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Rivista mensile • Maggio <strong>2012</strong> • N. 6 • Anno XXXVI • Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/PD/<strong>2012</strong><br />
<strong>AZIMUTH</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
<strong>Scout</strong> d’Europa<br />
Contiene I.R.<br />
In questo numero<br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
Gli Incontri Regionali<br />
INTERVISTA A ANDREA ALESSI<br />
Lavorare con passione...<br />
fa bene a tutti!<br />
GIOCARE IL GIOCO<br />
Attività in sicurezza<br />
Dalle Branche<br />
LAVORI IN CORSO<br />
Il lavoro della “Commissione<br />
Direttorio Religioso italiano”<br />
ORIZZONTE EUROPA<br />
Coccinelle in Bielorussia<br />
NELLO ZAINO<br />
Attività estive con i genitori
SCOUT D’EUROPA<br />
Rivista mensile<br />
Associazione Italiana Guide e <strong>Scout</strong>s d’Europa<br />
Cattolici della Federazione dello Scautismo Europeo<br />
ANNO 36 • N. 6 – MAGGIO <strong>2012</strong><br />
Azimuth per Capi n. 2/<strong>2012</strong><br />
DIRETTORE RESPONSABILE<br />
Giuseppe Losurdo<br />
DIRETTORI<br />
Pietro Antonucci e Marialuisa Faotto<br />
LA REDAZIONE<br />
Responsabili delle rubriche:<br />
Giocare il Gioco: Giuliano Furlanetto<br />
Cittadini degni del Vangelo: Laura Castellani<br />
Nelle Sue mani: Fabio Sommacal<br />
Lavori in corso: Maria Sanchez<br />
Orizzonte Europa: Loriana Pison e Vincenzo Daniso<br />
Regionando: Marco Fedrigo<br />
Radici: Attilio Grieco<br />
Nello zaino: Pier Marco Trulli<br />
In bacheca: Massimiliano Urbani<br />
Hanno collaborato con scritti: Pietro Antonucci,<br />
Marialuisa Faotto, Marco Fedrigo, Peppe D’Andrea,<br />
Fabio Francesconi, Marco Platania, Vanessa Pilato,<br />
Don Paolo La Terra, Pier Marco Trulli, Elena<br />
Pillepich, Fabio Sommacal, Sergio Colaiocco,<br />
Fabrizio Cuozzo, Isabella Alberini, Alberto Giuseppe<br />
Tattoli, Donatella Paparella, Paolo Fedrigo, Attilio<br />
Grieco, Paolo Morassi, Alessandra Crusi, Angela<br />
Turchiano, Darya Susha, Sergey Rajunets, Claudio<br />
Favaretto, Massimiliano Urbani<br />
Hanno collaborato con immagini e foto: Gipo<br />
Montesanto, Paolo Morassi, Federica Marchioni,<br />
Chiara Ciferni, Fabio Francesconi, Giovan Battista<br />
Giusto, Alberto Giuseppe Tattoli, Attilio Grieco,<br />
Alessandra Crusi, Angela Turchiano, Pier Marco<br />
Trulli, Massimiliano Urbani<br />
Loghi: Luciano Furlanetto e Ellerregrafica<br />
Progetto grafico: Ellerregrafica<br />
Coordinamento di Redazione: Pier Marco Trulli<br />
Segreteria di Redazione: Silvia Dragomir<br />
E-mail di Redazione: azimuth@fse.it<br />
Direzione, Redazione e Amministrazione:<br />
via Anicia, 10 - 00153 Roma<br />
Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento<br />
postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46)<br />
art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/PD/<strong>2012</strong><br />
Stampa: Tipografia Nonsolostampa (AN)<br />
Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non si<br />
restituiscono, salvo diverso accordo precedente con la<br />
Direzione. Tutti i collaboratori hanno la responsabilità<br />
e conservano la proprietà delle loro opere. La<br />
riproduzione di scritti comparsi su questa rivista è<br />
concessa a condizione che ne venga citata la fonte.<br />
Rivista associata<br />
all’Unione Stampa Periodica Italiana<br />
STAMPATO SU CARTA ECOLOGICA<br />
Chiuso in redazione il 16 aprile <strong>2012</strong><br />
2<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
Editoriale<br />
1.000...<br />
Pietro Antonucci Commissario Generale<br />
Già quasi 1.000 Capo e Capi della nostra Associazione si<br />
sono riuniti negli incontri di marzo, abbracciando le 4<br />
regioni ed i 4 punti cardinali. Ci siamo riuniti da Verona<br />
a Messina, dall’est all’ovest. L’obiettivo principale: confrontarsi<br />
sui temi assembleari e costruire un sentire comune, che sia<br />
capace di rendere la prossima Assemblea Generale un momento<br />
davvero propulsivo. Lo stesso programma, le stesse tematiche<br />
su cui confrontarsi, la stessa struttura, le stesse relazioni da<br />
conoscere...<br />
Mi ha lasciato molta impressione la frase di un Capo, mentre<br />
lasciavo l’incontro di Soriano della Regione Ovest: “Poche volte<br />
ho visto l’Associazione così...”.<br />
Era un capo giovane ma esperto: che avrà voluto dire con<br />
“così...”?<br />
Si sa, i puntini di sospensione in italiano sono davvero micidiali<br />
ed anche poco “educati” ed ortodossi. E già, perché uno
dice “così...” e l’altro può pensare di tutto. Però<br />
quello che le parole non dicono viene detto<br />
dagli occhi, e quelli di questo capo erano felici<br />
di aver vissuto un momento così comunitario.<br />
Certo che le verifiche successive e le riflessioni<br />
a freddo hanno generato molti spunti di<br />
miglioramento, certo che tutto si può fare<br />
meglio. Ma veramente unanime è stata la<br />
grande risposta che i Capi hanno dato soprattutto<br />
quando sono stati chiamati a ragionare<br />
e a confrontarsi sulle tematiche.<br />
Non tutti avevano apprezzato le tracce, non<br />
tutti ne avevano colto l’opportunità o la stessa<br />
idoneità. Ma tutti, una volta in cerchio, hanno<br />
messo il proprio cuore e la propria mente negli<br />
occhi degli altri fratelli Capi, per trovare insieme<br />
condivisione, forza e capacità educativa. E tanti<br />
erano i fazzoletti colorati di gruppi diversi. Tante<br />
le comunità di Capi al gran completo, per tanti<br />
è stato proprio un bel momento di Gruppo oltre<br />
che associativo.<br />
All’inizio tutti noi in Commissariato (ed anche<br />
in Direttivo) abbiamo faticato a mettere<br />
a fuoco questa attività. Era la prima volta per<br />
noi, sulla carta era in grado di coinvolgere<br />
quasi 1.600 persone, tra Capi brevettati censiti<br />
e Capi unità. Ci preoccupavano i numeri, i<br />
tempi, le modalità, la reazione dei Capi giovani,<br />
quella dei Capi esperti, ...di tutto, di più!<br />
Ancora una volta voi, Capi di questa magnifica<br />
Associazione, avete risposto oltre le aspettative.<br />
Ancora una volta ci avete dimostrato<br />
che occorre ricercare con forza e senza paura<br />
le occasioni di confronto e di vita associativa.<br />
Ne sentiamo forte la necessità, specie in quelle<br />
realtà dove il Distretto o il Gruppo è isolato,<br />
dove il contesto sociale è quantomeno distonico,<br />
dove il panorama educativo appare complesso<br />
ed instabile. Lì l’associazione può e deve<br />
dare un respiro più grande ed appagante.<br />
Nella Regione Ovest sono mancati quasi<br />
completamente tre gruppi al sabato, perché<br />
investiti davvero dalla tragedia di aver perso<br />
Alice Di Pietro, la Capo Cerchio del Roma 16,<br />
a seguito di un terribile incidente automobilistico.<br />
Di tutti i capi presenti pochi avevano<br />
conosciuto Alice, ma durante la Santa Messa<br />
finale, alla presentazione del fazzoletto di gruppo<br />
durante l’offertorio, tutti ne hanno sentito<br />
la vicinanza, tutti hanno visto l’aiuto che da<br />
lassù ha saputo mandarci.<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 3
4<br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
Intervista a quattro mani<br />
Caro Pietro...<br />
Cara Marialuisa...<br />
Marialuisa e Pietro Commissari Generali<br />
Pietro: Cara Marialuisa, sono passati quasi<br />
tre anni dalla nostra nomina. Ci avviciniamo<br />
alla fine del nostro servizio, come<br />
ti senti?<br />
Marialuisa: A dire la verità la sensazione che<br />
provo è contrastante. Da un lato sono un po’<br />
stanca e non vedo l’ora che arrivi l’inizio di<br />
giugno, per concludere un servizio molto im-<br />
pegnativo che mi ha mi ha fatto fare i salti<br />
mortali, tra famiglia e lavoro, ed ha assorbito<br />
le mie energie tanto (ma proprio tanto!). Dall’altro<br />
lato sono convinta che sia stata una opportunità<br />
di cui ringrazio il Signore! Opportunità<br />
di alzare lo sguardo su una realtà più ampia<br />
e variegata, opportunità di conoscere e di<br />
stringere legami forti di amicizia con tante<br />
persone. Ho provato con mano come le differenze<br />
possano diventare ricchezza e come solo<br />
lavorando assieme si possano realizzare grandi<br />
cose. Insomma, credo che la stanchezza sia<br />
stata ampiamente ripagata! E ora dimmelo tu!<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
Pietro: In effetti le sensazioni sono le stesse.<br />
Quando abbiamo iniziato avevo l’idea che sarebbe<br />
stata una cosa molto diversa dal servizio<br />
in Branca, ma ti assicuro che la realtà ha superato<br />
di gran lunga l’immaginazione: il servizio<br />
in alcuni periodi è stato capace di assorbire<br />
ogni energia. Però la fatica è stata davvero<br />
ripagata, ci sono stati momenti molto belli di<br />
cui ringrazio il Signore. Come hai detto tu, abbiamo<br />
avuto occasione di conoscere<br />
e stringere rapporti<br />
umani molto forti, di confrontarci<br />
su tante cose e di provare<br />
la serenità di trovarci d’accordo<br />
senza troppa fatica. Mi ha sorpreso<br />
anche la dinamica del<br />
Direttivo, così diversa da quella<br />
del Commissariato: insomma,<br />
potevi anche avvertirmi prima...<br />
visto che ci eri già passata,<br />
no?<br />
Marialuisa: Troppo facile...<br />
Che ne pensi del lavoro in<br />
Commissariato?<br />
Pietro: Mi ha davvero aperto<br />
una visuale diversa. Credo che<br />
la difficoltà maggiore sia quella<br />
che in questo tipo di servizio<br />
sono poche le occasioni in cui si può fare “fisicamente“<br />
lo scout. Sono poche le volte in<br />
cui fisicamente si fa famiglia felice, avventura,<br />
strada, e questo rende tutto più complesso e<br />
più lento.<br />
È un po’ come quando devi montare una<br />
tenda grande, di quelle tende “casa” tipo militare.<br />
Mi è capitato da Rover e Capo Clan di<br />
doverle montare per i terremotati: all’inizio<br />
è un gran problema, centinaia di pezzi, metri<br />
e metri di tela, tanto tempo per definire la<br />
metodologia per issare, tanto tempo per coordinarsi,<br />
organizzarsi, confrontarsi, mettersi
in discussione. Poi, lentamente e magicamente,<br />
ognuno trova il proprio ruolo ed il<br />
proprio incarico, e in maniera sincrona si<br />
issa... La tenda è su, poi occorre ancora un<br />
gran lavoro per renderla salda, per le finiture,<br />
per le impermeabilizzazioni. Insomma tutt’altro<br />
film rispetto al montare una tendina ad<br />
igloo. Le branche, senza ridurne il valore,<br />
sono forse un po’ come una tendina ad igloo.<br />
La loro storia, la costante esperienziale, l’unicità<br />
di vedute, i campi, la maggiore continuità,<br />
rende tutto più semplice. Però la<br />
grande tenda ha un tetto ampio, capace di riparare<br />
tutti e di contenere appieno il respiro<br />
associativo, e questo mi ha donato<br />
in tante occasioni una<br />
grande gioia. Che ne dici, la<br />
metafora ti sembra appropriata?<br />
Marialuisa: Direi veramente<br />
azzeccata! Lavoro complesso<br />
quello in Commissariato: faticoso,<br />
perché tanti sono gli<br />
aspetti da non perdere di vista...<br />
e il tutto da condurre in<br />
contemporanea. È qui che si<br />
sperimenta come insieme si<br />
faccia meno fatica: ma questo<br />
l’abbiamo imparato prima,<br />
quando lavoravamo nell’igloo,<br />
nel contesto della branca. Ci è<br />
venuto abbastanza naturale riportare<br />
uno stile di lavoro fatto<br />
di dialogo e di sostegno reci-<br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
proco. Certo, ci sono stati anche le difficoltà<br />
ed i momenti in cui ci si chiedeva se la strada<br />
era quella giusta!<br />
Pietro: Devo dire che il cruccio maggiore è<br />
stato proprio quello di riflettere e di dire: “ma<br />
tutto quello che stiamo facendo arriva ai nostri<br />
ragazzi? E se arriva, come viene percepito?<br />
Anche il non avere un riscontro tangibile rende<br />
più complesso il servizio.<br />
Marialuisa: Per me è stato importante trovare<br />
dei momenti di contatto con le Capo e con le<br />
ragazze. Questo in qualche modo mi ha ridato<br />
carica e slancio. È proprio necessario avere dei<br />
momenti di incontro con chi è destinatario<br />
del tuo servizio.<br />
Pietro: Proviamo a sintetizzare, come si fa alla<br />
fine di un campo, l’esperienza di servizio di<br />
questi tre anni in una poche parole... COMU-<br />
NITÀ, GIOIA, IMPEGNO, RESPONSABILITÀ<br />
Marialuisa: Sono le mie stesse parole. Sottolineerei<br />
in particolare la comunità, dove ho<br />
sperimentato soprattutto la FRATERNITÀ e il<br />
SOSTEGNO RECIPROCO. E poi, se dovessimo<br />
sintetizzare quello che abbiamo fatto, io direi<br />
semplicemente... DEL NOSTRO MEGLIO!<br />
Pietro: Pienamente d’accordo: insieme, del<br />
nostro meglio!<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 5
6<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
Incontro Regionale Capi – Nord<br />
Vedersi, parlarsi<br />
e confrontarsi<br />
Marco Fedrigo<br />
Il senso di un incontro è vedersi, parlarsi e<br />
confrontarsi, ma per fare tutto ciò i partecipanti<br />
devono desiderare lo stare insieme,<br />
condividendo un ideale comune.<br />
È quanto avvenuto al primo incontro della<br />
Regione Nord, tenutosi a Verona nei giorni<br />
10 e 11 marzo presso l’ampio e accogliente<br />
Istituto Salesiano San Zeno.<br />
Con gli zaini dei partecipanti sono arrivati<br />
anche i contributi dei Gruppi. In questi mesi<br />
si sono davvero dati da fare, sviluppando le<br />
quattro tematiche proposte in modo originale<br />
e con spirito di servizio nei confronti di tutti,<br />
e trasformando una loro attività locale in un<br />
servizio più ampio reso a tutta l’Associazione.<br />
Lo sprone a proiettarsi verso l’esterno,<br />
senza l’utilizzo del metodo di branca come<br />
strumento di inquadramento della realtà, ha<br />
fatto sì che i nostri Capi fossero chiamati a<br />
conoscere di più le singole realtà, destrutturandosi<br />
nelle modalità di individuazione delle<br />
problematiche.<br />
“Conoscere il tempo in cui viviamo” è infatti<br />
una traduzione un pò libera della frase di<br />
Ovidio “Tempora Mutantur... “ che ci ha accompagnato<br />
in questi mesi guidandoci alla ricerca<br />
della contestualizzazione dei quattro temi<br />
nelle comunità locali. La prima parte dell’incontro<br />
è stata un’occasione per riflettere sui<br />
contributi dei gruppi, suddividendo i partecipanti<br />
in base ai temi scelti, tra cui hanno<br />
avuto maggior seguito famiglia e lavoro, seguiti<br />
da educazione e missionarietà. Sentir parlare e<br />
poter dire la propria sulla famiglia di oggi è<br />
stata certamente un’occasione importante<br />
per i Gruppi, che in questi mesi hanno sviluppato<br />
alcuni concetti con metodologie diverse,<br />
prevedendo anche il coinvolgimento<br />
di esperti e di sociologi.<br />
Sta nascendo l’esigenza di rifondare la famiglia<br />
come “luogo di vita e luogo di Dio”,<br />
che al suo interno possiede vincoli organici e<br />
vitali con la società. In tal modo diventa<br />
anche un termine di riferimento in ordine<br />
sociale ed etico del lavoro umano.<br />
Lo scautismo deve educare alla famiglia e<br />
con la famiglia, attuando una forma di alleanza<br />
educativa, messa spesso in discussione da<br />
un’instabilità di fondo, aggravata dalla crisi<br />
del matrimonio come vincolo sacramentale.<br />
Essere famiglia significa anche partecipare<br />
corresponsabilmente al progetto educativo<br />
dei nostri ragazzi, facendo esperienza di genitorialità.<br />
È proprio questa la chiave delle dinamiche<br />
educative, in cui i punti di riferimento non<br />
passano mai di moda, ma si ripropongono<br />
con sempre maggior forza come insostituibili<br />
tasselli. Sentiamo quindi parlare sempre più<br />
spesso dell’assenza del ruolo dei padri, accompagnata<br />
dalla mancanza dell’assunzione<br />
di un senso di responsabilità condivisa.<br />
La figura dell’educatore come esempio credibile<br />
e autorevole, è la risposta più efficace<br />
alla difficoltà di sognare e di fare fatica, perchè<br />
solo la vera testimonianza può far esprimere<br />
chi soffre di analfabetismo emotivo.<br />
Sentiamoci chiamati a rimboccarci le maniche:<br />
ma com’è possibile, se gran parte della<br />
nostra giornata la dedichiamo al lavoro, un’at-
tività che oltre in termini di tempo ci coinvolge<br />
in pensieri e preoccupazioni? Anche qui possiamo<br />
agire in modo diverso, umanizzando<br />
le nostre giornate e riscoprendo il lavoro<br />
stesso come vocazione.<br />
Si tratta quindi di umanizzare il lavoro e<br />
sé stessi nel lavoro, ed infine di umanizzare<br />
gli altri attraverso il lavoro, che equivale alla<br />
santificazione di questa realtà.<br />
Alcuni Gruppi, nel considerare la tematica<br />
del lavoro, hanno utilizzato dei questionari<br />
dimensionati per la specifica realtà. Sapete<br />
cosa emerge? Un numero rilevante di adolescenti<br />
confida di temere il periodo lavorativo,<br />
vedendo come viene vissuto dai propri genitori<br />
e sentendo notizie sempre più negative dai<br />
mass media. Stiamo certamente vivendo un<br />
momento difficile, ma può essere uno stimolo<br />
a ricominciare in modo diverso, sfruttando il<br />
nuovo volto della nostra società. Come l’unico<br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
modo per far propri dei nuovi gusti è assaggiarli,<br />
parimenti per entrare in un mondo<br />
multi-etnico è necessario conoscere le culture<br />
che ci circondano, senza con questo lasciar<br />
stare le proprie origini. A volte è più facile<br />
aprirsi ai lontani che al nostro prossimo, ma<br />
dovremmo cercare di sentirci missionari in<br />
cammino continuo, iniziando dalle nostre<br />
realtà quotidiane.<br />
Durante l’omelia il sacerdote è tornato più<br />
volte sul concetto di fragilità, inteso non<br />
come limite ma come presa di coscienza dell’umanità<br />
tutta. Spesso infatti è proprio dalle<br />
apparenti instabilità e insicurezze che nascono<br />
le più belle espressioni della persona.<br />
L’incontro regionale è stata anche un’occasione<br />
per vederci e per raccontarci come<br />
stanno andando le cose, grazie ad alcuni interventi<br />
sui diversi canali associativi. La nuova<br />
struttura può quindi diventare sempre più<br />
un riferimento per i distretti che nel condividere<br />
un cammino procedono coesi.<br />
Particolarmente sentito il saluto di AGESCI<br />
e CNGEI, intervenuti attraverso i loro responsabili<br />
della regione Veneto, che hanno espresso<br />
apprezzamento per gli obiettivi posti dall’Associazione<br />
e sottolineato l’importanza della<br />
fraternità scout come base per poter costruire,<br />
pur nelle diversità.<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 7
8<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
Incontro Regionale Capi – Ovest<br />
Una comunità con<br />
un unico metodo<br />
Peppe D’Andrea Commissario Regione Ovest<br />
Q<br />
uest’anno la preparazione all’Assemblea<br />
prevedeva un passaggio importante<br />
a livello regionale: il lavoro di<br />
approfondimento sui temi della famiglia, del<br />
lavoro, dell’educazione, della missionarietà<br />
doveva trovare un momento di verifica e di<br />
confronto nell’ambito delle nuove Regioni associative.<br />
L’obiettivo era quello di dare ai Capi,<br />
che avevano lavorato su questi temi nell’ambito<br />
dei rispettivi Gruppi, la possibilità di confrontarsi<br />
con i percorsi e con le esperienze fatti<br />
da altri. Era importante dare evidenza e rilievo<br />
ai lavori fatti nei Gruppi. È chiaro che un incontro<br />
del genere poteva attivare un circolo<br />
virtuoso in cui la migliore formazione dei Capi<br />
consente un miglior servizio educativo.<br />
Bisognava assolvere ad una funzione di<br />
tipo più formale, ma altrettanto importante,<br />
riferita alle regole che guidano la vita associativa:<br />
l’Assemblea triennale dei capi brevettati<br />
è il momento di verifica del percorso fatto e<br />
di definizione della direzione da prendere.<br />
Per farlo è necessario anche conoscere le relazioni<br />
del Direttivo e del Commissariato, del<br />
Consiglio Nazionale e delle Commissioni di<br />
lavoro. Era importante anche far percepire ad<br />
ognuno di essere parte di una vasta comunità<br />
di educatori accomunata da un unico metodo.<br />
Questi obiettivi comportavano la necessità<br />
di coinvolgere non solo i Capi Brevettati, ma<br />
anche tutti i Capi che avevano attivamente<br />
partecipato alla fase di preparazione e riflessione.<br />
Da qui il rischio e l’opportunità, connessi<br />
alla dimensione quantitativa dei<br />
partecipanti ed alla diversità delle loro esperienze<br />
ed aspettative.<br />
La lettera di convocazione faceva riferimento<br />
a questi temi, presentando l’incontro<br />
come un momento di importante opportunità,<br />
per chi si sentiva portatore di una<br />
grande esperienza e per chi invece si trovava<br />
davanti a tanti dubbi. Insomma per tutti, confidando<br />
che ognuno sentisse in sé tutti e due<br />
questi aspetti e trovasse il modo ed il tempo<br />
di arricchire se stesso, per dare un servizio<br />
migliore ai ragazzi che il Signore gli ha affidato,<br />
ma anche a vantaggio della comunità di<br />
educatori di cui facciamo parte.<br />
È stato molto importante il momento dei<br />
carrefour: la discussione è stata attiva e partecipata.<br />
Certo, si poteva notare che alcuni<br />
avevano lavorato meglio in Gruppo sui temi<br />
o avevano più competenza personale, ma<br />
questa maggior esperienza veniva messa al<br />
servizio di tutti gli altri in un confronto<br />
aperto, sereno, non scontato. Questo era il<br />
momento della tasca piena e della tasca<br />
vuota, indicate nella lettera di invito; del passaggio<br />
di esperienze dalle proprie tasche a<br />
quelle degli altri e viceversa. Soprattutto viceversa:<br />
tutti hanno realizzato che scambiare<br />
idee comporta sempre un arricchimento, nessuno<br />
si impoverisce scambiando le proprie<br />
idee con gli altri.<br />
Partecipato in maniera molto più vivace il<br />
momento della cena, preparata dai Distretti,<br />
durante il quale ognuno era libero di passare<br />
da uno stand all’altro, di scoprire specialità<br />
diverse, ma soprattutto di incontrare altri<br />
Capi, di recuperare contatti, di rinverdire ricordi<br />
e conoscenze. Aiutati in questa opera di
sviluppo della rete e dei legami dal fuoco di<br />
bivacco; potete immaginare trecento capi che<br />
cantano e ballano insieme? Certo il risultato<br />
sul piano strettamente canoro non era eccezionale;<br />
la dimensione del cerchio e i ritmi diversi<br />
che ogni canto prende nei diversi<br />
Gruppi, non aiutava. Ma il sentirsi parte di un<br />
unico insieme, che gioiva insieme intorno al<br />
fuoco, è stato un momento forte.<br />
La mattina Lodi e alzabandiera per iniziare<br />
al meglio la giornata; era il momento delle<br />
presentazione delle relazioni ufficiali: una<br />
fase da vivere come l’avvicinamento al fatto<br />
che siamo non solo un movimento con finalità<br />
educative, ma anche un’associazione che<br />
ha e deve avere modalità precise di guida e di<br />
presentazione dell’operato dei propri organismi<br />
rappresentativi.<br />
Un incontro particolare ha dato luce e riferimenti<br />
su un tema trasversale (nel senso che<br />
coinvolgeva aspetti trattati in ognuno dei carrefour),<br />
quello della famiglia. Emma Ciccarelli,<br />
presidente del Forum regionale delle<br />
Famiglie del Lazio, ha presentato delle riflessioni<br />
molto chiare su questo argomento,<br />
espresse da un punto di vista esterno alla no-<br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
stra Associazione, ma proprio per questo<br />
dando a tutti la chiara percezione che non<br />
siamo soli nel nostro cammino.<br />
La S. Messa è stata un altro punto forte<br />
della giornata, conclusa poi con l’ultima relazione,<br />
incentrata sul Consiglio Nazionale,<br />
sulle nuove modalità elettive e sul modo in<br />
cui si potevano avanzare candidature per questo<br />
servizio.<br />
Per chiudere, è importante capire i punti<br />
forti e quelli da migliorare.<br />
• Certamente la formazione dei Capi deve<br />
trovare nel Gruppo e nel Distretto i principali<br />
punti di riferimento. Ma temi e situazioni<br />
specifiche, come in questo caso,<br />
sono utili per stimolare e rilanciare l’attenzione<br />
alla formazione Capi nei Gruppi. La<br />
possibilità di avere contributi importanti<br />
dà poi una particolare profondità a queste<br />
riflessioni.<br />
• La testimonianza e l’incontro con altri Capi<br />
ha incoraggiato ognuno nel suo Servizio<br />
• Gli interventi di Emma e di Don Fabio:<br />
della prima si è detto, del secondo credo<br />
che nessuno dimenticherà l’invito a non<br />
essere “Cristiani col freno a mano tirato”.<br />
• Andrebbe meglio curata la successione<br />
delle relazioni della mattina (troppo statica,<br />
in particolare tenendo conto del fatto<br />
che molti Capi non avevano esperienza<br />
dell’Assemblea) e l’organizzazione dei carrefour,<br />
per i quali sarebbe stato utile avere<br />
animatori meglio preparati e più tempo a<br />
disposizione.<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 9
10<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
Incontro Regionale Capi – Est<br />
Un confronto fecondo<br />
Fabio Francesconi Vice Commissario Regione Est<br />
Dopo un “aperitivo” sulle colline di Spoltore,<br />
nel quale alcuni Commissari, Consiglieri<br />
ed Assistenti rivedono la scaletta<br />
dell’incontro e sistemano gli ultimi dettagli, accompagnati<br />
da lasagne fumanti, il primo incontro<br />
della Regione Est si svolge a Pescara, punto<br />
di incontro ideale della Regione.<br />
Ad accoglierci è la parrocchia di S. Stefano,<br />
dove sono già schierati i Capi dei Gruppi locali.<br />
Sul banchetto dell’accoglienza dei fogli prestampati,<br />
pronti per la registrazione dei partecipanti,<br />
una scatola di penne con un’incisione che ricorda<br />
l’evento ed un pacco di calendari associativi,<br />
pronti per essere distribuiti ad ogni Capo.<br />
Siamo positivamente colpiti dallo sforzo organizzativo<br />
coordinato da Alfonso, Commissario<br />
del Distretto Abruzzo-Molise, assistito dai suoi;<br />
un minuto prima dell’appuntamento (fissato<br />
per le 16.00) arriva anche Mimmo, l’incaricato<br />
delle registrazioni.<br />
Cominciano ad iscriversi i primi capi, provenienti<br />
dai vari distretti della Regione: Pesaro-<br />
Romagna, Ancona, Abruzzo-Molise e Puglia. Si<br />
formano i primi gruppetti, con qualche “satellite”<br />
che salta qua e là per salutare vecchie conoscenze.<br />
Intorno a noi anche numerose persone<br />
che frequentano abitualmente la parrocchia<br />
e che si fermano a curiosare.<br />
Il numero di capi cresce, ancora qualche ritardatario<br />
ma alle 17.00 le iscrizioni chiudono<br />
con circa 120 partecipanti. Di corsa all’alza-bandiera<br />
per aprire l’incontro, una preghiera, i saluti<br />
e qualche raccomandazione prima di iniziare i<br />
lavori. Trattandosi del primo incontro Capi della<br />
Regione Est, era doveroso un momento dedicato<br />
ai quattro Commissari per presentare i loro Distretti,<br />
con i punti di forza e le relative difficoltà.<br />
Poi i Capi cominciano a dividersi liberamente<br />
nei quattro carrefour: come era prevedibile famiglia<br />
e lavoro sono stati i più “gettonati”. Questo<br />
ci dà subito una chiara indicazione di quella<br />
che è la sensibilità della maggioranza dei Capi<br />
in questo particolare momento storico.<br />
In un clima molto disteso e amichevole inizia<br />
un fervido e fecondo confronto, chiara dimostrazione<br />
di quanto lavoro propedeutico all’incontro<br />
vi sia stato nei Gruppi. Partecipi in eguale<br />
misura nelle discussioni i Capi brevettati e quelli<br />
non brevettati.<br />
Con lo scorrere dei minuti si va pian piano<br />
definendo la fotografia o la “mappa”, come spesso<br />
è stata definita, delle peculiarità del nostro<br />
tempo e di noi tutti che lo viviamo.<br />
Inizia poi la parte più “sperimentale” del lavoro,<br />
forse quella più interessante. Per usare<br />
una similitudine, ora “la mappa va letta ed interpretata”.<br />
I carrefour si ridividono e si inizia<br />
ad analizzare il risultato del lavoro precedente<br />
con la lente delle “fasce di età”, per trovarne<br />
punti di forza e criticità, ed elaborare e proporre<br />
“soluzioni” per rendere l’azione educativa sempre<br />
più efficace e adeguata ai “tempi che mutano”.<br />
Emergono alcune difficoltà nel mettere<br />
a fuoco questa fase. Ci si guarda un po’ in faccia<br />
ma poi ad aggiustare il tiro è sempre qualche<br />
Capo che riesce a dare lo spunto giusto. Il confronto<br />
riparte, veloce come un treno, così come<br />
anche il tempo che scorre inesorabile, e che in<br />
certe occasioni non è mai abbastanza.<br />
Termina anche la seconda fase dei lavori ed<br />
arriva il momento di fraternità, denominato<br />
“Regione felice” da Francesco, Consigliere Nazionale<br />
Abruzzo. Gli ingredienti sono i soliti:
un piatto di pasta caldo, un maialino trasformato<br />
in porchetta, un fuoco, canti e bans. Tante chiacchiere<br />
ed allegria e ci si attarda fino a notte<br />
(qualcuno arriva anche all’alba...).<br />
Il secondo giorno dell’incontro inizia con<br />
un ritmo di nuovo serrato: Messa, alzabandiera,<br />
colazione. Riproviamo a tirare le fila dei discorsi<br />
fatti la sera prima: gli spunti ci sono,<br />
ora vanno elaborati. L’intera mattinata è dedicata<br />
alle presentazioni dei lavori delle varie<br />
strutture associative: Commissariato, Consiglio<br />
Nazionale, Direttivo.<br />
Viene poi illustrato il nuovo sistema di elezione<br />
del Consiglio Nazionale. Gli sguardi dei<br />
capi più giovani non nascondono un lieve senso<br />
di smarrimento di fronte allo snocciolare di numeri<br />
di preferenze e di termini come canale<br />
nazionale, canale regionale, suffragio nazionale.<br />
Per raccogliere le disponibilità era<br />
già stato programmato un momento di<br />
Distretto, che ha avuto come previsto un<br />
immediato effetto chiarificante.<br />
Mentre stiamo<br />
tirando le somme<br />
e siamo in quadrato<br />
sotto un<br />
sole splendente,<br />
arriva l’inattesa<br />
quanto piacevole<br />
visita del<br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
Vescovo di Pescara S.E. Mons. Tommaso Valentinetti,<br />
che ha voluto ringraziarci per la nostra<br />
presenza nel territorio e per il servizio che svolgiamo<br />
come Capi e come Associazione. Lungimirante<br />
e attento, informatosi prima sui contenuti<br />
dell’incontro, non ha mancato di fare un<br />
breve riferimento anche al tema principale. Una<br />
degna e benaugurale conclusione dell’incontro...<br />
non potevamo aspettarci niente di meglio. Ho<br />
lasciato Pescara – e non credo di essere l’unico<br />
– con la sensazione di una cosa ben fatta e ben<br />
riuscita, con i sorrisi e i volti di persone importanti<br />
e che hai voglia di incontrare ancora e presto.<br />
Certo non mancherà la fase di analisi delle<br />
cose andate bene e di quelle che potevano andare<br />
meglio, ma la prima cosa che sento è che<br />
per la prima volta ognuno di noi ha avuto modo<br />
di vivere la nuova regione<br />
“Est”. Per concludere<br />
voglio riprendere<br />
il testo di una<br />
canzone degli anni<br />
passati: “ad est ad est<br />
adesso si va... ad est ad est<br />
perché non è finita”...ed è<br />
tutt’altro che finita. L’Assemblea<br />
ci attende<br />
...ESTiamo arrivando!<br />
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12<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
Incontro Regionale Capi – Sud<br />
Liberi, con Cristo<br />
nella nostra vita<br />
Marco, Vanessa, Don Paolo Commissariato Regionale<br />
Si sa... il meridione è terra di sole, luce,<br />
caldo, mare, ecc... Purtroppo in questi ultime<br />
settimane questi elementi hanno<br />
giocato a nascondino, lasciando spazio a pioggia,<br />
vento ed uragani tropicali (!), così tanto<br />
da far ricredere il più ostinato sui cambiamenti<br />
climatici dovuti all’innalzamento delle<br />
temperature.<br />
Purtroppo anche il nostro incontro ha subito<br />
gli effetti degli eventi burrascosi: con la<br />
protezione civile che segnalava per sabato<br />
un’allerta meteo del valore più alto sul territorio<br />
siciliano. Abbiamo pensato che fosse opportuno<br />
(ed anche molto più SICURO)<br />
restringere l’Incontro Regionale Capi ad una<br />
sola giornata. Questo ha comportato evidenti<br />
difficoltà, considerando le distanze presenti<br />
nella regione Sud e la ben nota efficienza<br />
della rete viaria meridionale...<br />
Nella scelta del posto dove incontrarci ha<br />
prevalso la logica “baricentrica”. Ci siamo<br />
dunque incontrati a Messina, lì dove la Calabria<br />
si allunga per cercare di toccare l’Isola,<br />
ospiti dei Padri Rogazionisti, in una struttura<br />
che ben si adattava alle nostre esigenze.<br />
È stato un “Indaba” molto particolare. C’era<br />
molta curiosità da entrambe la parti. Ma poi<br />
la curiosità ha lasciato spazio all’allegria ed al<br />
piacere di confrontarsi sui temi molto sensibili<br />
per chi ambisce ad educare la gioventù<br />
Nella mattinata abbiamo presentato le relazioni<br />
del consiglio direttivo, del consiglio<br />
nazionale e del commissariato nazionale. È<br />
stato interessante osservare quanto i giovani<br />
capi siano stati coinvolti da queste chiacchierate.<br />
Da un lato infatti la poca esperienza non<br />
permette di esprimere delle valutazioni su<br />
quanto fatto dagli organi di governo dell’as-
sociazione, risultando difficoltoso calare la<br />
progettualità associativa nella realtà educativa<br />
quotidiana. Dall’altro però l’attenzione<br />
mostrata da molti ci ha mostrato quanto sia<br />
vivo il desiderio di essere autorevoli e consapevoli<br />
testimoni di questo tempo.<br />
Durante la Santa Messa abbiamo riflettuto<br />
sulla centralità che deve avere Cristo nella nostra<br />
vita, la cui presenza ci rende liberi, anche<br />
nella proposizione di una legge che esalta<br />
ancor di più la nostra condizione umana di libertà.<br />
E per chi ha scelto di camminare nella<br />
strada della vita avendo come guida la legge<br />
scout, queste parole non sono certo giunte<br />
come nuove.<br />
Il pranzo è stato frugale, ovviamente non<br />
è vero! Abbiamo condiviso le nostre specialità<br />
tradizionali, costruendo una tavolata in cui la<br />
pasta “incasciata” di San Cataldo (CL) era in<br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
competizione con la ricotta fresca di Corleone<br />
e con la soppressata di Reggio Calabria. La cassata<br />
ha poi messo d’accordo tutti!<br />
Il pomeriggio è stato interamente dedicato<br />
ai carrefour, gli argomenti sono stati affrontati<br />
in modo più o meno movimentato ma<br />
sempre coinvolgente, anche perché i temi<br />
che abbiamo trattato sono molto vicini alla<br />
nostra quotidianità e ci si è resi conto che il<br />
nostro metodo, il metodo del nostro B.-P. è altrettanto<br />
vicino e attuale alla realtà dei giorni<br />
nostri.<br />
Nonostante la fretta, nonostante la fatica e<br />
nonostante il tempo, è stato un incontro che<br />
ha donato gioia e consapevolezza a tutti.<br />
Gioia della conoscenza e dell’incontro con<br />
l’altro, che ha in comune con me la passione<br />
educativa. Consapevolezza del proprio ruolo<br />
di educatori in ognuna delle comunità da cui<br />
provenivamo.<br />
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<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
Intervista a Andrea Alessi, AD Nissan Italia<br />
Lavorare con passione...<br />
fa bene a tutti!<br />
Pier Marco Trulli<br />
Dott. Alessi, nonostante la crisi nel<br />
2011, che ha investito il mondo<br />
dell’auto in maniera davvero<br />
forte, la sua azienda ha avuto risultati<br />
positivi, e lei è stato anche premiato da<br />
una rivista specializzata del settore auto<br />
come “Top Manager 2011 Italia”. Come<br />
si affrontano le criticità?<br />
Le criticità non sono mai benvenute, ma fanno<br />
parte della vita. Credo che si possano considerare<br />
in fondo anche una fonte di opportunità,<br />
perché in alcuni casi ci danno la spinta a<br />
uscire da un appiattimento che l’essere umano<br />
tende a ricercare. Io credo che l’unico modo di<br />
affrontare le criticità sia di essere proattivi, cioè<br />
di anticiparle e non subirle. Perché se la criticità<br />
arriva inaspettata e ce ne facciamo sopraffare,<br />
ci porterà al disastro. Se invece noi siamo sempre<br />
pronti a guardare avanti, cercando di anticipare<br />
quello che sta arrivando, allora possiamo<br />
prepararci per tempo, non subirle e di conseguenza<br />
gestirle.<br />
C’è poi un altro aspetto importante: la criticità<br />
non va nascosta, ma va comunicata con<br />
trasparenza agli altri membri dell’organizzazione<br />
che si trova ad affrontarla. Questo consente<br />
ai membri del gruppo di sentirsi<br />
partecipi e di contribuire alla soluzione della<br />
criticità.<br />
È mia esperienza che i gruppi forti e motivati<br />
e le aziende forti e motivate e con una chiara<br />
direzione strategica verso cui vogliono andare<br />
escono sempre più forti e che le aziende meno<br />
preparate vengono spazzate via.<br />
Ha usato parole per noi molto familiari,<br />
come l’essere preparati (il nostro motto<br />
è “be prepared”, sii preparato), o il richiamo<br />
alla trasparenza nell’affrontare<br />
le crisi, che ci rimanda alla lealtà che c’è<br />
nella nostra legge scout; la trasparenza<br />
se vogliamo è lealtà verso gli altri. Vorrei<br />
però proseguire su quello che ha detto,<br />
perché tra le motivazioni del premio,<br />
oltre ai risultati, è stata riconosciuta in<br />
particolare la sua attenzione “nel trasmettere<br />
i valori di innovazione, passione<br />
e tradizione”. Come si concilia in<br />
concreto il profitto con l’etica nel lavoro?<br />
Il profitto e l’etica non si conciliano se l’ottica<br />
è di breve termine, ma sono due facce<br />
della stessa medaglia se l’orizzonte in cui ci<br />
si pone per valutare il profitto è di mediolungo<br />
periodo. Qualche volta si possono tradire<br />
i principi dell’etica per ottenere dei<br />
risultati di breve durata, ma questi sono effimeri,<br />
non hanno continuità e sono destinati<br />
a scomparire velocemente.<br />
Secondo me tanti disastri dell’economia<br />
globalizzata derivano da questa ottica di
eve periodo, che non pensa a quello che<br />
succede domani o dopodomani, ma semplicemente<br />
a massimizzare il risultato dell’oggi.<br />
Personalmente sono convinto che l’etica<br />
deve guidare le azioni di tutti coloro che vivono<br />
in un’azienda e se l’etica viene costantemente<br />
applicata, trasparentemente e coerentemente<br />
nel tempo, alla fine il profitto anche in termini<br />
economici non può non giovarsene, anche se<br />
con un orizzonte lungo.<br />
La sua Azienda recentemente ha conseguito<br />
un risultato prestigioso, classificandosi<br />
al quarto posto come “ambiente<br />
di lavoro”, prima tra le case automobilistiche.<br />
Quale è a suo avviso la compo-<br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
nente più importante per costruire un<br />
sano e appagante ambiente di lavoro?<br />
Se vogliamo cercare un elemento-base,<br />
questo è proprio l’etica: l’applicazione trasparente<br />
e coerente nel tempo di principi etici<br />
ha successo. È importante essere trasparenti<br />
ed essere equi, anche quando si chiedono sacrifici:<br />
i membri della squadra sono disponibili<br />
a farli, purché siano suddivisi equamente<br />
e non siano fatti favoritismi. È un po’ come<br />
nell’educazione dei figli: se si dice loro sempre<br />
di sì, nel breve termine sono contenti, ma<br />
rischiamo alla lunga di avere insoddisfazione,<br />
ribellione, incapacità ad affrontare le difficoltà<br />
della vita. Se le regole sono chiare, il dipendente<br />
ne vede la validità nel medio-lungo<br />
termine ed è soddisfatto dell’ambiente in cui<br />
viene a lavorare.<br />
Ci sono poi altri elementi che contribuiscono<br />
a creare un buon ambiente di lavoro Ad<br />
esempio, il fatto che l’azienda si preoccupi<br />
delle esigenze reali dei propri dipendenti: gli<br />
inglesi lo chiamano “caring about people”.<br />
Poi condivisione, senso di appartenenza<br />
alla squadra, orgoglio di far parte di un team:<br />
sono tutti elementi che contribuiscono a<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 15
16<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
creare un ambiente di lavoro in cui la gente<br />
ha piacere di venire a lavorare.<br />
Uno dei motti Nissan è “enriching people’s<br />
life”: io l’ho fatto mio, perché credo che abbia<br />
veramente guidato la mia attività in questa<br />
azienda. Io voglio provare ad arricchire la vita<br />
dei lavoratori in questa azienda, vorrei che i<br />
miei dipendenti vengano a lavorare con l’idea<br />
di avere ogni giorno qualcosa da fare e da costruire<br />
di valido, per me e per la società in generale.<br />
Nella sua carriera, cosa l’ha aiutata?<br />
Cosa si sente di suggerire ad un giovane<br />
che cerchi di entrare oggi nel mondo del<br />
lavoro?<br />
Tante volte i giovani che vedo hanno un’ansia<br />
e una voglia di bruciare le tappe, di raggiungere<br />
subito certi obiettivi, traguardi e risultati.<br />
La mia impressione è che bisogna dare<br />
tempo al tempo. Quindi bisogna avere pazienza<br />
e far sì che le cose maturino, perché le cose<br />
ottenute o raggiunte troppo velocemente poi<br />
alla fine rischiano di bruciarsi altrettanto velocemente.<br />
Mi ha aiutato la voglia di migliorarmi,<br />
la voglia di imparare, la flessibilità anche<br />
di accettare delle situazioni difficili o che avevano<br />
impatti anche sulla mia vita personale<br />
Io sono siciliano e subito dopo la laurea mi sono<br />
preso la mia valigia e sono partito in treno<br />
per andare a lavorare a Torino. Tanti ragazzi<br />
siciliani della mia età non hanno voluto accettare<br />
questo sacrificio e sono rimasti lì, hanno<br />
dovuto accettare lavori meno gratificanti. Ho<br />
cercato di avere una visione<br />
più ampia, pensando che stavo<br />
investendo su me stesso ed<br />
accettando anche il sacrificio<br />
di lasciare casa e di andare a mille<br />
chilometri di distanza. Non si può pensare di<br />
volere tutto senza pagare per averlo. Non puoi<br />
pensare che oggi qualcuno ti regali qualcosa,<br />
se tu non sei disponibile ad applicarti e a sacrificarti<br />
per le cose.<br />
Proprio sull’ultimo numero di Azimuth<br />
abbiamo fatto un articolo sulle vincite<br />
facili e sul gioco d’azzardo, mettendo in<br />
luce i rischi anche educativi di un atteggiamento<br />
del genere<br />
Credo che solo il sudore della fronte e lo<br />
sforzo personale produca risultati sicuri e duraturi<br />
nel tempo. Vincere alla lotteria non<br />
può essere un obiettivo, così in particolare<br />
per un giovane quello di diventare calciatore<br />
o velina. Puoi ottenere qualcosa solo se sei disponibile<br />
a rimboccarti le maniche, a sacrificarti<br />
e a lavorare faticando. La mia personale<br />
esperienza è che chi lavora con correttezza,<br />
trasparenza ed energia, e si spende per migliorarsi,<br />
anche se sul breve termine può<br />
avere delle delusioni, alla fine ne avrà un ritorno<br />
personale e un risultato concreto.<br />
Quanto è importante la formazione nel<br />
proprio lavoro?<br />
La formazione è fondamentale, perché significa<br />
investire sulla propria crescita professionale<br />
ed umana. Se non hai le competenze<br />
e le conoscenze non ottieni nulla, e l’unica<br />
cosa che può dartele è voglia di migliorare<br />
però deve venire da dentro. La formazione in<br />
realtà non finisce mai: questo è vero per i giovani<br />
ma vale per tutti, anche quando siamo<br />
andati in pensione. Io credo che noi abbiamo<br />
il dovere verso noi stessi di provare a finire<br />
ogni giornata essendo diventati un po’ migliori<br />
del giorno precedente.<br />
Una frase famosa di B.-P., il fondatore<br />
degli scouts, dice “cerca di lasciare il<br />
mondo migliore di come lo hai trovato”<br />
Non ho mai avuto molti contatti con gli<br />
scouts, però quando il faro è l’etica, probabilmente<br />
anche da esperienze o motivazioni diverse<br />
si arriva allo stesso punto di arrivo.
Nel nostro paese c’è una forte paura del<br />
futuro: ne parleremo anche in Assemblea<br />
Generale. Cosa si può fare in questo<br />
senso per affrontarla e per ridare speranza<br />
ai giovani?<br />
La paura del futuro c’è quando questo è<br />
denso di criticità. Ma se noi siamo pronti ad<br />
affrontare le criticità, lo faremo meglio di chi<br />
le affronta senza essere preparati. Se sappiamo<br />
trasformare la paura del futuro, se sappiamo<br />
viverla bene, può diventare una fonte<br />
di opportunità. Se invece ce ne facciamo paralizzare<br />
siamo già al fallimento. Dobbiamo<br />
essere preoccupati di quello che ci aspetta e<br />
prepararci meglio e con forza. Se sono un giovane,<br />
vuol dire investire su sé stessi, essere<br />
flessibile, essere capaci di vivere la propria<br />
vita dove è possibile farlo. Cioè saper leggere<br />
le situazioni ed adattarsi, accettare anche<br />
qualche sofferenza.<br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
Si parla spesso di conciliazione tra lavoro<br />
e famiglia. Nella sua esperienza ci<br />
sono buone pratiche da esportare anche<br />
ad altri contesti?<br />
Su questo posso dare proprio una serie di<br />
iniziative concrete che facciamo in azienda,<br />
che sono anche una delle ragioni per cui noi<br />
ci possiamo fregiare del marchio “best workplace”.<br />
Cito tra queste il “maggiordomo aziendale”:<br />
diamo ai dipendenti la possibilità di<br />
avere le bollette postali pagate o l’automobile<br />
lavata, o ancora il “take away” dalla mensa interna.<br />
Stiamo pensando ad una convenzione<br />
per la lavanderia, o alla possibilità di concedere<br />
dei voucher alle famiglie che hanno dei<br />
bambini piccoli per usufruire di asili. Abbiamo<br />
inaugurato da un po’ di tempo anche<br />
le “passeggiate romane”, organizzando – normalmente<br />
di sabato – delle visite ad eventi<br />
culturali, mostre o siti archeologici, di cui a<br />
Roma siamo particolarmente ricchi, destinate<br />
ai dipendenti e alle loro famiglie. Ancora, per<br />
i matrimoni dei nostri dipendenti mettiamo<br />
a disposizione un’autovettura prestigiosa, e<br />
alla nascita di figli facciamo un omaggio floreale<br />
in ospedale.<br />
Ing. Alessi, la ringrazio perché è stata veramente<br />
una bella occasione di incontro.<br />
Sono sicuro che i nostri lettori<br />
apprezzeranno il contributo che lei ci ha<br />
dato. Lavorare con passione, come fa lei,<br />
può arricchire le persone e renderle migliori.<br />
A presto!<br />
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<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
Io, Consigliere<br />
Nazionale<br />
Elena Pillepich Consigliere Nazionale<br />
Quello che segue è il testo dell’intervento tenuto da<br />
Elena all’incontro della Regione Nord, tenutosi domenica<br />
11 marzo a Verona in preparazione dell’Assemblea<br />
Generale.<br />
Tre anni fa mi è stato chiesto di rappresentare<br />
il Friuli Venezia–Giulia al Consiglio<br />
Nazionale e, come spesso accade,<br />
ogni qualvolta ci propongono di assumerci<br />
una certa responsabilità, scautistica o no, non<br />
mi sentivo all’altezza né abbastanza pronta.<br />
Avevo già mille impegni: ero Capo Fuoco,<br />
stavo nella redazione di Carnet di Marcia, ero<br />
Presidente del Consiglio d’Istituto della scuola<br />
dei miei figli e, anche se non lavoravo, ero<br />
mamma, con tutti gli impegni che questo<br />
comporta. D’altra parte, ero all’ultimo anno<br />
di incarico nel Consiglio d’Istituto, perciò<br />
l’anno dopo sarei stata sicuramente più libera.<br />
Così accettai, ma non potevo immaginare<br />
che, tolto un impegno, il Signore me ne<br />
avrebbe trovato un altro: un anno più tardi<br />
infatti ricominciai a lavorare (dopo dieci anni<br />
dedicati completamente alla famiglia), in un<br />
ambito sociale a me molto caro; inoltre poco<br />
dopo sono stata nominata Incaricata Branca<br />
Scolte del Distretto.<br />
Inizialmente non sapevo bene cosa mi<br />
aspettasse, ma mi sono fidata dei Capi che<br />
credevano in me e che mi avevano votata, e<br />
mi sono fidata del Signore che mi ha sempre<br />
proposto dei cammini che fossi in grado di sostenere,<br />
dei percorsi che potevano farmi crescere<br />
e maturare.<br />
Quando arrivai a Roma al mio primo Consiglio<br />
Nazionale non conoscevo quasi nessuno,<br />
a parte quattro/cinque capi e qualche<br />
altra faccia che avevo già visto. Devo però dire<br />
che in questi tre anni passati insieme lo spirito<br />
scout ci ha uniti e ci ha fatto crescere<br />
come comunità. Poi ho finalmente capito il<br />
ruolo del Consigliere Nazionale: consiglia!<br />
(bastava un po’ di logica...). Consiglia gli altri<br />
capi, non perché sia il più intelligente o il più<br />
preparato, anzi deve essere umile, sempre disposto<br />
ad ascoltare, aperto ai cambiamenti e<br />
alle novità. Ma anche con una profonda convinzione<br />
nei valori che ci uniscono e che<br />
hanno fatto crescere questa Associazione,<br />
portandola dove ora è nello spirito del fondatore<br />
e nella fede cristiana che professiamo.<br />
Ad ogni riunione del Consiglio Nazionale<br />
non si può giungere impreparati: c’è sempre<br />
un bel po’ di cose da leggere, e-mail a cui rispondere,<br />
testi da approfondire, in modo che<br />
quando si arriva, ci si possa sentire partecipi.<br />
Nel momento delle votazioni si deve sapere<br />
di cosa si sta parlando, così il proprio voto<br />
non sarà un’imitazione del vicino o di quel<br />
capo più simpatico o di chi ha presentato meglio<br />
l’argomento, ma sarà frutto di una riflessione<br />
personale, resa più autentica dopo il<br />
dibattito che sempre precede una votazione.<br />
Al Consiglio Nazionale si parla, si discute,<br />
si ascolta, si propone, ci si confronta e si va<br />
avanti a ritmo serrato, perché il tempo è sempre<br />
troppo poco, fino al momento della cena.<br />
Allora finalmente ci si può concedere il lusso<br />
di fermarsi e, accantonati per un momento i<br />
problemi, si approfitta dell’occasione per conoscersi<br />
un po’, per parlare di cose personali,<br />
della propria vita, delle proprie preoccupazioni<br />
e aspirazioni. E così si diventa più fratelli,<br />
ci si sente più uniti e, anche se fino ad<br />
un attimo prima non si era d’accordo, ci si
ende conto che gli ideali sono gli stessi ed è<br />
proprio questa diversità che ci fa essere così<br />
uniti: ognuno ha bisogno dell’altro per costruire<br />
qualcosa di solido.<br />
Ed è proprio per questo motivo che in Consiglio<br />
è così importante il confronto! Come si<br />
dice: l’Italia è lunga, veniamo da gruppi scout<br />
che si trovano in città, in campagna, in montagna,<br />
al mare, in città grandi e in paesi piccoli,<br />
e ognuno deve poter portare il proprio<br />
contributo. Veniamo dal nord, dal sud, dall’est<br />
e dall’ovest, ma dobbiamo essere coscienti<br />
che il Metodo è uno, e dopo aver<br />
presentato i propri punti di vista bisogna essere<br />
fiduciosi verso gli altri e insieme degni<br />
di meritare questa fiducia e sapere con certezza<br />
che stiamo tutti lavorando per il bene<br />
comune, per far crescere questa nostra Associazione<br />
e ogni singola persona all’interno di<br />
essa, dal Lupetto alla Scolta, ai Capi tutti!<br />
Il Consiglio Nazionale in questi ultimi anni<br />
ha costituito delle Commissioni per dividersi<br />
VERSO L’ASSEMBLEA<br />
i compiti da portare avanti. Si tratta di lavori<br />
affidati al Consiglio dall’Assemblea Generale,<br />
attraverso l’approvazione di alcune Mozioni<br />
ad essa presentate. Così, oltre alle riunioni del<br />
Consiglio stesso, si partecipa anche a quelle<br />
della propria Commissione. Non da ultimo, il<br />
Consigliere Nazionale aiuta i Capi della propria<br />
Regione o Distretto a sentirsi parte di<br />
un’Associazione a livello nazionale, propone<br />
argomenti e attività che vengono dal Nazionale<br />
e ne spiega gli intenti.<br />
Sono stati tre anni impegnativi, ma ne è<br />
valsa la pena e sicuramente lo rifarei volentieri,<br />
nonostante i mille impegni, per tanti<br />
motivi. Ho imparato ad apprezzare molte persone,<br />
mi sono da subito sentita a casa e ascoltata<br />
in ogni argomentazione proposta anche<br />
da chi aveva idee diverse dalle mie. Devo<br />
anche ammettere che ci ho messo un po’ ad<br />
ingranare, e questo ultimo anno è stato certamente<br />
quello in cui mi sono sentita più partecipe<br />
e attiva agli incontri.<br />
Ringrazio Toni che mi ha chiesto di preparare<br />
questo intervento, permettendomi una<br />
verifica del mio lavoro: mi sono di nuovo<br />
messa in discussione e mi ha fatto bene. Tra<br />
l’altro, come Capo di terza branca sono abituata<br />
a fare verifiche alla fine di ogni attività.<br />
In conclusione, spero di aver portato bene<br />
a termine il mio mandato e di non aver deluso<br />
i Capi che mi hanno votata: sicuramente<br />
ho cercato di fare del mio meglio, e per questo<br />
ringrazio il Signore!<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 19
20<br />
Questa è<br />
la nostra Fede!<br />
Fabio Sommacal<br />
Lo scorso decennio ha visto la Chiesa italiana impegnata<br />
nelle riflessione su come “comunicare il Vangelo in un<br />
mondo che cambia”, per passare poi questo decennio<br />
2010-2020 a riflettere sul tema dell’educazione, a noi capi scout<br />
molto caro.<br />
Riflettere, approfondire, sperimentare l’educazione non può<br />
non prescindere, per noi, dalla volontà di voler comunicare al<br />
mondo il Vangelo, quella Buona Novella che abbiamo avuto la<br />
fortuna di conoscere e che ogni giorno ci sforziamo di vivere,<br />
con i nostri limiti ma anche con tanta gioia ed entusiasmo che<br />
ci porta a farne uno stile di vita.<br />
Rileggendo la nota pastorale della Conferenza Episcopale<br />
Italiana “Questa è la nostra Fede” emerge evidente una lettura<br />
della realtà ove «non si può più dare per scontato che tra noi e attorno<br />
a noi, in un crescente pluralismo culturale e religioso, sia conosciuto il<br />
vangelo di Gesù»: è la prima delle sette proposizioni sintetiche nella introduzione<br />
alla Nota pastorale, Il volto missionario delle parrocchie in<br />
un mondo che cambia. È un’affermazione decisa e coraggiosa, che rivela<br />
una situazione preoccupante e dischiude una prospettiva concreta e urgente:<br />
«c’è bisogno di un rinnovato primo annuncio della fede».<br />
Questa profonda riflessione esprime, in modo molto sintetico,<br />
una lettura della realtà che in questi mesi emerge dai documenti<br />
che stanno uscendo dalle nostre direzioni di gruppo, dai nostri<br />
capi, che impegnati sui vari temi assembleari si accorgono<br />
come la realtà sia effettivamente cambiata da come la crediamo<br />
o – forse ora è il caso di dire – la credevamo.<br />
Ecco che l’attenzione e l’impegno verso il primo annuncio<br />
della fede, in qualsiasi ambiente in cui ci troviamo, rimane ancora<br />
oggi (e forse addirittura oggi è più pressante) un impegno<br />
imprescindibile: in famiglia,<br />
al lavoro, negli ambienti di<br />
frontiera, nella nostra missionarietà<br />
quotidiana, nel nostro<br />
impegno nell’educazione. La<br />
citata nota pastorale prosegue<br />
poi al punto 3 con un’altra importante<br />
verità: «nn’altra caratteristica<br />
fondamentale dell’annuncio<br />
cristiano è l’essenzialità del suo<br />
contenuto.<br />
Dopo aver lottato contro Satana<br />
nel deserto e averlo vinto con la<br />
forza dello Spirito Santo, Gesù di<br />
Nazaret ha cominciato a procla-<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
NELLE SUE MANI<br />
...non si può più dare per<br />
scontato che tra noi e attorno<br />
a noi, in un crescente<br />
pluralismo culturale e<br />
religioso, sia conosciuto il<br />
vangelo di Gesù...<br />
...la nostra speranza, alla luce<br />
di queste bellissime parole, è<br />
davvero quella di avere la<br />
saggezza di saper leggere<br />
profondamente la realtà che<br />
ci circonda, non solo quella<br />
della nostra famiglia, del<br />
nostro lavoro, della nostra<br />
realtà educativa, ma nella<br />
società a 360° ove siamo<br />
impegnati...<br />
...rivela una situazione<br />
preoccupante e dischiude una<br />
prospettiva concreta e<br />
urgente: «c’è bisogno di un<br />
rinnovato primo annuncio<br />
della fede»...<br />
...riflettere, approfondire,<br />
sperimentare l’educazione<br />
non può non prescindere, per<br />
noi, dalla volontà di voler<br />
comunicare al mondo il<br />
Vangelo, quella Buona<br />
Novella che abbiamo avuto la<br />
fortuna di conoscere...
mare: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino;<br />
convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15). Questa<br />
è la buona notizia che egli ha da comunicare: è la<br />
causa per cui vive, la ferma speranza che lo sostiene.<br />
Gesù esprime il suo messaggio con un linguaggio diretto,<br />
vivace... l’annuncio risuona con un forte appello<br />
alla responsabilità degli ascoltatori. Anche la struttura<br />
del messaggio è lineare, incisiva, lapidaria. Prima<br />
di tutto una buona notizia, anzi la notizia più sorprendente<br />
che mai sia stata annunciata sulla terra:<br />
il tempo è giunto al massimo della maturazione e<br />
Dio ha deciso di intervenire nella storia come re e<br />
salvatore; e in secondo luogo una chiamata pressante:<br />
cambiare vita e credere a questa bella notizia... La<br />
salvezza è un dono, il dono più grande; la risposta,<br />
il cambiamento morale, è affidata alla libera e responsabile<br />
volontà delle persone. Con la Pasqua si<br />
verifica un passaggio decisivo: Gesù, da annunciatore<br />
del regno di Dio, diventa il Signore annunciato dalla<br />
Chiesa. È lui infatti il regno di Dio, instaurato dallo<br />
Spirito Santo, in mezzo a noi; è lui la primizia della<br />
nuova umanità.<br />
La nostra speranza,<br />
alla luce di<br />
queste bellissime<br />
parole, è<br />
davvero quella<br />
di avere la<br />
saggezza di<br />
NELLE SUE MANI<br />
saper leggere profondamente la realtà che ci<br />
circonda, non solo quella della nostra famiglia,<br />
del nostro lavoro, della nostra realtà educativa,<br />
ma nella società a 360° ove siamo impegnati,<br />
per essere di esempio e di stimolo sia per le<br />
nuove generazioni che guardano a noi( e già<br />
questo per un Capo sarebbe una grande soddisfazione),<br />
ma per tutti, anche per i genitori dei<br />
ragazzi che il Signore ci ha affidato nel nostro<br />
servizio in associazione, anche per i loro insegnanti<br />
a volte sfiduciati per una realtà che non<br />
riescono a riconoscere e gestire, anche per tutti<br />
i colleghi di lavoro che non capiscono come<br />
mai non siamo così sereni, così positivi in un<br />
momento di difficoltà economica del mondo<br />
che non ha eguali in questi ultimi decenni.<br />
Rileggere la nota pastorale “Questa è la nostra<br />
Fede” (facilmente reperibile nel sito<br />
www.chiesacattolica.it) è un piccolo esercizio<br />
che consiglio a tutti, Capi e Assistenti, perché<br />
vi si trovano parole profonde, vere, proprio<br />
come quel primo annuncio che non dobbiamo<br />
mai scordarci di professare nel mondo che ci<br />
circonda.<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 21
22<br />
Giocare il gioco<br />
Sergio Colaiocco<br />
Attività<br />
in sicurezza<br />
Un gioco su un prato, il fuoco di bivacco,<br />
un’uscita in montagna, la costruzione<br />
di un’issabandiera, accendere un fuoco<br />
e cucinare, tutto, nello scautismo, è spesso<br />
indicato genericamente col termine “attività”.<br />
Sebbene sappiamo tutti che ogni attività<br />
richiede delle attenzioni particolari qui proveremo<br />
a indicare genericamente le attenzioni<br />
indispensabili per fare un’attività, qualsiasi<br />
essa sia, in sicurezza.<br />
1. Previa informazione sull’attività<br />
I genitori sono i primi responsabili dell’educazione<br />
dei ragazzi; ciò vale non solo da<br />
punto di vista pedagogico (lo Scautismo è<br />
complementare alla famiglia, dice la Carta dei<br />
principi naturali dello Scautismo), ma anche da<br />
quello giuridico. I Capi devono sempre fornire<br />
un’informazione chiara e completa<br />
dell’attività che si propone; ciò vale sia ad inizio<br />
anno per le caratteristiche generali dell’attività<br />
scout (cucinare col fuoco, dormire in<br />
tenda, viaggiare su mezzi pubblici, attività di<br />
sq. ecc.), sia per attività particolari (dove si è<br />
accantonati alle attività estive e le caratteristiche<br />
della casa; attività particolari: in mon-<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
tagna,in acqua, in bicicletta, ecc.). Le prime<br />
possono rientrare nel modulo di iscrizione al<br />
Gruppo; le seconde possono esser oggetto,di<br />
volta in volta, di una specifica autorizzazione.<br />
Ciò vale anche per i Rover-Scolte maggiorenni<br />
che devono essere compiutamente informati<br />
e per i quali non può esistere alcun “mistero”.<br />
2. Attrezzatura<br />
Ogni attività richiede una particolare attrezzatura:<br />
un elenco del materiale necessario<br />
è dato di solito per le attività estive anche se<br />
spesso questi elenchi sono abbastanza generici:<br />
diverso è lo scarpone necessario per un’uscita<br />
a mezza quota rispetto a quello necessario per<br />
passare su un nevaio. È poi comunque necessario<br />
dare indicazioni precise anche per le attività<br />
ordinarie (dal tipo di sacco a pelo necessario,<br />
all’equipaggiamento per attività che,<br />
pur ordinarie, siano diverse dal solito come<br />
dormire, invece che in tenda, in un rifugio costruito<br />
dai ragazzi). È opportuno fornire elenchi<br />
in liste scritte.<br />
Indispensabile è poi la verifica alla partenza:<br />
l’assenza del caschetto impedisce di partecipare<br />
ad una attività in bicicletta, così come<br />
zaini inidonei impediscono di fare una route;
scarponi e giacca a vento sono strumenti da<br />
parametrarsi a ciò che ci si appresta a vivere.<br />
Coloro che non hanno il materiale con le<br />
giuste caratteristiche non possono che rimanere<br />
a casa; non è rigidità ma tutela della<br />
loro integrità.<br />
3. Verifica capacità psico-fisica<br />
Per ogni attività è necessario avere alcune<br />
capacità tecniche ed essere allenati.<br />
Non si può andare in ferrata se non c’è un<br />
percorso di preparazione precedente; così<br />
come una Squadriglia alle prese per la prima<br />
volta con la pionieristica eviterà di fare come<br />
prima attività la costruzione di un ponte di<br />
corda su un torrente.<br />
Se è logico per tutti non portare un ragazzo<br />
con una disabilità fisica ad una marcia ad azimuth<br />
notturna, così deve esser chiaro a tutti<br />
che nessuno può partecipare ad una attività<br />
per la quale non ha acquisito le necessarie<br />
capacità e abilità.<br />
Ed inoltre, non ci si può improvvisare scalatori<br />
(proponendo ad esempio 1.200 m. di<br />
dislivello) se non c’è un preventivo allenamento:<br />
nessuno, appena ha imparato a correre,<br />
partecipa ad una maratona. Lo sforzo fisico<br />
episodico non ha niente di educativo e sottopone<br />
Capi e ragazzi a situazioni di stress che<br />
facilmente portano a problemi.<br />
4. Verifica fattibilità<br />
La possibilità di realizzare un’attività pensata<br />
a tavolino va verificata in astratto e in concreto.<br />
La verificabilità astratta – al di la dei profili<br />
metodologici – deve riguardare l’idoneità del<br />
luogo (sia esso un percorso in montagna, o<br />
una missione di Sq., o un’hike di prima classe)<br />
rispetto alle capacità medie dei partecipanti;<br />
una casa di accantonamento con una scala<br />
molto ripida e senza corrimano può esser<br />
adatta alle seconde branche ma non alla<br />
prime. Nella verifica astratta rientra quindi<br />
Giocare il gioco<br />
innanzitutto il posto dell’attività: sia esso un<br />
luogo fisso o un percorso, è da valutarsi<br />
rispetto al tipo di unità e al livello della<br />
stessa. Poi ricomprende anche la possibilità<br />
di effettuare l’attività proprio in quel momento<br />
rispetto alle condizioni meteo previste: è meglio<br />
cambiare attività o luogo se i siti internet<br />
del meteo – ormai ne esistono di molto precisi<br />
– prevedono un tempo che metta a rischio<br />
l’incolumità dei partecipanti; un’attività nautica<br />
sotto la pioggia nessuno la propone, più<br />
spesso si cammina in montagna sotto la<br />
pioggia o su terreni diventati pericolosi (terreno<br />
scivoloso, ghiaccio, fulmini ecc.).<br />
Ma anche un progetto astrattamente esaminato<br />
va poi verificato in concreto il giorno<br />
dell’attività e, se del caso, durante l’attività<br />
stessa. Lo stesso percorso fatto all’andata potrebbe<br />
rivelarsi al ritorno non percorribile<br />
per il cambiamento della situazione metereologica.<br />
In qualsiasi attività, anche nella<br />
più semplice uscita in montagna, è possibile<br />
ritrovarsi in situazioni di rischio che diviene<br />
una colpa quando esso risulta evitabile, interrompendo<br />
l’attività o fermandosi e chiamando<br />
i soccorsi.<br />
Se è vero che non esiste buono o cattivo<br />
tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento,<br />
è pur vero che se non abbiamo un<br />
“buon equipaggiamento” (dal punto di vista<br />
del materiale e della preparazione) è doveroso<br />
fermarsi, riflettere, e se del caso chiedere<br />
aiuto. Solo così dimostreremo di esser consapevoli<br />
che il nostro è un servizio, complementare<br />
alle famiglie, di aiuto alla crescita e non<br />
affidamento a Dio “perché ce la mandi buona“!<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 23
24<br />
Giocare il gioco<br />
Sarà una Caccia<br />
meravigliosa!<br />
Fabrizio Cuozzo Akela d’Italia<br />
Qual è la Caccia meravigliosa? Di quali ingredienti necessita?<br />
Ogni volta che ci cimentiamo con la preparazione di una<br />
Caccia, abbiamo sempre in mente l’idea che debba essere<br />
memorabile per i nostri Lupetti e queste due domande<br />
si rincorrono senza sosta.<br />
Guardando a tutti i Vecchi Lupi della Giungla italiana che<br />
ho avuto il dono di incontrare in questi anni, ritengo che ci<br />
sia una buona esperienza media, che permette a molti Branchi<br />
di saper organizzare la Caccia al meglio.<br />
Ma se dovessimo proiettare nell’adulto questo interrogativo,<br />
cosa rende meravigliosa la Caccia di un Vecchio Lupo?<br />
Cosa rende il nostro servizio un momento che riempie la nostra<br />
vita, invece di svuotarcela?<br />
La saggezza Giungla ci fornisce molti spunti: “se dovremo<br />
morire moriremo: sarà una magnifica Caccia” risponde Mowgli<br />
a Kaa quando il pitone gli propone la fuga piuttosto che lottare<br />
contro i Cani Rossi; o ancora la risposta di Babbo Lupo a Shere-<br />
Khan “I Lupi prendono ordini dal Capobranco, non da uno striato<br />
qualsiasi”, quando la tigre reclamava il cucciolo d’uomo.<br />
Questi versi, che in prima battuta colpiscono per il coraggio,<br />
in realtà sono decisivi per l’animus con cui Mowgli, nel<br />
primo caso, e Babbo Lupo nel secondo,<br />
decidono di affrontare una situazione.<br />
Hanno individuato il bene, hanno saputo<br />
sceglierlo e sono pronti a morire<br />
dentro ciascuna di queste situazioni. Di<br />
fatto, donano loro stessi a protezione di<br />
quel bene. Il che poi, non necessariamente<br />
significa dover fisicamente morire<br />
in quell’impresa.<br />
Il servizio? Una caccia meravigliosa!<br />
Questo è proprio ciò che rende la Caccia<br />
meravigliosa, elevarla ad una questione<br />
fondamentale. È in questo caso infatti<br />
che si esce dalla logica del “far giocare<br />
un po’ dei ragazzini” e si entra in un’ ottica<br />
educativa immensamente più grande,<br />
per cui vale la pena spendersi: avere dei<br />
progetti educativi su ogni singolo Lupetto,<br />
studiare un programma che renda raggiungibile<br />
ogni obiettivo personale prefissato,<br />
preparare il materiale con la cura<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
non più il servizio come un<br />
qualcosa di doveroso, che<br />
pesantemente faccio per<br />
compiacere qualcuno o per<br />
essere un bravo figliolo: no,<br />
no! Il Servizio in Branco, se è<br />
la strada cui ci chiama il<br />
Signore, può permetterci di<br />
vedere la grandezza di Dio<br />
uscire dalle nostre opere!
e l’attenzione di chi in quel singolo gioco, in<br />
quello specifico racconto, in quella particolare<br />
prova di Pista, si gioca l’intera posta! Essere<br />
attenti osservatori, durante ogni attività, al<br />
fine di verificare chi è inconsapevolmente riuscito<br />
a superare quella prova e chi invece, necessita<br />
di un richiamo. Questa è una responsabilità<br />
che non può lasciare indifferenti: se<br />
la si comprende, o ci si schiera giocando tutti<br />
noi stessi, o si cede il posto a chi potrà spendersi<br />
al massimo; perché ogni riunione è come<br />
il momento precedente l’attacco alla tigre,<br />
quando dobbiamo separare le mandrie. In questi<br />
momenti non si può pensare di andare per<br />
vedere cosa succede: no! In questi momenti,<br />
con la propria azione, si può essere decisivi in<br />
un senso o nell’altro.<br />
Proprio come durante ogni riunione di<br />
Branco: potremo aver contribuito a fornire a<br />
ciascun Lupetto degli strumenti per affrontare<br />
la Buona Battaglia, diventando così, collaboratori<br />
di Dio educatore oppure potremo<br />
aver riempito quelle ore solo di passatempi.<br />
Il servizio? Una caccia che rende felici!<br />
Ma perché fare questo rende felici? Cosa<br />
c’è di meraviglioso in questo lavoro?<br />
Se provo a pensare a quanto tempo della<br />
propria vita ogni Vecchio Lupo dedica al Servizio<br />
vengono i brividi; in tutto quel tempo,<br />
quante altre cose si sarebbero potute fare:<br />
passare del tempo con gli amici, dedicarsi a<br />
letture, frequentare cinema e teatri, praticare<br />
sport o ancora stare con la propria ragazza o<br />
con la propria famiglia per i più grandicelli!<br />
Anche in questo caso, per la nostra vita,<br />
possiamo scegliere tra due strade: quella in<br />
cui mi pongo al centro dell’universo, e quella<br />
in cui mi rendo compartecipe dei progetti di<br />
Dio per l’uomo. La risposta appare semplice,<br />
ma purtroppo a prima vista è molto legata ad<br />
un senso del dovere più che del bello. Forse<br />
perché viviamo un tempo che ci spinge ad innamorarci<br />
di noi stessi e questo di fatto ruba<br />
Giocare il gioco<br />
la nostra fecondità e la gioia che ne consegue.<br />
Ecco allora venirci in soccorso la nostra Mamma<br />
del Cielo: anche il bello del nostro servizio,<br />
è strettamente legato alla capacità di Maria di<br />
generare Dio.<br />
Il fatto che Maria sia veramente madre di<br />
Gesù, apre ad una dimensione diversa delle<br />
nostre opere, apre alla possibilità di essere<br />
anche noi “madri” dell’Opera di Dio: perché<br />
chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli,<br />
questi è per me fratello, sorella e madre (Mt, 12,50).<br />
Qui si ribalta tutto: non più il servizio<br />
come un qualcosa di doveroso, che pesantemente<br />
faccio per compiacere qualcuno o per<br />
essere un bravo figliolo: no, no! Il Servizio in<br />
Branco, se è la strada cui ci chiama il Signore,<br />
può permetterci di vedere la grandezza di Dio<br />
uscire dalle nostre opere!<br />
Maria ci apre al concetto di fecondità: molto<br />
spesso, se sentiamo un senso di fatica e di oppressione<br />
nel servizio o se ci scandalizziamo<br />
perché c’è chi ci gioca un brutto tiro, è perché<br />
non siamo aperti all’idea di essere padri, di essere<br />
cioè fecondi. E la cosa straordinaria è che,<br />
proprio come Maria, non occorrono doti o azioni<br />
particolari, ma basta dire il proprio SI a Dio!<br />
Maria è diventata madre, semplicemente dicendo<br />
SI a Dio. Donarsi all’altro dicendo SI a<br />
Dio! Questa è una nostra peculiarità. Donarsi<br />
in modo totale, non col timer avviato, né distratti<br />
dal proprio tornaconto. Donarsi senza<br />
condizioni ad ogni singolo Lupetto, ad ogni<br />
singolo Vecchio Lupo e ad ogni singolo <strong>Scout</strong><br />
che il Signore mette e metterà sulla nostra<br />
Strada.<br />
Questo ci ha fatto, ci fa e ci farà dire “Sarà<br />
una Caccia Meravigliosa!”<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 25
26<br />
Giocare il gioco<br />
Il mio servizio<br />
come Capo<br />
Isabella Alberini<br />
Quando guardo un vecchio ubriacone e lui mi sorride,<br />
vedo una persona sporca e puzzolente e distolgo lo sguardo;<br />
i miei bambini vedono uno che sorride loro e ricambiano il sorriso<br />
Mi chiedo: i bambini ci vengono dati per insegnare loro<br />
o per imparare da loro? Qual è il presupposto da cui<br />
partire quando esercito il mio Servizio come Capo? In<br />
questo periodo, c’è uno stato di emergenza per tutto: dai rifiuti<br />
in su, tutto si vive come uno stato di temporanea emergenza,<br />
che tamponiamo, ma non risolviamo.<br />
Voglio ragionare su questi due elementi:<br />
• il presupposto da cui partire<br />
• lo “stato di emergenza”<br />
Il presupposto da cui partire<br />
Le ragazze che il Signore ci affida, non sono massa inerme<br />
da plasmare ed educare a nostro gusto, non siamo qui per disciplinare<br />
un gruppo di giovani; siamo<br />
chiamate a crescere con loro e per loro.<br />
Esse sono il fiore che sta sbocciando alla<br />
vita, pieno di energia, ma capace di non<br />
resistere ad un soffio di vento; noi siamo<br />
gli strumenti che Dio usa per coltivare<br />
il suo giardino. Al tempo saremo innaffiatoio,<br />
concime, terra. Le nostre ragazze<br />
un giorno saranno canne al vento, capaci<br />
di piegarsi agli agenti atmosferici ma,<br />
resistenti e pronte a stagliarsi verso il<br />
cielo, sempre.<br />
Contemporaneamente, le ragazze<br />
hanno una visione della vita più ingenua,<br />
con meno filtri e pregiudizi, sanno<br />
vedere oltre l’aspetto esteriore e hanno<br />
una sensibilità che le porta a stabilire<br />
un contatto pi diretto e pi emotivo con<br />
l’ambiente che le circonda.<br />
Noi Capo, nell’accompagnare le ragazze<br />
nel loro percorso di crescita, dovremmo<br />
riuscire a fondere questi due<br />
condizioni. Combinare questi due elementi<br />
“fluidi”, non è facile; si tratta di<br />
mettere insieme l’attenzione all’altro<br />
con la maturità della nostra esperienza<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
Non solo possiamo aiutare<br />
una guida ad acquisire<br />
sicurezza, ma anche curare<br />
l’amore per il prossimo e per<br />
se stessa, in altre parole<br />
possiamo far crescere in lei la<br />
carità. Dio ci ha fatto a sua<br />
somiglianza, amare Lui, vuol<br />
dire amare i suoi figli, quindi i<br />
nostri fratelli, quindi anche se<br />
stessi.
di persone, oltre che di Capo. Se riusciamo in<br />
questo, non avremo scoperto la fonte della<br />
giovinezza, ma la strada verso il successo (degli<br />
altri e nostro).<br />
Lo stato di emergenza<br />
Indubbiamente, il nostro tempo ci richiede<br />
una cura diversa da quella che è stata necessaria<br />
in passato; paradossalmente, oggi dobbiamo<br />
investire maggior tempo ed energie rispetto<br />
a qualche decennio fa, e questo per due<br />
motivi. Prima di tutto non possiamo fare attività<br />
in maniera approssimativa, il Metodo è<br />
uno e non c’è spazio per vaghe e personali interpretazioni;<br />
inoltre, noi siamo in perenne<br />
crescita, non esiste un momento in cui ci possiamo<br />
definire Capo completamente e definitivamente<br />
formate. Il primo investimento è<br />
su di noi. Non ho mai apprezzato<br />
e creduto nella Capo Riparto<br />
che s’impegna solo nel<br />
fare servizio in branca e che<br />
non lascia tempo e spazio per<br />
crescere se stessa. Le attività<br />
di fuoco, fin tanto che si è Scolte<br />
viandanti, devono avere la<br />
priorità. Dopo la partenza, abbiamo<br />
fatto una scelta, ma non<br />
si è concluso un cammino,<br />
l’impegno di continuare a formarsi<br />
è per sempre.<br />
Il secondo motivo è dato dal<br />
fatto che le ragazze sono sempre<br />
le stesse, le generazioni si<br />
susseguono, ma i dubbi, le paure<br />
e le incertezze non cambiano;<br />
quello che muta è la società<br />
che le circonda e gli stimoli<br />
quindi sono diversi. Oggi, rispetto<br />
al passato, avverto una<br />
maggiore insicurezza nella società:<br />
c’è la paura di perdere il<br />
lavoro, di perdere i benefits, di<br />
perdere qualcosa... ma quali<br />
Giocare il gioco<br />
sono le cose che le nostre ragazze possono perdere<br />
tanto da farle sentire sole ed insicure?<br />
L’Ipod o l’Ipad? Le vacanze?<br />
Quello su cui dobbiamo lavorare alacremente,<br />
per fortuna non è un ambito che il tempo<br />
può corrodere, o che la crisi economica può<br />
spazzare via. Le nostre energie di Capo, vanno<br />
focalizzate su qualcosa che è dentro ognuno<br />
di noi: le nostre capacità. Non solo possiamo<br />
aiutare una guida ad acquisire sicurezza, ma<br />
anche curare l’amore per il prossimo e per se<br />
stessa, in altre parole possiamo far crescere in<br />
lei la carità. Dio ci ha fatto a sua somiglianza,<br />
amare Lui, vuol dire amare i suoi figli, quindi<br />
i nostri fratelli, quindi anche se stessi.<br />
Capo “a tempo determinato”<br />
C’è però un aspetto che vorrei approfondire<br />
con voi, questo mordi e fuggi di emozioni, responsabilità<br />
è un dato che riguarda solo le Guide?<br />
A costo di sembrare impopolare, io questo<br />
trend lo vedo anche in alcune Capo che definirei<br />
“Capo a tempo determinato”.<br />
Una volta che si è svolto il ruolo di Capo,<br />
ecco che si appende il Servizio al chiodo, e...<br />
“Basta così!”. Mi sono sentita dire tante volte,<br />
da queste Capo, che loro avevano fatto il loro<br />
dovere (è un dovere o è una scelta consapevole?),<br />
che avevano svolto il loro ruolo e che ora<br />
avevano diritto di avere tempo di riposarsi e<br />
di passare il testimone ad un’altra persona.<br />
Ho paura, quando sento queste affermazioni!<br />
Il Servizio, la formazione personale, l’impegno<br />
non vanno mai in pensione. A seconda delle<br />
fasi della vita, siamo chiamate a dare in modo<br />
diverso, ma il termine “diverso” non può significare<br />
“niente”!<br />
Torno a riflettere sull’emergenza educativa.<br />
È un fenomeno trasversalmente diffuso, ed è<br />
in modo verticale che dobbiamo operare, cioè<br />
a livello di Capo, se vogliamo far arrivare il<br />
concetto alle nostre Guide, in altre parole, dobbiamo<br />
mettere in pratica quello che B.-P. ha<br />
chiamato il trapasso di nozioni.<br />
Quando guardo un prato di soffioni<br />
vedo un sacco di erbacce che stanno per invadere<br />
il mio giardino,<br />
i miei bambini vedono fiori per la mamma<br />
e se soffi sopra quella roba bianca, puoi<br />
esprimere un desiderio<br />
I desideri si esprimono, i sogni si coltivano,<br />
l’amore di Dio si vive.<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 27
28<br />
Giocare il gioco<br />
Verso<br />
l’EUROJAM 2014<br />
Alberto Giuseppe Tattoli Commissario Nazionale Branca Esploratori<br />
3-10 agosto 2014: in Francia si terrà il prossimo Eurojam,<br />
la cui fase organizzativa ormai è partita a pieno ritmo,<br />
con incontri federali e con il lavoro della Pattuglia Nazionale<br />
Esploratori che, come la Pattuglia Guide, si sta preoccupando<br />
di organizzare anche la fase di cammino verso questa<br />
significativa esperienza, da far vivere a migliaia di Esploratori<br />
e Guide di tutta l’Europa!<br />
La scelta di fondo, fatta dalla nostra Branca, è stata quella,<br />
nel limite del possibile, di far vivere agli Esploratori e alle<br />
Guide che lo desiderano – ma che anche ne saranno in grado<br />
– questo evento internazionale, la cui portata, in termini di<br />
fraternità vissuta in prima persona, non ha eguali.<br />
Abbiamo voluto trasformare il “problema delle selezioni”<br />
sul contingente da portare in Francia in un’opportunità di crescita<br />
per le nostre Squadriglie, alle quali proporremo, da settembre<br />
<strong>2012</strong>, un percorso di avvicinamento fatto di attività,<br />
imprese, campi, progressione personale, crescita nella Fede<br />
che, se percorso correttamente, non potrà non portare a partecipare<br />
alla magnifica esperienza dell’Eurojam!<br />
E se per caso la Squadriglia si accorgerà di non essere sufficientemente<br />
pronta...? Niente paura: ci sarà la possibilità di<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
...percorrere pista, sentiero e<br />
strada diventa vero cammino<br />
proprio quando si superano<br />
delle difficoltà, quando si sa<br />
guardare oltre l’ostacolo e<br />
vedere lontano...<br />
La sfida proposta ad ogni<br />
Squadriglia vuole essere un<br />
Anno <strong>Scout</strong> ricco di<br />
avventura, di sfide tecniche, di<br />
crescita spirituale...<br />
Sarà la Legge <strong>Scout</strong> a guidare<br />
il nostro cammino di<br />
preparazione...<br />
INCONTRO<br />
NAZIONALE CAPI<br />
RIPARTO<br />
15-16 settembre <strong>2012</strong><br />
Per presentare il cammino<br />
in preparazione all’Eurojam<br />
2014 che le nostre<br />
Squadriglie sono chiamate<br />
a fare in questi prossimi 2<br />
anni, tutti i Capi Riparto<br />
Esploratori italiani si<br />
ritroveranno il 15 e 16<br />
settembre <strong>2012</strong>, in un<br />
incontro nazionale<br />
appositamente dedicato,<br />
con luogo e modalità che a<br />
breve verranno comunicati<br />
agli interessati e pubblicati<br />
sul sito associativo.
continuare il proprio cammino <strong>Scout</strong> per affrontare<br />
prossimamente nuove sfide, anche<br />
oltre confine, con gemellaggi e altri campi internazionali.<br />
È chiaro che ciò che vogliamo proporre ai<br />
nostri Esploratori, come ogni percorso, comporterà<br />
delle fatiche, non lo neghiamo; del<br />
resto percorrere pista, sentiero e strada diventa<br />
vero cammino, proprio quando si superano<br />
delle difficoltà, quando si sa guardare<br />
oltre l’ostacolo e vedere lontano.<br />
La sfida proposta ad ogni Squadriglia vuole<br />
essere un Anno <strong>Scout</strong> ricco di avventura, di<br />
sfide tecniche, di crescita spirituale, proprio<br />
partendo da quanto accomuna tutti gli <strong>Scout</strong><br />
che seguono gli insegnamenti nella tradizione<br />
di Baden Powell: la Legge <strong>Scout</strong>.<br />
Sarà la Legge <strong>Scout</strong> a guidare il nostro cammino<br />
di preparazione, dapprima come Capi,<br />
perché impegno di ciascuno di noi è voler approfondire<br />
in prima persona proprio quella<br />
Legge che nel terzo punto della nostra promessa<br />
abbiamo detto di voler di osservare!<br />
Giocare il gioco<br />
Sarà per noi un orgoglio, una nuova sfida,<br />
riproporla poi ad ogni nostro singolo Esploratore,<br />
dopo avervi a lungo riflettuto, per rinnovare<br />
ogni giorno la nostra scelta di farne<br />
uno stile di vita.<br />
Ecco quindi che vivere la fraternità di un<br />
evento internazionale, come quello verso il<br />
quale ci stiamo preparando, diventerà più facile,<br />
per noi e per ciascun esploratore, perché<br />
sarà “solo” l’occasione di mettere in pratica<br />
la fraternità <strong>Scout</strong>: “lo <strong>Scout</strong> è amico di tutti<br />
e fratello di ogni altro <strong>Scout</strong>”!<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 29
30<br />
Giocare il gioco<br />
Educare alla maternità<br />
Più che farvi dei<br />
doni... fatevi dono!<br />
Donatella Paparella Vice Commissaria Branca Scolte<br />
La grazia di un ambiente al femminile ci offre la possibilità<br />
di ricerca e confronto. Dare per scontato che siamo madri,<br />
perché siamo donne, potrebbe essere ingenuo. Da sorelle<br />
maggiori, abbiamo la possibilità di mostrare alle Scolte la forza,<br />
la fatica e soprattutto la bellezza dell’educazione, generatrice<br />
di personalità, sorrette dall’esempio di Maria.<br />
Una maternita’ “adottiva”<br />
“...Educare alla maternità: potresti scrivere un articolo per Azimuth?”<br />
E penso... ecco tocca a me, è arrivato il momento di condividere<br />
la mia maternità!<br />
Accetto quindi, perché penso che la mia esperienza di “mamma<br />
adottiva” possa servire a far capire che non si è mamma<br />
solo perché si genera e partorisce un figlio. Nel momento in<br />
cui ho realizzato di non poter diventare mamma in maniera<br />
naturale, lì, ho capito già di esserlo. Per alcuni anni,<br />
io sono stata una mamma con la pancia vuota. Vuota<br />
di bambini, ma piena di tante emozioni che scalciavano...<br />
Un calcio, in pancia, ad ogni domanda indiscreta:<br />
“E voi, quando figli? E voi, niente figli?” E tanti,<br />
troppi, si sono sentiti autorizzati a dirmi cosa avrei<br />
dovuto fare, cosa no, senza sapere niente della mia<br />
vita, del mio dolore, dell’amore che io avevo da donare.<br />
Non voglio però che le mie parole trasmettano solo<br />
il dispiacere del momento. Se mi racconto qui è per<br />
dire che si può diventare mamma percorrendo molte<br />
strade. Alcune più agevoli... altre un po’ accidentate.<br />
La mia strada è stata questa: esami, visite, attese, pudore<br />
annullato davanti a troppi medici, punture in pancia, mani intrecciate<br />
tra me e mio marito, amore profondo, battaglie condivise...<br />
Poi, convocazioni e colloqui al Tribunale dei Minori...<br />
Finalmente, il traguardo: l’arrivo inaspettato di mia Figlia, il<br />
dono più grande che Dio poteva farmi (farci)! 20 mesi di vitalità<br />
pura e “tante coccole” (come dice lei!)! Stefania ha saputo ricompensare<br />
tutto il dolore che l’ha preceduta. Solo lei ha dato<br />
un significato profondo al mio senso di maternità!<br />
Non si è ‘madri’ solo perché si mette al mondo una creatura,<br />
la si nutre e la si fa crescere. La maternità è qualcosa che<br />
ci trascende, che ci lega misteriosamente all’essenza del nostro<br />
esistere. Si può infatti non aver generato ed essere colme<br />
di maternità, come si può essere madri biologiche ed esserne<br />
totalmente prive!<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
Essere madri è dare luce,<br />
calore, sicurezza, protezione,<br />
e tenerezza.<br />
Essere madri è favorire la<br />
crescita libera dei figli, senza<br />
imprigionarli in un abbraccio<br />
soffocante.<br />
È continuare a tagliare ogni<br />
giorno e in ogni momento, il<br />
“cordone ombelicale”.<br />
È avere la capacità di dire<br />
dei "no".
Educare alla maternità...oggi<br />
Educare alla maternità oggi ha un significato<br />
diverso rispetto a quello che aveva per le<br />
generazioni che ci hanno preceduto. È diverso<br />
il concetto di maternità, perché è diversa<br />
la vita. Un tempo, la maternità era uno<br />
dei percorsi obbligati per tutte le donne ed<br />
era “normale” mettere al mondo molti figli.<br />
Oggi le donne hanno maggiori possibilità di<br />
scegliere, di pianificare l’esistenza, seguendo<br />
la propria personalità e la propria sensibilità.<br />
Non sempre però le strade prescelte sono aderenti<br />
agli schemi prestabiliti dalla società.<br />
Scegliere significa attribuirsi il diritto di essere<br />
libere e, spesso, le donne tendono ad associare<br />
l’idea di maternità ad una certa<br />
privazione della libertà, ad una limitazione o<br />
addirittura sospensione della propria carriera.<br />
I dubbi e gli interrogativi sulla questione<br />
“maternità sì! maternità no”, nascono all’incirca<br />
con l’approssimarsi dei 35-40 anni, dopo<br />
i quali, si sa, avere un figlio diviene più complicato<br />
dal punto di vista fisiologico. Ma questa,<br />
oggi, è anche l’età in cui tutte le energie<br />
sono dedicate al tentativo di realizzare i propri<br />
obiettivi professionali. “Se non faccio un<br />
figlio non sono una donna completa”, “Se<br />
non faccio un figlio mi pentirò sicuramente<br />
tra qualche anno...”. “Mi devo sbrigare, altrimenti<br />
non potrò più averne e i nonni non<br />
avranno mai la gioia di vedere un nipotino...”<br />
Un figlio non può essere solo un investimento<br />
per il proprio avvenire e ancor meno<br />
un “regalo” per i parenti, un figlio non è un<br />
oggetto, ma comincia ad essere una persona<br />
ancora prima di venire al mondo, vive nella<br />
fantasia, nell’immaginario di una coppia di<br />
genitori che, insieme, lo desidera e ne ricerca<br />
effettivamente la sua presenza.<br />
Decidere di essere madri coinvolge, rigenera<br />
e ricrea tutti gli aspetti dell’esistenza<br />
Giocare il gioco<br />
della specie umana: la trasmissione del senso<br />
della vita, del perché si vive, la capacità di<br />
adattamento e di relazione, gli strumenti di<br />
comunicazione.<br />
Tutto questo significa vivere la maternità<br />
in forma aperta e non come possesso esclusivo,<br />
una maternità verso tutti i bambini e<br />
non solo verso “mia figlia”.<br />
Madre è colei che educa il proprio figlio,<br />
come Maria fece con Gesù: «Maria educò Gesù<br />
con il suo lavoro, con la sua dedizione di madre, con<br />
il suo impegno di protezione. Lo educò con la sua<br />
vita povera e serena, laboriosa e semplice, casta e<br />
piena di amore materno. Lo educò con la sua confidenza<br />
in Dio e con la sua disponibilità all’aiuto di<br />
coloro che hanno bisogno».<br />
Mi piace recuperare lo spirito della maternità<br />
come centralità della nostra vita di donne.<br />
Non si tratta di tornare ad essere “angelo del<br />
focolare”, ma semplicemente di rimettere al<br />
centro dei nostri giorni la forza straordinaria<br />
che il Signore ha voluto donare alle donne, la<br />
stessa forza che discende dalla capacità di accogliere<br />
e far crescere la vita, perché crescere<br />
è il senso di ogni essere umano e di ogni nuova<br />
vita che viene al mondo.<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 31
32<br />
Paolo Fedrigo<br />
Giocare il gioco<br />
Prendersi cura di ciò<br />
che ci circonda<br />
Il <strong>2012</strong> sarà un anno importantissimo per la salvaguardia<br />
del nostro pianeta. A giugno si svolgerà a Rio de Janeiro la<br />
Conferenza Rio+20 sui temi dello sviluppo sostenibile. Saranno<br />
a migliaia gli esperti, i politici, gli economisti, gli scienziati,<br />
i giornalisti, gli educatori ambientali e i rappresentanti<br />
delle principali ONG, impegnati nel definire le nuove strategie<br />
per una green economy a livello mondiale.<br />
Occupandomi per lavoro di educazione ambientale, seguirò<br />
di certo gli importanti risultati del vertice, anche se resto fermamente<br />
convinto che, per prendersi veramente cura del pianeta,<br />
bisogna partire dalle scelte quotidiane di ognuno di noi.<br />
Ma come parlare di ambiente in Fuoco e in Clan? Su quali<br />
aspetti puntare? Vi propongo cinque punti principali, da tenere<br />
in considerazione per costruire assieme ai vostri ragazzi<br />
le attività dell’anno.<br />
1. Ambiente: è questione di civismo<br />
Quando si parla di ambiente, troppo spesso pensiamo unicamente<br />
alle classiche “attività natura” sul riconoscimento di<br />
piante e animali, sicuramente importanti, ma non più sufficienti,<br />
in un periodo in cui invece diventa necessario un approccio<br />
maturo che si apra a comportamenti concreti che<br />
possano essere scelti dai nostri ragazzi per la vita. Il termine<br />
“ambiente” dovrebbe andare a pari passo con il concetto di<br />
“sviluppo sostenibile” definito come “quel tipo di sviluppo che<br />
soddisfa le necessità delle generazioni presenti, senza compromettere<br />
la possibilità delle future generazioni di fare lo stesso”. Ecco che il<br />
termine ambiente si arricchisce così di una dimensione di responsabilità<br />
nei confronti di chi verrà dopo di noi. Parlare oggi<br />
di problematiche ambientali (dall’acqua all’energia, passando<br />
per i rifiuti, lo spreco di cibo fino alla mobilità sostenibile ed<br />
altro ancora) vuol dire affrontare ogni tema, non dimenticando<br />
gli aspetti sociali, culturali ed economici strettamente<br />
collegati tra loro.<br />
2. Dal locale al globale<br />
Altro aspetto da non trascurare è partire dal contesto locale<br />
per “dare mondialità” a tutti i nostri argomenti. Se ad esempio<br />
parleremo di acqua, è chiaro che partiremo approfondendo il<br />
tipo di gestione idrica presente nel nostro Comune o affrontando<br />
un problema particolare che viviamo nel nostro paese, ma l’attività<br />
dovrebbe poi aprirsi al problema della gestione dell’acqua<br />
a livello mondiale, riflettendo sul significato di “acqua come<br />
bene comune”.<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
Ho sempre apprezzato il<br />
movimento dello Scautismo<br />
per quanto è legato alla vita<br />
all’aperto e quindi al rispetto<br />
della natura, ma possiamo<br />
fare sicuramente di più, a<br />
partire dalla terza branca.<br />
Lavorare in parallelo tra<br />
attività “teorica” e “pratica” è<br />
di assoluta importanza,<br />
parlando di salvaguardia<br />
dell’ambiente, dove troppe<br />
volte si sente parlare tanto,<br />
ma si fa fatica a mettere in<br />
pratica ciò che si dice, nella<br />
vita d’ogni giorno.
Informarsi e capire cosa succede al di fuori<br />
di casa nostra è un passo fondamentale per<br />
fare di Rover e Scolte cittadini responsabili in<br />
un contesto mondiale.<br />
3. Creare partecipazione<br />
Oggi è difficile pensare che di fronte alle<br />
questioni ambientali, tanto importanti quanto<br />
complesse, ci sia un’unica soluzione. L’ambiente<br />
è di tutti (un diritto goderne i benefici,<br />
un obbligo curarlo) ed è fondamentale creare<br />
dei momenti per accogliere le proposte di tutta<br />
la comunità. Per fortuna in questo caso siamo<br />
aiutati dalla vita di terza branca, dove conta<br />
l’opinione di tutti.<br />
Se ad esempio si vuol lanciare un progetto<br />
per il risparmio energetico nella nostra sede<br />
<strong>Scout</strong>, sarà bene presentarlo come un problema<br />
che riguarda tutti e che per questo ha bisogno del<br />
contributo di ognuno. Ma questo atteggiamento,<br />
in ogni caso, dovrebbe essere sempre presente<br />
nella vita di Fuoco e Clan.<br />
4. Utilizzare diversi linguaggi<br />
Oggi possiamo argomentare di tematiche<br />
ambientali in modi completamente differenti.<br />
Ne parla il mondo dell’audiovisivo, partendo<br />
Giocare il gioco<br />
dai primi cartoni animati<br />
di Walt Disney, fino<br />
ai film di fantascienza,<br />
passando per i documentari<br />
d’inchiesta, fino<br />
ai videoclip di gruppi<br />
musicali. Ne parla l’editoria<br />
attraverso romanzi,<br />
saggi, riviste. Se ne<br />
occupano la fotografia,<br />
l’arte e il teatro. Esiste<br />
addirittura tutto un universo<br />
di videogame dedicati ed anche il mondo<br />
delle nuove tecnologie non è da meno, ad esempio<br />
con le nuove applicazioni per tablet e<br />
smartphone. Cercare di partire con uno di questi<br />
linguaggi può essere un modo accattivante per coinvolgere<br />
i ragazzi sul tema in questione, utilizzando<br />
dei canali conosciuti dai più giovani, senza dimenticare<br />
che diventa un ottimo esercizio di<br />
media education (tanto per far capire che tra i<br />
mass media c’è anche tanto di buono).<br />
5. Agire<br />
Certo parlare e confrontarsi nella vita di<br />
terza branca è la base, ma ad un certo punto<br />
bisogna mettere le mani in pasta. Sviluppare<br />
un percorso di approfondimento su una problematica<br />
ambientale, prima o poi, deve prevedere<br />
un’attività pratica da fare sul territorio.<br />
Se, ad esempio, parleremo di riduzione dei<br />
rifiuti, dopo un’attività per capire come vengono<br />
gestiti nel nostro Comune, dovremo prevedere<br />
delle azioni concrete come la costruzione<br />
di un piano per la raccolta differenziata<br />
in sede, la riduzione dei rifiuti nelle uscite<br />
mensili o la pulizia di una zona verde. Lavorare<br />
in parallelo tra attività “teorica” e “pratica” è<br />
di assoluta importanza, parlando di salvaguardia<br />
dell’ambiente, dove troppe volte si sente<br />
parlare tanto, ma si fa fatica a mettere in pratica<br />
ciò che si dice, nella vita d’ogni giorno.<br />
Per concludere, basta aprire il vocabolario<br />
della lingua italiana per leggere: “Ambiente:<br />
che sta attorno, che circonda”. Ecco che lavorare<br />
con i ragazzi sul concetto di “prendersi<br />
cura di ciò che ci circonda” (o ancora meglio<br />
“avere a cuore” come insegna Don Milani) è<br />
l’obiettivo principale che sintetizza quanto<br />
suggerito fino a questo punto. E se ciò che ci<br />
circonda è il Creato, con tutte le sue bellezze<br />
e risorse preziose, offerto in dono all’uomo,<br />
non si può fare altro che dare il massimo.<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 33
34<br />
IL “COPERCHIO”<br />
Attilio Grieco<br />
Il cappellone è certamente l’elemento<br />
più caratteristico dell’uniforme<br />
scout ed è anche l’elemento al<br />
quale un vero <strong>Scout</strong> non rinuncerà<br />
mai. Infatti nessun altro<br />
copricapo, nessun altro berretto,<br />
nessun altro cappello,<br />
identifica e protegge lo <strong>Scout</strong><br />
meglio del cappellone.<br />
RADICI<br />
Scrive B.-P.: “Nel corso di varie recenti<br />
visite ho incontrato molti giovani a piedi o in<br />
bicicletta, in calzoncini e camicia, spesso senza cappello<br />
o con un basco. Non potevo dire se fossero scouts o<br />
no. Ma appena vedevo un ragazzo magari a capo<br />
scoperto, ma con il suo cappellone appeso allo zaino,<br />
potevo riconoscerlo come un fratello scout, raggiungerlo<br />
e fare quattro chiacchiere. È l’uniforme scout –<br />
e in specie il “coperchio” – che identifica uno scout,<br />
in qualunque parte del mondo lo si incontri” 1 .<br />
“Col cappellone e un giglio d’or, sempre restiamo<br />
Esplorator...” cantavano le Aquile Randagie nelle<br />
loro attività clandestine durante il fascismo.<br />
“Col cappellone, col cappellon boero, ripara sole<br />
e pioggia è proprio un bel sombrero...” dice ancora<br />
un altro vecchio canto scout.<br />
Al riparo del suo cappellone lo <strong>Scout</strong> affronta<br />
tranquillo il solleone estivo, sicuro che non<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
solo i suoi occhi ma anche la<br />
sua nuca e il suo collo sono<br />
protetti dai raggi del sole.<br />
Quando piove a dirotto, il<br />
cappellone gli serve da ombrello<br />
e da grondaia, perché<br />
lo ripara ampiamente sotto la<br />
sua larga tesa, mentre scarica da<br />
un lato l’acqua che viene giù a catinelle.<br />
E se porta gli occhiali questi rimangono<br />
ben protetti dagli schizzi della pioggia.<br />
Se la neve imbianca la zona, il cappellone<br />
ripara lo <strong>Scout</strong> dal freddo e dai bianchi fiocchi,<br />
che possono scendere vorticosamente o lentamente<br />
senza particolari conseguenze per<br />
chi lo indossa.<br />
In una selva o in un bosco il cappellone protegge<br />
il viso dello <strong>Scout</strong> dai rami e dai rovi,<br />
così come in una giornata ventosa, ben calcato<br />
in testa, lo protegge dalle raffiche di vento.<br />
Quando il fuoco sotto la pentola non vuole<br />
proprio saperne di “tirare”, lo sventolio del<br />
cappellone crea una corrente d’aria che alimenta<br />
energicamente il fuoco.<br />
Quando lo <strong>Scout</strong> è sdraiato all’aria aperta<br />
per riposarsi dopo una lunga marcia, messo<br />
in bilico sulla fronte il cappellone mantiene i<br />
suoi occhi al riparo dei raggi del sole e crea<br />
uno spazio intimo e privato che lo riporta ai<br />
suoi affetti, alla sua casa, ai suoi cari lontani.<br />
Naturalmente sto parlando del cappellone<br />
scout a quattro infossature, indossato con stile,<br />
mantenuto con la tesa perfettamente orizzontale,<br />
con il cinturino al suo posto e con un laccio<br />
di cuoio da portare dietro la nuca. Un cappellone<br />
come quello che Lord Baden-Powell<br />
adottò come copricapo per gli <strong>Scout</strong>s e per le<br />
Guide.<br />
1 Baden-Powell, rivista “Jamboree”, aprile 1931.
Il lavoro della “Commissione Direttorio Religioso Italiano”<br />
Diario di una via<br />
Paolo Morassi<br />
Mentre guardo i primi di cordata che<br />
piantano gli ultimi chiodi e posano<br />
le ultime corde, ripenso a questa nostra<br />
avventura. Ricordo ancora, come se fosse<br />
oggi, il giorno in cui mi è stato chiesto di fare<br />
il capo spedizione. Ricordo come rappresentai<br />
i miei dubbi, ben sapendo che i miei compagni<br />
e le mie compagne avevano molta più esperienza<br />
e tecnica di me. Ciò nonostante, ho<br />
detto sì, e siamo partiti.<br />
Rammento con un certo imbarazzo i momenti<br />
quando, in qualche tratto, mi hanno<br />
dovuto “tirare su di peso”, ma poi, in un sussulto<br />
di orgoglio, richiamo quando invece sono<br />
stato io a suggerire un passaggio, a mettere in<br />
guardia da una presa insicura, a gridare “...sassi!”<br />
quando un rumore dall’alto annunciava<br />
un rischio per la progressione.<br />
Non si trattava di conquistare una nuova<br />
cima, né di tracciare una nuova via per la vetta,<br />
bensì di intervenire su una via già egregiamente<br />
tracciata, per arricchirla della esperienza<br />
maturata in tanti anni.<br />
A che scopo? Per rendere la via più fruibile,<br />
in modo che tutti (o meglio, tutti quelli che<br />
ne abbiano la volontà) possano intraprenderla<br />
e portarla a termine, conoscendo a fondo la<br />
meravigliosa montagna sulla quale si estende.<br />
Ora che siamo quasi al termine dell’avventura,<br />
posso dire che è stata impegnativa ma bellissima.<br />
Che a tratti la fatica si è fatta sentire, e<br />
che i rischi non sono mancati. Posso affermare<br />
che oggi tutti, anche quelli che meglio conoscevano<br />
la montagna, hanno qualcosa di nuovo<br />
nello zaino.<br />
Posso finalmente rivelare che mai ho temuto<br />
di non riuscire ad arrivare al termine. E infatti<br />
ci siamo: la via si avvicina alla conclusione;<br />
il documento è quasi finito.<br />
Eh sì, non sto parlando di una avventura in<br />
montagna, di epiche gesta sulle rocce ed i<br />
ghiacci di qualche magnifica vetta alpina. Ti<br />
sto invece raccontando del lavoro che, come<br />
“Commissione Direttorio Religioso”, abbiamo<br />
LAVORI IN CORSO<br />
affrontato in questo triennio, e che stiamo<br />
portando a termine in questi giorni.<br />
Forse penserai che mi sono arrampicato (!)<br />
su di una metafora impropria, per introdurre<br />
a questo tema. Io non lo credo, e cercherò di<br />
spiegare come sono arrivato, al fine di raccontare<br />
il nostro lavoro del triennio, a trovare le<br />
analogie che ho sfruttato per invitarti alla lettura<br />
di questo articolo.<br />
Innanzi tutto, la montagna: di quale montagna<br />
stiamo parlando? Beh, per me la “montagna”<br />
è la Spiritualità propria della <strong>FSE</strong>, quell’aspetto<br />
fondante e fondamentale della “specifica<br />
pedagogia” che le parole di Giovanni<br />
Paolo II ci hanno riconosciuto, quasi 20 anni<br />
fa. Quindi: la via. La “via”, come ho detto, esisteva<br />
già. Si chiama “Direttorio Religioso della Federazione<br />
dello Scautismo Europeo” ed è stata magistralmente<br />
tracciata molti anni fa dall’impegno<br />
e dall’esperienza di Capi ed Assistenti,<br />
tra i quali in particolare voglio ricordare P.<br />
Ivan Zuzek SJ. È una via che da la possibilità<br />
di conoscere al meglio la “montagna”, e che<br />
ogni Capo dovrebbe percorrere se vuole svolgere<br />
con passione e responsabilità<br />
il proprio Servizio.<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 35
36<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
LAVORI IN CORSO<br />
Eppure... accade talvolta che la via è considerata<br />
troppo impegnativa, che il Direttorio è poco<br />
conosciuto, oppure che è ritenuto qualcosa di<br />
interesse solo per i “grandi capi” (ma chi sono<br />
poi?) dell’Associazione o della Federazione.<br />
Niente di più sbagliato! Il Direttorio federale<br />
è uno specchio nel quale riconoscersi, che è<br />
preciso dovere di ciascun Capo conoscere e riconoscere.<br />
E allora la “nostra” via? Di cosa si è occupata<br />
la Commissione in questi tre anni? Perché ce<br />
n’è stato bisogno, se la “via” esisteva già? In<br />
trentacinque anni di cammino, la nostra Associazione<br />
ha percorso quella via ed ha conosciuto<br />
la montagna, e l’esperienza che ha accumulato<br />
gli consente oggi, tramite le persone di Capi,<br />
Capo ed Assistenti che si sono caricati lo zaino<br />
ed hanno fatto tanti anni di strada su quei pendii,<br />
di rendere più “nostra” (dove per “nostra”<br />
intendo della nostra Associazione) quella magnifica<br />
via, non per cancellarla o per ritracciarla,<br />
ma anzi per riconoscerla ancora di più come<br />
propria! All’inizio, qualcuno aveva capito male:<br />
qualcuno diceva che la via che stavamo tracciando<br />
era qualcosa di completamente nuovo,<br />
che avremmo abbandonato il Direttorio federale<br />
per farcene uno solo nostro. Niente di più sbagliato,<br />
potremmo mai anche solo pensare di fare<br />
una cosa del genere? Non è possibile neanche<br />
immaginare di smarcarci dalla Federazione su<br />
di un ambito così fondamentale. Il documento<br />
che abbiamo predisposto prende le proprie<br />
mosse dal Direttorio federale, non citandolo<br />
o richiamandolo, bensì sviluppandone e caratterizzandone<br />
i principi ed i contenuti nelle<br />
scelte e nella esperienza trentennale della nostra<br />
Associazione.<br />
All’inizio, abbiamo dovuto confrontarci tra<br />
di noi, capire quali potevano essere i riferimenti,<br />
individuare gli ambiti che era necessario<br />
affrontare, immaginare una struttura del documento<br />
che cercasse di garantirne l’equilibrio<br />
tra le tematiche. Ricercare una consecutività<br />
logica: non un insieme di articoli spotlight su<br />
temi diversi, ma un testo che si potesse leggere<br />
nel suo insieme, poiché è nel suo insieme che<br />
ciascuno di noi vive la propria dimensione spirituale<br />
e religiosa.<br />
Siamo così arrivati ad una prima stesura, e<br />
con quella abbiamo iniziato un confronto con<br />
il Consiglio Nazionale, che ci ha arricchito con<br />
proposte, commenti , anche con critiche, perché<br />
no? È anche grazie ai consiglieri – e ad<br />
altri Capi ed Assistenti che ci hanno dato pareri<br />
e contributi – se possiamo affermare che oggi<br />
questo documento è frutto di un impegno diffuso<br />
e di un confronto ampio e sereno su tematiche<br />
non sempre facili, ma fondamentali<br />
per il nostro Servizio.<br />
Potrà accadere, che quando conoscerai il testo<br />
che abbiamo redatto, penserai che avremmo<br />
potuto piantare un chiodo in più,<br />
oppure sviluppare la nostra via su un<br />
passaggio meno impegnativo, o forse<br />
più impegnativo. Sarà un segno che conoscere<br />
quel testo ti avrà chiesto di riconoscerti<br />
in esso, a porti delle domande,<br />
ad interrogarti su quanto senti tue quella<br />
via e quella montagna sulla quale<br />
porti i ragazzi o le ragazze che la Provvidenza<br />
ci ha affidato, che ha affidato<br />
a te. Sì, proprio a te.<br />
PS: non conosco parole che possano<br />
dire quanto ringrazio coloro che hanno<br />
camminato con me nella Commissione<br />
in questo triennio Solo grazie allora,<br />
e alla prossima strada su cui camminare<br />
insieme.
2004<br />
Bielorussia: viene adottato il Metodo Lupetto<br />
sia per i bambini che per le bambine.<br />
2009<br />
Bielorussia: il lupettismo non è ritenuto adeguato<br />
ad uno sviluppo armonico della femminilità<br />
delle bambine. Si cerca altro.<br />
Marzo 2010<br />
Italia: in occasione di un incontro dei Commissari<br />
Generali e dei Commissari delle Branche<br />
dell’UIGSE, presso la nostra Base <strong>Scout</strong> di<br />
Soriano, alcune Capo bielorusse hanno modo<br />
di conoscere il Coccinellismo.<br />
Estate 2011<br />
Bielorussia: è convocata una riunione tra i<br />
vertici associativi. Si decide di approfondire<br />
le conoscenze del Metodo Coccinelle per<br />
prenderne spunto.<br />
ORIZZONTE EUROPA<br />
In volo verso la Bielorussia... Ut omnes unum sint<br />
Coccinelle in Siberia<br />
(o quasi!)<br />
Alessandra Crusi Perugia 1 • Angela Turchiano Roma 64<br />
Settembre 2011<br />
viene presentata una richiesta di formazione<br />
alla U.I.G.S.E.<br />
Novembre 2011<br />
in the net: Io e Angela, tramite la Pattuglia<br />
Europa, diciamo “Eccomi!” e diamo il via ad<br />
uno scambio epistolare con Maryna, la Capo<br />
bielorussa di riferimento, per avviare una conoscenza<br />
di base tra le due realtà, sia dal<br />
punto associativo che sociologico. Ci poniamo<br />
subito il problema di come affrontare il trapasso<br />
delle nozioni: quello che non vogliamo<br />
assolutamente è avviare una sorta di colonialismo<br />
del coccinellismo ma, piuttosto, far sì<br />
che sviluppino un metodo proprio, alla luce<br />
delle nuove conoscenze.<br />
Gennaio <strong>2012</strong><br />
Aeroporto di Minsk –22°C. Due ammassi<br />
informi di lana e “pile” vengono accolti da<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 37
38<br />
ORIZZONTE EUROPA<br />
Maryna, dal cugino e dal simpatico Vescovo<br />
della Chiesa Greco-Cattolica di Bielorussia.<br />
Dal giorno dell’arrivo, venerdì, alla partenza<br />
di lunedì, siamo ospiti a casa della famiglia<br />
di Maryna e Olga (la sorella, nonché<br />
Commissaria Generale Guida). L’accoglienza<br />
ha inizio con una cena tipica dell’est Europa,<br />
a base di un mix di dolciumi e piatti salati, il<br />
tutto seguito da tisane, tra cui quella fatta con<br />
acqua bollente e cucchiaiate di ribes raccolti<br />
personalmente dalla madre di Maryna! Altro<br />
elemento diffuso in Bielorussia, ma singolare<br />
per noi italiani, è il fatto di avere in un ambiente<br />
il water e in un altro il lavandino e la<br />
vasca da bagno. Potremmo omettere questi<br />
dettagli, ma in realtà quello che vogliamo<br />
condividere e trasmettere oltre agli aspetti<br />
prettamente tecnici, è proprio la gioia dell’incontro,<br />
della conoscenza sincera e della fratellanza<br />
tra popoli diversi e modi di vita<br />
diversi, resi possibili dallo Scautismo.<br />
Sabato mattina conosciamo Sergej, il giovane<br />
seminarista che, avendo studiato a Roma,<br />
ci assisterà nelle traduzioni per tutta la durata<br />
dell’incontro. La sua conoscenza è per noi preziosa,<br />
non solo dal punto di vista umano o<br />
della comunicazione ma, anche, per comprendere<br />
bene la realtà bielorussa dal punto di vista<br />
politico, religioso e sociale. Il popolo della cosiddetta<br />
“Russia Bianca” manifesta in molti<br />
aspetti le sue mille sfaccettature che le tradizioni<br />
hanno orgogliosamente cercato di mantenere<br />
vive: una specie di “biodiversità”<br />
interna da preservare e, in alcuni casi, troppi,<br />
mantenere sotto controllo dalle autorità.<br />
L’incontro con le 17 ragazze inizia sabato<br />
mattina con un quadrato all’aperto, tra<br />
enormi stalattiti di ghiaccio e cumuli di neve:<br />
tutte coperte da strati di sciarpe, ma ognuna<br />
fiera nella sua impeccabile uniforme in<br />
gonna pantalone e basco (il resto delle ore le<br />
abbiamo trascorse al caldo!).<br />
Le Capo e le Scolte presenti sono rappresentanti<br />
di tutte le regioni della Bielorussia in cui<br />
l’Associazione è presente. A queste si sono aggiunte<br />
una giovane suora e un’insegnante,<br />
mamma di una Scolta, interessata all’iniziativa.<br />
La linea decisa con Maryna è stata quella di alternare<br />
ogni attività pratica ad un momento di<br />
spiegazione e confronto con le ragazze.<br />
Dopo un gioco di conoscenza per imparare<br />
nomi e numeri in italiano e bielorusso, ecco<br />
quindi la formazione delle sestiglie, le presen-<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
tazioni con i, prima timidi e poi sempre più<br />
entusiasti, “boscya!” (eccomi!), la realizzazione<br />
di coloratissimi Quaderni di bosco, il racconto<br />
alla luce della Lanterna, il gioco sul simbolismo.<br />
Il tutto intervallato dalla preparazione<br />
di un pranzo italiano, da caldi infusi e dalla<br />
preparazione della cena bielorussa (una miriade<br />
di frittatine di patate: i “dranichi”) seguita<br />
dalla tisana di fine pasto.<br />
Le ragazze nel corso delle pause ci hanno<br />
posto molte domande sugli argomenti trattati<br />
e al rientro, nonostante le 13 ore filate di attività,<br />
lo scambio di opinioni e informazioni<br />
tra noi e Maryna non si è arrestato.<br />
Domenica mattina, dopo la celebrazione<br />
greco-cattolica delle 9, il tempo è veramente<br />
volato. Ci siamo rese conto dell’ora solo al<br />
momento del pranzo: una tipica zuppa di<br />
rape rosse, la “borsch” con carne e panna (che<br />
mettono ovunque) più gli immancabili dolci.<br />
Il momento dei saluti ha visto in tutte il<br />
sorriso e la gioia della condivisione di un momento,<br />
ritenuto da ognuna, prezioso. Bello il<br />
commento della mamma che ci dice “grazie<br />
per l’amore e la gioia che ci avete donato, mi<br />
auguro che l’altra mia figlia possa diventare<br />
una coccinella” e, ancora, le parole di una<br />
Scolta “è stato bello realizzare di far parte di<br />
una famiglia che va oltre i confini della Bielorussia”,<br />
ma, in alcuni casi, le parole hanno<br />
lasciato il passo alla commozione...<br />
Oggi<br />
In the net: “Ciao Maryna, come procede?” “Bene,<br />
ci stiamo vedendo tutte le settimane per cercare<br />
di mettere a punto un metodo adatto alle<br />
nostre bambine sulla base del vostro aiuto e<br />
forse ci rivedremo presto... in Italia!”
Sono venuta a sapere per la prima volta<br />
dell’esistenza del coccinellismo un anno<br />
fa grazie ai racconti di alcuni nostri Capi<br />
e Capo che erano appena tornati da una riunione<br />
scout tenutasi vicino a Roma (ndr: incontro<br />
dei Commissari dell’UIGSE tenutosi a Soriano nel<br />
marzo 2010).<br />
Nel corso di quell’incontro avevano avuto<br />
modo di vedere molte sestiglie di Coccinelle<br />
(in bielorusso = божых каровак) e ne erano rimasti<br />
così piacevolmente impressionati che,<br />
al loro ritorno in Bielorussia, ci dissero: “Dovete<br />
scegliere la pedagogia promossa dal coccinellismo,<br />
è molto femminile e adatta a delle bambine!”.<br />
Abbiamo subito pensato: “Perché no? In<br />
fondo, dopo una breve pausa, stiamo progettando<br />
la riapertura della prima<br />
branca della sezione<br />
femminile. Possiamo scegliere<br />
tra la pedagogia francese<br />
(Lupettismo) e quella<br />
italiana (Coccinellismo)”.<br />
Sono subito partite per<br />
l’Italia le lettere d’invito e<br />
dopo qualche giorno ci è arrivata<br />
la buona notizia: ci<br />
sarebbe stato, in Bielorussia,<br />
un incontro di formazione<br />
per coloro che avessero voluto<br />
conoscere la pedagogia<br />
del Metodo Coccinelle.<br />
La bella notizia si è diffusa<br />
rapidamente e si sono<br />
così riunite 18 persone interessate,<br />
rappresentanti<br />
delle varie zone della Bielorussia.<br />
È così che, in una gelida<br />
mattina di gennaio a<br />
Minsk, ha avuto inizio l’interessante<br />
gioco delle Coccinelle,<br />
guidato da Angela<br />
ed Alessandra, due Capo italiane<br />
molto aperte, allegre<br />
ORIZZONTE EUROPA<br />
Le Coccinelle: una pedagogia<br />
adatta alle bambine<br />
Darya Susha Scolta Belarus (Traduttore Sergej Rajunets)<br />
e carismatiche, che hanno voluto condividere<br />
con noi la loro esperienza nel coccinellismo<br />
e tutto l’entusiasmo necessario per lavorare<br />
con delle bambine.<br />
Questo entusiasmo è stato così forte che,<br />
durante l’intero incontro, il sorriso non è mai<br />
scomparso dai volti delle partecipanti. La Lanterna,<br />
che è uno dei simboli delle coccinelle,<br />
ha brillato molto intensamente per tutto il<br />
tempo.<br />
Quando mi chiedono: “Cosa ti è piaciuto di<br />
più del corso?” onestamente rispondo: “l’atmosfera<br />
di fratellanza, ovvero lo spirito<br />
scout”. Se insistono chiedendomi “che altro?”<br />
rispondo: “i sorrisi sinceri che brillavano intorno”.<br />
“Che altro ancora?” “I giochi interessanti,<br />
stare in piedi in un cerchio, quando la<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 39
40<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
ORIZZONTE EUROPA<br />
tua mano tocca le mani delle tue amiche”,<br />
“E poi?” “Le canzoni divertenti, i preparativi<br />
per il nostro primo pranzo italiano e per<br />
la cena bielorussa. Il racconto così ben narrato<br />
da Alessandra illuminato dalla luce della<br />
Lanterna. La realizzazione dei Diari della Foresta<br />
(n.d.r: i Quaderni di bosco), l’attività di<br />
espressione con le nostre scenette appena inventate<br />
e tutto ciò che non si può raccontare<br />
in una sola volta.<br />
La cosa più importante, però, è sicuramente<br />
l’insieme d’informazioni ricevute nel<br />
corso dell’incontro, che ci aiuteranno nel lavoro<br />
con la Branca Gialla (жоўтай галіной).<br />
Un altro aspetto molto importante di questo<br />
corso è stato lo stesso programma: era così<br />
equilibrato ed interessante che, nonostante il<br />
primo giorno fosse durato ben 13 ore, nessuna<br />
delle partecipanti ha notato l’affaticamento<br />
e anzi, al contrario, a tutte sarebbe<br />
andato bene il protrarsi della riunione. E così,<br />
in un certo senso, è stato: è continuato sulla<br />
strada per casa quando, avvolte dalle sciarpe<br />
che facevano intravedere solo gli occhi, percorrevamo<br />
lo stretto sentiero; è continuato<br />
anche sotto il rombo delle ruote, mentre facevamo<br />
una pacifica chiacchierata, è continuato<br />
la mattina dopo...”.<br />
Ora, quando chiudo gli occhi, di fronte a<br />
me cominciano a nuotare le scene del corso:<br />
sono molto luminose e belle. Queste immagini<br />
involontariamente mi portano a sorridere<br />
e vorrei condividere tutto ciò con altri.
della Chiesa di<br />
scrutare i segni dei<br />
“Èdovere<br />
tempi e di interpretarli<br />
alla luce del Vangelo, così<br />
che, in modo adatto a ciascuna<br />
generazione, possa rispondere<br />
ai perenni interrogativi degli uomini<br />
sul senso della vita presente<br />
e futura e sulle loro<br />
relazioni reciproche.” (Gaudium<br />
et spes, 4 EV 1/1324)<br />
“L’avvenire delle nostre società<br />
poggia sull’incontro tra i<br />
popoli, sul dialogo tra le culture<br />
nel rispetto delle identità e delle<br />
legittime differenze.” (Benedetto<br />
XVI, discorso all’assemblea plenaria<br />
del pontificio consiglio della pastorale<br />
per i migranti e gli itineranti, 28<br />
maggio 2010)<br />
“Più che mai ho adesso la sensazione<br />
che per mezzo dello spirito<br />
di fratellanza degli scout,<br />
estesosi in tutto il mondo, potremo<br />
fare un primo passo verso<br />
una pace internazionale riportando<br />
un concreto risultato. Tale pace non<br />
può ottenersi con leggi, ma solo essere fondata<br />
su un reciproco sentimento di fratellanza<br />
tra popoli.” (B.-P., marzo 1915)<br />
“Il proprio comportamento e stile di vita,<br />
lo si voglia o meno, rappresenta di fatto una<br />
proposta di valori o disvalori” (Educare alla vita<br />
buona del Vangelo. CEI. Orientamenti pastorali<br />
dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020)<br />
“Le amicizie potranno esser ancor più pienamente<br />
sviluppate se i capi vi porranno<br />
mente, attraverso un aumentato scambio di<br />
corrispondenza, pen pal, visite, ospitalità ai ri-<br />
ORIZZONTE EUROPA<br />
Nei tempi che passano<br />
e nei segni che rimangono<br />
a cura di Alessandra Crusi Perugia 1<br />
fugiati, studio della geografia e della storia di<br />
altri Paesi, e ricordando ai ragazzi che siamo<br />
tutti figli di uno stesso Padre, il cui comandamento<br />
è: “ama il prossimo tuo”. (B.-P. The <strong>Scout</strong>er,<br />
aprile 1940)<br />
“All’accoglienza deve seguire la capacità di<br />
gestire la compresenza di culture, credenze<br />
ed espressioni diverse. [...] L’opera educativa<br />
[...] deve aiutare a superare paure, pregiudizi<br />
e diffidenze, promuovendo la mutua conoscenza,<br />
il dialogo e la collaborazione.” (Educare<br />
alla vita buona del Vangelo. CEI. Orientamenti<br />
pastorali dell’episcopato italiano per il decennio<br />
2010-2020)<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 41
42<br />
NELLO ZAINO<br />
Attività estive e genitori<br />
Farsi apprezzare dai<br />
genitori: non ha prezzo<br />
Sergio Colaiocco<br />
Ese il problema fossimo noi e non i genitori?<br />
Due sono i poli di ogni relazione,<br />
anche in quella con i genitori. Invece<br />
che occuparci di come cambiare loro, vediamo<br />
cosa possiamo fare noi perché ciò che facciamo<br />
durante l’estate sia sempre più compreso e apprezzato.<br />
Le riunioni con i genitori: brevi e ben preparate.<br />
Brevi perché in un’ora massimo si possono dire<br />
molte cose (e perché non dobbiamo salire in cattedra).<br />
Ben preparate: come ci presentiamo, chiarezza<br />
nell’esposizione, lasciare sempre qualcosa<br />
di scritto.<br />
Idea pratica n. 1: il contributo di un genitore<br />
può risultare più credibile di quel che diciamo<br />
noi (introduciamo il trapasso nozioni anche<br />
tra genitori); utilizziamo con i genitori supporti<br />
tecnici (da una presentazione in powerpoint<br />
ad un video).<br />
A noi non piacciono i compartimenti stagni: ogni<br />
unità vive in modo coordinato e armonico in un<br />
Gruppo e dobbiamo noi far in modo che si ci sia,<br />
e si percepisca, una continuità nei rapporti con i<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
Quando il capo si è assicurato simpatia ed<br />
appoggio da parte dei genitori del ragazzo<br />
conducendoli ad una collaborazione reciproca<br />
e ad un pieno interesse al funzionamento del<br />
Riparto e agli scopi del movimento, allora il<br />
suo compito sarà più facile (B.-P.).<br />
Far vedere un video di qualche minuto dei<br />
ragazzi in attività può aiutare i genitori a<br />
rendersi conto meglio di cosa fanno i figli<br />
quando sono con noi.<br />
L’associazione ha preparato, anche per questo,<br />
una serie di clip per ogni branca, di varia<br />
durata e su vari temi, che sono disponibili su<br />
DVD ma anche scaricabili dal canale youtube<br />
SCOUTD’EUROPA<strong>FSE</strong>.<br />
genitori anche nel passaggio dei ragazzi tra le<br />
varie unità.<br />
Idea pratica n. 2: alle riunioni con i genitori<br />
sia sempre presente il Capogruppo; ciò avvenga<br />
anche quando il capo unità deve affrontare<br />
con i genitori i problemi particolari di un ragazzo.<br />
Sia il Capo Unità a coinvolgere e a concordare<br />
la data della riunione con il Capogruppo.<br />
Educare all’autonomia, oltre che alla responsabilità,<br />
non si può fare se non si allenta il cordone ombelicale<br />
che lega un figlio ai genitori: durante le attività<br />
estive i ragazzi parlano con i genitori solo<br />
in caso di vera necessità. Non ha senso scegliere<br />
di andare a vivere nella natura se poi ci portiamo<br />
appresso ogni tipo di mezzo di comunicazione. Se<br />
spieghi bene lo spessore educativo della scelta e si<br />
verifichi bene ad inizio dell’attività che non ci siano<br />
mezzi che rompono il clima di avventura.<br />
Idea pratica n. 3: i genitori si rivolgano per<br />
avere informazioni al Capo Gruppo (o al più<br />
al rappresentante dell’unità in Consiglio di
Gruppo) che farà da tramite col Capo Unità<br />
(che però eviterà di avere il cellulare acceso<br />
durante il giorno...).<br />
La prima volta che il ragazzo va all’attività estiva<br />
con la nuova unità (cioè al primo: volo estivo, vacanze<br />
di branco, campo estivo, route, campo mobile)<br />
ci sono modi di fare e abitudini che noi diamo<br />
per ovvie e scontate ma che i genitori non conoscono,<br />
non capiscono, non hanno il coraggio di<br />
chiedere.<br />
Idea pratica n.4: andare a trovare a casa, magari<br />
facendosi invitare a cena, i ragazzi che<br />
per la prima volta verranno con noi d’estate;<br />
sarà l’occasione per un incontro a tu per tu<br />
con i genitori che ci permetterà di farci conoscere,<br />
conoscerli nel loro ambiente, rispondere<br />
alle loro domande anche le più personali.<br />
Nascondino è un bel gioco, ma non con i genitori:<br />
dobbiamo esser leali nell’illustrare caratteristiche,<br />
modi e particolarità delle attività che facciamo;<br />
devono esser illustrati anche i possibili rischi collegati<br />
alle attività che proponiamo ma con l’indicazione<br />
delle precauzioni che prenderemo.<br />
Idea pratica n. 5: riportare sull’autorizzazione<br />
le specifiche delle attività che si proporranno<br />
l’estate, evidenziandone anche gli<br />
eventuali rischi.<br />
Costruire un’alleanza di intenti educativi; è un<br />
obiettivo impegnativo per ogni Capo e richiede<br />
tempo e dedizione. Anche questa però è una parte<br />
decisiva del servizio di un Capo perché lo Scautismo<br />
non si sostituisce alla famiglia ma è complementare<br />
ad essa.<br />
Idea pratica n. 6: riprendere ad ogni incontro<br />
le ragioni alte del metodo, anche ritornando<br />
ad ogni riunione gli stessi concetti educativi.<br />
Idea pratica n. 6 bis: illustrare nelle riunioni<br />
il programma di un’uscita tipo, accostando<br />
in una tabella ad ogni attività il suo<br />
obiettivo educativo.<br />
Attenzione a non esagerare nell’anticipare o svelare<br />
ai genitori quel che avverrà in unità; lo Scautismo<br />
NELLO ZAINO<br />
infatti è e deve rimanere il luogo del bosco, dell’avventura,<br />
della strada... i genitori restano sempre<br />
sullo sfondo; al centro c’è il rapporto asimmetrico<br />
ma solido e di fiducia tra il Capo e il ragazzo, che<br />
non si deve sentire tradito o scavalcato dal rapporto<br />
tra genitori e i Capi.<br />
Idea pratica n. 7: mai mandare mail, o anticipare<br />
ai genitori, novità, attività e proposte<br />
prima di averle messe a fuoco, lanciate e condivise<br />
con i ragazzi.<br />
Se non tutti si sentono di venire, allora ci inventiamo<br />
qualche altra cosa; attenzione a mantenere<br />
sempre alto il livello della proposta; le caratteristiche<br />
del nostro metodo possono apparire a qualche<br />
ansioso genitori troppo esigenti. Confrontiamoci<br />
con qualche capo esperto (capogruppo, incarico<br />
di distretto ecc.), esponendo come abbiamo pensato<br />
l’attività che desta ansia... ma se abbiamo conferma<br />
che si tratta di una attività valida non arretriamo.<br />
Idea pratica n. 8: non annacquare la proposta,<br />
per venire incontro a qualcuno.<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 43
44<br />
La vocazione alla libertà<br />
nella Scautismo<br />
Claudio Favaretto<br />
Q<br />
uello che ho vissuto nello Scautismo è entrato<br />
così profondamente in me che ricordo<br />
non solo i tempi, ma le sensazioni<br />
di volta in volta provate.<br />
Immaginate una valle alpina, di altitudine modesta<br />
ma non insignificante, ben delimitata da<br />
due serie di montagne, ma nel suo genere aperta.<br />
Il riparto era accampato alla fine del pendio di<br />
sinistra orografica. Di fronte c’era una strada carreggiabile,<br />
poi un magnifico torrente, ricco d’acque<br />
ma non profondo, facilmente guadabile,<br />
dove ci si recava a lavarsi e a lavare le pentole.<br />
Al di là un fitto ontaneto e poi prati non più<br />
curati, delimitati da muretti a secco, e infine il<br />
bosco di abeti che diventavano sempre più radi<br />
salendo il fianco della montagna.<br />
Un grande gioco prevedeva che una squadriglia,<br />
il cui campo-base era verso la sorgente del<br />
torrente, dovesse scendere lungo la valle per portare<br />
armi e munizioni ai suoi alleati rinchiusi in<br />
un forte verso valle. Forse, ora che ci penso, il titolo<br />
del gioco era “Fort Alamo”.<br />
Un’altra squadriglia, la mia, doveva intercettare<br />
questi rifornimenti. Ci si era disposti attraverso<br />
tutta la valle, ma il territorio era troppo vasto<br />
per poterlo sorvegliare adeguatamente. L’unica<br />
possibilità era il silenzio, nella speranza che gli<br />
avversari, come di solito succede, si chiamassero<br />
o, comunque, parlassero. Decisa questa strategia,<br />
ci si sparpagliò, cercando di coprire il maggior<br />
spazio possibile. Io mi trovai, ad un certo punto,<br />
in un luogo sopraelevato, che dominava quasi<br />
tutta la valle, al margine della vegetazione arborea.<br />
Non so cosa mi prese. Mi sembrò di respirare<br />
l’infinito. Non avevo mai provato una dimensione<br />
così piena e profonda di libertà. Una libertà dentro<br />
le regole, certo, ma di una dimensione così vasta<br />
da rendere un adolescente com’ero io, quasi inebriato<br />
d’infinito.<br />
Per un momento non m’importò più del gioco,<br />
perché quello che avevo intuito era più grande<br />
di ogni totem (il riconoscimento giornaliero dato<br />
dai capi alle squadriglie che si erano distinte nelle<br />
varie attività): avevo intuito il grandissimo valore<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
SFIDE<br />
che lo Scautismo, attraverso la legge, la promessa,<br />
e tutte le altre regole, mi aveva portato ad un livello<br />
di riflessione che non avrei più lasciato: la<br />
legge è la libertà e la libertà è dentro la legge.<br />
Quante volte, magari durante un campo mobile<br />
o un’uscita, ci sarà toccato di arrivare in alto, su<br />
un monte, ma anche su un modesto rilievo, fuori<br />
dell’itinerario consueto di gitanti chiassosi e sentirsi<br />
immersi in una dimensione straordinaria<br />
di libertà e di ricchezza?<br />
“Paroni del mondo” diceva qualcuno. In effetti<br />
ci si sente padroni del mondo, non perché lo si<br />
possieda materialmente, ma perché lo si conosce<br />
e lo si ama senza dominarlo ma anche senza esserne<br />
dominati. Ricordate il brano evangelico<br />
delle tentazioni di Gesù? “Di nuovo il diavolo lo condusse<br />
con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti<br />
i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: “Tutte<br />
queste cose io ti darò se, prostrandoti, mi adorerai.”<br />
(Mt, 4,8). A me viene sempre in mente questo<br />
passo; ma anche la risposta di Gesù: “Vattene satana!<br />
Sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo, e a lui solo<br />
rendi culto”. Questo, a mio parere, è il grande insegnamento<br />
dello Scautismo: amare il mondo<br />
ma non diventarne schiavi.<br />
L’esempio riportato riguarda il potere e la ricchezza,<br />
a cui lo Scautismo risponde con la semplicità<br />
della vita e con l’essenzialità, che non significa,<br />
come i filosofi cinici greci alla Diogene,<br />
di buttare tutto per vivere come, appunto i cani,<br />
come loro si autodefinivano. Ma significa non<br />
farsi irretire dalle cose materiali che appesanti-
scono la nostra esistenza. Mi viene in mente un<br />
altro esempio, legato alla vita all’aperto.<br />
Cosa c’è di più bello che trovare, in uscita o<br />
campo mobile, il luogo più adatto alla sosta e all’attendamento?<br />
Ci bastano poche cose, meravigliose<br />
nella loro semplicità: un luogo sufficientemente<br />
pianeggiante, un rivo d’acqua, un bosco<br />
per cercare la legna. E poi ecco tutta la gioia di<br />
apprestare l’accampamento, di preparare il fornello,<br />
di cercare quei pochi ramoscelli necessari<br />
per il fuoco. E poi l’inebriante profumo della<br />
legna bruciata, profumo che varia a seconda della<br />
specie arborea: profumo di resina per le conifere,<br />
profumo salato per il salice ed il pioppo, ecc.<br />
Nessun piatto è più gustoso di quello che conserva<br />
in sé un po’ di questi profumi! Ancora una<br />
volta la semplicità rende gioiosi perché<br />
scevra da ogni artificiale<br />
abbellimento e<br />
basata solo su ciò<br />
che serve.<br />
SFIDE<br />
Potrei continuare con tanti altri esempi che<br />
voi conoscete quanto me. Ma il messaggio che<br />
vorrei ancora una volta ribadire è il seguente:<br />
tanto più noi saremo in grado di far capire ai nostri<br />
ragazzi che il senso profondo della vita non<br />
nasce dal possedere ricchezze o da una cucina<br />
raffinata, o da posti turistici rinomati nei quali<br />
l’attività più importante consiste nell’incontrare<br />
più persone possibile per far capire che anche<br />
noi siamo lì; tanto più avremo insegnato ad essere<br />
felici, leggeri in un mondo appesantito dall’ansia<br />
di possedere.<br />
Mi sono chiesto più di una volta: se i ricchi<br />
non avessero la possibilità di far vedere agli altri<br />
i segni della loro ricchezza (auto, ville, gioielli,<br />
cene, ecc.) quale senso darebbero a queste cose?<br />
Io credo ben poco, perché non sono affatto indispensabili<br />
a fare di un’esistenza una vita felice.<br />
Una volta instillato nei giovani il metro di giudizio,<br />
sarà più facile a loro discernere ciò che<br />
vale da ciò che non vale. E così diventeranno<br />
liberi anche nel giudizio degli uomini, della politica,<br />
della moda e di tutti i vari<br />
feticci del nostro mondo.<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 45
46<br />
in Bacheca a cura di Massimiliano Urbani Segreteria Nazionale<br />
Atti del Consiglio Direttivo<br />
Il Consiglio Direttivo nella riunione<br />
del 28-29 gennaio <strong>2012</strong> ha nominato:<br />
Commissario del Distretto Toscana-<br />
Emilia: Enzo Ruggiero (Grosseto1).<br />
Vice Commissaria del Distretto Abruzzo:<br />
Marianna Del Torto (Pescara 2).<br />
Vice Commissaria del Distretto di<br />
Ancona: Cathy Baglioni (Jesi 1).<br />
Capo Cerchio: Di Lorenzo Chiara<br />
(Palermo 6); Di Paola Lucia (Palermo<br />
8); Guidi Giorgia (Roma 3); Panattoni<br />
Claudia (Tivoli 1); Vescovo<br />
Chiara (Udine 2).<br />
Capo Riparto Guide: Colasanti Elisa<br />
(Frosinone 2); Pacelli Claudia (Vignanello<br />
1); Oregio Catelan Angela<br />
(Padova 2); Vescovo Sara (Udine 2);<br />
Capo Branco: Borella Lorenzo (Firenze<br />
26); Grilli Federico (Calcinelli<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
1); Tonietti Simone (Roncade 1).<br />
Capo Riparto Esploratori: Ciciriello<br />
Marco (Reggio Calabria 3); Danieli<br />
Andrea (Fossalta 1); Mamone Alessio<br />
(Reggio Calabria 3).<br />
Capo Clan: Aureli Antonio (Tivoli<br />
1); Bortoluzzi Stefano (Meolo 1);<br />
Diodati Beniamino (Spoltore 2).<br />
Capo per l’Assistenza Religiosa:<br />
Cova P. Andrea (Commissariato Nazionale).<br />
Ha autorizzato la formazione del<br />
Gruppo Pescara 4 – Giovanni Paolo<br />
II e la variazione dell’Ente Promotore<br />
del Gruppo Firenze 26.<br />
Ha infine confermato la redazione<br />
del calendario scout.<br />
Convegno Assistenti Spirituali<br />
UIGSE-<strong>FSE</strong><br />
L’UIGSE – <strong>FSE</strong> invita tutti gli Assistenti<br />
Spirituali <strong>Scout</strong> delle associazioni<br />
nazionali della <strong>FSE</strong> al Convegno Internazionale<br />
degli Assistenti Spirituali<br />
<strong>Scout</strong> che si svolgerà presso il Santuario<br />
della Misericordia Divina, in<br />
Lagiewniki (Cracovia - Polonia)<br />
dall’11 al 13 giugno <strong>2012</strong>. Il programma<br />
affronterà i temi dell’Educazione<br />
del senso religioso nello<br />
scautismo, con un’attenzione particolare<br />
alla Preghiera, alla Direzione<br />
Spirituale, al Senso della Missione<br />
Cristiana nel mondo – teoria e pratica;<br />
Ci sarà poi una riflessione teologica<br />
sulla Misericordia Divina attraverso<br />
due conferenze tenute da<br />
S. Em.za il Card. Stanislaw Dziwisz<br />
(Arcivescovo di Cracovia e già segretario<br />
del beato Giovanni Paolo<br />
II) e del Rev. Jan Machnik (professore<br />
di teologia). Non mancherà uno
scambio di esperienze pastorali nello<br />
scautismo nei vari paesi ed una visita<br />
alla città di Cracovia. A tutti gli assistenti<br />
ed ai rispettivi Capi Gruppo<br />
è stato inviato l’invito ufficiale con<br />
le principali informazioni logistiche,<br />
nonchè il modulo di iscrizione da<br />
inviare in Segreteria Nazionale entro<br />
il 15 marzo p.v. I Capi Gruppo e i<br />
Commissari sono invitati a sollecitare<br />
e facilitare la più ampia partecipazione<br />
degli Assistenti a questo<br />
convegno.<br />
Il Card. Bagnasco confermato<br />
Presidente della CEI<br />
Il Santo Padre Benedetto XVI ha<br />
confermato Presidente della Conferenza<br />
Episcopale Italiana, per il<br />
prossimo quinquennio, Sua Eminenza<br />
Reverendissima il Signor Cardinale<br />
Angelo Bagnasco, Arcivescovo<br />
di Genova. Il nostro Presidente,<br />
appresa la notizia, ha fatto pervenire<br />
a Sua Eminenza il seguente telegramma:<br />
A nome del Consiglio Direttivo e dell’Associazione<br />
Italiana Guide e <strong>Scout</strong>s<br />
d’Europa Cattolici tutta, invio le più<br />
vive felicitazioni per la conferma di<br />
Vostra Eminenza alla presidenza della<br />
CEI. Mentre assicuriamo il nostro filiale<br />
sostegno con la preghiera per il<br />
Suo alto incarico, ci confermiamo<br />
Suoi devotissimi nel Signore. Giuseppe<br />
Losurdo - Presidente<br />
Campo di Formazione per Capi<br />
Gruppo Commissari di Distretto<br />
e Assistenti<br />
L’Incontro di formazione per Capi<br />
Gruppo, Vice Capo Gruppo ed Assistenti,<br />
quest’anno si svolgerà dal<br />
9 al 12 agosto <strong>2012</strong> nel Parco Naturale<br />
delle Dolomiti Friulane, a<br />
margine del Campo Nazionale<br />
Scolte e Rover. Da quest’anno l’incontro,<br />
oltre che ai Capi Gruppo,<br />
Vice Capi Gruppo e Assistenti, è<br />
aperto anche ai Commissari e Vice<br />
Commissari di Distretto come occasione<br />
di incontro e confronto sui<br />
temi associativi legati ai Gruppi e<br />
ai Distretti, ponendo in primo piano<br />
ragazzi e Capi.<br />
Nomina Assistente<br />
In data 24 febbraio <strong>2012</strong> il Vescovo<br />
di Belluno-Feltre, Sua Ecc. Mons.<br />
Giuseppe Andrich, ha nominato<br />
don Robert Soccal Assistente Spirituale<br />
del Distretto Belluno-Trentino<br />
A.A.<br />
Pubblicato il logo della GMG<br />
2013<br />
Un grande cuore, che racchiude,<br />
stilizzati, a partire dalla zona superiore,<br />
in verde, la Croce pellegrina<br />
e il “Pão de Açúcar”, il “Pan di Zucchero”,<br />
la famosa collina di Rio de<br />
Janeiro. Al centro, in giallo oro, il<br />
Cristo Redentore, simbolo della<br />
città e, nella parte bassa, in blu, è<br />
riportato il litorale brasiliano. Simboli<br />
e colori brasiliani per il logo,<br />
presentato recentemente, della<br />
Gmg di Rio de Janeiro (23-28 luglio<br />
2013) che ha per tema “Andate e<br />
in Bacheca<br />
fate discepoli tutti i popoli” (Mt<br />
28,19). Vista nel suo complesso<br />
l’immagine rappresenta, infatti, Gesù<br />
che chiama i suoi e li invia ad<br />
annunciare il Regno dei cieli. L’autore<br />
del logo si chiama Gustavo<br />
Huguenin, un grafico brasiliano di<br />
25 anni, risultato vincitore tra 200<br />
partecipanti. In un’intervista al sito<br />
dell’arcidiocesi di Rio, Huguenin,<br />
ha affermato che il suo lavoro “è<br />
stato frutto di fede e preghiera. Sono<br />
felice che questa immagine venga<br />
associata all’incontro di tanti<br />
giovani con Cristo e con il Papa<br />
nelle giornate di Rio”.<br />
Riconoscimento ufficiale alla<br />
<strong>FSE</strong> dalla Chiesa Spagnola<br />
Sabato 18 febbraio, Jose Armanda,<br />
direttore dei volontari della GMG<br />
2011, ha consegnato alla associazione<br />
<strong>FSE</strong> Spagnola una lettera ufficiale<br />
di riconoscimento dell’impegno<br />
dei volontari durante la<br />
GMG stessa. La cerimonia si è svolta<br />
vicino Madrid, alla presenza di Capi<br />
<strong>FSE</strong> provenienti da tutta la Spagna.<br />
Con i suoi 2200 Rover e Scolte<br />
l’UIGSE-<strong>FSE</strong> è stata infatti l’organizzazione<br />
che ha dato il contributo<br />
più importante allo svolgimento<br />
della GMG.<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong> 47
48<br />
SOMMARIO<br />
Editoriale<br />
1.000... .......................................................................... 2<br />
Verso l’Assemblea<br />
Caro Pietro... Cara Marialuisa... .................................. 4<br />
Vedersi, parlarsi e confrontarsi.................................... 6<br />
Una comunità con un unico metodo ......................... 8<br />
Un confronto fecondo ............................................... 10<br />
Liberi, con Cristo nella nostra vita ............................ 12<br />
Lavorare con passione... fa bene a tutti!................... 14<br />
Io, Consigliere Nazionale........................................... 18<br />
Nelle Sue mani<br />
Questa è la nostra Fede! ........................................... 20<br />
Giocare il gioco<br />
Attività in sicurezza .................................................... 22<br />
Sarà una caccia meravigliosa..................................... 24<br />
Il mio servizio come Capo......................................... 26<br />
Verso l’Eurojam 2014.................................................. 28<br />
Più che farvi dei doni... fatevi dono! ........................ 30<br />
Prendersi cura di ciò che ci circonda ....................... 32<br />
Radici<br />
Il “coperchio” .............................................................. 34<br />
Lavori in corso<br />
Diario di una via ......................................................... 35<br />
Orizzonte Europa<br />
Coccinelle in Siberia (o quasi!) ................................. 37<br />
Le Coccinelle: una pedagogia adatta alle bambine.... 39<br />
Nei tempi che passano e nei segni che rimangono.... 41<br />
Nello zaino<br />
Farsi apprezzare dai genitori: non ha prezzo .......... 42<br />
Sfide<br />
La vocazione alla libertà nello Scautismo................ 44<br />
In bacheca<br />
Atti associativi e notizie varie ................................... 46<br />
<strong>AZIMUTH</strong> • SCOUT D’EUROPA 2/<strong>2012</strong><br />
<strong>AZIMUTH</strong> Nº 2/<strong>2012</strong>