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Cotonificio Mylus – 1907

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L’AMPLIAMENTO DEL <strong>1907</strong><br />

Ai primi del Novecento, in seguito a un periodo di grande sviluppo economico per il<br />

cotonificio Mylius, si pensò ad una nuova sede produttiva, poco distante da quella del 1889,<br />

precisamente più a sud, su quello che era un terreno agricolo.<br />

Fu il figlio di Federico Mylius, Giorgio Mylius, che si occupò di questo ampliamento.<br />

La Provincia di Brescia<br />

10 Maggio <strong>1907</strong><br />

In merito alla data esatta dell’inaugurazione del<br />

nuovo corpo di fabbrica si possono registrare<br />

delle discrepanze nella stampa locale poiché «Il<br />

Cittadino di Brescia», dell’11 Maggio <strong>1907</strong>, fa<br />

risalire la posa della prima pietra del nuovo<br />

opificio al 10 Maggio <strong>1907</strong><br />

69 , mentre sul giornale «La Provincia di<br />

Brescia», del 10 Maggio <strong>1907</strong>, si legge quanto<br />

segue:<br />

Una festa simpaticissima e grandiosa nella sua semplicità<br />

[…] ha raccolto ieri mattina intorno a Giorgio Mylius, il<br />

forte e moderno industriale, tutta la popolazione operaia di<br />

Villa <strong>–</strong> della quale egli è così largamente benemerito <strong>–</strong> e<br />

molti amici e ammiratori suoi.<br />

Si dovrebbe quindi dedurre che la cerimonia<br />

della posa della prima pietra risalga al 9 Maggio<br />

<strong>1907</strong>.<br />

È comunque particolarmente suggestivo leggere<br />

gli articoli di giornale dell’epoca poiché si percepisce come fossero<br />

vissuti dalla gente questi eventi e come avessero allestito in pompa magna la cerimonia per la<br />

posa della prima pietra.<br />

69 KLEIN, Solenne cerimonia per la posa della prima pietra di un nuovo opificio Mylius a Cogozzo, in «Cittadino<br />

di Brescia», 11 maggio <strong>1907</strong>, Anno XXIX, n. 105, p. 2. Nell’articolo si legge :« Ieri, gentilmente invitata tutta la<br />

stampa cittadina, intervenne alla solenne cerimonia della posa della prima pietra di un nuovo grandioso opificio<br />

Mylius. A Cogozzo, in Valle Trompia».<br />

71<br />

Il Cittadino di Brescia<br />

11 Maggio <strong>1907</strong>


Il Cittadino di Brescia dell’ 11 Maggio <strong>1907</strong> scrive:<br />

La posa della ‘prima pietra’del nuovo opificio avvenuta il 9 Maggio <strong>1907</strong><br />

72<br />

[…] Alla porta dello<br />

stabilimento è a ricevere<br />

gli invitati il Cav. Giorgio<br />

Mylius, figlio di Federico<br />

Mylius, che diciotto anni<br />

fa fondava la sua industria<br />

in Valle Trompia. Noto<br />

Donna Beatrice Barbiano<br />

di Belgioioso moglie del<br />

signor Mylius con il suo<br />

piccolo Enrico, il primogenito di sei anni, che già custodisce sotto il braccio l’astuccio contenente<br />

la minuscola cazzuola d’argento di cui si servirà durante la<br />

cerimonia e che porta incise le parole: «Edifico non distruggo <strong>–</strong> 9 Maggio <strong>1907</strong> 70 […]<br />

Attraversando lo stabilimento, tutti si recarono sul luogo della cerimonia, dove un castello di travi<br />

e un giuoco di catene e di carrucole sostengono, alta sopra una fossa all’uopo predisposta, la<br />

‘prima pietra’, un bel masso bianco a forma di parallelepipedo. […] nel quale verrà collocato […]<br />

nella piccola infossatura all’uopo scavata nel centro della pietra […] una pergamena dettata dal<br />

signor Mylius contenente una iscrizione commemorativa autenticata dal notaio il cui originale fu<br />

[…] rinchiuso in un tubo di rame […] il piccolo Enrico si fa allora avanti con la sua cazzuola<br />

d’argento e tutto compreso del compito affidato alle sue belle manine sparge agli orli con cemento<br />

già predisposto. Vien posto il suggello di pietra ed Enrico ancor una volta sparge il cemento<br />

all’intorno completando così l’opera sua.<br />

La copertina del manuale di<br />

Gaudenzio Beltrami edito<br />

dalla Hoepli nel 1905<br />

L’ingegnere Gaudenzio Beltrami 71 fu incaricato dai Mylius<br />

per la progettazione e la direzione tecnica del nuovo opificio;<br />

l’ingegnere Giuseppe Colombo si dedicò della direzione dei<br />

lavori e, mentre la costruzione delle strutture in cemento<br />

armato fu appaltata alla ditta Bollinger di Milano, quella delle<br />

strutture in muratura fu affidata alla ditta Falsoni <strong>–</strong> Menotti,<br />

70<br />

Questa incisione sulla cazzuola in argento conferma che la data esatta della cerimonia relativa alla posa della<br />

prima pietra fu il 9 Maggio <strong>1907</strong>.<br />

71<br />

L’ingener Beltrami Gaudenzio progettista e direttore tecnico del nuovo opificio fu incaricato dall’editore<br />

Hoepli di Milano nel 1905 di compilare un manuale per la filatura del cotone intitolato La filatura del cotone<br />

manuale teorico-pratico.


anch’essa di Milano.<br />

Al momento della cerimonia del Maggio <strong>1907</strong> i lavori relativi allo scavo per le fondazioni di<br />

questo nuovo nucleo produttivo erano già stati avviati e interessavano un’area di 7000 metri<br />

quadrati a sud dell’edificio del 1889.<br />

La cerimonia d’inaugurazione del nuovo stabilimento pare sia avvenuta nel Dicembre 1908,<br />

come si legge sul giornale «La Provincia di Brescia» del 9 Dicembre 1908.<br />

Con l’affaccio ancor oggi sulla odierna via Bernocchi,<br />

l’attuale strada provinciale triumplina, l’edificio appare<br />

costruito su due piani affiancato da due torri e da due<br />

corpi a un solo piano adibiti come sale per la battitura e<br />

l’orditura.<br />

A completamento del fabbricato vi è una terza torre nella<br />

quale erano alloggiati i trasformatori di elettricità.<br />

Ciò che caratterizza e rende moderna la concezione, dal<br />

punto di vista architettonico, di questo nuovo<br />

stabilimento è l’introduzione della struttura costituita da<br />

una gabbia di travi e pilastri in cemento armato 72 su cui<br />

si innestano i solai e i tamponamenti esterni realizzati in<br />

muratura in mattoni intonacati.<br />

A livello del piano terra vi è ancora oggi, anche se<br />

rimaneggiata, una zoccolatura.<br />

Questa zoccolatura perde la funzione di elemento strutturale e si limita alla sola funzione di<br />

rivestimento dello ‘scheletro’ in cemento armato.<br />

I prospetti sono interrotti da grandi finestrature vetrate, dove l’intreccio ortogonale dei<br />

montanti che delimitano gli elementi decorativi presenti, si accosta con armonia all’orditura<br />

delle travi e dei pilastri schermati da lesene.<br />

Questo schema geometrico - ortogonale della struttura, caratterizzato dall’alternarsi di linee<br />

orizzontali e verticali, viene riproposto nelle decorazioni formate da cornici che presentano un<br />

andamento costituito da spezzate nelle trifore del piano terra e da specchiature posizionate tra<br />

la cornice marcapiano e il davanzale delle trifore del primo piano.<br />

72 È interessante riportare quanto scrive l’inviato del giornale «La provincia di Brescia» in occasione della<br />

cerimonia della ‘prima pietra’ del nuovo corpo di fabbrica sulla struttura che avrà l’edificio: «La costruzione in<br />

cemento armato permetterà uno sviluppo delle aperture non possibile con altri sistemi di costruzione; e i saloni di<br />

lavoro riceveranno luce da grandi trifori».<br />

73<br />

La Provincia di Brescia<br />

9 Dicembre 1908


A coronamento dei fronti vi è un cornicione dalla sezione non troppo elaborata che disegna la<br />

linea di gronda del tetto.<br />

Una parte del prospetto lungo l’attuale<br />

via Bernocchi prima degli interventi di<br />

recupero dello stabile<br />

Oggi, degli interni di questo stabile non<br />

rimane ormai più nulla poiché, per<br />

esigenze produttive e strutturali, l’edificio è<br />

stato svuotato dell’orditura delle travi e dei<br />

pilastri che sono stati ristrutturati e<br />

adeguatamente dimensionati alla nuova<br />

destinazione d’uso.<br />

Gli interni portano avanti in misura maggiore la<br />

tendenza all’essenzialità e alla sobrietà che<br />

caratterizza i prospetti.<br />

Contrariamente al primo corpo di fabbrica del<br />

1889, nel quale erano presenti - e tuttora<br />

permangono - esili ed eleganti colonne in ghisa, in<br />

questo nuovo edificio si preferì utilizzare sottili<br />

pilastri a pianta quadrata in cemento armato,<br />

elegantemente rifiniti e caratterizzati da spigoli<br />

smussati per la quasi totalità dell’altezza.<br />

Il prospetto su via Bernocchi appare oggi mascherato da un muraglione in cemento armato<br />

che ne occulta la vista per circa la metà del fronte, mentre si vede, in una cartolina risalente al<br />

1920, che esso appariva separato dalla strada provinciale con muretto sormontato da un<br />

elegante cancellata in ferro.<br />

Sempre dall’articolo del 10 Maggio <strong>1907</strong> del giornale «La Provincia di Brescia» si possono<br />

ricavare altre interessanti notizie relative a questo edificio.<br />

L’inviato scrive:<br />

[…] Lo stabilimento nuovo verrà a costare un milione <strong>–</strong> in cifratonda <strong>–</strong> come edificio, e due milioni<br />

come macchinario. I lavori saranno iniziati subito e spinti innanzi colla massima alacrità; sulla fine<br />

dell’anno comincerà l’arrivo del macchinario, e nell’anno prossimo, in Giugno o ai primissimi di<br />

Luglio, si calcola che lo Stabilimento potrà funzionare.<br />

74<br />

Gli interni prima della ristrutturazione. Sono<br />

da notare graziosi pilastri a pianta quadrata<br />

in cemento armato che sono stati abbattuti e<br />

sostituiti, per esigenze strutturali con nuovi<br />

durante l’intervento di recupero.


A sinistra, il nuovo opificio Mylius in una cartolina del 1925. Da notare la cancellata in ferro che<br />

separa elegantemente il nuovo opificio dalla strada.<br />

A destra, l’ex cotonificio Mylius come appare oggi. Da notare il muraglione in cemento armato.<br />

Nell’articolo del 9 Dicembre 1908 del giornale «La Provincia di Brescia» in cui viene<br />

descritta la cerimonia di inaugurazione del nuovo opificio, è interessante stralciare alcune<br />

frasi in cui il giornalista descrive alcune tecnologie, all’avanguardia per l’epoca, che sono<br />

state installate all’interno dell’edificio:<br />

Si visita la sala delle dinamo, delle turbine, delle caldaie a vapore dove viene originata quella<br />

potente energia che pulsa nello stabilimento attraverso le diverse funzioni manifatturiere. Si<br />

ammirano gli aspiratori, piccoli siluranti che pendono dal soffitto e sovrastanti il macchinario, la<br />

cui funzione di completa dispersione della perniciosa polvere che si sprigiona durante le<br />

trasformazioni della materia è di tanta e assoluta necessità per la vita operaia. Si osserva un nuovo<br />

sistema di lampade elettriche; la luce viene prima proiettata verso la volta e da questa si riversa in<br />

basso diffondendosi con più uniforme intensità. Gli invitati passano alla visita della nuova<br />

filatura 73 sostando meravigliati al magazzino 74 veramente immenso per la grandiosità della<br />

superficie; misura difatti una lunghezza di 180 metri per una larghezza di metri 22 ed è costruito in<br />

cemento armato. In questa galleria entrano direttamente dalla linea tranviaria i vagoni pronti pel<br />

carico e scarico sopra un binario che s’eleva di qualche metro dal piano della galleria. A questo<br />

binario faranno capo i furgoni per il servizio interno alla nuova e vecchia filatura. L’operazione di<br />

carico e scarico nella galleria viene facilitata dalla funzione di una gru mobile a trazione elettrica<br />

che scorre dall’uno all’altro capo delle travature in cemento.<br />

Il magazzino della nuova filatura presentava una superficie di 793 metri quadrati, era costruito in<br />

muratura portante e non presentava aperture sui fronti.<br />

L’illuminazione che era naturale proveniva da lucernari che interrompevano la copertura curva.<br />

La struttura portante della copertura era costituita da capriate in cemento poggianti su pilastri<br />

impegnati quindi a sostenere la volta.<br />

73 Denominata nella planimetria generale del 1938 con la lettera D<br />

74 Indicato con la lettera B. Questo edificio oggi appare completamente stravolto nella sua struttura.<br />

75


Le capriate in cemento erano costituite da una catena orizzontale e da puntoni curvi che<br />

assecondano l’andamento dell’imbotte.<br />

Questo stabilimento si stende sopra un’area di 20.000 metri quadrati dei quali 8000 coperti:<br />

componesi del magazzeno e delle sale pel reparto della battitura (dove viene pulito il materiale<br />

greggio proveniente per la massima parte dall’America). Il riparto della filatura comprende le sale<br />

dei ring e dei selfachting; per ultimo il reparto della incassatura […] Il macchinario proviene in<br />

massima parte dall’inghilterra. Condutture, macchine, quadro di distribuzione, lampade, ecc, il<br />

tutto fornito dall’Ufficio tecnico G. Buranello, gerente in Brescia la Società elettrodinamica di<br />

Milano, con materiale E.G. Alioth di Basilea, rappresentata dal direttore ingegnere Cauro. Mentre<br />

la visita continua qualche ingegnere ci consiglia di visitare la sala della morte o più<br />

semplicemente dei trasformatori. […] Sono pure di nuova costruzione le palazzine e le case<br />

fiancheggianti lo stabilimento dalla linea elegante e graziosa e che mettono la nota calma e lieta<br />

della vita domestica in mezzo a quel pulsare vigoroso della industria manifatturiera.<br />

A coronamento di questo nuovo nucleo dell’opificio costituito dai seguenti corpi:<br />

1. FILATURA (NUOVA) D<br />

2. MAGAZZINO B<br />

fu edificata una nuova portineria, denominata nella planimetria<br />

del 1938 con la sigla P1, ad est della vecchia filatura e a nord<br />

di quella del <strong>1907</strong>, uno stabile ad un piano, particolarmente<br />

curato con modanature in pietra sulle pareti in laterizio, che<br />

delimitano e fanno risaltare le aperture arcuate a tutto sesto.<br />

Sul fronte verso la strada provinciale l’edificio presenta agli<br />

estremi due corpi aggettanti il cui paramento murario in<br />

mattoni facciavista appare ancora oggi interrotto da due bifore.<br />

Gli spigoli di questi due corpi appaiono delimitati da lesene<br />

intonacate che, interrotte da un cornicione di fattura semplice<br />

Uno degli ingressi in dettaglio<br />

e lineare, riprendono sopra di esso a definire<br />

un parapetto basso, ornato da una cimasa<br />

gigante cieca che disegna il perimetro di tutto<br />

l’edificio.<br />

Anche gli spazi tra una finestra e l’altra<br />

appaiono scanditi da questi elementi verticali<br />

che risaltano sulla superficie dei muri d’ambito<br />

in mattoni facciavista.<br />

76<br />

Una bella vista prospettica della nuova portineria


Nel fronte opposto alla facciata che costeggia la strada provinciale e che presenta due finestre,<br />

un porticato con archi a tutto sesto intervallati da lesene interrompe il paramento murario e ne<br />

alleggerisce la struttura.<br />

Anche la copertura di questo piccolo edificio era ed è ancora oggi piana.<br />

Il porticato della portineria nuova<br />

L’AMPLIAMENTO DEL COTONIFICIO MYLIUS NEI GRAFI:<br />

Sopra, planimetria generale del nuovo opificio, risalente al 1972<br />

77


I prospetti del nuovo opificio voluto da Giorgio Mylius nel <strong>1907</strong>.<br />

Nel pospetto est, il portone non è originale. è stato creato durante la ristrutturazione.<br />

Anche la rampa che è presente sul medesimo prospetto è stata costruita durante le operazioni di<br />

recupero dell’immobile.<br />

Sopra, a sinistra il prospetto su via Bernocchi oggi, al centro il prospetto su via Fiume Mella<br />

come appare oggi (è stato aggiunto il portale), a destra via Volontariato con la rampa di accesso<br />

al primo piano creata per esigenze produttive delle nuove ditte.<br />

Sotto, il fronte sull’attuale via Bernocchi in una cartolina del 1925, il prospetto su via Fiume<br />

Mella prima della ristrutturazione, avvenuta negli anni novanta.<br />

78


LE NUOVE GESTIONI DEL COTONIFICIO DI VILLA COGOZZO<br />

Antonio Bernocchi<br />

asili, di colonie estive e di ambulatori medici.<br />

Nell’Aprile del 1920, il cotonificio Mylius fu venduto<br />

all’industriale legnanese Antonio Bernocchi, che decide di<br />

trasferire il centro direttivo - commerciale a Legnano e apporta<br />

innovazioni nei macchinari per aumentare la produzione.<br />

La persona di Antonio Bernocchi viene ricordata per la sua<br />

generosità nei confronti dei suoi dipendenti e, in generale, nei<br />

confronti della comunità di Villa Cogozzo.<br />

Egli può essere considerato un filantropo poiché si preoccupò<br />

della condizione degli operai dotando i suoi stabilimenti, non<br />

solo quello di Cogozzo, di abitazioni per impiegati e operai, di<br />

Fu insignito, per questa sua generosità e umanità, della cittadinanza di Villa Cogozzo in<br />

particolare per aver regalato al suddetto comune, nel 1924, una delle prime macchine per<br />

effettuare gli esami radiografici.<br />

Antonio Bernocchi morì a Milano nel 1930.<br />

Il cotonificio divenne in seguito, prima la FILATURA DI COGOZZO, poi la FILATURA<br />

VALTROMPIA, e tale rimase fino al 1972, quando il nucleo più antico fu acquistato dai fratelli<br />

Rivadossi di Lumezzane che vi hanno collocato l’azienda di famiglia la INOXRIV 75 , mentre gli<br />

altri edifici sono stati acquistati, dopo la chiusura definitiva della filatura, da altre ditte. In<br />

particolare, l’edificio del <strong>1907</strong> è attualmente di proprietà della PEL PINTOSSI 76 di Pintossi<br />

Emilio, che lo ha ristrutturato negli anni novanta del 1900.<br />

75 La INOXRIV dei fratelli Rivadossi produce posaterie e casalinghi.<br />

76 La PEL PINTOSSI produce rubinetterie e valvolame in genere.<br />

79


SCHEDA RIASSUNTIVA: (2° nucleo del cotonificio Mylius Bernocchi)<br />

Oggetto: COTONIFICIO MYLIUS <strong>–</strong> BERNOCCHI (secondo nucleo)<br />

Localizzazione:<br />

1. comune di: VILLA CARCINA frazione di COGOZZO<br />

2. indirizzo: VIA BERNOCCHI<br />

3. proprietà: GIORGIO MYLIUS <strong>–</strong> ANTONIO BERNOCCHI<br />

4. Progettisti: Arch. Ing. GAUDENZIO BELTRAMI<br />

5. Anno di costruzione: <strong>1907</strong><br />

Classificazione:<br />

1. destinazione d’uso originaria: COTONIFICIO<br />

2. destinazione d’uso attuale: FABBRICA DI RUBINETTERIE E VALVOLAMI IN<br />

GENERE Pel Pintossi<br />

N.B: Il secondo nucleo del distretto industriale Mylius <strong>–</strong> Bernocchi è stato frazionato in<br />

numerose proprietà che non verranno qui menzionate.<br />

Accessibilità:<br />

TRAMITE STRADA PROVINCIALE / STATALE (via Bernocchi) E VIE INTERNE (via<br />

Fiume Mella, via Volontariato)<br />

Stato di conservazione: DISCRETO<br />

Questa nuova ala del cotonificio Mylius Bernocchi ha subito notevoli trasformazioni.<br />

Solo i prospetti esterni sono rimasti abbastanza simili all’originale, salvo l’aggiunta, anche in<br />

questo caso di superfetazioni molto vistose e invasive specialmente su via Volontariato<br />

(strada parallela a via Bernocchi) dove è stata aggiunta una rampa di accesso al primo piano.<br />

Numero corpi di fabbrica: 3<br />

Superficie totale: QUESTO PRIMO DISTRETTO INDUSTRIALE È SORTO SU UN AREA<br />

DI 20.000 METRI QUADRATI DI CUI 8.000 COPERTI.<br />

N.B: per la destinazione d’uso dei corpi di fabbrica vedere la planimetria generale del 1938.<br />

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULL’ARCHITETTURA DI QUESTO<br />

DISTRETTO INDUSTRIALE COTONIERO:<br />

Questo distretto industriale cotoniero è a mio avviso particolarmente significativo dal punto di<br />

vista architettonico, poiché esso permette di identificare una tipologia architettonica che è<br />

presente anche in altri distretti del territorio bresciano e che si rifà a modelli stranieri per<br />

quanto riguarda il nucleo più antico.<br />

Questo complesso industriale, composto da vari corpi di fabbrica, è di particolare pregio<br />

architettonico e nonostante abbia un impatto ambientale notevole esso si inserisce bene nel<br />

territorio.<br />

Osservando le numerose foto d’epoca, nella sua imponenza, doveva essere molto suggestivo<br />

agli occhi dell’osservatore del tempo.<br />

Oggi appare falsato da superfetazioni invasive che sono state aggiunte negli anni per far<br />

fronte alle nuove esigenze produttive e destinazioni d’uso.<br />

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