21° Zadankai 03 dicembre - gruppo promontorio
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TRATTO DAL NUOVO RINASCIMENTO N° 355! <strong>03</strong> DICEMBRE 2009<br />
ZADANKAI<br />
Mi rispetto se ti rispetto<br />
Prima parte<br />
di Andrea Camerani<br />
«Una volta compreso che la tua vita è la Legge mistica comprenderai che lo è anche la vita di tutti<br />
gli altri» scrisse il Daishonin.<br />
Partendo da questa equazione, ignorare la Buddità che è in ogni persona, equivale a ignorarla<br />
anche dentro di noi. E viceversa. Il<br />
Buddismo ricorda che non è possibile disgiungere il rispetto per la propria dignità, da quello per<br />
la dignità altrui.<br />
«Ognuno si congedò dalla vita nel modo che più gli si addiceva. Alcuni pregarono, altri bevvero oltre misura,<br />
altri si inebriarono di nefanda ultima passione». Così inizia il racconto della notte prima della partenza<br />
degli ebrei dal campo di internamento di Fossoli, presso Modena, verso Auschwitz, nell'opera di Primo<br />
Levi Se questo è un uomo (Einaudi Tascabili, pag. 13). «Ma le madri - prosegue - vegliarono a preparare con<br />
dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e fecero i bagagli, e all'alba i fili spinati erano pieni<br />
di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare; e non dimenticarono le fasce, e i giocattoli, e i cuscini, e<br />
le cento piccole cose che esse ben sanno, e di cui i bambini hanno in ogni caso bisogno». Quando si avvicina<br />
l'ultima ora, le persone rivelano la loro vera natura. Quella notte, il pensiero e l'azione delle madri<br />
furono rivolti alla cura e al sostegno della famiglia. Esse mostrarono forza, coraggio e amore. Il loro comportamento<br />
manifestò la dignità dell'essere umano. Questa vicenda è l'occasione per parlare di<br />
alcuni aspetti strettamente collegati alla dignità, e a ciò che essa rappresenta nella società<br />
e nel Buddismo di Nichiren Daishonin. La lingua italiana definisce la dignità (dal<br />
latino dignus, degno) come il rispetto che l'uomo, conscio del proprio valore sul piano<br />
morale, deve sentire nei confronti di se stesso e tradurre in un comportamento e in<br />
un contegno adeguati.<br />
SEGUE A PAG 2<br />
GRUPPO PROMONTORIO! PAGINA 1
TRATTO DAL NUOVO RINASCIMENTO N° 355! <strong>03</strong> DICEMBRE 2009<br />
Anche il Buddismo considera il rispetto di se stessi una condizione indispensabile per crescere come<br />
individui. In questa ottica, le difficoltà della vita offrono ogni volta la possibilità di sviluppare la propria<br />
autostima: sta a noi coglierla, scartando le pseudo-soluzioni che possono derivare dall'esterno e scegliendo<br />
di scoprire il proprio valore e di sviluppare le proprie capacità. Diventare felici, dice il presidente<br />
della SGI Daisaku Ikeda, equivale a scalare la montagna che si erge davanti a noi: se non accettiamo<br />
la fatica che comporta la salita, non potremo arrivare in cima e godere del panorama. Il Buddismo insegna<br />
a trasformare la propria sofferenza in gioia tramite il Gohonzon: se invece cerchiamo altre soluzioni,<br />
ci neghiamo la possibilità di sperimentare il potenziale illimitato della nostra vita. A questo proposito,<br />
il Daishonin scrive al discepolo Toki Jonin ne Il conseguimento della Buddità in questa esistenza: «Se<br />
cerchi l'Illuminazione al di fuori di te, anche eseguendo diecimila pratiche e diecimila buone azioni, sarà<br />
inutile come se un povero stesse giorno e notte a contare le ricchezze del suo vicino, senza guadagnare<br />
nemmeno mezzo centesimo» (WND, 3, vedi anche SND, 4, 4). Inoltre, per il principio di non dualità di<br />
vita e ambiente (esho funi) se nutriamo rispetto per noi stessi anche gli altri ci rispetteranno, viceversa<br />
la tendenza a ottenere scarso rispetto dall'esterno origina probabilmente da una nostra carenza di autostima.<br />
In ogni caso, una forte preghiera al Gohonzon unita allo spirito di sfidarsi continuamente trasformerà<br />
ogni punto debole in un punto di forza.<br />
NOI E GLI ALTRI, IL RISPETTO È RECIPROCO<br />
È anche vero che se manchiamo di rispetto a qualcuno, in realtà neghiamo lo stesso rispetto a noi stessi.<br />
«Una volta compreso che la tua vita è la Legge mistica - scrive ancora il Daishonin - comprenderai che lo è<br />
anche la vita di tutti gli altri» (SND, 4, 6). Poiché ogni persona incarna la Buddità, ignorarla in un altro<br />
equivale a ignorarla anche dentro di noi. Se però impariamo a concentrarci sulle qualità delle altre persone,<br />
piuttosto che sui difetti, cambierà in positivo anche il modo di vedere noi stessi. L'atteggiamento che adottiamo<br />
verso la vita, alla fin fine, è lo stesso, che si tratti della nostra o di quella altrui. Il lavoro che dobbiamo<br />
fare per migliorare la qualità della nostra vita è esclusivamente rivolto verso di noi. Per questo non<br />
ha alcun significato, né produce valore, fare confronti fra noi e gli altri: l'unico confronto da fare è fra come<br />
eravamo ieri e come siamo oggi, per verificare se e quanto è avanzata la nostra rivoluzione umana. Daisaku<br />
Ikeda, raccontando la sua partecipazione a una riunione di discussione a livello di settore alla quale<br />
erano presenti circa trenta persone, in un recente saggio afferma: «Parlai con ciascuno di loro e li incoraggiai<br />
con tutto il cuore, augurandomi di imprimere per sempre dentro di me l'incontro di quella sera» (NR,<br />
348, 1 aprile, 8). Mentre leggevo questa frase mi aspettavo che si concludesse con «augurandomi di imprimere<br />
dentro di loro», invece era scritto «dentro di me». Ciò che evidentemente contava per lui in quel<br />
momento non era semplicemente dare un incoraggiamento, ma arricchire ulteriormente il suo patrimonio<br />
di relazioni umane in modo da poter influire favorevolmente sulla vita di quelle persone.<br />
GRUPPO PROMONTORIO! PAGINA 2