n°1_2013 - Congregazione di Gesù Sacerdote
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54 Viaggio in Brasile Era da qualche anno che p. Gianluigi ci invitava ad accompagnarlo in Brasile in uno dei suoi viaggi di visita ai propri confratelli e alle loro comunità. Per vari motivi, prendere la decisione di partire non era facile ma quest’anno, a un ulteriore invito, la risposta è stata un bel sì. Cogliamo questa bella opportunità, spezziamo il lungo e freddo mese di gennaio e mettiamo in valigia le cose estive! L’impatto con il Brasile è subito piacevole. Usciti dall’aeroporto, ci accoglie un bel cielo terso, il sole riscalda, tantissime palme lungo le lunghissime arterie. Alla guida c’è Raphael, studente di teologia, che parla abbastanza bene l’italiano e ci condurrà a Barretos attraverso un paesaggio molto bello. Il cielo è immenso, niente montagne che lo delimitino, estensioni di canna da zucchero, piantagioni di eucalipti, aranceti. Il verde predomina, i colori sono riposanti. Questo ci accompagnerà per tutto il viaggio. A Barretos facciamo la conoscenza di p. Mario e di p. Costante. La casa è molto accogliente. Un’ampia terrazza che guarda verso il giardi- Esperienze no ti permette di ripararti dal sole e conversare amabilmente. Le giornate scorrono piacevoli. A Barretos dedichiamo del tempo per conoscere l’Ospedale del Cancro, una struttura straordinaria nata nel 1962 dall’attività del dott. Prata con una grossa carica idealista, che fosse cioè un ospedale aperto anche ai poveri, loro come gli altri, nel momento di fragilità che la malattia comporta. Negli anni, non senza difficoltà, sotto la guida del figlio Henrique e l’attenzione continua di p. Andrea Bortolameotti, grazie alle donazioni più diverse raccolte per integrare il parziale finanziamento
governativo, l’ospedale si è ingrandito, strutturandosi a livelli di sicura eccellenza nella cura, nella ricerca e nella formazione del personale sanitario. Tutto è strutturato attorno al malato e ai suoi familiari, voluti vicini in tutto il percorso di cura. L’ospedale arriva ad accettare quotidianamente tremila pazienti provenienti da tutto il Brasile e da altri stati limitrofi. Un tratto caratteristico dei brasiliani, risaputo e subito sperimentato, è la loro cordialità. Anche le celebrazioni sono partecipate e animate con gioia. La professione di suor Alessandra e l’ordinazione di p. Nivaldo ne sono la testimonianza. Ricordano proprio il canto che dice “popolo in festa”. Le chiese sono molto belle; semplici nella loro struttura, ma affrescate da mani sapienti. Nella chiesa di Barretos si trova la tomba di p. Andrea Bortolameotti. I parrocchiani l’hanno voluto sepolto lì, per farlo partecipe del loro amore e della loro gratitudine. Il viaggio prosegue verso Marilia. 100 anni fa c’era ancora la foresta, ora conta circa 300 mila persone. Città industriale circondata da favelas. Con p. Angelo ne percorriamo una e arriviamo alla chiesa di San Francesco d’Assisi dove ci accoglie il vulcanico sacrestano Agenor. Niente da fare: dobbiamo assolutamente conoscere tutti gli animali del suo cortile, domestici e non. Fa lui da interprete. Il nostro viaggio prevedeva anche la parte turistica. Con Adenilson, anche lui studente di teologia della casa di Osasco, p. Paolo e p. Giovanni partiamo alla volta di Foz do Iguaçu, nello stato del Paranà, città cresciuta in modo esponenziale dopo l’inaugurazione del ponte verso il Paraguay (1965) che porta a Ciudad del Este, bizzarro porto franco paraguaiano, e alla mastodontica diga di Itaipu (“roccia che canta” in lingua guaranì). Le cascate hanno fatto il resto. Possiamo visitarle sia dal lato argentino che brasiliano. La veduta d’insieme è impressionante e vertiginosa e arrivando in mezzo alla “Garganta del Diablo” si viene avvolti da una nuvola permanente di vapore acqueo, in un boato fragoroso. 55
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governativo, l’ospedale si è ingran<strong>di</strong>to,<br />
strutturandosi a livelli <strong>di</strong> sicura<br />
eccellenza nella cura, nella ricerca<br />
e nella formazione del personale<br />
sanitario. Tutto è strutturato attorno<br />
al malato e ai suoi familiari, voluti vicini<br />
in tutto il percorso <strong>di</strong> cura. L’ospedale<br />
arriva ad accettare quoti<strong>di</strong>anamente<br />
tremila pazienti provenienti<br />
da tutto il Brasile e da altri stati limitrofi.<br />
Un tratto caratteristico dei brasiliani,<br />
risaputo e subito sperimentato, è la<br />
loro cor<strong>di</strong>alità. Anche le celebrazioni<br />
sono partecipate e animate con gioia.<br />
La professione <strong>di</strong> suor Alessandra<br />
e l’or<strong>di</strong>nazione <strong>di</strong> p. Nivaldo ne sono<br />
la testimonianza. Ricordano proprio<br />
il canto che <strong>di</strong>ce “popolo in festa”.<br />
Le chiese sono molto belle; semplici<br />
nella loro struttura, ma affrescate<br />
da mani sapienti. Nella chiesa <strong>di</strong> Barretos<br />
si trova la tomba <strong>di</strong> p. Andrea<br />
Bortolameotti. I parrocchiani l’hanno<br />
voluto sepolto lì, per farlo partecipe<br />
del loro amore e della loro gratitu<strong>di</strong>ne.<br />
Il viaggio prosegue verso Marilia.<br />
100 anni fa c’era ancora la foresta,<br />
ora conta circa 300 mila persone.<br />
Città industriale circondata da favelas.<br />
Con p. Angelo ne percorriamo<br />
una e arriviamo alla chiesa <strong>di</strong> San<br />
Francesco d’Assisi dove ci accoglie il<br />
vulcanico sacrestano Agenor. Niente<br />
da fare: dobbiamo assolutamente<br />
conoscere tutti gli animali del suo<br />
cortile, domestici e non. Fa lui da interprete.<br />
Il nostro viaggio prevedeva anche la<br />
parte turistica. Con Adenilson, anche<br />
lui studente <strong>di</strong> teologia della casa<br />
<strong>di</strong> Osasco, p. Paolo e p. Giovanni<br />
partiamo alla volta <strong>di</strong> Foz do Iguaçu,<br />
nello stato del Paranà, città cresciuta<br />
in modo esponenziale dopo l’inaugurazione<br />
del ponte verso il Paraguay<br />
(1965) che porta a Ciudad<br />
del Este, bizzarro porto franco paraguaiano,<br />
e alla mastodontica <strong>di</strong>ga <strong>di</strong><br />
Itaipu (“roccia che canta” in lingua<br />
guaranì).<br />
Le cascate hanno fatto il resto. Possiamo<br />
visitarle sia dal lato argentino<br />
che brasiliano. La veduta d’insieme<br />
è impressionante e vertiginosa e arrivando<br />
in mezzo alla “Garganta del<br />
Diablo” si viene avvolti da una nuvola<br />
permanente <strong>di</strong> vapore acqueo,<br />
in un boato fragoroso.<br />
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