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Scout d'Europa AZIMUTH 2012 - FSE

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Rivista mensile • Maggio <strong>2012</strong> • N. 6 • Anno XXXVI • Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/PD/<strong>2012</strong><br />

<strong>AZIMUTH</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

<strong>Scout</strong> d’Europa<br />

Contiene I.R.<br />

In questo numero<br />

VERSO L’ASSEMBLEA<br />

Gli Incontri Regionali<br />

INTERVISTA A ANDREA ALESSI<br />

Lavorare con passione...<br />

fa bene a tutti!<br />

GIOCARE IL GIOCO<br />

Attività in sicurezza<br />

Dalle Branche<br />

LAVORI IN CORSO<br />

Il lavoro della “Commissione<br />

Direttorio Religioso italiano”<br />

ORIZZONTE EUROPA<br />

Coccinelle in Bielorussia<br />

NELLO ZAINO<br />

Attività estive con i genitori


SCOUT D’EUROPA<br />

Rivista mensile<br />

Associazione Italiana Guide e <strong>Scout</strong>s d’Europa<br />

Cattolici della Federazione dello Scautismo Europeo<br />

ANNO 36 • N. 6 – MAGGIO <strong>2012</strong><br />

Azimuth per Capi n. 2/<strong>2012</strong><br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Giuseppe Losurdo<br />

DIRETTORI<br />

Pietro Antonucci e Marialuisa Faotto<br />

LA REDAZIONE<br />

Responsabili delle rubriche:<br />

Giocare il Gioco: Giuliano Furlanetto<br />

Cittadini degni del Vangelo: Laura Castellani<br />

Nelle Sue mani: Fabio Sommacal<br />

Lavori in corso: Maria Sanchez<br />

Orizzonte Europa: Loriana Pison e Vincenzo Daniso<br />

Regionando: Marco Fedrigo<br />

Radici: Attilio Grieco<br />

Nello zaino: Pier Marco Trulli<br />

In bacheca: Massimiliano Urbani<br />

Hanno collaborato con scritti: Pietro Antonucci,<br />

Marialuisa Faotto, Marco Fedrigo, Peppe D’Andrea,<br />

Fabio Francesconi, Marco Platania, Vanessa Pilato,<br />

Don Paolo La Terra, Pier Marco Trulli, Elena<br />

Pillepich, Fabio Sommacal, Sergio Colaiocco,<br />

Fabrizio Cuozzo, Isabella Alberini, Alberto Giuseppe<br />

Tattoli, Donatella Paparella, Paolo Fedrigo, Attilio<br />

Grieco, Paolo Morassi, Alessandra Crusi, Angela<br />

Turchiano, Darya Susha, Sergey Rajunets, Claudio<br />

Favaretto, Massimiliano Urbani<br />

Hanno collaborato con immagini e foto: Gipo<br />

Montesanto, Paolo Morassi, Federica Marchioni,<br />

Chiara Ciferni, Fabio Francesconi, Giovan Battista<br />

Giusto, Alberto Giuseppe Tattoli, Attilio Grieco,<br />

Alessandra Crusi, Angela Turchiano, Pier Marco<br />

Trulli, Massimiliano Urbani<br />

Loghi: Luciano Furlanetto e Ellerregrafica<br />

Progetto grafico: Ellerregrafica<br />

Coordinamento di Redazione: Pier Marco Trulli<br />

Segreteria di Redazione: Silvia Dragomir<br />

E-mail di Redazione: azimuth@fse.it<br />

Direzione, Redazione e Amministrazione:<br />

via Anicia, 10 - 00153 Roma<br />

Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento<br />

postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46)<br />

art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/PD/<strong>2012</strong><br />

Stampa: Tipografia Nonsolostampa (AN)<br />

Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non si<br />

restituiscono, salvo diverso accordo precedente con la<br />

Direzione. Tutti i collaboratori hanno la responsabilità<br />

e conservano la proprietà delle loro opere. La<br />

riproduzione di scritti comparsi su questa rivista è<br />

concessa a condizione che ne venga citata la fonte.<br />

Rivista associata<br />

all’Unione Stampa Periodica Italiana<br />

STAMPATO SU CARTA ECOLOGICA<br />

Chiuso in redazione il 16 aprile <strong>2012</strong><br />

2<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

Editoriale<br />

1.000...<br />

Pietro Antonucci Commissario Generale<br />

Già quasi 1.000 Capo e Capi della nostra Associazione si<br />

sono riuniti negli incontri di marzo, abbracciando le 4<br />

regioni ed i 4 punti cardinali. Ci siamo riuniti da Verona<br />

a Messina, dall’est all’ovest. L’obiettivo principale: confrontarsi<br />

sui temi assembleari e costruire un sentire comune, che sia<br />

capace di rendere la prossima Assemblea Generale un momento<br />

davvero propulsivo. Lo stesso programma, le stesse tematiche<br />

su cui confrontarsi, la stessa struttura, le stesse relazioni da<br />

conoscere...<br />

Mi ha lasciato molta impressione la frase di un Capo, mentre<br />

lasciavo l’incontro di Soriano della Regione Ovest: “Poche volte<br />

ho visto l’Associazione così...”.<br />

Era un capo giovane ma esperto: che avrà voluto dire con<br />

“così...”?<br />

Si sa, i puntini di sospensione in italiano sono davvero micidiali<br />

ed anche poco “educati” ed ortodossi. E già, perché uno


dice “così...” e l’altro può pensare di tutto. Però<br />

quello che le parole non dicono viene detto<br />

dagli occhi, e quelli di questo capo erano felici<br />

di aver vissuto un momento così comunitario.<br />

Certo che le verifiche successive e le riflessioni<br />

a freddo hanno generato molti spunti di<br />

miglioramento, certo che tutto si può fare<br />

meglio. Ma veramente unanime è stata la<br />

grande risposta che i Capi hanno dato soprattutto<br />

quando sono stati chiamati a ragionare<br />

e a confrontarsi sulle tematiche.<br />

Non tutti avevano apprezzato le tracce, non<br />

tutti ne avevano colto l’opportunità o la stessa<br />

idoneità. Ma tutti, una volta in cerchio, hanno<br />

messo il proprio cuore e la propria mente negli<br />

occhi degli altri fratelli Capi, per trovare insieme<br />

condivisione, forza e capacità educativa. E tanti<br />

erano i fazzoletti colorati di gruppi diversi. Tante<br />

le comunità di Capi al gran completo, per tanti<br />

è stato proprio un bel momento di Gruppo oltre<br />

che associativo.<br />

All’inizio tutti noi in Commissariato (ed anche<br />

in Direttivo) abbiamo faticato a mettere<br />

a fuoco questa attività. Era la prima volta per<br />

noi, sulla carta era in grado di coinvolgere<br />

quasi 1.600 persone, tra Capi brevettati censiti<br />

e Capi unità. Ci preoccupavano i numeri, i<br />

tempi, le modalità, la reazione dei Capi giovani,<br />

quella dei Capi esperti, ...di tutto, di più!<br />

Ancora una volta voi, Capi di questa magnifica<br />

Associazione, avete risposto oltre le aspettative.<br />

Ancora una volta ci avete dimostrato<br />

che occorre ricercare con forza e senza paura<br />

le occasioni di confronto e di vita associativa.<br />

Ne sentiamo forte la necessità, specie in quelle<br />

realtà dove il Distretto o il Gruppo è isolato,<br />

dove il contesto sociale è quantomeno distonico,<br />

dove il panorama educativo appare complesso<br />

ed instabile. Lì l’associazione può e deve<br />

dare un respiro più grande ed appagante.<br />

Nella Regione Ovest sono mancati quasi<br />

completamente tre gruppi al sabato, perché<br />

investiti davvero dalla tragedia di aver perso<br />

Alice Di Pietro, la Capo Cerchio del Roma 16,<br />

a seguito di un terribile incidente automobilistico.<br />

Di tutti i capi presenti pochi avevano<br />

conosciuto Alice, ma durante la Santa Messa<br />

finale, alla presentazione del fazzoletto di gruppo<br />

durante l’offertorio, tutti ne hanno sentito<br />

la vicinanza, tutti hanno visto l’aiuto che da<br />

lassù ha saputo mandarci.<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 3


4<br />

VERSO L’ASSEMBLEA<br />

Intervista a quattro mani<br />

Caro Pietro...<br />

Cara Marialuisa...<br />

Marialuisa e Pietro Commissari Generali<br />

Pietro: Cara Marialuisa, sono passati quasi<br />

tre anni dalla nostra nomina. Ci avviciniamo<br />

alla fine del nostro servizio, come<br />

ti senti?<br />

Marialuisa: A dire la verità la sensazione che<br />

provo è contrastante. Da un lato sono un po’<br />

stanca e non vedo l’ora che arrivi l’inizio di<br />

giugno, per concludere un servizio molto im-<br />

pegnativo che mi ha mi ha fatto fare i salti<br />

mortali, tra famiglia e lavoro, ed ha assorbito<br />

le mie energie tanto (ma proprio tanto!). Dall’altro<br />

lato sono convinta che sia stata una opportunità<br />

di cui ringrazio il Signore! Opportunità<br />

di alzare lo sguardo su una realtà più ampia<br />

e variegata, opportunità di conoscere e di<br />

stringere legami forti di amicizia con tante<br />

persone. Ho provato con mano come le differenze<br />

possano diventare ricchezza e come solo<br />

lavorando assieme si possano realizzare grandi<br />

cose. Insomma, credo che la stanchezza sia<br />

stata ampiamente ripagata! E ora dimmelo tu!<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

Pietro: In effetti le sensazioni sono le stesse.<br />

Quando abbiamo iniziato avevo l’idea che sarebbe<br />

stata una cosa molto diversa dal servizio<br />

in Branca, ma ti assicuro che la realtà ha superato<br />

di gran lunga l’immaginazione: il servizio<br />

in alcuni periodi è stato capace di assorbire<br />

ogni energia. Però la fatica è stata davvero<br />

ripagata, ci sono stati momenti molto belli di<br />

cui ringrazio il Signore. Come hai detto tu, abbiamo<br />

avuto occasione di conoscere<br />

e stringere rapporti<br />

umani molto forti, di confrontarci<br />

su tante cose e di provare<br />

la serenità di trovarci d’accordo<br />

senza troppa fatica. Mi ha sorpreso<br />

anche la dinamica del<br />

Direttivo, così diversa da quella<br />

del Commissariato: insomma,<br />

potevi anche avvertirmi prima...<br />

visto che ci eri già passata,<br />

no?<br />

Marialuisa: Troppo facile...<br />

Che ne pensi del lavoro in<br />

Commissariato?<br />

Pietro: Mi ha davvero aperto<br />

una visuale diversa. Credo che<br />

la difficoltà maggiore sia quella<br />

che in questo tipo di servizio<br />

sono poche le occasioni in cui si può fare “fisicamente“<br />

lo scout. Sono poche le volte in<br />

cui fisicamente si fa famiglia felice, avventura,<br />

strada, e questo rende tutto più complesso e<br />

più lento.<br />

È un po’ come quando devi montare una<br />

tenda grande, di quelle tende “casa” tipo militare.<br />

Mi è capitato da Rover e Capo Clan di<br />

doverle montare per i terremotati: all’inizio<br />

è un gran problema, centinaia di pezzi, metri<br />

e metri di tela, tanto tempo per definire la<br />

metodologia per issare, tanto tempo per coordinarsi,<br />

organizzarsi, confrontarsi, mettersi


in discussione. Poi, lentamente e magicamente,<br />

ognuno trova il proprio ruolo ed il<br />

proprio incarico, e in maniera sincrona si<br />

issa... La tenda è su, poi occorre ancora un<br />

gran lavoro per renderla salda, per le finiture,<br />

per le impermeabilizzazioni. Insomma tutt’altro<br />

film rispetto al montare una tendina ad<br />

igloo. Le branche, senza ridurne il valore,<br />

sono forse un po’ come una tendina ad igloo.<br />

La loro storia, la costante esperienziale, l’unicità<br />

di vedute, i campi, la maggiore continuità,<br />

rende tutto più semplice. Però la<br />

grande tenda ha un tetto ampio, capace di riparare<br />

tutti e di contenere appieno il respiro<br />

associativo, e questo mi ha donato<br />

in tante occasioni una<br />

grande gioia. Che ne dici, la<br />

metafora ti sembra appropriata?<br />

Marialuisa: Direi veramente<br />

azzeccata! Lavoro complesso<br />

quello in Commissariato: faticoso,<br />

perché tanti sono gli<br />

aspetti da non perdere di vista...<br />

e il tutto da condurre in<br />

contemporanea. È qui che si<br />

sperimenta come insieme si<br />

faccia meno fatica: ma questo<br />

l’abbiamo imparato prima,<br />

quando lavoravamo nell’igloo,<br />

nel contesto della branca. Ci è<br />

venuto abbastanza naturale riportare<br />

uno stile di lavoro fatto<br />

di dialogo e di sostegno reci-<br />

VERSO L’ASSEMBLEA<br />

proco. Certo, ci sono stati anche le difficoltà<br />

ed i momenti in cui ci si chiedeva se la strada<br />

era quella giusta!<br />

Pietro: Devo dire che il cruccio maggiore è<br />

stato proprio quello di riflettere e di dire: “ma<br />

tutto quello che stiamo facendo arriva ai nostri<br />

ragazzi? E se arriva, come viene percepito?<br />

Anche il non avere un riscontro tangibile rende<br />

più complesso il servizio.<br />

Marialuisa: Per me è stato importante trovare<br />

dei momenti di contatto con le Capo e con le<br />

ragazze. Questo in qualche modo mi ha ridato<br />

carica e slancio. È proprio necessario avere dei<br />

momenti di incontro con chi è destinatario<br />

del tuo servizio.<br />

Pietro: Proviamo a sintetizzare, come si fa alla<br />

fine di un campo, l’esperienza di servizio di<br />

questi tre anni in una poche parole... COMU-<br />

NITÀ, GIOIA, IMPEGNO, RESPONSABILITÀ<br />

Marialuisa: Sono le mie stesse parole. Sottolineerei<br />

in particolare la comunità, dove ho<br />

sperimentato soprattutto la FRATERNITÀ e il<br />

SOSTEGNO RECIPROCO. E poi, se dovessimo<br />

sintetizzare quello che abbiamo fatto, io direi<br />

semplicemente... DEL NOSTRO MEGLIO!<br />

Pietro: Pienamente d’accordo: insieme, del<br />

nostro meglio!<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 5


6<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

VERSO L’ASSEMBLEA<br />

Incontro Regionale Capi – Nord<br />

Vedersi, parlarsi<br />

e confrontarsi<br />

Marco Fedrigo<br />

Il senso di un incontro è vedersi, parlarsi e<br />

confrontarsi, ma per fare tutto ciò i partecipanti<br />

devono desiderare lo stare insieme,<br />

condividendo un ideale comune.<br />

È quanto avvenuto al primo incontro della<br />

Regione Nord, tenutosi a Verona nei giorni<br />

10 e 11 marzo presso l’ampio e accogliente<br />

Istituto Salesiano San Zeno.<br />

Con gli zaini dei partecipanti sono arrivati<br />

anche i contributi dei Gruppi. In questi mesi<br />

si sono davvero dati da fare, sviluppando le<br />

quattro tematiche proposte in modo originale<br />

e con spirito di servizio nei confronti di tutti,<br />

e trasformando una loro attività locale in un<br />

servizio più ampio reso a tutta l’Associazione.<br />

Lo sprone a proiettarsi verso l’esterno,<br />

senza l’utilizzo del metodo di branca come<br />

strumento di inquadramento della realtà, ha<br />

fatto sì che i nostri Capi fossero chiamati a<br />

conoscere di più le singole realtà, destrutturandosi<br />

nelle modalità di individuazione delle<br />

problematiche.<br />

“Conoscere il tempo in cui viviamo” è infatti<br />

una traduzione un pò libera della frase di<br />

Ovidio “Tempora Mutantur... “ che ci ha accompagnato<br />

in questi mesi guidandoci alla ricerca<br />

della contestualizzazione dei quattro temi<br />

nelle comunità locali. La prima parte dell’incontro<br />

è stata un’occasione per riflettere sui<br />

contributi dei gruppi, suddividendo i partecipanti<br />

in base ai temi scelti, tra cui hanno<br />

avuto maggior seguito famiglia e lavoro, seguiti<br />

da educazione e missionarietà. Sentir parlare e<br />

poter dire la propria sulla famiglia di oggi è<br />

stata certamente un’occasione importante<br />

per i Gruppi, che in questi mesi hanno sviluppato<br />

alcuni concetti con metodologie diverse,<br />

prevedendo anche il coinvolgimento<br />

di esperti e di sociologi.<br />

Sta nascendo l’esigenza di rifondare la famiglia<br />

come “luogo di vita e luogo di Dio”,<br />

che al suo interno possiede vincoli organici e<br />

vitali con la società. In tal modo diventa<br />

anche un termine di riferimento in ordine<br />

sociale ed etico del lavoro umano.<br />

Lo scautismo deve educare alla famiglia e<br />

con la famiglia, attuando una forma di alleanza<br />

educativa, messa spesso in discussione da<br />

un’instabilità di fondo, aggravata dalla crisi<br />

del matrimonio come vincolo sacramentale.<br />

Essere famiglia significa anche partecipare<br />

corresponsabilmente al progetto educativo<br />

dei nostri ragazzi, facendo esperienza di genitorialità.<br />

È proprio questa la chiave delle dinamiche<br />

educative, in cui i punti di riferimento non<br />

passano mai di moda, ma si ripropongono<br />

con sempre maggior forza come insostituibili<br />

tasselli. Sentiamo quindi parlare sempre più<br />

spesso dell’assenza del ruolo dei padri, accompagnata<br />

dalla mancanza dell’assunzione<br />

di un senso di responsabilità condivisa.<br />

La figura dell’educatore come esempio credibile<br />

e autorevole, è la risposta più efficace<br />

alla difficoltà di sognare e di fare fatica, perchè<br />

solo la vera testimonianza può far esprimere<br />

chi soffre di analfabetismo emotivo.<br />

Sentiamoci chiamati a rimboccarci le maniche:<br />

ma com’è possibile, se gran parte della<br />

nostra giornata la dedichiamo al lavoro, un’at-


tività che oltre in termini di tempo ci coinvolge<br />

in pensieri e preoccupazioni? Anche qui possiamo<br />

agire in modo diverso, umanizzando<br />

le nostre giornate e riscoprendo il lavoro<br />

stesso come vocazione.<br />

Si tratta quindi di umanizzare il lavoro e<br />

sé stessi nel lavoro, ed infine di umanizzare<br />

gli altri attraverso il lavoro, che equivale alla<br />

santificazione di questa realtà.<br />

Alcuni Gruppi, nel considerare la tematica<br />

del lavoro, hanno utilizzato dei questionari<br />

dimensionati per la specifica realtà. Sapete<br />

cosa emerge? Un numero rilevante di adolescenti<br />

confida di temere il periodo lavorativo,<br />

vedendo come viene vissuto dai propri genitori<br />

e sentendo notizie sempre più negative dai<br />

mass media. Stiamo certamente vivendo un<br />

momento difficile, ma può essere uno stimolo<br />

a ricominciare in modo diverso, sfruttando il<br />

nuovo volto della nostra società. Come l’unico<br />

VERSO L’ASSEMBLEA<br />

modo per far propri dei nuovi gusti è assaggiarli,<br />

parimenti per entrare in un mondo<br />

multi-etnico è necessario conoscere le culture<br />

che ci circondano, senza con questo lasciar<br />

stare le proprie origini. A volte è più facile<br />

aprirsi ai lontani che al nostro prossimo, ma<br />

dovremmo cercare di sentirci missionari in<br />

cammino continuo, iniziando dalle nostre<br />

realtà quotidiane.<br />

Durante l’omelia il sacerdote è tornato più<br />

volte sul concetto di fragilità, inteso non<br />

come limite ma come presa di coscienza dell’umanità<br />

tutta. Spesso infatti è proprio dalle<br />

apparenti instabilità e insicurezze che nascono<br />

le più belle espressioni della persona.<br />

L’incontro regionale è stata anche un’occasione<br />

per vederci e per raccontarci come<br />

stanno andando le cose, grazie ad alcuni interventi<br />

sui diversi canali associativi. La nuova<br />

struttura può quindi diventare sempre più<br />

un riferimento per i distretti che nel condividere<br />

un cammino procedono coesi.<br />

Particolarmente sentito il saluto di AGESCI<br />

e CNGEI, intervenuti attraverso i loro responsabili<br />

della regione Veneto, che hanno espresso<br />

apprezzamento per gli obiettivi posti dall’Associazione<br />

e sottolineato l’importanza della<br />

fraternità scout come base per poter costruire,<br />

pur nelle diversità.<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 7


8<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

VERSO L’ASSEMBLEA<br />

Incontro Regionale Capi – Ovest<br />

Una comunità con<br />

un unico metodo<br />

Peppe D’Andrea Commissario Regione Ovest<br />

Q<br />

uest’anno la preparazione all’Assemblea<br />

prevedeva un passaggio importante<br />

a livello regionale: il lavoro di<br />

approfondimento sui temi della famiglia, del<br />

lavoro, dell’educazione, della missionarietà<br />

doveva trovare un momento di verifica e di<br />

confronto nell’ambito delle nuove Regioni associative.<br />

L’obiettivo era quello di dare ai Capi,<br />

che avevano lavorato su questi temi nell’ambito<br />

dei rispettivi Gruppi, la possibilità di confrontarsi<br />

con i percorsi e con le esperienze fatti<br />

da altri. Era importante dare evidenza e rilievo<br />

ai lavori fatti nei Gruppi. È chiaro che un incontro<br />

del genere poteva attivare un circolo<br />

virtuoso in cui la migliore formazione dei Capi<br />

consente un miglior servizio educativo.<br />

Bisognava assolvere ad una funzione di<br />

tipo più formale, ma altrettanto importante,<br />

riferita alle regole che guidano la vita associativa:<br />

l’Assemblea triennale dei capi brevettati<br />

è il momento di verifica del percorso fatto e<br />

di definizione della direzione da prendere.<br />

Per farlo è necessario anche conoscere le relazioni<br />

del Direttivo e del Commissariato, del<br />

Consiglio Nazionale e delle Commissioni di<br />

lavoro. Era importante anche far percepire ad<br />

ognuno di essere parte di una vasta comunità<br />

di educatori accomunata da un unico metodo.<br />

Questi obiettivi comportavano la necessità<br />

di coinvolgere non solo i Capi Brevettati, ma<br />

anche tutti i Capi che avevano attivamente<br />

partecipato alla fase di preparazione e riflessione.<br />

Da qui il rischio e l’opportunità, connessi<br />

alla dimensione quantitativa dei<br />

partecipanti ed alla diversità delle loro esperienze<br />

ed aspettative.<br />

La lettera di convocazione faceva riferimento<br />

a questi temi, presentando l’incontro<br />

come un momento di importante opportunità,<br />

per chi si sentiva portatore di una<br />

grande esperienza e per chi invece si trovava<br />

davanti a tanti dubbi. Insomma per tutti, confidando<br />

che ognuno sentisse in sé tutti e due<br />

questi aspetti e trovasse il modo ed il tempo<br />

di arricchire se stesso, per dare un servizio<br />

migliore ai ragazzi che il Signore gli ha affidato,<br />

ma anche a vantaggio della comunità di<br />

educatori di cui facciamo parte.<br />

È stato molto importante il momento dei<br />

carrefour: la discussione è stata attiva e partecipata.<br />

Certo, si poteva notare che alcuni<br />

avevano lavorato meglio in Gruppo sui temi<br />

o avevano più competenza personale, ma<br />

questa maggior esperienza veniva messa al<br />

servizio di tutti gli altri in un confronto<br />

aperto, sereno, non scontato. Questo era il<br />

momento della tasca piena e della tasca<br />

vuota, indicate nella lettera di invito; del passaggio<br />

di esperienze dalle proprie tasche a<br />

quelle degli altri e viceversa. Soprattutto viceversa:<br />

tutti hanno realizzato che scambiare<br />

idee comporta sempre un arricchimento, nessuno<br />

si impoverisce scambiando le proprie<br />

idee con gli altri.<br />

Partecipato in maniera molto più vivace il<br />

momento della cena, preparata dai Distretti,<br />

durante il quale ognuno era libero di passare<br />

da uno stand all’altro, di scoprire specialità<br />

diverse, ma soprattutto di incontrare altri<br />

Capi, di recuperare contatti, di rinverdire ricordi<br />

e conoscenze. Aiutati in questa opera di


sviluppo della rete e dei legami dal fuoco di<br />

bivacco; potete immaginare trecento capi che<br />

cantano e ballano insieme? Certo il risultato<br />

sul piano strettamente canoro non era eccezionale;<br />

la dimensione del cerchio e i ritmi diversi<br />

che ogni canto prende nei diversi<br />

Gruppi, non aiutava. Ma il sentirsi parte di un<br />

unico insieme, che gioiva insieme intorno al<br />

fuoco, è stato un momento forte.<br />

La mattina Lodi e alzabandiera per iniziare<br />

al meglio la giornata; era il momento delle<br />

presentazione delle relazioni ufficiali: una<br />

fase da vivere come l’avvicinamento al fatto<br />

che siamo non solo un movimento con finalità<br />

educative, ma anche un’associazione che<br />

ha e deve avere modalità precise di guida e di<br />

presentazione dell’operato dei propri organismi<br />

rappresentativi.<br />

Un incontro particolare ha dato luce e riferimenti<br />

su un tema trasversale (nel senso che<br />

coinvolgeva aspetti trattati in ognuno dei carrefour),<br />

quello della famiglia. Emma Ciccarelli,<br />

presidente del Forum regionale delle<br />

Famiglie del Lazio, ha presentato delle riflessioni<br />

molto chiare su questo argomento,<br />

espresse da un punto di vista esterno alla no-<br />

VERSO L’ASSEMBLEA<br />

stra Associazione, ma proprio per questo<br />

dando a tutti la chiara percezione che non<br />

siamo soli nel nostro cammino.<br />

La S. Messa è stata un altro punto forte<br />

della giornata, conclusa poi con l’ultima relazione,<br />

incentrata sul Consiglio Nazionale,<br />

sulle nuove modalità elettive e sul modo in<br />

cui si potevano avanzare candidature per questo<br />

servizio.<br />

Per chiudere, è importante capire i punti<br />

forti e quelli da migliorare.<br />

• Certamente la formazione dei Capi deve<br />

trovare nel Gruppo e nel Distretto i principali<br />

punti di riferimento. Ma temi e situazioni<br />

specifiche, come in questo caso,<br />

sono utili per stimolare e rilanciare l’attenzione<br />

alla formazione Capi nei Gruppi. La<br />

possibilità di avere contributi importanti<br />

dà poi una particolare profondità a queste<br />

riflessioni.<br />

• La testimonianza e l’incontro con altri Capi<br />

ha incoraggiato ognuno nel suo Servizio<br />

• Gli interventi di Emma e di Don Fabio:<br />

della prima si è detto, del secondo credo<br />

che nessuno dimenticherà l’invito a non<br />

essere “Cristiani col freno a mano tirato”.<br />

• Andrebbe meglio curata la successione<br />

delle relazioni della mattina (troppo statica,<br />

in particolare tenendo conto del fatto<br />

che molti Capi non avevano esperienza<br />

dell’Assemblea) e l’organizzazione dei carrefour,<br />

per i quali sarebbe stato utile avere<br />

animatori meglio preparati e più tempo a<br />

disposizione.<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 9


10<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

VERSO L’ASSEMBLEA<br />

Incontro Regionale Capi – Est<br />

Un confronto fecondo<br />

Fabio Francesconi Vice Commissario Regione Est<br />

Dopo un “aperitivo” sulle colline di Spoltore,<br />

nel quale alcuni Commissari, Consiglieri<br />

ed Assistenti rivedono la scaletta<br />

dell’incontro e sistemano gli ultimi dettagli, accompagnati<br />

da lasagne fumanti, il primo incontro<br />

della Regione Est si svolge a Pescara, punto<br />

di incontro ideale della Regione.<br />

Ad accoglierci è la parrocchia di S. Stefano,<br />

dove sono già schierati i Capi dei Gruppi locali.<br />

Sul banchetto dell’accoglienza dei fogli prestampati,<br />

pronti per la registrazione dei partecipanti,<br />

una scatola di penne con un’incisione che ricorda<br />

l’evento ed un pacco di calendari associativi,<br />

pronti per essere distribuiti ad ogni Capo.<br />

Siamo positivamente colpiti dallo sforzo organizzativo<br />

coordinato da Alfonso, Commissario<br />

del Distretto Abruzzo-Molise, assistito dai suoi;<br />

un minuto prima dell’appuntamento (fissato<br />

per le 16.00) arriva anche Mimmo, l’incaricato<br />

delle registrazioni.<br />

Cominciano ad iscriversi i primi capi, provenienti<br />

dai vari distretti della Regione: Pesaro-<br />

Romagna, Ancona, Abruzzo-Molise e Puglia. Si<br />

formano i primi gruppetti, con qualche “satellite”<br />

che salta qua e là per salutare vecchie conoscenze.<br />

Intorno a noi anche numerose persone<br />

che frequentano abitualmente la parrocchia<br />

e che si fermano a curiosare.<br />

Il numero di capi cresce, ancora qualche ritardatario<br />

ma alle 17.00 le iscrizioni chiudono<br />

con circa 120 partecipanti. Di corsa all’alza-bandiera<br />

per aprire l’incontro, una preghiera, i saluti<br />

e qualche raccomandazione prima di iniziare i<br />

lavori. Trattandosi del primo incontro Capi della<br />

Regione Est, era doveroso un momento dedicato<br />

ai quattro Commissari per presentare i loro Distretti,<br />

con i punti di forza e le relative difficoltà.<br />

Poi i Capi cominciano a dividersi liberamente<br />

nei quattro carrefour: come era prevedibile famiglia<br />

e lavoro sono stati i più “gettonati”. Questo<br />

ci dà subito una chiara indicazione di quella<br />

che è la sensibilità della maggioranza dei Capi<br />

in questo particolare momento storico.<br />

In un clima molto disteso e amichevole inizia<br />

un fervido e fecondo confronto, chiara dimostrazione<br />

di quanto lavoro propedeutico all’incontro<br />

vi sia stato nei Gruppi. Partecipi in eguale<br />

misura nelle discussioni i Capi brevettati e quelli<br />

non brevettati.<br />

Con lo scorrere dei minuti si va pian piano<br />

definendo la fotografia o la “mappa”, come spesso<br />

è stata definita, delle peculiarità del nostro<br />

tempo e di noi tutti che lo viviamo.<br />

Inizia poi la parte più “sperimentale” del lavoro,<br />

forse quella più interessante. Per usare<br />

una similitudine, ora “la mappa va letta ed interpretata”.<br />

I carrefour si ridividono e si inizia<br />

ad analizzare il risultato del lavoro precedente<br />

con la lente delle “fasce di età”, per trovarne<br />

punti di forza e criticità, ed elaborare e proporre<br />

“soluzioni” per rendere l’azione educativa sempre<br />

più efficace e adeguata ai “tempi che mutano”.<br />

Emergono alcune difficoltà nel mettere<br />

a fuoco questa fase. Ci si guarda un po’ in faccia<br />

ma poi ad aggiustare il tiro è sempre qualche<br />

Capo che riesce a dare lo spunto giusto. Il confronto<br />

riparte, veloce come un treno, così come<br />

anche il tempo che scorre inesorabile, e che in<br />

certe occasioni non è mai abbastanza.<br />

Termina anche la seconda fase dei lavori ed<br />

arriva il momento di fraternità, denominato<br />

“Regione felice” da Francesco, Consigliere Nazionale<br />

Abruzzo. Gli ingredienti sono i soliti:


un piatto di pasta caldo, un maialino trasformato<br />

in porchetta, un fuoco, canti e bans. Tante chiacchiere<br />

ed allegria e ci si attarda fino a notte<br />

(qualcuno arriva anche all’alba...).<br />

Il secondo giorno dell’incontro inizia con<br />

un ritmo di nuovo serrato: Messa, alzabandiera,<br />

colazione. Riproviamo a tirare le fila dei discorsi<br />

fatti la sera prima: gli spunti ci sono,<br />

ora vanno elaborati. L’intera mattinata è dedicata<br />

alle presentazioni dei lavori delle varie<br />

strutture associative: Commissariato, Consiglio<br />

Nazionale, Direttivo.<br />

Viene poi illustrato il nuovo sistema di elezione<br />

del Consiglio Nazionale. Gli sguardi dei<br />

capi più giovani non nascondono un lieve senso<br />

di smarrimento di fronte allo snocciolare di numeri<br />

di preferenze e di termini come canale<br />

nazionale, canale regionale, suffragio nazionale.<br />

Per raccogliere le disponibilità era<br />

già stato programmato un momento di<br />

Distretto, che ha avuto come previsto un<br />

immediato effetto chiarificante.<br />

Mentre stiamo<br />

tirando le somme<br />

e siamo in quadrato<br />

sotto un<br />

sole splendente,<br />

arriva l’inattesa<br />

quanto piacevole<br />

visita del<br />

VERSO L’ASSEMBLEA<br />

Vescovo di Pescara S.E. Mons. Tommaso Valentinetti,<br />

che ha voluto ringraziarci per la nostra<br />

presenza nel territorio e per il servizio che svolgiamo<br />

come Capi e come Associazione. Lungimirante<br />

e attento, informatosi prima sui contenuti<br />

dell’incontro, non ha mancato di fare un<br />

breve riferimento anche al tema principale. Una<br />

degna e benaugurale conclusione dell’incontro...<br />

non potevamo aspettarci niente di meglio. Ho<br />

lasciato Pescara – e non credo di essere l’unico<br />

– con la sensazione di una cosa ben fatta e ben<br />

riuscita, con i sorrisi e i volti di persone importanti<br />

e che hai voglia di incontrare ancora e presto.<br />

Certo non mancherà la fase di analisi delle<br />

cose andate bene e di quelle che potevano andare<br />

meglio, ma la prima cosa che sento è che<br />

per la prima volta ognuno di noi ha avuto modo<br />

di vivere la nuova regione<br />

“Est”. Per concludere<br />

voglio riprendere<br />

il testo di una<br />

canzone degli anni<br />

passati: “ad est ad est<br />

adesso si va... ad est ad est<br />

perché non è finita”...ed è<br />

tutt’altro che finita. L’Assemblea<br />

ci attende<br />

...ESTiamo arrivando!<br />

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<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

VERSO L’ASSEMBLEA<br />

Incontro Regionale Capi – Sud<br />

Liberi, con Cristo<br />

nella nostra vita<br />

Marco, Vanessa, Don Paolo Commissariato Regionale<br />

Si sa... il meridione è terra di sole, luce,<br />

caldo, mare, ecc... Purtroppo in questi ultime<br />

settimane questi elementi hanno<br />

giocato a nascondino, lasciando spazio a pioggia,<br />

vento ed uragani tropicali (!), così tanto<br />

da far ricredere il più ostinato sui cambiamenti<br />

climatici dovuti all’innalzamento delle<br />

temperature.<br />

Purtroppo anche il nostro incontro ha subito<br />

gli effetti degli eventi burrascosi: con la<br />

protezione civile che segnalava per sabato<br />

un’allerta meteo del valore più alto sul territorio<br />

siciliano. Abbiamo pensato che fosse opportuno<br />

(ed anche molto più SICURO)<br />

restringere l’Incontro Regionale Capi ad una<br />

sola giornata. Questo ha comportato evidenti<br />

difficoltà, considerando le distanze presenti<br />

nella regione Sud e la ben nota efficienza<br />

della rete viaria meridionale...<br />

Nella scelta del posto dove incontrarci ha<br />

prevalso la logica “baricentrica”. Ci siamo<br />

dunque incontrati a Messina, lì dove la Calabria<br />

si allunga per cercare di toccare l’Isola,<br />

ospiti dei Padri Rogazionisti, in una struttura<br />

che ben si adattava alle nostre esigenze.<br />

È stato un “Indaba” molto particolare. C’era<br />

molta curiosità da entrambe la parti. Ma poi<br />

la curiosità ha lasciato spazio all’allegria ed al<br />

piacere di confrontarsi sui temi molto sensibili<br />

per chi ambisce ad educare la gioventù<br />

Nella mattinata abbiamo presentato le relazioni<br />

del consiglio direttivo, del consiglio<br />

nazionale e del commissariato nazionale. È<br />

stato interessante osservare quanto i giovani<br />

capi siano stati coinvolti da queste chiacchierate.<br />

Da un lato infatti la poca esperienza non<br />

permette di esprimere delle valutazioni su<br />

quanto fatto dagli organi di governo dell’as-


sociazione, risultando difficoltoso calare la<br />

progettualità associativa nella realtà educativa<br />

quotidiana. Dall’altro però l’attenzione<br />

mostrata da molti ci ha mostrato quanto sia<br />

vivo il desiderio di essere autorevoli e consapevoli<br />

testimoni di questo tempo.<br />

Durante la Santa Messa abbiamo riflettuto<br />

sulla centralità che deve avere Cristo nella nostra<br />

vita, la cui presenza ci rende liberi, anche<br />

nella proposizione di una legge che esalta<br />

ancor di più la nostra condizione umana di libertà.<br />

E per chi ha scelto di camminare nella<br />

strada della vita avendo come guida la legge<br />

scout, queste parole non sono certo giunte<br />

come nuove.<br />

Il pranzo è stato frugale, ovviamente non<br />

è vero! Abbiamo condiviso le nostre specialità<br />

tradizionali, costruendo una tavolata in cui la<br />

pasta “incasciata” di San Cataldo (CL) era in<br />

VERSO L’ASSEMBLEA<br />

competizione con la ricotta fresca di Corleone<br />

e con la soppressata di Reggio Calabria. La cassata<br />

ha poi messo d’accordo tutti!<br />

Il pomeriggio è stato interamente dedicato<br />

ai carrefour, gli argomenti sono stati affrontati<br />

in modo più o meno movimentato ma<br />

sempre coinvolgente, anche perché i temi<br />

che abbiamo trattato sono molto vicini alla<br />

nostra quotidianità e ci si è resi conto che il<br />

nostro metodo, il metodo del nostro B.-P. è altrettanto<br />

vicino e attuale alla realtà dei giorni<br />

nostri.<br />

Nonostante la fretta, nonostante la fatica e<br />

nonostante il tempo, è stato un incontro che<br />

ha donato gioia e consapevolezza a tutti.<br />

Gioia della conoscenza e dell’incontro con<br />

l’altro, che ha in comune con me la passione<br />

educativa. Consapevolezza del proprio ruolo<br />

di educatori in ognuna delle comunità da cui<br />

provenivamo.<br />

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VERSO L’ASSEMBLEA<br />

Intervista a Andrea Alessi, AD Nissan Italia<br />

Lavorare con passione...<br />

fa bene a tutti!<br />

Pier Marco Trulli<br />

Dott. Alessi, nonostante la crisi nel<br />

2011, che ha investito il mondo<br />

dell’auto in maniera davvero<br />

forte, la sua azienda ha avuto risultati<br />

positivi, e lei è stato anche premiato da<br />

una rivista specializzata del settore auto<br />

come “Top Manager 2011 Italia”. Come<br />

si affrontano le criticità?<br />

Le criticità non sono mai benvenute, ma fanno<br />

parte della vita. Credo che si possano considerare<br />

in fondo anche una fonte di opportunità,<br />

perché in alcuni casi ci danno la spinta a<br />

uscire da un appiattimento che l’essere umano<br />

tende a ricercare. Io credo che l’unico modo di<br />

affrontare le criticità sia di essere proattivi, cioè<br />

di anticiparle e non subirle. Perché se la criticità<br />

arriva inaspettata e ce ne facciamo sopraffare,<br />

ci porterà al disastro. Se invece noi siamo sempre<br />

pronti a guardare avanti, cercando di anticipare<br />

quello che sta arrivando, allora possiamo<br />

prepararci per tempo, non subirle e di conseguenza<br />

gestirle.<br />

C’è poi un altro aspetto importante: la criticità<br />

non va nascosta, ma va comunicata con<br />

trasparenza agli altri membri dell’organizzazione<br />

che si trova ad affrontarla. Questo consente<br />

ai membri del gruppo di sentirsi<br />

partecipi e di contribuire alla soluzione della<br />

criticità.<br />

È mia esperienza che i gruppi forti e motivati<br />

e le aziende forti e motivate e con una chiara<br />

direzione strategica verso cui vogliono andare<br />

escono sempre più forti e che le aziende meno<br />

preparate vengono spazzate via.<br />

Ha usato parole per noi molto familiari,<br />

come l’essere preparati (il nostro motto<br />

è “be prepared”, sii preparato), o il richiamo<br />

alla trasparenza nell’affrontare<br />

le crisi, che ci rimanda alla lealtà che c’è<br />

nella nostra legge scout; la trasparenza<br />

se vogliamo è lealtà verso gli altri. Vorrei<br />

però proseguire su quello che ha detto,<br />

perché tra le motivazioni del premio,<br />

oltre ai risultati, è stata riconosciuta in<br />

particolare la sua attenzione “nel trasmettere<br />

i valori di innovazione, passione<br />

e tradizione”. Come si concilia in<br />

concreto il profitto con l’etica nel lavoro?<br />

Il profitto e l’etica non si conciliano se l’ottica<br />

è di breve termine, ma sono due facce<br />

della stessa medaglia se l’orizzonte in cui ci<br />

si pone per valutare il profitto è di mediolungo<br />

periodo. Qualche volta si possono tradire<br />

i principi dell’etica per ottenere dei<br />

risultati di breve durata, ma questi sono effimeri,<br />

non hanno continuità e sono destinati<br />

a scomparire velocemente.<br />

Secondo me tanti disastri dell’economia<br />

globalizzata derivano da questa ottica di


eve periodo, che non pensa a quello che<br />

succede domani o dopodomani, ma semplicemente<br />

a massimizzare il risultato dell’oggi.<br />

Personalmente sono convinto che l’etica<br />

deve guidare le azioni di tutti coloro che vivono<br />

in un’azienda e se l’etica viene costantemente<br />

applicata, trasparentemente e coerentemente<br />

nel tempo, alla fine il profitto anche in termini<br />

economici non può non giovarsene, anche se<br />

con un orizzonte lungo.<br />

La sua Azienda recentemente ha conseguito<br />

un risultato prestigioso, classificandosi<br />

al quarto posto come “ambiente<br />

di lavoro”, prima tra le case automobilistiche.<br />

Quale è a suo avviso la compo-<br />

VERSO L’ASSEMBLEA<br />

nente più importante per costruire un<br />

sano e appagante ambiente di lavoro?<br />

Se vogliamo cercare un elemento-base,<br />

questo è proprio l’etica: l’applicazione trasparente<br />

e coerente nel tempo di principi etici<br />

ha successo. È importante essere trasparenti<br />

ed essere equi, anche quando si chiedono sacrifici:<br />

i membri della squadra sono disponibili<br />

a farli, purché siano suddivisi equamente<br />

e non siano fatti favoritismi. È un po’ come<br />

nell’educazione dei figli: se si dice loro sempre<br />

di sì, nel breve termine sono contenti, ma<br />

rischiamo alla lunga di avere insoddisfazione,<br />

ribellione, incapacità ad affrontare le difficoltà<br />

della vita. Se le regole sono chiare, il dipendente<br />

ne vede la validità nel medio-lungo<br />

termine ed è soddisfatto dell’ambiente in cui<br />

viene a lavorare.<br />

Ci sono poi altri elementi che contribuiscono<br />

a creare un buon ambiente di lavoro Ad<br />

esempio, il fatto che l’azienda si preoccupi<br />

delle esigenze reali dei propri dipendenti: gli<br />

inglesi lo chiamano “caring about people”.<br />

Poi condivisione, senso di appartenenza<br />

alla squadra, orgoglio di far parte di un team:<br />

sono tutti elementi che contribuiscono a<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 15


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<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

VERSO L’ASSEMBLEA<br />

creare un ambiente di lavoro in cui la gente<br />

ha piacere di venire a lavorare.<br />

Uno dei motti Nissan è “enriching people’s<br />

life”: io l’ho fatto mio, perché credo che abbia<br />

veramente guidato la mia attività in questa<br />

azienda. Io voglio provare ad arricchire la vita<br />

dei lavoratori in questa azienda, vorrei che i<br />

miei dipendenti vengano a lavorare con l’idea<br />

di avere ogni giorno qualcosa da fare e da costruire<br />

di valido, per me e per la società in generale.<br />

Nella sua carriera, cosa l’ha aiutata?<br />

Cosa si sente di suggerire ad un giovane<br />

che cerchi di entrare oggi nel mondo del<br />

lavoro?<br />

Tante volte i giovani che vedo hanno un’ansia<br />

e una voglia di bruciare le tappe, di raggiungere<br />

subito certi obiettivi, traguardi e risultati.<br />

La mia impressione è che bisogna dare<br />

tempo al tempo. Quindi bisogna avere pazienza<br />

e far sì che le cose maturino, perché le cose<br />

ottenute o raggiunte troppo velocemente poi<br />

alla fine rischiano di bruciarsi altrettanto velocemente.<br />

Mi ha aiutato la voglia di migliorarmi,<br />

la voglia di imparare, la flessibilità anche<br />

di accettare delle situazioni difficili o che avevano<br />

impatti anche sulla mia vita personale<br />

Io sono siciliano e subito dopo la laurea mi sono<br />

preso la mia valigia e sono partito in treno<br />

per andare a lavorare a Torino. Tanti ragazzi<br />

siciliani della mia età non hanno voluto accettare<br />

questo sacrificio e sono rimasti lì, hanno<br />

dovuto accettare lavori meno gratificanti. Ho<br />

cercato di avere una visione<br />

più ampia, pensando che stavo<br />

investendo su me stesso ed<br />

accettando anche il sacrificio<br />

di lasciare casa e di andare a mille<br />

chilometri di distanza. Non si può pensare di<br />

volere tutto senza pagare per averlo. Non puoi<br />

pensare che oggi qualcuno ti regali qualcosa,<br />

se tu non sei disponibile ad applicarti e a sacrificarti<br />

per le cose.<br />

Proprio sull’ultimo numero di Azimuth<br />

abbiamo fatto un articolo sulle vincite<br />

facili e sul gioco d’azzardo, mettendo in<br />

luce i rischi anche educativi di un atteggiamento<br />

del genere<br />

Credo che solo il sudore della fronte e lo<br />

sforzo personale produca risultati sicuri e duraturi<br />

nel tempo. Vincere alla lotteria non<br />

può essere un obiettivo, così in particolare<br />

per un giovane quello di diventare calciatore<br />

o velina. Puoi ottenere qualcosa solo se sei disponibile<br />

a rimboccarti le maniche, a sacrificarti<br />

e a lavorare faticando. La mia personale<br />

esperienza è che chi lavora con correttezza,<br />

trasparenza ed energia, e si spende per migliorarsi,<br />

anche se sul breve termine può<br />

avere delle delusioni, alla fine ne avrà un ritorno<br />

personale e un risultato concreto.<br />

Quanto è importante la formazione nel<br />

proprio lavoro?<br />

La formazione è fondamentale, perché significa<br />

investire sulla propria crescita professionale<br />

ed umana. Se non hai le competenze<br />

e le conoscenze non ottieni nulla, e l’unica<br />

cosa che può dartele è voglia di migliorare<br />

però deve venire da dentro. La formazione in<br />

realtà non finisce mai: questo è vero per i giovani<br />

ma vale per tutti, anche quando siamo<br />

andati in pensione. Io credo che noi abbiamo<br />

il dovere verso noi stessi di provare a finire<br />

ogni giornata essendo diventati un po’ migliori<br />

del giorno precedente.<br />

Una frase famosa di B.-P., il fondatore<br />

degli scouts, dice “cerca di lasciare il<br />

mondo migliore di come lo hai trovato”<br />

Non ho mai avuto molti contatti con gli<br />

scouts, però quando il faro è l’etica, probabilmente<br />

anche da esperienze o motivazioni diverse<br />

si arriva allo stesso punto di arrivo.


Nel nostro paese c’è una forte paura del<br />

futuro: ne parleremo anche in Assemblea<br />

Generale. Cosa si può fare in questo<br />

senso per affrontarla e per ridare speranza<br />

ai giovani?<br />

La paura del futuro c’è quando questo è<br />

denso di criticità. Ma se noi siamo pronti ad<br />

affrontare le criticità, lo faremo meglio di chi<br />

le affronta senza essere preparati. Se sappiamo<br />

trasformare la paura del futuro, se sappiamo<br />

viverla bene, può diventare una fonte<br />

di opportunità. Se invece ce ne facciamo paralizzare<br />

siamo già al fallimento. Dobbiamo<br />

essere preoccupati di quello che ci aspetta e<br />

prepararci meglio e con forza. Se sono un giovane,<br />

vuol dire investire su sé stessi, essere<br />

flessibile, essere capaci di vivere la propria<br />

vita dove è possibile farlo. Cioè saper leggere<br />

le situazioni ed adattarsi, accettare anche<br />

qualche sofferenza.<br />

VERSO L’ASSEMBLEA<br />

Si parla spesso di conciliazione tra lavoro<br />

e famiglia. Nella sua esperienza ci<br />

sono buone pratiche da esportare anche<br />

ad altri contesti?<br />

Su questo posso dare proprio una serie di<br />

iniziative concrete che facciamo in azienda,<br />

che sono anche una delle ragioni per cui noi<br />

ci possiamo fregiare del marchio “best workplace”.<br />

Cito tra queste il “maggiordomo aziendale”:<br />

diamo ai dipendenti la possibilità di<br />

avere le bollette postali pagate o l’automobile<br />

lavata, o ancora il “take away” dalla mensa interna.<br />

Stiamo pensando ad una convenzione<br />

per la lavanderia, o alla possibilità di concedere<br />

dei voucher alle famiglie che hanno dei<br />

bambini piccoli per usufruire di asili. Abbiamo<br />

inaugurato da un po’ di tempo anche<br />

le “passeggiate romane”, organizzando – normalmente<br />

di sabato – delle visite ad eventi<br />

culturali, mostre o siti archeologici, di cui a<br />

Roma siamo particolarmente ricchi, destinate<br />

ai dipendenti e alle loro famiglie. Ancora, per<br />

i matrimoni dei nostri dipendenti mettiamo<br />

a disposizione un’autovettura prestigiosa, e<br />

alla nascita di figli facciamo un omaggio floreale<br />

in ospedale.<br />

Ing. Alessi, la ringrazio perché è stata veramente<br />

una bella occasione di incontro.<br />

Sono sicuro che i nostri lettori<br />

apprezzeranno il contributo che lei ci ha<br />

dato. Lavorare con passione, come fa lei,<br />

può arricchire le persone e renderle migliori.<br />

A presto!<br />

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VERSO L’ASSEMBLEA<br />

Io, Consigliere<br />

Nazionale<br />

Elena Pillepich Consigliere Nazionale<br />

Quello che segue è il testo dell’intervento tenuto da<br />

Elena all’incontro della Regione Nord, tenutosi domenica<br />

11 marzo a Verona in preparazione dell’Assemblea<br />

Generale.<br />

Tre anni fa mi è stato chiesto di rappresentare<br />

il Friuli Venezia–Giulia al Consiglio<br />

Nazionale e, come spesso accade,<br />

ogni qualvolta ci propongono di assumerci<br />

una certa responsabilità, scautistica o no, non<br />

mi sentivo all’altezza né abbastanza pronta.<br />

Avevo già mille impegni: ero Capo Fuoco,<br />

stavo nella redazione di Carnet di Marcia, ero<br />

Presidente del Consiglio d’Istituto della scuola<br />

dei miei figli e, anche se non lavoravo, ero<br />

mamma, con tutti gli impegni che questo<br />

comporta. D’altra parte, ero all’ultimo anno<br />

di incarico nel Consiglio d’Istituto, perciò<br />

l’anno dopo sarei stata sicuramente più libera.<br />

Così accettai, ma non potevo immaginare<br />

che, tolto un impegno, il Signore me ne<br />

avrebbe trovato un altro: un anno più tardi<br />

infatti ricominciai a lavorare (dopo dieci anni<br />

dedicati completamente alla famiglia), in un<br />

ambito sociale a me molto caro; inoltre poco<br />

dopo sono stata nominata Incaricata Branca<br />

Scolte del Distretto.<br />

Inizialmente non sapevo bene cosa mi<br />

aspettasse, ma mi sono fidata dei Capi che<br />

credevano in me e che mi avevano votata, e<br />

mi sono fidata del Signore che mi ha sempre<br />

proposto dei cammini che fossi in grado di sostenere,<br />

dei percorsi che potevano farmi crescere<br />

e maturare.<br />

Quando arrivai a Roma al mio primo Consiglio<br />

Nazionale non conoscevo quasi nessuno,<br />

a parte quattro/cinque capi e qualche<br />

altra faccia che avevo già visto. Devo però dire<br />

che in questi tre anni passati insieme lo spirito<br />

scout ci ha uniti e ci ha fatto crescere<br />

come comunità. Poi ho finalmente capito il<br />

ruolo del Consigliere Nazionale: consiglia!<br />

(bastava un po’ di logica...). Consiglia gli altri<br />

capi, non perché sia il più intelligente o il più<br />

preparato, anzi deve essere umile, sempre disposto<br />

ad ascoltare, aperto ai cambiamenti e<br />

alle novità. Ma anche con una profonda convinzione<br />

nei valori che ci uniscono e che<br />

hanno fatto crescere questa Associazione,<br />

portandola dove ora è nello spirito del fondatore<br />

e nella fede cristiana che professiamo.<br />

Ad ogni riunione del Consiglio Nazionale<br />

non si può giungere impreparati: c’è sempre<br />

un bel po’ di cose da leggere, e-mail a cui rispondere,<br />

testi da approfondire, in modo che<br />

quando si arriva, ci si possa sentire partecipi.<br />

Nel momento delle votazioni si deve sapere<br />

di cosa si sta parlando, così il proprio voto<br />

non sarà un’imitazione del vicino o di quel<br />

capo più simpatico o di chi ha presentato meglio<br />

l’argomento, ma sarà frutto di una riflessione<br />

personale, resa più autentica dopo il<br />

dibattito che sempre precede una votazione.<br />

Al Consiglio Nazionale si parla, si discute,<br />

si ascolta, si propone, ci si confronta e si va<br />

avanti a ritmo serrato, perché il tempo è sempre<br />

troppo poco, fino al momento della cena.<br />

Allora finalmente ci si può concedere il lusso<br />

di fermarsi e, accantonati per un momento i<br />

problemi, si approfitta dell’occasione per conoscersi<br />

un po’, per parlare di cose personali,<br />

della propria vita, delle proprie preoccupazioni<br />

e aspirazioni. E così si diventa più fratelli,<br />

ci si sente più uniti e, anche se fino ad<br />

un attimo prima non si era d’accordo, ci si


ende conto che gli ideali sono gli stessi ed è<br />

proprio questa diversità che ci fa essere così<br />

uniti: ognuno ha bisogno dell’altro per costruire<br />

qualcosa di solido.<br />

Ed è proprio per questo motivo che in Consiglio<br />

è così importante il confronto! Come si<br />

dice: l’Italia è lunga, veniamo da gruppi scout<br />

che si trovano in città, in campagna, in montagna,<br />

al mare, in città grandi e in paesi piccoli,<br />

e ognuno deve poter portare il proprio<br />

contributo. Veniamo dal nord, dal sud, dall’est<br />

e dall’ovest, ma dobbiamo essere coscienti<br />

che il Metodo è uno, e dopo aver<br />

presentato i propri punti di vista bisogna essere<br />

fiduciosi verso gli altri e insieme degni<br />

di meritare questa fiducia e sapere con certezza<br />

che stiamo tutti lavorando per il bene<br />

comune, per far crescere questa nostra Associazione<br />

e ogni singola persona all’interno di<br />

essa, dal Lupetto alla Scolta, ai Capi tutti!<br />

Il Consiglio Nazionale in questi ultimi anni<br />

ha costituito delle Commissioni per dividersi<br />

VERSO L’ASSEMBLEA<br />

i compiti da portare avanti. Si tratta di lavori<br />

affidati al Consiglio dall’Assemblea Generale,<br />

attraverso l’approvazione di alcune Mozioni<br />

ad essa presentate. Così, oltre alle riunioni del<br />

Consiglio stesso, si partecipa anche a quelle<br />

della propria Commissione. Non da ultimo, il<br />

Consigliere Nazionale aiuta i Capi della propria<br />

Regione o Distretto a sentirsi parte di<br />

un’Associazione a livello nazionale, propone<br />

argomenti e attività che vengono dal Nazionale<br />

e ne spiega gli intenti.<br />

Sono stati tre anni impegnativi, ma ne è<br />

valsa la pena e sicuramente lo rifarei volentieri,<br />

nonostante i mille impegni, per tanti<br />

motivi. Ho imparato ad apprezzare molte persone,<br />

mi sono da subito sentita a casa e ascoltata<br />

in ogni argomentazione proposta anche<br />

da chi aveva idee diverse dalle mie. Devo<br />

anche ammettere che ci ho messo un po’ ad<br />

ingranare, e questo ultimo anno è stato certamente<br />

quello in cui mi sono sentita più partecipe<br />

e attiva agli incontri.<br />

Ringrazio Toni che mi ha chiesto di preparare<br />

questo intervento, permettendomi una<br />

verifica del mio lavoro: mi sono di nuovo<br />

messa in discussione e mi ha fatto bene. Tra<br />

l’altro, come Capo di terza branca sono abituata<br />

a fare verifiche alla fine di ogni attività.<br />

In conclusione, spero di aver portato bene<br />

a termine il mio mandato e di non aver deluso<br />

i Capi che mi hanno votata: sicuramente<br />

ho cercato di fare del mio meglio, e per questo<br />

ringrazio il Signore!<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 19


20<br />

Questa è<br />

la nostra Fede!<br />

Fabio Sommacal<br />

Lo scorso decennio ha visto la Chiesa italiana impegnata<br />

nelle riflessione su come “comunicare il Vangelo in un<br />

mondo che cambia”, per passare poi questo decennio<br />

2010-2020 a riflettere sul tema dell’educazione, a noi capi scout<br />

molto caro.<br />

Riflettere, approfondire, sperimentare l’educazione non può<br />

non prescindere, per noi, dalla volontà di voler comunicare al<br />

mondo il Vangelo, quella Buona Novella che abbiamo avuto la<br />

fortuna di conoscere e che ogni giorno ci sforziamo di vivere,<br />

con i nostri limiti ma anche con tanta gioia ed entusiasmo che<br />

ci porta a farne uno stile di vita.<br />

Rileggendo la nota pastorale della Conferenza Episcopale<br />

Italiana “Questa è la nostra Fede” emerge evidente una lettura<br />

della realtà ove «non si può più dare per scontato che tra noi e attorno<br />

a noi, in un crescente pluralismo culturale e religioso, sia conosciuto il<br />

vangelo di Gesù»: è la prima delle sette proposizioni sintetiche nella introduzione<br />

alla Nota pastorale, Il volto missionario delle parrocchie in<br />

un mondo che cambia. È un’affermazione decisa e coraggiosa, che rivela<br />

una situazione preoccupante e dischiude una prospettiva concreta e urgente:<br />

«c’è bisogno di un rinnovato primo annuncio della fede».<br />

Questa profonda riflessione esprime, in modo molto sintetico,<br />

una lettura della realtà che in questi mesi emerge dai documenti<br />

che stanno uscendo dalle nostre direzioni di gruppo, dai nostri<br />

capi, che impegnati sui vari temi assembleari si accorgono<br />

come la realtà sia effettivamente cambiata da come la crediamo<br />

o – forse ora è il caso di dire – la credevamo.<br />

Ecco che l’attenzione e l’impegno verso il primo annuncio<br />

della fede, in qualsiasi ambiente in cui ci troviamo, rimane ancora<br />

oggi (e forse addirittura oggi è più pressante) un impegno<br />

imprescindibile: in famiglia,<br />

al lavoro, negli ambienti di<br />

frontiera, nella nostra missionarietà<br />

quotidiana, nel nostro<br />

impegno nell’educazione. La<br />

citata nota pastorale prosegue<br />

poi al punto 3 con un’altra importante<br />

verità: «nn’altra caratteristica<br />

fondamentale dell’annuncio<br />

cristiano è l’essenzialità del suo<br />

contenuto.<br />

Dopo aver lottato contro Satana<br />

nel deserto e averlo vinto con la<br />

forza dello Spirito Santo, Gesù di<br />

Nazaret ha cominciato a procla-<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

NELLE SUE MANI<br />

...non si può più dare per<br />

scontato che tra noi e attorno<br />

a noi, in un crescente<br />

pluralismo culturale e<br />

religioso, sia conosciuto il<br />

vangelo di Gesù...<br />

...la nostra speranza, alla luce<br />

di queste bellissime parole, è<br />

davvero quella di avere la<br />

saggezza di saper leggere<br />

profondamente la realtà che<br />

ci circonda, non solo quella<br />

della nostra famiglia, del<br />

nostro lavoro, della nostra<br />

realtà educativa, ma nella<br />

società a 360° ove siamo<br />

impegnati...<br />

...rivela una situazione<br />

preoccupante e dischiude una<br />

prospettiva concreta e<br />

urgente: «c’è bisogno di un<br />

rinnovato primo annuncio<br />

della fede»...<br />

...riflettere, approfondire,<br />

sperimentare l’educazione<br />

non può non prescindere, per<br />

noi, dalla volontà di voler<br />

comunicare al mondo il<br />

Vangelo, quella Buona<br />

Novella che abbiamo avuto la<br />

fortuna di conoscere...


mare: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino;<br />

convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15). Questa<br />

è la buona notizia che egli ha da comunicare: è la<br />

causa per cui vive, la ferma speranza che lo sostiene.<br />

Gesù esprime il suo messaggio con un linguaggio diretto,<br />

vivace... l’annuncio risuona con un forte appello<br />

alla responsabilità degli ascoltatori. Anche la struttura<br />

del messaggio è lineare, incisiva, lapidaria. Prima<br />

di tutto una buona notizia, anzi la notizia più sorprendente<br />

che mai sia stata annunciata sulla terra:<br />

il tempo è giunto al massimo della maturazione e<br />

Dio ha deciso di intervenire nella storia come re e<br />

salvatore; e in secondo luogo una chiamata pressante:<br />

cambiare vita e credere a questa bella notizia... La<br />

salvezza è un dono, il dono più grande; la risposta,<br />

il cambiamento morale, è affidata alla libera e responsabile<br />

volontà delle persone. Con la Pasqua si<br />

verifica un passaggio decisivo: Gesù, da annunciatore<br />

del regno di Dio, diventa il Signore annunciato dalla<br />

Chiesa. È lui infatti il regno di Dio, instaurato dallo<br />

Spirito Santo, in mezzo a noi; è lui la primizia della<br />

nuova umanità.<br />

La nostra speranza,<br />

alla luce di<br />

queste bellissime<br />

parole, è<br />

davvero quella<br />

di avere la<br />

saggezza di<br />

NELLE SUE MANI<br />

saper leggere profondamente la realtà che ci<br />

circonda, non solo quella della nostra famiglia,<br />

del nostro lavoro, della nostra realtà educativa,<br />

ma nella società a 360° ove siamo impegnati,<br />

per essere di esempio e di stimolo sia per le<br />

nuove generazioni che guardano a noi( e già<br />

questo per un Capo sarebbe una grande soddisfazione),<br />

ma per tutti, anche per i genitori dei<br />

ragazzi che il Signore ci ha affidato nel nostro<br />

servizio in associazione, anche per i loro insegnanti<br />

a volte sfiduciati per una realtà che non<br />

riescono a riconoscere e gestire, anche per tutti<br />

i colleghi di lavoro che non capiscono come<br />

mai non siamo così sereni, così positivi in un<br />

momento di difficoltà economica del mondo<br />

che non ha eguali in questi ultimi decenni.<br />

Rileggere la nota pastorale “Questa è la nostra<br />

Fede” (facilmente reperibile nel sito<br />

www.chiesacattolica.it) è un piccolo esercizio<br />

che consiglio a tutti, Capi e Assistenti, perché<br />

vi si trovano parole profonde, vere, proprio<br />

come quel primo annuncio che non dobbiamo<br />

mai scordarci di professare nel mondo che ci<br />

circonda.<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 21


22<br />

Giocare il gioco<br />

Sergio Colaiocco<br />

Attività<br />

in sicurezza<br />

Un gioco su un prato, il fuoco di bivacco,<br />

un’uscita in montagna, la costruzione<br />

di un’issabandiera, accendere un fuoco<br />

e cucinare, tutto, nello scautismo, è spesso<br />

indicato genericamente col termine “attività”.<br />

Sebbene sappiamo tutti che ogni attività<br />

richiede delle attenzioni particolari qui proveremo<br />

a indicare genericamente le attenzioni<br />

indispensabili per fare un’attività, qualsiasi<br />

essa sia, in sicurezza.<br />

1. Previa informazione sull’attività<br />

I genitori sono i primi responsabili dell’educazione<br />

dei ragazzi; ciò vale non solo da<br />

punto di vista pedagogico (lo Scautismo è<br />

complementare alla famiglia, dice la Carta dei<br />

principi naturali dello Scautismo), ma anche da<br />

quello giuridico. I Capi devono sempre fornire<br />

un’informazione chiara e completa<br />

dell’attività che si propone; ciò vale sia ad inizio<br />

anno per le caratteristiche generali dell’attività<br />

scout (cucinare col fuoco, dormire in<br />

tenda, viaggiare su mezzi pubblici, attività di<br />

sq. ecc.), sia per attività particolari (dove si è<br />

accantonati alle attività estive e le caratteristiche<br />

della casa; attività particolari: in mon-<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

tagna,in acqua, in bicicletta, ecc.). Le prime<br />

possono rientrare nel modulo di iscrizione al<br />

Gruppo; le seconde possono esser oggetto,di<br />

volta in volta, di una specifica autorizzazione.<br />

Ciò vale anche per i Rover-Scolte maggiorenni<br />

che devono essere compiutamente informati<br />

e per i quali non può esistere alcun “mistero”.<br />

2. Attrezzatura<br />

Ogni attività richiede una particolare attrezzatura:<br />

un elenco del materiale necessario<br />

è dato di solito per le attività estive anche se<br />

spesso questi elenchi sono abbastanza generici:<br />

diverso è lo scarpone necessario per un’uscita<br />

a mezza quota rispetto a quello necessario per<br />

passare su un nevaio. È poi comunque necessario<br />

dare indicazioni precise anche per le attività<br />

ordinarie (dal tipo di sacco a pelo necessario,<br />

all’equipaggiamento per attività che,<br />

pur ordinarie, siano diverse dal solito come<br />

dormire, invece che in tenda, in un rifugio costruito<br />

dai ragazzi). È opportuno fornire elenchi<br />

in liste scritte.<br />

Indispensabile è poi la verifica alla partenza:<br />

l’assenza del caschetto impedisce di partecipare<br />

ad una attività in bicicletta, così come<br />

zaini inidonei impediscono di fare una route;


scarponi e giacca a vento sono strumenti da<br />

parametrarsi a ciò che ci si appresta a vivere.<br />

Coloro che non hanno il materiale con le<br />

giuste caratteristiche non possono che rimanere<br />

a casa; non è rigidità ma tutela della<br />

loro integrità.<br />

3. Verifica capacità psico-fisica<br />

Per ogni attività è necessario avere alcune<br />

capacità tecniche ed essere allenati.<br />

Non si può andare in ferrata se non c’è un<br />

percorso di preparazione precedente; così<br />

come una Squadriglia alle prese per la prima<br />

volta con la pionieristica eviterà di fare come<br />

prima attività la costruzione di un ponte di<br />

corda su un torrente.<br />

Se è logico per tutti non portare un ragazzo<br />

con una disabilità fisica ad una marcia ad azimuth<br />

notturna, così deve esser chiaro a tutti<br />

che nessuno può partecipare ad una attività<br />

per la quale non ha acquisito le necessarie<br />

capacità e abilità.<br />

Ed inoltre, non ci si può improvvisare scalatori<br />

(proponendo ad esempio 1.200 m. di<br />

dislivello) se non c’è un preventivo allenamento:<br />

nessuno, appena ha imparato a correre,<br />

partecipa ad una maratona. Lo sforzo fisico<br />

episodico non ha niente di educativo e sottopone<br />

Capi e ragazzi a situazioni di stress che<br />

facilmente portano a problemi.<br />

4. Verifica fattibilità<br />

La possibilità di realizzare un’attività pensata<br />

a tavolino va verificata in astratto e in concreto.<br />

La verificabilità astratta – al di la dei profili<br />

metodologici – deve riguardare l’idoneità del<br />

luogo (sia esso un percorso in montagna, o<br />

una missione di Sq., o un’hike di prima classe)<br />

rispetto alle capacità medie dei partecipanti;<br />

una casa di accantonamento con una scala<br />

molto ripida e senza corrimano può esser<br />

adatta alle seconde branche ma non alla<br />

prime. Nella verifica astratta rientra quindi<br />

Giocare il gioco<br />

innanzitutto il posto dell’attività: sia esso un<br />

luogo fisso o un percorso, è da valutarsi<br />

rispetto al tipo di unità e al livello della<br />

stessa. Poi ricomprende anche la possibilità<br />

di effettuare l’attività proprio in quel momento<br />

rispetto alle condizioni meteo previste: è meglio<br />

cambiare attività o luogo se i siti internet<br />

del meteo – ormai ne esistono di molto precisi<br />

– prevedono un tempo che metta a rischio<br />

l’incolumità dei partecipanti; un’attività nautica<br />

sotto la pioggia nessuno la propone, più<br />

spesso si cammina in montagna sotto la<br />

pioggia o su terreni diventati pericolosi (terreno<br />

scivoloso, ghiaccio, fulmini ecc.).<br />

Ma anche un progetto astrattamente esaminato<br />

va poi verificato in concreto il giorno<br />

dell’attività e, se del caso, durante l’attività<br />

stessa. Lo stesso percorso fatto all’andata potrebbe<br />

rivelarsi al ritorno non percorribile<br />

per il cambiamento della situazione metereologica.<br />

In qualsiasi attività, anche nella<br />

più semplice uscita in montagna, è possibile<br />

ritrovarsi in situazioni di rischio che diviene<br />

una colpa quando esso risulta evitabile, interrompendo<br />

l’attività o fermandosi e chiamando<br />

i soccorsi.<br />

Se è vero che non esiste buono o cattivo<br />

tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento,<br />

è pur vero che se non abbiamo un<br />

“buon equipaggiamento” (dal punto di vista<br />

del materiale e della preparazione) è doveroso<br />

fermarsi, riflettere, e se del caso chiedere<br />

aiuto. Solo così dimostreremo di esser consapevoli<br />

che il nostro è un servizio, complementare<br />

alle famiglie, di aiuto alla crescita e non<br />

affidamento a Dio “perché ce la mandi buona“!<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 23


24<br />

Giocare il gioco<br />

Sarà una Caccia<br />

meravigliosa!<br />

Fabrizio Cuozzo Akela d’Italia<br />

Qual è la Caccia meravigliosa? Di quali ingredienti necessita?<br />

Ogni volta che ci cimentiamo con la preparazione di una<br />

Caccia, abbiamo sempre in mente l’idea che debba essere<br />

memorabile per i nostri Lupetti e queste due domande<br />

si rincorrono senza sosta.<br />

Guardando a tutti i Vecchi Lupi della Giungla italiana che<br />

ho avuto il dono di incontrare in questi anni, ritengo che ci<br />

sia una buona esperienza media, che permette a molti Branchi<br />

di saper organizzare la Caccia al meglio.<br />

Ma se dovessimo proiettare nell’adulto questo interrogativo,<br />

cosa rende meravigliosa la Caccia di un Vecchio Lupo?<br />

Cosa rende il nostro servizio un momento che riempie la nostra<br />

vita, invece di svuotarcela?<br />

La saggezza Giungla ci fornisce molti spunti: “se dovremo<br />

morire moriremo: sarà una magnifica Caccia” risponde Mowgli<br />

a Kaa quando il pitone gli propone la fuga piuttosto che lottare<br />

contro i Cani Rossi; o ancora la risposta di Babbo Lupo a Shere-<br />

Khan “I Lupi prendono ordini dal Capobranco, non da uno striato<br />

qualsiasi”, quando la tigre reclamava il cucciolo d’uomo.<br />

Questi versi, che in prima battuta colpiscono per il coraggio,<br />

in realtà sono decisivi per l’animus con cui Mowgli, nel<br />

primo caso, e Babbo Lupo nel secondo,<br />

decidono di affrontare una situazione.<br />

Hanno individuato il bene, hanno saputo<br />

sceglierlo e sono pronti a morire<br />

dentro ciascuna di queste situazioni. Di<br />

fatto, donano loro stessi a protezione di<br />

quel bene. Il che poi, non necessariamente<br />

significa dover fisicamente morire<br />

in quell’impresa.<br />

Il servizio? Una caccia meravigliosa!<br />

Questo è proprio ciò che rende la Caccia<br />

meravigliosa, elevarla ad una questione<br />

fondamentale. È in questo caso infatti<br />

che si esce dalla logica del “far giocare<br />

un po’ dei ragazzini” e si entra in un’ ottica<br />

educativa immensamente più grande,<br />

per cui vale la pena spendersi: avere dei<br />

progetti educativi su ogni singolo Lupetto,<br />

studiare un programma che renda raggiungibile<br />

ogni obiettivo personale prefissato,<br />

preparare il materiale con la cura<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

non più il servizio come un<br />

qualcosa di doveroso, che<br />

pesantemente faccio per<br />

compiacere qualcuno o per<br />

essere un bravo figliolo: no,<br />

no! Il Servizio in Branco, se è<br />

la strada cui ci chiama il<br />

Signore, può permetterci di<br />

vedere la grandezza di Dio<br />

uscire dalle nostre opere!


e l’attenzione di chi in quel singolo gioco, in<br />

quello specifico racconto, in quella particolare<br />

prova di Pista, si gioca l’intera posta! Essere<br />

attenti osservatori, durante ogni attività, al<br />

fine di verificare chi è inconsapevolmente riuscito<br />

a superare quella prova e chi invece, necessita<br />

di un richiamo. Questa è una responsabilità<br />

che non può lasciare indifferenti: se<br />

la si comprende, o ci si schiera giocando tutti<br />

noi stessi, o si cede il posto a chi potrà spendersi<br />

al massimo; perché ogni riunione è come<br />

il momento precedente l’attacco alla tigre,<br />

quando dobbiamo separare le mandrie. In questi<br />

momenti non si può pensare di andare per<br />

vedere cosa succede: no! In questi momenti,<br />

con la propria azione, si può essere decisivi in<br />

un senso o nell’altro.<br />

Proprio come durante ogni riunione di<br />

Branco: potremo aver contribuito a fornire a<br />

ciascun Lupetto degli strumenti per affrontare<br />

la Buona Battaglia, diventando così, collaboratori<br />

di Dio educatore oppure potremo<br />

aver riempito quelle ore solo di passatempi.<br />

Il servizio? Una caccia che rende felici!<br />

Ma perché fare questo rende felici? Cosa<br />

c’è di meraviglioso in questo lavoro?<br />

Se provo a pensare a quanto tempo della<br />

propria vita ogni Vecchio Lupo dedica al Servizio<br />

vengono i brividi; in tutto quel tempo,<br />

quante altre cose si sarebbero potute fare:<br />

passare del tempo con gli amici, dedicarsi a<br />

letture, frequentare cinema e teatri, praticare<br />

sport o ancora stare con la propria ragazza o<br />

con la propria famiglia per i più grandicelli!<br />

Anche in questo caso, per la nostra vita,<br />

possiamo scegliere tra due strade: quella in<br />

cui mi pongo al centro dell’universo, e quella<br />

in cui mi rendo compartecipe dei progetti di<br />

Dio per l’uomo. La risposta appare semplice,<br />

ma purtroppo a prima vista è molto legata ad<br />

un senso del dovere più che del bello. Forse<br />

perché viviamo un tempo che ci spinge ad innamorarci<br />

di noi stessi e questo di fatto ruba<br />

Giocare il gioco<br />

la nostra fecondità e la gioia che ne consegue.<br />

Ecco allora venirci in soccorso la nostra Mamma<br />

del Cielo: anche il bello del nostro servizio,<br />

è strettamente legato alla capacità di Maria di<br />

generare Dio.<br />

Il fatto che Maria sia veramente madre di<br />

Gesù, apre ad una dimensione diversa delle<br />

nostre opere, apre alla possibilità di essere<br />

anche noi “madri” dell’Opera di Dio: perché<br />

chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli,<br />

questi è per me fratello, sorella e madre (Mt, 12,50).<br />

Qui si ribalta tutto: non più il servizio<br />

come un qualcosa di doveroso, che pesantemente<br />

faccio per compiacere qualcuno o per<br />

essere un bravo figliolo: no, no! Il Servizio in<br />

Branco, se è la strada cui ci chiama il Signore,<br />

può permetterci di vedere la grandezza di Dio<br />

uscire dalle nostre opere!<br />

Maria ci apre al concetto di fecondità: molto<br />

spesso, se sentiamo un senso di fatica e di oppressione<br />

nel servizio o se ci scandalizziamo<br />

perché c’è chi ci gioca un brutto tiro, è perché<br />

non siamo aperti all’idea di essere padri, di essere<br />

cioè fecondi. E la cosa straordinaria è che,<br />

proprio come Maria, non occorrono doti o azioni<br />

particolari, ma basta dire il proprio SI a Dio!<br />

Maria è diventata madre, semplicemente dicendo<br />

SI a Dio. Donarsi all’altro dicendo SI a<br />

Dio! Questa è una nostra peculiarità. Donarsi<br />

in modo totale, non col timer avviato, né distratti<br />

dal proprio tornaconto. Donarsi senza<br />

condizioni ad ogni singolo Lupetto, ad ogni<br />

singolo Vecchio Lupo e ad ogni singolo <strong>Scout</strong><br />

che il Signore mette e metterà sulla nostra<br />

Strada.<br />

Questo ci ha fatto, ci fa e ci farà dire “Sarà<br />

una Caccia Meravigliosa!”<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 25


26<br />

Giocare il gioco<br />

Il mio servizio<br />

come Capo<br />

Isabella Alberini<br />

Quando guardo un vecchio ubriacone e lui mi sorride,<br />

vedo una persona sporca e puzzolente e distolgo lo sguardo;<br />

i miei bambini vedono uno che sorride loro e ricambiano il sorriso<br />

Mi chiedo: i bambini ci vengono dati per insegnare loro<br />

o per imparare da loro? Qual è il presupposto da cui<br />

partire quando esercito il mio Servizio come Capo? In<br />

questo periodo, c’è uno stato di emergenza per tutto: dai rifiuti<br />

in su, tutto si vive come uno stato di temporanea emergenza,<br />

che tamponiamo, ma non risolviamo.<br />

Voglio ragionare su questi due elementi:<br />

• il presupposto da cui partire<br />

• lo “stato di emergenza”<br />

Il presupposto da cui partire<br />

Le ragazze che il Signore ci affida, non sono massa inerme<br />

da plasmare ed educare a nostro gusto, non siamo qui per disciplinare<br />

un gruppo di giovani; siamo<br />

chiamate a crescere con loro e per loro.<br />

Esse sono il fiore che sta sbocciando alla<br />

vita, pieno di energia, ma capace di non<br />

resistere ad un soffio di vento; noi siamo<br />

gli strumenti che Dio usa per coltivare<br />

il suo giardino. Al tempo saremo innaffiatoio,<br />

concime, terra. Le nostre ragazze<br />

un giorno saranno canne al vento, capaci<br />

di piegarsi agli agenti atmosferici ma,<br />

resistenti e pronte a stagliarsi verso il<br />

cielo, sempre.<br />

Contemporaneamente, le ragazze<br />

hanno una visione della vita più ingenua,<br />

con meno filtri e pregiudizi, sanno<br />

vedere oltre l’aspetto esteriore e hanno<br />

una sensibilità che le porta a stabilire<br />

un contatto pi diretto e pi emotivo con<br />

l’ambiente che le circonda.<br />

Noi Capo, nell’accompagnare le ragazze<br />

nel loro percorso di crescita, dovremmo<br />

riuscire a fondere questi due<br />

condizioni. Combinare questi due elementi<br />

“fluidi”, non è facile; si tratta di<br />

mettere insieme l’attenzione all’altro<br />

con la maturità della nostra esperienza<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

Non solo possiamo aiutare<br />

una guida ad acquisire<br />

sicurezza, ma anche curare<br />

l’amore per il prossimo e per<br />

se stessa, in altre parole<br />

possiamo far crescere in lei la<br />

carità. Dio ci ha fatto a sua<br />

somiglianza, amare Lui, vuol<br />

dire amare i suoi figli, quindi i<br />

nostri fratelli, quindi anche se<br />

stessi.


di persone, oltre che di Capo. Se riusciamo in<br />

questo, non avremo scoperto la fonte della<br />

giovinezza, ma la strada verso il successo (degli<br />

altri e nostro).<br />

Lo stato di emergenza<br />

Indubbiamente, il nostro tempo ci richiede<br />

una cura diversa da quella che è stata necessaria<br />

in passato; paradossalmente, oggi dobbiamo<br />

investire maggior tempo ed energie rispetto<br />

a qualche decennio fa, e questo per due<br />

motivi. Prima di tutto non possiamo fare attività<br />

in maniera approssimativa, il Metodo è<br />

uno e non c’è spazio per vaghe e personali interpretazioni;<br />

inoltre, noi siamo in perenne<br />

crescita, non esiste un momento in cui ci possiamo<br />

definire Capo completamente e definitivamente<br />

formate. Il primo investimento è<br />

su di noi. Non ho mai apprezzato<br />

e creduto nella Capo Riparto<br />

che s’impegna solo nel<br />

fare servizio in branca e che<br />

non lascia tempo e spazio per<br />

crescere se stessa. Le attività<br />

di fuoco, fin tanto che si è Scolte<br />

viandanti, devono avere la<br />

priorità. Dopo la partenza, abbiamo<br />

fatto una scelta, ma non<br />

si è concluso un cammino,<br />

l’impegno di continuare a formarsi<br />

è per sempre.<br />

Il secondo motivo è dato dal<br />

fatto che le ragazze sono sempre<br />

le stesse, le generazioni si<br />

susseguono, ma i dubbi, le paure<br />

e le incertezze non cambiano;<br />

quello che muta è la società<br />

che le circonda e gli stimoli<br />

quindi sono diversi. Oggi, rispetto<br />

al passato, avverto una<br />

maggiore insicurezza nella società:<br />

c’è la paura di perdere il<br />

lavoro, di perdere i benefits, di<br />

perdere qualcosa... ma quali<br />

Giocare il gioco<br />

sono le cose che le nostre ragazze possono perdere<br />

tanto da farle sentire sole ed insicure?<br />

L’Ipod o l’Ipad? Le vacanze?<br />

Quello su cui dobbiamo lavorare alacremente,<br />

per fortuna non è un ambito che il tempo<br />

può corrodere, o che la crisi economica può<br />

spazzare via. Le nostre energie di Capo, vanno<br />

focalizzate su qualcosa che è dentro ognuno<br />

di noi: le nostre capacità. Non solo possiamo<br />

aiutare una guida ad acquisire sicurezza, ma<br />

anche curare l’amore per il prossimo e per se<br />

stessa, in altre parole possiamo far crescere in<br />

lei la carità. Dio ci ha fatto a sua somiglianza,<br />

amare Lui, vuol dire amare i suoi figli, quindi<br />

i nostri fratelli, quindi anche se stessi.<br />

Capo “a tempo determinato”<br />

C’è però un aspetto che vorrei approfondire<br />

con voi, questo mordi e fuggi di emozioni, responsabilità<br />

è un dato che riguarda solo le Guide?<br />

A costo di sembrare impopolare, io questo<br />

trend lo vedo anche in alcune Capo che definirei<br />

“Capo a tempo determinato”.<br />

Una volta che si è svolto il ruolo di Capo,<br />

ecco che si appende il Servizio al chiodo, e...<br />

“Basta così!”. Mi sono sentita dire tante volte,<br />

da queste Capo, che loro avevano fatto il loro<br />

dovere (è un dovere o è una scelta consapevole?),<br />

che avevano svolto il loro ruolo e che ora<br />

avevano diritto di avere tempo di riposarsi e<br />

di passare il testimone ad un’altra persona.<br />

Ho paura, quando sento queste affermazioni!<br />

Il Servizio, la formazione personale, l’impegno<br />

non vanno mai in pensione. A seconda delle<br />

fasi della vita, siamo chiamate a dare in modo<br />

diverso, ma il termine “diverso” non può significare<br />

“niente”!<br />

Torno a riflettere sull’emergenza educativa.<br />

È un fenomeno trasversalmente diffuso, ed è<br />

in modo verticale che dobbiamo operare, cioè<br />

a livello di Capo, se vogliamo far arrivare il<br />

concetto alle nostre Guide, in altre parole, dobbiamo<br />

mettere in pratica quello che B.-P. ha<br />

chiamato il trapasso di nozioni.<br />

Quando guardo un prato di soffioni<br />

vedo un sacco di erbacce che stanno per invadere<br />

il mio giardino,<br />

i miei bambini vedono fiori per la mamma<br />

e se soffi sopra quella roba bianca, puoi<br />

esprimere un desiderio<br />

I desideri si esprimono, i sogni si coltivano,<br />

l’amore di Dio si vive.<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 27


28<br />

Giocare il gioco<br />

Verso<br />

l’EUROJAM 2014<br />

Alberto Giuseppe Tattoli Commissario Nazionale Branca Esploratori<br />

3-10 agosto 2014: in Francia si terrà il prossimo Eurojam,<br />

la cui fase organizzativa ormai è partita a pieno ritmo,<br />

con incontri federali e con il lavoro della Pattuglia Nazionale<br />

Esploratori che, come la Pattuglia Guide, si sta preoccupando<br />

di organizzare anche la fase di cammino verso questa<br />

significativa esperienza, da far vivere a migliaia di Esploratori<br />

e Guide di tutta l’Europa!<br />

La scelta di fondo, fatta dalla nostra Branca, è stata quella,<br />

nel limite del possibile, di far vivere agli Esploratori e alle<br />

Guide che lo desiderano – ma che anche ne saranno in grado<br />

– questo evento internazionale, la cui portata, in termini di<br />

fraternità vissuta in prima persona, non ha eguali.<br />

Abbiamo voluto trasformare il “problema delle selezioni”<br />

sul contingente da portare in Francia in un’opportunità di crescita<br />

per le nostre Squadriglie, alle quali proporremo, da settembre<br />

<strong>2012</strong>, un percorso di avvicinamento fatto di attività,<br />

imprese, campi, progressione personale, crescita nella Fede<br />

che, se percorso correttamente, non potrà non portare a partecipare<br />

alla magnifica esperienza dell’Eurojam!<br />

E se per caso la Squadriglia si accorgerà di non essere sufficientemente<br />

pronta...? Niente paura: ci sarà la possibilità di<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

...percorrere pista, sentiero e<br />

strada diventa vero cammino<br />

proprio quando si superano<br />

delle difficoltà, quando si sa<br />

guardare oltre l’ostacolo e<br />

vedere lontano...<br />

La sfida proposta ad ogni<br />

Squadriglia vuole essere un<br />

Anno <strong>Scout</strong> ricco di<br />

avventura, di sfide tecniche, di<br />

crescita spirituale...<br />

Sarà la Legge <strong>Scout</strong> a guidare<br />

il nostro cammino di<br />

preparazione...<br />

INCONTRO<br />

NAZIONALE CAPI<br />

RIPARTO<br />

15-16 settembre <strong>2012</strong><br />

Per presentare il cammino<br />

in preparazione all’Eurojam<br />

2014 che le nostre<br />

Squadriglie sono chiamate<br />

a fare in questi prossimi 2<br />

anni, tutti i Capi Riparto<br />

Esploratori italiani si<br />

ritroveranno il 15 e 16<br />

settembre <strong>2012</strong>, in un<br />

incontro nazionale<br />

appositamente dedicato,<br />

con luogo e modalità che a<br />

breve verranno comunicati<br />

agli interessati e pubblicati<br />

sul sito associativo.


continuare il proprio cammino <strong>Scout</strong> per affrontare<br />

prossimamente nuove sfide, anche<br />

oltre confine, con gemellaggi e altri campi internazionali.<br />

È chiaro che ciò che vogliamo proporre ai<br />

nostri Esploratori, come ogni percorso, comporterà<br />

delle fatiche, non lo neghiamo; del<br />

resto percorrere pista, sentiero e strada diventa<br />

vero cammino, proprio quando si superano<br />

delle difficoltà, quando si sa guardare<br />

oltre l’ostacolo e vedere lontano.<br />

La sfida proposta ad ogni Squadriglia vuole<br />

essere un Anno <strong>Scout</strong> ricco di avventura, di<br />

sfide tecniche, di crescita spirituale, proprio<br />

partendo da quanto accomuna tutti gli <strong>Scout</strong><br />

che seguono gli insegnamenti nella tradizione<br />

di Baden Powell: la Legge <strong>Scout</strong>.<br />

Sarà la Legge <strong>Scout</strong> a guidare il nostro cammino<br />

di preparazione, dapprima come Capi,<br />

perché impegno di ciascuno di noi è voler approfondire<br />

in prima persona proprio quella<br />

Legge che nel terzo punto della nostra promessa<br />

abbiamo detto di voler di osservare!<br />

Giocare il gioco<br />

Sarà per noi un orgoglio, una nuova sfida,<br />

riproporla poi ad ogni nostro singolo Esploratore,<br />

dopo avervi a lungo riflettuto, per rinnovare<br />

ogni giorno la nostra scelta di farne<br />

uno stile di vita.<br />

Ecco quindi che vivere la fraternità di un<br />

evento internazionale, come quello verso il<br />

quale ci stiamo preparando, diventerà più facile,<br />

per noi e per ciascun esploratore, perché<br />

sarà “solo” l’occasione di mettere in pratica<br />

la fraternità <strong>Scout</strong>: “lo <strong>Scout</strong> è amico di tutti<br />

e fratello di ogni altro <strong>Scout</strong>”!<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 29


30<br />

Giocare il gioco<br />

Educare alla maternità<br />

Più che farvi dei<br />

doni... fatevi dono!<br />

Donatella Paparella Vice Commissaria Branca Scolte<br />

La grazia di un ambiente al femminile ci offre la possibilità<br />

di ricerca e confronto. Dare per scontato che siamo madri,<br />

perché siamo donne, potrebbe essere ingenuo. Da sorelle<br />

maggiori, abbiamo la possibilità di mostrare alle Scolte la forza,<br />

la fatica e soprattutto la bellezza dell’educazione, generatrice<br />

di personalità, sorrette dall’esempio di Maria.<br />

Una maternita’ “adottiva”<br />

“...Educare alla maternità: potresti scrivere un articolo per Azimuth?”<br />

E penso... ecco tocca a me, è arrivato il momento di condividere<br />

la mia maternità!<br />

Accetto quindi, perché penso che la mia esperienza di “mamma<br />

adottiva” possa servire a far capire che non si è mamma<br />

solo perché si genera e partorisce un figlio. Nel momento in<br />

cui ho realizzato di non poter diventare mamma in maniera<br />

naturale, lì, ho capito già di esserlo. Per alcuni anni,<br />

io sono stata una mamma con la pancia vuota. Vuota<br />

di bambini, ma piena di tante emozioni che scalciavano...<br />

Un calcio, in pancia, ad ogni domanda indiscreta:<br />

“E voi, quando figli? E voi, niente figli?” E tanti,<br />

troppi, si sono sentiti autorizzati a dirmi cosa avrei<br />

dovuto fare, cosa no, senza sapere niente della mia<br />

vita, del mio dolore, dell’amore che io avevo da donare.<br />

Non voglio però che le mie parole trasmettano solo<br />

il dispiacere del momento. Se mi racconto qui è per<br />

dire che si può diventare mamma percorrendo molte<br />

strade. Alcune più agevoli... altre un po’ accidentate.<br />

La mia strada è stata questa: esami, visite, attese, pudore<br />

annullato davanti a troppi medici, punture in pancia, mani intrecciate<br />

tra me e mio marito, amore profondo, battaglie condivise...<br />

Poi, convocazioni e colloqui al Tribunale dei Minori...<br />

Finalmente, il traguardo: l’arrivo inaspettato di mia Figlia, il<br />

dono più grande che Dio poteva farmi (farci)! 20 mesi di vitalità<br />

pura e “tante coccole” (come dice lei!)! Stefania ha saputo ricompensare<br />

tutto il dolore che l’ha preceduta. Solo lei ha dato<br />

un significato profondo al mio senso di maternità!<br />

Non si è ‘madri’ solo perché si mette al mondo una creatura,<br />

la si nutre e la si fa crescere. La maternità è qualcosa che<br />

ci trascende, che ci lega misteriosamente all’essenza del nostro<br />

esistere. Si può infatti non aver generato ed essere colme<br />

di maternità, come si può essere madri biologiche ed esserne<br />

totalmente prive!<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

Essere madri è dare luce,<br />

calore, sicurezza, protezione,<br />

e tenerezza.<br />

Essere madri è favorire la<br />

crescita libera dei figli, senza<br />

imprigionarli in un abbraccio<br />

soffocante.<br />

È continuare a tagliare ogni<br />

giorno e in ogni momento, il<br />

“cordone ombelicale”.<br />

È avere la capacità di dire<br />

dei "no".


Educare alla maternità...oggi<br />

Educare alla maternità oggi ha un significato<br />

diverso rispetto a quello che aveva per le<br />

generazioni che ci hanno preceduto. È diverso<br />

il concetto di maternità, perché è diversa<br />

la vita. Un tempo, la maternità era uno<br />

dei percorsi obbligati per tutte le donne ed<br />

era “normale” mettere al mondo molti figli.<br />

Oggi le donne hanno maggiori possibilità di<br />

scegliere, di pianificare l’esistenza, seguendo<br />

la propria personalità e la propria sensibilità.<br />

Non sempre però le strade prescelte sono aderenti<br />

agli schemi prestabiliti dalla società.<br />

Scegliere significa attribuirsi il diritto di essere<br />

libere e, spesso, le donne tendono ad associare<br />

l’idea di maternità ad una certa<br />

privazione della libertà, ad una limitazione o<br />

addirittura sospensione della propria carriera.<br />

I dubbi e gli interrogativi sulla questione<br />

“maternità sì! maternità no”, nascono all’incirca<br />

con l’approssimarsi dei 35-40 anni, dopo<br />

i quali, si sa, avere un figlio diviene più complicato<br />

dal punto di vista fisiologico. Ma questa,<br />

oggi, è anche l’età in cui tutte le energie<br />

sono dedicate al tentativo di realizzare i propri<br />

obiettivi professionali. “Se non faccio un<br />

figlio non sono una donna completa”, “Se<br />

non faccio un figlio mi pentirò sicuramente<br />

tra qualche anno...”. “Mi devo sbrigare, altrimenti<br />

non potrò più averne e i nonni non<br />

avranno mai la gioia di vedere un nipotino...”<br />

Un figlio non può essere solo un investimento<br />

per il proprio avvenire e ancor meno<br />

un “regalo” per i parenti, un figlio non è un<br />

oggetto, ma comincia ad essere una persona<br />

ancora prima di venire al mondo, vive nella<br />

fantasia, nell’immaginario di una coppia di<br />

genitori che, insieme, lo desidera e ne ricerca<br />

effettivamente la sua presenza.<br />

Decidere di essere madri coinvolge, rigenera<br />

e ricrea tutti gli aspetti dell’esistenza<br />

Giocare il gioco<br />

della specie umana: la trasmissione del senso<br />

della vita, del perché si vive, la capacità di<br />

adattamento e di relazione, gli strumenti di<br />

comunicazione.<br />

Tutto questo significa vivere la maternità<br />

in forma aperta e non come possesso esclusivo,<br />

una maternità verso tutti i bambini e<br />

non solo verso “mia figlia”.<br />

Madre è colei che educa il proprio figlio,<br />

come Maria fece con Gesù: «Maria educò Gesù<br />

con il suo lavoro, con la sua dedizione di madre, con<br />

il suo impegno di protezione. Lo educò con la sua<br />

vita povera e serena, laboriosa e semplice, casta e<br />

piena di amore materno. Lo educò con la sua confidenza<br />

in Dio e con la sua disponibilità all’aiuto di<br />

coloro che hanno bisogno».<br />

Mi piace recuperare lo spirito della maternità<br />

come centralità della nostra vita di donne.<br />

Non si tratta di tornare ad essere “angelo del<br />

focolare”, ma semplicemente di rimettere al<br />

centro dei nostri giorni la forza straordinaria<br />

che il Signore ha voluto donare alle donne, la<br />

stessa forza che discende dalla capacità di accogliere<br />

e far crescere la vita, perché crescere<br />

è il senso di ogni essere umano e di ogni nuova<br />

vita che viene al mondo.<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 31


32<br />

Paolo Fedrigo<br />

Giocare il gioco<br />

Prendersi cura di ciò<br />

che ci circonda<br />

Il <strong>2012</strong> sarà un anno importantissimo per la salvaguardia<br />

del nostro pianeta. A giugno si svolgerà a Rio de Janeiro la<br />

Conferenza Rio+20 sui temi dello sviluppo sostenibile. Saranno<br />

a migliaia gli esperti, i politici, gli economisti, gli scienziati,<br />

i giornalisti, gli educatori ambientali e i rappresentanti<br />

delle principali ONG, impegnati nel definire le nuove strategie<br />

per una green economy a livello mondiale.<br />

Occupandomi per lavoro di educazione ambientale, seguirò<br />

di certo gli importanti risultati del vertice, anche se resto fermamente<br />

convinto che, per prendersi veramente cura del pianeta,<br />

bisogna partire dalle scelte quotidiane di ognuno di noi.<br />

Ma come parlare di ambiente in Fuoco e in Clan? Su quali<br />

aspetti puntare? Vi propongo cinque punti principali, da tenere<br />

in considerazione per costruire assieme ai vostri ragazzi<br />

le attività dell’anno.<br />

1. Ambiente: è questione di civismo<br />

Quando si parla di ambiente, troppo spesso pensiamo unicamente<br />

alle classiche “attività natura” sul riconoscimento di<br />

piante e animali, sicuramente importanti, ma non più sufficienti,<br />

in un periodo in cui invece diventa necessario un approccio<br />

maturo che si apra a comportamenti concreti che<br />

possano essere scelti dai nostri ragazzi per la vita. Il termine<br />

“ambiente” dovrebbe andare a pari passo con il concetto di<br />

“sviluppo sostenibile” definito come “quel tipo di sviluppo che<br />

soddisfa le necessità delle generazioni presenti, senza compromettere<br />

la possibilità delle future generazioni di fare lo stesso”. Ecco che il<br />

termine ambiente si arricchisce così di una dimensione di responsabilità<br />

nei confronti di chi verrà dopo di noi. Parlare oggi<br />

di problematiche ambientali (dall’acqua all’energia, passando<br />

per i rifiuti, lo spreco di cibo fino alla mobilità sostenibile ed<br />

altro ancora) vuol dire affrontare ogni tema, non dimenticando<br />

gli aspetti sociali, culturali ed economici strettamente<br />

collegati tra loro.<br />

2. Dal locale al globale<br />

Altro aspetto da non trascurare è partire dal contesto locale<br />

per “dare mondialità” a tutti i nostri argomenti. Se ad esempio<br />

parleremo di acqua, è chiaro che partiremo approfondendo il<br />

tipo di gestione idrica presente nel nostro Comune o affrontando<br />

un problema particolare che viviamo nel nostro paese, ma l’attività<br />

dovrebbe poi aprirsi al problema della gestione dell’acqua<br />

a livello mondiale, riflettendo sul significato di “acqua come<br />

bene comune”.<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

Ho sempre apprezzato il<br />

movimento dello Scautismo<br />

per quanto è legato alla vita<br />

all’aperto e quindi al rispetto<br />

della natura, ma possiamo<br />

fare sicuramente di più, a<br />

partire dalla terza branca.<br />

Lavorare in parallelo tra<br />

attività “teorica” e “pratica” è<br />

di assoluta importanza,<br />

parlando di salvaguardia<br />

dell’ambiente, dove troppe<br />

volte si sente parlare tanto,<br />

ma si fa fatica a mettere in<br />

pratica ciò che si dice, nella<br />

vita d’ogni giorno.


Informarsi e capire cosa succede al di fuori<br />

di casa nostra è un passo fondamentale per<br />

fare di Rover e Scolte cittadini responsabili in<br />

un contesto mondiale.<br />

3. Creare partecipazione<br />

Oggi è difficile pensare che di fronte alle<br />

questioni ambientali, tanto importanti quanto<br />

complesse, ci sia un’unica soluzione. L’ambiente<br />

è di tutti (un diritto goderne i benefici,<br />

un obbligo curarlo) ed è fondamentale creare<br />

dei momenti per accogliere le proposte di tutta<br />

la comunità. Per fortuna in questo caso siamo<br />

aiutati dalla vita di terza branca, dove conta<br />

l’opinione di tutti.<br />

Se ad esempio si vuol lanciare un progetto<br />

per il risparmio energetico nella nostra sede<br />

<strong>Scout</strong>, sarà bene presentarlo come un problema<br />

che riguarda tutti e che per questo ha bisogno del<br />

contributo di ognuno. Ma questo atteggiamento,<br />

in ogni caso, dovrebbe essere sempre presente<br />

nella vita di Fuoco e Clan.<br />

4. Utilizzare diversi linguaggi<br />

Oggi possiamo argomentare di tematiche<br />

ambientali in modi completamente differenti.<br />

Ne parla il mondo dell’audiovisivo, partendo<br />

Giocare il gioco<br />

dai primi cartoni animati<br />

di Walt Disney, fino<br />

ai film di fantascienza,<br />

passando per i documentari<br />

d’inchiesta, fino<br />

ai videoclip di gruppi<br />

musicali. Ne parla l’editoria<br />

attraverso romanzi,<br />

saggi, riviste. Se ne<br />

occupano la fotografia,<br />

l’arte e il teatro. Esiste<br />

addirittura tutto un universo<br />

di videogame dedicati ed anche il mondo<br />

delle nuove tecnologie non è da meno, ad esempio<br />

con le nuove applicazioni per tablet e<br />

smartphone. Cercare di partire con uno di questi<br />

linguaggi può essere un modo accattivante per coinvolgere<br />

i ragazzi sul tema in questione, utilizzando<br />

dei canali conosciuti dai più giovani, senza dimenticare<br />

che diventa un ottimo esercizio di<br />

media education (tanto per far capire che tra i<br />

mass media c’è anche tanto di buono).<br />

5. Agire<br />

Certo parlare e confrontarsi nella vita di<br />

terza branca è la base, ma ad un certo punto<br />

bisogna mettere le mani in pasta. Sviluppare<br />

un percorso di approfondimento su una problematica<br />

ambientale, prima o poi, deve prevedere<br />

un’attività pratica da fare sul territorio.<br />

Se, ad esempio, parleremo di riduzione dei<br />

rifiuti, dopo un’attività per capire come vengono<br />

gestiti nel nostro Comune, dovremo prevedere<br />

delle azioni concrete come la costruzione<br />

di un piano per la raccolta differenziata<br />

in sede, la riduzione dei rifiuti nelle uscite<br />

mensili o la pulizia di una zona verde. Lavorare<br />

in parallelo tra attività “teorica” e “pratica” è<br />

di assoluta importanza, parlando di salvaguardia<br />

dell’ambiente, dove troppe volte si sente<br />

parlare tanto, ma si fa fatica a mettere in pratica<br />

ciò che si dice, nella vita d’ogni giorno.<br />

Per concludere, basta aprire il vocabolario<br />

della lingua italiana per leggere: “Ambiente:<br />

che sta attorno, che circonda”. Ecco che lavorare<br />

con i ragazzi sul concetto di “prendersi<br />

cura di ciò che ci circonda” (o ancora meglio<br />

“avere a cuore” come insegna Don Milani) è<br />

l’obiettivo principale che sintetizza quanto<br />

suggerito fino a questo punto. E se ciò che ci<br />

circonda è il Creato, con tutte le sue bellezze<br />

e risorse preziose, offerto in dono all’uomo,<br />

non si può fare altro che dare il massimo.<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 33


34<br />

IL “COPERCHIO”<br />

Attilio Grieco<br />

Il cappellone è certamente l’elemento<br />

più caratteristico dell’uniforme<br />

scout ed è anche l’elemento al<br />

quale un vero <strong>Scout</strong> non rinuncerà<br />

mai. Infatti nessun altro<br />

copricapo, nessun altro berretto,<br />

nessun altro cappello,<br />

identifica e protegge lo <strong>Scout</strong><br />

meglio del cappellone.<br />

RADICI<br />

Scrive B.-P.: “Nel corso di varie recenti<br />

visite ho incontrato molti giovani a piedi o in<br />

bicicletta, in calzoncini e camicia, spesso senza cappello<br />

o con un basco. Non potevo dire se fossero scouts o<br />

no. Ma appena vedevo un ragazzo magari a capo<br />

scoperto, ma con il suo cappellone appeso allo zaino,<br />

potevo riconoscerlo come un fratello scout, raggiungerlo<br />

e fare quattro chiacchiere. È l’uniforme scout –<br />

e in specie il “coperchio” – che identifica uno scout,<br />

in qualunque parte del mondo lo si incontri” 1 .<br />

“Col cappellone e un giglio d’or, sempre restiamo<br />

Esplorator...” cantavano le Aquile Randagie nelle<br />

loro attività clandestine durante il fascismo.<br />

“Col cappellone, col cappellon boero, ripara sole<br />

e pioggia è proprio un bel sombrero...” dice ancora<br />

un altro vecchio canto scout.<br />

Al riparo del suo cappellone lo <strong>Scout</strong> affronta<br />

tranquillo il solleone estivo, sicuro che non<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

solo i suoi occhi ma anche la<br />

sua nuca e il suo collo sono<br />

protetti dai raggi del sole.<br />

Quando piove a dirotto, il<br />

cappellone gli serve da ombrello<br />

e da grondaia, perché<br />

lo ripara ampiamente sotto la<br />

sua larga tesa, mentre scarica da<br />

un lato l’acqua che viene giù a catinelle.<br />

E se porta gli occhiali questi rimangono<br />

ben protetti dagli schizzi della pioggia.<br />

Se la neve imbianca la zona, il cappellone<br />

ripara lo <strong>Scout</strong> dal freddo e dai bianchi fiocchi,<br />

che possono scendere vorticosamente o lentamente<br />

senza particolari conseguenze per<br />

chi lo indossa.<br />

In una selva o in un bosco il cappellone protegge<br />

il viso dello <strong>Scout</strong> dai rami e dai rovi,<br />

così come in una giornata ventosa, ben calcato<br />

in testa, lo protegge dalle raffiche di vento.<br />

Quando il fuoco sotto la pentola non vuole<br />

proprio saperne di “tirare”, lo sventolio del<br />

cappellone crea una corrente d’aria che alimenta<br />

energicamente il fuoco.<br />

Quando lo <strong>Scout</strong> è sdraiato all’aria aperta<br />

per riposarsi dopo una lunga marcia, messo<br />

in bilico sulla fronte il cappellone mantiene i<br />

suoi occhi al riparo dei raggi del sole e crea<br />

uno spazio intimo e privato che lo riporta ai<br />

suoi affetti, alla sua casa, ai suoi cari lontani.<br />

Naturalmente sto parlando del cappellone<br />

scout a quattro infossature, indossato con stile,<br />

mantenuto con la tesa perfettamente orizzontale,<br />

con il cinturino al suo posto e con un laccio<br />

di cuoio da portare dietro la nuca. Un cappellone<br />

come quello che Lord Baden-Powell<br />

adottò come copricapo per gli <strong>Scout</strong>s e per le<br />

Guide.<br />

1 Baden-Powell, rivista “Jamboree”, aprile 1931.


Il lavoro della “Commissione Direttorio Religioso Italiano”<br />

Diario di una via<br />

Paolo Morassi<br />

Mentre guardo i primi di cordata che<br />

piantano gli ultimi chiodi e posano<br />

le ultime corde, ripenso a questa nostra<br />

avventura. Ricordo ancora, come se fosse<br />

oggi, il giorno in cui mi è stato chiesto di fare<br />

il capo spedizione. Ricordo come rappresentai<br />

i miei dubbi, ben sapendo che i miei compagni<br />

e le mie compagne avevano molta più esperienza<br />

e tecnica di me. Ciò nonostante, ho<br />

detto sì, e siamo partiti.<br />

Rammento con un certo imbarazzo i momenti<br />

quando, in qualche tratto, mi hanno<br />

dovuto “tirare su di peso”, ma poi, in un sussulto<br />

di orgoglio, richiamo quando invece sono<br />

stato io a suggerire un passaggio, a mettere in<br />

guardia da una presa insicura, a gridare “...sassi!”<br />

quando un rumore dall’alto annunciava<br />

un rischio per la progressione.<br />

Non si trattava di conquistare una nuova<br />

cima, né di tracciare una nuova via per la vetta,<br />

bensì di intervenire su una via già egregiamente<br />

tracciata, per arricchirla della esperienza<br />

maturata in tanti anni.<br />

A che scopo? Per rendere la via più fruibile,<br />

in modo che tutti (o meglio, tutti quelli che<br />

ne abbiano la volontà) possano intraprenderla<br />

e portarla a termine, conoscendo a fondo la<br />

meravigliosa montagna sulla quale si estende.<br />

Ora che siamo quasi al termine dell’avventura,<br />

posso dire che è stata impegnativa ma bellissima.<br />

Che a tratti la fatica si è fatta sentire, e<br />

che i rischi non sono mancati. Posso affermare<br />

che oggi tutti, anche quelli che meglio conoscevano<br />

la montagna, hanno qualcosa di nuovo<br />

nello zaino.<br />

Posso finalmente rivelare che mai ho temuto<br />

di non riuscire ad arrivare al termine. E infatti<br />

ci siamo: la via si avvicina alla conclusione;<br />

il documento è quasi finito.<br />

Eh sì, non sto parlando di una avventura in<br />

montagna, di epiche gesta sulle rocce ed i<br />

ghiacci di qualche magnifica vetta alpina. Ti<br />

sto invece raccontando del lavoro che, come<br />

“Commissione Direttorio Religioso”, abbiamo<br />

LAVORI IN CORSO<br />

affrontato in questo triennio, e che stiamo<br />

portando a termine in questi giorni.<br />

Forse penserai che mi sono arrampicato (!)<br />

su di una metafora impropria, per introdurre<br />

a questo tema. Io non lo credo, e cercherò di<br />

spiegare come sono arrivato, al fine di raccontare<br />

il nostro lavoro del triennio, a trovare le<br />

analogie che ho sfruttato per invitarti alla lettura<br />

di questo articolo.<br />

Innanzi tutto, la montagna: di quale montagna<br />

stiamo parlando? Beh, per me la “montagna”<br />

è la Spiritualità propria della <strong>FSE</strong>, quell’aspetto<br />

fondante e fondamentale della “specifica<br />

pedagogia” che le parole di Giovanni<br />

Paolo II ci hanno riconosciuto, quasi 20 anni<br />

fa. Quindi: la via. La “via”, come ho detto, esisteva<br />

già. Si chiama “Direttorio Religioso della Federazione<br />

dello Scautismo Europeo” ed è stata magistralmente<br />

tracciata molti anni fa dall’impegno<br />

e dall’esperienza di Capi ed Assistenti,<br />

tra i quali in particolare voglio ricordare P.<br />

Ivan Zuzek SJ. È una via che da la possibilità<br />

di conoscere al meglio la “montagna”, e che<br />

ogni Capo dovrebbe percorrere se vuole svolgere<br />

con passione e responsabilità<br />

il proprio Servizio.<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 35


36<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

LAVORI IN CORSO<br />

Eppure... accade talvolta che la via è considerata<br />

troppo impegnativa, che il Direttorio è poco<br />

conosciuto, oppure che è ritenuto qualcosa di<br />

interesse solo per i “grandi capi” (ma chi sono<br />

poi?) dell’Associazione o della Federazione.<br />

Niente di più sbagliato! Il Direttorio federale<br />

è uno specchio nel quale riconoscersi, che è<br />

preciso dovere di ciascun Capo conoscere e riconoscere.<br />

E allora la “nostra” via? Di cosa si è occupata<br />

la Commissione in questi tre anni? Perché ce<br />

n’è stato bisogno, se la “via” esisteva già? In<br />

trentacinque anni di cammino, la nostra Associazione<br />

ha percorso quella via ed ha conosciuto<br />

la montagna, e l’esperienza che ha accumulato<br />

gli consente oggi, tramite le persone di Capi,<br />

Capo ed Assistenti che si sono caricati lo zaino<br />

ed hanno fatto tanti anni di strada su quei pendii,<br />

di rendere più “nostra” (dove per “nostra”<br />

intendo della nostra Associazione) quella magnifica<br />

via, non per cancellarla o per ritracciarla,<br />

ma anzi per riconoscerla ancora di più come<br />

propria! All’inizio, qualcuno aveva capito male:<br />

qualcuno diceva che la via che stavamo tracciando<br />

era qualcosa di completamente nuovo,<br />

che avremmo abbandonato il Direttorio federale<br />

per farcene uno solo nostro. Niente di più sbagliato,<br />

potremmo mai anche solo pensare di fare<br />

una cosa del genere? Non è possibile neanche<br />

immaginare di smarcarci dalla Federazione su<br />

di un ambito così fondamentale. Il documento<br />

che abbiamo predisposto prende le proprie<br />

mosse dal Direttorio federale, non citandolo<br />

o richiamandolo, bensì sviluppandone e caratterizzandone<br />

i principi ed i contenuti nelle<br />

scelte e nella esperienza trentennale della nostra<br />

Associazione.<br />

All’inizio, abbiamo dovuto confrontarci tra<br />

di noi, capire quali potevano essere i riferimenti,<br />

individuare gli ambiti che era necessario<br />

affrontare, immaginare una struttura del documento<br />

che cercasse di garantirne l’equilibrio<br />

tra le tematiche. Ricercare una consecutività<br />

logica: non un insieme di articoli spotlight su<br />

temi diversi, ma un testo che si potesse leggere<br />

nel suo insieme, poiché è nel suo insieme che<br />

ciascuno di noi vive la propria dimensione spirituale<br />

e religiosa.<br />

Siamo così arrivati ad una prima stesura, e<br />

con quella abbiamo iniziato un confronto con<br />

il Consiglio Nazionale, che ci ha arricchito con<br />

proposte, commenti , anche con critiche, perché<br />

no? È anche grazie ai consiglieri – e ad<br />

altri Capi ed Assistenti che ci hanno dato pareri<br />

e contributi – se possiamo affermare che oggi<br />

questo documento è frutto di un impegno diffuso<br />

e di un confronto ampio e sereno su tematiche<br />

non sempre facili, ma fondamentali<br />

per il nostro Servizio.<br />

Potrà accadere, che quando conoscerai il testo<br />

che abbiamo redatto, penserai che avremmo<br />

potuto piantare un chiodo in più,<br />

oppure sviluppare la nostra via su un<br />

passaggio meno impegnativo, o forse<br />

più impegnativo. Sarà un segno che conoscere<br />

quel testo ti avrà chiesto di riconoscerti<br />

in esso, a porti delle domande,<br />

ad interrogarti su quanto senti tue quella<br />

via e quella montagna sulla quale<br />

porti i ragazzi o le ragazze che la Provvidenza<br />

ci ha affidato, che ha affidato<br />

a te. Sì, proprio a te.<br />

PS: non conosco parole che possano<br />

dire quanto ringrazio coloro che hanno<br />

camminato con me nella Commissione<br />

in questo triennio Solo grazie allora,<br />

e alla prossima strada su cui camminare<br />

insieme.


2004<br />

Bielorussia: viene adottato il Metodo Lupetto<br />

sia per i bambini che per le bambine.<br />

2009<br />

Bielorussia: il lupettismo non è ritenuto adeguato<br />

ad uno sviluppo armonico della femminilità<br />

delle bambine. Si cerca altro.<br />

Marzo 2010<br />

Italia: in occasione di un incontro dei Commissari<br />

Generali e dei Commissari delle Branche<br />

dell’UIGSE, presso la nostra Base <strong>Scout</strong> di<br />

Soriano, alcune Capo bielorusse hanno modo<br />

di conoscere il Coccinellismo.<br />

Estate 2011<br />

Bielorussia: è convocata una riunione tra i<br />

vertici associativi. Si decide di approfondire<br />

le conoscenze del Metodo Coccinelle per<br />

prenderne spunto.<br />

ORIZZONTE EUROPA<br />

In volo verso la Bielorussia... Ut omnes unum sint<br />

Coccinelle in Siberia<br />

(o quasi!)<br />

Alessandra Crusi Perugia 1 • Angela Turchiano Roma 64<br />

Settembre 2011<br />

viene presentata una richiesta di formazione<br />

alla U.I.G.S.E.<br />

Novembre 2011<br />

in the net: Io e Angela, tramite la Pattuglia<br />

Europa, diciamo “Eccomi!” e diamo il via ad<br />

uno scambio epistolare con Maryna, la Capo<br />

bielorussa di riferimento, per avviare una conoscenza<br />

di base tra le due realtà, sia dal<br />

punto associativo che sociologico. Ci poniamo<br />

subito il problema di come affrontare il trapasso<br />

delle nozioni: quello che non vogliamo<br />

assolutamente è avviare una sorta di colonialismo<br />

del coccinellismo ma, piuttosto, far sì<br />

che sviluppino un metodo proprio, alla luce<br />

delle nuove conoscenze.<br />

Gennaio <strong>2012</strong><br />

Aeroporto di Minsk –22°C. Due ammassi<br />

informi di lana e “pile” vengono accolti da<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 37


38<br />

ORIZZONTE EUROPA<br />

Maryna, dal cugino e dal simpatico Vescovo<br />

della Chiesa Greco-Cattolica di Bielorussia.<br />

Dal giorno dell’arrivo, venerdì, alla partenza<br />

di lunedì, siamo ospiti a casa della famiglia<br />

di Maryna e Olga (la sorella, nonché<br />

Commissaria Generale Guida). L’accoglienza<br />

ha inizio con una cena tipica dell’est Europa,<br />

a base di un mix di dolciumi e piatti salati, il<br />

tutto seguito da tisane, tra cui quella fatta con<br />

acqua bollente e cucchiaiate di ribes raccolti<br />

personalmente dalla madre di Maryna! Altro<br />

elemento diffuso in Bielorussia, ma singolare<br />

per noi italiani, è il fatto di avere in un ambiente<br />

il water e in un altro il lavandino e la<br />

vasca da bagno. Potremmo omettere questi<br />

dettagli, ma in realtà quello che vogliamo<br />

condividere e trasmettere oltre agli aspetti<br />

prettamente tecnici, è proprio la gioia dell’incontro,<br />

della conoscenza sincera e della fratellanza<br />

tra popoli diversi e modi di vita<br />

diversi, resi possibili dallo Scautismo.<br />

Sabato mattina conosciamo Sergej, il giovane<br />

seminarista che, avendo studiato a Roma,<br />

ci assisterà nelle traduzioni per tutta la durata<br />

dell’incontro. La sua conoscenza è per noi preziosa,<br />

non solo dal punto di vista umano o<br />

della comunicazione ma, anche, per comprendere<br />

bene la realtà bielorussa dal punto di vista<br />

politico, religioso e sociale. Il popolo della cosiddetta<br />

“Russia Bianca” manifesta in molti<br />

aspetti le sue mille sfaccettature che le tradizioni<br />

hanno orgogliosamente cercato di mantenere<br />

vive: una specie di “biodiversità”<br />

interna da preservare e, in alcuni casi, troppi,<br />

mantenere sotto controllo dalle autorità.<br />

L’incontro con le 17 ragazze inizia sabato<br />

mattina con un quadrato all’aperto, tra<br />

enormi stalattiti di ghiaccio e cumuli di neve:<br />

tutte coperte da strati di sciarpe, ma ognuna<br />

fiera nella sua impeccabile uniforme in<br />

gonna pantalone e basco (il resto delle ore le<br />

abbiamo trascorse al caldo!).<br />

Le Capo e le Scolte presenti sono rappresentanti<br />

di tutte le regioni della Bielorussia in cui<br />

l’Associazione è presente. A queste si sono aggiunte<br />

una giovane suora e un’insegnante,<br />

mamma di una Scolta, interessata all’iniziativa.<br />

La linea decisa con Maryna è stata quella di alternare<br />

ogni attività pratica ad un momento di<br />

spiegazione e confronto con le ragazze.<br />

Dopo un gioco di conoscenza per imparare<br />

nomi e numeri in italiano e bielorusso, ecco<br />

quindi la formazione delle sestiglie, le presen-<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

tazioni con i, prima timidi e poi sempre più<br />

entusiasti, “boscya!” (eccomi!), la realizzazione<br />

di coloratissimi Quaderni di bosco, il racconto<br />

alla luce della Lanterna, il gioco sul simbolismo.<br />

Il tutto intervallato dalla preparazione<br />

di un pranzo italiano, da caldi infusi e dalla<br />

preparazione della cena bielorussa (una miriade<br />

di frittatine di patate: i “dranichi”) seguita<br />

dalla tisana di fine pasto.<br />

Le ragazze nel corso delle pause ci hanno<br />

posto molte domande sugli argomenti trattati<br />

e al rientro, nonostante le 13 ore filate di attività,<br />

lo scambio di opinioni e informazioni<br />

tra noi e Maryna non si è arrestato.<br />

Domenica mattina, dopo la celebrazione<br />

greco-cattolica delle 9, il tempo è veramente<br />

volato. Ci siamo rese conto dell’ora solo al<br />

momento del pranzo: una tipica zuppa di<br />

rape rosse, la “borsch” con carne e panna (che<br />

mettono ovunque) più gli immancabili dolci.<br />

Il momento dei saluti ha visto in tutte il<br />

sorriso e la gioia della condivisione di un momento,<br />

ritenuto da ognuna, prezioso. Bello il<br />

commento della mamma che ci dice “grazie<br />

per l’amore e la gioia che ci avete donato, mi<br />

auguro che l’altra mia figlia possa diventare<br />

una coccinella” e, ancora, le parole di una<br />

Scolta “è stato bello realizzare di far parte di<br />

una famiglia che va oltre i confini della Bielorussia”,<br />

ma, in alcuni casi, le parole hanno<br />

lasciato il passo alla commozione...<br />

Oggi<br />

In the net: “Ciao Maryna, come procede?” “Bene,<br />

ci stiamo vedendo tutte le settimane per cercare<br />

di mettere a punto un metodo adatto alle<br />

nostre bambine sulla base del vostro aiuto e<br />

forse ci rivedremo presto... in Italia!”


Sono venuta a sapere per la prima volta<br />

dell’esistenza del coccinellismo un anno<br />

fa grazie ai racconti di alcuni nostri Capi<br />

e Capo che erano appena tornati da una riunione<br />

scout tenutasi vicino a Roma (ndr: incontro<br />

dei Commissari dell’UIGSE tenutosi a Soriano nel<br />

marzo 2010).<br />

Nel corso di quell’incontro avevano avuto<br />

modo di vedere molte sestiglie di Coccinelle<br />

(in bielorusso = божых каровак) e ne erano rimasti<br />

così piacevolmente impressionati che,<br />

al loro ritorno in Bielorussia, ci dissero: “Dovete<br />

scegliere la pedagogia promossa dal coccinellismo,<br />

è molto femminile e adatta a delle bambine!”.<br />

Abbiamo subito pensato: “Perché no? In<br />

fondo, dopo una breve pausa, stiamo progettando<br />

la riapertura della prima<br />

branca della sezione<br />

femminile. Possiamo scegliere<br />

tra la pedagogia francese<br />

(Lupettismo) e quella<br />

italiana (Coccinellismo)”.<br />

Sono subito partite per<br />

l’Italia le lettere d’invito e<br />

dopo qualche giorno ci è arrivata<br />

la buona notizia: ci<br />

sarebbe stato, in Bielorussia,<br />

un incontro di formazione<br />

per coloro che avessero voluto<br />

conoscere la pedagogia<br />

del Metodo Coccinelle.<br />

La bella notizia si è diffusa<br />

rapidamente e si sono<br />

così riunite 18 persone interessate,<br />

rappresentanti<br />

delle varie zone della Bielorussia.<br />

È così che, in una gelida<br />

mattina di gennaio a<br />

Minsk, ha avuto inizio l’interessante<br />

gioco delle Coccinelle,<br />

guidato da Angela<br />

ed Alessandra, due Capo italiane<br />

molto aperte, allegre<br />

ORIZZONTE EUROPA<br />

Le Coccinelle: una pedagogia<br />

adatta alle bambine<br />

Darya Susha Scolta Belarus (Traduttore Sergej Rajunets)<br />

e carismatiche, che hanno voluto condividere<br />

con noi la loro esperienza nel coccinellismo<br />

e tutto l’entusiasmo necessario per lavorare<br />

con delle bambine.<br />

Questo entusiasmo è stato così forte che,<br />

durante l’intero incontro, il sorriso non è mai<br />

scomparso dai volti delle partecipanti. La Lanterna,<br />

che è uno dei simboli delle coccinelle,<br />

ha brillato molto intensamente per tutto il<br />

tempo.<br />

Quando mi chiedono: “Cosa ti è piaciuto di<br />

più del corso?” onestamente rispondo: “l’atmosfera<br />

di fratellanza, ovvero lo spirito<br />

scout”. Se insistono chiedendomi “che altro?”<br />

rispondo: “i sorrisi sinceri che brillavano intorno”.<br />

“Che altro ancora?” “I giochi interessanti,<br />

stare in piedi in un cerchio, quando la<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 39


40<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

ORIZZONTE EUROPA<br />

tua mano tocca le mani delle tue amiche”,<br />

“E poi?” “Le canzoni divertenti, i preparativi<br />

per il nostro primo pranzo italiano e per<br />

la cena bielorussa. Il racconto così ben narrato<br />

da Alessandra illuminato dalla luce della<br />

Lanterna. La realizzazione dei Diari della Foresta<br />

(n.d.r: i Quaderni di bosco), l’attività di<br />

espressione con le nostre scenette appena inventate<br />

e tutto ciò che non si può raccontare<br />

in una sola volta.<br />

La cosa più importante, però, è sicuramente<br />

l’insieme d’informazioni ricevute nel<br />

corso dell’incontro, che ci aiuteranno nel lavoro<br />

con la Branca Gialla (жоўтай галіной).<br />

Un altro aspetto molto importante di questo<br />

corso è stato lo stesso programma: era così<br />

equilibrato ed interessante che, nonostante il<br />

primo giorno fosse durato ben 13 ore, nessuna<br />

delle partecipanti ha notato l’affaticamento<br />

e anzi, al contrario, a tutte sarebbe<br />

andato bene il protrarsi della riunione. E così,<br />

in un certo senso, è stato: è continuato sulla<br />

strada per casa quando, avvolte dalle sciarpe<br />

che facevano intravedere solo gli occhi, percorrevamo<br />

lo stretto sentiero; è continuato<br />

anche sotto il rombo delle ruote, mentre facevamo<br />

una pacifica chiacchierata, è continuato<br />

la mattina dopo...”.<br />

Ora, quando chiudo gli occhi, di fronte a<br />

me cominciano a nuotare le scene del corso:<br />

sono molto luminose e belle. Queste immagini<br />

involontariamente mi portano a sorridere<br />

e vorrei condividere tutto ciò con altri.


della Chiesa di<br />

scrutare i segni dei<br />

“Èdovere<br />

tempi e di interpretarli<br />

alla luce del Vangelo, così<br />

che, in modo adatto a ciascuna<br />

generazione, possa rispondere<br />

ai perenni interrogativi degli uomini<br />

sul senso della vita presente<br />

e futura e sulle loro<br />

relazioni reciproche.” (Gaudium<br />

et spes, 4 EV 1/1324)<br />

“L’avvenire delle nostre società<br />

poggia sull’incontro tra i<br />

popoli, sul dialogo tra le culture<br />

nel rispetto delle identità e delle<br />

legittime differenze.” (Benedetto<br />

XVI, discorso all’assemblea plenaria<br />

del pontificio consiglio della pastorale<br />

per i migranti e gli itineranti, 28<br />

maggio 2010)<br />

“Più che mai ho adesso la sensazione<br />

che per mezzo dello spirito<br />

di fratellanza degli scout,<br />

estesosi in tutto il mondo, potremo<br />

fare un primo passo verso<br />

una pace internazionale riportando<br />

un concreto risultato. Tale pace non<br />

può ottenersi con leggi, ma solo essere fondata<br />

su un reciproco sentimento di fratellanza<br />

tra popoli.” (B.-P., marzo 1915)<br />

“Il proprio comportamento e stile di vita,<br />

lo si voglia o meno, rappresenta di fatto una<br />

proposta di valori o disvalori” (Educare alla vita<br />

buona del Vangelo. CEI. Orientamenti pastorali<br />

dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020)<br />

“Le amicizie potranno esser ancor più pienamente<br />

sviluppate se i capi vi porranno<br />

mente, attraverso un aumentato scambio di<br />

corrispondenza, pen pal, visite, ospitalità ai ri-<br />

ORIZZONTE EUROPA<br />

Nei tempi che passano<br />

e nei segni che rimangono<br />

a cura di Alessandra Crusi Perugia 1<br />

fugiati, studio della geografia e della storia di<br />

altri Paesi, e ricordando ai ragazzi che siamo<br />

tutti figli di uno stesso Padre, il cui comandamento<br />

è: “ama il prossimo tuo”. (B.-P. The <strong>Scout</strong>er,<br />

aprile 1940)<br />

“All’accoglienza deve seguire la capacità di<br />

gestire la compresenza di culture, credenze<br />

ed espressioni diverse. [...] L’opera educativa<br />

[...] deve aiutare a superare paure, pregiudizi<br />

e diffidenze, promuovendo la mutua conoscenza,<br />

il dialogo e la collaborazione.” (Educare<br />

alla vita buona del Vangelo. CEI. Orientamenti<br />

pastorali dell’episcopato italiano per il decennio<br />

2010-2020)<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 41


42<br />

NELLO ZAINO<br />

Attività estive e genitori<br />

Farsi apprezzare dai<br />

genitori: non ha prezzo<br />

Sergio Colaiocco<br />

Ese il problema fossimo noi e non i genitori?<br />

Due sono i poli di ogni relazione,<br />

anche in quella con i genitori. Invece<br />

che occuparci di come cambiare loro, vediamo<br />

cosa possiamo fare noi perché ciò che facciamo<br />

durante l’estate sia sempre più compreso e apprezzato.<br />

Le riunioni con i genitori: brevi e ben preparate.<br />

Brevi perché in un’ora massimo si possono dire<br />

molte cose (e perché non dobbiamo salire in cattedra).<br />

Ben preparate: come ci presentiamo, chiarezza<br />

nell’esposizione, lasciare sempre qualcosa<br />

di scritto.<br />

Idea pratica n. 1: il contributo di un genitore<br />

può risultare più credibile di quel che diciamo<br />

noi (introduciamo il trapasso nozioni anche<br />

tra genitori); utilizziamo con i genitori supporti<br />

tecnici (da una presentazione in powerpoint<br />

ad un video).<br />

A noi non piacciono i compartimenti stagni: ogni<br />

unità vive in modo coordinato e armonico in un<br />

Gruppo e dobbiamo noi far in modo che si ci sia,<br />

e si percepisca, una continuità nei rapporti con i<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

Quando il capo si è assicurato simpatia ed<br />

appoggio da parte dei genitori del ragazzo<br />

conducendoli ad una collaborazione reciproca<br />

e ad un pieno interesse al funzionamento del<br />

Riparto e agli scopi del movimento, allora il<br />

suo compito sarà più facile (B.-P.).<br />

Far vedere un video di qualche minuto dei<br />

ragazzi in attività può aiutare i genitori a<br />

rendersi conto meglio di cosa fanno i figli<br />

quando sono con noi.<br />

L’associazione ha preparato, anche per questo,<br />

una serie di clip per ogni branca, di varia<br />

durata e su vari temi, che sono disponibili su<br />

DVD ma anche scaricabili dal canale youtube<br />

SCOUTD’EUROPA<strong>FSE</strong>.<br />

genitori anche nel passaggio dei ragazzi tra le<br />

varie unità.<br />

Idea pratica n. 2: alle riunioni con i genitori<br />

sia sempre presente il Capogruppo; ciò avvenga<br />

anche quando il capo unità deve affrontare<br />

con i genitori i problemi particolari di un ragazzo.<br />

Sia il Capo Unità a coinvolgere e a concordare<br />

la data della riunione con il Capogruppo.<br />

Educare all’autonomia, oltre che alla responsabilità,<br />

non si può fare se non si allenta il cordone ombelicale<br />

che lega un figlio ai genitori: durante le attività<br />

estive i ragazzi parlano con i genitori solo<br />

in caso di vera necessità. Non ha senso scegliere<br />

di andare a vivere nella natura se poi ci portiamo<br />

appresso ogni tipo di mezzo di comunicazione. Se<br />

spieghi bene lo spessore educativo della scelta e si<br />

verifichi bene ad inizio dell’attività che non ci siano<br />

mezzi che rompono il clima di avventura.<br />

Idea pratica n. 3: i genitori si rivolgano per<br />

avere informazioni al Capo Gruppo (o al più<br />

al rappresentante dell’unità in Consiglio di


Gruppo) che farà da tramite col Capo Unità<br />

(che però eviterà di avere il cellulare acceso<br />

durante il giorno...).<br />

La prima volta che il ragazzo va all’attività estiva<br />

con la nuova unità (cioè al primo: volo estivo, vacanze<br />

di branco, campo estivo, route, campo mobile)<br />

ci sono modi di fare e abitudini che noi diamo<br />

per ovvie e scontate ma che i genitori non conoscono,<br />

non capiscono, non hanno il coraggio di<br />

chiedere.<br />

Idea pratica n.4: andare a trovare a casa, magari<br />

facendosi invitare a cena, i ragazzi che<br />

per la prima volta verranno con noi d’estate;<br />

sarà l’occasione per un incontro a tu per tu<br />

con i genitori che ci permetterà di farci conoscere,<br />

conoscerli nel loro ambiente, rispondere<br />

alle loro domande anche le più personali.<br />

Nascondino è un bel gioco, ma non con i genitori:<br />

dobbiamo esser leali nell’illustrare caratteristiche,<br />

modi e particolarità delle attività che facciamo;<br />

devono esser illustrati anche i possibili rischi collegati<br />

alle attività che proponiamo ma con l’indicazione<br />

delle precauzioni che prenderemo.<br />

Idea pratica n. 5: riportare sull’autorizzazione<br />

le specifiche delle attività che si proporranno<br />

l’estate, evidenziandone anche gli<br />

eventuali rischi.<br />

Costruire un’alleanza di intenti educativi; è un<br />

obiettivo impegnativo per ogni Capo e richiede<br />

tempo e dedizione. Anche questa però è una parte<br />

decisiva del servizio di un Capo perché lo Scautismo<br />

non si sostituisce alla famiglia ma è complementare<br />

ad essa.<br />

Idea pratica n. 6: riprendere ad ogni incontro<br />

le ragioni alte del metodo, anche ritornando<br />

ad ogni riunione gli stessi concetti educativi.<br />

Idea pratica n. 6 bis: illustrare nelle riunioni<br />

il programma di un’uscita tipo, accostando<br />

in una tabella ad ogni attività il suo<br />

obiettivo educativo.<br />

Attenzione a non esagerare nell’anticipare o svelare<br />

ai genitori quel che avverrà in unità; lo Scautismo<br />

NELLO ZAINO<br />

infatti è e deve rimanere il luogo del bosco, dell’avventura,<br />

della strada... i genitori restano sempre<br />

sullo sfondo; al centro c’è il rapporto asimmetrico<br />

ma solido e di fiducia tra il Capo e il ragazzo, che<br />

non si deve sentire tradito o scavalcato dal rapporto<br />

tra genitori e i Capi.<br />

Idea pratica n. 7: mai mandare mail, o anticipare<br />

ai genitori, novità, attività e proposte<br />

prima di averle messe a fuoco, lanciate e condivise<br />

con i ragazzi.<br />

Se non tutti si sentono di venire, allora ci inventiamo<br />

qualche altra cosa; attenzione a mantenere<br />

sempre alto il livello della proposta; le caratteristiche<br />

del nostro metodo possono apparire a qualche<br />

ansioso genitori troppo esigenti. Confrontiamoci<br />

con qualche capo esperto (capogruppo, incarico<br />

di distretto ecc.), esponendo come abbiamo pensato<br />

l’attività che desta ansia... ma se abbiamo conferma<br />

che si tratta di una attività valida non arretriamo.<br />

Idea pratica n. 8: non annacquare la proposta,<br />

per venire incontro a qualcuno.<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 43


44<br />

La vocazione alla libertà<br />

nella Scautismo<br />

Claudio Favaretto<br />

Q<br />

uello che ho vissuto nello Scautismo è entrato<br />

così profondamente in me che ricordo<br />

non solo i tempi, ma le sensazioni<br />

di volta in volta provate.<br />

Immaginate una valle alpina, di altitudine modesta<br />

ma non insignificante, ben delimitata da<br />

due serie di montagne, ma nel suo genere aperta.<br />

Il riparto era accampato alla fine del pendio di<br />

sinistra orografica. Di fronte c’era una strada carreggiabile,<br />

poi un magnifico torrente, ricco d’acque<br />

ma non profondo, facilmente guadabile,<br />

dove ci si recava a lavarsi e a lavare le pentole.<br />

Al di là un fitto ontaneto e poi prati non più<br />

curati, delimitati da muretti a secco, e infine il<br />

bosco di abeti che diventavano sempre più radi<br />

salendo il fianco della montagna.<br />

Un grande gioco prevedeva che una squadriglia,<br />

il cui campo-base era verso la sorgente del<br />

torrente, dovesse scendere lungo la valle per portare<br />

armi e munizioni ai suoi alleati rinchiusi in<br />

un forte verso valle. Forse, ora che ci penso, il titolo<br />

del gioco era “Fort Alamo”.<br />

Un’altra squadriglia, la mia, doveva intercettare<br />

questi rifornimenti. Ci si era disposti attraverso<br />

tutta la valle, ma il territorio era troppo vasto<br />

per poterlo sorvegliare adeguatamente. L’unica<br />

possibilità era il silenzio, nella speranza che gli<br />

avversari, come di solito succede, si chiamassero<br />

o, comunque, parlassero. Decisa questa strategia,<br />

ci si sparpagliò, cercando di coprire il maggior<br />

spazio possibile. Io mi trovai, ad un certo punto,<br />

in un luogo sopraelevato, che dominava quasi<br />

tutta la valle, al margine della vegetazione arborea.<br />

Non so cosa mi prese. Mi sembrò di respirare<br />

l’infinito. Non avevo mai provato una dimensione<br />

così piena e profonda di libertà. Una libertà dentro<br />

le regole, certo, ma di una dimensione così vasta<br />

da rendere un adolescente com’ero io, quasi inebriato<br />

d’infinito.<br />

Per un momento non m’importò più del gioco,<br />

perché quello che avevo intuito era più grande<br />

di ogni totem (il riconoscimento giornaliero dato<br />

dai capi alle squadriglie che si erano distinte nelle<br />

varie attività): avevo intuito il grandissimo valore<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

SFIDE<br />

che lo Scautismo, attraverso la legge, la promessa,<br />

e tutte le altre regole, mi aveva portato ad un livello<br />

di riflessione che non avrei più lasciato: la<br />

legge è la libertà e la libertà è dentro la legge.<br />

Quante volte, magari durante un campo mobile<br />

o un’uscita, ci sarà toccato di arrivare in alto, su<br />

un monte, ma anche su un modesto rilievo, fuori<br />

dell’itinerario consueto di gitanti chiassosi e sentirsi<br />

immersi in una dimensione straordinaria<br />

di libertà e di ricchezza?<br />

“Paroni del mondo” diceva qualcuno. In effetti<br />

ci si sente padroni del mondo, non perché lo si<br />

possieda materialmente, ma perché lo si conosce<br />

e lo si ama senza dominarlo ma anche senza esserne<br />

dominati. Ricordate il brano evangelico<br />

delle tentazioni di Gesù? “Di nuovo il diavolo lo condusse<br />

con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti<br />

i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: “Tutte<br />

queste cose io ti darò se, prostrandoti, mi adorerai.”<br />

(Mt, 4,8). A me viene sempre in mente questo<br />

passo; ma anche la risposta di Gesù: “Vattene satana!<br />

Sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo, e a lui solo<br />

rendi culto”. Questo, a mio parere, è il grande insegnamento<br />

dello Scautismo: amare il mondo<br />

ma non diventarne schiavi.<br />

L’esempio riportato riguarda il potere e la ricchezza,<br />

a cui lo Scautismo risponde con la semplicità<br />

della vita e con l’essenzialità, che non significa,<br />

come i filosofi cinici greci alla Diogene,<br />

di buttare tutto per vivere come, appunto i cani,<br />

come loro si autodefinivano. Ma significa non<br />

farsi irretire dalle cose materiali che appesanti-


scono la nostra esistenza. Mi viene in mente un<br />

altro esempio, legato alla vita all’aperto.<br />

Cosa c’è di più bello che trovare, in uscita o<br />

campo mobile, il luogo più adatto alla sosta e all’attendamento?<br />

Ci bastano poche cose, meravigliose<br />

nella loro semplicità: un luogo sufficientemente<br />

pianeggiante, un rivo d’acqua, un bosco<br />

per cercare la legna. E poi ecco tutta la gioia di<br />

apprestare l’accampamento, di preparare il fornello,<br />

di cercare quei pochi ramoscelli necessari<br />

per il fuoco. E poi l’inebriante profumo della<br />

legna bruciata, profumo che varia a seconda della<br />

specie arborea: profumo di resina per le conifere,<br />

profumo salato per il salice ed il pioppo, ecc.<br />

Nessun piatto è più gustoso di quello che conserva<br />

in sé un po’ di questi profumi! Ancora una<br />

volta la semplicità rende gioiosi perché<br />

scevra da ogni artificiale<br />

abbellimento e<br />

basata solo su ciò<br />

che serve.<br />

SFIDE<br />

Potrei continuare con tanti altri esempi che<br />

voi conoscete quanto me. Ma il messaggio che<br />

vorrei ancora una volta ribadire è il seguente:<br />

tanto più noi saremo in grado di far capire ai nostri<br />

ragazzi che il senso profondo della vita non<br />

nasce dal possedere ricchezze o da una cucina<br />

raffinata, o da posti turistici rinomati nei quali<br />

l’attività più importante consiste nell’incontrare<br />

più persone possibile per far capire che anche<br />

noi siamo lì; tanto più avremo insegnato ad essere<br />

felici, leggeri in un mondo appesantito dall’ansia<br />

di possedere.<br />

Mi sono chiesto più di una volta: se i ricchi<br />

non avessero la possibilità di far vedere agli altri<br />

i segni della loro ricchezza (auto, ville, gioielli,<br />

cene, ecc.) quale senso darebbero a queste cose?<br />

Io credo ben poco, perché non sono affatto indispensabili<br />

a fare di un’esistenza una vita felice.<br />

Una volta instillato nei giovani il metro di giudizio,<br />

sarà più facile a loro discernere ciò che<br />

vale da ciò che non vale. E così diventeranno<br />

liberi anche nel giudizio degli uomini, della politica,<br />

della moda e di tutti i vari<br />

feticci del nostro mondo.<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 45


46<br />

in Bacheca a cura di Massimiliano Urbani Segreteria Nazionale<br />

Atti del Consiglio Direttivo<br />

Il Consiglio Direttivo nella riunione<br />

del 28-29 gennaio <strong>2012</strong> ha nominato:<br />

Commissario del Distretto Toscana-<br />

Emilia: Enzo Ruggiero (Grosseto1).<br />

Vice Commissaria del Distretto Abruzzo:<br />

Marianna Del Torto (Pescara 2).<br />

Vice Commissaria del Distretto di<br />

Ancona: Cathy Baglioni (Jesi 1).<br />

Capo Cerchio: Di Lorenzo Chiara<br />

(Palermo 6); Di Paola Lucia (Palermo<br />

8); Guidi Giorgia (Roma 3); Panattoni<br />

Claudia (Tivoli 1); Vescovo<br />

Chiara (Udine 2).<br />

Capo Riparto Guide: Colasanti Elisa<br />

(Frosinone 2); Pacelli Claudia (Vignanello<br />

1); Oregio Catelan Angela<br />

(Padova 2); Vescovo Sara (Udine 2);<br />

Capo Branco: Borella Lorenzo (Firenze<br />

26); Grilli Federico (Calcinelli<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

1); Tonietti Simone (Roncade 1).<br />

Capo Riparto Esploratori: Ciciriello<br />

Marco (Reggio Calabria 3); Danieli<br />

Andrea (Fossalta 1); Mamone Alessio<br />

(Reggio Calabria 3).<br />

Capo Clan: Aureli Antonio (Tivoli<br />

1); Bortoluzzi Stefano (Meolo 1);<br />

Diodati Beniamino (Spoltore 2).<br />

Capo per l’Assistenza Religiosa:<br />

Cova P. Andrea (Commissariato Nazionale).<br />

Ha autorizzato la formazione del<br />

Gruppo Pescara 4 – Giovanni Paolo<br />

II e la variazione dell’Ente Promotore<br />

del Gruppo Firenze 26.<br />

Ha infine confermato la redazione<br />

del calendario scout.<br />

Convegno Assistenti Spirituali<br />

UIGSE-<strong>FSE</strong><br />

L’UIGSE – <strong>FSE</strong> invita tutti gli Assistenti<br />

Spirituali <strong>Scout</strong> delle associazioni<br />

nazionali della <strong>FSE</strong> al Convegno Internazionale<br />

degli Assistenti Spirituali<br />

<strong>Scout</strong> che si svolgerà presso il Santuario<br />

della Misericordia Divina, in<br />

Lagiewniki (Cracovia - Polonia)<br />

dall’11 al 13 giugno <strong>2012</strong>. Il programma<br />

affronterà i temi dell’Educazione<br />

del senso religioso nello<br />

scautismo, con un’attenzione particolare<br />

alla Preghiera, alla Direzione<br />

Spirituale, al Senso della Missione<br />

Cristiana nel mondo – teoria e pratica;<br />

Ci sarà poi una riflessione teologica<br />

sulla Misericordia Divina attraverso<br />

due conferenze tenute da<br />

S. Em.za il Card. Stanislaw Dziwisz<br />

(Arcivescovo di Cracovia e già segretario<br />

del beato Giovanni Paolo<br />

II) e del Rev. Jan Machnik (professore<br />

di teologia). Non mancherà uno


scambio di esperienze pastorali nello<br />

scautismo nei vari paesi ed una visita<br />

alla città di Cracovia. A tutti gli assistenti<br />

ed ai rispettivi Capi Gruppo<br />

è stato inviato l’invito ufficiale con<br />

le principali informazioni logistiche,<br />

nonchè il modulo di iscrizione da<br />

inviare in Segreteria Nazionale entro<br />

il 15 marzo p.v. I Capi Gruppo e i<br />

Commissari sono invitati a sollecitare<br />

e facilitare la più ampia partecipazione<br />

degli Assistenti a questo<br />

convegno.<br />

Il Card. Bagnasco confermato<br />

Presidente della CEI<br />

Il Santo Padre Benedetto XVI ha<br />

confermato Presidente della Conferenza<br />

Episcopale Italiana, per il<br />

prossimo quinquennio, Sua Eminenza<br />

Reverendissima il Signor Cardinale<br />

Angelo Bagnasco, Arcivescovo<br />

di Genova. Il nostro Presidente,<br />

appresa la notizia, ha fatto pervenire<br />

a Sua Eminenza il seguente telegramma:<br />

A nome del Consiglio Direttivo e dell’Associazione<br />

Italiana Guide e <strong>Scout</strong>s<br />

d’Europa Cattolici tutta, invio le più<br />

vive felicitazioni per la conferma di<br />

Vostra Eminenza alla presidenza della<br />

CEI. Mentre assicuriamo il nostro filiale<br />

sostegno con la preghiera per il<br />

Suo alto incarico, ci confermiamo<br />

Suoi devotissimi nel Signore. Giuseppe<br />

Losurdo - Presidente<br />

Campo di Formazione per Capi<br />

Gruppo Commissari di Distretto<br />

e Assistenti<br />

L’Incontro di formazione per Capi<br />

Gruppo, Vice Capo Gruppo ed Assistenti,<br />

quest’anno si svolgerà dal<br />

9 al 12 agosto <strong>2012</strong> nel Parco Naturale<br />

delle Dolomiti Friulane, a<br />

margine del Campo Nazionale<br />

Scolte e Rover. Da quest’anno l’incontro,<br />

oltre che ai Capi Gruppo,<br />

Vice Capi Gruppo e Assistenti, è<br />

aperto anche ai Commissari e Vice<br />

Commissari di Distretto come occasione<br />

di incontro e confronto sui<br />

temi associativi legati ai Gruppi e<br />

ai Distretti, ponendo in primo piano<br />

ragazzi e Capi.<br />

Nomina Assistente<br />

In data 24 febbraio <strong>2012</strong> il Vescovo<br />

di Belluno-Feltre, Sua Ecc. Mons.<br />

Giuseppe Andrich, ha nominato<br />

don Robert Soccal Assistente Spirituale<br />

del Distretto Belluno-Trentino<br />

A.A.<br />

Pubblicato il logo della GMG<br />

2013<br />

Un grande cuore, che racchiude,<br />

stilizzati, a partire dalla zona superiore,<br />

in verde, la Croce pellegrina<br />

e il “Pão de Açúcar”, il “Pan di Zucchero”,<br />

la famosa collina di Rio de<br />

Janeiro. Al centro, in giallo oro, il<br />

Cristo Redentore, simbolo della<br />

città e, nella parte bassa, in blu, è<br />

riportato il litorale brasiliano. Simboli<br />

e colori brasiliani per il logo,<br />

presentato recentemente, della<br />

Gmg di Rio de Janeiro (23-28 luglio<br />

2013) che ha per tema “Andate e<br />

in Bacheca<br />

fate discepoli tutti i popoli” (Mt<br />

28,19). Vista nel suo complesso<br />

l’immagine rappresenta, infatti, Gesù<br />

che chiama i suoi e li invia ad<br />

annunciare il Regno dei cieli. L’autore<br />

del logo si chiama Gustavo<br />

Huguenin, un grafico brasiliano di<br />

25 anni, risultato vincitore tra 200<br />

partecipanti. In un’intervista al sito<br />

dell’arcidiocesi di Rio, Huguenin,<br />

ha affermato che il suo lavoro “è<br />

stato frutto di fede e preghiera. Sono<br />

felice che questa immagine venga<br />

associata all’incontro di tanti<br />

giovani con Cristo e con il Papa<br />

nelle giornate di Rio”.<br />

Riconoscimento ufficiale alla<br />

<strong>FSE</strong> dalla Chiesa Spagnola<br />

Sabato 18 febbraio, Jose Armanda,<br />

direttore dei volontari della GMG<br />

2011, ha consegnato alla associazione<br />

<strong>FSE</strong> Spagnola una lettera ufficiale<br />

di riconoscimento dell’impegno<br />

dei volontari durante la<br />

GMG stessa. La cerimonia si è svolta<br />

vicino Madrid, alla presenza di Capi<br />

<strong>FSE</strong> provenienti da tutta la Spagna.<br />

Con i suoi 2200 Rover e Scolte<br />

l’UIGSE-<strong>FSE</strong> è stata infatti l’organizzazione<br />

che ha dato il contributo<br />

più importante allo svolgimento<br />

della GMG.<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 47


48<br />

SOMMARIO<br />

Editoriale<br />

1.000... .......................................................................... 2<br />

Verso l’Assemblea<br />

Caro Pietro... Cara Marialuisa... .................................. 4<br />

Vedersi, parlarsi e confrontarsi.................................... 6<br />

Una comunità con un unico metodo ......................... 8<br />

Un confronto fecondo ............................................... 10<br />

Liberi, con Cristo nella nostra vita ............................ 12<br />

Lavorare con passione... fa bene a tutti!................... 14<br />

Io, Consigliere Nazionale........................................... 18<br />

Nelle Sue mani<br />

Questa è la nostra Fede! ........................................... 20<br />

Giocare il gioco<br />

Attività in sicurezza .................................................... 22<br />

Sarà una caccia meravigliosa..................................... 24<br />

Il mio servizio come Capo......................................... 26<br />

Verso l’Eurojam 2014.................................................. 28<br />

Più che farvi dei doni... fatevi dono! ........................ 30<br />

Prendersi cura di ciò che ci circonda ....................... 32<br />

Radici<br />

Il “coperchio” .............................................................. 34<br />

Lavori in corso<br />

Diario di una via ......................................................... 35<br />

Orizzonte Europa<br />

Coccinelle in Siberia (o quasi!) ................................. 37<br />

Le Coccinelle: una pedagogia adatta alle bambine.... 39<br />

Nei tempi che passano e nei segni che rimangono.... 41<br />

Nello zaino<br />

Farsi apprezzare dai genitori: non ha prezzo .......... 42<br />

Sfide<br />

La vocazione alla libertà nello Scautismo................ 44<br />

In bacheca<br />

Atti associativi e notizie varie ................................... 46<br />

<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />

<strong>AZIMUTH</strong> Nº 2/<strong>2012</strong>

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