o meno – il titolo del<br />

bando intitolato a Fava e l’Ansa.it accoglierà<br />

i lavori delle scuole che aderiranno<br />

al bando del Miur. Poi, a gennaio, Catania<br />

diventerà capitale delle scuole italiane.<br />

Come Palermo per il 23 maggio.<br />

Perché i miracoli civili hanno i loro<br />

esempi e i loro nomi da proporre per far<br />

camminare le idee.<br />

Ragazzi di tutte le scuole d’Italia, datevi<br />

da fare a scrivere. Fava avrebbe creduto in<br />

voi. Come – 30 anni fa – credette in me,<br />

in Claudio, in Michele, in Elena, Rosario,<br />

Riccardo, Sebastiano, Lillo, Fabio e in<br />

tutti quelli che sono venuti dopo.


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cinque<br />

Niscemi 30 <strong>marzo</strong><br />

chilometri<br />

di pace<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 12


30 <strong>marzo</strong> a Niscemi<br />

Il giorno<br />

della<br />

pace<br />

di Giovanni Caruso<br />

Il verde dei campi che si unisce<br />

all'azzurro cielo. Le tante voci colorate<br />

dei dialetti di tutta Italia. Il colore dei<br />

suoni e del vocio gioioso, di chi vuole<br />

pace e diritti...<br />

Insomma, colori di ogni tipo che contrastano,<br />

con il freddo acciaio delle antenne<br />

della istallazione americana.<br />

Oggi a Niscemi, è festa!<br />

"Si! caro signore, lei racconta oggi, con<br />

parole poetiche, ma oggi è come il 25<br />

aprile, il giorno delle resistenze!<br />

O il primo maggio, la festa del lavoro<br />

contro i vecchi e nuovi sfruttamenti.<br />

Oggi noi donne madri, contro il Muos,<br />

siamo qui a resistere per difendere Niscemi,<br />

i nostri figli e tutte le mamme del<br />

mondo che vedono morire i loro figli e<br />

figlie a causa di guerre assurde che servono<br />

ad arricchire i mercanti di armi e<br />

l'occidente".<br />

Ma cosa accadrà, con il nuovo governo<br />

del presidente?<br />

"I comitati NoMuos hanno raggiunto un<br />

primo importante successo, il governatore<br />

Crocetta ha revocato le autorizzazioni<br />

concesse dal suo predecessore ed ex alleato<br />

Lombardo. E’ una mossa dettata<br />

dalla necessità di mantenere in piedi la<br />

sua giunta o da sincera convinzione? La<br />

storia ce lo dirà, adesso possiamo solo<br />

aspettare la risposta del governo americano,<br />

sempre in guerra con il "terzo<br />

mondo" più povero.<br />

Quale sarà la loro reazione?<br />

Chi avrà ragione?<br />

Noi che resistiamo per i nostri diritti, o la<br />

grigia e vecchia politica dei potenti, che<br />

potrebbe far sbiadire i mille colori sparsi<br />

in questi cinque chilometri di pace?"<br />

foto di Alessandro Romeo<br />

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ALTRI GIORNI DI LOTTA 5 APRILE LA CAROVANA ANTIMAFIA<br />

Il programma a Catania: alle 9.30 davanti alle Zagare incontro coi lavoratori delle aziende confiscate<br />

Aligroup e Riela, a cura della Cgil; a mezzogiorno a piazza Verga (lato Excelsior) ricordo di<br />

Pierantonio Sandri, mentre contemporaneamente nel Tribunale di fronte si svolge la seduta del<br />

processo di Appello); alle 16 al call-center "Almaviva" di Misterbianco, convegno sul Lavoro a<br />

cura dell'Arci e del Presidio; alle 19 festa & cena a Librino al campo S.Teodoro.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 13


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I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 14<br />

di giro”


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I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 15


Mamme NoMuos<br />

Niscemi:<br />

Resistenza<br />

rosa<br />

di Daniela Sammito<br />

Le mamme lo chiamano MUOStro e<br />

sono decise a sconfiggerlo a tutti i costi,<br />

con tutta l'irresistibile potenza<br />

dell'istinto con cui ogni donna difenderebbe<br />

il proprio piccolo in pericolo.<br />

Dopo i fatti della notte tra il 10 e l'11<br />

gennaio - quando i ragazzi che presidiano<br />

giorno e notte la Sughereta, intervenuti<br />

a bloccare l'accesso alla base di una<br />

gigantesca gru, furono respinti a manganellate<br />

dalle forze dell'ordine, un gruppo<br />

di mamme di Niscemi decise di costituirsi<br />

in comitato. Con la nascita del Comitato<br />

delle Mamme NoMuos, la battaglia<br />

contro l'eco-mostro di Niscemi e le azioni<br />

di resistenza contro la militarizzazione<br />

della Sicilia ha assunto una vitalità irresistibile.<br />

Davide Floridia, attivista NoMuos di<br />

Modica, ha trascorso un mese al presidio<br />

e descrive così il primo incontro con le<br />

Mamme: “E' stato bellissimo quando<br />

sono arrivate le mamme, qualche giorno<br />

dopo il passaggio delle gru. Per noi è stato<br />

un giorno di primavera. Hanno portato<br />

l'armonia, l'ascolto. Il loro gruppo è cresciuto<br />

tanto e noi siamo stati spesso con<br />

loro alle assemblee in piazza”.<br />

Una primavera “rivoluzionaria”<br />

Ma di primavera qua si può parlare anche<br />

in un altro senso, quello che rende il<br />

termine sinonimo di rinnovamento, anzi<br />

di rivoluzione. Perché la carica rivoluzionaria<br />

nelle parole delle mamme NoMuos<br />

è innegabile: “Ogni giorno lottiamo per<br />

garantire ai nostri figli ciò di cui hanno<br />

bisogno. E adesso lotteremo per tutelare<br />

la loro salute e il loro futuro. Questa battaglia<br />

è la nostra principale forma di libertà,<br />

il nostro modo di sentirci veramente<br />

libere”. Così Marisa Di Corrado - niscemese,<br />

madre di tre ragazzi - racconta<br />

la sua decisione di aderire al comitato.<br />

www.isiciliani.it<br />

E aggiunge: “Educherò<br />

i miei figli a<br />

difendere i loro diritti.<br />

Questa è l'eredità<br />

che lascerò loro”.<br />

“Le donne devono<br />

imparare a reagire -<br />

conclude - Non devono<br />

più subire. Davanti<br />

a ciò che non<br />

funziona, bisogna cominciare<br />

a denunciare,<br />

a parlare, a fare<br />

qualcosa per cambiare<br />

la situazione”.<br />

Qui e dappertutto.<br />

Le mamme provengono da percorsi di<br />

vita differenti - insegnanti, impiegate,<br />

operaie e casalinghe - ma sono accomunate<br />

dalla volontà di lottare per la difendere<br />

la salute dei propri figli dal pericolo<br />

attuale delle antenne del sistema militare<br />

di telecomunicazioni NRTF-8 e da quello<br />

potenziale, ma imminente, della stazione<br />

terrestre del Muos.<br />

Percorsi di vita differenti<br />

Come per tutti i Comitati nati nel corso<br />

degli ultimi quattro anni in tutta la Sicilia,<br />

e anche oltre lo Stretto, per le mamme<br />

NoMuos l'obiettivo è di ottenere la<br />

definitiva e irrevocabile sospensione dei<br />

lavori di costruzione delle parabole satellitari<br />

Muos e lo smantellamento delle<br />

quarantasei antenne NRTF-8, che dal<br />

1991 provocano a Niscemi livelli molto<br />

elevati di inquinamento elettromagnetico,<br />

determinando un preoccupante aumento<br />

delle patologie tumorali nella popolazione.<br />

Per il loro impegno in difesa del territorio,<br />

della pace e dei diritti le mamme<br />

NoMuos hanno ricevuto, a Roma, il Premio<br />

speciale “Donne, Pace e Ambiente<br />

Wangari Maathai”. Era il 6 febbraio. Lo<br />

stesso giorno in cui, al presidio permanente<br />

di contrada Ulmo, sono state spintonate<br />

dalla polizia mentre cercavano di<br />

bloccare l'ingresso alla base di un furgone<br />

carico di militari e operai che avrebbero<br />

dovuto lavorare al Muos.<br />

In base ad un precedente accordo tra la<br />

polizia e i Comitati, i manifestanti avrebbero<br />

dovuto far passare soltanto i militari<br />

per il cambio dei turni. Ma quel giorno<br />

nel furgone c'erano anche operai camuffati<br />

da militari. Alcuni di loro erano niscemesi<br />

e sono stati riconosciuti dai manifestanti.<br />

Così le mamme si sono opposte<br />

al loro passaggio, mettendosi davanti<br />

all'automezzo.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 16<br />

I poliziotti sono intervenuti “strattonando,<br />

spingendo, colpendo, trascinando<br />

a terra e strappando la giacca di una di<br />

loro”. Non si è trattato di un intervento<br />

armato come quello dell'11 gennaio, ma<br />

sicuramente è stata un'azione violenta<br />

contro queste donne, mamme che facevano<br />

resistenza passiva.<br />

Marisa Di Corrado ha riportato una<br />

contusione alla caviglia (tre tre giorni di<br />

ricovero), e il suo racconto di quella<br />

giornata non lascia margini di dubbio:<br />

“Gli agenti ci hanno messo le mani addosso.<br />

Sono stata acchiappata per il giubbotto<br />

e strattonata. Il giubbotto si è strappato<br />

e io sono caduta a terra”.<br />

Addolorata e sorpresa la reazione delle<br />

mamme: “Ci domandiamo in che mondo<br />

viviamo quando si usa violenza contro<br />

donne e mamme che pacificamente presidiano<br />

per tutelare il diritto alla salute.<br />

Persone che hanno già problematiche familiari<br />

pesanti. Chi presidia, possibilmente,<br />

è gente che ha vissuto sulla propria<br />

pelle e quella dei propri cari problematiche<br />

di salute gravi. Ma lo Stato chi<br />

dovrebbe tutelare?”.<br />

Vale più la strategia o la salute?<br />

Legittima domanda. Che ne apre altre,<br />

di carattere più generale. Merita maggior<br />

tutela il diritto alla salute dei cittadini o<br />

l'interesse strategico degli USA ad esercitare<br />

un incontrastato controllo nel Mediterraneo?<br />

A cosa si riduce la democrazia<br />

quando l'esercizio dei propri fondamentali<br />

diritti incontra limiti calati<br />

dall'alto e imposti con la violenza?<br />

Quanto vale un atto formale della Regione<br />

Siciliana – la revoca delle autorizzazioni<br />

del MUOS notificata alla Marina<br />

statunitense – rispetto alla volontà condivisa<br />

del governo nazionale e degli Stati<br />

Uniti di fare della nostra isola un avamposto<br />

per i conflitti del terzo millennio?


Il Forum di Tunisi<br />

“Futura<br />

umanità”<br />

Volontari e migranti,<br />

studiosi e<br />

donne ribelli,<br />

precari e gente<br />

sfruttata del terzo<br />

mondo. E alla<br />

fine, da qui è<br />

partita la Carovana<br />

Antimafie<br />

internazionale...<br />

di Anna Bucca<br />

www.arcisicilia.info<br />

Seminari, workshop, assemblee, mini<br />

e grandi cortei, organizzazioni cene,<br />

riunioni di delegazione, incontri, birre<br />

notturne: tante sono state le occasioni<br />

per ritrovarsi, incontrarsi e conoscere<br />

altra gente durante la settimana trascorsa<br />

tra il campus universitario di Al<br />

Manar 1 dove si è svolto il forum e<br />

l’avenue Bourguiba, luogo di riferimento<br />

per i militanti “notturni” e per<br />

l’avvio della manifestazioni di apertura<br />

e di chiusura dell’edizione <strong>2013</strong> del<br />

FSM.<br />

Un forum in cui si è respirata un’aria<br />

diversa, che dieci anni fa nessuno<br />

avrebbe immaginato potesse svolgersi nel<br />

Maghreb, in Tunisia, e che appena due<br />

mesi fa, dopo l’assassinio di Chokri Belaid,<br />

in molti temevano che non si riuscisse<br />

più a organizzare.<br />

www.isiciliani.it<br />

Ma il coraggio, l’impegno e la determinazione<br />

sono stati più grandi della paura<br />

e il progetto è stato portato avanti, pur<br />

lavorando in condizioni di difficoltà e con<br />

meno fondi del solito e del necessario.<br />

Un nuovo universalismo<br />

Il primo risultato che porta a casa è stato<br />

di confermare che è possibile costruire<br />

alternative al capitalismo e alla globalizzazione<br />

economica neoliberista, basate su<br />

principi di cooperazione; che è possibile<br />

pensare insieme un nuovo universalismo<br />

e comunità locali fondate sui valori di diversità,<br />

giustizia sociale, uguaglianza tra<br />

tutti e tutte.<br />

In questa edizione hanno avuto centralità<br />

alcune temi rimasti un po’ al margine<br />

negli anni precedenti. Due su tutti: il movimento<br />

dei migranti e la Palestina, protagonista<br />

della manifestazione di chiusura<br />

il 30 <strong>marzo</strong>, la giornata della terra, giornata<br />

che sta particolarmente a cuore a una<br />

Nazione che lotta da 65 anni per riavere<br />

uno Stato, e non un insieme di bantustan.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 17<br />

FOTO DI GRAZIA BUCCA<br />

La parola Karama: dignità<br />

Un forum nel segno della parola Karama,<br />

dignità, che potevi leggere scritta in<br />

20 lingue diverse sulle borse che i partecipanti,<br />

portandole a tracolla, sfoggiavano<br />

attraverso i viali del campus. Vari gli<br />

spazi allestiti: il villaggio migrazioni,<br />

l’area dell’alternativa mediterranea, le<br />

tende delle donne e le tende delle diverse<br />

rappresentanze territoriali: saharawi, irakeni,<br />

palestinesi, egiziani, il forum sociale<br />

libico, i siriani nelle loro varie componenti,<br />

bandiere e convinzioni. Per citarne<br />

alcuni. Più di mille le attività seminariali<br />

proposte che hanno trovato sintesi nelle<br />

assemblee di convergenza del pomeriggio<br />

del 29 e della mattina del 30.<br />

Uno dei momenti più emozionanti si è<br />

avuto nel corteo finale, all’interno del<br />

quale ha anche simbolicamente preso avvio<br />

la Carovana Internazionale Antimafie.<br />

Ad un certo punto ci siamo ritrovati a<br />

cantare in tante lingue la stessa canzone:<br />

da un lato arrivavano le parole in arabo,<br />

dall’altro in italiano e in spagnolo, con le<br />

voci che si intrecciavano e mescolavano.<br />

Mi sembra che questa immagine restituisca<br />

il senso di questi giorni a Tunisi e<br />

quello che potrà essere il percorso futuro:<br />

fare ritrovare insieme tante persone di diverse<br />

esperienze e provenienze in un progetto<br />

collettivo. Buon cammino!<br />

p.s.: per la cronaca, le note che risuonavano<br />

erano quelle dell’Internazionale.


www.isiciliani.it<br />

Messina<br />

Lucchetti<br />

anti-primavera<br />

Al parco Aldo Moro<br />

tutto era pronto per<br />

cominciare la primavera<br />

con un regalo alla<br />

città, un magnifico<br />

spazio verde per la<br />

cultura. Ma...<br />

di Tonino Cafeo<br />

Messina. La domenica delle palme<br />

era già tutto pronto per una magnifica<br />

festa di primavera al parco Aldo<br />

Moro. Su invito del Teatro Pinelli Itinerante,<br />

che dopo essere stato sfrattato<br />

dai locali del Teatro In Fiera organizza<br />

“Zone Temporaneamente Liberate” in<br />

giro per la città dello stretto, decine di<br />

ragazze e ragazzi erano pronti con<br />

zappe e rastrelli, fin dalle prime ore<br />

del mattino, a rendere vivo e accogliente<br />

uno spazio verde nel cuore di<br />

Messina, ma sono rimasti dietro ai<br />

cancelli chiusi. E non c’entrano per<br />

nulla i capricci del tempo <strong>marzo</strong>lino.<br />

“Era tutto pronto per una giornata davvero<br />

particolare - racconta Michele -<br />

Dopo i lavori di pulizia del giardino e<br />

una meritata pausa di relax, ci sarebbe<br />

stato un seminario tenuto dall’architetto<br />

Celona sul Piano Borzì e la storia urbanistica<br />

messinese e infine un’assemblea<br />

aperta alla città per iniziare ad immaginare<br />

un uso collettivo di uno spazio<br />

per troppo tempo negato alla pubblica<br />

fruizione”.<br />

Ma già alle nove del mattino davanti al<br />

cancello del parco c’era un’auto dei Carabinieri<br />

a cui si sono aggiunte subito<br />

dopo due volanti della Polizia. “Gli<br />

agenti - spiega Michele - ci hanno detto<br />

che l’INGV (Istituto nazionale di<br />

Geofisica e vulcanologia),proprietario<br />

dell’area, avrebbe sporto nei giorni scorsi<br />

una denuncia contro ignoti per l’apertura<br />

abusiva della cancellata.”<br />

Vuoto, chiuso, abbandonato<br />

Il Parco Aldo Moro si trova in viale<br />

Regina Margherita, sulla Circonvallazione.<br />

E’ uno spazio di circa 13mila metri<br />

quadri situato su una collinetta panoramica<br />

attigua all’Istituto Sant’Ignazio.<br />

Al suo interno si trova un edificio che<br />

ha ospitato per decenni gli strumenti<br />

dell’Osservatorio Geofisico e Sismologico<br />

di Messina.<br />

Il contratto tra il Comune, antico proprietario<br />

del terreno, e l’INGV è stato stipulato<br />

nel lontano 1949 e sanciva la<br />

“cessione a titolo gratuito” del fondo,<br />

prevedendo però la restituzione all’ente<br />

locale dello stesso e degli immobili eventualmente<br />

costruiti nel suo perimetro in<br />

caso di cessazione dell’utilizzo da parte<br />

del beneficiario della donazione.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 18<br />

L’Osservatorio ha ospitato apparati<br />

scientifici attivi fino al 2008 anche se,<br />

come hanno confermato i dirigenti della<br />

sede regionale dell’INGV, è rimasto privo<br />

di personale da quando, nei primi anni<br />

’90, l’ultimo custode è andato in pensione.<br />

Dopo il 2008 ha sostanzialmente cessato<br />

di funzionare.<br />

Un polmone verde<br />

Si sarebbero così potute creare le condizioni<br />

affinché si verificasse la clausola<br />

prevista dal contratto del ’49 e il Comune<br />

di Messina avrebbe avuto a disposizione<br />

un importante polmone verde in una<br />

zona sempre più densamente popolata.<br />

Niente di tutto questo si è però verificato.<br />

Secondo quanto sostengono i dirigenti<br />

regionali dell’INGV la continuità operativa<br />

prevista come condizione per assicurare<br />

la proprietà del complesso all’ente di<br />

ricerca non sarebbe mai venuta meno.<br />

“Dal 2008 ad oggi abbiamo attuato un<br />

piano di lavori di ristrutturazione e potenziamento<br />

dell’Osservatorio, che è stato<br />

portato a buon fine nel febbraio di<br />

quest’anno con il collaudo amministrativo<br />

delle nuove strutture - precisano da<br />

Palermo - mentre delicati strumenti come<br />

il rilevatore geodetico gps non hanno mai<br />

cessato di raccogliere dati e di inviarli ai<br />

centri di elaborazione”.<br />

Stando a queste notizie, dunque, chi<br />

sperava di dotare Messina di nuovi spazi<br />

di verde attrezzato avrebbe dovuto mettersi<br />

il cuore in pace.


“Il parco è un bene comune<br />

che appartiene alla città”<br />

Manifestazione No Ponte<br />

a Messina.<br />

Foto di Sebastiano Gulisano<br />

Per la verità,<br />

un’altra strada<br />

per assicurare la<br />

fruizione pubblica<br />

almeno di<br />

parte del giardino<br />

esiste e le<br />

amministrazioni<br />

comunali che si sono succedute a Messina<br />

hanno pure provato a praticarla.<br />

Nel 2006 il sindaco Francantonio Genovese<br />

aveva rinnovato la concessione<br />

all’INGV del complesso. Nel frattempo<br />

la possibilità che gli spazi verdi fossero<br />

curati e aperti al pubblico era stata rivendicata<br />

da associazioni <strong>giovani</strong>li come<br />

Energie Messinesi e sostenuta da diversi<br />

consiglieri di quartiere e comunali.<br />

“Niente parco, perché...”<br />

Tre anni dopo, nel <strong>marzo</strong> del 2009 ,<br />

toccò all’assessore all’Arredo urbano<br />

della Giunta Buzzanca Elvira Amata<br />

confrontarsi con l’Istituto Nazionale di<br />

Geofisica. Nel corso di un incontro fra<br />

l’esponente del centrodestra e i funzionari<br />

dell’INGV emerse che il sito non sarebbe<br />

stato interamente utilizzabile come<br />

parco pubblico per ragioni legate alla delicatezza<br />

delle apparecchiature presenti.<br />

In quell’occasione fu resa nota l’intenzione<br />

dell’Istituto di rilanciare la propria<br />

attività a Messina con il potenziamento<br />

delle strutture dell’osservatorio e la contestuale<br />

disponibilità del medesimo a stipulare<br />

col Comune un protocollo d’intesa<br />

per il recupero dell’area rimanente,<br />

www.isiciliani.it<br />

nella quale ricadono la casa del custode e<br />

alcuni ruderi d’epoca spagnola.<br />

Gli accordi di collaborazione fra INGV<br />

e Università di Messina, siglati all’inizio<br />

del 2011, confermano l’impegno in direzione<br />

dell’ampliamento delle attività di<br />

ricerca sismologica e vulcanologica nel<br />

nostro territorio, senza fare però alcun riferimento<br />

ad eventuali diverse funzioni<br />

del Parco Aldo Moro, citato solo in quanto<br />

sede messinese dell’Istituto.<br />

Si deve arrivare al gennaio dello scorso<br />

anno per riavere notizie del protocollo<br />

d’intesa fra Palazzo Zanca e l’INGV. A<br />

quel periodo risale infatti il via libera del<br />

Consiglio comunale all’accordo di collaborazione<br />

pensato nel 2009.<br />

Un atto i cui effetti sono rimasti sospesi<br />

in aria per altri dodici mesi, fino a<br />

quando, cioè, i ragazzi del Pinelli non<br />

hanno riaperto la questione liberando il<br />

parco Aldo Moro e rinfrescando la memoria<br />

persino sulla sua esistenza a tutti,<br />

compresi i dirigenti dell’Ente pubblico di<br />

ricerca, che si sono affrettati a spedire in<br />

riva allo stretto un funzionario incaricato<br />

di “portare a compimento tutti gli adempimenti<br />

necessari ad una rapida ripresa<br />

delle attività scientifiche dell’Osservatorio<br />

Geofisico”.<br />

Il dottor D’Anna, questo il nome del<br />

funzionario, ha preso contatto con Palazzo<br />

Zanca per riprendere e concludere<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 19<br />

l’iter del protocollo di intesa ma non ha<br />

voluto sottrarsi comunque ad un confronto<br />

pubblico con il Teatro Pinelli Itinerante<br />

impegnandosi a far conoscere al<br />

consiglio di amministrazione dell’INGV<br />

le obiezioni e le controproposte dei temporanei<br />

occupanti della struttura.<br />

“Usiamolo in comune”<br />

“Siamo convinti che sia possibile<br />

portare avanti il progetto del centro di ricerca<br />

dell'INGV e contemporaneamente<br />

prendersi cura in comune del parco e di<br />

parte delle strutture - sostiene Giulia - Il<br />

parco è un bene comune di cui la città è<br />

stata privata per troppo tempo. Pensiamo<br />

che, in un momento in cui i tagli alla<br />

ricerca stanno avendo ripercussioni su<br />

tutta la collettività, possiamo pensare a<br />

nuove possibilità di finanziamento, dal<br />

basso, e di autogestione anche degli enti<br />

e delle strutture pubbliche, consapevoli<br />

del bisogno immediato di risposte concrete<br />

alle domande dei ricercatori, dei<br />

precari e di tutta la collettività. Stiamo<br />

lavorando a una nostra proposta di uso in<br />

comune del parco”.<br />

L’impegno a più breve scadenza è<br />

quello di arrivare subito dopo Pasqua ad<br />

un tavolo pubblico per la riscrittura<br />

dell’atto in termini che rendano chiara e<br />

inequivocabile la volontà di aprire alla<br />

cittadinanza - compatibilmente con le<br />

esigenze del lavoro di ricerca - il parco<br />

Aldo Moro.


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Beni comuni<br />

Al Teatro Valle<br />

va in scena<br />

l'avvenire<br />

“Occupiamo per occuparci<br />

di ciò che è nostro.<br />

È nostro come<br />

cittadini, come lavoratori<br />

dello spettacolo,<br />

della cultura e dell’<br />

arte...”. E' stato un<br />

modello per tanti, questa<br />

storia. Perché?<br />

di Bruna Iacopino<br />

“Lo spettacolo dell’anno è stato<br />

l’occupazione del Valle. Una maratona<br />

teatrale che va avanti da un mese, con<br />

duecento artisti sul palco, decine di<br />

migliaia di spettatori, recensioni sulle<br />

pagine e i siti del mondo, dal New York<br />

Times a Libération. Un sogno di mezza<br />

estate che ha trasformato il più antico<br />

teatro di Roma nella casa della cultura<br />

italiana, dove sono passati davvero tutti,<br />

in un laboratorio del futuro e finalmente<br />

in una notizia da prima<br />

pagina”.<br />

Era il 16 luglio 2011 e Curzio Maltese,<br />

editorialista de la Repubblica, raccontava<br />

così il primo mese di occupazione del<br />

Teatro Valle, uno dei teatri storici della<br />

Capitale, sito al centro della città, a un<br />

tiro di schioppo dal Senato.<br />

E il teatro Valle fu davvero per molti<br />

mesi, i primi mesi per lo meno, la notizia<br />

di prima pagina, o magari di seconda , su<br />

molti quotidiani, italiani e internazionali.<br />

Il perchè è presto detto: quella che<br />

all'inizio era sembrata la semplice bravata<br />

di un gruppo di teatranti aveva assunto<br />

pian piano i connotati di una lotta politica<br />

giocata non più sulla piazza ma dalla<br />

platea di un teatro del '700, uno dei più<br />

antichi di Roma, e argomentata punto per<br />

punto non solo sul piano della protesta<br />

ma anche e soprattutto su quello della<br />

proposta.<br />

“Riprendiamoci la cultura”<br />

E la proposta in questione suonava<br />

come una sfida: “Come l'acqua e l'aria<br />

ora riprendiamoci anche la cultura”.<br />

All'indomani del referendum che aveva<br />

portato alle urne milioni di italiani attorno<br />

al concetto antico eppure nuovo dei<br />

beni comuni, a partire da un bene fondamentale<br />

come l'acqua, a qualcuno era<br />

sembrato quasi naturale decidere che di<br />

fronte al rischio dello snaturamento di<br />

uno dei teatri più antichi d'Italia la soluzione<br />

più logica non potesse essere altro<br />

che la riappropriazione dal basso attraverso<br />

la pratica dell'occupazione e della<br />

successiva autogestione, ampia e partecipata,<br />

trasversale.<br />

“Com'è triste la prudenza”<br />

Ed ecco che, al motto di “Com'è triste<br />

la prudenza”, liberamente tratto da Rafael<br />

Spregelburd, motto che campeggia<br />

ancora in alto su uno striscione, lavoratori<br />

e lavoratrici dello spettacolo (attori, at-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 20<br />

trici, tecnici, sceneggiatori, registi, danzatori...)<br />

tentano un'impresa mai provata<br />

prima: riappropriarsi di un teatro fermo<br />

da quasi un anno e farlo rivivere<br />

attraverso il libero contributo di tutti, lavoratori<br />

e spettatori per la prima volta<br />

sullo stesso piano a confrontarsi e ripensare<br />

una diversa idea di cultura.<br />

“Occupiamo per occuparci di ciò che è<br />

nostro. È nostro come cittadini, come lavoratori<br />

dello spettacolo, della cultura e<br />

dell’arte. Con questo spirito il 14 giugno,<br />

lavoratrici e lavoratori dello spettacolo<br />

autorganizzati hanno occupato il teatro<br />

Valle”. Così scrivevano, il 22 giugno del<br />

2011, gli occupanti del Valle per far capire<br />

al mondo, che li osservava dall'esterno,<br />

quello che erano e soprattutto quello<br />

che volevano raggiungere.<br />

Un nuovo modo di agire<br />

Un modo nuovo di pensare e di agire<br />

che risultò subito vincente.<br />

Se volevi partecipare ad una delle tante<br />

assemblee che si tenevano nei primi<br />

mesi, quando ancora era tutto da definire,<br />

potevi star certo che avresti avuto difficoltà<br />

a trovare un posto per sederti.<br />

Gli spettacoli poi, tutti proposti a livello<br />

gratuito da parte degli artisti e sovvenzionati<br />

attraverso libera sottoscrizione<br />

dagli spettatori, erano un'incognita ancora<br />

maggiore. File interminabili per poi<br />

scoprire da un volto stanco ma sorridente<br />

che “ci dispiace ma c'è davvero troppa<br />

gente, non riusciamo a far entrare<br />

tutti...”.


E intanto il nucleo dei primi occupanti<br />

ingrossava le fila, strada facendo qualcun<br />

altro si appassionava (e continua ad appassionarsi)<br />

alla causa, l'abbracciava,<br />

sentiva che era la direzione giusta da percorrere,<br />

una direzione che aveva anche<br />

un altro obiettivo: quello di spianare la<br />

strada e creare degli emuli nel resto d'Italia,<br />

con occupazioni analoghe che avrebbero<br />

finalmente spinto le istituzioni a<br />

prendere atto di un fronte unito in difesa<br />

e a sostegno del bene più prezioso ma,<br />

per sua natura, “immateriale”.<br />

Il contagio dilaga<br />

Scommessa vinta anche questa: nel<br />

giro di poco il morbo si diffonde e ad essere<br />

occupati, o per dirla come lo direbbero<br />

loro, ad essere “liberati” sono altri<br />

www.isiciliani.it<br />

spazi: dal Teatro cinema Palazzo a<br />

Roma, al Marinoni e Sale Docks a Venezia,<br />

al Macao a Milano, il Teatro Rossi<br />

aperto a Pisa, la Balena a Napoli, il Pinelli<br />

a Messina, il Coppola a Catania e il<br />

Garibaldi a Palermo. Il contagio dilaga e<br />

il dibattito si accende.<br />

Al Valle ci passano tutti: chi a portare<br />

solidarietà, chi per semplice curiosità,<br />

chi a incoraggiare, chi a fare la passerella,<br />

ma ci passano... e tanta simpatia difende<br />

e ha difeso in tutti questi mesi da<br />

qualsiasi azione di forza da parte del<br />

nuovo gestore, cioè il Comune di Roma.<br />

Dopo gli spettacoli improvvisati<br />

dell'inizio il cartellone si struttura, a dimostrazione<br />

del fatto che anche in mancanza<br />

di un direttore artistico si può<br />

ottenere una buona programmazione.<br />

Teatro, certo, classico e contemporaneo<br />

con una maggiore attenzione a<br />

quest'ultimo, ma anche laboratori, nella<br />

prospettiva di rendere il Valle, appunto,<br />

un laboratorio permanente di drammaturgia<br />

contemporanea; dibattiti e incontri,<br />

assemblee pubbliche, giocate il più delle<br />

volte, sul tema dei beni comuni, cinema<br />

e performance, lo spazio per i ragazzi<br />

delle scuole e le visite guidate, il tutto<br />

costruito attorno a specifiche linee progettuali<br />

e che per il <strong>2013</strong> sono già<br />

definite in “corpi, scritture, città”.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 21<br />

“Alla fine, questa<br />

imprudenza paga”<br />

“Ogni testa un voto”<br />

“Nella progettualità artistica dell’occupazione<br />

– si legge sul blog sempre aggiornato<br />

che si affianca all'intensa presenza<br />

sui social network - stiamo sperimentando<br />

un modello concreto di autogoverno:<br />

le decisioni vengono prese in<br />

forma assembleare, la programmazione è<br />

cogestita con artisti e compagnie da tutta<br />

Italia. Il principio che ci ispira è quello<br />

del lavoro d’ensemble.”<br />

Principio analogo a quello che adesso<br />

spinge il Valle occupato verso una nuova<br />

impresa, anche questa, mai tentata: la costituzione<br />

di una fondazione aperta<br />

all'interno della quale qualsiasi socio, indipendentemente<br />

dalla sua quota di adesione,<br />

abbia identico peso ( “in assemblea<br />

ogni testa un voto”).<br />

Con Mattei e Rodotà<br />

Una forma giuridica nuova e studiata a<br />

tavolino con l'aiuto e il supporto, forniti<br />

dal primo istante, di personalità del calibro<br />

di Ugo Mattei e Stefano Rodotà e<br />

che rispecchia quello statuto elaborato in<br />

forma aperta e partecipativa secondo il<br />

principio ispiratore dei commons.<br />

La sfida ora è ancora oltre: riuscire a<br />

raccogliere i fondi necessari contando sul<br />

libero contributo di tutti. Al momento la<br />

quota raggiunta è di 150.000 euro: ce ne<br />

vorranno molti di più.<br />

Ma i nostri non demordono: alla fine<br />

l'imprudenza paga sempre.


www.isiciliani.it<br />

Altre Italie<br />

Al nostro posto. Storie<br />

di donne che resistono<br />

Maria Carmela, Martina,<br />

Lucrezia, Ludovica,<br />

Cinzia, Valentina. E<br />

molte altre così<br />

di Norma Ferrara<br />

www.liberainformazione.org<br />

Monasterace è un piccolo Comune<br />

sulla costa ionica, l’ultimo a rientrare<br />

geograficamente nella provincia di<br />

Reggio Calabria. In questo angolo di<br />

Italia nasce e cresce una storia simbolo<br />

della resistenza alle mafie nel nostro<br />

Paese.<br />

E a portarla avanti è una donna, Maria<br />

Carmela Lanzetta, per due mandati sindaco<br />

del suo paese, amministratrice che<br />

vive il suo impegno, anche oltre la politica:<br />

“Bisogna scegliere con chi avere a<br />

che fare, nelle amicizie e nella vita privata,<br />

sul lavoro e nelle proprie, relazioni e<br />

frequentazioni sociali”.<br />

“La scelta – spiega Martina Panzarasa<br />

nel libro Al nostro posto. Donne che resistono<br />

alle mafie, scritto a quattro mani<br />

con Ludovica Ioppolo – secondo Maria<br />

Carmela è ciò che ti permette di essere libera,<br />

di svincolarti dalla ‘ndrangheta.<br />

Dai legami che ti costringono in gabbia e<br />

ti privano della possibilità di decidere di<br />

te stesso.<br />

Bisogna scegliere per essere liberi”.<br />

Maria Carmela ha visto bruciare la sua<br />

farmacia, ma - racconta nel libro - “il<br />

giorno dopo l’importante per me era garantire<br />

i farmaci ai cittadini”.<br />

Con un occhio al merito, alla preparazione<br />

e l’altro ai diritti della persona, alla<br />

giustizia sociale, Maria Carmela è una<br />

delle tante donne che in Calabria e nel<br />

resto del Paese guidano amministrazioni<br />

locali, guardate a vista dalle cosche. La<br />

loro colpa principale è quella di voler far<br />

funzionare la macchina amministrativa<br />

con trasparenza, efficienza, qualità e diritti<br />

uguali per tutti. Aspirazioni davvero<br />

strane in territori a sovranità limitata,<br />

dove a governare non è solo lo Stato.<br />

Donne del sud, donne del nord<br />

Accade al sud, ma anche al Nord. A<br />

Desio, in Lombardia, nel cuore della produttiva<br />

Brianza, Lucrezia Ricchiuti, donna<br />

“pratica e solare” ed oggi vicesindaco<br />

dopo dieci anni di opposizione nel consiglio<br />

comunale, ragioniera di formazione<br />

con “il culto delle regole”, studia i bilanci<br />

comunali, “guarda, vede, ascolta”<br />

quello che accade in Comune. Lo fa con<br />

curiosità e passione: vuol capire come<br />

funziona la macchina amministrativa che<br />

decide dei destini dei suoi concittadini,<br />

della loro qualità della vita, dei servizi<br />

alle persone.<br />

Lucrezia chiede che le regole vengano<br />

rispettate, che ci sia un uso consapevole<br />

del territorio in una provincia, quella di<br />

Monza e Brianza, che è la più cementificata<br />

d’Italia. La Direzione distrettuale<br />

antimafia, con le operazioni messe a segno<br />

negli ultimi anni, conferma quello<br />

che inizialmente per Lucrezia era solo un<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 22<br />

sospetto: un sodalizio illegale metteva in<br />

comunicazione l’ufficio tecnico del Comune<br />

con personaggi poco raccomandabili.<br />

E dietro d'era il business dei boss.<br />

Mafie, quelle descritte nel libro “Al<br />

nostro posto”, che arrivano al Nord e<br />

provano a riprodurre lo stesso “pacchetto<br />

criminale” già sperimentato al Sud: soldi,<br />

violenza, condizionamento, omertà. Tutte<br />

storie che Rosaria Capacchione, giornalista<br />

de “ll Mattino” , intervistata da Ludovica<br />

Ioppolo, ha visto con i suoi occhi e<br />

descritto nelle sue cronache, raccontando<br />

la violenza della camorra e l’ascesa criminale<br />

del clan dei Casalesi.<br />

Del suo lavoro, che l’ha portata a viso<br />

aperto contro i boss, racconta senza troppi<br />

fronzoli: “Io sto da una parte e loro da<br />

un’altra, quindi non abbiamo nessun tipo<br />

di confronto”. Ed è solo con il tempo –<br />

scrive la Ioppolo – che giornalismo e antimafia,<br />

per questa “giornalista – giornalista”,<br />

diventano un tutt’uno. Sino a farne<br />

oggi una memoria storica della storia<br />

dell’organizzazione criminale campana e<br />

una firma di eccellenza nel panorama<br />

giornalistico italiano.<br />

“Io da una parte, loro dall'altra”<br />

È stato cosi anche per Cinzia Franchini,<br />

presidente nazionale della Cna Fita,<br />

una delle associazioni di rappresentanza<br />

degli autotrasportatori, che in Emilia-<br />

Romagna, uno dei territori di “approdo”<br />

criminale dei clan della camorra e della<br />

‘ndrangheta, porta avanti due battaglie<br />

convergenti: quella contro i pregiudizi<br />

(“una donna a capo di un9associazioni di<br />

camionisti?”) e quella contro le cosche,<br />

infastidite dalla sua scelta di trasparenza<br />

e etica nella gestione di un settore a forte


ischio di infiltrazioni criminali, come dimostrano<br />

numerose operazioni delle forze<br />

dell’ordine. Una battaglia ancora oggi<br />

in corso e che ha portato avanti grazie ad<br />

altre donne - come Enza Rando, avvocatessa<br />

dell’ufficio legale di Libera - e a<br />

una vasta rete di associazioni impegnate<br />

contro le mafie.<br />

Una rete di associazioni<br />

Essere a capo di una associazione di<br />

categoria o a capo di una azienda è già<br />

una sfida in un Paese come il nostro in<br />

cui, ai posti di comando, ci sono ancora<br />

quasi esclusivamente uomini.<br />

È cosi per Valentina Fiore, “cervello in<br />

fuga” dalla Sicilia, preparata e determinata,<br />

appassionata di economia al servizio<br />

della collettività, che da Bologna, alcuni<br />

anni fa, sceglie di tornare in Sicilia.<br />

L’avventura le permette di tornare al Sud<br />

è quella della Placido Rizzotto, la prima<br />

cooperativa nata in Italia grazie alla legge<br />

sul riutilizzo sociale dei terreni dei<br />

boss. Dopo aver curato lo sviluppo e<br />

l’amministrazione della cooperativa Valentina<br />

è oggi direttrice di “Libera Terra<br />

Mediterraneo”, il consorzio imprenditoriale<br />

che riunisce alcune delle cooperative<br />

sociali nate sui terreni del clan.<br />

Le coop sociali nate contro i clan<br />

In una terra indebolita nelle sue risorse<br />

anche da una emigrazione forzata, Valentina<br />

è uno di quei miracoli possibili che i<br />

percorsi di antimafia sociale hanno fatto<br />

diventare realtà nel nostro Paese: con i<br />

suoi ricci neri e i suoi occhi intensi è una<br />

donna libera di stare “al proprio posto” a<br />

www.isiciliani.it<br />

fare quello in cui crede e per cui ha studiato.<br />

E proprio in Sicilia c’è una parte della<br />

vita di Maddalena Rostagno, intervistata<br />

nel libro da Martina Panzarasa. Di quella<br />

terra Maddalena è uno dei fiori più belli,<br />

sebbene sia nata altrove. La sua storia,<br />

diversa dalle altre raccontate nel libro,<br />

parla di memoria, impegno e di un padre,<br />

Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia in<br />

Sicilia mentre si occupava della “difficoltà<br />

a vivere” per molti <strong>giovani</strong> tossicodipendenti,<br />

e come giornalista, dagli<br />

schermi della tv Rtc, denunciava gli intrecci<br />

fra malaffare locale e Cosa nostra.<br />

Depistaggi, lentezze, approssimazioni<br />

nelle indagini hanno lasciato questo delitto<br />

ancora senza giustizia e verità.<br />

Ancora senza giustizia e verità<br />

In questi anni è in corso a Trapani il<br />

processo che vede imputati due mafiosi<br />

del mandamento trapanese. Nella stessa<br />

aula, a seguire il processo, Maddalena<br />

Rostagno e la madre, Chicca Roveri,<br />

compagna di vita di Mauro, esempio di<br />

donna che ha resistito al dolore, alle mafie,<br />

alle ingiustizie e oggi dedica il suo<br />

tempo agli altri, come Maddalena con il<br />

Gruppo Abele a Torino. Anche quella di<br />

Maddalena è una storia che racconta di<br />

una “scelta”: quella di restare libera e<br />

dalla parte degli ultimi.<br />

Le storie di Rosaria Capacchione, Valentina<br />

Fiore, Cinzia Franchini, Maria<br />

Carmela Lanzetta, Lucrezia Ricchiuti,<br />

Maddalena Rostagno sono, nei titoli dei<br />

giornali, quelle de “il sindaco antimafia”,<br />

“la giornalista contro i boss”, “le donne<br />

coraggio”. Non lo sono, invece, nel libro<br />

di Ludovica Ioppolo e Martina Panzara-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 23<br />

“I miracoli<br />

possibili<br />

che l'antimafia<br />

sociale<br />

a volte riesce<br />

a tradurre<br />

in realtà”<br />

sa, ed è una scelta di linguaggio che ne<br />

rivela una di analisi e metodo che ha pochi<br />

precedenti. Nelle oltre cento pagine<br />

che raccontano dell’impegno antimafia<br />

di queste donne c’è uno spaccato di genere<br />

e di impegno antimafioso che sfugge<br />

alle classificazioni e agli stereotipi.<br />

Rifiutano immagini cucite addosso<br />

Come scrive nella prefazione al libro il<br />

sociologo Nando dalla Chiesa, "tutte<br />

queste donne rifiutano l’immagine di<br />

donne antimafia. Fanno il loro dovere, ci<br />

mancherebbe, sindaco o vicesindaco,<br />

giornalista o autotrasportatrice, manager<br />

delle cooperative o creativa per il Gruppo<br />

Abele. Mica si tirano indietro. Non ci<br />

fosse la mafia starebbero bene, cento volte<br />

meglio. E alla mafia non vogliono legare<br />

la loro identità, perché nessuno ama<br />

specchiarsi in chi gli fa ribrezzo. Cose<br />

sante”.<br />

Accanto all’impegno di queste donne,<br />

la memoria di molte altre che sono state<br />

uccise perchè affermavano il loro diritto<br />

ad una vita libera come mogli, madri, figlie,<br />

sorelle – le loro storie nel dossier<br />

“Sdisonorate” - c’è quello, non meno importante,<br />

dell’assunzione di responsabilità<br />

da parte di tutte le altre, quelle che non<br />

vivono in territori ad alta densità mafiosa,<br />

che non sono familiari di vittime di<br />

mafia ma che, come Ludovica Ioppolo e<br />

Martina Panzarasa, scelgono in questi<br />

anni di impegnare la propria vita, la loro<br />

professionalità, per tenere insieme il filo<br />

della memoria e quello dell’impegno,<br />

consapevoli che, anche attraverso la testimonianza,<br />

si possa rivendicare il diritto<br />

di stare “al nostro posto”. Quello che<br />

si sceglie liberamente.


www.isiciliani.it<br />

Mafia e poteri<br />

Le stragi, le trattative<br />

e la Falange Armata<br />

I terroristi della Falange<br />

rientravano nella<br />

strategia mafiosa? Oppure<br />

la mafia rientrò<br />

nella strategia della<br />

Falange? Oppure, falangisti<br />

e mafiosi rientravano<br />

nella strategia<br />

di qualcun altro?<br />

di Lorenzo Baldo<br />

www.antimafiaduemila.com<br />

“Dall’esame delle fonti indicate si ricavano<br />

elementi a sostegno di una ipotesi<br />

di esistenza di un progetto eversivo<br />

dell’ordine costituzionale, da perseguire<br />

attraverso una serie di attentati<br />

aventi per obiettivo vittime innocenti e<br />

alte cariche dello Stato, rivendicati<br />

dalla Falange Armata e compiuti con<br />

l’utilizzo di materiale bellico proveniente<br />

dai paesi dell’est dell’Europa”.<br />

Nel decreto di rinvio a giudizio del gup<br />

Piergiorgio Morosini nel procedimento<br />

sulla trattativa Stato-mafia, la presenza<br />

della Falange Armata si fa sempre più<br />

tangibile. “Nel perseguimento di questo<br />

progetto Cosa Nostra sarebbe alleata con<br />

consorterie di ‘diversa estrazione’, non<br />

solo di matrice mafiosa (in particolare<br />

sul versante catanese, calabrese e messinese).<br />

E nelle intese per dare forma a tale<br />

progetto sarebbero coinvolti ‘uomini cerniera’<br />

tra crimine organizzato, eversione<br />

nera, ambienti deviati dei servizi di sicurezza<br />

e della massoneria, quali ad esempio<br />

Ciancimino Vito”.<br />

Il riferimento è alle dichiarazioni di<br />

Massimo Ciancimino sul coinvolgimento<br />

del padre nelle vicende di Gladio, Ustica<br />

e del caso Moro.<br />

La riunione di Enna<br />

Nel documento, Morosini si sofferma<br />

sulla riunione tenutasi ad Enna nel dicembre<br />

del 1991, nella quale Totò Riina,<br />

prevedendo un esito per lui sfavorevole<br />

del primo maxi-processo in Cassazione,<br />

traccia le “linee guida” di un piano di<br />

“destabilizzazione” della vita del Paese<br />

per “obiettivi eversivo-separatisti”. Per il<br />

gup le dichiarazioni dei collaboratori di<br />

giustizia Leonardo Messina, Filippo<br />

Malvagna e Giuseppe Pulvirenti avallano<br />

la tesi che in un contesto sociale “esasperato<br />

dal terrore degli attentati e possibilmente<br />

domato da successivi eventi golpistici”,<br />

sarebbe stato possibile per Cosa<br />

Nostra “ricavare nuove chances di ‘trattativa’<br />

miranti ad ottenere vantaggi anche<br />

sul piano della repressione penale per gli<br />

associati”.<br />

Lo stesso Malvagna, ricordando quanto<br />

dettogli dal Pulvirenti, riferisce della<br />

riunione di Enna del ‘91, alla presenza di<br />

Riina e Santapaola, degli “obiettivi concordati”<br />

e delle “decisioni assunte” anche<br />

“con riferimento alle modalità di realizzazione<br />

degli attentati (rivendicazione<br />

degli attentati doveva essere con la sigla<br />

della ‘Falange Armata’ nell’ambito di un<br />

più ampio disegno di destabilizzazione)”.<br />

Secondo Morosini, questo progetto<br />

“andrebbe di pari passo con un secondo<br />

‘piano’ di Cosa Nostra, più legato alle<br />

esigenze contingenti di fronteggiare la<br />

dura repressione da parte dello Stato iniziata<br />

già nel 1991”. E questo programma<br />

mafioso “sarebbe finalizzato a indurre<br />

esponenti di vertice delle istituzioni italiane<br />

a ‘trattare’ con l’organizzazione in<br />

vista di una soluzione ‘a breve scadenza’<br />

dei problemi legati alla giustizia penale e<br />

al trattamento penitenziario”. Un obiettivo<br />

“verosimilmente facilitato dal ‘capitale<br />

di contatti’ che, nel frattempo, matura-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 24<br />

no per via dell’attività finalizzata alla<br />

realizzazione del progetto più ambizioso<br />

e di lunga scadenza di tipo eversivo”.<br />

Morosini sottolinea che tra le fonti di<br />

prova del procedimento sulla trattativa<br />

Stato-mafia, con riferimento all’obiettivo<br />

più contingente per Cosa Nostra, e cioè<br />

la realizzazione di gravissimi atti intimidatori<br />

finalizzati a indurre lo Stato a<br />

“trattare” sulla repressione penale, vi<br />

sono almeno tre soggetti “che offrono un<br />

contributo conoscitivo sulla base del ruolo,<br />

a loro dire svolto all’epoca dei fatti, di<br />

‘anello di congiunzione’ tra Cosa Nostra<br />

ed esponenti delle istituzioni, in particolare<br />

ufficiali del ROS dei carabinieri”.<br />

Ciancimino. Bellini e Cattafi<br />

“Pur trattandosi di soggetti con<br />

‘carriere criminali’ diverse e di differente<br />

estrazione delinquenziale, sociale e<br />

territoriale – specifica il gup –, si tratta di<br />

tre personaggi di ‘caratura criminale<br />

trasversale’, ossia di uomini a contatto<br />

non solo con l’organizzazione mafiosa<br />

ma anche con sodalizi collegati ai servizi<br />

di sicurezza, a logge massoniche e alla<br />

eversione di destra: Ciancimino Vito,<br />

Bellini Paolo, Cattafi Rosario Pio”.<br />

Nel decreto di rinvio a giudizio Morosini<br />

ribadisce che sulla base delle dichiarazioni<br />

di Massimo Ciancimino e del materiale<br />

documentale da lui proposto in<br />

più tranches agli inquirenti, riconducibile<br />

a manoscritti e dattiloscritti del padre, è<br />

da Vito Ciancimino che principalmente<br />

scaturiscono le informazioni sui contatti<br />

con gli ufficiali del ROS dei carabinieri<br />

dal giugno al dicembre del 1992. Per focalizzare<br />

meglio i contatti ultradecennali<br />

di Vito Ciancimino con la ‘Ndrangheta, i<br />

“segmenti deviati” dei servizi di sicurezza<br />

e della massoneria, il gup rilegge le<br />

dichiarazioni di Cannella Tullio sul<br />

vertice di Lamezia Terme del 1991 per la<br />

costituzione delle Leghe meridionali e<br />

quelle di Massimo Ciancimino sui contatti<br />

del padre con la organizzazione segreta<br />

“Gladio”.


Di seguito è il ruolo di Paolo Bellini a<br />

finire sotto la lente di ingrandimento di<br />

Morosini per la sua “intermediazione per<br />

una ‘trattativa’ condotta nel 1992 da alcuni<br />

esponenti di Cosa Nostra e i carabinieri<br />

per il recupero di opere d’arte in<br />

cambio di benefici penitenziari per alcuni<br />

capi mafia, proviene da ambienti della<br />

destra eversiva (Avanguardia<br />

Nazionale)”.<br />

L'assassinio di Alceste Campanile<br />

Il profilo criminale di Bellini viene<br />

così ricordato nel documento partendo<br />

dal 1975, anno in cui lo stesso riveste il<br />

ruolo di esecutore materiale dell’omicidio<br />

dell’attivista di Lotta Continua Alceste<br />

Campanile. Viene ugualmente evidenziato<br />

come Bellini sia stato latitante<br />

per anni in Brasile grazie a coperture degli<br />

ambienti dell’estrema destra, per poi<br />

rientrare in Italia nel 1981 con il nome di<br />

Roberto Da Silva. Altrettanta attenzione<br />

viene riservata agli omicidi commessi<br />

per conto della ‘Ndrangheta da lui stesso<br />

confessati.<br />

Ultima, e non certo per importanza, è<br />

la figura di Rosario Pio Cattafi, che ha riferito<br />

dei contatti del 1993 con il vice<br />

capo del DAP Francesco Di Maggio e<br />

con i R.O.S. “in vista della apertura del<br />

dialogo con Cosa Nostra sul 41 bis”. Morosini<br />

evidenzia come Cattafi sia un capo<br />

mafia di Barcellona Pozzo di Gotto<br />

(Me), con alle spalle una militanza in Ordine<br />

Nuovo, già coinvolto in indagini<br />

dell’autorità giudiziaria milanese per reati<br />

di estorsione e porto di armi da guerra,<br />

unitamente al capo mafia catanese Nitto<br />

Santapaola e all’esponente di vertice della<br />

‘Ndrangheta Cosimo Ruga.<br />

Da Lima alle stragi<br />

Nel documento il gup si sofferma sulla<br />

“nuova linea strategica” di Cosa Nostra<br />

“alla ricerca di nuovi referenti negli ambienti<br />

politico istituzionali, inaugurata<br />

con l’omicidio Lima”.<br />

www.isiciliani.it<br />

“Proprio con riguardo alle minacce dedotte<br />

nella contestazione (dal 1992 al<br />

1994) e sui caratteri che le legherebbero<br />

tutte ad un unico disegno criminoso di ricatto<br />

allo Stato, a partire dall’omicidio<br />

Lima – specifica ancora Morosini – vanno<br />

evidenziate le indicazioni ricavabili a<br />

pagina n.58 dell’informativa della DIA<br />

del 4 <strong>marzo</strong> 1994 a firma del Capo Reparto<br />

Investigazioni Giudiziarie dott.<br />

Pippo Micalizio”.<br />

Nell’informativa si registrava infatti<br />

che la Falange Armata aveva rivendicato<br />

l’omicidio Salvo Lima, le stragi di Capaci<br />

e di via D’Amelio, gli attentati di via<br />

Fauro a Roma, di via dei Georgofili a Firenze,<br />

di San Giovanni in Laterano e via<br />

del Velabro a Roma e di via Palestro a<br />

Milano.<br />

L'omicidio Guazzelli<br />

Secondo il gup a questi attentati deve<br />

essere aggiunta la rivendicazione da parte<br />

della Falange Armata di un altro omicidio<br />

che, secondo l’accusa rientra nel<br />

progetto di minacce, ossia quello del maresciallo<br />

Guazzelli.<br />

Per Morosini “vanno evidenziate la<br />

fonti che attribuiscono sempre alla Falange<br />

Armata le minacce direttamente rivolte<br />

a ‘personaggi chiave’ delle istituzioni,<br />

all’epoca dei fatti coinvolti a vario<br />

titolo nella repressione degli illeciti mafiosi,<br />

di cui si occupa il presente procedimento”.<br />

Le minacce a “personaggi chiave”<br />

Si tratta delle sentenze del Tribunale di<br />

Roma del 17 <strong>marzo</strong> 1999 e della Corte di<br />

Appello di Roma del 20 novembre 2011<br />

(divenute irrevocabili il 15 luglio 2002),<br />

emesse nel processo a carico di Carmelo<br />

Scalone, accusato di partecipazione<br />

all’associazione denominata Falange Armata,<br />

violenza e minaccia aggravata a<br />

pubblico ufficiale e attentato a organi costituzionali<br />

dello Stato.<br />

Secondo le sentenze, i soggetti minac-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 25<br />

“In una prospettiva<br />

di destabilizzazione<br />

della vita<br />

politica italiana”<br />

ciati sono: l’onorevole Vincenzo Scotti,<br />

ministro degli Interni, il 16 giugno 1992;<br />

l’on. Nicola Mancino, ministro degli Interni,<br />

il 19 novembre 1992, i giorni 1 e<br />

21 aprile 1993 e il 19 giugno 1993; il<br />

dott. Vincenzo Parisi, capo della Polizia,<br />

il 19 novembre 1992, il 1 aprile 1993 e il<br />

19 giugno 1993; il Presidente della Repubblica<br />

Oscar Luigi Scalfaro, il giorno<br />

1 aprile 1993 e i giorni 19 e 21 settembre<br />

1993; il dott. Adalberto Capriotti,<br />

all’epoca direttore del DAP, il 16 settembre<br />

1993; il dott. Francesco Di Maggio,<br />

all’epoca vicedirettore del DAP, il 16 settembre<br />

1993; il Presidente del Senato<br />

Giovanni Spadolini, il 21 aprile 1993.<br />

“Va ricordato, sempre richiamando le<br />

suddette sentenze relative all’imputato<br />

Scarano – sottolinea il gup –, che la Falange<br />

Armata, il 14 giugno 1993, ebbe<br />

modo di manifestare la sua soddisfazione<br />

per la nomina del dott. Adalberto Capriotti<br />

come direttore del DAP, al posto<br />

del dott. Nicolò Amato, considerando la<br />

sostituzione di quest’ultimo come una<br />

vittoria della stessa Falange Armata.<br />

Scarpinato, Lo Forte, Ingroia<br />

Le medesime sentenze dell’autorità<br />

giudiziaria capitolina ricordano che le rivendicazioni<br />

da parte della ‘Falange Armata’<br />

sono state spesso utilizzate in Italia<br />

per assecondare piani eversivi orditi da<br />

sodalizi di vario genere, in una prospettiva<br />

di ‘destabilizzazione’ della vita politico-istituzionale<br />

italiana”.<br />

Quella stessa “prospettiva di destabilizzazione”<br />

della vita politicoistituzionale<br />

del nostro Paese di cui si<br />

erano già occupati Roberto Scarpinato,<br />

Guido Lo Forte, Nico Gozzo ed Antonio<br />

Ingroia nell’inchiesta palermitana denominata<br />

“Sistemi criminali”.<br />

Un’indagine che all’epoca si poteva<br />

definire decisamente “pionieristica”, e<br />

che oggi finalmente vede la sua naturale<br />

evoluzione nel processo allo Stato-mafia.


www.isiciliani.it<br />

Mafia/ Gli investimenti<br />

Il Rapporto Transcrime<br />

Pubblichiamo un<br />

estratto del rapporto<br />

presentato al Ministero<br />

dell’Interno da<br />

Transcrime, centro<br />

universitario di ricerca<br />

sulle mafie<br />

di Sara Manisera, Carmela<br />

Racioppi e Vincenzo Raffa<br />

www.stampoantimafioso.it<br />

Transcrime è il Centro<br />

interuniversitario di ricerca sulla<br />

criminalità transnazionale<br />

dell’Università Cattolica del Sacro<br />

Cuore di Milano e dell’Università degli<br />

Studi di Trento, il cui direttore è<br />

Ernesto Ugo Savona, professore di<br />

criminologia dell’università di Largo<br />

Gemelli.<br />

Lo studio, attraverso la realizzazione di<br />

una mappa della presenza mafiosa su tutto<br />

il territorio nazionale per Camorra, Cosa<br />

Nostra, ‘Ndrangheta e Criminalità<br />

pugliese, ha confermato in maniera<br />

scientifica il sempre maggior controllo<br />

criminale nelle aree di non tradizionale<br />

insediamento, demistificando allo stesso<br />

tempo l’immaginario collettivo della<br />

mafia come società per azioni.<br />

Misurando l’indice di presenza mafiosa<br />

(IPM), ottenuto dalla combinazione dei<br />

dati riguardanti omicidi e tentati omicidi<br />

di stampo mafioso (2004-2011), persone<br />

denunciate per associazione mafiosa<br />

(2004-2011), comuni e pubbliche<br />

amministrazioni sciolte per infiltrazione<br />

mafiosa (2000-2012), beni confiscati alla<br />

criminalità organizzata (2000-2011) e<br />

gruppi attivi riportati nelle relazioni DIA e<br />

DNA (2000-2011), si è potuto constatare<br />

che solo in poche aree la presenza di<br />

criminalità organizzata assume valori pari<br />

a zero.<br />

Allarme in Lazio e Lombardia<br />

I valori più alti sono ottenuti dalle<br />

regioni e dalle province a tradizionale<br />

presenza mafiosa: rispettivamente prima la<br />

Campania, seguita da Calabria, Sicilia e<br />

Puglia, e prima Napoli, seguita dalle<br />

province di Reggio Calabria, Vibo<br />

Valentia e Palermo. Ciononostante, a<br />

livello regionale “Lazio, Liguria,<br />

Piemonte, Basilicata e Lombardia fanno<br />

registrare una rilevante presenza di<br />

organizzazioni mafiose”. Non a caso, tra le<br />

province del centro e del nord che<br />

occupano le posizioni più alte si trovano<br />

Roma, Imperia, Genova, Torino, Latina,<br />

Milano e Novara (rispettivamente 13ª, 16ª,<br />

17ª, 20ª, 25ª, 26ª e 29ª).<br />

Le sei regioni a rischio<br />

Un dato che testimonia visibilmente la<br />

pervasività delle organizzazioni mafiose è<br />

quello dei beni confiscati, la maggior parte<br />

dei quali è localizzata in sei regioni<br />

italiane: Calabria, Campania, Lazio,<br />

Lombardia, Puglia e Sicilia. I valori più<br />

alti sono rappresentati dalle regioni Sicilia<br />

(4654), Calabria (1558) e Campania<br />

(1502), che rappresentano l’82% del totale<br />

degli immobili confiscati. Se si<br />

aggiungono Lazio e Lombardia si<br />

raggiunge il 95%.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 28<br />

Solo la provincia di Milano è la quinta<br />

per numero di beni confiscati (910 pari al<br />

5,3% del totale), seguita da altre<br />

importanti città lombarde (Varese, Como,<br />

Monza e Brianza, Bergamo e Pavia).<br />

Colpisce inoltre che le confische siano<br />

ordinate da autorità giudiziarie aventi sede<br />

in altre province. E in questo caso la prima<br />

posizione è occupata da Milano (colpita<br />

19 volte da confische ordinate da Autorità<br />

Giudiziarie con sede in altre province),<br />

mentre l’ottava posizione è occupata da<br />

Varese. Per quanto riguarda i beni<br />

confiscati alla ‘ndrangheta da Autorità<br />

giudiziarie calabresi, le prime province<br />

sono Milano, Roma, Arezzo e Como.<br />

Il controllo del territorio<br />

Le analisi condotte, inoltre, hanno<br />

cercato di quantificare in maniera rigorosa<br />

l’ammontare del denaro che i consorzi<br />

mafiosi ricavano dalle attività<br />

illegali, analizzando –attraverso i beni<br />

immobili confiscati– la destinazione finale<br />

dell’investimento. Ciò che emerge è la<br />

naturale vocazione delle associazioni di<br />

stampo mafioso per il controllo del<br />

territorio e per l’acquisizione del consenso<br />

sociale, requisiti prioritari rispetto al<br />

profitto economico. Infatti “le<br />

concentrazioni di immobili nelle aree più<br />

redditizie sembrano suggerire delle scelte<br />

legate più al prestigio delle abitazioni e al<br />

benessere dei singoli membri delle<br />

organizzazioni che a logiche di<br />

massimizzazione degli investimenti ”.<br />

Un insediamento programmato<br />

Dalla percentuale di immobili confiscati<br />

risulta che nel Nord Italia vi è una più alta<br />

concentrazione di beni ad uso personale<br />

rispetto a quella di immobili considerati<br />

come investimento; questo testimonia la<br />

suprema pretesa delle organizzazioni di<br />

insediarsi nel territorio.


“La 'ndrangheta<br />

in Piemonte<br />

guadagna<br />

quanto in Calabria”<br />

Scheda<br />

LOMBARDIA E MILANO<br />

NELLO STUDIO TRANSCRIME<br />

La Lombardia è nel novero delle regioni<br />

che “fanno registrare una rilevante<br />

presenza di organizzazioni mafiose”;<br />

Tra le province del centro e del nord,<br />

Milano è la 26esima per presenza mafiosa;<br />

Novara la 29esima;<br />

La Lombardia è tra le regioni in cui si<br />

localizza il maggior numero di beni confiscati;<br />

La provincia di Milano è la quinta per<br />

numero di beni confiscati (910 pari al<br />

5,3% del totale) seguita da altre importanti<br />

città lombarde (Varese, Como,<br />

Monza e Brianza, Bergamo e Pavia);<br />

Nel Nord Italia vi è una più alta concentrazione<br />

di beni ad uso personale rispetto<br />

a quella di immobili considerati<br />

come investimento; questo testimonia la<br />

pretesa suprema delle organizzazioni di<br />

insediarsi nel territorio;<br />

Nell’area urbana milanese la percentuale<br />

di appartamenti confiscati oggetto<br />

di investimento costituisce il 33.4%;<br />

Nella città di Milano e nella provincia<br />

di Brescia, ad esempio, sono presenti<br />

Camorra, ‘Ndrangheta e Cosa Nostra<br />

simultaneamente;<br />

La regione che genera i maggiori ricavi<br />

illegali (3,7mld €) è la Lombardia.<br />

Se nell’area urbana milanese la percentuale<br />

di appartamenti confiscati oggetto<br />

di investimento costituisce il 33.4%, a<br />

Reggio Calabria raggiunge ben l’80%.<br />

Ancora una volta, si evidenzia la tendenza<br />

delle mafie ad investire nelle regioni a<br />

tradizionale presenza mafiosa dove maggiore<br />

è il controllo del territorio e quindi<br />

la sicurezza dell’investimento.<br />

Il rapporto, tuttavia, sottolinea la forte<br />

propensione delle organizzazioni mafiose<br />

ad occupare zone di insediamento non<br />

originarie; mentre la Camorra, oltre alla<br />

Campania, ha una presenza, quasi esclusiva,<br />

in Abruzzo (80,6%) e Molise<br />

(93.4%), la ‘Ndrangheta assume una po-<br />

www.isiciliani.it<br />

sizione prevalente (oltre che in Calabria),<br />

in Trentino Alto Adige (100%), in Piemonte<br />

(95.2%), in Liguria (70,3%), in<br />

Emilia Romagna (66.9%) e Valle<br />

d’Aosta (100%). Cosa Nostra invece<br />

opera in Sicilia e in Friuli-Venezia Giulia<br />

(73,9%). Questo non significa che non vi<br />

siano aree in cui agiscano contemporaneamente<br />

più organizzazioni di stampo<br />

mafioso; nelle città di Roma, Milano, Firenze<br />

e nelle provincie di Brescia, Viterbo<br />

e l’Aquila ad esempio, sono presenti<br />

Camorra, ‘Ndrangheta e Cosa Nostra simultaneamente.<br />

Attività illegali classsiche<br />

La presenza di organizzazioni criminali<br />

di tipo mafioso in territori non tradizionali<br />

conduce inevitabilmente ad un trasferimento<br />

anche delle loro attività illegali<br />

più classiche, tra cui sfruttamento<br />

sessuale, traffico illecito di armi da fuoco,<br />

droghe, contraffazione, gioco<br />

d’azzardo, traffico illecito di rifiuti, traffico<br />

illecito di tabacco, usura ed estorsioni,<br />

che rappresentano le voci principali<br />

dei bilanci delle consorterie mafiose. Se<br />

le droghe, seguite da estorsioni, sfruttamento<br />

sessuale e contraffazione generano<br />

i maggiori ricavi, le estorsioni forniscono<br />

invece la quota maggiore di introiti<br />

che finisce direttamente alle organizzazioni<br />

mafiose. Interessante notare che la<br />

regione che genera i maggiori ricavi illegali<br />

(3,7mld €) è la Lombardia, seguita<br />

dalla Campania, dal Lazio e dalla Sicilia.<br />

L'economia legale<br />

E nell’economia legale, che settori prediligono<br />

le mafie?<br />

Camorra, ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e<br />

criminalità pugliese sono caratterizzate<br />

da una diversificazione del loro portafoglio<br />

di investimenti; i settori di investimento<br />

privilegiati sono quelli a bassa<br />

tecnologia, come il commercio<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

Sicili i<strong>giovani</strong><br />

– pag. p 27<br />

all’ingrosso, al dettaglio, le costruzioni e<br />

la ristorazione, i settori poco regolamentati<br />

o la cui normativa è in costante<br />

evoluzione e i settori dove il rischio<br />

d’impresa è moderato.<br />

La forma societaria preferita è la S r.l.<br />

per la facilità di costituzione e per le responsabilità<br />

patrimoniali limitate; infatti<br />

“le organizzazioni mafiose prediligono<br />

modalità che consentono un controllo più<br />

diretto ed intra moenia delle aziende. In<br />

questo senso accanto alle srl si riconosce<br />

anche un discreto utilizzo di società di<br />

persone e di imprese individuali, sopratutto<br />

nei casi legati alla ‘ndrangheta, che<br />

storicamente e culturalmente pare prediligere<br />

modalità di gestione e controllo<br />

più familistiche e dirette”.<br />

A livello nazionale, Camorra e ‘Ndrangheta<br />

sono le organizzazioni criminali<br />

che conseguono i maggiori ricavi; analizzando<br />

i proventi di quest’ultima si può<br />

notare, inoltre, che Calabria e Piemonte<br />

forniscono una quota quasi equivalente<br />

dei ricavi.<br />

Il livello internazionale<br />

A livello internazionale, nonostante la<br />

carenza di studi, le analisi delle relazioni<br />

della DNA e della DIA individuano Spagna,<br />

Germania e Olanda come i principali<br />

stati importatori europei delle organizzazioni<br />

mafiose italiane. Si registra, tuttavia,<br />

la loro presenza anche in Canada,<br />

Australia, Stati Uniti, Gran Bretagna,<br />

Francia, Belgio, Svizzera, Romania, Turchia<br />

e Albania, presenza imputabile a diversi<br />

fattori, quali il ruolo strategico nei<br />

mercati illegali, la presenza di latitanti e i<br />

flussi migratori dello scorso secolo.<br />

Per quanto il rapporto di Transcrime<br />

abbia rilevato la presenza di tutte le forme<br />

di criminalità organizzata in territori<br />

non autoctoni, la ‘ndrangheta si conferma<br />

come l’organizzazione con molteplici<br />

braccia internazionali ed un’unica, potente,<br />

casa madre italiana.


Abruzzo<br />

Ombra nera<br />

sul futuro<br />

Dal 2007 l'Abruzzo si<br />

oppone ai progetti delle<br />

multinazionali petrolifere<br />

che vorrebbero<br />

farne terra di conquista.<br />

Nel 2010 tra i<br />

progetti bloccati figurava<br />

Ombrina Mare 2<br />

di Alessio Di Florio<br />

In questi anni abbiamo visto dei veri<br />

e propri capolavori di marketing linguistico:<br />

la demolizione dei diritti dei<br />

lavoratori per esempio ora si chiama<br />

"ammodernamento del mercato del lavoro",<br />

il regalo dell'acqua al business<br />

privato invece "obbligo europeo".<br />

Uno dei settori dove questa tendenza è<br />

più in auge è quello energetico: da diversi<br />

anni i nostri Governi stanno cercando<br />

di riportare le lancette indietro di decenni<br />

per puntare su fonti di approvvigionamento<br />

vecchie e pericolose.<br />

Ci hanno provato col nucleare, ma il<br />

referendum del Giugno 2011 li ha sonoramente<br />

bocciati. E' rimasto l'altro grande<br />

pilastro: le fonti fossili. La "moderna"<br />

strategia energetica nazionale (così orwellianamente<br />

l'hanno chiamata) vogliono<br />

basarla su carbone e petrolio. Il Governo<br />

Monti in questi mesi ha dato spinte<br />

forse decisive in tal senso.<br />

www.isiciliani.it<br />

Tra le regioni a rischio petrolizzazione<br />

c'è l'Abruzzo, che da alcuni anni resiste e<br />

combatte contro i progetti di varie multinazionali.<br />

Nel 2010 l'opposizione locale,<br />

insieme ad un decreto dell'allora Ministro<br />

dell'Ambiente Prestigiacomo dopo il<br />

noto incidente del Golfo del Messico,<br />

aveva respinto uno dei maggiori progetti<br />

petroliferi: Ombrina Mare 2, un'enorme<br />

impianto a pochi chilometri dalla costa e<br />

che prevede anche una fitta rete di tubi<br />

che la collegano alla terraferma.<br />

200 tonnellate di fumi al giorno<br />

Secondo le stime della stessa MOG (la<br />

società proponente), è previsto che Ombrina<br />

Mare 2 ogni giorno immetta in atmosfera<br />

circa 200 tonnellate di fumi da<br />

combustione dai motori, dal termodistruttore<br />

e dalla torcia atmosferica; nei<br />

pochi mesi di perforazione e prove di<br />

produzione dovrebbe produrre 14mila<br />

tonnellate di rifiuti tra fanghi perforanti<br />

ed altro.<br />

Nei mesi scorsi, nel suo furore di “ammodernamento”,<br />

il Governo Monti ha<br />

cancellato quanto previsto nel decreto<br />

Prestigiacomo e (con il voto positivo in<br />

Parlamento, nessuno escluso, neanche tra<br />

i parlamentari abruzzesi, dei tre grandi<br />

partiti che lo sostenevano) e ha fatto ripartire<br />

il progetto di Ombrina Mare 2.<br />

La minaccia sulle coste abruzzesi<br />

In pochi mesi si è completato il nuovo<br />

iter e la minaccia è incombente sulle coste<br />

abruzzesi.<br />

La mobilitazione, che in questi anni sta<br />

difendendo la "Regione Verde d'Europa"<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 28<br />

e che già nel 2010 fu efficace, si è rimessa<br />

in moto.<br />

Sarà una lotta lunghissima, senza tregua,<br />

che sta già coinvolgendo tutta la popolazione,<br />

le associazioni, i comitati.<br />

Chi è stato in prima fila contro i progetti<br />

petroliferi (a partire da associazioni<br />

come WWF, Legambiente, Confcommercio,<br />

Nuovo Senso Civico, fino al centro<br />

sociale Zona22, all'Abruzzo Social Forum,<br />

ad alcuni comuni per arrivare a partiti<br />

come Rifondazione Comunista, PCL,<br />

Verdi, Mov.5 Stelle) si sta mobilitando in<br />

massa. Il 13 Aprile un'enorme massa di<br />

cittadini, migliaia e migliaia, attraversano<br />

Pescara in una manifestazione dalla<br />

risonanza nazionale.<br />

Il Parco della Costa Teatina<br />

Ma Ombrina è oggi soltanto il maggiore<br />

di tutta una serie di progetti che coinvolgono,<br />

in mare o a terra, quasi tutto il<br />

territorio regionale. La mobilitazione<br />

quindi non si limita a fermare nuovamente<br />

Ombrina ma punta alla fine dell'avventura<br />

petrolifera e alla scelta di un futuro<br />

più pulito e rispettoso del territorio.<br />

A partire dall'istituzione del Parco Nazionale<br />

della Costa Teatina, di cui abbiamo<br />

già avuto modo di accennare nei numeri<br />

scorsi de I <strong>Siciliani</strong>, che continua ad<br />

essere bloccata dagli interessi e dagli appetiti<br />

speculativi ed egoistici di poche<br />

lobbies.<br />

Come in Val Susa, a Vicenza, in Sicilia,<br />

in Liguria, sarà dura. Ma non si mollerà<br />

mai. Anche questa, nell'epoca della<br />

Crisi (diventata ormai da evento un vero<br />

e proprio sistema di potere economicofinanziario),<br />

è una Resistenza.


Emilia-Romagna<br />

Una terra<br />

per le mafie<br />

Non ancora al livello<br />

di Liguria o Lombardia,<br />

ma i numeri sono<br />

già preoccupanti e la<br />

politica dovrebbe intervenire<br />

di Salvo Ognibene<br />

www.diecieventicinque.it<br />

"O la smette o gli sparo in bocca". Lo<br />

dice Guido Torello (imprenditore) a<br />

Nicola Femia (boss della 'ndrangheta),<br />

arrestati entrambi in un’operazione di<br />

qualche settimana fa che ha portato a<br />

29 ordinanze di custodia cautelare e<br />

che ha smantellato l'organizzazione,<br />

che con base a Ravenna, gestiva in tutta<br />

Italia e all'estero, i settori del gioco<br />

on line e delle videoslot manomesse.<br />

Chi avrebbe dovuto smetterla è Giovanni<br />

Tizian, giornalista della Gazzetta<br />

di Modena, sotto scorta da un anno per le<br />

sue denunce. Tutto ciò avviene nella civile<br />

Emilia-Romagna, quella che, Pippo<br />

Fava, più di trent’anni fa, definiva la più<br />

grande lavanderia d’Italia, oggi è ben altra<br />

cosa.<br />

www.isiciliani.it<br />

La colonizzazione mafiosa<br />

Il Pg di Bologna Emilio Ledonne, ha<br />

lanciato l’allarme sulla colonizzazione<br />

della regione da parte delle mafie e con<br />

almeno 11 organizzazioni presenti sul<br />

territorio (tra cui 7 straniere) è difficile<br />

contraddirlo.<br />

Pisanu rincara: “Sappiamo che la criminalità<br />

organizzata ha già acquistato<br />

delle case di cura”. Nel nord Italia la<br />

mafia si presenta con il volto rassicurante<br />

di manager e colletti bianchi e certamente<br />

la ‘ndrangheta è l’attore economico<br />

più attivo.<br />

Il fatturato delle organizzazioni mafiose<br />

in Emilia Romagna è pari a 20 miliardi<br />

di euro, quasi il 10 % rispetto a quello<br />

di tutta Italia.<br />

I beni confiscati fino ad oggi sono 110,<br />

di cui buona parte a Bologna e in provincia,<br />

e almeno l’8,6 % tra commercianti e<br />

imprenditori è coinvolta in attività di prestiti<br />

a strozzo.<br />

Nove attentati in sei mesi<br />

Nell’ultimo rapporto della DIA si legge<br />

che ci sono stati nove attentati negli<br />

ultimi sei mesi del 2011 (160 intutta Italia),<br />

più che in Sicilia (7) e quasi alla pari<br />

della Calabria (10).<br />

Giornalismo d'inchiesta<br />

Premio “Gruppo dello Zuccherificio”<br />

Il “Gruppo Dello Zuccherificio”, in collaborazione con LiberaInformazione,<br />

Altreconomia e Articolo 21, indice la IIa edizione del Premio per il<br />

Giornalismo d’Inchiesta “Gruppo dello Zuccherificio”dedicato alle inchieste<br />

realizzate nel 2012, inedite o diffuse tramite carta stampata, internet e<br />

nuovi media.<br />

Il Premio, realizzato grazie al contributo di Comune di Ravenna e ANPI<br />

Ravenna, prevede le seguenti categorie:<br />

- Premio Giovani: per inchieste realizzate da <strong>giovani</strong> di età inferiore ai 30<br />

anni, su tutto il territorio nazionale.<br />

- Premio Nazionale: per inchieste riguardanti l’intero territorio nazionale<br />

realizzate da autori oltre il trentesimo anno d'età.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 29<br />

Il 30% delle imprese di autotrasporti<br />

(2.599 su 9.083) non risultano proprietarie<br />

di nessun veicolo, mentre circa 900<br />

imprese risultano "non titolate a poter<br />

svolgere questa attività".<br />

Il settore del trasporto merci risulta<br />

spartito soprattutto tra ‘ndranghetisti e<br />

casalesi, mentre il movimento terra è invece<br />

interamente nelle mani delle ’ndrine.<br />

Lavoratori in nero e irregolari<br />

Una regione, l’Emilia-Romagna, prima<br />

in Italia per i lavoratori “in nero” e seconda<br />

sul fronte dei lavoratori irregolari:<br />

sono rispettivamente 7.849 e<br />

16.586. (leggi qui il resto del dossier)<br />

E la ricostruzione? I contributi ministeriali<br />

stanziati sono 8,4 miliardi, le istituzioni<br />

hanno adottato il protocollo di intesa<br />

per dire no al massimo ribasso negli<br />

appalti ma le mafie sono già arrivate.<br />

Certo. Ancora nessun Comune sciolto<br />

(nonostante il caso di Serramazzoni che<br />

ha rischiato) per “infiltrazioni mafiose”<br />

ma questo non fa della civile Emilia-<br />

Romagna un territorio felice.<br />

Una terra non di mafie ma per le mafie.<br />

Un territorio, freddo, che oggi si è riscaldato.<br />

Non siamo “ancora” ai livelli di<br />

Liguria e Lombardia ma i numeri sono<br />

preoccupanti, sempre che la “politica”<br />

abbia voglia di ascoltare.<br />

Possono concorrere al premio giornalisti, singoli o associazioni con<br />

articoli ed inchieste pubblicate su quotidiani, periodici e agenzie di stampa,<br />

nonché con servizi pubblicati da testate giornalistiche online dal 01.01.2012<br />

al 15.04.<strong>2013</strong>.<br />

Il montepremi di 3000 € verrà diviso tra i primi due classificati di ogni<br />

sezione, che saranno premiati al 5° Meeting dell’Informazione Libera a<br />

Ravenna (maggio-giugno <strong>2013</strong>).<br />

La giuria è composta da Loris Mazzetti, Giorgio Santelli, Carla Baroncelli,<br />

Norma Ferrara, Gaetano Alessi, Pietro Raitano.<br />

Info: www.gruppodellozuccherificio.org<br />

mail: premiogruppodellozuccherificio@gmail.com<br />

tel.: 3295356864/ 3409149014


www.isiciliani.it<br />

Periferie<br />

“Ho bisogno<br />

di soldi per l'uovo<br />

di Pasqua”<br />

“E quindi ora mi metto<br />

a spacciare”. Lo<br />

dice un ragazzino del<br />

quartiere, nel crocchio<br />

dei suoi amici...<br />

di Domenico Pisciotta<br />

www.associazionegapa.org<br />

“Ho bisogno di soldi: devo comprare<br />

un uovo di Pasqua”. E comincia a<br />

spacciare. Sguardo basso, gli occhi fissano<br />

i piedi che si muovono avanti e<br />

indietro nervosamente. Lo sguardo si<br />

alza, per un istante, solo quando pronunciano<br />

il suo nome. Poi, torna subito<br />

giù; il suo sguardo non sembra capire<br />

lo sgomento di chi gli sta intorno.<br />

Un cerchio di persone si è formato intorno<br />

a lui. Sono ragazzi più grandi di lui<br />

e sono preoccupati. L’hanno sentito parlare<br />

con i suoi coetanei. Gli hanno sentito<br />

dire: “Se devi spacciare, 'a spacciari<br />

bonu” (devi spacciare bene).<br />

Il suo nome non ha importanza: l’età,<br />

invece, sì. È un ragazzo che ha, da poco,<br />

compiuto sedici anni e che vive nel quartiere<br />

di San Cristoforo, a Catania. Chi ti<br />

ha proposto di spacciare? Quanto ti hanno<br />

promesso? Sai cosa rischi se ti beccano?<br />

gli chiedono i ragazzi che si sono<br />

fermati attorno.<br />

Lui, mani dietro la schiena e testa bassa,<br />

risponde che è un’idea che gli è venuta<br />

così, nessuno gli ha detto niente. Ha<br />

bisogno di soldi, dice che vuole fare un<br />

regalo alla sua ragazza, vuole regalarle<br />

un uovo di Pasqua. Racconta che ha cercato<br />

di trovarsi un lavoretto, ma, dove lo<br />

prendevano non lo pagavano mai, o gli<br />

davano molto meno di quanto gli promettevano.<br />

Un regalo alla sua ragazza<br />

Dice che ha scaricato i camion per due<br />

mesi, casse di acqua per 20 euro la settimana,<br />

mattina e pomeriggio, domenica<br />

inclusa. I soldi a casa sono pochi; suo padre<br />

lavora tutto il giorno portando bombole<br />

a domicilio e sua madre cerca di arrotondare<br />

con lavori di pulizia, quando ci<br />

sono.<br />

Un ragazzo che lo stava ad ascoltare<br />

gli racconta che, una volta, ha ricevuto<br />

un’offerta di 400 euro per fare il palo per<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 30<br />

ragazzi che dovevano spacciare; lui aveva<br />

rifiutato e, a coloro che gli avevano<br />

offerto quel “lavoro”, aveva detto che<br />

preferiva spaccarsi le mani nei campi per<br />

30 euro al giorno.<br />

“Ma qui il lavoro onesto dov'è?”<br />

Un altro ragazzo cerca di fargli capire<br />

che, se lo beccano, per lui sarà dura. Non<br />

potrà rivedere la sua ragazza. Avrà bisogno<br />

di un avvocato ma soldi non ne avrà,<br />

e rischierà di rimanere dentro per tanto<br />

tempo. Gli racconta che l’esperienza del<br />

carcere è massacrante, che vedere il<br />

mondo da dietro le sbarre ti uccide<br />

lentamente. Qualcuno gli chiede<br />

nuovamente chi sia stato a proporgli di<br />

spacciare, ma ottiene sempre la stessa<br />

risposta.<br />

Forse è vero che nessuno gli ha proposto<br />

di spacciare; forse quel ragazzo ha visto<br />

soltanto un’opportunità facile per fare<br />

un po’ di soldi.


Scheda<br />

IL MIO QUARTIERE/<br />

I LUOGHI DI SPACCIO<br />

San Cristoforo è definita dall’Autorità<br />

Giudiziaria e dai giornali il "supermarket<br />

degli stupefacenti". La mafia gestisce<br />

un business che genera, ogni anno, milioni<br />

di euro e fornisce “lavoro” a centinaia<br />

di persone, la maggior parte impiegati<br />

come pusher e vedette. In tale attività<br />

sono coinvolti anche minori; a Catania<br />

nel 2012, si sono registrati 146 arresti<br />

di minorenni. Questo dato pone Catania<br />

al 5° posto nella classifica nazionale,<br />

dopo città come Roma e Napoli.<br />

Molto probabilmente si tratta dell’azienda<br />

con le maggiori entrate del territorio<br />

cittadino. Gli arresti e i sequestri per<br />

spaccio di sostanze stupefacenti sono<br />

decine ogni mese. È stato quantificato<br />

che, a San Cristoforo, la mafia ottiene<br />

più di trentamila euro al giorno di guadagni<br />

con lo spaccio. Le piazze di spaccio<br />

sono numerose. Tra le altre:<br />

- L’area di S. Maria delle Salette; la<br />

zona è stata luogo dell’operazione Revenge<br />

2 condotta dai Carabinieri contro<br />

la famiglia Bonaccorsi, detti “Carateddi”,<br />

che ha portato all'arresto di 24 persone,<br />

su ordine del gip Giuliana Sammartino.<br />

- La zona del Tondicello e di Via della<br />

Concordia; la zona è stata luogo<br />

dell'operazione Mulini, che ha messo in<br />

evidenza come su Catania si riversa un<br />

quantitativo immenso di cocaina, acquistata<br />

da persone di ogni estrazione sociale.<br />

- La zona di via Mulini a Vento.<br />

www.isiciliani.it<br />

Scheda<br />

IL MIO QUARTIERE/<br />

LA CRONOLOGIA<br />

- 17 febbraio <strong>2013</strong>, San Cristoforo, Catania.<br />

Quattro spacciatori in manette<br />

sorpresi a cedere la droga ai clienti in<br />

via Trovatelli, a San Cristoforo. Sequestrati<br />

60 grammi di marijuana e 350<br />

euro, ritenuti l’incasso dello spaccio.<br />

- 6 <strong>marzo</strong> <strong>2013</strong>, San Cristoforo, Catania.<br />

I Carabinieri hanno arrestato due<br />

uomini per detenzione e spaccio di sostanze<br />

stupefacenti. In via Della Lava i<br />

due individui cedevano degli involucri<br />

ad occasionali acquirenti. Bloccati e<br />

perquisiti, sono stati trovati in possesso<br />

di 51 dosi di marijuana, per un peso totale<br />

di 110 grammi, e 38 dosi di cocaina,<br />

per un peso complessivo di 12<br />

grammi.<br />

- 15 <strong>marzo</strong> <strong>2013</strong>, San Cristoforo, Catania.<br />

Tre spacciatori acquistavano la droga<br />

a San Cristoforo per smerciarla ad<br />

Enna. I tre sono stati bloccati in via<br />

Santa Chiara e sono stati trovati in possesso<br />

di 100 grammi di marijuana. La<br />

perquisizione in casa del venditore ha<br />

permesso di sequestrare 1,5 chili di marijuana.16<br />

<strong>marzo</strong> <strong>2013</strong>, San Cristoforo,<br />

Catania.<br />

I carabinieri arrestano una donna di<br />

56 anni per detenzione e spaccio di cocaina<br />

e marijuana. Nell’abitazione sono<br />

stati sequestrati 53 involucri di carta<br />

stagnola contenenti 23 grammi di cocaina<br />

e 2.800 euro in banconote, ottenuti<br />

grazie all'attività di spaccio.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 31<br />

“Quei bambini<br />

li vedrai fra poco<br />

passare la cocaina<br />

ai clienti perbene,<br />

o li ritroverai<br />

in una piccola foto<br />

sulla pagina della<br />

cronaca giudiziaria”<br />

Tanti suoi coetanei, anche più piccoli<br />

di lui, spacciano. Su motorini più grandi<br />

di loro sfrecciano, impennano e si<br />

divincolano tra le macchine in fila per<br />

via delle Calcare o via della Concordia.<br />

Li vedi schizzare fuori a suon di clacson<br />

su Via Plebiscito quando arriva la polizia<br />

per una retata.<br />

“Arriva la polizia!”<br />

Accanto a quei ragazzi vedi bambini<br />

più piccoli, spaventati quando un elicottero<br />

della Polizia sorvola le loro teste;<br />

quei bambini li vedrai, poco tempo dopo,<br />

passare “stecche” di fumo o palline di<br />

cocaina a studenti e professionisti, o li riconoscerai<br />

in una piccola foto sulla pagina<br />

della cronaca giudiziaria.<br />

Per spacciare non serve alcun titolo di<br />

studio: tutti possono mettersi a un angolo<br />

e fare il palo, o trasportare piccole dosi.<br />

È un mestiere che garantisce soldi facili,<br />

ma altrettanto facilmente ti può privare<br />

del sorriso.<br />

“Ma questa che vita è?”<br />

Qualcuno cerca di ripetergli fino alla<br />

nausea che quella non è vita. Quel ragazzo<br />

che ormai da qualche tempo non frequenta<br />

più la scuola se ne va, promettendo<br />

di non spacciare più, ma la strada è<br />

sua compagna di viaggio per troppe ore<br />

al giorno e non c’è un pallone o dei coetanei,<br />

amici veri, che lo possano dissuadere<br />

da scelte pericolose per il suo futuro.


www.isiciliani.it<br />

Antimafia al Nord<br />

Un libro ripulisce<br />

il circolo Arci<br />

Dove i mafiosi avevano<br />

brindato in onore del<br />

loro capo, adesso gli antimafiosi<br />

si riuniscono<br />

per riaffermare i valori<br />

della legalità<br />

di Rosaria Malcangi<br />

e Andrea Zolea<br />

www.stampoantimafioso.it<br />

Paderno Dugnano. Molto di più della<br />

presentazione di un libro. Ha il sapore<br />

di una messa laica l’incontro organizzato<br />

il 17 febbraio al circolo Arci Falcone<br />

e Borsellino. Il libro al centro del dibattito<br />

è Buccinasco, La ’ndrangheta al<br />

nord di Nando dalla Chiesa Martina<br />

Panzarasa. C'era anche Piero Grasso,<br />

ex procuratore nazionale dell’Antimafia.<br />

Il circolo in questione è quello in cui<br />

nell’ottobre 2009 si svolse un summit di<br />

‘ndranghetisti. A diciannove chilometri da<br />

Milano, sotto la foto dei due magistrati assassinati,<br />

una trentina pranzarono e brindarono<br />

a Pasquale Zappia, diventato referente<br />

nel nord Italia delle cosche calabresi.<br />

I carabinieri filmarono tutto e nel luglio<br />

2010 l’operazione Crimine-Infinito, coordinata<br />

dalle Direzioni distrettuali antimafia<br />

(Dda) di Reggio Calabria e Milano,<br />

portò in carcere quasi trecento persone.<br />

Tra di loro assassini, trafficanti di droga,<br />

persone ritenute colpevoli di riciclaggio,<br />

estorsione, usura e altro.<br />

A distanza di tre anni e mezzo da<br />

quell’insulto si avvertiva però ancora la<br />

necessità di una bonifica morale di quel<br />

luogo di cultura, intitolato ai più famosi<br />

martiri della mafia ma profanato da essa.<br />

Una bonifica morale<br />

Bisognava «archiviare» la cena<br />

dell’inferno e rendere omaggio a chi ha<br />

pagato con la vita la lotta alla mafia riaffermando<br />

l’impegno civile che parte dalla<br />

conoscenza della mafia, della ’ndrangheta<br />

e di altre organizzazioni criminali.<br />

Il professor dalla Chiesa lo ripete a ogni<br />

occasione: «La battaglia contro la ’ndrangheta<br />

inizia imparando a pronunciare e<br />

scrivere correttamente il nome. ‘Ndrangheta.<br />

Non andrangheta». Perché ciò che<br />

non si riesce nemmeno a nominare ha gioco<br />

facile a sparire dalla vista e dalle coscienze.<br />

Mentre fuori un sole freddo prometteva<br />

l’arrivo della primavera, nel circolo Arci si<br />

respirava la speranza - smentita dal democratico<br />

esito delle urne - che la Lombardia<br />

potesse finalmente cambiare passo. Ad altre<br />

latitudini di democrazia e cittadinanza,<br />

gli scandali emersi negli ultimi mesi in<br />

Regione sarebbero bastati a seppellire per<br />

sempre i destini politici dei responsabili.<br />

In Italia no.<br />

Ndrangheta nell'interland milanese<br />

E allora acquista ancora più spessore<br />

l’imperativo di diffondere la conoscenza<br />

del fenomeno mafioso. Obiettivo a cui il<br />

libro - segnalato di recente anche dal Ministero<br />

della Pubblica Istruzione alle varie<br />

scuole italiane - dà un prezioso contributo.<br />

Esso ricostruisce tutta la parabola della<br />

’ndrangheta nei centri dell’hinterland milanese,<br />

il cui epicentro è Buccinasco, non<br />

a caso denominata la Platì del nord.<br />

Negli anni ’70 la ‘ndrangheta inizia a far<br />

soldi con i sequestri di persona, poi nel decennio<br />

successivo passa al traffico della<br />

droga. Le cosche così accumulano in fretta<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 32<br />

ingenti quantità di denaro ma – come ricorda<br />

Martina Panzarasa – l’obiettivo non<br />

sono tanto i soldi, quanto il potere e il controllo<br />

del territorio. Controllo che può iniziare<br />

banalmente con l’acquisto di piccoli<br />

terreni, poi di una casa, un bar, una palazzina<br />

fino ad arrivare a comprare o costituire<br />

una società immobiliare.<br />

Non è mancato un «fuori programma».<br />

Maurizio Luraghi, ex imprenditore edile,<br />

imputato per associazione di tipo mafioso<br />

nel processo Cerberus, attualmente sospeso,<br />

è intervenuto dalla platea. Dopo il fallimento<br />

della sua azienda, l’imprenditore, a<br />

dispetto dell’ampia circonferenza vita, si è<br />

riciclato come maestro di ballo.<br />

L'Expo e il movimento terra<br />

Citato nel libro di Dalla Chiesa e Panzarasa<br />

e in altri affini, l’uomo parla come un<br />

fiume in piena ogni volta che può. Rimprovera<br />

allo Stato la lentezza con cui viene<br />

gestito il fondo di solidarietà, lo strumento<br />

che garantisce alle vittime di reati mafiosi,<br />

purchè dotate di precisi requisiti, il risarcimento<br />

dei danni subiti. La figlia di Luraghi,<br />

imprenditrice nel settore edilizio, attende<br />

oltre un milione di euro dopo un incendio<br />

e il successivo fallimento della sua<br />

azienda.<br />

La tensione scatenata dalle sue parole,<br />

soprattutto per i riferimenti ai pericoli di<br />

gestione mafiosa connessi ai lavori<br />

dell’Expo 2015, e in particolare al movimento<br />

terra, si è sciolta in una foto in<br />

qualche modo liberatoria scattata agli organizzatori<br />

e ai loro ospiti sotto l’immagine<br />

di Falcone e Borsellino sorridenti.<br />

Ma forse la fotografia vera, quella che si<br />

è depositata nel profondo della coscienza<br />

dei presenti, è un’altra. È il professor Dalla<br />

Chiesa, dopo aver ascoltato Luraghi con<br />

interesse, conserva i documenti che<br />

l’uomo gli passa, poi si avvicina al banchetto<br />

dei libri, acquista una copia, ci scrive<br />

dentro una dedica e la regala alla figlia<br />

di Luraghi. Ed e proprio da qui che si ricomincia:<br />

da un libro.


www.isiciliani.it<br />

Poteri<br />

Cosentino<br />

non dimentica<br />

E' la fine di un'epoca.<br />

La caduta di un intoccabile...<br />

di Arnaldo Capezzuto<br />

www.ladomenicasettimanale.it<br />

Si è costituito nel carcere di Secondigliano<br />

di Napoli, un penitenziario duro<br />

dove sono reclusi padrini mafiosi e boss<br />

camorristi, Nicola Cosentino, deputato<br />

uscente del Pdl, ex sottosegretario<br />

all'Economia con delega al Cipe<br />

nell'ultimo governo Berlusconi e potente<br />

coordinatore regionale campano.<br />

Non appena è terminata l'immunità parlamentare<br />

– il 15 <strong>marzo</strong> – l'ex onorevole è<br />

finito in una cella nel padiglione T1, quello<br />

riservato ai detenuti di alta sicurezza.<br />

L'uomo politico che ha contribuito a far<br />

vincere il Pdl a livello nazionale, eleggendo<br />

nel 2008 in Campania ben 38 deputati<br />

e 14 senatori, rastrellando oltre un milione<br />

e seicento mila voti, pari al 12 per cento<br />

del consenso totale dell'armata costruita<br />

da Silvio Berlusconi è ristretto nella casa<br />

circondariale partenopea.<br />

Nicola Cosentino, conosciuto anche con<br />

il nomignolo di Nick 'o mericano è imputato<br />

in due diversi processi con accuse che<br />

vanno dal reimpiego di capitali illeciti,<br />

alla corruzione aggravati dalla finalità<br />

mafiosa e al concorso in associazione mafiosa.<br />

Nicola Cosentino non è un prigioniero<br />

politico, non è vittima di una persecuzione<br />

orchestrata dalle toghe rosse, non<br />

è il nuovo Enzo Tortora. I profili penali<br />

contestati all'ex sottosegretario – in questi<br />

anni – sono molto gravi anzi gravissimi.<br />

Nel corso delle indagini e dei due processi<br />

che si stanno celebrando presso il Tribunale<br />

di Santa Maria Capua Vetere emergono<br />

sempre di più legami inquietanti e<br />

chiari contorni in cui camorra, politica,<br />

classe dirigente e imprenditoria sono fili<br />

dello stesso intreccio.<br />

Non c'è dubbio che l'arresto di Cosentino<br />

sancisce la fine di un'epoca.<br />

E Nick 'o mericano è stato solo il primo<br />

della lista. L’ex senatore Pdl Sergio De<br />

Gregorio, la gola profonda che ha inguaiato<br />

Silvio Berlusconi sulla compravendita<br />

dei parlamentari, è serenamente finito<br />

ai domiciliari, stesso destino per Vincenzo<br />

Nespoli, senatore uscente e sindaco decaduto<br />

di Afragola.<br />

Non è finita. Qualche problema, per la<br />

verità più d'uno, si addensa anche sul<br />

capo di Amedeo Laboccetta, deputato Pdl,<br />

trombato alle ultime consultazioni e in<br />

rapporti d’affari con l’imprenditore latitante<br />

Francesco Corallo, re delle slot machine.<br />

C’è poi l’incognita grossa come<br />

una cosa del riconfermato deputato Pdl<br />

Luigi Cesaro, noto come Giggino ‘a purpetta,<br />

sempre in bilico per un’inchiesta su<br />

politica e camorra ormai in dirittura<br />

d’arrivo. Non è casuale infatti se per la<br />

prima volta il boss pentito del clan dei Casalesi<br />

Luigi Guida ’o ndrink, per anni ai<br />

vertici della cosca casertana, ha deciso di<br />

parlare del potente politico di Sant’Antimo<br />

e della sua famiglia.<br />

L'ex padrino vuota il sacco<br />

L’ex padrino nel corso dell’udienza del<br />

6 <strong>marzo</strong> al Tribunale di Santa Maria Capua<br />

Vetere ha vuotato il sacco raccontando<br />

ai giudici degli interessi dei Cesaro nel<br />

comune di Lusciano e in particolare svelando<br />

accordi segreti su gare d’appalti :<br />

quella per il Pip (piano insediamento produttivi)<br />

e una riguardante un centro di riabilitazione.<br />

Esce fuori un patto d’acciaio<br />

tra politica, imprenditoria e camorra. La<br />

“cosa pubblica” diventa “cosa loro”.<br />

Non è la prima volta e non sarà l’ultima<br />

che Luigi Cesaro, ex presidente della Provincia<br />

di Napoli, viene tirato in ballo in<br />

storie che per usare un eufemismo chiamiamo<br />

“opache”. Il deputato Giggino ‘a<br />

purpetta era rimasto già coinvolto a metà<br />

degli anni Ottanta in un’inchiesta sul clan<br />

capeggiato da Raffaele Cutolo e assolto<br />

con sentenza definitiva dopo una condanna<br />

in primo grado per favoreggiamento a<br />

5 anni di carcere.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 33<br />

Non molto tempo fa durante un’intercettazione<br />

effettuata nel corso di un colloquio<br />

in carcere, il padrino Cutolo riferiva<br />

a una nipote – in cerca di un favore – di<br />

farsi aiutare da Cesaro, ora uno importante,<br />

che anni addietro gli avrebbe anche fatto<br />

“da autista”. Il nuovo Parlamento insomma<br />

a breve potrebbe occuparsi del deputato<br />

Cesaro: risalirebbe a circa un anno<br />

fa la richiesta d’arresto dell’onorevole, da<br />

parte della Procura all’Ufficio gip di Napoli.<br />

L’inchiesta prende le mosse dalle dichiarazioni<br />

del 2008 di Gaetano Vassallo,<br />

stakeholder dei rifiuti per conto dei Casalesi,<br />

che accusa Cesaro di relazioni con<br />

elementi di spicco del clan.<br />

“Non pagherò per tutti”<br />

Ecco, la caduta di Nicola Cosentino, il<br />

tramonto del suo sistema di potere ha fatto<br />

maturare, evidentemente, delle scelte e<br />

accelerato un cambio di scenario significativo.<br />

Oltre a “’o ndrink” altri potrebbero<br />

sentirsi liberi d’illuminare con i loro racconti<br />

le zone d’ombra che spesso al Sud<br />

accompagnano il successo di alcuni impresentabili<br />

e le loro formazioni politiche.<br />

Ci sono spazi. S’intravedono praterie di<br />

verità. E’ caduto il Cosentinismo – si sa –<br />

quando la barca affonda c’è il “si salvi chi<br />

può”.<br />

Il comandante – però – è rimasto al timone<br />

di quel potere e sta dimostrando ancora<br />

una volta di essere un leader. L’atteggiamento<br />

del detenuto Cosentino è rigoroso.<br />

Finita l’immunità, si è consegnato alla<br />

casa circondariale senza fiatare.<br />

Nell’interrogatorio di garanzia in carcere<br />

ha ribadito al gip di essere innocente e di<br />

respingere tutte le accuse. E’ in cella e<br />

non si lamenta. Ha deciso e promesso alla<br />

famiglia che da detenuto non vuole presenziare<br />

ai suoi processi e farsi vedere<br />

dietro le sbarre di una gabbia. Il suo messaggio<br />

sembra inequivocabile per chi dalla<br />

parte sua sa capire: “Io sono un vero<br />

uomo. Non mi nascondo. Mi prendo gli<br />

oneri. Difendo una storia. Non pagherò<br />

per tutti”.


www.isiciliani.it<br />

Napoli<br />

<br />

<br />


Lo scandalo si chiama “Ospedale del<br />

Mare”, un mostro di cemento più o meno<br />

antisismico con travi d'acciaio e grossolane<br />

pomposità architettoniche di dubbia<br />

utilità. Una mega struttura che adesso<br />

con la riperimetrazione della Zona Rossa<br />

quella cioè che dovrebbe essere evacuata<br />

prima dell'inizio di una eventuale eruzione<br />

del Vesuvio, si trova al centro di una<br />

emergenza. La decisione è stata adottata<br />

dalla Protezione civile nazionale che vagliando<br />

rapporti tecnici e studi sul rischio<br />

eruzione del Vesuvio ha deciso di estendere<br />

i confini dell'area di massimo rischio<br />

anche a parte della zona orientale<br />

di Napoli, e, in particolare a Ponticelli<br />

dove appunto sorge il cantiere della grande<br />

struttura ospedaliera.<br />

Chi ha progettato a suo tempo l'insediamento<br />

dell'ospedale non lo sapeva che<br />

si edificava a ridosso di una potenziale<br />

Zona Rossa? Perché è stato consentito un<br />

progetto del genere? Perché la Regione<br />

all'epoca guidata da Antonio Bassolino<br />

ha avallato questa soluzione? Quali interessi<br />

c'erano in gioco? C'entra qualcosa<br />

la moglie (famiglia di costruttori) di un<br />

potente ex assessore, ora eurodeputato e<br />

uomo da sempre di Bassolino? La collocazione<br />

dell'Ospedale del Mare nella<br />

vecchia zona gialla, tecnicamente “a pericolosità<br />

differita”, non metteva - certo-<br />

al riparo la struttura e i suoi futuri ospiti<br />

dalla furia distruttiva del vulcano. In<br />

realtà, dopo il superamento di tanti intoppi<br />

creati dalla formula del project financing<br />

scelto per la realizzazione della<br />

struttura, proprio ora che secondo l'ultima<br />

versione ufficiale, i lavori dovrebbero<br />

concludersi definitivamente nel 2015,<br />

riesce difficile immaginare un clamoroso<br />

dietro front. L'Ospedale a Ponticelli sarà,<br />

insomma, completato. Ma proprio per<br />

questo occorre pretendere garanzie per<br />

la sicurezza del personale e dei circa 500<br />

degenti. La struttura, infatti, ingloberà i<br />

presidi ospedalieri dell'Ascalesi, del Loreto<br />

mare, del San Gennaro e degli Incurabili<br />

che a breve chiuderanno. Motivo:<br />

abbattere la spesa sanitaria. Quindi in<br />

caso di emergenza bisognerà evacuare<br />

degenti e personale. Bene. Si farà in tempo?<br />

E dove li trasferiranno?<br />

www.isiciliani.it<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 35


Catania/ Università<br />

Il nuovo<br />

e l'indagato<br />

Pignataro nuovo rettore.<br />

Recca trombato<br />

alle politiche e indagato<br />

dalla Procura per la<br />

mail elettorale inviata<br />

a professori e studenti<br />

dell'ateneo catanese<br />

di Salvo Catalano<br />

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Sette giorni per cambiare l'università<br />

di Catania. Il tempo che c’è voluto<br />

per assistere a un avvicendamento al<br />

vertice di uno dei maggiori atenei del<br />

Sud, e non solo a seguito delle elezioni<br />

accademiche del 28 febbraio per il<br />

nuovo rettore. Vicende politiche e giudiziarie<br />

sembrano aver fatto il resto.<br />

Tutto comincia poco prima di <strong>marzo</strong>,<br />

con l'aspettativa richiesta dall'ormai ex<br />

Magnifico Antonino Recca - già coordinatore<br />

regionale Udc - per correre alle<br />

elezioni nazionali per un posto al<br />

Senato. Non avendo ottenuto la poltrona<br />

Scheda<br />

DA ECONOMIA AL RETTORATO<br />

Quasi cinquantenne, sposato, con un figlio, è docente di<br />

Scienze delle finanze al dipartimento di Economia dell'università<br />

di Catania. In questi anni è stato membro del Consiglio<br />

d’amministrazione dell’ente e, tra il 2009 e il 2010, presidente<br />

della Scuola superiore etnea. Dopo la laurea proprio all'università<br />

di Catania, consegue un master e un dottorato a York, nel<br />

Regno Unito. Torna in Italia e rinuncia a un posto di lavoro in<br />

banca per un contratto da ricercatore a Unict. È l'inizio degli<br />

anni '90. Nel 2000 diventa professore associato e due anni<br />

dopo è ordinario. Tra i suoi settori di ricerca c'è soprattutto<br />

l’economia sanitaria con un approfondimento sull’organizzazione<br />

ospedaliera.<br />

www.isiciliani.it<br />

a palazzo Madama, Recca avrebbe<br />

dovuto mantenere quella di rettore etneo<br />

fino alla scadenza del suo mandato, il 31<br />

ottobre.<br />

Ma tutto cambia la mattina del 6 <strong>marzo</strong><br />

quando, con una email alla comunità accademica,<br />

annuncia le proprie dimissioni.<br />

A distanza di poche ore, si diffonde la<br />

notizia dell'iscrizione nel registro degli<br />

indagati dello stesso Recca da parte della<br />

procura di Catania per il cosiddetto caso<br />

Mailgate: l'invio di un messaggio di posta<br />

elettronica elettorale a favore della<br />

candidata Udc Maria Elena Grassi durante<br />

le scorse consultazioni regionali.<br />

A tutti i docenti e gli studenti...<br />

Un messaggio inviato a tutti i docenti e<br />

agli studenti catanesi di Unict attraverso i<br />

server di posta dell'Università di Catania,<br />

dove lavora il marito della donna, Nino<br />

Di Maria, membro dello staff del rettore.<br />

Sette giorni dopo la notizia e le dimissioni<br />

di Recca, si insedia il nuovo rettore<br />

eletto: Giacomo Pignataro, docente di<br />

Economia.<br />

«Non esistono più, a mio parere, le<br />

condizioni di serenità per il<br />

completamento del mio secondo<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 36<br />

mandato di rettore. Pertanto, rassegno le<br />

dimissioni irrevocabili dalla carica con<br />

decorrenza 11 <strong>marzo</strong> <strong>2013</strong>».<br />

Le critiche alla sua decisione di restare<br />

fino a ottobre e soprattutto l'annuncio di<br />

alcuni “urgenti interventi” non erano di<br />

certo mancate. Come quelle di studenti,<br />

docenti e ricercatori del Coordinamento<br />

unico d'ateneo che, con una nota, hanno<br />

accusato il rettore di voler restare in carica<br />

per «una puerile idea di rivalsa e onnipotenza».<br />

«Se qualcuno ha come unica ambizione<br />

– affermano - quella di trasformare<br />

questi mesi di transizione in una semina<br />

di mine antiuomo per la prossima amministrazione,<br />

diciamolo subito: è<br />

ridicolo».<br />

Ma forse, oltre alle ostilità interne, a<br />

pesare sulla decisione di Recca di<br />

abbandonare anzi tempo potrebbero<br />

essere state le tre accuse formulate nei<br />

suoi confronti dalla procura etnea che<br />

indaga sullo scandalo delle email<br />

elettorali partite dai server dell’<br />

università: rivelazione e uso di segreti<br />

d’ufficio, violazione della privacy e<br />

intralcio alla giustizia, con promesse in<br />

cambio di false dichiarazioni ai<br />

magistrati.<br />

Negli ultimi tempi è stato tra i più critici oppositori dell'ex<br />

rettore Antonino Recca, il primo turno di votazioni accademiche<br />

si è chiuso per lui con un ottimo risultato, seppure senza<br />

quorum: più del doppio dei voti ottenuti da Giuseppe Vecchio,<br />

candidato appoggiato dal Magnifico allora in carica. In attesa<br />

del secondo turno, considerate le preferenze andate al collega,<br />

è lo stesso contendente Vecchio a ritirare la propria<br />

candidatura. Eletto il 28 febbraio, Pignataro resterà in carica<br />

per sei anni. Tra i punti i fondamentali del suo programma ci<br />

sono «la discussione e il coinvolgimento diretto» di tutti i membri<br />

dell'università, la scelta di «regole chiare esplicite, certe e<br />

uniformi, senza nessuno spazio a forme di autoritarismo» e la<br />

revisione del tanto contestato statuto d'ateneo in un’ottica più<br />

pluralista.


Un carico pesante per quella che Recca<br />

aveva definito «una ragazzata, che ha<br />

dato il via a una smisurata enfasi mediatica<br />

caratterizzata da un’ostilità cavalcata<br />

da alcune parti politiche». «I dati<br />

sensibili degli studenti non risultano essere<br />

stati mai violati e sono rigorosamente<br />

protetti presso i server dell’Università.<br />

–aggiungeva il direttore generale Lucio<br />

Maggio – Al fine di non produrre inopportune<br />

interferenze, l’Università si<br />

asterrà da ulteriori indagini interne, restando<br />

in fiduciosa attesa degli esiti delle<br />

investigazioni svolte dagli organi competenti».<br />

Indagini sulla mail elettorale inviata<br />

da Daniele Di Maria, figlio della<br />

candidata Grassi e del dipendente Unict<br />

Nino Di Maria, che sono arrivate puntuali.<br />

Oltre ai tre, infatti, ad essere iscritti<br />

nel registro degli indagati sono adesso<br />

Scheda<br />

QUANDO RECCA<br />

LAUREO' CALTAGIRONE<br />

Una petizione online per chiedere la<br />

sospensione in via cautelativa della laurea<br />

ad honorem conferita nel 2009<br />

dall’Università di Catania a Francesco<br />

Bellavista Caltagirone, finito in carcere<br />

per truffa ai danni dello Stato. Ad avviarla<br />

un gruppo di docenti dell’Ateneo catanese.<br />

La decisione di insignire dell’onorificenza<br />

l’imprenditore romano è stata tra<br />

le più contestate del mandato dell’ex rettore<br />

Antonino Recca<br />

«Per riparare, almeno in parte, alla<br />

brutta figura non ci resta, come docenti e<br />

studenti, che chiedere che la laurea così<br />

improvvidamente conferita venga rapidamente<br />

sospesa in regime di autotutela,<br />

in attesa che si verifichino le eventuali<br />

responsabilità penali del sig. Francesco<br />

Gaetano Caltagirone».<br />

Così alcuni docenti dell’Università di<br />

Catania, in particolare il gruppo che<br />

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due tecnici della divisione informatica<br />

dell’ateneo – che avrebbero materialmente<br />

aiutato i Di Maria a inviare il messaggio<br />

– e lo stesso rettore. Che, secondo<br />

l’ipotesi dei magistrati, avrebbe potuto<br />

dare origine all’intero caso.<br />

Sarebbe Recca la persona che, «abusando<br />

della sua qualità, rivela notizie<br />

d’ufficio, le quali debbono rimanere segrete,<br />

o ne agevola in qualsiasi modo la<br />

conoscenza». Nel caso specifico, concorrendo<br />

all’invio di mail di propaganda<br />

elettorale a studenti e docenti iscritti alla<br />

mailing list interna dell’università attraverso<br />

un indirizzo che solo in rettorato<br />

potevano conoscere.<br />

A questo si aggiunge la violazione della<br />

privacy per aver trattato, fuori dalle<br />

funzioni istituzionali, i dati personali di<br />

studenti e docenti. Aggravante, secondo i<br />

compone il Cuda (Coordinamento unico<br />

d’Ateneo), hanno avviato una petizione<br />

online per chiedere la sospensione della<br />

laurea honoris causa che l’Ateneo<br />

catanese ha conferito nel 2009 al noto<br />

imprenditore arrestato lo scorso 19<br />

<strong>marzo</strong> con l’accusa di frode nelle<br />

pubbliche forniture, appropriazione<br />

indebita e trasferimento fraudolento di<br />

denaro a terzi, a seguito di un’indagine<br />

della Procura di Civitavecchia sulla<br />

realizzazione del porto turistico di<br />

Fiumicino.<br />

Secondo i suoi detrattori, Francesco<br />

Bellavista Caltagirone non rientrerebbe<br />

tra le persone che, come richiede il testo<br />

unico approvato con decreto regio<br />

1592/1933 per l’assegnazione delle lauree<br />

ad honorem, «per opere compiute o<br />

pubblicazioni fatte, siano venute in meritata<br />

fama di singolare perizia nelle discipline<br />

della Facoltà per cui è concessa».<br />

Il titolo, come ironizzano i docenti che<br />

hanno avviato la petizione, non sembra<br />

avere portato bene all’imprenditore.<br />

Desirée Miranda<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 37<br />

“Il poco<br />

prestigio<br />

della laurea<br />

catanese”<br />

magistrati, è l’«aver commesso il fatto<br />

con abuso dei poteri o con violazione dei<br />

doveri inerenti a una pubblica funzione o<br />

a un pubblico servizio». Come quella del<br />

rettore dell’università di Catania,<br />

appunto.<br />

Mentire all'autorità giudiziaria<br />

Al Magnifico dimissionario, infine,<br />

viene contestato di aver tentato di indurre<br />

il suo collaboratore e marito della candidata<br />

Nino Di Maria a mentire all’autorità<br />

giudiziaria. Promettendo una facile via<br />

d’uscita: scaricare la colpa sul figlio Daniele.<br />

Su questa terza accusa sembra non<br />

abbia giocato a favore di Recca la decisione,<br />

poche settimane dopo il caso, di<br />

promuovere Di Maria da membro dello<br />

staff del rettore a direttore del Cinap, il<br />

centro che si occupa dell’accessibilità<br />

delle strutture e dei servizi agli studenti<br />

diversamente abili.<br />

L'intera questione passa però sottotraccia<br />

davanti alle dimissioni dello stesso<br />

Magnifico e alla sua poltrona lasciata<br />

vuota. Il suo successore Giacomo Pignataro,<br />

già eletto, dovrà aspettare il via libera<br />

dal ministro dell’Istruzione Francesco<br />

Profumo per potersi insediare. Passaggio<br />

burocratico che avviene la sera<br />

del 12 <strong>marzo</strong>, sei giorni dopo. L'indomani<br />

Pignataro si presenta come nuovo rettore<br />

dell'università di Catania. Promette<br />

di non aumentare le tasse, si augura di<br />

poter rendere il tanto contestato statuto<br />

voluto dal suo predecessore «più equo e<br />

rappresentativo» e annuncia uno dei suoi<br />

primi atti da Magnifico: una riunione con<br />

tutti i rappresentanti degli studenti «per<br />

discutere dei problemi dell’Ateneo e cercare<br />

di risolverli insieme. Perché la laurea<br />

a Catania non abbia solo valore legale,<br />

ma significhi anche prestigio».


www.isiciliani.it<br />

Sicilia<br />

Mafia a Partinico<br />

Cosa ci aspetta<br />

È l´inizio dell´ultima<br />

guerra di mafia a Partinico,<br />

con due schieramenti<br />

che affilano le<br />

armi...<br />

di Pino Maniaci<br />

telejato.globalist.it<br />

Recentemente abbiamo approfondito<br />

la storia dei mafiosi di Borgetto che<br />

oggi sono liberi di scorrazzare per le<br />

vie del Paese, dopo aver scontato la<br />

pena nelle patrie galere. Ed a Partinico<br />

cosa succede? Chiaramente noi non<br />

possiamo farci mancare nulla, ed ecco<br />

che ritroviamo in giro nomi ben conosciuti<br />

negli ambienti di Cosa nostra<br />

che da poco sono in circolazione.<br />

Parliamo di Michele Vitale, fratello di<br />

Leonardo e Vito Fardazza, e dell'anziano<br />

Nino Nania, fratello dell'ergastolano Fifiddu,<br />

ancora rinchiuso nelle patrie galere.<br />

Parliamo di due storici esponenti della<br />

malavita organizzata che, in passato, si<br />

facevano la guerra. Difatti, ricordiamo<br />

che la corrente Nania-Giambrone era antagonista<br />

ai mafiosi Vitale-Salto. Oggi<br />

sono fuori, cosa potrebbe accadere? Si<br />

dice che Michele Vitale sia nella via della<br />

conversione, e sia pronto a prendere le<br />

distanze dalla sua storia. In effetti, per<br />

l'esponente della famiglia Fardazza non<br />

sussiste alcuna accusa di omicidio.<br />

Come direbbe Provenzano amava la<br />

sommersione, ed oggi è a caccia di lavoro,<br />

costretto alle condizioni vincolate<br />

della libertà vigilata. Tuttavia, rimane<br />

sempre un Fardazza, quindi un ipotetico<br />

punto di riferimento per i rampolli locali<br />

di Cosa nostra. Ama muoversi e riunirsi<br />

campagne campagne e vestire di marca,<br />

atteggiandosi come un dandy locale.<br />

Su decisione di Provenzano<br />

Ma ricordiamo un po' di storia...<br />

A giugno del 2005 fu Bernardo Provenzano<br />

a decidere che anche Partinico<br />

doveva seguire quella regola della "sommersione",<br />

che negli ultimi anni di governo<br />

di Cosa nostra era stata l´arma vincente<br />

del boss corleonese. E nominò<br />

come reggente quel Maurizio Lo Iacono<br />

che solo quattro mesi dopo era già morto.<br />

Ucciso dagli uomini dello<br />

schieramento che si era improvvisamente<br />

ritrovato sotto le insegne di Antonino<br />

Nania, un vecchio boss con i contatti<br />

giusti oltreoceano, e di suo figlio<br />

Francesco, che proprio negli Stati Uniti<br />

trascorreva la sua latitanza, pur<br />

continuando a curare gli affari di<br />

famiglia. Persino Bernardo Provenzano,<br />

come si sarebbe appreso poi da un<br />

"pizzino" con una richiesta di informazioni<br />

avanzata a Lo Piccolo, rimase interdetto<br />

per quell'omicidio.<br />

È l´inizio dell´ultima guerra di mafia a<br />

Partinico, con due schieramenti che affilano<br />

le armi e che non fanno più mistero<br />

dei loro sponsor ad alto livello: i rampanti,<br />

i <strong>giovani</strong> scalpitanti che riconoscono<br />

solo l´autorità di "'u zu Ninu", Antonino<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 38<br />

Nania, che insieme con Antonino Giambrone<br />

accetta di fare da sponda alle velleità<br />

di allargamento oltre i confini dei<br />

palermitani di Salvatore Lo Piccolo alla<br />

ricerca di nuovi appalti e di nuovi affari,<br />

come la cava American Rock di Montelepre,<br />

proprietà di Francesco D´Amico,<br />

da sempre vicino a Raccuglia e poi<br />

costretto a scendere a patti con gli<br />

appetiti di Lo Piccolo.<br />

Dall´altra parte il potere costituito, rappresentato<br />

da due capimafia in quel momento<br />

detenuti, Nicolò Salto e Salvatore<br />

Corrao, longa manus del superlatitante<br />

Domenico Raccuglia, gli eredi naturali<br />

dei Vitale. Il 2006 è l´anno in cui Nania<br />

riesce a imporre la sua leadership: nomina<br />

capo di Partinico Gaetano Lunetta<br />

(poi arrestato) e Borgetto Antonino<br />

Giambrone. La cosca può contare sulla<br />

complicità di alcuni imprenditori come i<br />

fratelli Riina, e su uomini di peso come<br />

Giuseppe Lo Baido e Antonino Frisella.<br />

“Dobbiamo risistemare l'officina”<br />

Nomine che scatenano l´ira dello<br />

schieramento avversario che, tra le altre<br />

cose, contesta ai Nania di non provvedere<br />

al sostentamento delle famiglie dei detenuti,<br />

così come invece prevedono le<br />

"leggi" di Cosa nostra. Nei colloqui in<br />

carcere con il nipote, il boss-meccanico<br />

Salvatore Corrao usa il linguaggio criptico<br />

del suo mestiere per annunciare che<br />

«dobbiamo risistemare quest'officina».<br />

Dopo avere scontato la pena di 10 anni<br />

di reclusione torna nella sua casa Michele<br />

Vitale, uno dei tre fratelli per anni a<br />

capo della cosca mafiosa di Partinico.


Michele, che dei tre è stato sempre<br />

considerato il più "tranquillo", ha scontato<br />

la pena comminata dal tribunale di Palermo<br />

unificata con quella del 9 luglio<br />

1999, per il delitto di cui all'art. 416 bis<br />

C.P. per avere, in concorso con numerose<br />

altre persone fatto parte dell'associazione<br />

mafiosa denominata "Cosa Nostra", avvalendosi<br />

della forza di intimidazione del<br />

vincolo associativo e della condizione di<br />

assoggettamento e di omertà che ne deriva<br />

per commettere reati contro la vita,<br />

l'incolumità individuale, contro la libertà<br />

personale e contro il patrimonio, tra i<br />

quali quelli di cui ai capi che seguono,<br />

nonché per acquisire il controllo di attività<br />

economiche e appalti pubblici e, comunque,<br />

per realizzare profitti o vantaggi<br />

ingiusti. Con l'aggravante del quarto<br />

comma trattandosi di associazione armata.<br />

“Controllo di attività economiche”<br />

Il calcolo di cui si è tenuto conto per la<br />

pena è il seguente: pena base anni 5 di<br />

reclusione, aumentata di anni due per le<br />

contestate aggravanti ed in esito all'unificazione<br />

si aumenta di altri 3 anni e si<br />

perviene alla pena sopra indicata di anni<br />

10. A questa pena si deve aggiungere la<br />

misura di sicurezza della assegnazione<br />

ad una casa di lavoro per la durata di<br />

anni 2.<br />

Tra l'altro è stato condannato per avere,<br />

dallo stato di detenzione in cui si trovava,<br />

messo a disposizione delle attività illecite<br />

della famiglia mafiosa i propri figli<br />

illegittimi. In tutto questo non possiamo<br />

fare a meno di ricordare che i componen-<br />

www.isiciliani.it<br />

ti della sua famiglia, e parliamo dei fratelli<br />

e delle sorelle, sono tutti protagonisti<br />

della vita delittuosa di Partinico degli<br />

ultimi decenni.<br />

A cominciare dal più grande, Leonardo,<br />

capo carismatico della famiglia mafiosa,<br />

che ha ormai collezionato qualche<br />

ergastolo per associazione mafiosa e per<br />

avere commesso diversi delitti.<br />

Per proseguire con Vito, che teneva i<br />

rapporti con il capo dei capi e con i boss<br />

corleonesi: il più violento da quello che<br />

racconta Giusy Vitale, autrice -insieme a<br />

Camilla Costanzo- del libro Ero cosa<br />

loro (Milano, Mondadori, 2009).<br />

Staccarsi da Riina e Provenzano<br />

Dai più anziani - Riina e Provenzano -<br />

Vito si voleva staccare, insieme a Giovanni<br />

Brusca, a Mimmo Raccuglia e a<br />

Matteo Messina Denaro, per potere agire<br />

in piena autonomia senza dovere a tutti i<br />

costi chiedere loro l'autorizzazione.<br />

Anche la mite Nina è stata condannata<br />

per associazione mafiosa. Recentemente<br />

la Corte d'Appello le ha aumentato la<br />

pena a 10 anni di reclusione in base a diverse<br />

intercettazioni che ne hanno aggravato<br />

la posizione. In ultimo Giusy Vitale,<br />

la prima donna boss di Partinico che aveva<br />

preso il posto dei fratelli nella gestione<br />

del mandamento e che, dopo essere<br />

venuta a conoscenza di diversi fatti e<br />

complicità, ne ha riferito poi ai magistrati<br />

della dda.<br />

Oggi Michele troverà sicuramente una<br />

situazione molto cambiata rispetto a 10<br />

anni fa; non troverà più niente del suo regno<br />

di Valguarnera, dove al posto delle<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 39<br />

“La nostra<br />

emittente<br />

sarà sempre<br />

vigile<br />

e attenta”<br />

stalle ci sono distese incolte intestate a<br />

uomini che hanno segnato la lotta alla<br />

mafia. E difficilmente troverà terreni<br />

dove pascolare gli animali come se fossero<br />

a casa loro.<br />

La mafia non fa più parte della storia<br />

E tante altre cose sono cambiate. Adesso<br />

ci sono le associazioni antiracket e<br />

persino qualche suo concittadino commerciante,<br />

come d'altronde lui sa bene, si<br />

è stancato di sottostare alle continue richieste<br />

di estorsione.<br />

Ma quello che troverà sicuramente<br />

stravolta è la mentalità dei suoi concittadini<br />

e della maggior parte di politici<br />

(vecchi e nuovi) ormai consapevoli del<br />

fatto che la mafia a Partinico non fa più<br />

parte della storia attuale. La nostra emittente<br />

sarà sempre vigile ed attenta<br />

nell'analizzare i movimenti dei rampolli<br />

locali. L'attenta e competente attività delle<br />

forze dell'ordine ha permesso, negli ultimi<br />

anni, di bloccare con efficienza<br />

l'attività criminale della mafia.<br />

Cosa Nostra in difficoltà<br />

Pertanto, oggi, Cosa nostra si ritrova in<br />

estrema difficoltà e con pochi punti di riferimento.<br />

Speriamo di non sbagliare nel<br />

dire che, attualmente, respiriamo la quiete<br />

prima della tempesta di una futura<br />

guerra di mafia, e che soltanto l'azione<br />

della autorità competenti e la coscienza<br />

dei cittadini onesti potranno debellarla<br />

del tutto.


www.isiciliani.it<br />

Sicilia/Ambiente<br />

No Terna: comitati<br />

in ordine sparso<br />

Protestano per<br />

difendere il diritto alla<br />

salute e alla vita. I<br />

cittadini della Valle del<br />

Mela si oppongono<br />

fermamente alla<br />

costruzione<br />

dell’elettrodotto<br />

Sorgente Rizziconi che<br />

la società Terna sta<br />

realizzando sulla costa<br />

tirrenica messinese<br />

ma...<br />

di Carmelo Catania<br />

Va avanti da mesi il braccio di ferro<br />

sull’elettrodotto Terna in corso di<br />

realizzazione tra la Sicilia e la<br />

Calabria.<br />

Un’opera contestata dai comitati locali<br />

nell'area della piana di Milazzo,<br />

soprattutto tra Serro, San Filippo del<br />

Mela, San Pier Niceto e Pace del Mela,<br />

secondo i quali l'infrastruttura sarebbe<br />

pericolosa per la popolazione perché<br />

troppo vicina ai centri abitati, in una<br />

zona già dichiarata a rischio ambientale<br />

per la presenza nell'area di una centrale<br />

elettrica e di una raffineria.<br />

Protestano i cittadini, protestano i<br />

sindaci ma, diversamente da altre realtà<br />

di protesta, come il No Ponte o il No<br />

Muos, manca il fronte comune e ogni<br />

comitato si trincera dietro la sigla<br />

“Nimby”, “Not in my backyard”,<br />

concetto così riassumibile: l’opera in<br />

questione può anche essere giusta e utile,<br />

purché non sia costruita nel mio<br />

territorio.<br />

L’appoggio dei grillini<br />

Comitati di cittadini e sindaci hanno<br />

portato la loro protesta fin davanti al<br />

Palazzo dei Normanni esponendo cartelli<br />

e striscioni contro Terna e hanno trovato<br />

il loro megafono nel Movimento 5 Stelle<br />

che, dopo quella sul MUOS, fa<br />

approvare il 6 <strong>marzo</strong> scorso – a larga<br />

maggioranza trasversale – all’Assemblea<br />

regionale siciliana una nuova mozione<br />

con cui si impegna il governatore<br />

Crocetta a chiedere a Terna «a porre in<br />

essere tutte le iniziative necessarie<br />

affinché il progetto esecutivo venga<br />

modificato nelle parti in cui il tracciato<br />

dell'elettrodotto attraversa tutta l'area<br />

definita dalla Regione siciliana ad<br />

elevato rischio di crisi ambientale e la<br />

Zona di protezione speciale, in modo da<br />

prevedere, per la sua realizzazione, il<br />

passaggio in galleria».<br />

«Teniamo a precisare – spiegano dal<br />

Movimento - che non siamo contrari a<br />

prescindere al progetto Terna, anche<br />

perché ci rendiamo conto dell’esigenza<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 40<br />

dei servizi da fornire alla popolazione.<br />

Vogliamo, però, che in primo piano<br />

vengano messe le questioni della salute e<br />

dell’ambiente. E per questo che abbiamo<br />

voluto una riformulazione del progetto».<br />

Comitati divisi, Regione in stallo<br />

Ma a tutt’oggi, nonostante una<br />

generica dichiarazione sulla mancanza<br />

della verifica di compatibilità nessuna<br />

iniziativa risulta avviata da parte del<br />

Governo regionale e – secondo il<br />

Coordinamento Ambientale Tutela del<br />

Tirreno – Terna «continua<br />

nell’irragionevole intento di<br />

sopraffazione della volontà popolare.<br />

L’illustrazione della mozione, a cura<br />

della Deputata Zafarana, ha evidenziato i<br />

notevoli punti critici del progetto che il<br />

nostro coordinamento ha sempre indicato<br />

nelle numerose istanze portate avanti in<br />

questi anni.»<br />

Critici contro Crocetta anche il<br />

comitato Pacesi per la vita,<br />

l’associazione TU.DIR.DAI e<br />

l’associazione T.A.T.che – in occasione<br />

di un sit-in per commemorare i morti di<br />

Passo Vela (il tristemente noto “quartiere<br />

delle parrucche” del comune di Pace del<br />

Mela) – in un comunicato, si rivolgono al<br />

presidente della Regione siciliana, per<br />

illustrargli ancora una volta quello che<br />

sta accadendo in questa terra<br />

«dimenticata da Dio».


Le associazioni fanno riferimento al<br />

fatto che Pace del Mela non sia mai stata<br />

nominata da Crocetta nell’elenco delle<br />

località maggiormente colpite dalla presenza<br />

degli elettrodotti, circostanza verificatasi<br />

– secondo i comitati pacesi – anche<br />

durante la seduta del 6 <strong>marzo</strong> scorso,<br />

quando il governatore ha menzionato<br />

solo una parte dei territori compromessi<br />

dalla presenza dei tralicci dell’alta tensione.<br />

«La Valle del Mela – scrivono – non è<br />

confinata al solo paesino di cui Lei parla<br />

sempre e mostra il tracciato [San Pier Niceto,<br />

ndr], località che è si colpita dagli<br />

elettrodotti, ma non presenta le gravi criticità<br />

che invece insistono a Pace del<br />

Mela e che, ad oggi, non è stata oggetto<br />

della sua attenzione. Molto probabilmente<br />

non è informato della grave situazione<br />

sanitaria e della mortalità che esiste a<br />

Pace del Mela».<br />

L’associazione Passo Badia di San<br />

Pier Niceto ribadisce invece la propria fiducia<br />

nel Governo regionale per l’attività<br />

che sta svolgendo contro le criticità provocate<br />

dal tracciato dell’elettrodotto Terna.<br />

«Il Presidente Crocetta – scrive l’avvocato<br />

Rosy Giorgianni, presidente dell’associazione<br />

– è stato accusato di non essere<br />

Sindaco di tutti i siciliani e di fare favoritismi<br />

ai cittadini di San Pier Niceto.<br />

Il Comitato Passo Badia, ha fornito agli<br />

organi regionali una documentazione<br />

tangibile, attestante la criticità e l’assurdità<br />

del tracciato nell’area di Passo Badia,<br />

ovvero San Pier Niceto».<br />

www.isiciliani.it<br />

Cosa che – secondo la Giorgianni – il<br />

comitato Cittadini Pacesi per la Vita,<br />

non avrebbe mai fatto, evidenziando il<br />

fatto che il nuovo elettrodotto Terna nulla<br />

avrebbe a che vedere con il rione di Passo<br />

Vela.<br />

Nella sua replica inoltre il presidente<br />

dell’associazione Passo Badia fa riferimento<br />

anche alla brusca virata dell’elettrodotto<br />

prevista nel nuovo progetto, che,<br />

anziché proseguire lungo una traiettoria<br />

lineare come faceva in origine, ora va a<br />

finire sopra le abitazioni dei cittadini.<br />

«In quell’area – scrive la Giorgianni –<br />

il tracciato inizia a fare una molteplicità<br />

di deviazioni che avvicinano l’elettrodotto<br />

alle case, per poi ricongiungersi a Torregrotta<br />

sulla vecchia linea dell’elettrodotto<br />

in dismissione. Recentemente, il<br />

Dott. Motawi, dirigente Terna, ci informò<br />

che tale deviazione sarebbe stata richiesta<br />

e concordata con la precedente<br />

amministrazione comunale».<br />

Per Rosy Giorgianni però «l’unico nemico<br />

è, e rimane Terna. Le guerre tra poveri,<br />

ovvero tra le associazioni non servono<br />

a null’altro che a rafforzare questo<br />

gigante che oggi, a causa di queste tensioni<br />

tra di noi, non si trova più di fronte<br />

una barricata, ma piccoli muretti facilmente<br />

scavalcabili.»<br />

I sostenitori dell’opera<br />

C’è anche chi sostiene che l’elettrodotto<br />

sia strategico per la Sicilia: per il quotidiano<br />

economico Il Sole 24 Ore, con-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 41<br />

“L'inquinante<br />

presenza<br />

degli<br />

elettrodotti”<br />

sentirebbe un abbattimento dei costi<br />

energetici «la sua mancata realizzazione<br />

ha fin qui portato – secondo alcune stime<br />

– un aggravio di spesa da 3,5 miliardi»,<br />

mentre per Antonello Montante, presidente<br />

di Confindustria Sicilia, «È necessario<br />

trovare al più presto un punto d’incontro<br />

per sgombrare il campo dalle remore<br />

e dagli ostacoli che ancora si frappongono<br />

alla realizzazione dell’elettrodotto,<br />

un’opera indispensabile, peraltro,<br />

anche per lo sviluppo dell’energia da<br />

fonti rinnovabili, che rappresentano perla<br />

nostra Regione una grande opportunità.<br />

Sono certo che tutti gli attori coinvolti –<br />

ha concluso il presidente di Confindustria<br />

– riusciranno ad individuare soluzioni<br />

idonee che consentano la realizzazione<br />

di questa opera infrastrutturale<br />

strategica salvaguardando al contempo la<br />

salute dei cittadini e dell’ambiente».<br />

E intanto Terna va avanti<br />

I lavori all’elettrodotto intanto non si<br />

fermano, anzi, sono stati quasi completati<br />

i basamenti dei tralicci di Pace del Mela,<br />

e se su alcune modifiche Terna ha fatto<br />

sapere di essere disponibile – ma solo<br />

dopo il completamento dell'opera e la sua<br />

messa in esercizio – su altre, come l'interramento,<br />

ribadisce – nonostante le richieste<br />

dell’assessore regionale al territorio<br />

e ambiente Mariella Lo Bello – un<br />

secco no perché non sarebbero fattibili<br />

sul piano tecnico.


Ecomafie<br />

Sole, vento<br />

e mafia<br />

La mafia è sempre più<br />

un’impresa flessibile,<br />

capace di adattarsi alla<br />

crisi economica tanto<br />

da cogliere le potenzialità<br />

della green economy<br />

approfittando delle<br />

maglie normative<br />

di Carmelo Catania<br />

Le prospettive di ripresa dell’economia<br />

globale in buona parte si stanno<br />

concentrando su nuove forme d’investimento<br />

e nell’Italia in recessione una<br />

di quelle più promettenti in grado di<br />

creare nuovi posti di lavoro è rappresentata<br />

dalla green economy.<br />

Infatti gli obiettivi fissati in ambito comunitario<br />

assegnano all’Italia il compito<br />

di coprire entro il 2020 il 17% dei consumi<br />

con energia prodotta da fonti rinnovabili.<br />

E se a ciò si aggiunge che – per effetto<br />

del “protocollo di Kyoto” – le multinazionali<br />

del settore energetico, sono obbligate<br />

a produrre una quota di energia pulita<br />

e quindi intervenire sul mercato delle<br />

rinnovabili per approvvigionarsene ecco<br />

che per numerosi investitori il settore comincia<br />

ad essere considerato di grande<br />

interesse e con ottimo potenziale.<br />

www.isiciliani.it<br />

Elevati incentivi...<br />

Il settore delle rinnovabili ha fatto registrare<br />

nel 2012 un aumento della produzione<br />

di energia fotovoltaica, che si è attestata<br />

a 15,4 terawattora e di quella eolica,<br />

che ha raggiunto i 9 terawattora, concentrandosi<br />

quasi esclusivamente nelle<br />

regioni meridionali come dimostra la localizzazione<br />

geografica degli investimenti<br />

(la maggior parte dei parchi eolici<br />

è presente in regioni quali Puglia, Campania,<br />

Calabria e Sicilia che insieme dovrebbero<br />

rappresentare oltre il 50% del<br />

totale nazionale).<br />

Lo sviluppo dell’eolico e del fotovoltaico<br />

procede grazie anche al sistema degli<br />

incentivi costituiti dai costituiti dai<br />

certificati verdi e dalla tariffa onnicomprensiva.<br />

I primi sono dei veri e propri titoli,<br />

scambiati alla borsa elettrica, che in media<br />

valgono 80 euro a megavattora a cui<br />

si sommano i proventi che il produttore<br />

incassa per lʼenergia venduta al sistema e<br />

immessa in rete, al prezzo medio di 70<br />

euro megawattora.<br />

… e semplificazione normativa<br />

Il settore è divenuto dunque particolarmente<br />

appetibile ed ha attirato ingenti capitali<br />

oltre che per effetto degli incentivi<br />

elargiti anche come conseguenza della<br />

semplificazione normativa dei procedimenti<br />

amministrativi autorizzativi che,<br />

sia pure mirando a snellire procedure<br />

burocratiche, spesso farraginose, non ha<br />

consentito di attivare idonei meccanismi<br />

di controllo, fondata com’era sulla<br />

“autorizzazione unica”.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 42<br />

In un contesto così lucroso e “semplificato”<br />

la maf ia ha preso per mano il nuovo<br />

business. In questo preciso momento<br />

storico-economico cosa nostra è l’unica<br />

realtà che può disporre di grande liquidità<br />

da riciclare in attività legali e in pieno<br />

sviluppo, come le rinnovabili.<br />

Piatto ricco per tutti<br />

Eolico e fotovoltaico sono così diventati<br />

i due nuovi “rami d’impresa” utilizzati<br />

dalle organizzazioni criminali anche<br />

per imporre la scelta delle imprese locali<br />

cui affidare lavori in subappalto come<br />

hanno dimostrato numerose operazioni<br />

antimafia condotte in Sicilia negli ultimi<br />

cinque anni, a partire dallʼindagine Eolo<br />

del 2005 per arrivare allʼinchiesta Zefiro<br />

dello scorso febbraio che hanno coinvolto<br />

imprenditori, colletti bianchi e istituzioni<br />

compiacenti impegnante nella realizzazione<br />

di parchi eolici.<br />

Ulteriori indagini giudiziarie non sono<br />

mancate in altre regioni del Sud. In Puglia<br />

è da ricordare l’arresto di alcuni boss<br />

legati alla Sacra Corona Unita coinvolti<br />

nel controllo degli investimenti nel parco<br />

eolico di Torre Santa Susanna.<br />

La ‘ndrangheta calabrese si è infiltrata<br />

nel business dei parchi eolici nelle province<br />

di Catanzaro e Crotone.<br />

Il sistema criminale riesce ad adattarsi<br />

anche a territori dalle caratteristiche differenti.<br />

Come in Sardegna dove lo sviluppo<br />

del settore eolico è diventato preda<br />

della criminalità pur in assenza di comportamenti<br />

intimidatori preferendo, al<br />

contrario, ricorrere alla corruzione. Da<br />

ricordare la famosa inchiesta ribattezzata<br />

dai media “Eolico e P3” che ha portato


all’arresto dell’imprenditore sardo Flavio<br />

Carboni rivelando l’esistenza di un vero<br />

e proprio gruppo d’affari per la realizzazione<br />

di impianti eolici accusato di corruzione<br />

di funzionari pubblici, associazione<br />

a delinquere e riciclaggio.<br />

E se fino al 2008, le mire delle ecomafie<br />

erano indirizzate all’energia del vento,<br />

da tre anni a questa parte è quella fotovoltaica<br />

ad attirarle: non solo per gli<br />

incentivi, ma anche compravendite di<br />

terreni, riciclaggio di denaro sporco, manodopera<br />

illegale da utilizzare nei campi.<br />

È il caso della Tecnova di Brindisi che<br />

ha utilizzato nella costruzione di parchi<br />

fotovoltaici nelle provincie di Lecce e<br />

Brindisi operai per la maggior parte stranieri<br />

sottoposti a condizioni di lavoro<br />

massacranti: dalle 12 alle 24 ore di lavoro<br />

al giorno per due euro l’ora..<br />

Il ruolo del Facilitatore”<br />

In tutte le indagini svolte finora emerge<br />

anche un’altra importante figura cardine,<br />

che esiste solamente in Italia, chiamata<br />

“sviluppatore” o “facilitatore” che<br />

manovra i meccanismi del sistema sconfinando<br />

spesso nell’illegalità. Specializzato<br />

nell’ottenere le autorizzazioni e le<br />

concessioni richieste, questo attore si<br />

propone in seguito di rivendere a caro<br />

prezzo il progetto alle imprese o ai fondi<br />

d’investimento.<br />

Emblematico esempio del complesso<br />

sistema di relazioni tra mondo degli affari,<br />

mafia e politica è lo “sviluppatore di<br />

progetto” Vito Nicastri, considerato il re<br />

dell’eolico siciliano.<br />

Nicastri corrisponde perfettamente<br />

all’identikit del “facilitatore”, fonda e<br />

www.isiciliani.it<br />

amministra una miriade di società a responsabilità<br />

limitata che con appena 10<br />

mila euro di capitale possono richiedere<br />

autorizzazioni e concessioni, accedere a<br />

finanziamenti per milioni di euro, accaparrarsi<br />

i terreni per poi cedere la società<br />

o l’attività alle grandi imprese che venderanno<br />

l’elettricità al gestore del servizio<br />

elettrico nazionale.<br />

Oltre i confini della legalità<br />

L’imprenditore alcamese è finito al<br />

centro di numerose inchieste a fianco di<br />

esponenti mafiosi ed è ritenuto dagli investigatori<br />

il collegamento tra la criminalità<br />

organizzata e il potere politico locale,<br />

il suo impero economico – oltre un miliardo<br />

e mezzo di euro – è stato sequestrato<br />

nel 2010 dalla Direzione Investigativa<br />

Antimafia.<br />

Dalle indagini risulterebbero rapporti<br />

con apparati criminali operanti nel messinese,<br />

nel catanese ed anche con la<br />

‘ndrangheta. Con l’impiego di decine<br />

professionisti del settore al suo servizio e<br />

di varie società di sede ad Alcamo, Milano,<br />

Lussemburgo e Olanda, Nicastri si<br />

adoperava per ottenere le autorizzazioni<br />

e le concessioni dei terreni dove sarebbero<br />

sorti i parchi eolici.<br />

Una volta ottenute le autorizzazioni<br />

necessarie al parco eolico di Mazara del<br />

Vallo, Nicastri ha venduto il progetto alla<br />

società Wind Project della famiglia veronese<br />

Bogoni, proprietaria di altri sei parchi<br />

eolici (quattro solo nella provincia di<br />

Palermo).<br />

I rapporti tra Nicastri e la mafia fanno<br />

pensare che sia sempre quest’ultima a<br />

decidere a quali società verranno venduti<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 43<br />

“Un impero<br />

economico<br />

da oltre<br />

un miliardo”<br />

i pacchetti pronti e soprattutto che percorso<br />

dovrà seguire il denaro frutto di<br />

queste operazioni.<br />

Il progetto SCORE<br />

Gli investitori stranieri, interessati allo<br />

sviluppo delle energie pulite in Sicilia,<br />

hanno spesso intrecciato rapporti con le<br />

cosche, ignari, ecco perché il Governo<br />

regionale ha bloccato i progetti inerenti il<br />

settore, al fine di valutare norme e sviluppare<br />

strumenti atti a contrastare<br />

l’interferenza della mafia.<br />

Sarebbe comunque errato pensare che<br />

la green economy è tutta da buttare. Un<br />

contributo alla promozione di strumenti<br />

concreti, linee guida e proposte positive<br />

rivolte alle imprese, banche, pubblica<br />

amministrazione è rappresentato dal progetto<br />

“Score” (Stop Crimes On<br />

Renewables and Enviroment), finanziato<br />

dalla Commissione europea. Il progetto<br />

coinvolge sia la Fondazione (come capofila)<br />

che Banca Etica, da tempo impegnate<br />

nel settore ambientale e delle rinnovabili<br />

coadiuvati da un pool di partner ed<br />

esperti qualificati.<br />

I documenti elaborati nell’ambito del<br />

progetto sono stati presentati a dicembre<br />

e si configurano come uno strumento per<br />

le aziende che intendono scommettere su<br />

sole, vento e legno senza intaccare però<br />

eticità, legalità e ambiente: il coinvolgimento<br />

(più o meno diretto) delle ecomafie<br />

può infatti generare distorsione del<br />

mercato, concorrenza sleale e perdita di<br />

ricchezza ambientale in territori di elevato<br />

pregio paesaggistico.


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Calabria<br />

Holding 'ndrangheta<br />

l'affare sanità<br />

Il “sistema Crea” da<br />

Reggio alla Brianza.<br />

Mezzo milione un posto<br />

letto. Sullo sfondo le inquietanti<br />

motivazioni<br />

dell’omicidio Fortugno<br />

di Rocco Lentini<br />

"Ma che te ne fotte a te, cretino, dello<br />

stipendio di consigliere? Diecimila euro al<br />

mese... e che cazzo sono? Quando io a<br />

quello storto di B... gli ho detto vieni a farmi<br />

il direttore generale che gli volevo<br />

dire? Gli volevo dire che di miliardi ne abbiamo<br />

3 mila, 4 mila, 7 mila… con me,<br />

Pino, Bruno, Sandro sono diventati tutti<br />

miliardari... il più fesso di loro è miliardario”,<br />

spiegava l’ex consigliere e assessore<br />

della Regione Calabria Mimmo Crea al<br />

suo braccio destro Antonio Iacopino, già<br />

direttore generale dell’Asl di Palmi e di altre<br />

aziende sanitarie calabresi. "Dai Antonio...<br />

come budget 7 mila miliardi di vecchie<br />

lire, la sanità ha 3 miliardi 360 milioni<br />

di euro ogni anno.. cioè uno fa una cosa<br />

uno fa un'altra, va nelle Asl e gestisce le<br />

Asl, tu hai bisogno almeno di quattro o<br />

cinque che siano con te, cinque o sei braccia<br />

in questo settore... sempre sugli indirizzi<br />

che do io. Mi segui Antò? Oppure<br />

parlo arabo io?”<br />

È l’enunciazione intercettata del “sistema<br />

Crea” contenuta nell’inchiesta Onorata<br />

sanità, che ha svelato come "una serie<br />

di organizzazioni criminali radicate sulla<br />

fascia ionica reggina (...) abbiano coalizzato<br />

le loro forze dando luogo, attraverso<br />

soggetti a essi legati da stretto rapporto fiduciario,<br />

a un'unitaria struttura di sostegno<br />

alla candidatura di Domenico Crea", considerato<br />

il più adatto "a garantire al meglio<br />

gli interessi delle cosche…", inchiesta che<br />

ha portato, infine, a pesanti condanne per<br />

il politico calabrese.<br />

L’inchiesta svelava che Mimmo Crea<br />

era a capo di una vera e propria cosca politico-mafiosa<br />

annidata nelle istituzioni regionali,<br />

con tentacoli ramificati su tutto il<br />

territorio reggino. Capo di un'associazione<br />

a delinquere disposta a tutto, ivi compreso<br />

il ricorso all'omicidio politico, per aumentare<br />

i suoi loschi guadagni in campo sanitario.<br />

L'ipotesi più agghiacciante avanzata<br />

dagli inquirenti, non confermata da riscontri<br />

oggettivi, è che Crea sia stato tra i mandanti<br />

dell'assassinio di Francesco Fortugno.<br />

Anche perché, alle elezioni regionali<br />

della primavera del 2005, era risultato il<br />

primo dei non eletti nelle liste della Margherita<br />

nella provincia reggina ed era stato<br />

scavalcato proprio da Fortugno, poi nominato<br />

vice presidente del consiglio regionale<br />

calabrese.<br />

Un'elezione che ha disarcionato Crea e<br />

compromesso il piano della ‘ndrangheta.<br />

Crea avrebbe cancellato, secondo l’ipotesi<br />

investigativa, l’elezione di Fortugno ordinando<br />

l'assassinio al fine di prenderne il<br />

suo posto nel Consiglio regionale. L’ipotesi<br />

secondo i giudici reggini era supportata<br />

anche dal fatto che Alessandro e Giuseppe<br />

Marcianò, arrestati e condannati in primo<br />

grado all’ergastolo come presunti mandanti<br />

ed esecutori materiali del delitto erano<br />

tra i principali supporter di Crea.<br />

Uno scenario inquietante, un verminaio<br />

con il debito della sanità in Calabria che<br />

sarebbe circa 870 milioni di euro: sarebbe,<br />

perché la quantificazione non è stata mai<br />

fatta e forse non è possibile farla.<br />

Troppe sviste, omissioni, coperture, intrallazzi.<br />

Un “sistema” che assorbe l'80%<br />

del bilancio regionale: tremila dipendenti<br />

in esubero, un'emigrazione sanitaria che<br />

fattura 238 milioni di euro annui e ospedali<br />

del nord che fanno ponti d'oro ai calabresi.<br />

Cavallo di ritorno: la quota procapite<br />

destinata per la sanità del sud prende la<br />

via del nord. Un business sicuro.<br />

Le mete più gettonate -che si dividono il<br />

quaranta per cento- in Lombardia sono<br />

l'Irccs San Raffaele, l'Humanitas e l'Istituto<br />

nazionale dei tumori; nel Lazio il Policlinico<br />

Gemelli e l'Umberto I. Un altro<br />

venti per cento se lo spartiscono in parti<br />

uguali Emilia Romagna e Toscana. Eppure<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 44<br />

in Calabria le strutture ospedaliere -pubbliche<br />

e private- sono 73, e dispongono di<br />

8.874 posti letto. Una disponibilità numericamente<br />

sufficiente per i bisogni della<br />

regione, ma appena qualificata per gestire,<br />

non senza pericoli, l’ordinario, fatte salve<br />

le eccezioni, ma ci piacerebbe definirle<br />

normalità, della cardiologia di Catanzaro<br />

ed ematologia di Reggio Calabria, che rappresentano<br />

l’eccellenza della sanità calabrese.<br />

Una rete ospedaliera, per utilizzare un<br />

eufemismo, dove si muore con una drammatica<br />

ripetitività e sulla quale ci siamo<br />

soffermati in diverse occasioni per casi<br />

eclatanti di malasanità. Tra i piccoli pericolosi<br />

ospedali, non adeguatamente attrezzati,<br />

ma soprattutto a causa di una esasperata<br />

politica di comparaggio e di nepotismo<br />

nella nomina dei primari, nelle assunzioni<br />

e nelle carriere e per le innumerevoli<br />

ingerenze criminali negli appalti e nei servizi,<br />

undici strutture sono a rischio sicurezza.<br />

Sono quelli con meno posti letto e<br />

ubicati in un’area a forte incidenza criminale<br />

come Palmi (18), Oppido Mamertina<br />

(18) e Taurianova (18).<br />

L'80 per cento del bilancio regionale<br />

Flavio Scutellà aveva dodici anni e stava<br />

giocando con i coetanei quando è caduto<br />

dall’altalena. Ha battuto con la testa. Il<br />

118 giunse in ritardo, poi cominciò a girare<br />

per tutti i sei ospedali della Piana. Rosarno,<br />

il settimo, non ha mai aperto. Nessuno<br />

interviene sull’ematoma, che intanto<br />

si allarga. Nove ore dopo il ragazzino,<br />

simbolo dell’inefficienza sanitaria della<br />

Piana, giunge a Reggio Calabria, ma il suo<br />

destino è segnato. Muore dopo quel vergognoso<br />

viaggio e quattro giorni di agonia.<br />

È qui, nella Piana, che i costi della sanità,<br />

gravati quasi esclusivamente dal personale,<br />

sono altissimi. Il primato spetta a<br />

Taurianova, con il 90% di incidenza della<br />

spesa per i dipendenti sul costo totale del<br />

presidio: centoquarantanove dipendenti sanitari<br />

(8,27 persone per posto letto, ma la<br />

media aumenta se si raffronta il dato con i<br />

degenti effettivi). Nel 2008, ultimo dato<br />

noto, ha speso 9 milioni 950 mila euro.


Di cui solo il 10% per gestire i 18 posti<br />

letto dell’ospedale e i servizi.<br />

Qui si è visto di tutto. A metà degli anni<br />

Settanta il dott. Francesco Macrì, padrone<br />

politico della città, meglio conosciuto<br />

come “Ciccio mazzetta”, che ha poi finito<br />

in carcere i suoi giorni, cedette per un canone<br />

annuo di tre milioni e cinquecentomila<br />

lire le terre della “Fondazione Principe<br />

Serra” -cento ettari di uliveto che valgono,<br />

al prezzo corrente, oltre un miliardo<br />

di euro- a Giuseppe Barone, pregiudicato<br />

poi ucciso in un agguato mafioso.<br />

Aveva aperto un vero e proprio ufficio<br />

di collocamento, “Ciccio mazzetta”. Per il<br />

lavoro si passava da lui e dai suoi fidatissimi<br />

procacciatori. Era specialista in piante<br />

organiche gonfiate, in falsi attestati professionali,<br />

in concorsi truffa. Bastava pagare.<br />

Lo aveva ampiamente dimostrato assumendo<br />

la sorella Ada come primario a pediatria,<br />

la sorella Olga (già sindaco di una<br />

giunta sciolta per mafia) come ufficiale sanitario,<br />

la sorella Antonella come medico a<br />

psichiatria, il cognato Totò a medicina, il<br />

nipote Orlando in dialisi. Parentopoli, sanitopoli,<br />

nepotismo, clientelismo, affarismo.<br />

No, non c’è un termine per definire<br />

quello che è stata ed è ancora la sanità calabrese<br />

figlia di “Ciccio mazzetta”.<br />

I dirigenti delle Asl calabresi, oggi Asp,<br />

hanno osato di tutto e di più. Hanno assunto<br />

figli, mogli, cognate, cugini, fratelli.<br />

Ma in Calabria è la norma. Egidio Masella,<br />

al tempo in cui era assessore regionale<br />

al Lavoro per Rifondazione comunista, ha<br />

assunto come responsabile amministrativo<br />

la moglie Lucia. Pino Guerriero, ex presidente<br />

socialista della Commissione regionale<br />

antimafia ha assunto come autista il<br />

nipote. E il capogruppo dell’Udc Gianni<br />

Nucera, consigliere regionale che si muove<br />

agevolmente, ancora oggi, dal centrodestra<br />

al centrosinistra e viceversa, tentò il<br />

capolavoro: l’assunzione a spese della regione<br />

prima della moglie Felicia, poi del<br />

figlio Carmelo, e infine dell’altro figlio<br />

Francesco, ma fu bloccato al novantesimo<br />

minuto.<br />

Quando si dice il trasversalismo! A questo<br />

stato di cose - come rilevò qualche<br />

anno fa Gian Antonio Stella sul Corriere<br />

www.isiciliani.it<br />

della Sera - qualcuno si è opposto. Che<br />

cazzo, basta con i parenti. Michele Fazzolari,<br />

precario all'Azienda sanitaria provinciale<br />

di Cosenza, ma con un passato da segretario<br />

provinciale della Cisl, chiamato<br />

ad occuparsi della stabilizzazione dei precari<br />

ha istruito e firmato una delibera per<br />

stabilizzare, con un contratto a tempo indeterminato<br />

e la qualifica di dirigente, se<br />

stesso. Franco Petramala, direttore generale<br />

dell’epoca, ha firmato l’atto in scioltezza.<br />

Nessuna obiezione, nessun tentennamento.<br />

Cronaca di una domenica di fine agosto<br />

duemilaeundici. Eleonora Tripodi aveva<br />

trentatré anni ed era al suo terzo parto. La<br />

sua bambina non l’ha mai vista, è stata<br />

stroncata da una emorragia.<br />

Morta durante il viaggio in ambulanza<br />

dall’ospedale di Vibo Valentia a quello di<br />

Lamezia Terme in un trasferimento deciso<br />

per “mancanza di posti liberi nel reparto di<br />

rianimazione” dell'ospedale di Vibo.<br />

Stroncata da un'emorragia<br />

Indagati per omicidio colposo, i medici<br />

che hanno avuto in cura la donna dicono,<br />

con il ginecologo Domenico Princi, di<br />

“avere fatto di tutto per salvarla”. Un’altra<br />

inchiesta, l’ennesima nell’ospedale killer.<br />

Parliamo di una Asl con quasi duemila dipendenti<br />

tra i quali 386 medici e 680 in<br />

sei strutture ospedaliere - l’altra, la settima,<br />

Pizzo Calabro, iniziata circa sessant’anni<br />

fa, non ha mai aperto - per un totale<br />

di 200 posti letto e 191 ricoveri<br />

medi. Duemila dipendenti per duecento<br />

posti letto: dieci persone per ammalato!<br />

A Vibo Valentia l’ "ospedale killer" non<br />

è un ospedaletto. Le ispezioni dei Nas ordinate<br />

dopo la morte di Federica Monteleone,<br />

il caso più eclatante di malasanità,<br />

hanno denunciato 800 violazioni delle<br />

norme che dovrebbero garantire la sicurezza<br />

e la salute dei cittadini. Federica è<br />

morta folgorata dalla corrente elettrica in<br />

sala operatoria, poi l’amministrazione<br />

dell’Ospedale di Vibo è stata sciolta per<br />

infiltrazioni mafiose, ma l’ex presidente<br />

della Commissione Sanità del Consiglio<br />

regionale, Nazzareno Salerno ha sostenuto<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 45<br />

“L'ospedale<br />

di Oppido<br />

emblema<br />

della sanità<br />

calabrese”<br />

che la nomina dei commissari non ha determinato<br />

l’auspicata discontinuità nella<br />

gestione.<br />

È l’ospedale di Oppido Mamertina,<br />

però, l’emblema della sanità calabrese: oltre<br />

mezzo milione di euro per posto letto,<br />

supera anche Palmi, centro direzionale e<br />

culturale della Piana, dove un posto letto<br />

costa “appena” quattrocentomila euro. Nonostante<br />

gli esuberi tra i 1.758 dipendenti,<br />

la pulizia dei nosocomi -oltre 3.000 euro<br />

al giorno- è stata affidata ad una società<br />

esterna e gli oltre trecento ex ausiliari, toltagli<br />

scopa e mocio dalle mani, sono transitati<br />

a mansioni d’ufficio. A società esterne<br />

sono stati appaltati, nel tempo, anche la<br />

stesura del bilancio, la compilazione delle<br />

buste paga, la lavanderia, (667 mila euro<br />

l’anno), la mensa (due milioni di euro e 27<br />

cuochi adibiti ad altre mansioni), ed è meglio<br />

tacere sugli sprechi di apparecchiature<br />

sanitarie e medicali, in lauto comodato<br />

d’uso, dei quali si è occupata anche, raramente<br />

per la verità, la magistratura.<br />

Il “sistema” decreti ingiuntivi. I “fornitori”<br />

emettono fattura cui segue il decreto<br />

ingiuntivo e il pignoramento delle somme.<br />

Sembrerebbe tutto regolare. In effetti i<br />

“fornitori” -parliamo di quelli reali ché ci<br />

sono anche i presunti- emettono la fattura<br />

che, puntualmente, non viene liquidata entro<br />

i termini di legge. Ne consegue il decreto<br />

ingiuntivo con aggravio di interessi e<br />

spese legali. Neanche con il decreto ingiuntivo<br />

si riesce ad ottenere le somme per<br />

cui segue la procedura di pignoramento,<br />

con ulteriore aggravio di spese. Lo studio<br />

legale, ce ne sono alcuni specializzati a<br />

Reggio Calabria e in provincia, presenta a<br />

sua volta la fattura per le spese legali e, di<br />

fronte alla puntuale mancata liquidazione,<br />

ricorre al decreto ingiuntivo e al pignoramento<br />

rivolgendosi ad altro legale -meglio<br />

se dello stesso studio- il quale a sua volta<br />

presenta il conto. Una catena di S. Antonio.<br />

Un artifizio che consente di raddoppiare,<br />

tra interessi, spese legali e<br />

quant’altro, le somme delle forniture.<br />

Quando ci sono. Le forniture, intendiamo:<br />

i soldi ci sono sempre. A volte sono stati<br />

pignorati, non si sa con quale logica, anche<br />

quelli per gli stipendi del personale.


A fianco:<br />

L'ospedale<br />

di Taurianova<br />

“Il problema del deficit della sanità calabrese<br />

sta nell'incertezza del suo ammontare<br />

e nell'inattendibilità dei dati forniti. Ma<br />

non si possono dimenticare i danni erariali<br />

per i contenziosi e le successive transazioni<br />

per forniture di beni mai resi” ha affermato<br />

Leoluca Orlando, presidente della<br />

Commissione parlamentare d'inchiesta sugli<br />

errori sanitari e le cause dei disavanzi<br />

sanitari regionali.<br />

Commissario ad acta - nominato dal governo<br />

Berlusconi- è ancora il presidente<br />

della Regione Calabria Peppe Scopelliti,<br />

seppure affiancato dalla Guardia di Finanza.<br />

Tocca a lui -controllato e controllore-<br />

fare luce nello sfascio della sanità in Calabria:<br />

in questi giorni ha girato la Calabria<br />

in lungo e in largo promettendo finanziamenti,<br />

migliorie, ristrutturazioni e potenziamento<br />

per tutte le strutture sanitarie regionali<br />

in cambio di voti per il Pdl.<br />

I tempi di attesa per una TAC o una risonanza<br />

magnetica però variano da 250 a 40<br />

giorni, e così i cittadini, infuriati, aggrediscono<br />

a Cosenza il governatore-commissario<br />

Peppe Scopelliti in visita all’Ospedale<br />

dell’Annunziata. Insulti, urla, spinte, lanci<br />

di pietre, vetri infranti. Momenti di concitazione<br />

e confusione, domate a stento dal<br />

cordone di sicurezza. Qualche giorno prima<br />

l’ospedale era stato al centro della cronaca<br />

per una interrogazione parlamentare<br />

di Maria Antonietta Farina Coscioni sulla<br />

morte sospetta di due donne, Rosita Presta<br />

e Caterina Loria -37 e 27 anni-, decedute<br />

una per emorragia al settimo mese di gravidanza<br />

ed una in seguito al parto cesareo.<br />

La criminalità ha un peso notevole nella<br />

gestione della sanità in Calabria. Il budget<br />

è di 3 miliardi di euro: si può immaginare<br />

quindi qual è il business per lobby affaristiche<br />

e 'ndrangheta. L’On. Angela Napoli,<br />

già componente della commissione antimafia,<br />

ex finiana defenestrata, ipotizzò in<br />

una interrogazione parlamentare che la sanità<br />

calabrese è una holding della ‘ndrangheta.<br />

A sostegno citava il dato dello scioglimento<br />

di tre aziende sanitarie calabresi<br />

per infiltrazioni mafiose e la condanna con<br />

rito abbreviato, a 2 anni e 6 mesi, di Pietro<br />

Morabito, ex direttore generale<br />

dell’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria<br />

www.isiciliani.it<br />

e manager dell’Asp di Catanzaro nel processo<br />

“Onorata Sanità”.<br />

È d’uso, in questa regione, che i pregiudicati<br />

per reati vari nella sanità, meglio se<br />

per concussione, anziché rimossi<br />

dall’incarico siano premiati con nuovi più<br />

importanti incarichi. È emblematico il<br />

caso dell’ex provveditore dell’Asp di Palmi<br />

-un ragioniere dirigente apicale senza<br />

laurea- che, ripetutamente condannato per<br />

truffa e concussione nelle forniture, veniva<br />

puntualmente reintegrato nel posto di lavoro<br />

e confermato alla direzione del provveditorato<br />

mentre un altro dirigente dello<br />

stesso settore -due lauree, master, esperienza<br />

ventennale - è mandato a marcire<br />

all’economato di un ospedale.<br />

Ci si sbrana per una nomina<br />

Qui ci si sbrana per una nomina di dirigente<br />

o di amministratore nella sanità, ma<br />

alla fine la spuntano parenti, compari e<br />

“amici degli amici”. Udc, Pd, Pdl, destra,<br />

sinistra, centrodestra, centrosinistra. Partiti,<br />

famiglie mafiose, liberi professionisti,<br />

fornitori, procacciatori d’affari. Tutti<br />

all'assalto della diligenza. È sulla sanità<br />

che si legge l’attivismo politico calabrese,<br />

il trasversalismo, il cambio di casacca, il<br />

“familismo amorale”. Quelli che non trovano<br />

spazio di qua vanno di là e quelli che<br />

erano di là vengono di qua. A dirigere il<br />

traffico però c’è la ‘ndrangheta, i capibastone<br />

che hanno utilizzato la politica per<br />

fare diventare primari i figli e i nipoti e<br />

che ora decidono gli assessori alla sanità, i<br />

commissari straordinari, i dirigenti e perfino<br />

i portantini mentre si muore per una appendicite,<br />

un ascesso, una polmonite.<br />

Il dominio è polverizzato, trasversale. A<br />

Cosenza comandano i fratelli Gentile, Antonio,<br />

deputato e già sottosegretario, e<br />

Giuseppe detto “Pino”, consigliere regionale,<br />

tutti e due del Pdl, una famiglia dedicata<br />

alla sanità; ma non sono soli, c'è pure<br />

Ennio Morrone, ex parlamentare<br />

dell'Udeur. A Catanzaro, Agazio Loiero<br />

dell’Mpa. A Reggio Calabria, Peppe Scopelliti.<br />

A Crotone Enzo Sculco, ex consigliere<br />

regionale della Margherita che ha<br />

dovuto lasciare il seggio nel precedente<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 46<br />

“Un dominio<br />

trasversale<br />

su un budget<br />

di tre miliardi””<br />

Consiglio regionale per una condanna a<br />

sette anni per corruzione.<br />

“L'azienda di Vibo è l'azienda di Tassone,<br />

hai capito?”, spiegava Santo Garofalo,<br />

direttore generale dell'Asl 8 a un imprenditore.<br />

Con stupefacente normalità illustrava<br />

le “regole” in quella provincia: “Non ti<br />

dimenticare, Vibo è di Tassone e non di<br />

Ranieli né di quegli altri né di Stillitani. Le<br />

tre aziende: una di Galati, una di Tassone e<br />

l'altra è di Trematerra”. Mario Tassone è<br />

parlamentare uscente dell'Udc, come Pino<br />

Galati e Gino Trematerra. Michele Ranieli<br />

è un ex deputato. Francesco Stillitani era<br />

all'epoca assessore regionale. Anche loro<br />

dell'Udc. Telefonate di appena due anni fa.<br />

È l'Udc che era ed è padrona dell'Asl di<br />

Vibo Valentia dove la prima pietra del<br />

nuovo ospedale l'ha portata un costruttore<br />

della 'ndrangheta.<br />

A Palmi e Locri i partiti contano quanto<br />

il due di spade se la bricola è a coppe.<br />

Zero, nulla. Conta solo la 'ndrangheta: Piromalli,<br />

Molè, Pesce, Bellocco, Morabito,<br />

Cordì, Cataldo. Hanno occupato gli ospedali<br />

con figli, generi e nipoti. Tutti medici<br />

di rispetto. Pasquale Morabito era lo psicologo<br />

di Bovalino dal 1992 al 2002.<br />

Quando l'hanno arrestato per associazione<br />

mafiosa e traffico di stupefacenti, continuarono<br />

a pagargli lo stipendio in carcere.<br />

“La Asl se n'è accorta e non ha nemmeno<br />

avviato azioni di recupero”, scrive nella<br />

sua relazione Paola Basilone, il prefetto<br />

mandato a Locri dal Ministero degli Interni<br />

dopo l'omicidio del vicepresidente del<br />

Consiglio regionale Francesco Fortugno.<br />

Il direttore generale dell'assessorato alla<br />

sanità era, a quel tempo, Peppino Biamonte,<br />

più volte direttore generale delle Asl<br />

calabresi, lo stesso che falsificava le carte<br />

per far avere cinquecentomila euro alla<br />

clinica Villa Anya di Domenico Crea.<br />

“Agli ordini”, rispondeva quando Crea telefonava<br />

per chiedere conto della sua pratica<br />

su Villa Anya. Un criminale intreccio<br />

affaristico-politico-mafioso per il controllo<br />

totale della sanità in Calabria.<br />

È l'agghiacciante scenario descritto nelle<br />

oltre mille pagine dell'ordinanza di custodia<br />

cautelare emessa dal Gip di Reggio<br />

Calabria Roberto Lucisano.


L'inchiesta<br />

“Onorata<br />

Società"<br />

L'inchiesta Onorata Sanità portò dietro<br />

le sbarre Domenico Crea detto “Mimmo”,<br />

consigliere regionale, ex assessore regionale,<br />

ex esponente dell’Udc, del centrodestra<br />

e del centro-sinistra e della “Dc per le<br />

autonomie”; suo figlio Antonio, direttore<br />

sanitario della clinica di Melito Porto Salvo<br />

“Villa Anya” sottoposta a sequestro;<br />

Scheda<br />

NELLA PIANA<br />

DI GIOIA TAURO<br />

Sette ospedali, più Villa Elisa -una clinica<br />

privata profumatamente convenzionata dove si<br />

muore per un parto- sono l’ossatura, ma è meglio<br />

dire lo scheletro, della sanità nella Piana<br />

di Gioia Tauro. Rosarno. Ospedale di Rosarno.<br />

Iniziato nel 1965 e costato decine di miliardi,<br />

non ha mai funzionato nonostante fosse pronto.<br />

Dotato di eliporto e di sale operatorie attrezzate,<br />

arredi e cucine, tecnologie radiologiche<br />

e di diagnostica d’avanguardia è svuotato<br />

degli arredi, dei macchinari, delle attrezzature,<br />

degli infissi, dei servizi igienici. Destinazione<br />

attuale? Ricovero per le pecore. Nessuno<br />

vede. Nessuno interviene. Nessuno paga. Il 3<br />

agosto 2010, è stata presentata dai deputati<br />

Farina Coscioni, Beltrandi, Bernardini, Mecacci,<br />

Maurizio Turco e Zamparutti un’interrogazione<br />

al Ministro della salute sulla vicenda<br />

dell’ospedale di Rosarno, ubicato su Pian delle<br />

Vigne, una importante area archeologica<br />

dell’antica città greca di Medma.<br />

Leggiamo: “Nonostante sia stato inaugurato<br />

nel 1997 (dopo 24 anni di lavori), l'ospedale di<br />

Rosarno, in Calabria, non è stato attivato ed<br />

stato lasciato in balia dei vandali, che hanno<br />

portato via ogni infrastruttura possibile, e degli<br />

animali che vi pascolano liberamente”.<br />

Il primo finanziamento per la sua costruzione<br />

risale a 43 anni fa: 346 milioni di lire della<br />

Cassa per il Mezzogiorno per intercessione<br />

del ministro dei lavori pubblici Giacomo Mancini.<br />

I lavori sono durati ben 24 anni, “nei successivi<br />

19 la struttura ospedaliera è stata ridotta<br />

a quello che non è improprio definire un letamaio,<br />

dal momento che dove si dovevano<br />

curare i malati, pascolano e trovano rifugio cavalli<br />

e pecore; risulta razziata ed asportati abusivamente<br />

persino gli ascensori, le ringhiere<br />

delle scale e le vasche incassate nella<br />

muratura”, si legge nell’interrogazione.<br />

Doveva diventare il gioiello della sanità calabrese,<br />

l’ospedale di Rosarno. Ma i lunghissimi<br />

corridoi e le camere sventrate sono coperte da<br />

“merda di pecora”: montagne di letame, una<br />

bella metafora della politica regionale.<br />

www.isiciliani.it<br />

Alessandro Marcianò e il figlio Giuseppe,<br />

condannati all’ergastolo (per Alessandro la<br />

sentenza d’appello fu riformata) quali<br />

mandanti ed esecutori del delitto Fortugno;<br />

Giuseppe Pansera, genero di Peppe<br />

Morabito, detto “tiradritto”; gli ex direttori<br />

delle Asl Peppino Biamonte e Pietro Morabito;<br />

Francesco Cassano, già direttore<br />

del Distretto sanitario e dirigente medico<br />

del “Tiberio Evoli” di Melito Porto Salvo,<br />

insieme ad un nutrito gruppo di alti dirigenti<br />

medici della stessa struttura ospedaliera;<br />

Santo Emilio Caridi, già direttore sanitario<br />

dell'Asl 11 di Reggio; Domenico<br />

Latella, direttore amministrativo dell'Asl<br />

11 di Reggio, già direttore generale<br />

dell'Asl 9 di Locri.<br />

Nella sanità calabrese rubano in tanti,<br />

altri tengono il sacco. Non solo “addetti ai<br />

lavori”. Monsignor Antonio Luberto si è<br />

arricchito sulla pelle dei quasi quattrocento<br />

poveracci della casa di cura “Papa Giovanni”,<br />

costretti a vivere con la scabbia e<br />

nel sudiciume. I soldi non li portava nella<br />

clinica affidatagli dalla Curia. Comprava<br />

quadri d’autore, arredi per il suo appartamento,<br />

mobili di lusso, automobili (dodici)<br />

e rimpinguava i suoi conti correnti. Da<br />

missionario a milionario della sanità.<br />

Farmaci prescritti a defunti<br />

Quasi sempre le truffe sono “invisibili”<br />

(oltre ottantamila pazienti fantasma, emigrati<br />

o morti da decenni sono ancora iscritti<br />

negli elenchi dell'assistenza sanitaria regionale)<br />

e i farmaci vengono “regolarmente”<br />

prescritti a defunti e assistiti ignari per<br />

malattie inesistenti e terapie non necessarie.<br />

L’ultimo episodio alla fine di luglio a<br />

Crotone, dove la procura e i Nas scoprono<br />

un giro di prescrizioni (di fascia A, le più<br />

costose) fasulle, arrestano un farmacista,<br />

Luigi Lucente, e mettono sotto inchiesta<br />

42 medici. Oltre ventimila ricette, alcune<br />

delle quali intestate ad almeno trenta persone<br />

decedute da tempo, sarebbero state<br />

confezionate con fustelle fasulle e presentate<br />

all’Asp per ottenere i rimborsi previsti<br />

dal servizio sanitario nazionale per le farmacie.<br />

Il “sistema” - oltre un milione di<br />

euro truffati all’Asp di Crotone - sarebbe<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 47<br />

Scheda<br />

“TUTTI ASPETTAVANO<br />

IL DOTTOR CREA”<br />

Per aprire la clinica, nel 2001, Crea utilizzò<br />

un miliardo e 100 milioni delle vecchie lire, depositati<br />

improvvisamente su un conto corrente<br />

intestato ai genitori e poi girati sul conto dello<br />

stesso Crea. “Sono soldi -spiegò Crea- che<br />

mio padre aveva conservato nel materasso”.<br />

Giustificazioni che i Pm hanno definito “semplicemente<br />

grottesche”.<br />

C'è davvero da rabbrividire nel leggere le<br />

deposizioni di alcuni testimoni dell'inchiesta e<br />

le intercettazioni telefoniche sul turpe trattamento<br />

riservato ai poveri anziani malati ricoverati<br />

a Villa Anya, la clinica-lager fondata da Domenico<br />

Crea. Intestata a sua moglie Angela,<br />

direttore sanitario il figlio Antonio, amministratore<br />

delegato la figlia Annunziata e direttrice<br />

amministrativa la nuora Laura. A Villa Anya<br />

c’era di tutto: cartelle contraffate, timbri fasulli,<br />

data e ora dei decessi falsificate, trasporto illegale<br />

di cadaveri, almeno 11 episodi di omissione<br />

di soccorso, almeno cinque casi in cui il paziente<br />

è morto perché lasciato solo e senza le<br />

necessarie cure mediche. Tra i tanti orrori scoperti<br />

dalla Dda di Reggio, agghiacciante quello<br />

che riguarda un’anziana signora. La paziente<br />

sta male. Due dipendenti della clinica chiamano<br />

Crea per avvisarlo, ma lui si rende irreperibile.<br />

Risponde la moglie Laura che, scocciata,<br />

ricorda all'infermiera qual è la prassi da seguire<br />

in questi casi.<br />

Sarcastica la risposta dell'infermiera: “Va<br />

bene, intanto la facciamo fuori noi, ciao”. Segue<br />

risata.<br />

Le condizioni della paziente peggiorano,<br />

nessuno chiama il 118, tutti aspettano l'arrivo<br />

del dottor Crea, che giungerà in clinica quando<br />

la paziente è ormai morta. Senza battere ciglio<br />

Crea dispone il trasporto del cadavere al pronto<br />

soccorso spacciando la morta per “malata”,<br />

nasconde la cartella clinica e il giorno dopo falsifica<br />

la data e l'ora del decesso.<br />

stato messo su da Lucente con la complicità<br />

dei medici di famiglia.<br />

Nella Piana di Gioia Tauro non va meglio<br />

con i servizi territoriali: 23 ex uffici<br />

sanitari, oggi uffici periferici Sisp, il doppio<br />

di quanti ne servono. I presidi di Anoia,<br />

Cittanova, Feroleto della Chiesa, Melicuccà,<br />

Rizziconi, Serrata e Terranova sono<br />

stati chiusi, ma stanno riaprendo alla spicciolata.<br />

Nella guardia medica di Cosoleto,<br />

un paese di novecento abitanti, lavorano a<br />

rotazione “solo” quattro medici per coprire<br />

il fabbisogno degli utenti e a due passi c’è<br />

anche l’ufficio di Varapodio, poco più di<br />

duemila abitanti, e l’ospedale di Oppido<br />

Mamertina. Il Sisp centrale, nella sede di<br />

Palmi è diretto dall’ex capitano medico<br />

Domenico Mittica - nipote di Ciccio,<br />

morto nel Lager nazista di Fullen -,<br />

coadiuvato dalla sua ex compagna e da<br />

una puericultrice adibita a mansioni<br />

amministrative.


A fianco:<br />

Alessandro<br />

Marcianò.<br />

In basso:<br />

Giuseppe<br />

Scopelliti<br />

Scheda<br />

'NDRANGHETA-SANITA'<br />

DA SUD A NORD<br />

La ‘ndrangheta non conosce confini, e il verminaio del rapporto ‘ndrangheta-sanità<br />

si espande da sud a nord. Intercettato nei contatti con Carlo<br />

Antonio Chiriaco -direttore dell'Asl di Pavia, potente collettore tra pubblica<br />

amministrazione, sanità e ‘ndrangheta-, il boss Pasquale Libri è volato giù<br />

dalla tromba delle scale dall'ottavo piano dell'ospedale S.Paolo di Milano.<br />

“Qua trattiamo tutto, da noi dipendono tutti gli ospedali e i cantieri, diamo<br />

noi i soldi, abbiamo una squadra che funziona a meraviglia”. Il gruppo<br />

di Chiriaco, scrive la Dia, “ha un controllo quasi completo” del Cda<br />

dell’ospedale San Matteo di Pavia caratterizzandosi come “un centro di<br />

potere a disposizione della ‘ndrangheta”.<br />

Carlo Antonio Chiriaco -vice direttore sanitario e direttore di presidio<br />

presso il Policlinico "S. Matteo" di Pavia, Presidente delle Istituzioni Assistenziali<br />

Riunite, direttore sanitario della ASP che riunisce le strutture sanitarie<br />

"Pertusati", "Santa Margherita", "Gerolamo Emiliani" e della Fondazione<br />

Maggi", direttore sanitario del "Poliambulatorio Medico Odontoiatrico-Centro<br />

Dentistico Lombardo" di Mozzo (BG), titolare del "Centro Dentale<br />

La Prevenzione", di Zibido San Giacomo (PV), titolare di studio dentistico<br />

in Alessandria - nei primi anni Novanta gestisce, con Pino Neri e Salvatore<br />

Pizzata, la discoteca Vertigo collezionando denunce e condanne<br />

per estorsione, usura, esercizio abusivo della professione sanitaria; fre-<br />

www.isiciliani.it<br />

Si capisce, lavoratori infaticabili:<br />

certificati medici e infermità che li<br />

impossibilitano al loro lavoro per lunghi<br />

periodi e compiacenti dichiarazioni per<br />

ottenere il cambio di mansioni.<br />

Fatiscenti strutture<br />

Come gli infermieri della chirurgia di<br />

Gioia Tauro e di Melito Porto Salvo, dove<br />

le lunghe malattie non guardano in faccia<br />

a nessuno. Il 35% dei dipendenti è affetto<br />

da inidoneità fisiche: mal di schiena, allergie<br />

al sangue, depressioni li costringono a<br />

lavori d’ufficio invece che a turni di notte<br />

o in sala operatoria.<br />

Si spende ancora in appalti per queste<br />

fatiscenti strutture. A Taurianova e Cittanova<br />

sono stati ultimati da poco i lavori di<br />

adeguamento dei locali delle sale mortuarie.<br />

A Taurianova le sale mortuarie sono<br />

state destinate, con provvedimento del direttore<br />

generale del’Asp 5 di Reggio Calabria<br />

d.ssa Rosanna Squillacioti, ad uffici<br />

del Servizio veterinario; a Cittanova sono<br />

state ultimate, ma l’ospedale era chiuso da<br />

tempo.<br />

E chi dovrebbe controllare? Centinaia di<br />

ettari di agrumeti e uliveti, fabbricati, quadri,<br />

argenterie ed ogni sorta di bene donato<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 48<br />

“E chi li dovrebbe<br />

ontrollare?”<br />

da famiglie patrizie agli ex Enti ospedalieri<br />

sono finiti nelle mani della ‘ndrangheta<br />

con la complicità ed il silenzio colpevole<br />

di funzionari, dirigenti, amministratori e<br />

politici. Basterebbero, da soli, per risanare<br />

il bilancio dell’Asp di Reggio Calabria.<br />

Ma nessuno se ne occupa, neanche<br />

l’inventario si è riusciti a fare, e poi “ad<br />

occuparsi di queste cose si rischia”, ripetono<br />

gli addetti all’ufficio patrimonio.<br />

Nel pubblico impiego, in generale, il<br />

sindacato conta molto poco. Qui niente.<br />

Il silenzio del sindacato<br />

Non esiste sindacato né sindacalismo,<br />

esiste il “sindacalista” una sorta di<br />

sbrigafaccende che mira, ed ottiene, solo<br />

risultati ad personam: un trasferimento,<br />

una revoca di un ordine di servizio, un<br />

incarico di comodo, un cambio di<br />

mansioni per sé e per gli iscritti che<br />

devono rinnovare l’investitura<br />

nell’incarico. Con il sindacato, di qualsiasi<br />

sigla, non si può discutere di politiche<br />

sanitarie, di funzionalità dei servizi, di<br />

accorpamenti, di nomine illegittime, di<br />

mancanza di farmaci, di strutture pericolose,<br />

di prevenzione e quant’altro. Qui i sindacalisti<br />

barattano qualcosa.<br />

quenta esponenti della ‘ndrangheta; è indagato per corruzione elettorale e<br />

intestazione fittizia di beni per eludere esecuzioni erariali.<br />

“Chiriaco si è assicurato, per la sua coalizione, l’assegnazione dell’incarico<br />

di presidente del San Matteo ad Alessandro Moneta”, ex assessore regionale,<br />

già sindaco di Milano tre e amico di Silvio Berlusconi. Chiriaco e i<br />

suoi compari a Pavia -la sola Asl gestisce un budget annuo che sfiora il miliardo<br />

di euro- erano in grado di condizionare l'esito delle amministrative<br />

per fare eleggere chi era utile agli interessi della 'ndrangheta. Lo facevano<br />

sia attraverso uomini del PD che del PDL e della Lega Nord, ma anche<br />

con liste "civiche”. La ’ndrangheta è trasversale, non si attacca all’ideologia,<br />

destra o sinistra è lo stesso. Il fine conta, non i mezzi, e Chiriaco con il<br />

suo entourage programmava il riutilizzo dell’area dell'idroscalo e del gasometro<br />

per creare la cittadella "Europa", da destinare ad eventi sportivi,<br />

mondani, parcheggio, pista ciclabile ed altre strutture.<br />

Milano, sanità e 'ndrangheta. Inchiesta “Infinito”. Pietrogino Pezzano al<br />

telefono parlava in libertà: prometteva appalti pubblici in cambio di banali<br />

favori ai suoi interlocutori, uomini della ‘ndrangheta. I brogliacci delle intercettazioni<br />

sono chiarissimi, e nonostante questo Pietrogino Pezzano, classe<br />

’47, di Palizzi in provincia di Reggio Calabria, viene nominato direttore<br />

generale dell’Asl di Milano, la più grande d’Italia. Nomina voluta dall’ex governatore<br />

Roberto Formigoni e dall’assessore alla Sanità, il leghista<br />

Luciano Bresciani, dopo che la sua posizione - era stato iscritto nel registro<br />

degli indagati per il delitto di cui all’articolo 416-bis - fu stralciata e archiviata<br />

dal Gip il 3 dicembre 2010.


www.isiciliani.it<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

Sicilia i<strong>giovani</strong><br />

– pag. p 49


www.isiciliani.it<br />

Se ci leggi e' Giornalismo, se ci quereli e' Satira<br />

Paura, eh?<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 50


no alla guerra,<br />

no al nucleare<br />

Un libro per scoprire che<br />

non esiste un “nucleare<br />

civile” senza applicazioni<br />

militari derivate, non esiste<br />

“energia atomica pulita” senza<br />

rischi inaccettabili, non esistono<br />

“armi sicure” all’uranio impoverito<br />

senza vittime di guerra.<br />

Il figlio di una sopravvissuta alle<br />

radiazioni di Nagasaki ha trasformato<br />

in una appassionata<br />

denuncia a fumetti la cronaca<br />

degli incidenti alle centrali nucleari<br />

giapponesi e statunitensi, che<br />

sono stati nascosti da un velo di<br />

silenzio.<br />

Nana Kobato, studentessa delle<br />

medie, si affaccia sul “lato oscuro<br />

del nucleare”, e scopre i pericoli<br />

delle centrali atomiche, gli effetti<br />

dei proiettili all’uranio impoverito,<br />

le devastazioni ambientali che<br />

uccidono adulti e bambini. In un<br />

racconto a fumetti chiaro e documentato,<br />

Rokuro haku descrive<br />

gli effetti delle guerre moderne<br />

sull’uomo e sull’ambiente, e mette<br />

a nudo i poteri occulti che sostengono<br />

l’energia nucleare.<br />

www.mamma.am/nonuke<br />

ISBN 9788897194002<br />

www.isiciliani.it<br />

rokuro aKu g autor d scaricabi e<br />

mP<br />

the Holy Bile<br />

Il libro degli autori di Scarica-<br />

Bile, il “pdf satirico di cattivo<br />

gusto” che ha ridefinito su<br />

internet la soglia dell’indecenza<br />

con 32 numeri di puro genio e<br />

follia, centinaia di pagine maleducate,<br />

migliaia di lettori incoscienti.<br />

Da oggi lo spirito del magazine<br />

più scorretto d’Italia rivive nel libro<br />

“The holy Bile”, una raccolta<br />

differenziata di scritti e fumetti<br />

inediti su qualunquismo, castità,<br />

religione e sondini terapeutici.<br />

Un concentrato purissimo di<br />

anticlericalismo, blasfemia, coprofagia,<br />

incesto, morte, pedofilia,<br />

prostituzione, sessismo, sodomia,<br />

violenza e volgarità gratuite. In<br />

breve, uno specchio perfetto<br />

dell’Italia moderna, per chi non<br />

ha paura di guardare in faccia la<br />

realtà con le lenti deformanti della<br />

satira.<br />

Testi e disegni di Daniele Fabbri,<br />

Pietro Errante, Jonathan Grass,<br />

Tabagista, MelissaP2, Vladimir Stepanovic<br />

Bakunin, Eddie Settembrini,<br />

Blicero, G., Ste, Perrotta,<br />

Marco Tonus, Mario Gaudio, Flaviano<br />

Armentaro, Maurizio Boscarol,<br />

Mario Natangelo, Alessio<br />

Spataro, Andy Ventura.<br />

www.mamma.am/bile<br />

ISBN 9788897194026<br />

nicola.<br />

r–esistenza precaria<br />

Certi fumetti non possono<br />

farli i radical chic col culo<br />

parato o gli intellettuali<br />

da salotto. Ci voleva un lavoratore<br />

emigrato come Marco “MP”<br />

Pinna, che si è bruciato due settimane<br />

di ferie per partorire la<br />

saga di Nicola, l’antieroe in tuta<br />

blu del terzo millennio.<br />

Un mondo precario dove Nicola<br />

lotta per salvare la sua fabbrica<br />

dalla chiusura, e scopre i trucchi<br />

più loschi con cui i padroni fregano<br />

le classi medio–basse.<br />

Più spericolato di Batman, più<br />

sfigato di Fantozzi, più ribelle di<br />

Spartacus e più solo di Ulisse:<br />

Nicola è il simbolo della nostra<br />

voglia di resistere alle ingiustizie.<br />

Contro di lui un padrone senza<br />

scrupoli e una famiglia senza vergogna,<br />

incarognita dalle mode più<br />

devastanti del momento.<br />

Uno spietato “reality show” a<br />

fumetti, un micromanuale di economia<br />

finanziaria, un prontuario<br />

di autodifesa sindacale ma soprattutto<br />

lo sfogo di satira rabbiosa<br />

di un “artista–operaio”.<br />

Ottanta pagine di sopravvivenza<br />

proletaria: astenersi perditempo.<br />

www.mamma.am/nicola<br />

ISBN 9788897194019<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 51<br />

puoi richiedere i volumi su<br />

www.mamma.am/libri<br />

KaNJaNo & car o gubi osa<br />

La mia terra<br />

la difendo<br />

La storia di Giuseppe Gatì, 22<br />

anni, pastore per vocazione,<br />

produttore di formaggi per<br />

mestiere, attivista antimafia per<br />

passione.<br />

Il suo volto è salito agli onori delle<br />

cronache nel dicembre 2008 per<br />

la contestazione al “pregiudicato<br />

Vittorio Sgarbi”, che ha scosso la<br />

città di Agrigento al grido di “Viva<br />

Caselli! Viva il pool antimafia!”<br />

Con l’aiuto degli amici e dei familiari<br />

di Giuseppe, Gubi e Kanjano<br />

hanno scoperto gli scritti, le<br />

esperienze e il grande amore<br />

per la terra di Sicilia di questo<br />

ragazzo, che ha lasciato una eredità<br />

culturale preziosa prima di<br />

morire a 22 anni per un banale<br />

incidente sul lavoro.<br />

Un racconto a fumetti che non<br />

cede alle tentazioni del sentimentalismo<br />

e della commemorazione,<br />

per restituire al lettore tutta la bellezza<br />

di una intensa storia di vita.<br />

www.mamma.am/giuseppe<br />

ISBN 9788897194033


www.isiciliani.it<br />

S C A F F A L E<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 52


www.isiciliani.it<br />

Memoria<br />

Un piccolo paese<br />

dal grande cuore<br />

Canicattini Bagni, settemila<br />

abitanti in provincia<br />

di Siracusa. E' il<br />

giorno della Memoria.<br />

E qui la gente ricorda...<br />

di Gabriella Galizia<br />

E’ il primo giorno di primavera,col<br />

suo vento che spazza via le nuvole e fa<br />

posto ad una giorno di sole e festeggia il<br />

rinnovo di una militanza civile. E’ la<br />

XVIII giornata della Memoria e<br />

dell’Impegno organizzata ogni anno da<br />

Libera in memoria delle vittime di mafia.<br />

Siamo a Canicattini Bagni, provincia<br />

di Siracusa e 7.500 abitanti appena.<br />

Un paese come tanti, con la piazza,il<br />

comune e la chiesa. Ma oggi abbraccia<br />

virtualmente tutte le città che celebrano il<br />

21 <strong>marzo</strong>, da Palermo a Torino. Fin qui,<br />

cuore della provincia “babba”, dove quasi<br />

nulla si pensa accada. Qui in 1500 si<br />

sono dati appuntamento per ribadire il<br />

“NO”alle mafie e la vicinanza alle vittime<br />

di mafia e ai loro familiari.<br />

”L’illegalità condiziona lo sviluppo,<br />

l’economia l’equilibrio sociale e le libertà<br />

individuali. Non è più tempo di stare alla<br />

finestra ad assistere da spettatori alla lotta<br />

tra Stato e antistato; i cittadini devono<br />

saper scegliere da che parte stare”.<br />

Sono le prime parole della giornata pronunziate<br />

dal Colonnello dei Carabinieri,<br />

Perdichizzi, mentre simbolicamente si<br />

pianta un albero di memoria e di speranza.<br />

E' un richiamo a chi, senza prender parte,<br />

si affaccia alla finestra incuriosito dagli<br />

slogan e dal corteo.<br />

Si scandiscono uno per uno i nomi di<br />

chi non c’è più. Partono applausi quando<br />

si pronunciano i più noti ma la maggior<br />

parte sono nomi sconosciuti. Non è soltanto<br />

una lista: ogni nome è una storia.<br />

Ogni nome è una storia<br />

“Ripercorrere la storia di queste vite ci<br />

aiuta a capire cosa è stata e cos’è la mafia<br />

ma, ancor di più, cosa è stata e deve essere<br />

l’antimafia” dice Giusy Aprile, coordinatrice<br />

provinciale di Libera.<br />

Per chi è un attivista, oggi è il compleanno<br />

di un impegno per costruire una<br />

terra libera da ingiustizie e prepotenze, la<br />

spinta decisa ad una mentalità nuova e<br />

azioni che sollecitino le attenzioni delle<br />

istituzioni.<br />

La memoria che diventa il fondamento<br />

di un impegno. Qui a Canicattini? Messe<br />

da parte le animazioni per i più piccoli ci<br />

si concentra sul contrasto al gioco<br />

d’azzardo, nuovo affare della criminalità e<br />

piaga della società del bisogno. Si parte<br />

proprio da proposte concrete per i sindaci,<br />

coscienti che è tempo di porre freno ad un<br />

gioco che diventa patologia.<br />

Siamo nel Sud più a Sud d’Italia, e fino<br />

a vent'anni fa era impensabile una manifestazione<br />

del genere. Ma ormai da tempo<br />

qui nel siracusano il 21 <strong>marzo</strong> è un’istituzione.<br />

Il coordinamento siracusano di Li-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 53<br />

bera ha voluto organizzare qui la sua<br />

giornata dell’impegno per dare ancora più<br />

vigore al neonato presidio locale e rafforzare<br />

la rete di associazioni e singoli che<br />

animano questo territorio e che per la<br />

giornata hanno messo in campo le loro<br />

migliori potenzialità.<br />

A Canicattini, il presidio di Libera si è<br />

stretto intorno alla memoria di Salvatore<br />

Raiti,carabiniere ucciso in un agguato mafioso<br />

nel 1982. Giovanna Raiti, sorella di<br />

Salvatore,è una delle animatrici del gruppo.<br />

Al presidio, intitolato al fratello, ha<br />

donato i diritti d’autore della sua pubblicazione.<br />

“Oggi è avvenuto – dice - il miracolo<br />

dell’ascolto e del risveglio. Un miracolo<br />

voluto ostinatamente da un un piccolo<br />

paese, dimostrando alle più grandi istituzioni<br />

che anche i “piccoli” possono fare<br />

la voce grossa”.<br />

“Il miracolo dell'ascolto e del risveglio”<br />

A quanti si sono stretti attorno al suo<br />

dolore dice: “Siete una soffio d’aria<br />

tiepida che scalda il cuore, una pacca sulle<br />

spalle che conforta e lenisce. Tutte cose<br />

che attendevo dalle istituzioni da<br />

trent’anni. Non mi pareva di pretendere<br />

tanto eppure fino ad oggi mi mancavano”.<br />

Come un raggio di sole che lenisce il<br />

freddo dell’inverno, giornate come il 21<br />

<strong>marzo</strong> servono proprio a rinnovare questa<br />

vicinanza. Il bilancio non è fatto solo di<br />

cifre. Basta guardare gli occhi di chi ha<br />

partecipato, di chi si è stretto in lunghi abbracci<br />

di gioia, per capire. Benvenuta primavera!


www.isiciliani.it<br />

Trapani<br />

Il prefetto antimafia<br />

nostro concittadino<br />

A ventott'anni dalla<br />

strage mafiosa di Pizzolungo,<br />

è ancora malvisto<br />

il conferimento<br />

della cittadinanza onoraria<br />

a Fulvio Sodano,<br />

il prefetto che combatté<br />

la mafia trapanese<br />

di Rino Giacalone<br />

Raccontiamo queste ultime settimane<br />

trapanesi cominciando dal 21 febbraio.<br />

Quel giorno eravamo nell’aula<br />

del Consiglio comunale di Trapani,<br />

trovammo tanto pubblico, tanti presenti<br />

indossano una maglietta bianca<br />

con caratteri stampati dove, in grande<br />

evidenza, si legge: “Fulvio Sodano cittadino<br />

onorario”.<br />

Fulvio Sodano è stato prefetto di Trapani<br />

dal 2001 al 2003. Nel dicembre<br />

2005 quando la Squadra Mobile di Trapani<br />

a conclusione di una indagine decapitò<br />

con una serie di arresti la cupola mafiosa<br />

di Trapani, capeggiata dall’imprenditore<br />

Ciccio Pace, “padrino” per volontà<br />

del boss (latitante ancora) Matteo Messina<br />

Denaro, si scoprì che Cosa nostra voleva<br />

inquinare il lavoro del prefetto Sodano<br />

a difesa delle imprese confiscate<br />

alla mafia, che la mafia voleva riprendersi<br />

o voleva far fallire.<br />

L’operazione della Squadra Mobile nel<br />

2005 svelò l’esistenza di una serie di intrecci:<br />

ne emerse che i mafiosi erano stati<br />

ascoltati auspicare la cacciata da Trapani<br />

di quel prefetto.<br />

Da Trapani Sodano andò via veramente<br />

nel luglio del 2003, improvvisamente<br />

trasferito ad Agrigento dal governo Berlusconi.<br />

La sua vicenda è racchiusa tra i faldoni<br />

del processo in corso a Palermo contro il<br />

senatore Tonino D’Alì (requisitoria 3<br />

maggio) che era sottosegretario all’Interno<br />

quando Sodano fu trasferito da Trapani<br />

ad Agrigento e che era pure sottosegretario<br />

quando Sodano combatté a Trapani<br />

la battaglia per difendere i beni confiscati<br />

alla mafia. In una occasione, come<br />

ha dichiarato Sodano ai magistrati che<br />

andarono a sentirlo, il sen. D’Alì lo<br />

avrebbe affrontato dicendogli che così<br />

facendo, prendendo cioè le difese dei<br />

beni confiscati, si mostrava come un “favoreggiatore”,<br />

termine usato per chi aiuta<br />

i delinquenti.<br />

Quando nel novembre del 2005 la cupola<br />

finì in carcere e si seppe di quello<br />

che la mafia voleva fare del prefetto Sodano,<br />

in Consiglio comunale fu approvato<br />

a maggioranza un documento con il<br />

quale si chiedeva all’amministrazione<br />

guidata dal sindaco targato “Forza<br />

Italia”, Mimmo Fazio, di conferire la cittadinanza<br />

onoraria al prefetto Sodano.<br />

Però Fazio, guarda caso amico di D’Alì,<br />

disse di no, e lo disse anche scrivendo al<br />

prefetto Sodano che “l’antimafia è peggio<br />

della mafia”.<br />

Da qualche mese in città si è costituito<br />

un comitato, capeggiato da una battagliera<br />

Rosaria Bonello, che invece è tornato<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 54<br />

a insistere perché il prefetto Fulvio Sodano<br />

diventi cittadino onorario di Trapani.<br />

Sono stati i rappresentanti di questa associazione<br />

assieme ad altri cittadini a riempire<br />

il 21 febbraio lo spazio destinato al<br />

pubblico per seguire i lavori del Consiglio<br />

comunale. Gli stessi tempo prima<br />

hanno incontrato il sindaco che è succeduto<br />

a Fazio, il generale dei Carabinieri<br />

Vito Damiano, eletto ancora in quota Pdl,<br />

che rispose che senza un regolamento era<br />

per lui impossibile conferire cittadinanze<br />

onorarie.<br />

“Ci vuole il regolamento”<br />

L’atto di indirizzo proposto da Vincenzo<br />

Abbruscato, consigliere Pd (ora Megafono,<br />

movimento ispirato dal presidente<br />

della Regione, Rosario Crocetta), per<br />

la stesura del regolamento, è stato così<br />

votato e approvato sotto lo sguardo<br />

dell’attento pubblico. A molti è sfuggito<br />

che è la seconda volta che il Consiglio<br />

comunale ha votato lo stesso atto di indirizzo:<br />

era accaduto già nell’ottobre 2012,<br />

quando ancora era sindaco il forzistapidiellino<br />

Fazio.<br />

All’amministrazione comunale sono<br />

stati concessi 30 giorni di tempo per redigere<br />

il regolamento e portarlo in Consiglio<br />

per l’approvazione: pare sia stato già<br />

scritto e trasmesso, ma non ancora inserito<br />

all’ordine del giorno. La cittadinanza<br />

onoraria al prefetto Sodano deve attendere<br />

ancora.<br />

Come scriveva Sciascia, se si vuole<br />

difendere la democrazia e la libertà nel<br />

nostro Paese è in Sicilia che ogni giorno<br />

bisogna combattere la battaglia.


A fianco: il prefetto<br />

Fulvio Sodano,<br />

strenuo oppositore<br />

di mafia e malaffare.<br />

E la vicenda della mancata concessione<br />

della cittadinanza onoraria a Fulvio Sodano<br />

è esempio di quanto sia vera questa<br />

affermazione.<br />

Eppure ci raccontano in tanti che le<br />

mafie oramai hanno fatto armi e bagagli<br />

e si sono trasferite al nord; poi ci sono<br />

coloro i quali sono pure convinti e soddisfatti<br />

credendo che le novità politiche<br />

elettorali abbiano già messo alle corde<br />

Cosa nostra, ma la realtà è ben altra.<br />

Abbassare la guardia è cosa pericolosa.<br />

E questo in Sicilia sta avvenendo. Questa<br />

è la terra che ancora dopo 20 anni continua<br />

a nascondere quel gran delinquente<br />

mafioso e assassino che porta il nome di<br />

Matteo Messina Denaro.<br />

Una latitanza che non viene interrotta<br />

perché la mafia trapanese - ancor prima<br />

che Matteo Messina Denaro - ha vissuto<br />

con incredibili coperture da parte della<br />

politica, della massoneria, di forze imprenditoriali,<br />

da parte di banche e banchieri,<br />

di colletti bianchi. Qui resiste la<br />

mafia sommersa, quella che ha riposto<br />

ma non sotterrato le lupare e le bombe e<br />

che ha saputo fare indossare ai suoi uomini<br />

grisaglie per portare in giro 24 ore<br />

colme di denaro per corrompere.<br />

Il 2 aprile segnea il 28° anniversario<br />

della strage mafiosa di Pizzolungo. Cosa<br />

resta di quell’attentato del 1985? Il boato<br />

causato dall’esplosione di quell’autobomba<br />

destinata ad uccidere un magistrato<br />

in servizio alla Procura di Trapani,<br />

il pubblico ministero dott. Carlo Palermo,<br />

non si è ancora esaurito nei suoi effetti<br />

devastanti.<br />

Il tritolo mafioso ha ucciso tre <strong>giovani</strong><br />

vite: Barbara Rizzo Asta ed i suoi figlioletti<br />

gemelli Salvatore e Giuseppe di 6<br />

www.isiciliani.it<br />

anni, e ne ha minato altre: quelle del magistrato<br />

e dei suoi agenti di scorta Ma ha<br />

anche comunicato un forte segnale di intimidazione<br />

all’intera società civile trapanese,<br />

che preferisce farsi scorrere addosso<br />

le notizie di condanne e sequestri,<br />

di casseforti mafiose violate e confiscate<br />

dallo Stato.<br />

E così Trapani continua ad eleggere indagati,<br />

rinviati a giudizio e parlamentari<br />

sotto processo come il senatore D’Alì,<br />

mantiene in carica sindaci condannati<br />

come quello di Valderice, Camillo Iovino,<br />

mentre in Consiglio provinciale sono<br />

stati seduti fino ad una recente sospensione<br />

prefettizia un consigliere, Pietro<br />

Pellerito, che faceva favori ai mafiosi, e<br />

un sindacalista, Santo Sacco, che portava<br />

in giro i pizzini di Messina Denaro.<br />

E Trapani continua a eleggere indagati<br />

Due Comuni sono stati sciolti per mafia:<br />

Salemi, dove il sindaco Vittorio<br />

Sgarbi è andato via prima che arrivasse<br />

lo scioglimento, e Campobello di Mazara,<br />

dove il sindaco Ciro Caravà di mattina<br />

inaugurava i beni confiscati alla mafia<br />

e di pomeriggio si scusava con i boss; a<br />

Pantelleria è finito in manette un sindaco<br />

che già c’era finito e che era stato rieletto<br />

a furor di popolo, Alberto Di Marzo; a<br />

Castelvetrano il sindaco, Felice Errante,<br />

ha mandato a dire in giro che Matteo<br />

Messina Denaro non è il principale dei<br />

problemi, salvo poi prendersela con i<br />

giornalisti che hanno “chiosato” su queste<br />

parole; a Trapani il sindaco, generale<br />

dei carabinieri, ex ufficiale del Sismi,<br />

Vito Damiano, preferisce parlare di ma-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 55<br />

E intanto<br />

il sindaco<br />

parla di<br />

“malandrini”<br />

e non di mafiosi<br />

landrini e non di mafiosi; un ex senatore,<br />

Nino Papania di Alcamo, aveva a suo<br />

servizio un ortolano che faceva anche da<br />

autista ai capi mafia. Tutto questo per<br />

fare solo una rapida rassegna, ma si potrebbe<br />

approfondire. Una provincia di<br />

impresentabili.<br />

Cerchiamo la via del riscatto nel nome<br />

del 2 aprile 1985. A Trapani c’è una via,<br />

nei pressi del porto, dedicata, leggete<br />

bene, “ai grandi eventi”. Fu il riconoscimento<br />

che il sindaco dell’epoca, Girolamo<br />

Fazio, oggi deputato regionale Pdl<br />

ma in crisi col partito, diede alla Coppa<br />

America in salsa trapanese, e su cui la<br />

mafia si fiondò a mettere le mani predatrici.<br />

Un grande evento che, se si celebra,<br />

celebra quindi mafie e mafiosità. Dedichiamo<br />

questa via al 2 aprile 1985 come<br />

testimonianza perenne per chi è stato colpito<br />

ed ucciso, Barbara Rizzo Asta, Salvatore<br />

e Giuseppe Asta, per chi ha comunque<br />

pagato con la vita anche se più<br />

tardi, come Raffaele Di Mercurio; per chi<br />

è rimasto ferito ma è stato costretto a non<br />

lavorare più, come gli altri agenti della<br />

scorta La Porta e Ruggirello; per un magistrato,<br />

Carlo Palermo, che fu come<br />

morto per lo Stato, costretto a lasciare la<br />

magistratura.<br />

Infine per tutti coloro i quali vogliono<br />

continuare a combattere credendo alle<br />

parole di Peppino Impastato, che ci diceva<br />

che la “mafia è una montagna di merda”,<br />

di Mauro Rostagno, che ci ha insegnato<br />

a cercare di costruire una società<br />

nella quale valga la pena trovare un posto,<br />

e di Giovanni Falcone, che ci ha insegnato<br />

a credere che “la mafia un giorno<br />

è destinata a morire”.


www.isiciliani.it<br />

Catania<br />

Il saccheggio<br />

dell’Antico Corso<br />

Fra sindaci “nuovi” e<br />

vecchi affari<br />

di Collettivo Experia<br />

Leggiamo con stupore e rabbia le dichiarazioni<br />

rilasciate dal candidato sindaco<br />

Enzo Bianco sulla “riqualificazione”<br />

del quartiere Antico Corso.<br />

Stupore perché ancora una volta provano<br />

a rifilarci la favoletta della riqualificazione<br />

del quartiere legata all’università;<br />

stavolta hanno addirittura rispolverato il<br />

progetto che prevede la dismissione<br />

dell’ospedale Vittorio Emanuele per far<br />

posto a un enorme campus universitario<br />

completo di, citiamo dall’intervista, «aule<br />

studio, biblioteca, mensa, punti di aggregazione<br />

come palestra e bar ristorante. Il<br />

tutto da realizzare in project financing con<br />

la collaborazione dei privati». (Ricordatevi<br />

di questa espressione inglese, apparentemente<br />

innocua: nasconde invece la<br />

svendita di beni pubblici per favorire la<br />

speculazione dei soliti sciacalli).<br />

L’ingegnere Alfio Monastra, già membro<br />

di una commissione di studio sul<br />

quartiere negli anni ’80, si spinge più in là<br />

e parla di chiusura anche per l’ospedale<br />

Santo Bambino: una struttura dotata di<br />

pronto soccorso ostetrico che serve tutta<br />

l’area della I municipalità e un reparto di<br />

ginecologia fondamentale in un’area in<br />

cui il numero di gravidanze tra le minorenni<br />

è ancora drammaticamente alto.<br />

Non solo, Monastra lo definisce, testuali<br />

parole, “un tumore all’interno del quartiere”,<br />

un edificio da abbattere e sostituire<br />

con case terrane, che rispetterebbero “la<br />

tipologia urbanistica tradizionale del quartiere”.<br />

Dentro queste case però bisogna<br />

metterci gli studenti, naturalmente, in<br />

modo da “migliorare la qualità delle frequentazioni”<br />

del quartiere.<br />

In pratica, grazie all’ingegnere Monastra,<br />

scopriamo che: l’armonia architettonica<br />

del quartiere è più importante dei servizi<br />

di un presidio ospedaliero specializzato<br />

che da decenni si prende cura di<br />

mamme e bambini di una vasta area della<br />

città. Secondo questa teoria, bisognerebbe<br />

dunque abbattere il liceo Spedalieri,<br />

l’ospedale Santa Marta, nonché la<br />

struttura in ferro di via Biblioteca, che<br />

svetta brutta e abbandonata e sulla cui<br />

utilità e scopo ancora la gente si interroga.<br />

Anche gli abitanti storici di quel quartiere<br />

sono antiestetici, perché brutti, sporchi,<br />

cattivi e, come se non bastasse, anche<br />

abbastanza poveri. Quindi che se ne<br />

vadano lontano, a Librino e a San<br />

Giorgio, dove l’ingegnere Monastra non li<br />

possa vedere e lascino il posto a studenti<br />

di buona famiglia, professori universitari<br />

e professionisti di bell’aspetto.<br />

Il vero “tumore” del quartiere Antico<br />

Corso è semmai l’Università di Catania:<br />

dopo anni di permanenza, è rimasta un<br />

corpo estraneo, ha decretato l’espulsione<br />

di migliaia di abitanti storici, ha fatto impennare<br />

il prezzo degli affitti e del costo<br />

della vita in modo esponenziale, ha congestionato<br />

l’area, riversando sulle viuzze<br />

un flusso automobilistico insopportabile<br />

per una zona che non è neanche servita<br />

dai mezzi pubblici e non gode di ampi<br />

parcheggi, senza offrire alcuna contropartita<br />

in cambio.<br />

Speculatori, affaristi e politici<br />

Ebbene, anche noi abbiamo un sogno da<br />

coronare: debellare il cancro degli speculatori,<br />

degli affaristi e dei politici loro<br />

complici in questa città. Perché il candidato<br />

sindaco Bianco e l’entusiasta Monastra<br />

non parlano chiaro? Perché non dicono<br />

senza troppi giri di parole che vogliono<br />

espellere gli abitanti storici per permettere<br />

ai soliti noti, i potenti Virlinzi, Ciancio,<br />

Lo Bello, Vecchio ecc., di arricchirsi ancora<br />

un po’ con il metodo del project financing,<br />

tuffandosi per primi sull’affare<br />

dei servizi universitari privatizzati?<br />

Se ancora vi stavate chiedendo perché il<br />

CPO Experia sia stato sgomberato con<br />

tanta decisione e una spesa di 70.000 euro<br />

di soldi pubblici; se ancora non riuscivate<br />

a spiegarvi perché in un quartiere con una<br />

dispersione scolastica altissima si tenti da<br />

anni di smantellare l’unica scuola presente,<br />

la Manzoni: bene, avete avuto le vostre<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 56<br />

risposte. Centri di aggregazione, scuole e<br />

servizi sociali sono solo un ostacolo per il<br />

grande progetto dell’UniDisneyland catanese,<br />

e devono essere spazzati via in fretta<br />

e furia. Sarà un peccato per i distinti signori<br />

intervistati scoprire che noi abbiamo<br />

altri progetti per l’Antico Corso e che gli<br />

impediremo insieme alle forze sane e oneste<br />

di questa città, di realizzare un altro<br />

scempio come quello dell’Experia (come<br />

mai non vanno a vedere come è brutto e<br />

sporco e pieno di siringhe adesso il loro<br />

progetto di legalità?) e di mettere in atto i<br />

loro marci piani, come del resto facciamo<br />

da decenni insieme agli abitanti dell’Antico<br />

Corso.<br />

Un quartiere che ha invece bisogno di<br />

strutture sportive gratuite, di spazi<br />

all’aperto per grandi e piccoli, di una battaglia<br />

durissima contro la dispersione scolastica,<br />

invertendo la tendenza che vede la<br />

chiusura imminente della scuola media<br />

Manzoni, della creazione di asili e scuole<br />

a tempo pieno; un quartiere il cui patrimonio<br />

artistico e culturale deve essere rivalutato<br />

con la costituzione di un parco archeologico,<br />

affidato a cooperative di disoccupati<br />

che si occupino della fruizione e<br />

della vigilanza degli stessi. L’Antico Corso<br />

deve essere arricchito da spazi di vera<br />

aggregazione sociale e culturale e il degrado<br />

provocato con la chiusura del CPO<br />

immediatamente sanato con la sua riapertura<br />

ai cittadini.<br />

Le passerelle elettorali ci fanno schifo e<br />

non abbiamo intenzione di delegare i nostri<br />

progetti al politico di turno mai visto<br />

prima, che li appoggia per qualche settimana<br />

per poi scordarsene quando ha ottenuto<br />

la fiducia e il voto della gente, così<br />

come ha deciso di fare il comitato Antico<br />

Corso, creato anni fa dagli abitanti del<br />

quartiere e dai militanti del Centro Popolare<br />

Experia e oggi convertitosi nel megafono<br />

locale dell’onorevole Berretta.<br />

Infine, invitiamo coloro i quali,<br />

nell’imminenza delle elezioni del nuovo<br />

sindaco, pensano in buona fede di destinare<br />

il proprio voto a personaggi come quelli<br />

citati in questo intervento, a riflettere su<br />

quanto essi e i loro piani per la città siano<br />

“di sinistra” o, piuttosto, molto “sinistri”.


www.isiciliani.it<br />

Libertà di stampa<br />

Leonardo Orlando<br />

un giornalista<br />

col vizio della notizia<br />

“Barcellona P.G.<br />

Incendiata l'automobile<br />

di un cronista...”<br />

di Norma Ferrara<br />

www.liberainformazione.org<br />

Si trova ogni giorno davanti ai fatti e<br />

da quindici anni li racconta. Leonardo<br />

Orlando è un giornalista, ha 51 anni e<br />

scrive da Barcellona Pozzo di Gotto,<br />

provincia di Messina, per il quotidiano<br />

“La Gazzetta del Sud”.<br />

Non è abituato a fare passi indietro:<br />

che si tratti dell’arresto dell’ultimo latitante<br />

della cosca locale, Filippo Barresi o<br />

delle indagini per il furto di benzina,<br />

dentro il vicino stabilimento della Raffineria<br />

Mediterranea. Così, all’origine<br />

dell’incendio doloso che due giorni fa ha<br />

distrutto la sua automobile potrebbero<br />

esserci diversi moventi.<br />

Non guarda subito alla mafia Orlando,<br />

sebbene delle cosche barcellonesi si sia<br />

occupato per anni. Ma non la esclude. I<br />

clan, fiaccati dalle indagini della magistratura<br />

della Dda di Messina e dalle collaborazioni<br />

di alcuni boss regolano i conti<br />

alla luce del sole, a due passi da piazze<br />

e dentro i bar della città. E da mesi a<br />

Barcellona Pozzo di Gotto si teme una<br />

nuova guerra di mafia.<br />

«Di fronte all’incendio la prima sensazione<br />

che ho avuto – racconta Orlando a<br />

“Ossigeno per l’informazione” e “Libera<br />

Informazione”– è quella di essere impotente<br />

rispetto a ciò che stava accadendo<br />

davanti ai miei occhi.<br />

Le fiamme che si alzavano dalla vettura<br />

ci impedivano di uscire dal portone di<br />

casa, temevamo anche per un’anziana<br />

che vive proprio al primo piano. A svegliarci<br />

sono stati i vicini che hanno suonato<br />

al campanello e poi si sono dovuti<br />

allontanare a causa dell’incendio».<br />

Alcune tracce di benzina, rubata da<br />

un’altra automobile, sono state trovate<br />

sul posto: per i magistrati e i vigili del<br />

fuoco si tratta di un attentato, un segnale<br />

intimidatorio in piena regola. Un atto<br />

premeditato e organizzato contro il giornalista<br />

che negli ultimi mesi ha raccontato<br />

di arresti eccellenti, delle prime collaborazioni<br />

di ex appartenenti al clan ma<br />

anche di malaffare e illegalità.<br />

Un “cono d'ombra” d'informazione<br />

Nonostante ciò, Orlando è sorpreso dal<br />

gesto di intimidazione ricevuto la scorsa<br />

notte. «La provincia – si legge nella relazione<br />

annuale della procura nazionale<br />

antimafia è stata per molti anni avvolta<br />

in un “cono d’ombra” informativo che ha<br />

rafforzato le cosche» e isolato chi provava<br />

a contrastare il sistema.<br />

«Ho percepito alcuni segnali di tensione<br />

nei miei confronti – racconta Orlando<br />

– quando il giorno dell’arresto del latitante<br />

più importante della cosca locale,<br />

Filippo Barresi – davanti al commissariato<br />

per tutto il giorno c’eravamo soltanto<br />

io e i suo famigliari. Chiaramente quando<br />

hanno capito che ero “il giornalista”<br />

hanno provato ad osteggiarmi, quasi con<br />

l’intento di allontanarmi».<br />

Il fatto di essere soli di fronte ai fatti,<br />

in momenti così delicati, espone ancora<br />

di più, spiega Orlando. La “Gazzetta del<br />

Sud” giornale molto criticato per alcune<br />

posizioni “conservatrici” è una testata radicata<br />

nei paesi della provincia messine-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 57<br />

se. «Molto spesso diamo le notizie prima<br />

degli altri - spiega - Come quando<br />

abbiamo denunciato, a seguito di una<br />

indagine della magistratura, il furto di<br />

benzina da parte di dieci dipendenti della<br />

Raffineria Mediterranea. Siamo stati<br />

attaccati per questo, anche dai sindacati,<br />

eppure c’è una inchiesta, si tratta di fatti<br />

di cronaca giudiziaria e abbiamo il<br />

dovere di raccontarli». Ma vedere il proprio<br />

nome sul giornale locale più letto<br />

nella provincia non fa piacere. E spesso<br />

si reagisce anche attraverso commenti<br />

anonimi su portali on line.<br />

«Avevo denunciato alcuni mesi fa un<br />

imprenditore, oggi testimone di giustizia,<br />

che mi accusava di diffamazione a causa<br />

di articoli di cronaca pubblicati un sito».<br />

L’accusa mossa ad Orlando era quella di<br />

stare dalla parte di un gruppo criminale<br />

in luogo di altri.<br />

Le latitanze dorate<br />

Può accadere anche questo, quando fai<br />

il giornalista locale perché come ha scritto<br />

il collega Nuccio Anselmo nel suo<br />

“Vivere e scrivere in terra di mafia”:<br />

«Mentre gli inviati stanno al massimo un<br />

paio di giorni, parlano con questo e quello,<br />

e poi se ne vanno, il cronista attento e<br />

scrupoloso di un giornale radicato nel<br />

territorio come il nostro affronta ogni<br />

giorno i mafiosi da vicino, se li vede intorno,<br />

li “annusa”alle spalle, non se ne<br />

può liberare».<br />

A Barcellona Pozzo di Gotto, lo ricordiamo,<br />

vent’anni fa la mafia uccideva il<br />

cronista de “La Sicilia” Beppe Alfano,<br />

che in solitudine raccontava l’ascesa dei<br />

barcellonesi e le latitanze dorate dei boss<br />

della mafia nella provincia babba.


www.isiciliani.it<br />

Call center/ Il caso Misterbianco<br />

Matilde, Almaviva<br />

e la delocalizzazione<br />

Anche in provincia di<br />

Catania è arrivata la<br />

nuova economia. Significa<br />

lavorare senza<br />

diritti – in un call center,<br />

in questo caso – e<br />

poi all'improvviso vedersi<br />

“delocalizzati”<br />

perché i proprietari<br />

vogliono risparmiare<br />

ancora. A volte – come<br />

qui a Misterbianco – i<br />

lavoratori rispondono<br />

con la lotta<br />

di Vincenzo Rosa<br />

Matilde ha ventisei anni, studia Economia<br />

e le mancano poche materie alla<br />

laurea.<br />

“Ho trovato per caso l'offerta di lavoro<br />

in un call center, ormai si trovano da tutte<br />

le parti. Avevo bisogno di un'entrata<br />

che mi garantisse un minimo di autonomia<br />

economica dai miei genitori<br />

nell'attesa di completare gli studi. Lavoro<br />

6 ore al giorno, con gli straordinari pagati<br />

la metà come prevede l'ultimo contratto<br />

nazionale, guadagnando massimo 500<br />

euro al mese.<br />

Somma che non mi permette di realizzare<br />

i miei progetti, comprare una macchina,<br />

pensare ad una casa...”<br />

Questo lavoro per lei, come per moltissimi<br />

altri, è l'unica opportunità per rimanere<br />

ancora a Catania, il solo modo per<br />

allontanare l'idea di emigrare.<br />

“Sono stata assunta con un contratto di<br />

somministrazione a tre mesi, rinnovato<br />

due volte. Poi nel 2011 sono stata stabilizzata<br />

a tempo indeterminato grazie ad<br />

alcune sovvenzioni regionali. Credevo<br />

che quell'assunzione mi avrebbe garantito<br />

un minimo di serenità in più.<br />

Alcuni di noi ci hanno sperato veramente,<br />

hanno acquistato case, acceso<br />

mutui. Ricordo ancora le parole del nostro<br />

direttore, quando dopo la firma del<br />

contratto ci disse che adesso ci saremmo<br />

potuti sposare tutti quanti. Io però in fondo<br />

non mi sentivo pienamente garantita.<br />

Il contratto sarà pure stato a tempo indeterminato<br />

ma sapevo che era proprio il<br />

lavoro a essere instabile.”<br />

Il “lavoro” dei tempi neri<br />

I call center forse sono il “lavoro” che<br />

rappresenta meglio gli sconvolgimenti<br />

sociali e produttivi del Paese. Un lavoro<br />

stressante, scandito da ritmi frenetici, il<br />

più delle volte mal retribuito e con pochissime<br />

prospettive di carriera (il regista<br />

Paolo Virzì lo descrive in Tutta la vita<br />

davanti). In un’economia reale strozzata<br />

dalla recessione economica, dove le imprese<br />

falliscono e di lavoro ce n'è poco, i<br />

call centers spesso sono gli unici posti di<br />

lavoro disponibili.<br />

Anche in provincia di Catania il feno-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 58<br />

meno si rivela una delle più consistenti<br />

opportunità lavorative.<br />

A Misterbianco, in particolare, ci sono<br />

decine di società piccole e grandi che<br />

operano nel settore: come Almaviva,<br />

multinazionale con sedi sparse in Italia,<br />

Brasile, Cina e Tunisia. Nello stabilimento<br />

etneo lavorano circa 3000 dipendenti,<br />

1.300 dei quali a tempo indeterminato.<br />

Da Treu a Biagi a Fornero<br />

Dagli anni novanta in poi, l'espansione<br />

dei call center è andata di pari passo con<br />

la flessibilizzazione del mercato del lavoro,<br />

dalla riforma Treu alla legge Biagi,<br />

fino alle ultime misure adottate del ministro<br />

Fornero.<br />

Sempre allo scopo di “elasticizzare” il<br />

mercato del lavoro ma con l'effetto, viceversa,<br />

di determinare la moltiplicazione<br />

dei contratti “atipici”, diversi fra loro ma<br />

accomunati tutti dall'instabilità temporale<br />

e da tutele ridotte e a volte del tutto inesistenti,<br />

a causa di una legislazione mancante<br />

e frastagliata.<br />

Chi lavora in questo settore viene assunto<br />

nella stragrande maggioranza dei<br />

casi con contratti a termine di pochi<br />

mesi, a volte anche uno solo, nella speranza<br />

poi di un successivo rinnovo e magari<br />

di una stabilizzazione. Ma gli oneri<br />

legati all'assunzione senza termine sono<br />

alti, e le imprese preferiscono non rinnovare<br />

i contratti, dotandosi di organici<br />

strutturalmente composti da lavoratori<br />

precari. Trattandosi di mansioni che richiedono<br />

più che altro doti di spigliatezza<br />

e comunicatività, le aziende hanno gioco<br />

facile nel ricambiare periodicamente il


personale, perchè in un mese (durata del<br />

tirocinio, non retribuito) è possibile “addestrarne”<br />

altro per ricambiare quello in<br />

uscita che altrimenti - secondo legge -<br />

dovrebbe essere stabilizzato.<br />

Così le imprese possono attingere a un<br />

mercato del lavoro in condizioni drammatiche,<br />

in una corsa al ribasso sempre<br />

più forte a causa della disoccupazione altissima.<br />

I costi del personale calano, ma i<br />

profitti restano gli stessi.<br />

Ma anche il ramo delle telecomunicazioni<br />

ora sta entrando in crisi: i costi debbono<br />

essere ridotti ancor di più. E questo<br />

si fa alla maniera globale, cioè delocalizzando<br />

nei paesi in cui costi del lavoro<br />

sono inferiori.<br />

“Via 650 dipendenti”<br />

“A inizio <strong>marzo</strong> – dice ancora Matilde -<br />

abbiamo ricevuto una lettera dal presidente<br />

di Almaviva spa nella quale ci veniva<br />

comunicato che Vodafone stava<br />

mettendo in atto un piano di delocalizzazione<br />

dei suoi servizi verso i paesi<br />

dell'est Europa, che avrebbe causato un<br />

esubero di circa 650 dipendenti su Misterbianco.<br />

Per molti è stato un dramma,<br />

alcuni non sapevano davvero cosa fare.<br />

www.isiciliani.it<br />

Immagina che a un mio collega sta per<br />

nascere un figlio. E' stato bello vedere<br />

però tutti uniti, immediatamente è scattata<br />

una macchina della solidarietà che ha<br />

coinvolto anche quelli in cui posto di lavoro<br />

non era in pericolo”.<br />

In poche ore su tutti i social network e<br />

sui media locali scoppia il caso. La perdita<br />

di quei posti di lavoro è un dramma<br />

sociale di enormi proporzioni, che si aggiunge<br />

alle altre emorragie di lavoro della<br />

provincia. I dipendenti si mobilitano<br />

sin da subito, anche quelli che non verrebbero<br />

coinvolti dalla riduzione di personale.<br />

Si organizzano sit-in, nasce un<br />

gruppo su facebook per organizzare insieme<br />

le iniziative. I lavoratori rispondono<br />

uniti.<br />

Dopo qualche giorno a Roma si riunisce<br />

un tavolo tra sindacati, Almaviva e<br />

Vodafone, e alla fine si arriva a un compromesso:<br />

gli esuberi saranno divisi tra<br />

Misterbianco e Napoli (altra sede della<br />

società); in più, “ammortizzatori sociali”<br />

come contratti di solidarietà e cassaintegrazione<br />

a rotazione.<br />

“Il problema sembra essere momentaneamente<br />

risolto, perlomeno così ci dicono<br />

i nostri rappresentanti sindacali - spiega<br />

Matilde - ma con questa notizia ci<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 59<br />

Un “libero<br />

mercato<br />

sempre più<br />

feroce”<br />

sentiamo ancora più precari di prima, per<br />

certi versi pensiamo che l'agonia sia stata<br />

solo posticipata. Io sono sicura solo del<br />

fatto che se perdo questo posto dovrò<br />

andarmene da Catania. Sappiamo che<br />

non è finita e sabato 6 aprile abbiamo<br />

convocato un sit-in per protestare contro<br />

la delocalizzazione e contro il fatto che<br />

manca un'adeguata copertura legislativa;<br />

inizieremo anche una raccolta firme”.<br />

“Flessibilità” a ogni costo<br />

La storia di Matilde è quella di una<br />

qualunque persona giovane nel mercato<br />

occupazionale italiano del post-Duemila.<br />

Il paradosso di una generazione: obbligati<br />

a percorsi lavorativi incerti perchè il<br />

mercato non riesce ad offrire di meglio,<br />

con la flessibilità ad ogni costo come<br />

ideologia ufficiale; e in pericolo di veder<br />

svanire le già precarie aspettative a causa<br />

della delocalizzazione. Un lavoratore in<br />

Albania, Romania, Bulgaria, d'altronde,<br />

costa dieci volte meno di uno italiano.<br />

Una rincorsa al ribasso sempre più forte<br />

che genera una nuova lotta tra poveri tra<br />

i lavoratori dei paesi che compongono i<br />

diversi Sud di questa Europa.<br />

La precarietà è un aspetto fondante dei<br />

rapporti produttivi attuali. E' la loro vera<br />

novità rispetto a prima, e influisce pesantemente<br />

sul rapporto ineguale fra capitale<br />

e lavoro. E quando tali assetti sembrano<br />

diventati “normali”, entrando profondamente<br />

nelle trame dei rapporti produttivi<br />

dei singoli territori, la delocalizzazione<br />

arriva come una mannaia a ricordare la<br />

totale assenza di regole di un “libero<br />

mercato” sempre più feroce.


Storie dal Clandestino<br />

La bellezza<br />

di fare<br />

un giornale<br />

Da sud a nord. E da<br />

sud a sud. Tante storie<br />

di vita dentro un'unica<br />

storia: quella del Clandestino,<br />

giornale che<br />

cresce e si fa laboratorio<br />

di idee<br />

di Enrica Frasca Caccia<br />

www.ilclandestino.info<br />

Torino, primavera. Giorgio ritira la<br />

posta, apre una busta e si emoziona.<br />

Tra le mani ha il numero di <strong>marzo</strong> del<br />

Clandestino, quello nuovo, tutto a colori,<br />

quello che è stato pensato e sognato<br />

nelle notti estive di festival, tra una<br />

pizza e una birra, dopo giornate di<br />

stanchezza e nervosismo, sorrisi e pacche<br />

sulle spalle, sempre di corsa per le<br />

viuzze del centro.<br />

Giorgio è emigrato al nord per fare la<br />

scuola di giornalismo. E pensare che lui<br />

neanche voleva farlo il giornalista. Non<br />

era il mestiere che gli balenava in testa<br />

all’età in cui i ragazzini pensano a cosa<br />

vogliono fare da grandi. Però era in quel<br />

garage di Modica alta, la sera in cui Il<br />

Clandestino nacque.<br />

www.isiciliani.it<br />

Dall’esigenza di raccontare il suo territorio,<br />

alla passione per questo mestiere, il<br />

passo è stato breve. Dopo la laurea a Siena<br />

con una tesi sui <strong>Siciliani</strong> di Pippo<br />

Fava, Giorgio è tornato a lavorare come<br />

cameriere in pizzeria, per vivere nuovamente<br />

Modica e poterla raccontare sulle<br />

pagine di quella testata che nel frattempo<br />

‘i ragazzi del garage’ avevano registrato.<br />

Giorgio oggi fa la scuola di giornalismo.<br />

Gli piace, è contento, ma ripete sempre<br />

con orgoglio che Il Clandestino, oltre che<br />

palestra di vita, è stato la sua prima vera<br />

scuola, perché gli ha insegnato a raccontare<br />

consumando le scarpe in strada.<br />

Crescere assieme<br />

Anche Ciccio, suo fratello, era in quel<br />

garage. Aveva quindici anni. Lui e Il<br />

Clandestino sono cresciuti assieme, stretti<br />

in un legame lungo sette anni. Il giornale<br />

fa parte della sua quotidianità. Anche<br />

a Roma, dove studia fotografia da<br />

due anni. Racconta che spesso si addormenta<br />

e si sveglia con Il Clandestino in<br />

mente, che vive molte delle sue giornate<br />

pensando all’inchiesta del mese e a come<br />

far crescere questo 'bimbo’.<br />

Da sud a sud<br />

Il Clandestino porta con sé storie di migrazioni<br />

al nord. Ma la storia di Andrea è<br />

diversa perché lui ha puntato verso sud.<br />

Calabrese d’origine e siciliano conquistato,<br />

Andrea espone le sue foto su Rosarno<br />

al terzo festival del giornalismo e sale a<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 60<br />

bordo. Andrea corre ad ogni sbarco sulle<br />

nostre coste, Andrea consuma le scarpe<br />

per raccontare con le immagini; sogna,<br />

crea, realizza la nuova veste grafica del<br />

giornale. Fa festa e ci delizia coi suoi<br />

brindisi in rima, in perfetto stile calabro.<br />

È appena iniziato il suo terzo ‘cammino<br />

di fotografia’, che fa scoprire a tanti<br />

adulti e ragazzi la bellezza di vedere<br />

l’immagine come racconto.<br />

Festival e nuova linfa<br />

Daniela ha la valigia pronta per andar<br />

via da questo lembo di Sicilia in cui non<br />

intravede alcuna possibilità di realizzazione.<br />

Ma la disfa quando partecipa a un<br />

workshop di ‘giornalismo residente’ durante<br />

il terzo festival. Per lei Il Clandestino<br />

è una rivoluzione. Scopre, con sua<br />

grande sorpresa, di avere una forte passione<br />

per il giornalismo, oltre che delle<br />

capacità. Salpa anche lei, insieme a Francesco,<br />

Rossana, Angela, Chiara, Antonio,<br />

Salvo, Giovanni…e alle loro storie.<br />

Non soltanto Daniela si è avvicinata al<br />

giornale grazie al festival. Tanti sono stati<br />

negli anni i ragazzi che hanno partecipato<br />

per dare una mano, divenendo poi<br />

parte integrante della redazione; tanti i<br />

lettori che sono diventati collaboratori;<br />

tanti e belli gli scambi con la rete che<br />

hanno dato nuova linfa al giornale. È in<br />

quelle quattro giornate di fine estate che<br />

Il Clandestino ricarica le batterie e trova<br />

la forza per mandare avanti il progetto,<br />

perché si rende conto che a crederci sono<br />

in tanti. E non solo a Modica.


Ogni anno, a settembre, riposte in<br />

cantina le ultime scartoffie di festival, si<br />

torna a incontrare la gente, da sempre<br />

prima fonte di ispirazione per inchieste e<br />

articoli, si torna a raccontare Modica,<br />

con la stessa freschezza e curiosità.<br />

Si parla di centri commerciali, trivellazioni,<br />

cimitero, opere incompiute, cultura;<br />

si intervista il gelataio o il falegname;<br />

si prepara l’inserto satirico, ‘a miniminagghia’,<br />

le rubriche… A volte con<br />

qualche peccato di ingenuità e inesperienza<br />

a fare da pungolo per migliorare.<br />

È ancora artigianale, Il Clandestino.<br />

Sicuramente lo è in maniera diversa<br />

rispetto a quando non aveva 'il suo<br />

permesso di soggiorno', ma lo è. Perché<br />

porta con sé, da sette anni, quel gusto di<br />

‘fare’ il giornale, la bellezza di pensarlo,<br />

costruirlo, pagina per pagina, con la testa<br />

www.isiciliani.it<br />

e con le mani, mese dopo mese, anno<br />

dopo anno.<br />

Giornale e laboratorio<br />

È un giornale, Il Clandestino. Ma è anche<br />

laboratorio di idee, di socialità, di<br />

scambio, di giornalismo sul campo. È<br />

un’esperienza che profuma di bottega<br />

dove si impara un mestiere, anche con<br />

fatica, ma sempre con il piacere di farlo.<br />

È politica. E c’è vita in tutto questo. Perché<br />

l’emozione di andare in tipografia,<br />

fuori provincia, a prendere ‘la creatura’ è<br />

sempre la stessa. Come lo è l’emozione<br />

che si prova quando una macchina piena<br />

di giornali parte per distribuirli alle edicole<br />

e per portare Il Clandestino a casa di<br />

ogni abbonato, persino in campagna.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 61<br />

La mansarda del circolo 'Di Vittorio'<br />

Il Clandestino è il punto d’incontro di<br />

persone che amano ‘fare’ un giornale e<br />

una sera a settimana tornano a Modica<br />

alta, nel cuore antico della città, per riunirsi<br />

nella mansarda del glorioso circolo<br />

ricreativo Di Vittorio.<br />

In un angolo una vecchia chitarra senza<br />

corde con l’adesivo dei Litfiba, un<br />

vecchio giradischi e un 33 giri di Guccini,<br />

cassette della frutta a mo’ di libreria,<br />

un salottino riciclato, la scacchiera, i resi<br />

delle edicole, una candela consumata e<br />

mozziconi di sigaretta; un secchio sotto il<br />

tetto, nel punto da cui piove dentro. I<br />

vecchietti al piano di sotto hanno finito la<br />

briscola giornaliera. In mansarda un cerchio<br />

- a volte largo, altre più raccolto - e<br />

pizza a tarda sera. Il tema principale del<br />

prossimo numero? Su cos’altro potremmo<br />

scrivere? Le date del prossimo festival?<br />

Ecco perché Giorgio apre la busta e si<br />

emoziona. Perché sa che a Modica, in<br />

quella mansarda, dopo tanti anni la luce è<br />

ancora accesa.


Il compleanno del Clandestino<br />

Sogno<br />

numero<br />

tre<br />

Da giornalino scolastico<br />

a mensile “con permesso<br />

di soggiorno”.<br />

Ha festeggiato i suoi<br />

quattro anni con una<br />

bella novità. Vi raccontiamo<br />

il Clandestino<br />

sognato<br />

“Ciascuno cresce solo se sognato” -<br />

scriveva Danilo Dolci. “Facciamo un<br />

giornale, come lo chiamiamo?” – questa<br />

fu la prima volta che Il Clandestino venne<br />

sognato.<br />

Quasi sette anni fa, in un garage di<br />

www.isiciliani.it<br />

Modica alta, dove alcuni amici, per lo<br />

più minorenni, si riunivano spesso.<br />

Un brindisi alla nascita del giornale e<br />

via con articoli e impaginazione improvvisata.<br />

Poi la festa nel salone di una chiesa<br />

in occasione della prima uscita, quattro<br />

pagine in bianco e nero stampate a<br />

casa e fotocopiate, da distribuire nelle<br />

scuole.<br />

All’inizio Il Clandestino ha parlato soprattutto<br />

di acqua, sostenendo le ragioni<br />

del movimento contro la privatizzazione.<br />

Ma non solo. Da subito ha raccontato<br />

Modica, con la sua bellezza e le sue ombre,<br />

ne ha toccato i poteri forti e le mille<br />

contraddizioni.<br />

Il permesso di soggiorno<br />

È stato sognato ancora, Il Clandestino.<br />

Dai suoi fondatori, ma anche<br />

dalle tante persone che<br />

si sono avvicinate nel tempo<br />

per dare il loro contributo.<br />

Così nel 2009 il grande<br />

salto, con la registrazione<br />

della testata. Il Clandestino<br />

prendeva “il permesso di<br />

soggiorno” e approdava in<br />

tipografia e in edicola.<br />

Cambiava il formato, migliorava<br />

la grafica e ogni<br />

pagina a colori era una conquista.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 62<br />

L'idea del festival<br />

È sempre del 2009 l’idea di un Festival<br />

del Giornalismo a Modica, per festeggiare<br />

l’informazione libera di inchiesta e di<br />

approfondimento, il giornalismo spesso<br />

‘con le pezze al culo’, ma sempre con la<br />

schiena dritta, per vivere la rete. Un<br />

evento di respiro nazionale che ha archiviato<br />

la sua quarta edizione.<br />

Compleanno con novità<br />

Dal 15 <strong>marzo</strong> i nostri lettori sfogliano<br />

il sogno numero tre. Abbiamo festeggiato<br />

i quattro anni di 'permesso di soggiorno'<br />

con il lancio del nuovo formato. “Ci siamo<br />

ridotti bene e abbiamo preso colore”<br />

– ha amato dire qualcuno di noi. Il Clandestino<br />

si allontana definitivamente dall’adolescenza<br />

per affacciarsi alla maturità.<br />

E non ha paura di farlo. Perché l’anima<br />

del Clandestino è fatta di persone ed<br />

è sempre la stessa.<br />

Cambiamo. Ma non cambiamo<br />

Le parole ‘bimbe’ del primo editoriale<br />

che spiegava cosa fosse Il Clandestino<br />

oggi hanno lo stesso valore. Non ci siamo<br />

arricchiti, né imborghesiti. Quella del<br />

Clandestino è ancora una volta una storia<br />

di volontariato, una storia di ragazzi che<br />

mese per mese, dalla sera del 30 settembre<br />

2006, scendono in strada con la voglia<br />

di raccontare e approfondire. E lo<br />

fanno ancora. Con la stessa passione e la<br />

stessa freschezza di prima.


“Non ci siamo arricchiti,<br />

nè imborghesiti.<br />

La nostra è<br />

ancora una volta<br />

una storia di volontari,<br />

di ragazzi che scendono<br />

in strada con la voglia<br />

di approfondire<br />

e di raccontare”<br />

Scheda<br />

UN NUOVO FORMATO<br />

E TANTI COLORI<br />

Dal numero di <strong>marzo</strong> Il Clandestino<br />

lascia il vecchio formato editoriale da<br />

quotidiano per avvicinarsi a quello di una<br />

vera e propria rivista mensile. Cambia<br />

veste, cambia stile. Formato più piccolo e<br />

maneggevole e grafica rivisitata, meglio<br />

si adattano a veicolare la maniera di<br />

raccontare che da sempre caratterizza Il<br />

Clandestino. La ‘rivoluzione’ del colore<br />

dà nuova linfa ai contributi fotografici che<br />

accompagnano le parole. Ma non solo,<br />

perché permette anche una suddivisione<br />

tematica dei contenuti. A livello<br />

comunicativo è sicuramente un<br />

Clandestino che cresce. Free road – strada<br />

libera – è il nome del nuovo font<br />

utilizzato. È un bell’augurio. E ce lo<br />

prendiamo tutto.<br />

www.isiciliani.it<br />

Scheda<br />

I CLANDESTINI,<br />

O DELLA LIBERTA'<br />

Tu pensa a una comarca di liceali, nella<br />

parte più a sud della Sicilia, che un bel<br />

giorno si mette insieme per far campagna<br />

per l'acqua libera nella loro zona. La<br />

campagna riesce benissimo (la provincia di<br />

Ragusa è stata la prima a de-privatizzare<br />

l'acqua) ma i ragazzi non sono ancora<br />

soddisfatti. Vanno avanti, e fondano<br />

adddirittura un giornale.<br />

Così "Il Clandestino" prende piede, si<br />

afferma, diventa la voce riconosciuta di<br />

Modica, la loro città. Poi incontrano altri<br />

ragazzi come loro, altri giornali: e formano<br />

tutti insieme una rete, i "<strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>":<br />

il nome è di un vecchio giornale della<br />

storia d'talia, "I <strong>Siciliani</strong> " di Giuseppe<br />

Fava.<br />

La storia, in quattro e quattr'otto, è tutta<br />

qua. Enrica, Giorgio, Andrea, Ciccio e tutti<br />

gli altri sono ancora al lavoro, un giorno<br />

dopo l'altro, senza mai fermarsi. Ogni anno<br />

fanno un loro "festival del giornalismo",<br />

giù a Modica, che ridendo e scherzando è<br />

diventato un appuntamento importante di<br />

questo nostro mestiere.<br />

Hanno trovato una strada che è<br />

giornalismo ma è anche politica, società<br />

civile. Ed èun modello per tutti: lavorare,<br />

lottare, fare le cose seriamente e sul serio,<br />

e tutti insieme.<br />

Non sono ricchi per niente, se si parla di<br />

soldi. Sono piuttosto precari, anzi, come<br />

quasi tutti i ragazzi della loro età. Ma sono<br />

anche ricchissimi: di libertà.<br />

*<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 63<br />

Quella del Clandestino è anche<br />

la storia di sponsor, lettori e<br />

abbonati. È grazie a loro se ogni<br />

mese si va in stampa, con in testa<br />

e nel cuore l’idea che una città è<br />

viva quando viene raccontata.<br />

Continueremo a fare la stessa<br />

cosa, ma tenendo per mano un<br />

Clandestino cresciuto. Cresciuto,<br />

sì, perché è stato – ed è ancora –<br />

tanto tanto sognato.<br />

E.F.C.


Storia<br />

La strage<br />

di Palermo<br />

19 ottobre 1944: i soldati<br />

sparano sulla folla<br />

in via Maqueda. Fu il<br />

primo di una serie di<br />

massacri - “ufficiali” e<br />

no – che segnano tutta<br />

la nostra storia<br />

di Elio Camilleri<br />

La strage di Palermo fu il primo episodio<br />

stragista della storia della Sicilia<br />

riconsegnata all’Italia. Circa tremila dimostranti,<br />

tra cui anche gli impiegati<br />

del Comune in sciopero, stavano protestando<br />

contro il carovita davanti la Prefettura.<br />

Improvvisamente i soldati della<br />

divisione Sabaudia cominciarono a sparare<br />

sulla folla che si disperse, lasciando<br />

sulla via morti e feriti.<br />

La responsabilità dei fatti di Palermo<br />

non fu accertata del tutto, né unanimemente<br />

condivisa. Le colpe furono, per<br />

così dire, distribuite: un po’ ai soldati, un<br />

po’ agli organi di PS, un po’ ai vigili urbani,<br />

un po’ all’educazione antidemocratica<br />

delle truppe.<br />

“I palermitani di allora la definirono la<br />

“strage del pane” perché la folla manifestava<br />

contro il caro-vita, chiedendo pane<br />

e lavoro, è stata per oltre mezzo secolo<br />

dimenticata da tutti. Anzi, sistematicamente<br />

ed incredibilmente rimossa dalla<br />

memoria collettiva. Di quella triste e luttuosa<br />

giornata non ci sono fotografie, disegni,<br />

testi, accenni nei libri di storia italiani<br />

e, pertanto, nemmeno in quelli di<br />

storia siciliana.<br />

w.isiciliani.it<br />

E’ stata portata così a compimento<br />

un’operazione di rimozione dalla<br />

memoria storica, avviata con tiepide e<br />

pilotate indagini effettuate da funzionari<br />

accomodanti e conclusasi con un<br />

processo-farsa in cui tutti gli esecutori<br />

materiali restarono impuniti ed i<br />

mandanti non furono minimamente individuati”.<br />

Per comprendere la tragica successione<br />

dei fatti bisogna tenere conto degli ordini<br />

del generale Taddeo Orlando, già dal 31<br />

agosto. L’esercito doveva essere impiegato<br />

per servizio di ordine pubblico con<br />

l’obbligo di reprimere senza esitazione<br />

con le armi “qualunque perturbamento<br />

del’ordine pubblico”.<br />

“Aprire il fuoco senza preavviso”<br />

Contro la popolazione si doveva “procedere<br />

in formazione di combattimento”.<br />

L’ordine era di "aprire il fuoco, anche a<br />

distanza, con mortai e artiglieria, senza<br />

preavviso di sorta, come se si procedesse<br />

contro truppe nemiche".<br />

Destinataria degli ordini fu la Divisione<br />

Sabaudia, trasferita in Sicilia dalla Sardegna.<br />

Composta in prevalenza da ragazzi<br />

sardi, in maggioranza pastori analfabeti e<br />

distribuita sul territorio siciliano, fu mal<br />

sopportata dalla popolazione che soffriva<br />

già per mancanza di cibo, di lavoro, di<br />

servizi, di tutto.<br />

Quella mattina del 19 ottobre in via Maqueda<br />

c’erano gli impiegati del comune<br />

che manifestavano per l’aumento dello<br />

stipendio, insieme a migliaia di palermitani<br />

che chiedevano “pane e pasta per tutti”.<br />

Una delegazione chiese di essere ricevuta<br />

dal Prefetto D’Antone e dall’Alto Com-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 64<br />

missario Aldisio, ma né l’uno, né l’altro si<br />

trovavano quel giorno a Palermo. Il Vice<br />

Prefetto, Giuseppe Pampillonia, ritenne di<br />

fare intervenire la “Sabaudia”, e fu strage.<br />

“Mitragliatori e bombe a mano”<br />

Dalle caserme di Corso Calatafimi due<br />

camion con una cinquantina di ragazzi<br />

sardi raggiunsero via Maqueda, al comando<br />

del <strong>giovani</strong>ssimo sottotenente Calogero<br />

Lo Sardo che applicò alla lettera l’ordine<br />

del generale Orlando. In meno di un<br />

minuto, a colpi di fucili mitragliatori e<br />

bombe a mano, ventiquattro disperati furono<br />

massacrati e decine di altri disperati<br />

furono feriti.<br />

Nel processo di Taranto il tenentino e<br />

21 soldati furono riconosciuti colpevoli di<br />

eccesso colposo di legittima difesa, amministiati<br />

e liberati. In sostanza si stabilì che<br />

loro, con bombe a mano e fucili mitragliatori,<br />

furono costretti a difendersi.<br />

Il 19 ottobre del 1944 è una di quelle<br />

date della storia della Sicilia da non dimenticare:<br />

quel giorno si consumò la strage<br />

di Palermo, la prima nella Sicilia riconsegnata<br />

all’Italia proprio per mano della<br />

divisione Sabaudia.<br />

E intanto, i Decreti Gullo...<br />

Il Governo Italiano, esattamente nello<br />

stesso giorno, nelle stesse ore della strage,<br />

promulgò i “Decreti Gullo”, che provocarono<br />

l’avvio di un irreversibile processo<br />

di dissoluzione del latifondo, di progressiva<br />

diminuzione del numero dei latifondisti<br />

e, di conseguenza, di un annientamento<br />

del ruolo degli stessi come classe dominante.<br />

Ma questa è un’altra storia...


Storie<br />

www.isiciliani.it<br />

Protocollo<br />

di democrazia<br />

I like erano arrivati al 65%, un buon numero<br />

ma non ancora sufficiente: per quel tipo di<br />

risoluzioni erano necessari i due terzi di pareri<br />

favorevoli di Jack Daniel<br />

. La discussione, piuttosto calma nel<br />

forum principale s’infervorava nei sub<br />

forum che ancora non avevano espresso<br />

la loro preferenza. Era lì che bisognava<br />

intervenire, e mancava solo un’ora.<br />

Eva contattò Adam, un suo conoscente<br />

attivo in quel meetup dell’Alaska che<br />

ancora doveva esprimere il suo like.<br />

L’ultimo protocollo di Democrazia, il<br />

3.12, infatti, aveva adottato uno schema<br />

di votazione che ricordava quello dei<br />

vecchi caucus delle presidenziali americane:<br />

ogni meetup locale esprimeva un<br />

solo voto, e questo era determinato dalle<br />

votazioni dei suoi iscritti.<br />

Non era il sistema ottimale, anzi, ma<br />

aveva il pregio di rivitalizzare le località<br />

che, in caso di un’unica votazione generale,<br />

avrebbero perso la loro identità. Si<br />

era arrivati al 3.12 dopo le cattive esperienze<br />

delle versioni 2.XX che, prevedendo<br />

il principio tot capita tot sententiae,<br />

di fatto scatenavano un referendum<br />

globale sulla rete con forum impossibili<br />

da gestire .<br />

Le versioni 3.0 e seguenti, riprendendo<br />

il meccanismo dei caucus avevano dato<br />

un grande sviluppo ai gruppi locali e<br />

avevano permesso una maggiore partecipazione.<br />

Eva continuava a preferire,<br />

però, i sistemi 2.XX: con i 3.XX una po-<br />

sizione minoritaria nel meetup locale<br />

finiva per non contare nulla a livello globale.<br />

E, inoltre, il sistema di votazione<br />

era diventato pachidermico, a tutto svantaggio<br />

della velocità di risoluzione. Per<br />

ogni votazione, infatti bisognava prevedere<br />

l’apertura simultanea di un forum<br />

globale e di miriadi di forum locali, ciascuno<br />

dei quali si prendeva il suo tempo<br />

per discutere ed esprimere il suo voto.<br />

Lungaggini, a volte infinite.<br />

“E' lo scopo della mia vita”<br />

«Adam, come vanno le cose lì in Alaska?»<br />

«Ce la faremo».<br />

«Mi raccomando».<br />

«Inutile che tu me lo dica: l’abolizione<br />

di questa legge è lo scopo della mia vita»<br />

«E’ importante. Mancano ancora pochi<br />

like per i due terzi»<br />

«Lo so, ce la faremo, sarà una nuova<br />

era per l’Umanità»<br />

Si aprì una finestrella in basso a destra<br />

sullo schermo: Tasmania, Bengala e Senegal<br />

avevano posto il like. Immediatamente<br />

dopo seguì il dislike del Galles,<br />

ma fu sovrastato da altri like provenienti<br />

da ogni parte del mondo. 67%, e il numero<br />

dei subforum che non avevano espres-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 65<br />

dajackdaniel.blogspot.it/<br />

so il voto si assottigliava.<br />

«Adam, se Alaska pone il like siamo<br />

alla maggioranza matematica, indipendentemente<br />

da quello che votano gli altri»<br />

«Vedo. Ormai ci siamo»<br />

Infatti, contemporaneamente apparve,<br />

nella solita finestrella, l’avviso del like<br />

dell’Alaska e poco dopo i forum si oscurarono<br />

e comparve la schermata di fine<br />

votazioni. Votazione conclusa –si annunciava.<br />

Raggiunta la maggioranza dei due<br />

terzi. E poi, in grandi caratteri stampatello,<br />

LA PROPOSTA E’ STATA ACCOLTA.<br />

LA LEGGE DI GRAVITAZIONE<br />

E’ ABOLITA.<br />

Ad Eva, distante migliaia di chilometri<br />

, parve quasi di sentire l’urlo di gioia di<br />

Adam. Il quale, infatti, appena conosciuto<br />

l’esito del voto volle finalmente coronare<br />

il sogno della sua vita e corse verso<br />

la finestra, l’aprì e, con foga, scavalcò il<br />

davanzale.<br />

I suoi informi resti biologici, spalmati<br />

sull’asfalto, dieci piani più in basso, furono<br />

poi ritirati dalle squadre di raccolta<br />

biologica e conferiti al compost comunale.<br />

Da quel concime, poi, sarebbero nati<br />

molti alberi, per un pianeta più green.


Polemiche<br />

Il divoratore<br />

di movimenti<br />

Grillismo come rimozione<br />

dei conflitti sociali?<br />

di Pietro Orsatti<br />

www.orsattipietro.wordpress.com<br />

Prima fu il verbo. In gran parte frutto<br />

delle felici penne di Michele Serra e<br />

Stefano Benni. Poi venne il tempo del<br />

fiume in piena contro la finanza e le<br />

banche che straripava dai palchi di teatri<br />

e palasport.<br />

Così sopravvisse e prosperò l'uomo che<br />

dal tempio del Festival di Sanremo si lasciò<br />

sfuggire quella battuta sui socialisti<br />

ladri (alla vigilia di Tangentopoli) e si<br />

vide da un giorno all'altro cacciato dalle<br />

tivvù nazionali per lesa maestà. Forse la<br />

cacciata arrivò con il concorso sempre di<br />

Serra e Benni, che all'epoca erano gli autori<br />

di Giuseppe Piero Grillo, detto Beppe.<br />

Mi sono sempre domandato se la battuta<br />

sul Psi fosse sua. Forse era così telefonata<br />

che la improvvisò. Oppure era frutto<br />

dei suoi autori, fra migliori dell'epoca. Di<br />

certo fece scalpore e scatenò l'ira di Craxi<br />

e del CAF (Craxi/Andreotti/Forlani) tutto<br />

e il calcione arrivò nel giro di poche ore.<br />

Il periodo di esclusione dalla Tv fu, per<br />

Grillo, fruttuoso. Il comico, sempre più<br />

sganciato dai vincoli e dai condizionamenti<br />

delle televisioni pubbliche e private,<br />

si costruì in breve tempo un nuovo linguaggio<br />

e un nuovo obiettivo su cui concentrare<br />

la propria attenzione: l'intreccio<br />

del potere finanziario e bancario nel momento<br />

in cui il pensiero neo liberista più<br />

estremo diventava egemone con la caduta<br />

del Muro di Berlino. Era l'inizio della globalizzazione<br />

e dell'egemonia mondiale del<br />

potere finanziario che si sottrasse a qualsiasi<br />

controllo da parte della politica,<br />

svincolandosi anche dall'economia reale<br />

basata sulla produzione. Era il trionfo della<br />

speculazione fine a se stessa.<br />

E Grillo si ritagliò per un decennio il<br />

ruolo del censore delle abiezioni più evi-<br />

www.isiciliani.it<br />

denti in Italia. La vicenda Telecom, i petrolieri,<br />

le banche, le privatizzazioni come<br />

quella di Enel, e ancora Parmalat. E in<br />

scena era un uragano. "Come era meglio<br />

il mondo antico" sembrava urlare distruggendo<br />

computer sul palco o mettendo in<br />

atto blitz (Tg al seguito) nel corso di assemblee<br />

di azionisti.<br />

La cacciata dalla Tv era stata quindi la<br />

sua fortuna e il suo sdoganamento definitivo<br />

da semplice comico a uno dei riferimenti<br />

di un determinato ambito culturale.<br />

E infatti Grillo era ormai ospite fisso di<br />

vari salotti prestigiosi che facevano riferimento<br />

a Antonio Ricci (ormai lanciato ad<br />

essere la star produttiva di Fininvest e uno<br />

degli uomini più potenti della televisione<br />

italiana), Serra e Benni.<br />

Serra, Benni, Gaber, Fo, Celentano...<br />

E poi Giorgio Gaber (che aveva curato<br />

regie di suoi spettacoli), la famiglia Fo<br />

(Dario, Jacopo e Franca Rame). E ancora<br />

Adriano Celentano, don Gallo e quello<br />

che potremmo chiamare il laboratorio della<br />

Rete Lilliput di Quarrata, area del dissenso<br />

cristiano sociale e dell'associazionismo<br />

e del volontariato, embrione del movimento<br />

contro la globalizzazione che faceva<br />

riferimento ed era in collegamento<br />

con i movimenti sociali del Sud del Mondo.<br />

Grillo non era più il comico scoperto da<br />

Costanzo e coccolato da Baudo. Era parte<br />

del salotto buono della cultura "di sinistra"<br />

che andava da Fo a Gaber fino alle<br />

aree movimentiste del cristianesimo sociale.<br />

Ma quel salotto gli andava stretto.<br />

Non voleva essere uno dei riferimenti, voleva<br />

essere il riferimento. Punto.<br />

Torniamo a Quarrata per capire bene di<br />

cosa stiamo parlando. La marcia della<br />

pace di Quarrata vicino a Pistoia. Ogni<br />

anno sul palco sfilavano i big di quell'area<br />

non violenta del movimento spazzata via<br />

dalla macelleria messicana a Genova<br />

2001. E molte altre voci che a quel movimento<br />

guardavano con simpatia. Don<br />

Ciotti, Alex Zanotelli, Gherardo Colombo,<br />

Giancarlo Caselli, teologhi della liberazione<br />

e attivisti dei movimenti sociali<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 66<br />

come Leonardo Boff e Frei Betto. E anche<br />

lui, Beppe Grillo, come ospite fisso.<br />

Il movimento spazzato via a Genova<br />

È probabilmente qui, a Quarrata, che<br />

Grillo intuisce le potenzialità di questa<br />

enorme parte del movimento spazzato via<br />

a Genova nel 2001. Un movimento frustrato<br />

dai partiti e da organizzazioni come<br />

il sindacato che lo avevano scaricato alla<br />

vigilia di quella tragedia che fu il G8 consentendo<br />

poi la repressione indiscriminata.<br />

È in quelle occasioni che Grillo viene<br />

in contatto e poi viene sdoganato da una<br />

serie di teste pensanti di quel dissenso. È<br />

qui dove Grillo smette di essere semplicemente<br />

un uomo di spettacolo rompicoglioni<br />

e inizia a essere un abbozzo di leader<br />

carismatico di un embrione di forza<br />

politica.<br />

Il blog e poi i meetup e ancora i gruppi<br />

degli "amici di Beppe Grillo" arriveranno<br />

poco dopo. E forse quegli ulteriori salti in<br />

avanti arrivarono non tanto per la sua frequentazione<br />

dei luoghi di elaborazione del<br />

movimento, quanto per le sue battaglie su<br />

finanza e banche e aziende. In particolare<br />

contro Telecom.<br />

Perché l'incontro chiave che trasformerà<br />

Grillo in quel fenomeno politico che conosciamo<br />

oggi è con un uomo che è stato<br />

al centro dello scontro Telecom/Olivetti di<br />

quel periodo: Gianroberto Casaleggio, il<br />

co-fondatore dei Cinque Stelle.<br />

Una storia “aziendale” di rilievo<br />

Scrivevo sul numero 5 del 2010 di Micromega:<br />

“Il teorico e inventore del gruppo<br />

è […] Gianroberto Casaleggio. «È stato<br />

dirigente», si legge sul suo curriculum,<br />

«di aziende ad alto indirizzo tecnologico»,<br />

e la sua principale attività, oltre a curare<br />

personalmente l’oggetto mediatico Grillo<br />

[…] è quella della pubblicistica.<br />

E anche Casaleggio ha una storia<br />

«aziendale» di rilievo, parallela anche se<br />

meno convenzionale a quella di Sassoon<br />

(ex socio oggi dimessosi dalla società,<br />

Nda).


Inizia infatti a farsi notare non in un laboratorio<br />

di qualche campus, ma nell’Olivetti<br />

di Roberto Colaninno, e qualche<br />

anno dopo diventa amministratore delegato<br />

di Webegg, come abbiamo già detto suo<br />

trampolino di lancio, in seguito come<br />

guru nostrano della rivoluzione della<br />

Rete. La Webegg ha origine da una jointventure<br />

tra Olivetti e Finsiel (della Telecom),<br />

ma nel 2002 l’azienda di Ivrea cede<br />

il suo 50 per cento alla Telecom. Intanto<br />

Casaleggio ha dato vita a un’altra società,<br />

la Netikos, dove siede per alcuni mesi nel<br />

consiglio di amministrazione accanto a un<br />

figlio di Colaninno (Michele). Ma è<br />

un’avventura di breve durata, o forse solo<br />

il momento di transito per creare con i<br />

vecchi amici della Webegg qualcosa di totalmente<br />

nuovo. E infatti nel 2004 Gianroberto<br />

chiude baracca e burattini e va a<br />

fondare con altri dirigenti Webegg la Casaleggio<br />

Associati”. Che Casaleggio avesse,<br />

e abbia, qualche sassolino da tirare<br />

fuori dalle scarpe nei confronti della Telecom<br />

può essere stato uno dei motivi che<br />

hanno spinto l’attentissimo Gianroberto a<br />

osservare le azioni di Grillo e poi a pensare<br />

di avvicinarlo.<br />

Dal blog ai Cinque stelle<br />

Grillo e Casaleggio si incontrano, scoppia<br />

una reciproca fascinazione e nel 2005<br />

vede la luce il blog www.beppegrillo.it. E<br />

subito dopo la rete di gruppi degli “amici<br />

di Beppe Grillo” e dei MeetUp. E’ l’inizio<br />

di un processo che condurrà alla nascita<br />

dei Cinque Stelle.<br />

Ma torniamo ai movimenti dove Grillo<br />

e Casaleggio vanno a pescare a piene<br />

mani. Dopo Genova 2001 il movimento di<br />

movimenti si ritrovò in parte criminalizzato<br />

e in parte schiacciato e senza più riferimenti,<br />

se non le proprie lotte specifiche<br />

tematiche e territoriali. Non più un movimento<br />

di movimenti ma tante istanze disgregate<br />

e solo faticosamente in relazione<br />

l’una con l’altra. Ogni tavolo di elaborazione<br />

comune scompare, se non in occasione<br />

dei movimenti per l’acqua che però<br />

si andranno a scontrare, come anche nella<br />

vicenda del movimento viola, con il carro<br />

www.isiciliani.it<br />

armato Di Pietro che ha maciullato in parte<br />

anche quei coordinamenti cavalcandoli<br />

prima e poi cercando di inglobarli. E con<br />

Grillo che proprio da lì si sostituisce, in<br />

termini di immagine, ai movimenti come<br />

loro sintesi.<br />

Lentamente ma inesorabilmente davanti<br />

all’immenso palasport che è il suo blog,<br />

lui diventa quei movimenti. Non è la realtà,<br />

ma è la proiezione che lui fa della realtà.<br />

I movimenti diventano, nel suo racconto,<br />

l’emanazione del disagio che lui incarna.<br />

Tutto. Radicalmente.<br />

“Mettono il cappello” su tutto<br />

Dichiara Wu Ming in un’intervista al<br />

Manifesto: “La nascita del grillismo è una<br />

conseguenza della crisi dei movimenti altermondialisti<br />

di inizio decennio. Man<br />

mano che quel fiume si prosciugava, il<br />

grillismo iniziava a scorrere nel vecchio<br />

letto. Nei primi anni, i liquidi erano ancora<br />

«misti», e questo ha impedito di vedere<br />

cosa si agitava nel miscuglio, oltre ad attenuare<br />

certe puzze. In seguito, la crescita<br />

tumultuosa del M5S è divenuta a sua volta<br />

una causa – o almeno una concausa importante<br />

– dell’assenza di movimenti radicali<br />

in Italia, per via della sistematica<br />

«cattura» delle istanze delle lotte territoriali,<br />

soprattutto di quelle più «fotogeniche».Non<br />

c’è lotta «civica» su cui il M5S<br />

non abbia messo il cappello, descrivendosi<br />

come suo unico protagonista.<br />

“Oltre la destra, oltre la sinistra”<br />

Temi, rivendicazioni e parole d’ordine<br />

sono stati cooptati e rideclinati in un discorso<br />

confusionista e classicamente «néné»,<br />

cioè che si presenta come oltre la destra<br />

e oltre la sinistra. È un discorso che<br />

accumula sempre più contraddizioni, perché<br />

mette insieme ultraliberismo e difesa<br />

dei beni comuni, retorica della democrazia<br />

diretta e grillocentrico «principio del<br />

capo», appoggio ai No Tav che fanno disobbedienza<br />

civile e legalitarismo spicciolo<br />

che confonde l’etica col non avere condanne<br />

giudiziarie”.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 67<br />

“Unico<br />

proprietario<br />

del logo, del<br />

nome, dello<br />

statuto...”<br />

Rincara la dose lo scrittore Sandrone<br />

Dazieri sul suo Blog: “Sono convinto che<br />

vi siano esponenti 5 Stelle che partecipano<br />

alle lotte No Tav, per lo meno lo spero<br />

(anche se, una volta presa una condanna<br />

per manifestazione non autorizzata o<br />

blocco stradale immagino non possono<br />

più candidarsi, viste le regole che equiparano<br />

qualsiasi condanna).<br />

Quello che volevo mettere in luce, però,<br />

è il fatto che se il Movimento no Tav esiste<br />

è perché è stato costruito e creato dal<br />

basso, in modo orizzontale, non deciso da<br />

qualcuno in piedi su un palco. E’ la differenza<br />

tra una lotta di popolo e un movimento<br />

truppe”. Ma come giustificare quel<br />

dato impressionante del 25% ottenuto a livello<br />

nazionale alla prima corsa elettorale?<br />

E come comprendere quel livello di<br />

impermeabilità dimostrato dagli attivisti e<br />

dagli eletti che non si sono posti il minimo<br />

dubbio davanti alle 11 società in Costarica<br />

fondate dall’autista e dalla cognata<br />

di Grillo?<br />

Lui il presidente e suo nipote il vice<br />

Nessuna domanda neanche davanti alla<br />

comparsa di uno statuto (che fa carta<br />

straccia del tanto sbandierato non statuto)<br />

registrato a pochi mesi dal voto in cui<br />

emerge che Beppe Grillo è il presidente<br />

del Movimento Cinque Stelle (non era<br />

solo il “megafono?), suo nipote il vice<br />

presidente e il suo commercialista il segretario?<br />

E nessuna domanda viene alla luce<br />

nell’apprendere che sempre Grillo è il<br />

proprietario del logo, del nome, del<br />

sito/blog ed è l’unico che ha la titolarità a<br />

autorizzare la presentazione di liste e<br />

l’unico che può sindacare sull’attività di<br />

attivisti e eletti? E cosa dire di<br />

quell’assemblea dell’associazione Movimento<br />

Cinque Stelle che si dovrebbe tenere<br />

a aprile <strong>2013</strong>?<br />

L’unica risposta possibile è la fidelizzazione<br />

acritica ottenuta grazie a un processo<br />

di marketing estremamente accurato<br />

messo in atto da Casaleggio associati e<br />

dallo staff che gestisce ogni informazione<br />

(e processo di formazione) verso il bacino


“I movimenti, masticati e digeriti<br />

dalla nuova balena a cinque stelle,<br />

faticano a ritrovare<br />

una propria identità autonoma...”<br />

di attivisti e il controllo sistematico esercitato<br />

sempre dalla stessa struttura su ogni<br />

informazione o voce discordante.<br />

Scrive Giovanni Boccia Artieri, docente<br />

presso la Facoltà di Sociologia dell’Università<br />

degli Studi di Urbino Carlo Bo, sul<br />

suo blog: “Nel continuo tentativo di comprendere<br />

un fenomeno elettorale come<br />

questo e la sua natura comunicativa osserverei<br />

infine le preferenze dei <strong>giovani</strong> Italiani:<br />

tra i 18 e i 24 anni il 47,2% dei votanti<br />

si è espresso in favore del movimento<br />

5 Stelle (dati Tecné). Ecco, per esempio,<br />

questa fascia d’età nella Rete/ambiente<br />

abita, e costituisce la fascia che è più<br />

attiva online: tempo medio per persona di<br />

1 ora e 40 minuti al giorno e 186 pagine<br />

viste (dati Audiweb). Credo poi che questi<br />

dati non tengano effettivamente conto del<br />

fatto che il mobile ha consentito di portarsi<br />

i social network con sé in modi sempre<br />

più continuativi e pervasivi”.<br />

Una rete proprietaria<br />

E ancora: “Ma a questa visione corrisponde<br />

anche la concezione di Rete che<br />

ha il mondo Cinque Stelle, che non è il<br />

web ma la rete proprietaria e fidelizzata<br />

descritta da Serena Danna sul Corriere<br />

della Sera:”Il progetto di Grillo e Casaleggio<br />

ricorda quello dei colossi del web<br />

Google e Facebook, che lavorano per<br />

creare una dimensione esclusiva di navigazione<br />

online dove tutta l’attività<br />

dell’utente si svolge dentro il perimetro<br />

del mondo di valori, idee, contenuti e servizi<br />

costruito su misura per lui. […] La<br />

strategia 5 Stelle su Internet, lungi<br />

dall’essere centrifuga, trasparente, conflittuale<br />

e diffusa -come la Rete stessa è-, finisce<br />

con l’essere centripeta e partigiana:<br />

con un centro che diffonde i messaggi<br />

senza rispondere a critiche e commenti”.<br />

Ed è esattamente il modello che promuove,<br />

in ambito di strategia di marketing,<br />

Gianroberto Casaleggio nelle sue pubblicazioni<br />

e sul sito aziendale della Casaleggio<br />

Associati. Non da ieri. Da anni.<br />

«Online il 90 per cento dei contenuti è<br />

creato dal 10 per cento degli utenti, queste<br />

persone sono gli influencer», scrive in un<br />

www.isiciliani.it<br />

articolo Gianroberto Casaleggio, «quando<br />

si accede alla Rete per avere un’informazione,<br />

si accede a un’informazione che di<br />

solito è integrata dall’influencer o è creata<br />

direttamente dall’influencer. L’influencer<br />

è un asset aziendale, senza l’influencer<br />

non si può vendere, c’è una statistica molto<br />

interessante per le cosiddette mamme<br />

online, il 96 per cento di tutte le mamme<br />

online che effettuano un acquisto negli<br />

Stati Uniti è influenzato dalle opinioni di<br />

altre mamme online che sono le mamme<br />

online influencer».<br />

Le colpe della classe politica<br />

E ancora si legge sul sito web della<br />

Microsoft in un post del 2010: «Uno studio<br />

della società statunitense Rubicon<br />

Consulting ha tracciato il profilo degli influencer,<br />

la loro diffusione e le modalità<br />

di comunicazione e di propagazione dei<br />

loro messaggi. Le comunità online, gli<br />

spazi dove agiscono gli influencer, non<br />

sono tutte uguali, ognuna ha peculiarità<br />

proprie». Non si capisce se questo brano<br />

l’abbia scritto Gianroberto Casaleggio<br />

stesso o se a questo testo del gigante statunitense<br />

si sia rifatto. L’articolo della<br />

Microsoft prosegue: «Le comunità online<br />

originate dalle connessioni, come Facebook,<br />

sono le più frequentate (25 per cento<br />

degli utenti) e le più importanti per i<br />

<strong>giovani</strong> sotto i 20 anni, seguono, con circa<br />

il 20 per cento, quelle con attività in comune<br />

e condivisione di interessi. La maggior<br />

parte degli utenti delle comunità ha<br />

un’età tra i 20 e i 40 anni. In questo contesto<br />

operano gli influencer».<br />

Allora è solo un’abile campagna di<br />

marketing virale che ha portato un elettore<br />

su quattro a votare per Grillo? No di certo.<br />

Le ragioni sono da ricercare nel crollo<br />

morale e politico dell’intera classe politica<br />

che ha operato ed è maturata nei<br />

vent’anni dominati e condizionati dalla<br />

discesa in campo di Berlusconi. Un crollo<br />

che si è costruito in anni di affari, corruzione,<br />

patti scellerati. E immobilismo. E<br />

da qui l’assenza di un’offerta politica credibile<br />

che affrontasse la crisi economica,<br />

sociale e culturale che stiamo subendo.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 67<br />

Di certo ha giocato la frammentazione e<br />

disgregazione dei movimenti dopo Genova<br />

2001. Di certo ha dato una mano<br />

l’informazione ufficiale e la categoria dei<br />

giornalisti incapaci di capire cosa stava<br />

mutando sia in termini di linguaggi che di<br />

media, e che si sono aggrappati alla mera<br />

sopravvivenza ponendosi proni davanti a<br />

chi erogava il finanziamento pubblico.<br />

Ma l’operazione di marketing ha pesato<br />

molto più di quanto si pensi. Come pesò<br />

nel ‘94 nella nascita di Forza Italia. Si è<br />

passati dal “partito di plastica” (Forza Italia)<br />

al “partito che non c’è” (M5S). Se<br />

Forza Italia nasce grazie al lavoro imprenditoriale<br />

e organizzativo di quella costola<br />

della Fininvest (Publitalia) diretta da Marcello<br />

Dell’Utri, il M5S nasce invece dal<br />

lavoro organizzativo e dal Marketing virale<br />

della Casaleggio.<br />

La natura stessa dei due progetti dovrebbe<br />

spingerci a riflettere. Le promesse<br />

della libertà assoluta berlusconiana<br />

(d’impresa, dai laccioli burocratici, dalle<br />

tasse, dalla magistratura, da uno Stato pesante<br />

e dall’orrido pericolo comunista)<br />

rappresentano la facciata della prima ora<br />

del cavaliere.<br />

Alla faccia dei movimenti<br />

Mentre Grillo promette la fine delle caste<br />

(e minore burocrazia, e libertà<br />

d’impresa e Stato più leggero nei confronti<br />

del mercato, per curiosa analogia con il<br />

suo predecessore), la promessa di una democrazia<br />

diretta (uno vale uno) che si sostituisca<br />

alla democrazia rappresentativa<br />

dopo una sorta di apocalisse che incenerisca,<br />

partendo dai partiti, l’intero sistema<br />

costituzionale.<br />

E i movimenti masticati e digeriti dalla<br />

nuova balena a Cinque Stelle? Faticano a<br />

ritrovare una propria identità autonoma o<br />

sono stati letteralmente schiacciati dalla<br />

macchina elettorale di Grillo. Che li ha<br />

resi, loro malgrado, parte di un spot elettorale,<br />

su youtube ovviamente, della nuova<br />

casta di cittadini-parlamentari-assessori-sindaci<br />

e consiglieri. E del loro proprietario.<br />

Alla faccia dei movimenti dal<br />

basso.


Politica<br />

Dove il caos<br />

non paga<br />

Il “guru” Grillo vorrebbe<br />

che i grillini fossero<br />

una setta: lui comanda,<br />

detta i tempi,<br />

dice chi può parlare e<br />

chi no, dove lo può<br />

fare, cosa deve dire e a<br />

chi. Gli adepti ubbidiscono...<br />

di Riccardo De Gennaro<br />

Grillo è convinto che anche un minimo<br />

tasso di democrazia interna sarebbe<br />

lo snaturamento e dunque la distruzione<br />

del Movimento 5 Stelle.<br />

Chi sa riconoscere che l’M5S ha avuto<br />

dei meriti, ad esempio nel portare alla<br />

politica molti <strong>giovani</strong> che non le si erano<br />

mai avvicinati e nel costringere gli altri<br />

partiti a non includere nelle liste elettorali<br />

alcuni “impresentabili”, ha dunque accolto<br />

con soddisfazione la notizia che la<br />

setta non è monolitica e che non tutti gli<br />

adepti si suiciderebbero se il loro capo lo<br />

chiedesse.<br />

www.isiciliani.it<br />

È accaduto in occasione<br />

dell’elezione del presidente<br />

del Senato, quando un pugno<br />

di senatori grillini, in particolare delle<br />

regioni del Sud, ha deciso di disubbidire<br />

al diktat di Grillo e votare il candidato di<br />

Pd-Sel, Libero Grasso.<br />

Un voto, questo, che non soltanto premiava<br />

un magistrato antimafia, ma penalizzava<br />

il suo avversario Renato Schifani,<br />

il cui passato, in ordine alle cose di mafia,<br />

non pare tra i più limpidi.<br />

Un mandato da rispettare<br />

Questi grillini, una decina al massimo,<br />

si sono resi conto che anche loro hanno<br />

un mandato elettorale da rispettare:<br />

“Come lo spiego ai miei elettori che in<br />

occasione del voto per il presidente del<br />

Senato, seconda carica dello Stato, non<br />

ho scelto tra Grasso e Schifani?”, si sono<br />

detti.<br />

Uno di loro non ha avuto dubbi: non<br />

solo voto secondo coscienza, ma lo dichiaro<br />

apertamente e me ne assumo le responsabilità.<br />

Il suo nome è Giuseppe Vacciano, napoletano,<br />

che si è autodenunciato in<br />

quanto “colpevole di alto tradimento dei<br />

principi dell’M5S”, come da anatema del<br />

leader, con un video pubblico. Dopo Vacciano,<br />

forse perché sollecitati a farlo dal<br />

capogruppo Crimi, anche gli altri “reprobi”<br />

hanno “confessato”.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 69<br />

Il “caso” costituirà un precedente per<br />

una “democratizzazione” del Movimento<br />

5 stelle?<br />

Impossibile dirlo ora. Si può, tuttavia,<br />

prevedere che se la strada non sarà questa,<br />

l’iniziativa dei grillini e il loro avvento<br />

in Parlamento risulterà inutile e<br />

che con il passare dei giorni la protesta si<br />

dimostrerà sempre più sterile.<br />

Non solo: buona parte dell’elettorato,<br />

come ha dimostrato lo scontro sulla formazione<br />

del nuovo governo, non trovando<br />

comprensibile l’integralismo ostruzionistico<br />

potrebbe – se l’obiettivo di Grillo<br />

è quello di nuove elezioni per aumentare<br />

il suo bottino di consenso – non confermare<br />

il suo appoggio.<br />

Si sente circondato<br />

L’impressione è che Grillo soffra di<br />

una sindrome paranoide. Dice “siete circondati”,<br />

ma è lui che si sente circondato,<br />

vede “trappole” ovunque, parla di inciucio<br />

continuo Pd-Pdl, laddove Bersani,<br />

nella scelta dei candidati alla presidenza<br />

delle Camere, ha dimostrato che talvolta<br />

questa tentazione non ce l’ha. Probabilmente<br />

Grillo deve rivedere la linea: una<br />

cosa è la piazza, un’altra il parlamento,<br />

dove il caos non paga, nemmeno per i<br />

“rivoluzionari” come lui.


Città<br />

“A Palermo<br />

si riprende<br />

a sparare”<br />

Così titola da qualche<br />

tempo la stampa lasciando<br />

intendere non<br />

solo il dato oggettivo<br />

dei morti ammazzati<br />

platealmente in certe<br />

strade e con certi rituali<br />

simbolici, ma anche<br />

una presunta imprevedibilità<br />

degli<br />

eventi...<br />

di Giovanni Abbagnato<br />

E come non rifugiarsi in una presunta<br />

imprevedibilità dell’evento se si<br />

è sostenuto da tempo che ormai la mafia<br />

“militare” dei quartieri di Palermo<br />

era allo sbando? Come non mostrare<br />

un’ingiustificata sorpresa se si è sostenuto<br />

che la dimensione socio-politica<br />

della mafia, semmai c’è stata, è passata<br />

totalmente altrove, a un presunto<br />

nuovo livello dallo schema,<br />

diversissimo da quello del tutto anacronistico<br />

che conoscevamo.<br />

www.isiciliani.it<br />

E’ il solito delirio che gratifica chi vuol<br />

fare intendere di comprendere le mutazioni,<br />

mentre gli altri si attardano in analisi<br />

che sanno di antico. Un “nuovismo”<br />

fuorviante che è ben lontano dall’attenzione<br />

alla complessità e all’adattabilità<br />

dei fenomeni, soprattutto se di natura sistemica,<br />

come nel caso della mafia.<br />

Questa deriva nell’interpretazione del<br />

fenomeno mafioso non è una sorpresa,<br />

ma è, prevalentemente, frutto di un pamphlettistica,<br />

che oscilla impunemente dal<br />

risaputo dèjà vu al sensazionalismo di<br />

maniera, e di un giornalismo che vive di<br />

agenzie ed opinioni nelle confortevoli redazioni.<br />

Può sembrare una considerazione ripetitiva,<br />

ma è vero che i giornalisti, anche i<br />

<strong>giovani</strong> invischiati tra le spire peggiori<br />

del precariato nelle grandi testate, non<br />

consumano più le suole delle scarpe<br />

camminando tra gli angoli presidiati da<br />

Cosa nostra e annusando l’aria nei quartieri,<br />

del centro come della periferia.<br />

La mafia presidia ancora<br />

In questo modo può sfuggire la realtà<br />

di un sistema socio-criminale in una città<br />

magmatica come Palermo, che può fare<br />

scomparire tutto per poi farlo riapparire<br />

imprevedibilmente. In una dimensione<br />

temporale e concettuale diversissima si<br />

ripete il tragico errore interpretativo degli<br />

anni ’70, in cui presuntuosi <strong>giovani</strong><br />

rivoluzionari snobbavano la potenza criminale<br />

innervante della mafia dei quartieri<br />

e dei paesi, che, a loro avviso, sarebbe<br />

stata insignificante rispetto all’impe-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 70<br />

rialismo e allo strapotere del capitalismo<br />

vorace.<br />

Chi avvertiva il terribile pericolo sociale<br />

rappresentato da cosche dalle origini<br />

e i connotati arcaici, ma capaci di costruire<br />

un formidabile sistema criminale<br />

adeguato a sfide economiche di grandi<br />

dimensioni, veniva guardato pateticamente<br />

come uno che non sapeva “leggere<br />

la fase” preoccupandosi di poco più che<br />

rubagalline, mentre erano sempre altri i<br />

problemi.<br />

Resistere sul territorio<br />

Spesso negli ambienti più rivoluzionari<br />

non si fa qualcosa - per esempio attrezzare<br />

una resistenza antimafiosa sul territorio<br />

- perché c’è sempre qualcosa di più<br />

importante da fare. Mutatis mutandis,<br />

oggi si rileva un’antimafia che ha necessità<br />

di piantare le proprie bandierine per<br />

legittimare i propri successi, senza leggere<br />

i dati oggettivi che, senza voler nulla<br />

togliere al valore innegabile delle azioni<br />

svolte, debbono essere sempre tenuti ben<br />

presenti. Questo perché i dati danno conto<br />

della realtà e qualche volta di un pericoloso<br />

adagiarsi sugli allori, anche da<br />

parte delle più meritevoli associazioni,<br />

fatto di deliri di onnipotenza ed esagerata<br />

emotività imposta in ogni situazione.<br />

Tali eccessi di emotività e medianicità<br />

inevitabilmente mostra, anche involontariamente,<br />

chi dovrebbe avere ben chiaro<br />

che, essendo la lotta alla mafia qualcosa<br />

di molto serio, ognuno dovrebbe stare<br />

nelle proprie competenze e capacità, fosse<br />

solo quelle di testimoni di un percorso<br />

di liberazione personale e collettivo.


Senza questo rigore nell’impegno antimafioso<br />

possono nascere le “ubriacature”<br />

che, soprattutto in una città di forte tradizione<br />

mafiosa, procurano quel calo di<br />

tensione, spesso evocato senza adeguata<br />

convinzione e consequenzialità.<br />

Omicidi sottovalutati<br />

Così, per esempio, a Palermo si sono<br />

sottovalutati alcuni omicidi del 2011 di<br />

forte significato, oltre che simbolico,<br />

strategico. Quello del picciotto del tradizionale<br />

enclave mafioso di Borgo Vecchio,<br />

Davide Romano trovato nudo e legato<br />

dentro un portabagagli al confine tra<br />

i due importanti mandamenti di Porta<br />

Nuova e Pagliarelli. Successivamente,<br />

l’esecuzione plateale di Giuseppe Calascibetta,<br />

capo dell’altro importante mandamento<br />

di Santa Maria di Gesu, con<br />

l’accento sulla “e”, come pronunziano i<br />

vecchi palermitani. Più recentemente, il<br />

più classico dei rituali di omicidio di mafia<br />

riservato all’esponente della cosca di<br />

Brancaccio Francesco Nangano, assolto<br />

dopo una condanna all’ergastolo e, addirittura,<br />

risarcito lautamente dallo Stato<br />

per “ingiusta detenzione”.<br />

Quando le cose si muovono a suon di<br />

omicidi eclatanti in diversi quartieri, decisivi<br />

per il peso criminale del mandamento,<br />

significa che il territorio della<br />

quinta città d’Italia, capoluogo della Sicilia,<br />

è nella sostanza più che controllato<br />

dalle cosche, con buona pace degli analisti<br />

dell’era post-mafiosa.<br />

Ma nel caso in cui qualcuno avesse già<br />

mandato in soffitta lo schema di una mafia<br />

autonoma, ma in relazione funzionale<br />

www.isiciliani.it<br />

con una collusa e contigua borghesia mafiosa,<br />

basta scorrere la recente cronaca<br />

nera di Palermo. La DIA ha sequestrato<br />

quote e beni aziendali per oltre 30 milioni<br />

di Euro di società riconducibili a noti<br />

boss palermitani che qualcuno considerava<br />

ormai poco più che folkloristici, come<br />

Antonino Spadaro, Maurizio Gioè e Girolamo<br />

Buccafusca. In particolare, cosa<br />

facevano le società con sede a Palermo,<br />

riconducibili ai citati boss, come la New<br />

Port, la Portitalia, la Containers Palermo,<br />

la Csp servizi portuali e la cooperativa<br />

Cipg Tutrone?<br />

Semplicemente - e come da tradizione<br />

- controllavano capillarmente le attività<br />

dei porti di Palermo e Termini Imerese.<br />

Già dovrebbe indurre ad una seria riflessione<br />

autocritica dell’antimafia pensante,<br />

la notizia del controllo di Cosa nostra –<br />

quella già nota e non quella ancora da<br />

delineare - di due punti fondamentali<br />

dell’economia palermitana e siciliana.<br />

Il controllo capillare dei porti<br />

Poi, se si volesse fare qualche ragionamento<br />

più “sofisticato”, si potrebbe provare<br />

a immaginare, per esempio, cosa significa<br />

per l’intera economia meridionale<br />

il solo controllo accertato di due dei più<br />

importanti porti siciliani, in termini di<br />

sviluppo di relazioni politiche, affaristiche<br />

e mafiose. In questo senso, assume<br />

qualche significato il tormentato iter progettuale<br />

nel quale si sono arenati perfino<br />

comitati di affari del periodo delle amministrazioni<br />

comunali del decennio di<br />

Cammarata, riguardante la sistemazione<br />

dell’intera costa palermitana, compresa<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 71<br />

C'è sempre<br />

qualcosa<br />

di “ben più<br />

importante”<br />

da fare...<br />

l’area portuale, da riqualificare sul piano<br />

turistico-ambientale, trasferendo il commerciale<br />

interamente a Termini Imerese.<br />

Chissà se qualcuno sarà ancora capace<br />

di sostenere che c’è ben altro di più importante<br />

in ballo mentre i boss del folklore<br />

dimostrano di avere le mani sui porti e<br />

continuano a decidere, perfino dal carcere,<br />

le condizioni alle quali si entra in due<br />

fondamentali punti di snodo dell’economia<br />

siciliana. Chissà se qualcuno si chiede<br />

cosa significa sul piano dell’agibilità<br />

criminale il controllo pressoché assoluto<br />

dei moli di Palermo e Termini Imerese,<br />

anche nella prospettiva dei grandi appalti<br />

attesi tra le banchine.<br />

Solo una punta d'iceberg<br />

Se poi pensiamo all’evidenza, ammessa<br />

anche dagli inquirenti più impegnati,<br />

di un’indagine che ha scoperto solo la<br />

punta di un iceberg degli snodi dei trasporti<br />

commerciali al Sud, possiamo farci<br />

un’idea su quanto è importante che tutti<br />

i soggetti dell’antimafia impegnata in<br />

tutti settori, compresi quelli dell’analisi e<br />

dell’informazione, alzino la guardia con<br />

fattivo realismo. Probabilmente è necessario<br />

distinguere tra l’attenzione ai cambiamenti<br />

ed eventuali, fuorvianti, voli<br />

pindarici, dato che gli eventi, come le<br />

ammazzatine per le strade e le tante evidenze<br />

di controllo mafioso del territorio,<br />

accadono anche quando a noi può sembrare<br />

non ci siano più le condizioni perché<br />

accadano. Se si potesse, sarebbe<br />

molto importante tenere, insieme alla<br />

mente vigile, anche gli occhi aperti e piedi<br />

a terra.


www.isiciliani.it<br />

Pianeta<br />

L'euro, il dollaro<br />

e il bitcoin<br />

E intanto la crisi avanza:<br />

Cipro, oramai si capisce,<br />

non è poi così<br />

lontana. “Torniamo alla<br />

lira!” urla qualcuno.<br />

“No, senza euro va tutto<br />

a fondo!”. Il dollaro<br />

dal canto suo, non sta<br />

troppo bene. Eppure,<br />

c'è una moneta che va<br />

crescendo. Ma nessuno<br />

ne parla...<br />

di Fabio Vita<br />

bitcoin-italia.blogspot.com<br />

Sopravviverà l'euro fino al 2015?<br />

Probabilmente sì, anche se metà dei<br />

paesi che lo adottano non ne sono del<br />

tutto convinti. Sopravviverà il dollaro<br />

fino al 2015? Probabilmente sì, nonostante<br />

la catastrofe del debito pubblico<br />

e privato. Sopravviveranno le grandi<br />

banche fino al 2015? Sicuramente sì, visto<br />

che drenano soldi sia dall'area del<br />

dollaro che da quella dell'euro, e non si<br />

vedono controtendenze.<br />

E infine: sopravviveremo noi, semplici<br />

cittadini, in questo scontro titanico fra<br />

monete e banche? Cosa potremo comprare<br />

coi nostri (pochi) dollari o euro, nel<br />

2015? C'è una via d'uscita?<br />

E se la moneta fosse indipendente dalle<br />

banche? Se fosse, o tornasse a essere,<br />

semplicemente una quantità di un qualche<br />

bene, riconosciuto dai cittadini?<br />

Se questo bene fosse non più il "vecchio"<br />

oro o argento ma una merce moderna,<br />

la potenza di calcolo per esempio? Se<br />

una moneta del genere non nascesse per<br />

decisione di qualche multinazionale o governo,<br />

ma direttamente – come per Wikipedia<br />

e per Linux – dall'incontro di tante<br />

volontà e competenze, senza obiettivi diversi,<br />

nella rete?<br />

Un sistema economico in cui i soggetti<br />

principali non siano le grandi banche e i<br />

governi ma un gran numero di cittadini<br />

connessi in rete, liberamente. Utopia?<br />

Certo. Ma anche Linux, una volta, era<br />

un'utopia: oggi fa funzionare la maggior<br />

parte di internet. Libero, senza grandi poteri,<br />

open source e basato sul web: il mondo<br />

del futuro tutto sommato potrebbe anche<br />

essere così.<br />

Un sistema economico di rete<br />

Gavin Andresen spiegava, in un video<br />

di due anni fa il ruolo dei cypherpunks<br />

(termine ufficializzato dal libro omonimo<br />

di Julian Assange del 2012): attivisti che<br />

utilizzano le loro conoscenze crittografiche<br />

per contribuire a un cambiamento politico<br />

e sociale. Chi sono? Oltre allo stesso<br />

Assange di Wikileaks, John Gilmore de<br />

l’Electronic Frontier Foundation (Eff) e<br />

Bram Cohen creatore di Bittorrent e, sempre<br />

con maggiore evidenza, Satoshi Nakamoto<br />

(nome dietro il quale si cela un<br />

gruppo di crittografi di altissimo livello),<br />

creatore di Bitcoin.<br />

Poco più di tre anni fa, un utente del forum<br />

Bitcoin, che abitava in Florida, chiedeva<br />

dove compare una pizza pagandola<br />

in Bitcoin. Pagò per due pizze maxi il<br />

conto di quarantuno dollari: 10 mila Bitcoin.<br />

Il valore di quelle monete oggi supera<br />

il mezzo milione di dollari. Qualche<br />

giorno fa un canadese ha messo in vendita<br />

la propria casa in cambio di Bitcoin.<br />

Bitcoin diventa sempre più diffuso e accettato,<br />

quando non apertamente richiesto.<br />

I dipendenti di Archive.org hanno chiesto<br />

di essere pagati in Bitcoin. La principale<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 72<br />

La moneta elettronica<br />

Trend, tecnologia, applicazioni, mercati<br />

Tutto sul bitcoin (in tempo reale)<br />

piattaforma di blog Wordpress e il forum<br />

social network Reddit lo utilizzano con<br />

successo da mesi.<br />

Un Bitcoin oggi (<strong>marzo</strong> <strong>2013</strong>) vale 77<br />

dollari, (59 euro, 51 sterline). Più di<br />

un'oncia d'argento, più di un'azione Facebook.<br />

La capitalizzazione di mercato di<br />

Bitcoin, il valore cioè di tutti gli undici<br />

milioni di monete, pari a 800 milioni di<br />

dollari, supera il totale del valore della<br />

moneta circolante di diversi piccoli Stati.<br />

Quanto vale un Bitcoin?<br />

Una delle caratteristica di Bitcoin tra le<br />

meno comprese tra le persone che sono<br />

nuove a Bitcoin, e forse la più difficile da<br />

mettere in testa è che Bitcoin non ha<br />

un'organizzazione o un'autorità centrale.<br />

Persino il gruppo Occupy (Occupy Corporatism)<br />

si è imbattuto in questa difficoltà,<br />

dicendo cose del tipo: “Bitcoin ha ottenuto<br />

lo status di provider di servizi a pagamento<br />

(payment service provider)” e<br />

“Bitcoin ora ha un numero identificativo<br />

di banca internazionale (International<br />

Bank ID)". Anche se la comunità Bitcoin<br />

include organizzazioni che si chiamano<br />

“Bitcoin Foundation” e Bitcoin Central,<br />

nessuna di queste sono qualcosa di simile<br />

alle autorità centrali per Bitcoin, non<br />

avendo nessun potere nelle caratteristiche<br />

del suo funzionamento. Bitcoin Central è<br />

solo uno dei cambiavalute Bitcoin tra<br />

molti altri – e neanche il più grande.<br />

La fondazione Bitcoin è semplicemente<br />

un' organizzazione composta da membri<br />

altamente rispettati nella comunità Bitcoin<br />

e dagli sviluppatori di un particolarmente<br />

popolare software client Bitcoin. Chiunque<br />

può potenzialmente creare il proprio<br />

servizio cambiavalute e fondazione.<br />

Piuttosto che pensare a Bitcoin come<br />

prodotto rilasciato da una tradizionale<br />

multinazionale, è più appropriato pensarlo<br />

come una merce digitale che si autosostiene,<br />

simile all'oro. Ha una sana industria<br />

satellitare che fornisce prodotti e<br />

servizi basati su di esso, e ha il proprio


usiness e organizzazioni di difesa, ma<br />

non esiste una centrale Gold Corporation.<br />

I database che mostrano a che indirizzo<br />

Bitcoin corrisponde un certo saldo sono<br />

tutti salvati collettivamente nella rete<br />

usando un network peer-to-peer simile<br />

alle reti utilizzate da servizi di filesharing,<br />

come BitTorrent.<br />

Il Bitcoin e la stampa italiana<br />

La stampa mainstream italiana (quotidiani<br />

e settimanali, anche economici) ha<br />

finora trattato Bitcoin in maniera superficiale<br />

e a volte apertamente disinformata.<br />

Su questo argomento finora fanno informazione<br />

–il che è solo apparentemente<br />

paradossale– i blog di utenti più o meno e<br />

specializzati, il forum BitcoinTalk, il Bitcoin<br />

Magazine o anche le poche righe in<br />

cui Jeff Garzik, sviluppatore Linux e Bitcoin,<br />

rispondendo sul portale Gawker<br />

chiarisce ciò che paginate d’inchiostro<br />

mal tradotto avevano reso confuso.<br />

Bitcoin è anonimo nel senso che non<br />

vengono chiesti dati d’identità, nome e<br />

cognome ma le transazioni, contrariamente<br />

alle banche con il loro segreto bancario,<br />

sono pubbliche e consultabili.<br />

Per essere più precisi, l’intero storico<br />

delle transazioni viene scaricato da ogni<br />

singolo utente Bitcoin prima di poter utilizzare<br />

il programma. Con mezzi sofisticati<br />

e competenze adeguate ogni buon<br />

hacker – compresi quelli dell'Fbi – può risalire<br />

a transazioni e utenti. Le<br />

contromisure possibili sono quelle comuni<br />

al tutto internet (non solo a Bitcoin), come<br />

la rete Tor.<br />

Prima stupore e grossolanità<br />

Si possono distinguere tre fasi nel rapporto<br />

Bitcoin-stampa italiana. Se la prima<br />

è basata su stupore e grossolanità (“Se<br />

Bin Laden avesse avuto a disposizione un<br />

computer in grado di creare Bitcoin,<br />

avrebbe potuto comprare qualunque<br />

arma”), la seconda riesce ad andare oltre.<br />

www.isiciliani.it<br />

I pericoli e i timori evocati nella prima<br />

fase sono affascinanti: banche che crollano,<br />

Osama Bin Laden, Cia, hacker, Wikileaks.<br />

Nella seconda fase la falsificazione<br />

assume connotati pratici ma tirati dentro a<br />

forza. La Stampa: “L'Internet segreto delle<br />

mafie dove si paga con soldi virtuali”.<br />

La Repubblica: “Sesso, droga e armi la<br />

faccia cattiva del web”<br />

“Sesso droga e armi”...<br />

Ma non è solo in Italia che Bitcoin viene<br />

osteggiato in maniera grossolana e a un<br />

certo punto – alla prima fluttuazione di<br />

valore verso il basso – dato per morto. La<br />

stampa italiana si è spesso accodata con<br />

traduzioni dei peggiori articoli.<br />

(Independent, Wired). In positivo è Forbes<br />

il più attento, con lo specialista di monete<br />

elettroniche Jon Matonis; e anche<br />

l’Economist o il Guardian (questo con<br />

tanto di guide pratiche all’uso) hanno fatto<br />

informazione accurata.<br />

Il passaggio dalla seconda alla terza<br />

fase, nell'approccio della stampa italiana<br />

su Bitcoin, è tra ottobre e dicembre 2012.<br />

L’articolo de Il sole 24 ore “Baratto2.0 alternativa<br />

anti-crisi” appartiene ancora alla<br />

seconda fase, ma è arrivata una carta di<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 73<br />

“Una moneta<br />

alternativa<br />

e sicura<br />

che si va<br />

diffondendo<br />

sempre più”<br />

credito Mastercard<br />

compatibile anche con<br />

Bitcoin, che di lì a poco verrà<br />

utilizzato anche dalla più<br />

diffusa piattaforma di blog<br />

Wordpress, e Bitcoin viene<br />

definito “una delle più<br />

ingegnose monete virtuali”.<br />

Poi l'accettazione<br />

della realtà<br />

La terza fase psicologica è<br />

l’accettazione degli eventi.<br />

Un nuovo articolo de Il sole<br />

24 ore del dicembre scorso,<br />

“Il Bitcoin ha aperto il conto”<br />

fa finalmente autocritica: “Le<br />

implicazioni stanno affascinando<br />

gli economisti: c'è chi critica e chi<br />

invece magnifica le sorti progressive di<br />

questa moneta differente dalle altre, che<br />

finora solo pochi la prendevano sul serio,<br />

nonostante alcune aziende avessero deciso<br />

di offrire servizi di cambio con dollari ed<br />

euro (oggi attorno ai 13,6 dollari e 10,4<br />

euro).<br />

«Eppure – dice l'economista della<br />

Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffé –<br />

è evidente che il monopolio della moneta<br />

per diritto sovrano come lo conosciamo<br />

dagli ultimi secoli è messo in discussione<br />

e che i mezzi di scambio informativo a<br />

disposizione delle persone sono sufficienti<br />

a chiudere le transazioni anche in presenza<br />

di scarsa liquidità. Questa è una<br />

progressiva crepa nel grande muro della<br />

moneta così come la conosciamo»”.<br />

È con l’articolo di Carola Frediani per<br />

l’Espresso, “Addio Euro pago in Bitcoin”,<br />

che riusciamo a leggere un buon pezzo divulgativo;<br />

viene anche contattato il moderatore<br />

della sezione italiana del forum semiufficiale<br />

BitcoinTalk, HostFat.<br />

Fabio Vita<br />

Senza banche<br />

Bitcoin, la moneta<br />

di Internet


www.isiciliani.it<br />

Scienze<br />

Il bosone di Higgs<br />

e variazioni<br />

sulla teoria della massa<br />

Il concetto di massa,<br />

vecchio di duemila<br />

anni, da Newton a Einstein<br />

è sempre stato<br />

centrale nella nostra visione<br />

del mondo fisico.<br />

Adesso...<br />

di Diego Gutkowski<br />

Fino al 5 <strong>marzo</strong> contavo di proseguire<br />

nel numero de I <strong>Siciliani</strong> Giovani che<br />

era in lavorazione il discorso sulle ricerche<br />

sui neutrini, iniziato nel numero<br />

7 (luglio – agosto 2012) e continuato nel<br />

numero 10 (novembre dicembre 2012),<br />

ma un fatto di attualità mi ha indotto a<br />

cambiare il mio programma.<br />

Il 6 <strong>marzo</strong> scorso un comunicato<br />

dell’ANSA (cerca su Google “Il bosone di<br />

Higgs è quello previsto dalla teoria”) annunziava<br />

che al CERN era stato dichiarato<br />

ufficialmente che la particella rivelata nel<br />

luglio 2012, che appariva per diversi<br />

aspetti simile al bosone di Higgs, era proprio<br />

il (o forse un) bosone di Higgs.<br />

A partire da quel giorno diversi quotidiani<br />

riportavano questa notizia, alla quale<br />

tuttavia non mi pare che in Italia sia stato<br />

dato il rilievo che meritava, forse perché<br />

offuscata dalle vicende del conclave e da<br />

quelle economiche, politiche e giudiziarie<br />

che riguardavano l’Italia.<br />

Parecchi fisici attendevano con trepidazione<br />

la rivelazione del bosone di Higgs,<br />

perché questa particella, ipotizzata nel<br />

1964 da Peter Higgs (nato nel 1929) è un<br />

importante “ingrediente” di un modello<br />

molto usato nella fisica delle particelle<br />

elementari, il modello standard. Inoltre il<br />

bosone di Higgs avrebbe un ruolo molto<br />

importante per ragioni di cui in parte è<br />

scritto in seguito.<br />

Il modello standard<br />

La rivelazione di una particella avente<br />

tutte le caratteristiche che il modello standard<br />

prevede per il bosone di Higgs rende<br />

questo modello un candidato sempre più<br />

plausibile per la descrizione di gran parte<br />

della fisica delle particelle.<br />

Ovviamente il risultato del CERN non è<br />

una conferma del modello standard, infatti<br />

non si può escludere che in futuro si<br />

possano osservare fenomeni incompatibili<br />

con questo modello, né che si possano<br />

formulare altre teorie che rendano conto<br />

dei fatti sino ad oggi osservati; ma ciò è<br />

ovvio, perché tutte le teorie scientifiche<br />

non sono una descrizione della realtà, ma<br />

solo di un insieme di fatti conosciuti.<br />

Già prima dell’annuncio dato al CERN<br />

il 6 <strong>marzo</strong> il modello standard dava con<br />

buona approssimazione i valori misurati<br />

di diverse osservabili fisiche relativi a numerose<br />

particelle sia, per quanto oggi se<br />

ne sa, elementari, che composte.<br />

Per i concetti di particella elementare e<br />

particella composta rimando alla<br />

introduzione alla voce “Particelle elementari”<br />

scritta da Nicola Cabibbo (1935-<br />

2010) per la Enciclopedia della Scienza e<br />

della Tecnica, reperibile anche sul web.<br />

Il modello standard comprende in un<br />

unico schema due teorie ciascuna delle<br />

quali si riferisce ad una famiglia di particelle<br />

e, con l’eccezione della gravità, ne<br />

descrive tutte le interazioni.<br />

Queste due teorie sono quella elettrodebole,<br />

che riguarda sia l’interazione elettro-<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 74<br />

magnetica che l’interazione debole, e la<br />

cromodina- mica quantistica che riguarda<br />

le interazioni forti.<br />

Oggi si ritiene che tutte le interazioni<br />

tra gli oggetti dell’universo fisico siano<br />

una conseguenza delle interazioni elettromagnetica,<br />

debole, forte e gravitazionale<br />

dette perciò interazioni fondamentali. Invero<br />

questo è più un atto di fede, largamente<br />

condiviso tra gli addetti ai lavori,<br />

che un risultato scientifico.<br />

Per le ragioni della unificazione<br />

dell’interazione elettromagnetica con<br />

l’interazione debole in un’unica interazione<br />

detta “elettrodebole” si può vedere su<br />

Wikipedia la voce “Interazione elettrodebole”.<br />

Le particelle subatomiche<br />

Le particelle subatomiche osservate si<br />

possono classificare secondo diversi<br />

criteri. Secondo uno di questi criteri le<br />

particelle subatomiche possono essere: a)<br />

leptoni , soggetti solo all’interazione elettrodebole,<br />

b) adroni, soggetti sia all’interazione<br />

forte che a quella elettrodebole, c)<br />

certi bosoni (fotone e gluoni) che mediano<br />

le interazioni fondamentali .<br />

Alla famiglia degli adroni appartengono<br />

i barioni e i mesoni. I barioni sono composti<br />

da tre quark , i mesoni da un quark e<br />

da un anti-quark.<br />

Quark, antiquark, leptoni, fotone e gluoni<br />

sono considerate particelle elementari.<br />

La prima particella subatomica che fu<br />

osservata da un essere umano fu<br />

l’elettrone, scoperto da Joseph John<br />

Thomson (1856-1940) nel 1897.<br />

Nel 1905 Albert Einstein (1879-1955)<br />

suppose che luce fosse emessa e assorbita<br />

per fotoni e sviluppando questa ipotesi,<br />

facendo anche uso di risultati ottenuti in<br />

precedenza da Max Planck (1858-1947),<br />

riuscì a spiegare diversi fenomeni che erano<br />

stati osservati.


Nel 1922 Arthur Compton (1892-1962)<br />

studiando la diffusione di un fascio collimato<br />

di raggi X da un bersaglio di grafite<br />

riuscì a interpretare i risultati osservati<br />

come un urto tra fotoni del fascio e elettroni<br />

del bersaglio. Nella trattazione di<br />

Compton elettroni e fotoni si<br />

comportavano come particelle.<br />

Quando ero studente all’università (a<br />

partire dall’anno accademico 1954-55), le<br />

particelle subatomiche di cui mi avevano<br />

parlato erano il fotone, l’elettrone e la sua<br />

antiparticella (leptoni), il protone e il neutrone<br />

(barioni) e venivano dati solo pochi<br />

cenni sul neutrino (leptone). Più di duecento<br />

altre particelle subatomiche di cui<br />

credo oggi si parli agli studenti di Fisica<br />

non erano allora note.<br />

Ma il rilievo che merita la scoperta del<br />

bosone di Higgs è maggiore di quello che<br />

merita la scoperta di una qualsiasi delle<br />

altre particelle rivelate in tempi recenti,<br />

per diverse ragioni, tra cui quella che il<br />

bosone di Higgs attribuisce una massa a<br />

tutte le particelle che ne sono dotate.<br />

La definizione di Newton<br />

Il concetto di massa è stato formulato e<br />

usato almeno da duemila anni (si veda di<br />

Max Jammer (1915-2010) Storia del<br />

Concetto di Massa nella Fisica Classica e<br />

Moderna, Feltrinelli 1980 ), ma qui, per<br />

seguire l’evoluzione di questo concetto,<br />

parto da tempi molto più vicini a noi.<br />

Isaac Newton (1642-1727) nella sua famosa<br />

opera “Philosophiae Naturalis Principia<br />

Mathematica” scrisse:<br />

Definitiones - Def. I.<br />

Quantitas Materiæ est mensura ejusdem<br />

orta ex illius Densitate & Magnitudine<br />

conjunctim.<br />

Aer, densitate duplicata, in spatio etiam<br />

duplicato, fit quadruplus; in triplicato<br />

sextuplus. Idem intellige de Nive et Pulveribus<br />

per compressionem vel liquefactionem<br />

condensatis. Et par est ratio corporum<br />

omnium, quæ per causas quascunque<br />

diversimode condensantur. Medii interea,<br />

si quod fuerit, interstitia partium libere<br />

www.isiciliani.it<br />

pervadentis, hic nullam rationem habeo.<br />

Hanc autem Quantitatem sub nomine<br />

Corporis vel Massæ in sequentibus<br />

passim intelligo. Innotescit ea per<br />

corporis cujusque Pondus. Nam Ponderi<br />

proportionalem reperi per experimenta<br />

Pendulorum accuratissime instituta, uti<br />

posthac docebitur.<br />

[da books.google.com/books/…/Philosophiae<br />

_Naturalis_Principia_...; ivi l’opera è preceduta<br />

da tre prefazioni di Newton, l’ultima delle<br />

quali reca la data 1726; in altre edizioni si<br />

trovano versioni un po’ diverse. Numerose ed<br />

estese note di Newton, che non riporto, chiariscono<br />

diversi punti del brano]<br />

Traduco il brano in Italiano nel modo<br />

seguente:<br />

DEFINIZIONI - Def.I<br />

La quantità di materia è la misura della<br />

stessa che sorge dalla sua densità e dalla<br />

sua mole congiuntamente.<br />

L’aria, raddoppiata la densità, in uno<br />

spazio anch’esso raddoppiato, diventa<br />

quattro volte tanto; in uno spazio triplicato<br />

sei volte tanto. La stessa cosa intendi<br />

riguardo alla neve e alle polveri<br />

condensate mediante liquefazione o compressione.<br />

E identica è la proporzione di<br />

tutti i corpi che per qualunque causa vengono<br />

condensati in modo diverso. Frattanto<br />

io non mi occupo qui del mezzo, se pur<br />

ci sia stato, che pervade liberamente gli<br />

interstizi tra le parti dei corpi. Indico<br />

d’ora in poi questa quantità col nome di<br />

massa o corpo. Essa diviene nota mediante<br />

il peso di ciascun corpo. Infatti la trovai<br />

proporzionale al peso per mezzo di<br />

esperimenti sui pendoli compiuti con molta<br />

accuratezza, come sarà insegnato più<br />

avanti.<br />

L'osservazione di Quigg<br />

Chris Quigg (nato nel 1944) nel suo articolo<br />

Spontaneous Symmetry Breaking as<br />

a Basis of Particle Mass,<br />

arXiv.org/abs/0704.2232v2 rileva che la<br />

nozione di massa come attributo intrinseco<br />

della materia, compendiato da F = m a<br />

e la legge della gravitazione universale,<br />

sono il fondamento della fisica classica.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 75<br />

“Quantitas materiae<br />

est mensura<br />

ejusdem orta<br />

ex illius Densitate<br />

& Magnitudine<br />

conjunctim”<br />

La massa, per Newton, è allo stesso tempo<br />

una misura dell’inerzia e la sorgente<br />

dell’attrazione gravitazionale. Ne segue<br />

immediatamente che la massa è conservata:<br />

la massa di un oggetto è la somma delle<br />

masse delle sue parti, in accordo con<br />

l’esperienza di ogni giorno. Questa proprietà<br />

è anche affermata esplicitamente da<br />

Newton in una delle note al brano che ho<br />

riportato prima, con le parole:<br />

Materiae quantitas est aggregatum seu<br />

summa omnium materiae particularum<br />

quibus compositus est corpus.<br />

L'idea di Abraham e Lorentz<br />

L’estensione della legge di conservazione<br />

della massa alle reazioni chimiche, fatta<br />

da Michail Vasil'evič Lomonosov<br />

(1711-1765) e da Antoine-Laurent de Lavoisier<br />

(1743-1794), diede impulso attraverso<br />

il lavoro di John Dalton (1766-<br />

1844) e di altri, allo sviluppo della<br />

chimica come scienza quantitativa; ma,<br />

nella visione classica, la massa non sorge,<br />

semplicemente è. La massa così intesa fu<br />

considerata parte essenziale della natura<br />

delle cose per più di due secoli finché<br />

Max Abraham (1875-1922) nel 1903<br />

(Prinzipien der Dynamik des Elektrons ,<br />

Annalen der Physik 10, 105-179) e Hendrik<br />

Antoon Lorentz (1853-1928) nel<br />

1904 (Electromagnetic phenomena in a<br />

system moving with any velocity smaller<br />

than that of light, Proceedings of the<br />

Royal Netherlands Academy of Arts and<br />

Sciences, si può trovare anche nelle pagine<br />

web all’indirizzo<br />

en.wikisource.org/wiki/Electromagnetic_p<br />

henomena) pensarono di interpretare la<br />

massa dell’elettrone come auto-energia<br />

elettromagnetica.<br />

Il concetto di massa si aprì a nuove prospettive<br />

con una pubblicazione di Einstein<br />

( Ist die Trägheit eines Körpers von seinem<br />

Energieinhalt abhängig?, Annalen<br />

der Physik, 18, 639, 1905).<br />

Questo titolo, tradotto in Italiano, è la<br />

domanda: “E‘ l‘inerzia di un corpo<br />

dipendente dal suo contenuto di energia?“


La risposta data da Einstein si può compendiare<br />

nell’eguaglianza<br />

e = mc 2<br />

Nella precedente eguaglianza e rappresenta<br />

l’energia totale di un corpo, m la<br />

massa del del corpo e c la velocità della<br />

luce nel vuoto. L’eguaglianza, secondo la<br />

teoria di Einstein, vale per un qualsiasi sistema<br />

materiale.<br />

E‘ importante osservare che se è vera la<br />

teoria di Einstein, allora la massa non è<br />

una grandezza additiva, cioè in generale<br />

non è vero quel che ritenevano precedenti<br />

illustri studiosi quali Newton, Lomonosov,<br />

Lavoisier, Dalton e altri quando affermavano<br />

esplicitamente o assumevano<br />

implicitamente che la massa di un oggetto<br />

è la somma delle masse delle sue parti.<br />

Nella maggior parte dei fenomeni studiati<br />

in chimica l’additività della massa,<br />

pur non valendo esattamente, è soddisfatta<br />

con buona approssimazione e in molte<br />

condizioni sperimentali non si è in grado<br />

di misurare la differenza tra la massa di<br />

un sistema e la somma delle masse delle<br />

sue parti, ma per altri tipi di fenomeni le<br />

cose non vanno affatto così.<br />

L'addittività della massa<br />

Se vale l’eguaglianza (1), allora la massa<br />

di un corpo è una misura del suo contenuto<br />

di energia, se l’energia cambia di L<br />

la massa cambia nello stesso senso di L/.<br />

Questo permette di usare per la massa<br />

l’unità eV/che in fisica delle particelle risulta<br />

più comoda dell’unità Kg del Sistema<br />

Internazionale.<br />

Esaminiamo la violazione dell’additività<br />

della massa che ne consegue in alcuni<br />

casi. L’energia di legame dell’elettrone 1 s<br />

dell’atomo di idrogeno è di 13,6 eV, che è<br />

appena 1,45 × moltiplicato per l’energia<br />

dell’atomo di idrogeno ricavata dalla sua<br />

massa e dall’eguaglianza (1). Per una<br />

particella α, stato legato di un sistema<br />

formato da due protoni e due neutroni, il<br />

rapporto tra (la differenza tra la somma<br />

delle masse dei due protoni e due neutroni<br />

che costituiscono la particella) e la massa<br />

www.isiciliani.it<br />

della particella stessa, è di ¾ %. Le cose<br />

vanno in modo completamente diverso<br />

per un nucleone.<br />

Secondo la cromodinamica quantistica<br />

il contributo principale alla massa di un<br />

nucleone non è la somma delle masse dei<br />

quark che lo costituiscono ma l’energia<br />

necessaria a confinare i quark in un volume<br />

molto piccolo. Le masse e dei quark<br />

up e down sono solo pochi MeV/ ciascuna,<br />

contro i circa 939 Mev/ della massa di<br />

un nucleone, ottenuti facendo la media tra<br />

la massa del protone e quella del neutrone.<br />

Adroni come il protone e il neutrone<br />

rappresentano quindi una materia di tipo<br />

completamente diverso da quello della<br />

materia “ordinaria“.<br />

La teoria di Higgs<br />

Secondo la teoria sviluppata da Higgs<br />

per le interazioni elettrodeboli, e<br />

successivamente estesa alle interazioni<br />

forti, il campo del bosone di Higgs conferisce<br />

una massa alle particelle che ne sono<br />

dotate tramite una rottura spontanea di<br />

simmetria.<br />

Dò alcuni esempi di rottura spontanea<br />

di simmetria in situazioni che non riguardano<br />

le interazioni fondamentali.<br />

Il primo esempio riguarda il protagonista<br />

di un paradosso: l’asino di Buridano. Il<br />

paradosso è attribuito al logico Buridano<br />

(?1295-1361). Un asino è posto nel punto<br />

medio di un segmento. Ciascun estremo<br />

del segmento tocca un mucchio di fieno e<br />

i due mucchi di fieno toccati dagli estremi<br />

del segmento appaiono uguali tra loro. Il<br />

paradosso sta nel fatto che l’asino muore<br />

di fame, perché non ci sono ragioni sufficienti<br />

perché vada verso un mucchio di<br />

fieno piuttosto che verso l’altro. Ma può<br />

darsi che l’asino, in barba a tutti i Buridani<br />

di questo mondo, si diriga verso uno<br />

dei due mucchi, scelto non sappiamo<br />

come. Se l’asino si comporta in questo secondo<br />

modo, che mi pare più saggio, allora<br />

c’è stata rottura spontanea di simmetria.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 76<br />

“La massa<br />

di un corpo<br />

è la misura<br />

del suo contenuto<br />

in energia”<br />

Secondo esempio: se un palloncino sferico<br />

che contiene un gas a pressione molto<br />

elevata scoppia, allora c’è stata rottura<br />

spontanea di simmetria, non essendoci ragioni<br />

sufficienti perché la lacerazione si<br />

produca in una parte, piuttosto che in<br />

un’altra.<br />

Un oggetto presenta una simmetria se<br />

c’è un insieme G di trasformazioni<br />

dell‘oggetto che ne lascia invariato qualche<br />

aspetto. Per esempio un triangolo<br />

equilatero presenta una simmetria perché<br />

se lo ruotiamo di un angolo n × 120° attorno<br />

alla retta perpendicolare al piano<br />

che contiene il triangolo e passante per il<br />

baricentro del triangolo, prendendo n = 0,<br />

1, -1, 2, -2, …, allora il triangolo ruotato<br />

per chi lo guarda e non vede i nomi dei<br />

vertici presenta lo stesso aspetto che aveva<br />

prima della rotazione. Abbiamo fatto la<br />

convenzione che per n > 0 la rotazione appare<br />

all’osservatore in verso orario e per n<br />

< 0 in verso antiorario.<br />

Un insieme G come quello menzionato<br />

nel precedente capoverso si chiama gruppo.<br />

I gruppi sono stati molto studiati: se<br />

ne parla in centinaia di libri e in migliaia<br />

di articoli.<br />

La teoria dei gruppi<br />

Per l’applicazione della teoria dei gruppi<br />

alla fisica subnucleare si può consultare<br />

di Floarea Stancu Group Theory in Subnuclear<br />

Physics, Oxford University Press,<br />

ISBN 978-0-19-851742-9, disponibile anche<br />

sul web nei Google books.<br />

Per vedere in che cosa consiste il meccanismo<br />

di rottura spontanea di simmetria<br />

di Higgs e come esso dà origine alla massa,<br />

oltre all’articolo prima citato di Chris<br />

Quigg, si può consultare il libro di Silvio<br />

Bergia (nato nel 1935) Relatività e fisica<br />

delle particelle elementari, Carocci Editore,<br />

ISBN 978-88-430-4770-3. Sono comunque<br />

reperibili molte altre fonti.


Rete Radié Resch<br />

Associazione<br />

di Solidarietà<br />

Internazionale<br />

www.isiciliani.it<br />

Sabato<br />

6 aprile <strong>2013</strong><br />

… a Rivarolo (TO)<br />

Liceo “Aldo Moro”<br />

ASSEMBLEA D’ISTITUTO<br />

“Mafia e informazione oggi. Al Nord e al Sud”<br />

ore 8,10-11,10/ Aula Magna (biblioteca del Liceo)<br />

Associazione<br />

GAPA - Giovani<br />

Assolutamente<br />

Per Agire<br />

RELATORI:<br />

Giovanni Caruso, ex fotoreporter, ha collaborato prima al "Giornale del Sud", e poi a "I <strong>Siciliani</strong>", dove ha lavorato con il giornalista e<br />

scrittore Giuseppe Fava, ucciso dalla mafia nel 1984. Fondatore e animatore dell’Associazione “GAPA” che opera nel quartiere ad<br />

alta densità mafiosa di S. Cristoforo a Catania. Coordinatore de “I <strong>Siciliani</strong> Giovani” (www.isiciliani.it , dir.resp. Riccardo Orioles).<br />

Piercarlo Gattolin, corrispondente del settimanale Il Risveglio, porterà nei contenuti dell’Assemblea uno sguardo più specifico sul<br />

contesto del canavese, con particolare attenzione al fenomeno della ‘ndrangheta.<br />

I TEMI CHE VERRANNO AFFRONTATI:<br />

1 Le caratteristiche del fenomeno della mafia e della ‘ndrangheta al Nord e al Sud<br />

con particolare riferimento al contesto siciliano (Catania) e piemontese (Torino e canavese).<br />

2 Cosa possiamo fare noi<br />

Prospettive di azione e cambiamento: cosa può fare ciascuno di noi e cosa possiamo fare insieme.<br />

P. Gattolin parlerà della “zona grigia”: la mafia non si combatte (solo) con le manette ma con le scelte che ciascuno può fare o non<br />

fare nella sua vita personale e professionale. Verrà chiesto ai ragazzi partecipanti all’assemblea di scrivere su un bigliettino ciò<br />

che pensano di fare dopo il liceo; sarà stilata, in tempo reale, una statistica dei profili che emergono (tot infermieri, tot avvocati, tot<br />

artigiani ecc...). I relatori potranno riferirsi a questi profili per indicarli come potenziali attori antimafia (indicando anche sulla base<br />

della loro esperienza quali di queste professioni siano più a rischio di infiltrazione mafiosa...).<br />

G. Caruso parlerà dell’esperienza del GAPA nel quartiere S. Cristoforo, quale esempio concreto di “antimafia sociale” e di impegno<br />

nei quartieri e con i più <strong>giovani</strong>. E' un modello di possibilità di AGIRE e di agire INSIEME... contro impotenza e individualismo.<br />

3 Il ruolo dell’informazione e del giornalismo<br />

In questa parte sarà rimarcata l’importanza dell’informazione e del giornalismo nonché il ruolo dei giornalisti nel creare una cultura di<br />

verità e giustizia. Il riferimento per noi è la concezione di giornalismo espressa da Giuseppe Fava:<br />

● “Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere<br />

quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte<br />

corruzioni, frena la violenza la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. pretende il funzionamento dei servizi<br />

sociali. tiene continuamente all'erta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il<br />

buon governo”. (Giornale deL Sud, “Lo spirito di un giornale”, 11 ottobre 1981)<br />

Alcune delle domande che gli studenti sottoporranno ai relatori:: ● Qual è l’ambiente in cui si è trovato a lavorare? ● Ha mai<br />

avuto paura? ● E’ mai stato contattato da “qualcuno” contrario al suo operato? ● Ha fatto il possibile perché a vincere fosse la verità?<br />

● Si è mai trovato a compiere qualcosa di “illegale” in nome della verità? ● E’ soddisfatto del suo lavoro? Ha qualche rimpianto? ●<br />

Qual è il valore della verità? Le si può dare un prezzo? ● Le è servito quanto le hanno insegnato a scuola? ● Come si attingono le<br />

informazioni? ● C’è differenza fra il giornalismo dei suoi tempi e d’oggi? ● I <strong>giovani</strong> hanno un futuro? Anche in Italia?<br />

Al termine dell’assemblea verrà lanciato ● il progetto di un laboratorio di giornalismo da attivare e costruire insieme ai ragazzi.<br />

…a Favria (TO)<br />

Incontro aperto con GIOVANNI CARUSO<br />

“Mafia, Informazione e cittadinanza attiva“<br />

Centro Polivalente, via Barberis,10 - ore 20,45<br />

Dopo aver ospitato nel luglio 2012 lo spettacolo teatrale "Io + te = Amore" Favria accoglie nuovamente l’esperienza di “antimafia<br />

sociale” del GAPA, associazione che opera nel quartiere ad alta densità mafiosa di S. Cristoforo a Catania, attraverso un lavoro<br />

diretto con i minori (doposcuola, animazione, campi estivi) ed un’attività politica per la rivendicazione dei tanti diritti negati a causa<br />

dell’infiltrazione mafiosa nel territorio e nelle istituzioni. Fra i temi affrontati anche la nuova avventura della rivista I <strong>Siciliani</strong> Giovani.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 77


www.isiciliani.it<br />

Memoria<br />

Peppino e<br />

il movimento del '77<br />

L'anno in cui esplose<br />

l'Italia. Fra ribellioni e<br />

integrazione<br />

di Salvo Vitale<br />

Il movimento del ’77 rappresenta<br />

l’ultima onda, quasi il riflusso del ’68.<br />

Alcune idee legate alla lotta contro il sistema,<br />

al bisogno di sentirsene fuori, al<br />

combatterlo con le manifestazioni di piazza,<br />

l’organizzazione militante del dissenso,<br />

i tentativi non sempre riusciti di uscire<br />

dalla camicia di forza della politicizzazione<br />

per cercare un rapporto, una sponda<br />

con il mondo studentesco, visto che quello<br />

operaio diventava sempre più lontano,<br />

cominciarono a sciogliersi definitivamente,a<br />

fare i conti con se stessi, coi propri<br />

fallimenti, con l’impossibilità d' infrangere<br />

il muro della borghesia dominante, le<br />

regole millenarie di articolazione del potere,<br />

i parametri delle culture ufficiali,<br />

dell’intoccabilità del privilegio, della persistenza<br />

atavica di bisogni spirituali, sessuali,<br />

affettivi, materiali, dove diventava<br />

preminente la ricerca della propria identità<br />

sommersa dalle sedimentazioni di messaggi<br />

familiari, scolastici, sociali.<br />

Gran parte dei “settantasettini” rientrarono<br />

nel proprio guscio, (il personale) altri,<br />

molto pochi, tra cui il gruppo di Peppino,<br />

continuarono la militanza politica iniziata<br />

nove anni prima, altri ancora, pochissimi,<br />

scelsero di liberare il loro disagio<br />

attraverso la lotta armata.<br />

I sintomi di questa “crisi di certezze”,<br />

legati a una revisione politica di alcuni<br />

temi del movimento del ’77, furono al<br />

centro del travaglio interiore attraversato<br />

in quei mesi da Peppino e ne trovano la<br />

migliore espressione in una sua lettera,<br />

poi utilizzata dai carabinieri come prova<br />

per avallare la tesi del suicidio.<br />

La critica era rivolta a tutto un modo di<br />

concepire la politica solo come politica<br />

della propria persona, e quindi come privilegiamento<br />

e centralità della soddisfazione<br />

dei propri bisogni isolati dal contesto<br />

del rapporto sociale e della lotta di<br />

classe.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 78<br />

Isole di malcontento<br />

Se tutto questo aveva originariamente<br />

comportato la demolizione di alcune forme<br />

culturali tipiche dell’autoritarismo<br />

borghese, per altro aspetto ne segnava un<br />

modo di recupero, proprio per la disintegrazione<br />

delle coscienze e il disimpegno<br />

della militanza, insiti nel rifiuto della<br />

struttura organizzata.<br />

Si può dire che si riaffacciavano dalla<br />

finestra gli aspetti di quella cultura mafiosa<br />

gettati via dalla porta, ma quasi connaturati<br />

a un certo modo di essere, più orientato<br />

verso l’indifferenza qualunquistica<br />

che verso la lotta, più verso la scelta di solitudine,<br />

legata all’antica sensazione che<br />

niente sarebbe cambiato, che verso la strada<br />

di un rapporto d’intervento che trae<br />

forza dalla socializzazione.<br />

Ognuno era un’isola di malcontento e<br />

non riusciva a trovare il modo di comunicare<br />

con gente nuova e cercare di rompere<br />

il cerchio. Senza dubbio si pagava,<br />

ed anche dopo si è pagato, la scelta di<br />

essere andati troppo avanti, di avere eretto<br />

il rifiuto a sistema di esigenza, la volontà<br />

di ritagliare il proprio pezzo di vita senza<br />

interferenze e senza voler cadere nella<br />

“palude” dell’integrazione e del<br />

compromesso con il sistema.


L’eterogeneità del gruppo, edili, femministe,<br />

diplomati, ragazzi, laureati, studenti,<br />

lavoratori giornalieri, quasi tutti<br />

disoccupati, trovava un punto d’identificazione<br />

solo in questa sensazione di “diversità”,<br />

in rapporto ad un esterno sordo,<br />

che si rifiutava di ascoltare e che chiedeva<br />

sottomissione per offrirti un lavoro e<br />

la garanzia di sopravvivenza: conseguente<br />

quindi, in molti casi, lo scollamento e<br />

il ripiegamento nel microcosmo di se<br />

stessi.<br />

Nelle tematiche del movimento del ’77<br />

Peppino si era subito buttato con l’entusiasmo<br />

che lo rigenerava nel momento in<br />

cui scopriva strade nuove e nuove esperienze<br />

di lotta contro il sistema: «riprendiamoci<br />

la vita», cioè ristabilire un rapporto<br />

diretto con la propria soggettività,<br />

era qualcosa di cui avvertiva urgentemente<br />

il bisogno.<br />

La sbronza del “personale” era tuttavia<br />

troppo fuori dai suoi schemi di militante<br />

e di soggetto politico con una solida preparazione<br />

marxista: presto ne aveva intravisto<br />

i limiti, con l’intuizione politica<br />

che lo contraddistingueva, e ne aveva<br />

drammaticamente vissuto le conseguenze,<br />

constatando lo sfascio generale del<br />

“movimento”.<br />

* * *<br />

La mattina del 9 maggio carabinieri e<br />

agenti della Digos fecero irruzione nella<br />

casa della zia di Peppino, presso la stazione<br />

Cinisi-Terrasini, dove solitamente<br />

Peppino dimorava e pernottava. Portarono<br />

via sacchi di materiale, libri, appunti e<br />

altra roba. Di tutto questo non venne redatto,<br />

per quel che ne sappiamo, un dettagliato<br />

verbale né fu possibile prenderne<br />

visione, tanta era in quel mattino la confusione<br />

e il senso di smarrimento.<br />

Tra le cose sequestrate venne trovata la<br />

famosa “lettera” che sarebbe il presunto<br />

testamento, con il quale Peppino dichiarava<br />

di volere abbandonare «la politica e<br />

la vita». Chi dirigeva le indagini credette<br />

di toccare il cielo con un dito e si buttò<br />

su quella lettera, che avrebbe dovuto essere<br />

l’elemento probante del suicidio.<br />

* * *<br />

Cercando accuratamente tra le poche<br />

cose scritte rimaste e sfuggite al sequestro,<br />

sono state trovate le note autobiografiche<br />

e una seconda copia autografa<br />

della lettera. Trascriviamo i due testi, ricopiando,<br />

del primo, quello che riporta il<br />

“Giornale di Sicilia”, cui il documento è<br />

stato fornito da coloro, inquirenti o magistrati,<br />

che ne erano venuti in possesso<br />

dopo la perquisizione.<br />

www.isiciliani.it<br />

La lettera<br />

«Oggi ho provato un senso profondo di<br />

schifo alle 18,30 circa. Sono nove mesi,<br />

quanti ne servono per una normale gestazione,<br />

che medito sull’opportunità, o forse<br />

sulla necessità di “abbandonare” la<br />

politica e la vita. Ho cominciato esattamente<br />

il 13 febbraio, alla vigilia delle<br />

prime manifestazioni studentesche cittadine».<br />

Nelle sue righe poi Impastato esprime<br />

il desiderio di ritornare a vivere e a sorridere<br />

come nel 1968 e fino a tutto il 1976.<br />

«Le persone peggiori – continua – che<br />

ho conosciuto sono proprio i “personalisti”<br />

e i cosiddetti “creativi” (ri-creativi,<br />

visto che non creano un cazzo): a loro<br />

preferisco criminali incalliti, ladri, prostitute,<br />

stupratori, assassini e la “canaglia”<br />

in genere. Ho buttato la mia sensibilità in<br />

pasto ai cani. Ho cercato con tutte le forze<br />

che mi restano in corpo di riprendere<br />

quota: non ci sono riuscito, anche se confortato<br />

dall’affetto e dalla fiducia di compagni,<br />

“alcuni” compagni, vecchi e nuovi.<br />

Il parto non è stato indolore, ma la decisione<br />

è presa. Proclamo pubblicamente<br />

il mio fallimento come uomo politico e<br />

come rivoluzionario (la frase è sottolineata).<br />

Non voglio funerali di alcun genere,<br />

dal punto di morte all’obitorio (la<br />

sola seconda parte della frase è sottolineata).<br />

Gradirei tanto di essere cremato e<br />

che le mie ceneri venissero gettate in una<br />

pubblica latrina della città, dove piscia<br />

più gente. Addio. Giuseppe».<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 79<br />

Lo sfascio del “movimento”<br />

di giro”<br />

La seconda lettera<br />

Ed ecco il testo della seconda lettera:<br />

«Sono nove mesi ormai, quanti ne occorrono<br />

per una normale gestazione, che<br />

medito sull’opportunità, o forse sulla necessità<br />

di “abbandonare” la politica. Ho<br />

cominciato esattamente il 13 febbraio,<br />

vigilia della prima manifestazione studentesca<br />

cittadina.<br />

Ricordo molto bene che trascrissi, quel<br />

giorno, su una parete del circolo una<br />

strofa tratta da una famosa canzone del<br />

’68 in cui si parla di compagne e compagni,<br />

di operai e studenti e di “tante facce<br />

sorridenti”. Volevo esprimere, con quel<br />

gesto, il desiderio di tornare a sorridere e<br />

a vivere intensamente come mi succedeva<br />

nel ’68 e fino a tutto il ’76. Ma si trattava<br />

soltanto di una pietosa aspirazione e<br />

ne avevo piena coscienza.<br />

Due mesi e mezzo di menate sul<br />

“personale” e di allucinanti enunciazioni<br />

sul “riprendiamoci la vita” mi avevano<br />

aiutato a ritagliarmi notevoli “spazi di<br />

morte”, mi avevano annegato in un mare<br />

di ipocrisia e di malafede, pregiudicando<br />

irrimediabilmente ogni mia possibilità di<br />

recupero.<br />

La gente peggiore l’ho conosciuta proprio<br />

tra i “personalisti” (cultori del personale)<br />

e i cosiddetti “creativi” (ri-creativi):<br />

un concentrato di individualismo da porcile<br />

e di “raffinata” ipocrisia filistea: a<br />

loro preferisco criminali incalliti, ladri<br />

stupratori, assassini e la “canaglia” in genere.<br />

Debbo purtroppo riconoscere d’aver<br />

dato la mia sensibilità in pasto ai cani.<br />

Ho cercato con tutte le forze che mi<br />

restavano in corpo di riprendere quota,<br />

incoraggiato dalla fiducia e dall’affetto di<br />

alcuni compagni (vecchi e nuovi): non ce<br />

l’ho fatta, bisogna prenderne atto. Il mio<br />

sistema nervoso è prossimo al collasso e,<br />

sinceramente, non vorrei finire i miei<br />

giorni in qualche casa di cura. Ho bisogno,<br />

tanto bisogno, di starmene un po’<br />

solo, riposarmi, curarmi.<br />

Spero di riuscirci. Il parto non è stato<br />

indolore, ma la decisione è ormai presa.<br />

Proclamo pubblicamente il mio fallimento<br />

come uomo e come rivoluzionario».


www.isiciliani.it<br />

Per chi vi presta un po’ d’attenzione, i<br />

due testi presentano sostanziali differenze:<br />

il primo è stato scritto in un momento<br />

emozionale difficile e di sfiducia: simili<br />

momenti di crisi depressiva erano tipiche<br />

del carattere di Peppino, che poi riusciva<br />

a venirne fuori, maggiormente ricaricato,<br />

nell’impegno e nella lotta politica, come<br />

era successo nelle ultime settimane, allorché<br />

la campagna elettorale lo aveva<br />

visto impegnatissimo, al punto da ricorrere<br />

alle fleboclisi, per risolvere certi fastidi<br />

epatici, e da rifiutare assolutamente<br />

di bere alcun tipo di alcolici.<br />

Da escludere quindi totalmente che,<br />

nei giorni precedenti alla sua morte Peppino<br />

fosse abbattuto e depresso.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 80<br />

I mesi del dolore<br />

Del resto, se è detto: «Ho cominciato il<br />

13 febbraio», e se sono accorsi «nove<br />

mesi ormai, quanti ne servono per una<br />

normale gestazione», la data della lettera<br />

è localizzabile nella prima quindicina del<br />

novembre ’77. E dal novembre del ’77 al<br />

maggio ’78 intercorrono sette mesi.<br />

Oltre l'angoscia<br />

Nel secondo testo è detto: «Medito<br />

sull’opportunità di abbandonare la politica»;<br />

si noti, «la politica», non «la vita»;<br />

manca inoltre l’ultima parte relativa ai<br />

funerali e alle «ceneri». Inoltre la grafia<br />

della prima lettera è affrettata e nervosa,<br />

in confronto a quella della seconda, che è<br />

in caratteri quasi in stampatello e presenta<br />

pochissime cancellature: il che dimostra<br />

che i due testi sono stati scritti in una<br />

breve scadenza di tempo, ma che il secondo<br />

rappresenta un momento di superamento<br />

del precedente stato di angoscia<br />

e di correzione e revisione di alcune frasi<br />

del primo.<br />

La volontà di morte, dalla quale ognuno<br />

di noi è passato prima o poi, in qualche<br />

giorno della sua vita, è superata, e il<br />

senso di sfiducia nei riguardi dell’attività<br />

politica, che peraltro, nei residui sette<br />

mesi non si è concretizzato, è derivato<br />

dalla diversa proiezione dell’ombra del<br />

Rostagno macondiano, rispetto al militante<br />

di Lotta Continua, che tanto aveva<br />

colpito Peppino.<br />

La militanza attiva<br />

Certamente l’originaria esperienza nei<br />

gruppi marxisti-leninisti aveva lasciato<br />

forti radici nella formazione di Peppino,<br />

il quale riusciva a concepire l’impegno<br />

politico essenzialmente come militanza<br />

attiva e, per contro, non riscontrava tale<br />

modo di azione in nessuno dei nuovi<br />

compagni, da quando il “gruppo storico”<br />

si era disperso, soprattutto per motivi di<br />

lavoro.<br />

La nuova ideologia dei “bisogni”, connessa<br />

all’esigenza di non perdere il valore<br />

dello stimolo alla “creatività”, avevano<br />

creato una serie di problemi e contraddizioni,<br />

la cui soluzione, del resto, si<br />

presenta ancora problematica per molti<br />

compagni della sinistra rivoluzionaria.<br />

Salvo Vitale,<br />

“Peppino Impastato,<br />

una vita contro la mafia”,<br />

Rubbettino 2002


www.isiciliani.it<br />

In rete, e per le strade<br />

Diffondilo anche<br />

nella tua città!<br />

Il foglio dei <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 81


Donne<br />

Le mimose<br />

di Bucarest<br />

Anna è la mamma di<br />

Rares, un bambino<br />

“troppo piccolo” per la<br />

sua età...<br />

di Miriana Squillaci<br />

www.associazionegapa.org<br />

Questa è la storia di uno degli eroi di<br />

cui vi ho raccontato: non conosco il<br />

suo nome, la sua età, e la descrizione<br />

fisica non è importante. L’ho conosciuta,<br />

per caso, durante una delle mie sessioni<br />

di animazione clinica nel reparto<br />

di ortopedia dell’ospedale Marie Curie<br />

di Bucarest, e non ho mai dimenticato<br />

il suo sorriso, la sua curiosità, l’energia<br />

che ci ha regalato.<br />

Lei è la mamma di Rares, un bambino<br />

di 9 anni “troppo piccolo” per la sua età<br />

ma con una fantasia e un entusiasmo<br />

molto più grande del suo corpo, e forse<br />

anche del nostro.<br />

Parlando con le altre donne<br />

Non capita spesso di poter interagire<br />

con le madri dei bambini, un po’ per le<br />

barriere linguistiche, un po’ perché dopo<br />

aver passato così tanto tempo in ospedale,<br />

totalmente assorte nella cura dei propri<br />

figli (di solito i bambini con cui facciamo<br />

animazione hanno un lungo periodo<br />

di ospedalizzazione), alcune di loro<br />

approfittano delle nostre attività con i<br />

bambini per fare una piccola pausa e<br />

parlare con le altre donne. Ma questa<br />

volta è stato diverso.<br />

www.isiciliani.it<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 82


Fra un wow e un mama mea<br />

Anna (la chiameremo così) è stata con<br />

noi durante tutta la sessione, continuamente<br />

richiamata all’attenzione da Rares,<br />

ansioso di mostrale il pupazzetto di carta,<br />

gli origami, la corona e lo scettro magico<br />

che abbiamo costruito insieme. Tra un attività<br />

e l’altra, tra un wow e un mama<br />

mea, nonostante il nostro rumeno un po’<br />

stentato e molto divertente Anna ci ha<br />

fatto molte domande su di noi, sul nostro<br />

lavoro, sui nostri paesi (insieme a me<br />

c’era un’altra volontaria dall’Estonia),<br />

con un volto che trasudava curiosità ed<br />

interesse, riuscendo con lo stesso interesse<br />

e pazienza a raccontarci un po’ della<br />

sua storia.<br />

Rares, già affetto da una forma di rachitismo,<br />

ha dovuto combattere con<br />

www.isiciliani.it<br />

un’epatite che lo ha costretto ad un trapianto<br />

di fegato; trapianto possibile grazie<br />

alla forza di questa grande donna che,<br />

mostrandoci la sua ferita, ci ha spiegato<br />

di avergliene donato un pezzo. Avrebbero<br />

preferito fare questa operazione in Spagna<br />

ma il viaggio, così come l’assistenza<br />

medica, sarebbe stato troppo costoso,<br />

così l’unica soluzione è stata sperare in<br />

una buona riuscita dell’operazione in Romania.<br />

Adesso si trovano nella loro piccola e<br />

buia stanza d’ospedale, senza bisogno di<br />

accendere nessuna luce perché bastava la<br />

loro speranza, il loro coraggio, la loro<br />

energia, ad illuminarla. Una luce che ci<br />

ha travolte ed ha iniziato a far nascere in<br />

me la volontà di osservare e valorizzare<br />

di più di questi piccoli grandi eroi che<br />

ogni giorno migliorano le nostre vite con<br />

piccoli gesti e grandi doni.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 83<br />

“Una dei milioni<br />

di donne<br />

che ogni giorno<br />

donano<br />

un pezzetto<br />

di se stesse”<br />

La bellezza di essere donne<br />

Anna è solo una delle milioni di donne<br />

che oggi giorno donano un pezzetto di se<br />

stesse. Ho conosciuto madri forti come<br />

rocce capaci di trasformarsi in speranza;<br />

incontrato insegnanti pronte a regalare le<br />

loro energie per educare e formare, non<br />

soltanto istruire; ho visto direttrici di musei<br />

quasi piangere di fronte all’abbandono<br />

e alla distruzione dell’arte e della cultura...<br />

E poi ho pensato a voi cari amici che<br />

state leggendo, ed ho sentito il desiderio<br />

di condividere la necessità di far conoscere<br />

e apprezzare queste storie, questi<br />

eroi, questa semplicità perché attraverso<br />

queste possiate riconoscere l’importanza<br />

e la bellezza di essere donne.


www.isiciliani.it<br />

Integrazioni/ Bologna<br />

Lavora e diventerai<br />

come noi (forse)<br />

Abdou è un meridionale<br />

come tanti altri. Con<br />

una laurea in tasca...<br />

di Attilio Occhipinti<br />

www.generazionezero.org<br />

Siamo in primavera. Qui a Torino il<br />

sole inizia a fare il simpatico, dopo essersi<br />

nascosto tra le nuvole per tutto<br />

l’inverno, dispettoso nei confronti di chi<br />

l'ha chiamato invano.<br />

Si sente proprio nell’aria che il tempo è<br />

cambiato, lo si può leggere sui volti delle<br />

persone che passeggiano in centro; molti<br />

di loro, con gioia, hanno riposto la sciarpa<br />

e i guanti dentro l’armadio.<br />

Camminare per le strade di Torino è<br />

molto piacevole perché è tutta pianeggiante,<br />

la fatica si sente poco. Tantissime<br />

persone, studenti e lavoratori, vanno in<br />

bici. Scorrazzano pedalando veloci sui<br />

marciapiedi, quasi sbeffeggiando chi cammina<br />

a piedi.<br />

Circa un paio di settimane prima delle<br />

ultime elezioni andai al mercato di Porta<br />

Palazzo con la mia collega. E’ uno dei più<br />

grandi mercati d’Europa. C’è davvero di<br />

tutto, i prezzi sono vantaggiosi e la roba è<br />

molto buona, basta avere occhio. Le grida,<br />

la confusione modello Bombay, gli<br />

odori, il cibo, le bancarelle, tutto ricorda<br />

la Fiera di Catania. Se mi concentro posso<br />

ritornarci col pensiero, immaginando per<br />

un attimo che in fondo al mercato ci sia<br />

via Etnea e non Corso Regina Margherita.<br />

Dopo aver attraversato il mercato, accettai<br />

l’invito della mia collega e salii a<br />

casa sua per un caffè. Lei abita in un monolocale,<br />

un posto piccolo, ma molto<br />

carino, insieme al suo ragazzo. Preso il<br />

caffè, andammo a fumare una sigaretta sul<br />

pianerottolo davanti alla porta d’ingresso<br />

dell’appartamento, per non riempire il<br />

monolocale di fumo. E fu allora che conobbi<br />

Abdou.<br />

“Un mio amico dell'università”<br />

Stava salendo le scale con in mano una<br />

busta del panificio: «Ciao, come stai?»<br />

fece lui, la mia amica rispose «Bene bene,<br />

tu? Ti presento un mio amico dell’università».<br />

Abdou è in Italia da circa sei anni,<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 84<br />

ha famiglia e da poco ha perso il lavoro.<br />

Sua figlia aspetta spesso che la mia amica<br />

rincasi, così possono giocare insieme a<br />

pallone. Il volto di Abdou è segnato dalla<br />

stanchezza, gli occhi sembrano quasi<br />

adagiati sulle due grandi occhiaie.<br />

Sicuramente dev’essere stata una giornata<br />

molto dura. Si appoggia contro il muro e<br />

tira un sospiro di sollievo. Forse ha dei<br />

dolori alla schiena.<br />

A pochi giorni dalle elezioni<br />

Eravamo a pochi giorni dalle elezioni e<br />

Abdou sembrava avere le idee molto chiare:«Deve<br />

tornare Berlusconi! Lui è meglio<br />

per Italia. Lui ha occhio aperto e occhio<br />

chiuso perché lui molto furbo. Ci<br />

vuole governo stabile in Paese: cinque,<br />

sette, dieci anni Berlusconi». Abdou ha<br />

superato la quarantina; nel suo paese, il<br />

Marocco, si era laureato in giurisprudenza<br />

e qui a Torino, dopo aver fatto il manovale,<br />

si ritrova senza lavoro e con una famiglia<br />

da campare.<br />

«Berlusconi ricco perché imprenditore e<br />

allora non ruba soldi di Italia come quello<br />

di una volta… come si chiama?! Eh…<br />

ecco, Prodi!». Insomma è illogico per Abdou<br />

che Berlusconi, essendo ricco, possa<br />

trarre profitto dalla politica. Prima di lasciarci,<br />

ci dice con convinzione: «Studiate,<br />

ma fate studio che serve per mercato…<br />

per lavoro, altrimenti difficile è vivere».<br />

Camminando lungo la Dora verso casa<br />

mia, pensai alle parole di Abdou. Un immigrato<br />

che ora non aveva più un lavoro,<br />

con una laurea in giurisprudenza che non<br />

vale nulla qui da noi e che con rabbia aveva<br />

parlato a me e alla mia amica di mercato<br />

del lavoro. Pensai alla sua laurea e alla<br />

sua attuale condizione nel nostro Paese.<br />

Pensai a quante ore avrà passato sui libri.<br />

Passarono i giorni e ci furono le elezioni,<br />

con i risultati che ormai noi tutti sappiamo<br />

recitare a memoria. Chiesi alla mia<br />

amica come stesse Abdou e la risposta fu<br />

secca e precisa: «L’hanno sfrattato. Aveva<br />

le lacrime agli occhi, poverino».


www.isiciliani.it<br />

Integrazioni/ Bologna<br />

E ti senti per sempre<br />

un po' cambiato<br />

Facile diventare bolognesi,<br />

qua dove “non si<br />

perde neanche un<br />

bambino”<br />

di Beniamino Piscopo<br />

www.diecieventicinque.it<br />

Lucio Dalla e Francesco Guccini erano<br />

gli antenati, i Mani musicali del periodo<br />

classico i cui vinili ispiravano gli<br />

strimpellatori di note, a cavallo tra gli<br />

anni sessanta e settanta. Vasco invece è<br />

arrivato dopo, monopolizzando gli anni<br />

ottanta, quelli del chic e dell’eccessivo,<br />

quelli contaminati dal disimpegno e dal<br />

barbarismo crauto, pater tanto<br />

dell’avanguardismo quanto dell’elettro<br />

dance tamarra.<br />

Negli anni novanta c’è stata l’ondata<br />

del tortellini pop. Il periodo post classico<br />

ha visto l’affermarsi di cinni in vespa, di<br />

boy band debitrici di costumi e sonorità<br />

sassoni, e di hit che dagli Appennini sono<br />

celermente scese a valle, risuonando nei<br />

walkman e nelle audiocassette di tutto il<br />

suolo Italico.<br />

Parallelamente a tutti questi periodi si<br />

sviluppava la scena underground che, badate,<br />

in tutte le sue molteplici forme non<br />

ha mai avuto un percorso separato ma invece,<br />

scevra da pregiudizi, si è spesso<br />

concessa a situazioni di amichevole promiscuità<br />

con la scena pop, intesa come<br />

popolare, e viceversa.<br />

La Storia della musica italiana è anche<br />

la storia di una città, insomma. Bologna e<br />

l’Emilia, sono il crogiolo che spartanamente<br />

ha forgiato le schiere di artisti che,<br />

in ogni tempo, hanno lottato per mantenere<br />

alta la qualità delle canzoni nostrane.<br />

Del resto, pensandoci bene, quale se<br />

non la città italiana del comunismo-madi-buon-senso,<br />

della cultura e della controcultura,<br />

organizzata ma che ogni tanto<br />

vuole atteggiarsi ad anarchica, poteva essere<br />

un’incubatrice più perfetta?<br />

La domenica in piazza grande<br />

Lucio sarebbe stato Dalla senza le sue<br />

passeggiate domenicali in piazza Grande,<br />

mentre cresceva stimolato dalla città in<br />

cui “non si perde neanche un bambino”?<br />

Oggi, attraversando i giardini di piazza<br />

Cavour, può capitare di ascoltare un paio<br />

di tizi con voce vagamente rotta, dire “ Lì<br />

abitava Lucio Dalla” indicando il lungo<br />

piano di un palazzo borghese.<br />

È passato più di un anno dalla sua morte,<br />

e i bolognesi quel signore tappetto, busone,<br />

ricoperto da una consistente peluria<br />

che tradiva le sue origini terrone e dotato<br />

della voce più bella che abbia cantato la<br />

lingua italiana, lo ricordano ancora con<br />

l’affetto che solo agli eroi mitologici veniva<br />

elargito.<br />

E di lui infatti la città ne parla come di<br />

un eroe o di un dio pagano. Il grande jazzista,<br />

il grande autore, il grande cantante,<br />

il grande scopritore di talenti…Per Bologna<br />

tutte queste qualità, e la musica leggera<br />

in generale, sono cose troppo importanti<br />

per non farti elevare, soprattutto dopo la<br />

morte, allo status di semidio.<br />

Qualcuno considererebbe tale caratteristica<br />

come un segno di una società diversamente<br />

laicizzata, io credo che la radice<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 85<br />

vada piuttosto ricercata nell’amore che<br />

Bologna nutre per la bellezza, in tutte le<br />

sue arti, in tutte le sue forme. Ed esserne<br />

fonte, tanto basta per farti ricevere dalla<br />

città rispetto e gratitudine. È questo che<br />

rende speciale.<br />

Quell'aria di lbertà<br />

Perché Bologna non ti colpisce a prima<br />

vista. A un turista di passaggio apparirebbe<br />

l’ennesima graziosa città del centro<br />

nord, gotico-romanico- rinascimentale<br />

che, come le altre della zona, ha toccato il<br />

suo splendore nell’età comunale. Bella,<br />

ma non come Firenze; caratteristica, ma<br />

non più di Siena o Perugia.<br />

Bologna però conquista gradualmente,<br />

il tempo necessario a cogliere quell’aria di<br />

libertà, tolleranza e sperimentazione e soprattutto<br />

di abituarsi alla meravigliosa<br />

idea che stia sempre per succedere qualcosa.<br />

Perché Bologna è una città in divenire,<br />

qui tutto si crea e tutto si distrugge:<br />

mode, tendenze, ideologie.<br />

Gente che viene, gente che se ne va<br />

Cose che passano, come molte delle<br />

persone che vi vivono. È una città in divenire,<br />

perché parte della sua gente lo è.<br />

Ogni anno, col finire dell’estate e l’inizio<br />

dell’anno accademico, si ripete da<br />

mille anni circa a questa parte il rituale<br />

della semina di nuove idee, nuove passioni,<br />

nuove personalità.<br />

È questo il suo segreto, svelato il suo<br />

miracolo. E per gente che arriva e che<br />

renderà Bologna un po’ diversa, c’è gente<br />

che parte, per sempre un po’ bolognese e<br />

un po’ cambiata, rispetto a quando era arrivata.


www.isiciliani.it<br />

mondo su NORD &SUD mondo giù<br />

a cura di Tito Gandini<br />

Votare<br />

IN TEMPO DI CRISI<br />

Paesi in crisi che hanno eletto un nuovo<br />

parlamento negli ultimi due anni: Irlanda,<br />

Portogallo, Grecia, Spagna, Cipro,<br />

Italia. In nessuno di questi sei Paesi è<br />

stato confermato il Governo uscente. In 5<br />

Paesi e mezzo su sei hanno vinto partiti<br />

conservatori (in pratica la sinistra vince<br />

solo con Bersani alla Camera). Il primo<br />

punto di preoccupazione dei cittadini di<br />

questi Paesi è la disoccupazione: si va<br />

dal 51% per gli italiani al 78% degli spagnoli.<br />

Il debito pubblico (12% in Irlanda;<br />

21% in Irlanda) non è visto come un problema<br />

dai Paesi in crisi, ma paradossalmente<br />

per quelli non in crisi: il dato più<br />

alto è quello della Germania. L’affluenza<br />

alle urne dei Paesi in crisi è oscillata tra<br />

il 58% e oltre il 70%.<br />

Lavori in rete?<br />

E YAHOO TI LICENZIA<br />

Melissa Mayer, nuova capa di Yahoo<br />

(proveniente da) Google ha soppresso la<br />

possibilità per i dipendenti di lavorare da<br />

casa. Al suo arrivo ha scoperto che molti<br />

dipendenti, con la scusa di lavorare da<br />

casa, in realtà si occupavano di progetti<br />

alternativi, arrivando anche a creare proprie<br />

start up. Etica individuale o colpa<br />

del management? Probabilmente entrambe<br />

le cose: da un lato per lavorare da<br />

casa serve una forte motivazione<br />

personale, dall’altro diminuisce così la<br />

capacità di indicare obiettivi misurabili e<br />

indipendenti dalla presenza fisica in<br />

ufficio. In ogni caso, questa è una brutta<br />

notizia per tutti.<br />

Droni<br />

PERICOLOSI<br />

John O. Brennan è stato confermato con<br />

voto bipartisan a capo della Cia. I<br />

repubblicani hanno legato il loro<br />

sostegno a Brennan alla pubblicazione<br />

degli atti relativi agli omicidi miranti a<br />

cittadini americani, eseguiti dai droni, in<br />

territorio straniero. Quattro le vittime<br />

ufficiali, tre delle quali sono tuttavia<br />

dovute ad errori.<br />

Chavez<br />

CRONOLOGIA<br />

Febbraio 1992. Hugo Chávez tenta un<br />

colpo di stato contro l’allora presidente<br />

venezuelano Carlos Andres Perez. Chávez<br />

viene arrestato e passerà due anni in<br />

prigione, dove preparerà minuziosamente<br />

il suo ingresso in politica.<br />

Dicembre 1998. Vince le presidenziali e<br />

diventa a 44 anni il più giovane presidente<br />

del Venezuela.<br />

Luglio 2000. Dopo l’entrata in vigore<br />

della costituzione bolivariana, gli viene<br />

confermato l’incarico con maggioranza<br />

assoluta.<br />

Aprile 2002. Subisce un tentativo di golpe<br />

che lo sospende per due giorni dal potere.<br />

Febbraio 2003. Resiste ad uno sciopero<br />

generale di 63 giorni senza dimettersi.<br />

Agosto 2004. Una commissione di osservatori<br />

internazionali conferma la regolarità<br />

del referendum con il quale viene<br />

confermato alla guida del Paese.<br />

Dicembre 2005. Mentre l’opposizione<br />

boicotta le elezioni, Chávez occupa tutti i<br />

167 seggi del parlamento.<br />

Aprile 2006. Cuba, la Bolivia e il Venezuela<br />

firmano un patto volto a impedire<br />

la realizzazione di un’area di libero<br />

scambio tra stati latinoamericani e Usa.<br />

Dicembre 2006. Chávez viene rieletto<br />

per 6 anni alla guida del Paese.<br />

Maggio 2007. Statalizza i giacimenti petroliferi<br />

dell'Orinoco (stimati come i più<br />

grandi del mondo).<br />

Maggio 2008. Statalizza la maggiore<br />

azienda acciaifera del Paese.<br />

Novembre 2009. Alleanza strategica del<br />

Venezuela con l’Iran.<br />

Dicembre 2009. Cuba e il Venezuela<br />

concordano progetti comuni per un montante<br />

di 2,1 miliardi di Euro.<br />

Aprile 2010. Cooperazione militare con<br />

la Russia. Putin finanzia 17 elicotteri militari.<br />

Ottobre 2012. Chávez vince le elezioni<br />

con il 55% dei suffragi.<br />

Marzo <strong>2013</strong>. Muore a 58 anni.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 86<br />

In fuga<br />

DALLA SIRIA<br />

L’Onu annuncia che ci sono un milione<br />

di rifugiati che sono fuggiti dalla Siria: 7-<br />

8.000 al giorno. Milioni sarebbero coloro<br />

che sono stati obbligati a lasciare la<br />

propria casa, pur non essendo ancora<br />

usciti dal Paese. Medici senza frontiere<br />

continua, come tutte le ONG occidentali,<br />

a non essere autorizzata dal regime di<br />

Assad ad operare nei territori più critici<br />

della Siria.<br />

In due anni di guerra sono morte secondo<br />

l’Onu 70.000 persone.<br />

Paradosso: 21 osservatori dell’ONU sono<br />

stati rapiti dagli oppositori al regime di<br />

Assad sulle alture del Golan.<br />

Microsoft<br />

MULTATA IN EUROPA<br />

La commissione europea ha multato per<br />

561 milioni di Euro la Microsoft, per non<br />

aver consentito agli utilizzatori la scelta<br />

del browser. Microsoft sostiene essersi<br />

trattato di un errore tecnico di cui intende<br />

assumersi la responsabilità.<br />

Business<br />

MODELLO GEORGIANO<br />

La banca mondiale, pubblica la classifica<br />

dei Paesi in cui è più facile fare business:<br />

per la cronaca, l’Italia è settantatreesima.<br />

Interessante è il caso della Georgia, che è<br />

passata dalla posizione 137 nel 2005 alla<br />

posizione 9 oggi. Come hanno fatto?<br />

Hanno istituito una commissione che ha<br />

analizzato tutti i parametri di controllo<br />

che la classifica andava a spulciare per<br />

determinare l’ordine e ha legiferato con<br />

l’unico obiettivo di risalire la classifica.<br />

Stanziati 13 milioni di dollari per un progetto<br />

chiamato Georgia Business Climate<br />

Reform. Va be', successone, congratulazioni<br />

dal Financial Times, CNN e BBC.<br />

Peccato però che nel frattempo sempre la<br />

Georgia, avendo soppresso varie cose fra<br />

cui i controlli antisofisticazione sugli<br />

alimenti, abbia fatto crescere il livello di<br />

botulismo presente, portandola a un poco<br />

glorioso primo posto mondiale: le<br />

industrie alimentari sono tante, molte a<br />

conduzione famigliare, i black out<br />

frequenti, pochi i controlli.


www.isiciliani.it<br />

mondo su NORD &SUD mondo giù<br />

a cura di Tito Gandini<br />

“Troppe<br />

botte,<br />

MI DIMETTO”<br />

Il presidente del consiglio<br />

bulgaro Boiko Borisow<br />

si è dimesso in<br />

seguito alle manifestazioni contro gli alti<br />

costi dell’elettricità: “Non voglio essere<br />

parte di un governo la cui polizia picchia<br />

i manifestanti”. In una recente manifestazione<br />

la polizia ne aveva feriti venticinque.<br />

“Ah, se fossimo<br />

RIMASTI IN IRAQ...”<br />

Prima di lasciare il proprio posto a capo<br />

del Pentagono, Leon Panetta ha voluto<br />

sottolineare come l’uscita repentina<br />

dall’Iraq, voluta da Obama, abbia sostanzialmente<br />

annullato l’inflsuenza USA sul<br />

governo iracheno. Il rapporto evidenzia<br />

anche alcuni errori della politica americana,<br />

con un eccesso non coordinato di<br />

programmi grandiosi su cui non si è<br />

chiesta l’opinione degli iracheni, andando<br />

sostanzialmente ad operare nel vuoto<br />

di poteri che la guerra stessa aveva creato,<br />

senza riuscire a riportare il Paese alla<br />

normalità.<br />

Governo tecnico<br />

RESPINTO IN TUNISIA<br />

Il presidente del consiglio tunisino Hamadi<br />

Jebali si è dimesso dopo aver proposto<br />

un Governo tecnico ed esserselo<br />

visto respingere. Dopo l’omicidio di<br />

Chokir Belaid, che la vox populi attribuisce<br />

all'establishment tunisino, si sono<br />

susseguite le manifestazioni antigovernative.<br />

Dopo la primavera araba in Tunisia è<br />

ancora aperta la questione della definizione<br />

della nuova costituzione, mentre la<br />

vecchia nomenclatura politica stenta a<br />

farsi da parte. C’è voluto un mese per<br />

definire il nuovo gabinetto, e un mese<br />

per scoprire che in fondo va bene così:<br />

Ali Larayed, l’ex ministro dell’interno,<br />

sarà il nuovo presidente del consiglio e<br />

guiderà la stessa coalizione tripartita del<br />

Governo precedente.<br />

Guerra<br />

di Corea<br />

“RIFACCIAMOLA!”<br />

Terzo test nucleare<br />

nordcoreano. Nuove sanzioni da parte<br />

dell’Onu. La Corea del Nord ha<br />

dichiarato nulli tutti gli accordi di non<br />

aggressione firmati con la Corea del Sud.<br />

Il 10 <strong>marzo</strong> gli Usa e la Corea del Sud<br />

hanno annunciato delle esercitazioni<br />

militari congiunte.<br />

“Via i corrotti!”<br />

E SI DA' FUOCO<br />

Plaren Goranov, 36 anni, si è dato fuoco<br />

davanti al municipio di Varna, durante<br />

una manifestazione contro la corruzione.<br />

I politici gli hanno dedicato una giornata<br />

di lutto nazionale.<br />

La Bulgaria è il Paese più povero della<br />

comunità europea.<br />

“Scappa, orso!<br />

ARRIVA IL CANADESE”<br />

I Paesi membri della convenzione sul<br />

commercio internazionale delle specie<br />

minacciate ha rifiutato di vietare il commercio<br />

internazionale dell’orso bianco.<br />

Per ferocia si è distinto il Canada, che<br />

sostiene che le popolazioni locali abbiano<br />

sviluppato un modello equilibrato di<br />

caccia.<br />

Il fantasma<br />

DI SARKOZY<br />

Il tasso di disoccupazione in Francia è<br />

salito al 10%. Nicolas Sarkozy ha<br />

dichiarato che potrebbe essere “obbligato”<br />

a rientrare in politica dallo stato disastroso<br />

della politica francese.<br />

Cento tibetani<br />

TESTIMONI COL FUOCO<br />

Il 13 febbraio si è dato fuoco il centesimo<br />

tibetano a Kathmandu. La Cina<br />

continua con la linea dura, malgrado il<br />

cambiamento della guida politica avvenuto<br />

a novembre.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 87<br />

Cyber<br />

warrior<br />

ARRUOLATI<br />

NEGLI USA<br />

Gli Stati Uniti hanno<br />

istituito una medagia in onore dei<br />

osiddetti “cyberguerrieri”, un riconoscimento<br />

per chi militarmente combatte<br />

in difesa della patria via Web.<br />

Waterloo:<br />

LA FRANCIA NON PERDONA<br />

Jacques Delors ex presidente della commissione<br />

Europea, ha suggerito al Regno<br />

Unito di lasciare l’Europa.<br />

Fratelli<br />

D'EUROPA<br />

Daniel Cohn-Bendit ritiene che in Europa<br />

ci sia un asse schiacciasassi Cameron-<br />

Merkel, che ha monopolizzato l’accordo<br />

(2,1 miliardi di Euro alla Francia).<br />

Stragi<br />

DIMENTICATE<br />

Quattro poliziotti serbi di Bosnia sono<br />

stati condannati a 22 anni di reclusione<br />

per aver ammazzato 150 civili durante la<br />

guerra, il 21 agosto 1992.<br />

Imagine<br />

A MILIONI IN PIAZZA PER LA PACE<br />

Sono passati 10 anni dalla manifestazione<br />

pacifista mondiale contro la guerra in<br />

Iraq: 30 milioni di persone in 60 Paesi.<br />

Ancora fuori<br />

BULGARI E ROMENI<br />

La Romania e la Bulgaria continuano a<br />

non essere parte dell’area Schengen.<br />

Sospesa la decisione dei ministri europei.<br />

Lontane<br />

GUERRE D'AFRICA<br />

Il Brigadiere Wilfred Pingaud37 anni è la<br />

quarta vittima dell’esercito francese in<br />

Mali.


Io ero un ragazzo e rimasi ferito sotto<br />

un bombardamento aereo che distrusse il<br />

mio paese. Ebbi una gamba e un braccio<br />

spezzati, e un occhio quasi lacerato da<br />

una scheggia. Mi tennero una settimana<br />

in un ospedale da campo, mi ricucirono<br />

le ferite e tolsero le schegge senza anestesia.<br />

Ci davano un pomodoro al giorno<br />

per sopravvivere, dopo una settimana finirono<br />

anche i pomodori. Allora scappai;<br />

avevo ancora le stesse bende insanguina-<br />

www.isiciliani.it<br />

IL FILO<br />

Le guerre<br />

dei siciliani<br />

di Giuseppe Fava<br />

Il Direttore ne conobbe una da ragazzo, i<br />

bombardamenti della seconda guerra mondiale.<br />

Si battè disperatamente per evitarne un'altra,<br />

quella dei missili di Comiso. In entrambi i casi<br />

la Sicilia era un bersaglio, con tutta la sua gente<br />

____________________________________<br />

La Fondazione Fava<br />

La fondazione nasce nel 2002 per mantenere<br />

vivi la memoria e l’esempio di Giuseppe Fava,<br />

con la raccolta e l’archiviazione di tutti i suoi<br />

scritti, la ripubblicazione dei suoi principali libri,<br />

l'educazione antimafia nelle scuole, la promozione<br />

di attività culturali che coinvolgano i <strong>giovani</strong><br />

sollecitandoli a raccontare. Il sito permette<br />

la consultazione gratuita di tutti gli articoli di<br />

Giuseppe Fava sui <strong>Siciliani</strong>.<br />

Per consultare gli archivi fotografico e teatrale,<br />

o altri testi, o acquistare i libri<br />

della Fondazione, scrivere a<br />

elenafava@fondazionefava.it<br />

mariateresa.ciancio@virgilio.it<br />

____________________________________<br />

Il sito “I <strong>Siciliani</strong> di Giuseppe Fava”<br />

Pubblica tesi su Giuseppe Fava e i <strong>Siciliani</strong>, da<br />

quelle di Luca Salici e Rocco Rossitto, che ne<br />

sono i curatori. E' un archivio, anzi un deposito<br />

operativo, della prima generazione dei <strong>Siciliani</strong>.<br />

Senza retorica, senza celebrazioni,<br />

semplicemente uno strumento<br />

di lavoro. Serio, concreto<br />

e utile: nel nostro stile.<br />

te e putrefatte del primo giorno, avevo<br />

perduto dieci chili, con quella gamba<br />

spezzata percorsi venti chilometri per<br />

tornare al mio paese, volevo soprattutto<br />

disperatamente sapere se mia madre era<br />

ancora viva.<br />

Quando arrivai alla periferia del mio<br />

paese distrutto, c'erano i soldati inglesi<br />

che rastrellavano i vecchi contadini e i<br />

ragazzi delle campagne. Presero anche<br />

me e mi dettero una vanga. “Seppellisci<br />

quei morti!” dissero. Lungo la strada,<br />

accanto al cimitero, c'erano quattrocento<br />

miei compaesani morti nel bombardamento<br />

di sette giorni prima, una montagna<br />

di corpi spezzati, divelti, gonfi, dilaniati,<br />

putrefatti, e in mezzo a loro c'erano<br />

esseri umani che per anni io avevo salutato<br />

per strada, ragazzi con cui avevo<br />

giocato, certo anche miei compagni di<br />

scuola, nessuno tuttavia riconoscibile<br />

poiché nessuno aveva sembianza umana.<br />

Con le baionette innestate i soldati<br />

inglesi ci spinsero verso quella cosa orrenda.<br />

“Seppelliteli!”. Con i bulldozer avevano<br />

scavato un'immensa fossa in un<br />

campo. Io ero un ragazzo, con la gamba<br />

e il braccio spezzati, una crosta di sangue<br />

su mezza faccia e almeno cinque o<br />

sei schegge ancora dentro che l'ufficiale<br />

medico non aveva avuto tempo di estrarmi,<br />

pesavo altri dieci chili di meno e soprattutto<br />

ero convinto che sarei morto<br />

per la fame. Ero cioè in uno di quei momenti<br />

eccezionali della vita (può capitare<br />

una volta, talvolta non capita mai) in<br />

cui ci si sente disposti a un gesto di eroismo.<br />

Perciò finalmente dissi: “Perché<br />

io?”. E l'ufficiale inglese, con la benda<br />

bianca sul naso e il berretto rosso disse<br />

dolcemente su per giù: “because you<br />

fall the war and those are your dead<br />

people!”.<br />

Pressappoco: perché tu hai perduto la<br />

guerra e questo è il tuo popolo sconfitto!<br />

Un popolo sconfitto<br />

Solo molto più tardi nella vita capii<br />

che per tremila anni innumerevoli eserciti<br />

si erano dati battaglia per conquistare<br />

la Sicilia e che comunque i siciliani<br />

erano stati sempre sconfitti e avevano<br />

dovuto alla fine sempre seppellire i loro<br />

morti.<br />

Questo concetto mi si para perfettamente<br />

dinnanzi, autentica verità storica,<br />

al cospetto della cosiddetta sindrome-<br />

Comiso, cioè della installazione della<br />

base di missili nucleari in Sicilia.<br />

I <strong>Siciliani</strong>,<br />

<strong>marzo</strong> 1983<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 88


I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>/ Reg.Trib.Catania n.23/2011 del 20/09/2011 / d.responsabile riccardo orioles<br />

www.isiciliani.it<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

Rivista di politica, attualità e cultura<br />

Fatta da:<br />

Gian Carlo Caselli, Nando dalla Chiesa, Giovanni Caruso,<br />

Giovanni Abbagnato, Francesco Appari, Lorenzo Baldo, Valerio<br />

Berra, Nando Benigno, Mauro Biani, Lello Bonaccorso, Paolo<br />

Brogi, Luciano Bruno, Anna Bucca, Elio Camilleri, Giulio<br />

Cavalli, Arnaldo Capezzuto, Ester Castano, Salvo Catalano,<br />

Carmelo Catania, Giulio Cavalli, Antonio Cimino, Giancarla<br />

Codrignani, Dario Costantino, Irene Costantino, Tano D’Amico,<br />

Fabio D’Urso, Jack Daniel, Riccardo De Gennaro, Giacomo Di<br />

Girolamo, Tito Gandini, Rosa Maria Di Natale, Francesco<br />

Feola, Norma Ferrara, Pino Finocchiaro, Paolo Fior, Enrica<br />

Frasca, Renato Galasso, Rino Giacalone, Marcella Giamusso,<br />

Giuseppe Giustolisi, Carlo Gubitosa, Sebastiano Gulisano,<br />

Bruna Iacopino, Massimiliano Nicosia, Max Guglielmino,<br />

Diego Gutkowski, Bruna Iacopino, Margherita Ingoglia,<br />

Kanjano, Gaetano Liardo, Sabina Longhitano, Luca Salici,<br />

Michela Mancini, Antonio Mazzeo, Martina Mazzeo, Emanuele<br />

Midoli, Luciano Mirone, Pino Maniaci, Attilio Occhipinti, Salvo<br />

Ognibene, Antonello Oliva, Riccardo Orioles, Pietro Orsatti,<br />

Salvo Perrotta, Giulio Petrelli, Aaron Pettinari, Giuseppe<br />

Pipitone, Domenico Pisciotta, Antonio Roccuzzo, Alessandro<br />

Romeo, Vincenzo Rosa, Luca Rossomando, Giorgio Ruta,<br />

Daniela Sammito, Vittoria Smaldone, Mario Spada, Sara Spartà,<br />

Giuseppe Spina, Miriana Squillaci, Giuseppe Teri, Marilena<br />

Teri, Fabio Vita, Salvo Vitale, Chiara Zappalà, Andrea Zolea<br />

Webmaster: Max Guglielmino max.guglielmino@isiciliani.org<br />

Net engineering: Carlo Gubitosa gubi@isiciliani.it<br />

Art director: Luca Salici lsalici@isiciliani.it<br />

Coordinamento: Giovanni Caruso gcaruso@isiciliani.it<br />

Segreteria di redazione: Riccardo Orioles riccardo@isiciliani.it<br />

Progetto grafico di Luca Salici<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 89<br />

redazione@isiciliani.it


Giambattista<br />

Scidà e Gian<br />

Carlo Caselli<br />

sono stati fra<br />

i primissimi<br />

promotori della<br />

rinascita dei <strong>Siciliani</strong>.<br />

Lo spirito di un<br />

giornale<br />

"Un giornalismo fatto di<br />

verità impedisce molte<br />

corruzioni, frena la<br />

violenza e la criminalità,<br />

accelera le opere<br />

pubbliche indispensabili.<br />

pretende il funzionamento<br />

dei servizi sociali. tiene<br />

continuamente allerta le<br />

forze dell'ordine, sollecita<br />

la costante attenzione<br />

della giustizia, impone ai<br />

politici il buon governo".<br />

Giuseppe Fava<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

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Una piccola


libertà<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

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SOTTOSCRIVI PER I SICILIANI GIOVANI<br />

IT 28 B 05018 04600 000000148119<br />

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I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> ­ rivista di politica, attualità e cultura<br />

fatta da: Gian Carlo Caselli, Nando dalla Chiesa, Antonio Roccuzzo,<br />

Giovanni Caruso, Margherita Ingoglia, Norma Ferrara, Michela<br />

Mancini, Sara Spartà, Francesco Feola, Luca Rossomando, Lorenzo<br />

Baldo, Aaron Pettinari. Salvo Ognibene, Beniamino Piscopo, Giulio<br />

Cavalli, Paolo Fior, Arnaldo Capezzuto, Pino Finocchiaro, Luciano<br />

Mirone, Rino Giacalone, Ester Castano, Antonio Mazzeo, Carmelo<br />

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I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

Cronache<br />

Catania, Giacomo Di Girolamo, Francesco Appari, Leandro Perrotta,<br />

Giulio Pitroso, Giorgio Ruta, Carlo Gubitosa, Mauro Biani, Kanjano,<br />

Luca Ferrara, Luca Salici, Jack Daniel, Anna Bucca, Grazia Bucca,<br />

Luciano Bruno, Antonello Oliva, Elio Camilleri, Fabio Vita, Diego<br />

Gutkowski, Giovanni Abbagnato, Pietro Orsatti, Roberto Rossi, Bruna<br />

Iacopino, Nerina Platania, Nadia Furnari, Riccardo De Gennaro, Fabio<br />

D'Urso, Sabina Longhitano, Salvo Vitale.<br />

SOTTOSCRIVI IT 28 B 05018 04600 000000148119<br />

Associazione I <strong>Siciliani</strong> Giovani/ Banca Etica


dalla vita com'è<br />

redazione@isiciliani.it<br />

Webmaster: Max Guglielmino. Net engineering: Carlo<br />

Gubitosa. Art director: Luca Salici. Coordinamento:<br />

Giovanni Caruso e Massimiliano Nicosia. Segreteria di<br />

redazione: Riccardo Orioles.<br />

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I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>/ Reg.Trib.Catania n.23/2011 del 20/09/2011 / Dir.responsabile Riccardo<br />

Orioles/ Associazione culturale I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>, via Cordai 47, Catania / 30 agosto 2012<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

Gli ebook<br />

dei <strong>Siciliani</strong><br />

I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> sono stati fra i primissimi in Italia ad<br />

adottare le tecnologie Issuu, a usare tecniche di<br />

impaginazione alternative, a trasferire in rete e su Pdf i<br />

prodotti giornalistici tradizionali. Niente di strano,<br />

perché già trent'anni fa i <strong>Siciliani</strong> di Giuseppe Fava<br />

furono fra i primi in Italia ad adottare ­ ad esempio ­ la<br />

fotocomposizione fin dal desk redazionale.<br />

Gli ebook dei <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>, che affiancano il<br />

giornale, si collocano su questa strada ed affrontano<br />

con competenza e fiducia il nuovo mercato editoriale<br />

(tablet, smartphone, ecc.), che fra i primi in Italia hanno<br />

saputo individuare.<br />

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www.isiciliani.it<br />

Ai lettori 1984<br />

Caro lettore, sono in tanti, oggi, ad accusare la Sicilia<br />

di essere mafiosa: noi, che combattiamo la mafia in<br />

prima fila, diciamo invece che essa è una terra ricca di<br />

tradizioni, storia, civiltà e cultura, tiranneggiata dalla<br />

mafia ma non rassegnata ad essa. Questo, però,<br />

bisogna dimostrarlo con i fatti: è un preciso dovere di<br />

tutti noi siciliani, prima che di chiunque altro; di fronte<br />

ad esso noi non ci siamo tirati indietro.<br />

Se sei siciliano, ti chiediamo francamente di aiutarci,<br />

non con le parole ma coi fatti. Abbiamo bisogno di<br />

lettori, di abbonamenti, di solidarietà. Perciò ti<br />

abbiamo mandato questa lettera: tu sai che dietro di<br />

essa non ci sono oscure manovre e misteriosi centri di<br />

potere, ma semplicemente dei siciliani che lottano per<br />

la loro terra. Se non sei siciliano, siamo del tuo stesso<br />

Paese: la mafia, che oggi attacca noi, domani<br />

travolgerà anche te.<br />

Abbiamo bisogno di sostegno, le nostre sole forze non<br />

bastano. Perciò chiediamo la solidarietà di tutti i<br />

siciliani onesti e di tutti coloro che vogliono lottare<br />

insieme a loro. Se non l'avremo, andremo avanti lo<br />

stesso: ma sarà tutto più difficile.<br />

I <strong>Siciliani</strong><br />

Ai lettori 2012<br />

Quando abbiamo deciso di continuare il percorso,<br />

mai interrotto, dei <strong>Siciliani</strong>, pensavamo che questa<br />

avventura doveva essere di tutti voi. Voi che ci avete<br />

letto, approvato o criticato e che avete condiviso con<br />

noi un giornalismo di verità, un giornalismo giovane<br />

sulle orme di Giuseppe Fava.<br />

In questi primi otto mesi, altrettanti numeri dei<br />

<strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> sono usciti in rete e i risultati ci<br />

lasciano soddisfatti, al punto di decidere di uscire entro<br />

l'anno anche su carta e nel formato che fu<br />

originariamente dei <strong>Siciliani</strong>.<br />

Ci siamo inoltre costituiti in una associazione<br />

culturale "I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong>", che accoglierà tutti i<br />

componenti delle varie redazioni e testate sparse da<br />

nord a sud, e chi vorrà affiancarli.<br />

Pensiamo che questo percorso collettivo vada<br />

sostenuto economicamente partendo dal basso,<br />

partendo da voi. Basterà contribuire con quello che<br />

potrete, utilizzando i mezzi che vi proporremo nel<br />

nostro sito.<br />

Tutto sarà trasparente e rendicontato, e per essere<br />

coerenti col nostro percorso abbiamo deciso di<br />

appoggiarci alla "Banca Etica Popolare", che con i suoi<br />

principi di economia equa e sostenibile ci garantisce<br />

trasparenza e legalità.<br />

I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong><br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

Chi sostiene i <strong>Siciliani</strong><br />

Una pagina dei <strong>Siciliani</strong> del 1993<br />

Nel 1986, e di nuovo nel 1996, i <strong>Siciliani</strong><br />

dovettero chiudere per mancanza di<br />

pubblicità, nonostante il successo di<br />

pubblico e il buon andamento delle<br />

vendite. I redattori lavoravano gratis, ma<br />

gli imprenditori non sostennero in alcuna<br />

maniera il giornale che pure si batteva per liberare anche<br />

loro dalla stretta mafiosa.<br />

Non è una pagina onorevole, nella storia dell'imprenditoria<br />

siciliana.<br />

SOTTOSCRIVI IT 28 B 05018 04600 000000148119<br />

Associazione I <strong>Siciliani</strong> Giovani/ Banca Etica


I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

In rete, e per le strade<br />

I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> che cos'è<br />

I <strong>Siciliani</strong> <strong>giovani</strong> è un giornale, è un pezzo di storia,<br />

ma è anche diciotto testate di base ­ da Milano a<br />

Modica, da Catania a Roma, da Napoli a Bologna, a<br />

Trapani, a Palermo ­ che hanno deciso di lavorare<br />

insieme per costituire una rete.<br />

Non solo inchieste e denunce, ma anche il racconto<br />

quotidiano di un Paese giovane, fatto da <strong>giovani</strong>, vissuto in<br />

prima persona dai protagonisti dell'Italia di domani. Fuori dai<br />

palazzi. In rete, e per le strade.<br />

facciamo rete!<br />

www.isiciliani.it


I <strong>Siciliani</strong><br />

<strong>giovani</strong><br />

1982-2012<br />

"A che serve essere vivi, se non c'è<br />

il coraggio di lottare?"<br />

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SOTTOSCRIVI!<br />

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Oppure:<br />

Conto corrente postale<br />

n. C/C 001008725614<br />

Associazione Culturale I <strong>Siciliani</strong> Giovani, via Cordai 47 Catania

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