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n°1_2013 - Congregazione di Gesù Sacerdote

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PG <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong><br />

Istituto Figlie del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>ù<br />

iccolo<br />

regge<br />

Perio<strong>di</strong>co trimestrale anno VIX n. 1 - <strong>2013</strong> - Poste Italiane s.p.a. - sped. in a.p.<br />

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Trento<br />

In caso <strong>di</strong> mancato recapito inviare al CPO <strong>di</strong> Trento<br />

per la restituzione al mittente previo pagamento resi<br />

Taxe perçue<br />

1<strong>2013</strong>


COPIA<br />

GRATUITA<br />

Quaderni <strong>di</strong> spiritualità<br />

numero 1 <strong>2013</strong><br />

Redazione<br />

sr Chiara Curzel<br />

fr. Antonio Lorenzi<br />

p. Roberto Raschetti<br />

p. Giuseppe Stegagno<br />

p. Giovanni Mario Tirante<br />

(segretario <strong>di</strong> redazione)<br />

Dir. e Amm.<br />

Piccolo Gregge.<br />

<strong>Congregazione</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> sacerdote<br />

via dei Giar<strong>di</strong>ni, 36<br />

38122 Trento<br />

tel. 0461.983844<br />

www.padriventurini.it<br />

piccologregge@padriventurini.it<br />

Curia <strong>Congregazione</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> sacerdote<br />

c.c.p. 15352388<br />

Aut. Trib. Trento<br />

n. 1216 del 27.07.2004<br />

Responsabile<br />

a norma <strong>di</strong> legge<br />

Vittorio Cristelli<br />

Grafiche Argentarium<br />

Trento<br />

s o m m a r i o<br />

1 la lettera<br />

4 ai lettori<br />

5 l’argomento<br />

12 dentro le parole<br />

15 la voce dei padri<br />

17 una vita per loro<br />

25 chiesa oggi<br />

29 seguimi<br />

34 carisma e liturgia<br />

37 i nostri santi<br />

41 vita dell’opera<br />

54 esperienze<br />

59 e anche Dio rise<br />

Informativa per il trattamento dei dati personali in ottemperanza al D.Lgs 196/2003<br />

Ai sensi dell’art. 13 del D. Lgs. 196/2003 informiamo che i dati personali raccolti nel presente atto dalla <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> sono utilizzati esclusivamente per il perfezionamento dello<br />

stesso e conservati a fini contabili, fiscali, e <strong>di</strong> prova. Tali dati sono trattati con modalità cartacee ed elettroniche. I dati richiesti sono soltanto quelli strettamente necessari, non vengono trasferiti,<br />

venduti o ceduti a terzi non <strong>di</strong>rettamente collegati alla scrivente da contratti <strong>di</strong> prestazione d’opera ed ai quali è stata fatta firmare una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> responsabilità per il trattamento in esterno<br />

dei dati della scrivente. La <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> ha adottato tutte le misure <strong>di</strong> sicurezza idonee a tutelare i dati degli interessati e un Documento Programmatico sulla Sicurezza nel<br />

quale sono descritte le procedure seguite dagli incaricati per garantire la riservatezza dei dati personali e sensibili secondo le previsioni del D. Lgs. 196/2003. Chiunque sia legittimato a farlo può in<br />

ogni momento esercitare i <strong>di</strong>ritti previsti dall’art. 7 del D. Lgs 196/2003 e cioè ottenere l’origine dei dati, aggiornamento, la correzione, l’integrazione, la cancellazione, la trasformazione in forma<br />

anonima, il blocco dei dati trattati in violazione <strong>di</strong> legge. Titolare del trattamento dei dati è la <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> - P.I. 00241130228. Per ogni comunicazione è possibile inviare un fax<br />

al numero (+39) 0461 237462 o spe<strong>di</strong>re una raccomandata a: <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong> via dei Giar<strong>di</strong>ni, 36/a - 38122 Trento. Responsabile del trattamento dei dati è padre Gianluigi Pastò.


Carissimi,<br />

La Lettera<br />

scrivo a voi a poche ore dall’annunzio del<br />

nuovo Pontefice: Annuntio vobis gau<strong>di</strong>um<br />

magnum: habemus papam! Eminentissimum<br />

ac reveren<strong>di</strong>ssimum dominum, dominum<br />

Georgium Marium, Sanctæ Romanæ<br />

Ecclesiæ Car<strong>di</strong>nalem Bergoglio, qui sibi nomen<br />

imposuit Franciscum.<br />

In questi giorni <strong>di</strong> attesa, dopo le <strong>di</strong>missioni<br />

<strong>di</strong> Papa Benedetto XVI, ho ripreso in mano<br />

quanto il nostro Fondatore p. Mario Venturini<br />

ci ha lasciato scritto nel volumetto Spirito<br />

della <strong>Congregazione</strong> circa quello che deve<br />

essere il nostro atteggiamento nei riguar<strong>di</strong> del Papa.<br />

Dono anche a voi, che leggete questo nostro Piccolo Gregge, questo testo<br />

perché ci aiutiate a vivere sempre questi sentimenti, questa preghiera<br />

e questi atteggiamenti verso il “Vescovo <strong>di</strong> Roma che presiede nella carità<br />

tutte le Chiese”.<br />

Onorare il Sacerdozio nel Vicario <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> Cristo<br />

57. Il Romano Pontefice non solo ha la pienezza del Sacerdozio come<br />

gli altri Vescovi, ma è anche vero Vicario <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> Cristo, capo <strong>di</strong><br />

tutta la Chiesa e a lui, in S. Pietro, fu affidato da nostro Signore<br />

<strong>Gesù</strong> Cristo il pieno potere <strong>di</strong> pascere, <strong>di</strong> regge re, <strong>di</strong> governare la<br />

Chiesa universale.<br />

Come pertanto la gloria migliore della nostra Congregazio ne è <strong>di</strong><br />

essere fondata sulla soli<strong>di</strong>ssima pietra della Chiesa, così è suo nobilissimo<br />

decoro che ciascuno dei Nostri costruisca il proprio e<strong>di</strong>ficio<br />

spirituale sopra il fondamento apostolico, <strong>di</strong> cui è pietra angolare<br />

lo stesso <strong>Gesù</strong> Cristo.<br />

58. Dove vi è amore, vi è pure onore: infatti onoriamo grandemente<br />

quelli che amiamo. Perciò siccome i Nostri devono avere un<br />

1


2<br />

grande amore verso <strong>Gesù</strong> Cristo, così non devono la sciarsi sorpassare<br />

da nessuno nell’amore verso il suo Vicario.<br />

59. Uno solo e medesimo è il Cuore sacerdotale <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> e del suo<br />

Vicario in terra, perciò sono comuni i loro dolori. Quin<strong>di</strong> noi che<br />

desideriamo assai <strong>di</strong> essere i consolatori del Cuore sacerdo tale <strong>di</strong><br />

<strong>Gesù</strong>, stimeremo nostro giocondo dovere <strong>di</strong> recare con solazione<br />

al Cuore del S. Padre, il Papa, nei mo<strong>di</strong> permessi dalla nostra vocazione<br />

e con<strong>di</strong>zione.<br />

60. Disse <strong>Gesù</strong> ai <strong>di</strong>scepoli: «Chi ascolta voi; ascolta me» (Lc 10, 10),<br />

queste parole in modo specialissimo si ad<strong>di</strong>cono al suo Vicario.<br />

Perciò i Nostri stimino le parole del Sommo Ponte fice come se<br />

uscissero dalle labbra <strong>di</strong> Cristo, le ricevano con gioia, le stu<strong>di</strong>no e<br />

custo<strong>di</strong>scano, né alcuna <strong>di</strong> esse la calcoli <strong>di</strong> poco valore.<br />

61. Poiché la nostra <strong>Congregazione</strong>, in forza delle sue Costi tuzioni,<br />

<strong>di</strong>pende in modo particolarissimo dal Sommo Pontefice, così ciascuno<br />

dei Nostri abbia per Lui una totale, interiore e amorosa sottomissione,<br />

in modo che il Figlio del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> sia pure Figlio<br />

del Sommo Pontefice.


62. Stimeremo la <strong>di</strong>gnità del Sommo<br />

Pontefice quanto più grandemente<br />

sarà possibile, e questo non<br />

nella <strong>Congregazione</strong> e nel nostro<br />

cuore solamente, ma ne esalteremo<br />

l’autorità nella Chiesa in tutti i<br />

mo<strong>di</strong> secondo la nostra vocazione,<br />

sapendo che nel l’onorare il Papa si<br />

onora il Sacerdozio <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> Cristo.<br />

63. Chi tocca in qualche modo anche<br />

in piccola cosa il Vicario <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong><br />

Cristo, ferisce il nostro cuore. Perciò con gran<strong>di</strong>ssima carità, ma<br />

strenuamente, adopereremo tutti i mezzi <strong>di</strong> cui ci è dato <strong>di</strong>sporre<br />

per riparare l’offesa arrecata al nostro Padre, e per guadagnare,<br />

per quanto è possibile, alla nostra causa i suoi nemici, almeno con<br />

la preghiera.<br />

64. Per accendere sempre più nel nostro cuore l’amore verso il Sommo<br />

Pontefice e per mostrare anche all’esterno la devozione che<br />

abbiamo per Lui, ogni anno, con grande solennità, in tutte le<br />

Chiese della <strong>Congregazione</strong> verrà celebrata la festa <strong>di</strong> S. Pietro<br />

Apostolo; in quel giorno tutti i Nostri celebreranno la S. Messa e<br />

faranno la S. Comunione secondo le intenzioni del Papa.<br />

Con la gioia nel cuore per il dono che lo Spirito ha rinnovato alla Chiesa attraverso<br />

il nuovo Pastore, porgo a tutti voi, fratelli e sorelle che fate parte della<br />

nostra famiglia allargata, gli auguri <strong>di</strong> Buona Pasqua.<br />

P. Gian Luigi Pastò<br />

superiore generale<br />

3


4<br />

Auguri <strong>di</strong><br />

buona Pasqua<br />

Ai Lettori<br />

Cari amici vicini e lontani,<br />

Buona Pasqua <strong>di</strong> Risurrezione!<br />

È con gioia che vi presentiamo<br />

il primo numero <strong>di</strong> quest’anno<br />

che, come potete notare, ha una fisionomia<br />

nuova. Non abbiamo solo<br />

la novità della copertina ma anche<br />

del contenuto.<br />

Al termine dell’anno centenario,<br />

durante il quale abbiamo ricordato<br />

la prima Ispirazione-Idea dell’Opera,<br />

la rubrica “Speciale 7 marzo” ritorna<br />

ad essere la rubrica “Argomento”.<br />

Quest’anno ci focalizzeremo su<br />

un tema che ci pare interessante: l’appartenenza<br />

che declineremo nei quattro<br />

numeri nel modo seguente:<br />

1. Appartenenza a Dio;<br />

2. Appartenenza a una Famiglia (religiosa);<br />

3. Appartenenza a uno spazio e un tempo;<br />

4. Appartenenza alla Chiesa;<br />

La rubrica “Venturini in preghiera” lascerà il posto ad una nuova pagina: “Carisma<br />

e Liturgia”. Una ulteriore mo<strong>di</strong>fica è data dall’aggiunta della rubrica “I nostri<br />

Santi” nella quale metteremo in rilievo i testimoni importanti per la nostra spiritualità.<br />

Altra rubrica nuova sarà: “Dentro le parole” grazie alla quale cercheremo<br />

<strong>di</strong> cogliere l’importanza che le parole assumono nel nostro comunicare.<br />

Cogliamo l’occasione per ricordare al Signore: Maria, sorella <strong>di</strong> suor Raffaella,<br />

deceduta il 2 gennaio; Paola, mamma <strong>di</strong> p. Adalberto deceduta il 18 febbraio<br />

e l’aggregato brasiliano Jerônimo Ferreira da Silva, deceduto il 2 marzo.<br />

Preghiamo affinché il Signore li accolga nel suo Regno e conforti le loro<br />

famiglie in lutto.<br />

A voi tutti un caro saluto e un profondo grazie per la vostra vicinanza e amicizia.<br />

La Redazione


Appartenenza<br />

a Dio<br />

L’Argomento<br />

Ripren<strong>di</strong>amo la rubrica “L’Argomento” con un tema <strong>di</strong><br />

particolare interesse: l’appartenenza. In questo primo<br />

numero parleremo dell’appartenenza a Dio e rifletteremo<br />

su questo argomento aiutati da più voci: un fratello<br />

anziano, un fratello giovane, una sorella e una aggregata.<br />

Appartenere a Dio <strong>di</strong>venta una scelta consapevole e libera<br />

A<br />

ppartenere a Dio: che ognuno <strong>di</strong> noi appartenga a Dio è una realtà<br />

oggettiva, non una scelta, in primo momento, poi <strong>di</strong>viene una scelta.<br />

Siamo tutti creati da Dio, a sua immagine. Io esisto perché Dio mi ha<br />

voluto. Vengo da lui, orientato a lui, legato a lui perché ricevo l’essere solo da<br />

lui. “Egli è il nostro Dio, noi il popolo del suo pascolo”: Salmo 94,7. “Ti ho<br />

chiamato per nome: tu mi appartieni”: Isaia 43,1.<br />

Dio però ci ha fatto il dono della libertà. Allora appartenere a Lui <strong>di</strong>venta una<br />

scelta consapevole e libera. Tra le creature <strong>di</strong> Dio solo gli Angeli e l’uomo sono<br />

stati creati liberi. Gli animali, le piante, e tutta la realtà inanimata non ha<br />

libertà e consapevolezza <strong>di</strong> sé. Sono esseri viventi che seguono un istinto o<br />

esseri inanimati che seguono leggi fisiche.<br />

La libertà è il grande dono che Dio mi fa creandomi: è la <strong>di</strong>gnità della persona,<br />

anche per questo immagine <strong>di</strong> Lui. È un dono stupendo e nello stesso<br />

tempo un dono che segna la mia fragilità.<br />

Ne ha approfittato il nemico <strong>di</strong> Dio, l’anti<strong>di</strong>o, il falsario fin dal principio che ha<br />

tratto in inganno Eva e Adamo mettendoli in contrasto con Dio.<br />

Appartengo a Dio, sono suo, sono sua immagine, ma mi occorre una scelta<br />

consapevole, costante, continuamente confermata, perché questa mia appartenenza<br />

raggiunga il suo apice quando Dio mi chiamerà per ritornare a lui.<br />

In questa appartenenza si alternano vittorie e sconfitte. Per confermare il mio<br />

ra<strong>di</strong>cale orientamento verso Dio mi occorre quoti<strong>di</strong>ana consapevolezza, rinnovata<br />

con luci<strong>di</strong>tà e decisione per sfuggire alle attrattive ingannevoli <strong>di</strong> tante<br />

cose da cui mi trovo circondato.<br />

Così questa appartenenza è a rischio, in pericolo, se non è affidata, sostenuta e<br />

confermata continuamente dalla grazia che mi offre il Signore <strong>Gesù</strong> con la sua<br />

Parola, con i suoi sacramenti, con la presenza della comunità cristiana che mi ha<br />

accolto fin dal battesimo e mi accompagna nelle varie fasi della vita anche aiutandomi<br />

ad accogliere l’invito <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> per essere al suo servizio in una vita <strong>di</strong> consacrazione<br />

nel ministero. È una progressione <strong>di</strong> appartenenza dal battesimo, alla<br />

cresima. alla professione religiosa fino alla consacrazione sacerdotale.<br />

5


6<br />

Gioia e sofferenza si alternano per un dono<br />

tanto grande e per una mia risposta<br />

fragile, incostante, inadeguata.<br />

Appartenenza è anche “vicinanza”: per<br />

realizzare l’appartenenza il signore <strong>Gesù</strong><br />

chiama, raccoglie, riunisce: “Dove sono<br />

L’appartenenza è anche <strong>di</strong>alogo.<br />

due o tre riuniti nel mio nome, io sono in<br />

mezzo a loro” (Mt 18,20). Sono soprattutto<br />

i momenti della preghiera, così importanti nella mia vita! Ma sono anche<br />

momenti molto fragili. Lui c’è: ma sono io assente in tanti <strong>di</strong> quei momenti, portato<br />

altrove dalle tante cose che hanno riempito la mia attenzione nel tempo<br />

che precede l’incontro della preghiera o che dovranno impegnarmi nelle ore o<br />

giornate seguenti. L’appartenenza è anche <strong>di</strong>alogo. Con <strong>Gesù</strong>, con il Padre, <strong>di</strong>alogo<br />

animato dallo Spirito. Un <strong>di</strong>alogo in cui io entro solo ora, ma che ha una<br />

lunga storia. Dialogo iniziato già con i Progenitori, Adamo ed Eva, e continuato<br />

poi in una lunga storia <strong>di</strong> proposte, promesse, parola <strong>di</strong> correzione e <strong>di</strong> incoraggiamento,<br />

il cui contenuto è arrivato fino a me e che io ritrovo nel libro santo<br />

della Parola e che a me viene quoti<strong>di</strong>anamente riproposto nel momento dell’incontro<br />

quoti<strong>di</strong>ano. È Liturgia delle ore: ogni ora, ogni momento dell’arco della<br />

giornata è segnata da un messaggio che mi interroga, mi richiama, mi illumina<br />

o incoraggia o mi avverte. È soprattutto nella Eucarestia quoti<strong>di</strong>ana che questo<br />

<strong>di</strong>alogo si ravviva e si snoda con sempre nuovi contenuti e proposte, anche<br />

sulla scia luminosa lasciata da tante figure <strong>di</strong> santi e maestri nella fede in lunga<br />

storia della salvezza e i cui riverberi sono giunti fino a me: la luce avuta da tante<br />

figure <strong>di</strong> testimoni, santi e martiri, e che ci è stata trasmessa.<br />

Ma appartenenza è anche partecipazione <strong>di</strong> impegno, risposta ad una richiesta<br />

<strong>di</strong> collaborazione, fino ad arrivare ad una corresponsabilità: “Chiamati a<br />

collaborare con tutte le forze all’e<strong>di</strong>ficazione del suo regno” (cfr. l’orazione<br />

dopo la consacrazione sacerdotale). Una collaborazione <strong>di</strong>retta nel ministero<br />

o in<strong>di</strong>retta simile a quella opera <strong>di</strong> salvezza quando <strong>Gesù</strong> stette con Giuseppe<br />

nella officina <strong>di</strong> falegnameria a Nazareth fino a trent’anni.<br />

Mi accorgo quoti<strong>di</strong>anamente che l’appartenenza ha bisogno <strong>di</strong> continua vigilanza<br />

per verificare se veramente è tale in tutti gli aspetti complessi della mia<br />

persona. I miei pensieri che cosa seguono, i miei progetti con cosa concordano,<br />

i miei desideri a che cosa si rivolgono? I miei criteri <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio e <strong>di</strong> valutazione<br />

da che cosa prendono avvio per un confronto?<br />

Così mi rendo conto che è una appartenenza che solo la grazia <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> può<br />

assicurare, garantire e portare al suo compimento.<br />

Così sento <strong>di</strong> dover pregare anch’io con Pio XII: Fa’ che non cerchiamo umano<br />

interesse, ma la tua gloria, perseverando fino all’ultimo respiro nel nostro<br />

dovere, con retta volontà e pura coscienza. E quando verrà la morte, come<br />

in terra ti abbiamo avuto compagno e guida, così ti raggiungiamo quale<br />

premio eterno nello splendore dei Santi. Amen!”.<br />

p. Mario Rossi<br />

Casa Madre - Trento


Essere tutto <strong>di</strong> Dio<br />

Mi è stato chiesto <strong>di</strong> scrivere sul tema dell’appartenenza a Dio. Non<br />

la mia opinione, non ciò che teoricamente conosco su questo argomento,<br />

ma la mia esperienza <strong>di</strong> giovane consacrato a Dio. Così,<br />

quanto cercherò <strong>di</strong> scrivere è una vera con<strong>di</strong>visione, una testimonianza <strong>di</strong> come<br />

io vivo e sperimento in realtà l’appartenenza a Dio nella mia vita.<br />

Per poter comunicare questa realtà personale, così interiore e così intima,<br />

voglio percorrere un itinerario partendo da alcune domande che la sfida<br />

nello scrivere questa riflessione mi impone. Utilizzerò anche alcune immagini<br />

e paragoni nel tentativo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre questa realtà avvolta nel mistero,<br />

che io sento e percepisco, ma che non posso rivelare nella sua completezza.<br />

Che cosa intendo per “appartenenza a Dio”?<br />

Intendo l’appertenenza a Dio come la mia risposta davanti al Dio che si rivela<br />

a me, che mi viene incontro e mi invita alla comunione <strong>di</strong> vita con Lui. È,<br />

pertanto, la mia adesione personale a Dio, il mio sì a Lui, frutto della scoperta<br />

dell’essere stato creato per una vita <strong>di</strong> amore e comunione che so realizzarsi<br />

pienamente solo in Dio. Questa adesione non è solo una posizione razionale,<br />

ideologica o etica, ma è una attitu<strong>di</strong>ne esistenziale, che coinvolge tutta<br />

la vita, in tutte le sue <strong>di</strong>mensioni. Pertanto l’appartenenza a Dio dovrebbe<br />

plasmare la mia vita così che in tutto ciò che sono e faccio essa abbia un ruolo<br />

determinante, poiché tutto il mio essere sia rivolto a questo fine ultimo che<br />

tanto desidero: vivere in intima comunione con Lui.<br />

Come vivo questa “appartenza”?<br />

Vivo questa appartenza soprattutto come una realtà interiore, come anelito<br />

e impulso. Come risposta al progetto amoroso <strong>di</strong> Dio; vivo questa appartenenza<br />

nel desiderio <strong>di</strong> rimanere sempre aperto e <strong>di</strong>sponibile perché la Grazia<br />

dell’Altissimo possa fare <strong>di</strong>mora in me. Io percepisco questa realtà <strong>di</strong> appartenenza<br />

come un cammino, un pellegrinaggio. Sento nel cuore il desiderio <strong>di</strong><br />

poter <strong>di</strong>re come Paolo “è Cristo che vive in me!”, sento che quello che più<br />

importa nella mia vita è stare con Lui, amarLo e lasciare che Lui mi ami. Ma<br />

constato che sono ancora lontano dal <strong>di</strong>re che già sono arrivato a questa intimità<br />

tanto forte, <strong>di</strong> essere vicino a questa grande appartenenza. Così, vivo<br />

l’appartenza a Dio come una ricerca. Non come una ricerca pesante e solitaria,<br />

ma come la ricerca del pellegrino che incontra nel suo cammino alcune<br />

pietre e molte meraviglie.<br />

7


8<br />

Io percepisco questa realtà <strong>di</strong> appartenenza come un cammino, un pellegrinaggio.<br />

Quali sono le sfide e le <strong>di</strong>fficoltà che incontro in questo cammino <strong>di</strong> “appartenza”?<br />

In realtà, nel cammino ci sono pietre ed ostacoli. E molte volte le pietre che<br />

più <strong>di</strong>sturbano sono quelle che io porto nel mio zaino. In questo cammino <strong>di</strong><br />

essere tutto <strong>di</strong> Dio, improvvisamente, nelle curve della strada, appaiono ombre<br />

e tempeste, con la tentazione <strong>di</strong> tornare in<strong>di</strong>etro e abbandonare l’impresa.<br />

Quante volte percepisco in me resistenze - come la paura, l’egoismo e la<br />

superbia - che tentano <strong>di</strong> deviarmi da una vita <strong>di</strong> amore, <strong>di</strong> donazione, <strong>di</strong> intimità<br />

con Dio. Quante volte mi sono sorpreso e mi sono perso per aver posto<br />

fiducia solo nelle mie forze e capacità invece che confidare in Dio. L’avventura<br />

<strong>di</strong> lanciarmi in Dio e per Dio esige <strong>di</strong> vincere le mie paure, esige <strong>di</strong> lasciarmi<br />

guidare da Lui e avere il coraggio <strong>di</strong> affrontare le pietre del cammino, avere<br />

il coraggio <strong>di</strong> guardare dentro <strong>di</strong> me e dentro il mio zaino.<br />

Quali sono le bellezze che sperimento in questo cammino <strong>di</strong> ricerca per essere<br />

tutto <strong>di</strong> Dio?<br />

È chiaro, il cammino presenta molte meraviglie. In primo luogo la gioia <strong>di</strong> sentire<br />

che Dio sta sempre camminando con me, mi <strong>di</strong>fende e sostiene, cercandomi<br />

con il suo amore e con la sua tenerezza. In secondo luogo la bellezza


<strong>di</strong> percepire che lungo il cammino io vado crescendo, che Lui sta formandomi,<br />

modellandomi e ad ogni passo io sto più vicino al mio desiderato obiettivo.<br />

Il conforto <strong>di</strong> apprendere che Dio mi accoglie con il suo abbraccio <strong>di</strong> Padre<br />

misericor<strong>di</strong>oso e perdona le mie mancanze e deviazioni. La gioia per i fratelli<br />

che il Signore mi dona lungo il cammino e tante altre meraviglie che qui<br />

potrei descrivere.<br />

E, per concludere, una parola <strong>di</strong> testimonianza e <strong>di</strong> incoraggiamento ai giovani<br />

che vale la pena “appartenere a Dio”!<br />

Senza dubbio, scoprire nell’intimo <strong>di</strong> sé la presenza <strong>di</strong> Dio che ci presenta l’invito<br />

ad una vita <strong>di</strong> amore è qualcosa <strong>di</strong> meraviglioso, e ancora più meraviglioso<br />

è sentire che Lui ci dà le forze necessarie per rispondere a questa chamata ad<br />

aprirci a Lui. Io vedo tanti giovani che si sono persi nel cammino della vita, senza<br />

alcuna <strong>di</strong>rezione, soprattutto senza gioia, senza alcun desiderio <strong>di</strong> vivere. Io<br />

<strong>di</strong>co a questi giovani e ad ogni persona: non abbiate paura <strong>di</strong> aprire il cuore a<br />

Dio, non abbiate paura <strong>di</strong> sentire la sua voce, non abbiate paura <strong>di</strong> lasciarvi sedurre<br />

da Dio! Dio non ci toglie la nostra giovinezza, nemmeno ci toglie la libertà,<br />

ma Egli ci mostra il senso della vera vita, della vera giovinezza, della vera libertà!<br />

Non abbiate paura <strong>di</strong> appartenere a Dio!<br />

fr. Raphael<br />

Osasco SP (Brasile)<br />

Appartenere a Dio:<br />

gioia, sicurezza, pace<br />

Appartenere a Dio è la realtà<br />

più sublime per ogni uomo.<br />

Ti dà una grande gioia,<br />

grande sicurezza e grande pace.<br />

Noi possiamo capire fino ad un certo<br />

punto quello che il Signore voleva<br />

<strong>di</strong>re quando ha pronunciato: «Tu mi<br />

appartieni. Tu sei prezioso ai miei<br />

occhi. Tu sei mio».<br />

Non ci sono dubbi che nel pensiero <strong>di</strong><br />

Dio, rivelato da Cristo, quest’appar-<br />

tenenza non è possesso, inteso come<br />

lo intende il mondo, ma dono gratuito.<br />

<strong>Gesù</strong> ci dà una prova molto grande<br />

poiché è arrivato a dare la propria<br />

vita per salvare la preziosità <strong>di</strong> questa<br />

appartenenza dell’umanità a Dio.<br />

Ma cosa se ne fa Dio <strong>di</strong> questa appartenenza?<br />

Di questo mostrarsi<br />

“geloso”? Lui sa bene che nel momento<br />

in cui noi dovessimo allontanarci<br />

da Lui la nostra vita comin-<br />

9


10<br />

cerebbe a perdere lo splendore iniziale;<br />

perderebbe senso; non sarebbe<br />

più vita!<br />

Quando mi rendo conto <strong>di</strong> questa<br />

grande verità mi viene spontaneo<br />

pensare alle parole del Vangelo<br />

che mi e ci invitano alla comunione<br />

con Dio e con i fratelli. Cosa potrebbe<br />

essere una appartenenza <strong>di</strong> questa<br />

portata se non la consapevolezza<br />

che Dio vuole tenerci uniti a sé per<br />

ricevere tutto quello che viene da Lui<br />

per sentire la gioia <strong>di</strong> vivere?<br />

Appartenere a Lui è sentirmi, sentirci<br />

chiamati ad accostarsi a Lui per fare<br />

esperienza del suo grande amore;<br />

per ascoltare quello che vuole <strong>di</strong>rci;<br />

per scoprire cosa significa essere creati<br />

a sua immagine e somiglianza; per<br />

sentire il desiderio e la gioia <strong>di</strong> essere<br />

inviati ad annunciare con la vita e con<br />

le parole questa esperienza profonda.<br />

Il non sentirmi degna non mi deve<br />

portare a <strong>di</strong>re a Dio che rivolga il suo<br />

sguardo verso altre creature, perché<br />

tutti Gli apparteniamo, ma a rico-<br />

noscere che il Suo infinito amore si<br />

è abbassato sull’umanità intera che<br />

Lui vuole libera e redenta e quin<strong>di</strong><br />

anche su <strong>di</strong> me; mi porta ad accogliere<br />

con umiltà questo dono, a lodarlo<br />

e a bene<strong>di</strong>rlo.<br />

Una frase <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> all’apostolo Filippo<br />

mi entusiasma sempre: «Filippo,<br />

chi vede me vede il Padre». Mi sembra<br />

che in queste poche parole ci sia<br />

la luce per capire il comandamento<br />

dell’amore: Ama Dio con tutto il<br />

cuore, con tutta l’anima e con tutte<br />

le tue forze e ama il prossimo tuo come<br />

te stesso. Sapermi amata da Dio<br />

mi dà fiducia e coraggio e grande riconoscenza<br />

a Dio, ma assieme sorge<br />

subito la mia fragilità, perché non<br />

sempre vedo il mio prossimo con gli<br />

stessi sentimenti. Allora mi sento povera<br />

creatura e prego Dio <strong>di</strong> usare<br />

con me il suo amore misericor<strong>di</strong>oso<br />

e insieme domando l’intercessione<br />

della Vergine santa.<br />

sr Raffaella<br />

Zevio VR<br />

Appartenere a Lui è sentirmi, sentirci chiamati ad accostarsi a Lui<br />

per fare esperienza del suo grande amore.


Appartenergli per sempre<br />

La mia vita è stata sempre presa dal desiderio <strong>di</strong> conoscere <strong>di</strong> più Dio. Ho<br />

iniziato con la lettura della Sacra Scrittura e poi ho verificato, con il mio<br />

vissuto, il messaggio che la Parola <strong>di</strong> Dio mi proponeva. Era evidente che<br />

il mio cammino procedeva verso Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo. Era<br />

chiara la certezza che più crescevo nella conoscenza <strong>di</strong> Dio e più si faceva viva<br />

la risposta personale.<br />

Ho chiesto a me stessa: “Chi è Dio per me?”. Ho cominciato a pensare e ho<br />

unito la catechesi con la mia vita. La catechesi mi ha fatto rivivere la frase: “Dio<br />

è l’Essere Infinito… il Tutto”. Ho cercato Dio persona in me, con semplicità,<br />

con fede profonda e continua, senza mai stancarmi. Ho capito che sono una<br />

creatura <strong>di</strong> Dio e che Lui, donando se stesso, mi ha voluto una donna felice ed<br />

ha lasciato in me la sua impronta perché io potessi entrare nella sua Santità.<br />

Molto buono il Signore, ma la mia vita corrispondeva? Mi sono scoperta ingrata<br />

e peccatrice. Dio invece <strong>di</strong> allontanarmi, per la sua <strong>di</strong>vina misericor<strong>di</strong>a<br />

mi ha ritenuto figlia sua e mi ha donato pace, gioia e vera amicizia. Si è chinato<br />

su <strong>di</strong> me mi ha incoraggiata, mi ha sostenuta con sapienza infinita perché<br />

potessi vivere nella sua grazia, parlargli e servirlo negli altri.<br />

Ho pregato, e Dio mi ha chiesto <strong>di</strong> aderire al suo progetto d’amore conducendomi,<br />

me<strong>di</strong>ante il suo Spirito, verso l’Opera Sacerdotale fondata da padre<br />

Mario Venturini, suo dono prezioso.<br />

Ho risposto a Dio con il mio sì gioioso. Appartenergli per sempre, anche se potevo<br />

essere trattenuta dai miei limiti. È prevalsa la generosità perché desideravo<br />

essere parte viva del suo volere ed esprimermi con la preghiera e con le opere.<br />

Preghiera personale, intesa come esperienza segreta che nel quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong>viene<br />

offerta, nasce dalla povertà silenziosa<br />

e si trasforma in comunione,<br />

in cammino e <strong>di</strong>venta vita e va verso<br />

Dio. Momenti significativi: “l’Eucaristia<br />

e l’Adorazione”. Dio, come<br />

sempre, nel suo abisso <strong>di</strong> Bontà continua<br />

a darmi luce, mi bene<strong>di</strong>ce, mi<br />

conduce alla prima offerta e mi copre<br />

d’Amore: Dio è Amore, è il Tutto<br />

e può trasformare le opere in servizio<br />

e carità.<br />

aggr. Tina<br />

Dio è l’ Essere Infinito… il Tutto.<br />

Ostuni (BR)<br />

11


12<br />

Appartenenza,<br />

appartenere<br />

Questa è una delle<br />

parole che mi<br />

prende dentro,<br />

e forse è proprio da dentro<br />

che deve iniziare. Non<br />

posso parlare del sostantivo<br />

senza fare un accenno al<br />

verbo, all’agire. Penso che<br />

l’appartenenza non sia mai un dato<br />

<strong>di</strong> fatto ma un <strong>di</strong>namismo, una azione<br />

che perdura nel tempo sempre in<br />

fieri, sempre in <strong>di</strong>venire. Io appartengo<br />

a qualcuno, mai a qualcosa:<br />

appartenenza <strong>di</strong>ce relazione, comunione,<br />

<strong>di</strong>namicità. Tuttavia quando si<br />

pensa all’appartenenza o all’appartenere<br />

spesso viene in mente qualcosa<br />

<strong>di</strong> già dato una volta per sempre.<br />

A me pare che il verbo appartenere<br />

si coniughi bene con altri verbi:<br />

consegnare e accogliere. In questo<br />

momento mi affiora alla mente<br />

la liturgia sponsale che potrebbe anche<br />

essere letta come la liturgia <strong>di</strong><br />

una reciproca appartenenza: “Io accolgo<br />

te…” che potremmo tradurre<br />

con queste espressioni: noi ci apparteniamo,<br />

da ora saremo una sola<br />

carne, saremo simbolo <strong>di</strong> una appartenenza<br />

più profonda e vitale quella<br />

tra l’uomo e il suo Dio. Ma possiamo<br />

anche guardare un altro tipo <strong>di</strong> realtà<br />

umana, quella della consacrazione<br />

religiosa dove si è chiamati ad es-<br />

Questa è una delle parole che mi prende<br />

dentro, e forse è proprio da dentro che deve<br />

iniziare. Non posso parlare del sostantivo<br />

senza fare un accenno al verbo, all’agire.<br />

Penso che l’appartenenza non sia mai un<br />

dato <strong>di</strong> fatto ma un <strong>di</strong>namismo, una azione<br />

che perdura nel tempo sempre in fieri, sempre<br />

in <strong>di</strong>venire. Io appartengo a qualcuno<br />

Dentro<br />

le parole<br />

sere manifestazione <strong>di</strong> una<br />

appartenenza tutta particolare:<br />

la reciproca koinonia<br />

e familiarità delle tre<br />

persone <strong>di</strong>vine, una comunione<br />

che viene messa<br />

in luce, anche se nella fragilità,<br />

da fratelli e sorelle che<br />

sono insieme nel “Nome”. Ancora<br />

un’altra esperienza umana che specifica<br />

l’appartenenza la cogliamo dal<br />

ministero sacerdotale. Il prete è in un<br />

presbiterio guidato e animato da un<br />

vescovo; in questo è chiamato a vivere<br />

una “intima fraternità presbiterale”<br />

dalla quale partire e alla quale<br />

arrivare nello svolgimento del ministero<br />

e dell’azione pastorale. Ma ricor<strong>di</strong>amo,<br />

l’appartenenza è costantemente<br />

in crescita: siamo Corpo <strong>di</strong><br />

Cristo, ma lo <strong>di</strong>ventiamo, siamo immagine<br />

<strong>di</strong> Dio ma <strong>di</strong>veniamo sempre<br />

più somiglianti, siamo una comunità<br />

ma cresciamo nella comunione…<br />

Se l’appartenenza o l’appartenere<br />

si sgancia dalla specificità del maturare,<br />

rischia <strong>di</strong> impoverirsi e <strong>di</strong> essere<br />

travisata. Vorrei concludere questa<br />

breve riflessione sulla parola appartenenza<br />

e sul verbo appartenere<br />

con un testo, un po’ datato, ma che<br />

ha sempre il suo fascino, un brano<br />

<strong>di</strong> Giorgio Gaber che così scriveva…<br />

e cantava:


L’appartenenza<br />

non è lo sforzo <strong>di</strong> un civile stare insieme<br />

non è il conforto <strong>di</strong> un normale voler bene<br />

l’appartenenza è avere gli altri dentro <strong>di</strong> sé.<br />

L’appartenenza<br />

non è un insieme casuale <strong>di</strong> persone<br />

non è il consenso a un’apparente aggregazione<br />

l’appartenenza è avere gli altri dentro <strong>di</strong> sé.<br />

Uomini<br />

uomini del mio passato<br />

che avete la misura del dovere<br />

e il senso collettivo dell’amore<br />

io non pretendo <strong>di</strong> sembrarvi amico<br />

mi piace immaginare<br />

la forza <strong>di</strong> un culto così antico<br />

e questa strada non sarebbe <strong>di</strong>sperata<br />

se in ogni uomo ci fosse un po’ della mia vita<br />

ma piano piano il mio destino<br />

è andare sempre più verso me stesso<br />

e non trovar nessuno.<br />

L’appartenenza<br />

non è lo sforzo <strong>di</strong> un civile stare insieme<br />

non è il conforto <strong>di</strong> un normale voler bene<br />

l’appartenenza<br />

è avere gli altri dentro <strong>di</strong> sé.<br />

L’appartenenza<br />

è assai <strong>di</strong> più della salvezza personale<br />

è la speranza <strong>di</strong> ogni uomo che sta male<br />

e non gli basta esser civile.<br />

È quel vigore che si sente se fai parte <strong>di</strong> qualcosa<br />

che in sé travolge ogni egoismo personale<br />

con quell’aria più vitale che è davvero contagiosa.<br />

Uomini<br />

uomini del mio presente<br />

non mi consola l’abitu<strong>di</strong>ne<br />

a questa mia forzata solitu<strong>di</strong>ne<br />

io non pretendo il mondo intero<br />

13


14<br />

vorrei soltanto un luogo un posto più sincero<br />

dove magari un giorno molto presto<br />

io finalmente possa <strong>di</strong>re questo è il mio posto<br />

dove rinasca non so come e quando<br />

il senso <strong>di</strong> uno sforzo collettivo per ritrovare il mondo.<br />

L’appartenenza<br />

non è un insieme casuale <strong>di</strong> persone<br />

non è il consenso a un’apparente aggregazione<br />

l’appartenenza<br />

è avere gli altri dentro <strong>di</strong> sé.<br />

L’appartenenza<br />

è un’esigenza che si avverte a poco a poco<br />

si fa più forte alla presenza <strong>di</strong> un nemico, <strong>di</strong> un obiettivo o <strong>di</strong><br />

uno scopo<br />

è quella forza che prepara al grande salto decisivo<br />

che ferma i fiumi, sposta i monti con lo slancio <strong>di</strong> quei magici<br />

momenti<br />

in cui ti senti ancora vivo.<br />

Sarei certo <strong>di</strong> cambiare la mia vita se potessi cominciare a <strong>di</strong>re noi.<br />

p. Giò<br />

Il Cenacolo - Barcellona P. G. ME


Più intimo a me<br />

<strong>di</strong> me stesso<br />

T<br />

u sei grande, Signore, e ben<br />

degno <strong>di</strong> lode; grande è la tua<br />

virtù, e la tua sapienza incalcolabile.<br />

E l’uomo vuole lodarti, una<br />

particella del tuo creato, che si porta<br />

attorno il suo destino mortale, che si<br />

porta attorno la prova del suo peccato<br />

e la prova che tu resisti ai superbi.<br />

Eppure l’uomo, una particella<br />

del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu<br />

che lo stimoli a <strong>di</strong>lettarsi delle tue lo<strong>di</strong>,<br />

perché ci hai fatti per te, e il nostro<br />

cuore non ha posa finché non<br />

riposa in te.<br />

(...)<br />

Ma come invocare il mio Dio, il Dio<br />

mio Signore? Invocarlo sarà comunque<br />

invitarlo dentro <strong>di</strong> me; ma esiste<br />

dentro <strong>di</strong> me un luogo, ove il mio Dio<br />

possa venire dentro <strong>di</strong> me, ove possa<br />

venire dentro <strong>di</strong> me Dio, Dio, che<br />

creò il cielo e la terra? C’è davvero<br />

dentro <strong>di</strong> me, Signore Dio mio, qual-<br />

La voce<br />

dei Padri<br />

In questo numero de<strong>di</strong>cato all’appartenenza a Dio riportiamo l’inizio<br />

del celebre libro delle Confessioni <strong>di</strong> sant’Agostino. Pochi come il vescovo<br />

<strong>di</strong> Ippona hanno saputo esprimere con passione e efficacia la propria<br />

ricerca <strong>di</strong> Dio e la continua scoperta che Dio stesso abita nel profondo<br />

dell’anima umana, o meglio che ogni uomo a Lui appartiene e in Lui ritrova<br />

anche se stesso.<br />

È per noi un invito a rientrare in noi stessi, a scoprire che apparteniamo<br />

a Lui prima <strong>di</strong> ogni merito, prima <strong>di</strong> ogni sforzo personale, prima <strong>di</strong> ogni<br />

“nostra” offerta e consacrazione a Lui. L’appartenenza a Dio è un dato originario<br />

dell’uomo e per questo il cuore è inquieto finché non riposa in Lui,<br />

finché non riconosce in Lui anche la verità <strong>di</strong> se stesso.<br />

cosa capace <strong>di</strong> comprenderti? Ti comprendono<br />

forse il cielo e la terra, che<br />

hai creato e in cui mi hai creato? Oppure,<br />

poiché senza <strong>di</strong> te nulla esisterebbe<br />

<strong>di</strong> quanto esiste, avviene che<br />

quanto esiste ti comprende? E poiché<br />

anch’io esisto così, a che chiederti <strong>di</strong><br />

venire dentro <strong>di</strong> me, mentre io non<br />

sarei, se tu non fossi in me? Non sono<br />

ancora nelle profon<strong>di</strong>tà degli inferi,<br />

sebbene tu sei anche là, e quando<br />

pure sarò <strong>di</strong>sceso all’inferno, tu sei là.<br />

Dunque io non sarei, Dio mio, non<br />

sarei affatto, se tu non fossi in me; o<br />

meglio, non sarei, se non fossi in te,<br />

poiché tutto da te, tutto per te, tutto<br />

in te. Sì, è così, Signore, è così. Dove<br />

dunque t’invoco, se sono in te? Da<br />

dove verresti in me? Dove mi ritrarrei,<br />

fuori dal cielo e dalla terra, perché <strong>di</strong><br />

là venga in me il mio Dio, che <strong>di</strong>sse:<br />

“Cielo e terra io colmo”?<br />

(...)<br />

15


16<br />

Cosa sei dunque, Dio mio? Cos’altro,<br />

<strong>di</strong> grazia, se non il Signore Dio?<br />

Chi è invero signore all’infuori del Signore,<br />

chi Dio all’infuori del nostro<br />

Dio? O sommo, ottimo, potentissimo,<br />

onnipotentissimo, misericor<strong>di</strong>osissimo<br />

e giustissimo, remotissimo e<br />

presentissimo, bellissimo e fortissimo,<br />

stabile e inafferrabile, immutabile<br />

che tutto muti, mai nuovo mai<br />

decrepito, rinnovatore <strong>di</strong> ogni cosa,<br />

che a loro insaputa porti i superbi alla<br />

decrepitezza; sempre attivo sempre<br />

quieto, che raccogli senza bisogno;<br />

che porti e riempi e serbi, che<br />

crei e nutri e maturi, che cerchi mentre<br />

nulla ti manca. Ami ma senza<br />

smaniare, sei geloso e tranquillo, ti<br />

penti ma senza soffrire, ti a<strong>di</strong>ri e sei<br />

calmo, muti le opere ma non il <strong>di</strong>segno,<br />

ricuperi quanto trovi e mai perdesti;<br />

mai in<strong>di</strong>gente, go<strong>di</strong> dei guadagni;<br />

mai avaro, esigi gli interessi; ti<br />

si presta per averti debitore, ma chi<br />

ha qualcosa, che non sia tua? Pa-<br />

ghi i debiti senza dovere a nessuno,<br />

li condoni senza perdere nulla. Che<br />

ho mai detto, Dio mio, vita mia, dolcezza<br />

mia santa? Che <strong>di</strong>ce mai chi<br />

parla <strong>di</strong> te? Eppure sventurati coloro<br />

che tacciono <strong>di</strong> te, poiché sono muti<br />

ciarlieri.<br />

Chi mi farà riposare in te, chi ti farà<br />

venire nel mio cuore a inebriarlo?<br />

Allora <strong>di</strong>menticherei i miei mali,<br />

e il mio unico bene abbraccerei:<br />

te. (…) Oh, <strong>di</strong>mmi, per la tua misericor<strong>di</strong>a,<br />

Signore Dio mio, cosa sei<br />

per me. Di’ all’anima mia: la salvezza<br />

tua io sono. Dillo, che io l’oda. Ecco,<br />

le orecchie del mio cuore stanno<br />

davanti alla tua bocca, Signore.<br />

Aprile e <strong>di</strong>’ all’anima mia: la salvezza<br />

tua io sono. Rincorrendo questa voce<br />

io ti raggiungerò, e tu non celarmi<br />

il tuo volto.<br />

(Agostino, Confessioni<br />

1.1-5.5 passim)


Una Vita per Loro<br />

venticinquesima puntata<br />

Padre, in questo numero della nostra rivista <strong>di</strong> famiglia<br />

vorrei parlare <strong>di</strong> un argomento <strong>di</strong>verso; lasciamo<br />

per ora il <strong>di</strong>scorso che in queste interviste abbiamo<br />

fatto, cioè il racconto della sua vita e della vita dell’Opera,<br />

potremo continuare nei prossimi numeri. In questo<br />

numero vorrei soffermarmi brevemente a riflettere con lei sulla vita <strong>di</strong> fede.<br />

Quest’anno il papa Benedetto XVI ha voluto de<strong>di</strong>carlo alla fede, mi piacerebbe<br />

sapere cosa pensa lei <strong>di</strong> tale dono <strong>di</strong> Dio, un dono che tante volte deve<br />

coniugarsi con le nostre fragilità e le nostre povertà.<br />

È un argomento molto bello quello che mi proponi, non sonderemo mai abbastanza<br />

il grande dono della fede anche perché questa non rimane fissa, ma<br />

cresce con la storia che l’uomo vive e in base alle sue esperienze. È un dono<br />

ma come tutti i doni <strong>di</strong> Dio va custo<strong>di</strong>to e curato perche possa crescere e progre<strong>di</strong>re.<br />

La vera fiducia in Dio forma i Santi. Non sono i <strong>di</strong>fetti, le mancanze, le<br />

colpe quoti<strong>di</strong>ane motivo per ritirarci ed avere timore e paura <strong>di</strong> Dio, ma questi,<br />

potremo <strong>di</strong>re, formano invece il fondamento, l’oggetto della fiducia. Nella<br />

mia vita ho sentito costantemente il bisogno <strong>di</strong> questa fiducia, anzi <strong>di</strong> abbandono<br />

in Dio. Noi uomini abbiamo contemporaneamente questo bisogno<br />

<strong>di</strong> fiducia e <strong>di</strong> abbandono e al contempo la paura che nasce dall’osservare ciò<br />

che ci manca. Spesso ci avviliamo; se consideriamo la grande via che ci resta<br />

da percorrere e ci cadon le braccia. Ma a questo punto è necessario gettarsi<br />

in Dio, abbandonarsi in lui, nel Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. Sarà <strong>Gesù</strong> a <strong>di</strong>struggere<br />

ciò che non piace al Padre, a darci ciò che ci manca, a condurci nel cammino.<br />

Il Signore ci conduce, anche nelle prove e nelle <strong>di</strong>fficoltà che inevitabilmente<br />

riscontriamo nel nostro cammino?<br />

<strong>Gesù</strong> permette la prova! E quando siamo in essa non ci abbandona, ma la attraversa<br />

con noi. Io ricordo il tempo in cui ci trovavamo alle strette per mancanza<br />

<strong>di</strong> mezzi materiali. La crisi che dovunque imperversava faceva <strong>di</strong>minuire<br />

la beneficenza, e si stentava ogni giorno <strong>di</strong> più a tirare avanti. Ricordo che<br />

<strong>di</strong>cevo ai miei giovani che mi fissavano con occhi inumi<strong>di</strong>ti dalle lacrime: Non<br />

ci per<strong>di</strong>amo d’animo! Troppe volte abbiamo toccato con mano che nel momento<br />

dell’estremo bisogno, in mo<strong>di</strong> talora inaspettati, è venuta la Provvidenza<br />

Divina in nostro soccorso. E sarà <strong>di</strong> nuovo così, se noi sempre avremo<br />

in lei fiducia illimitata ed in lei sola spereremo.<br />

17


18<br />

Mi perdoni la domanda: da un lato incoraggiava i suoi, ma lei personalmente<br />

come viveva quei momenti <strong>di</strong>fficili?<br />

Cercavo <strong>di</strong> fare coraggio ai miei fratelli, ma nel cuore anch’io facevo esperienza<br />

della mia fragilità, che poi, al momento dell’adorazione del Santissimo Sacramento,<br />

presentavo a <strong>Gesù</strong>. Sentivo la responsabilità e, talvolta, il mio limite<br />

e questi riversavo nel Cuore <strong>di</strong> Cristo:<br />

“Signore, i Figli del tuo Cuore sacerdotale si trovano in grave necessità temporale.<br />

Parecchi cre<strong>di</strong>tori chiedono <strong>di</strong> essere pagati e non si sa che cosa dare<br />

loro perché il momento è critico assai. Comprendo che ciò è causato dalla<br />

mia poca fede e dalle innumerevoli mie infedeltà e resistenze alla grazia.<br />

Però, mio Signore, non abbiano a soffrire gli altri per colpa mia: io sono reo,<br />

punisci me, ma dà ancora il tuo aiuto alle povere tue creature della piccola<br />

Opera Sacerdotale”.<br />

Ma se concentriamo l’attenzione sulla nostra povertà e sulla fragilità della<br />

nostra fede, non rischiamo <strong>di</strong> sgomentarci ulteriormente?<br />

Noi ci sgomentiamo quando abbiamo l’attenzione solo sulla nostre fragilità,<br />

ma se guar<strong>di</strong>amo queste come “luogo” e possibilità per la crescita nella fiducia<br />

in Dio, anche le nostre povertà si trasfigurano. La conoscenza del mio<br />

nulla non deve sgomentarmi, piuttosto aumenta nel mio cuore la confiden-


za in <strong>Gesù</strong> e la più illimitata fiducia nella sua grazia per corrispondere con più<br />

ardore alle <strong>di</strong>vine premure che egli ha verso <strong>di</strong> me. Ti svelo un segreto che ti<br />

può aiutare nel cammino: quando si attraversano i momenti della prova è necessario<br />

ricorrere a Maria, ripararsi sotto il suo manto Verginale, vivere più attenti<br />

alla sua scuola <strong>di</strong> semplicità ed obbe<strong>di</strong>enza fiduciosa verso <strong>Gesù</strong>. Non ci<br />

ha lasciato questo testamento <strong>di</strong> fiducia: “Fate quello che lui vi <strong>di</strong>rà”? Che in<br />

altre parole significa: fidatevi <strong>di</strong> lui!<br />

Capita spesso <strong>di</strong> percepire una <strong>di</strong>cotomia fra le opere e la fede. Già nella lettera<br />

<strong>di</strong> Giacomo la Chiesa viveva questo problema, e a me pare che ancora<br />

non sia risolto. Come è possibile conciliare il nostro operare e la nostra vita<br />

<strong>di</strong> fede o, detto in altro modo, il nostro fare e il nostro essere?<br />

Questo si ottiene con un mezzo infallibile: cioè operare ogni cosa alla presenza<br />

<strong>di</strong> Dio. Egli vede tutto, Egli <strong>di</strong> tutto tiene stretto conto, quantunque l’uomo<br />

realmente non lo veda. L’occhio della fede invece deve vederlo, deve figurarselo<br />

realmente presente in tutte le cose. Ciò che facciamo, lo dobbiamo<br />

realizzare nella fiducia della sua presenza.<br />

La ringrazio, padre, del tempo che mi ha concesso, continueremo la prossima<br />

volta.<br />

Certo figliolo, alla prossima. Sii contento e fatti santo!<br />

p. Giò<br />

Il Cenacolo - Barcellona P. G. ME<br />

19


20<br />

Le Sorelle<br />

a san Cleto<br />

La parrocchia <strong>di</strong> S. Cleto ha le nostre suore; per intanto<br />

sono due, la loro opera sarà certamente preziosa per<br />

quei Padri<br />

Queste brevi parole, presenti nelle Cronache dell’Opera con data 16<br />

<strong>di</strong>cembre 1969, segnano nella storia della Famiglia <strong>di</strong> padre Venturini<br />

un momento importante, quello dell’inizio della comunità femminile<br />

delle Figlie del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> presso la parrocchia <strong>di</strong> san Cleto, a Roma,<br />

dove i Padri già operavano dal 1958.<br />

Le suore avevano seguito padre Venturini già al tempo della prima esperienza<br />

romana della <strong>Congregazione</strong>; sappiamo infatti che nel 1955 alcune sorelle<br />

si trovavano a Roma, in via Nomentana 256, a prender parte con il loro nascosto<br />

ma importante contributo alla purtroppo breve presenza dell’Opera<br />

presso Villa Speranza. Queste “pioniere” – suor Pierina Marchiori, suor Giuseppina<br />

Fava e suor Beatrice Girotto – ritornarono in Casa Madre nel 1956 al<br />

cessare della comunità dei Padri nella Capitale, ma una dozzina <strong>di</strong> anni dopo,<br />

nel giugno 1968, il parroco <strong>di</strong> san Cleto, padre Erminio Targa, scriveva al<br />

Superiore Generale della <strong>Congregazione</strong> e alla Superiora Generale delle Figlie<br />

del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> per chiedere «che le Nostre Sorelle tornino a Roma dove<br />

già le aveva portate con tanto amore e sacrificio il venerato Padre». Padre<br />

Targa espone in una lettera le ragioni <strong>di</strong> questa richiesta: «averle accanto con<br />

la loro preghiera, con il sacrificio, con la virtù e il lavoro per la santificazione<br />

del Clero…; avere da esse una preziosa collaborazione per un culto degno…;<br />

avere un po’ <strong>di</strong> assistenza spirituale per le ragazzette e inoltre insegnare a loro<br />

un po’ <strong>di</strong> cucito e <strong>di</strong> maglieria; accu<strong>di</strong>re alla cucina e al guardaroba dei Padri».<br />

La Superiora Generale, madre Stefania Zampieri, si mostra <strong>di</strong>sponibile a<br />

questa nuova proposta e sarà il Superiore della casa <strong>di</strong> Roma, padre Valenti-


Anni 70 sr Teresina - sr Gemma.<br />

no Castiglioni, a portare avanti le pratiche necessarie perché il nuovo progetto<br />

<strong>di</strong>venti realtà.<br />

Il <strong>di</strong>cembre 1969 segna per le Sorelle una data importante: l’8 <strong>di</strong>cembre ricordano<br />

i 40 anni <strong>di</strong> fondazione e nel Capitolo Generale celebrato proprio in quei giorni<br />

madre Stefania Zampieri dà le <strong>di</strong>missioni dal Suo incarico <strong>di</strong> Superiora Generale,<br />

iniziato proprio poco meno <strong>di</strong> 40 anni<br />

prima, dopo la precoce morte <strong>di</strong> madre<br />

Lorenza Di Rorai. Si apre una nuova<br />

stagione, sotto la guida della nuova<br />

Superiora Generale madre Margherita<br />

Colò, e il 16 <strong>di</strong>cembre <strong>di</strong> quello stesso<br />

anno, come abbiamo ricordato all’inizio,<br />

le prime due sorelle arrivano a<br />

san Cleto: sono suor Caterina Svaizer<br />

e suor Bartolomea Zennaro. Vengono<br />

provvisoriamente sistemate in un appartamento<br />

poco <strong>di</strong>stante dalla chiesa<br />

e dalla comunità maschile: due stanze,<br />

servizi e soggiorno, inquiline del signor<br />

Pietro Alessandrelli, ma la loro vita si<br />

svolge in prevalenza nella casa parroc-<br />

Aprile 1971 sr Raffaella.<br />

21


22<br />

chiale, ricoprendo le mansioni <strong>di</strong> «cucina<br />

e guardaroba; sagrestia e paramenti;<br />

oratorio femminile con relativo catechismo».<br />

Dopo il primo periodo si trasferiscono<br />

in due stanzette costruite a<br />

sinistra della vecchia chiesa, ma in progetto<br />

c’è già la costruzione della nuova<br />

casa per l’intera comunità religiosa <strong>di</strong><br />

san Cleto, con uno spazio perché anche<br />

le sorelle possano sistemarsi in maniera<br />

più agevole e integrata.<br />

La “calda” comunità dei sancletesi<br />

accoglie da subito le nuove abitanti<br />

con uno spirito <strong>di</strong> «benevola osserva-<br />

1981 sr Cecilia - sr Gemma.<br />

zione» che <strong>di</strong>venta presto «stima e affetto»:<br />

già nel maggio 1970 la “Cronaca<br />

lampo” del giornalino dell’Opera nota: «Una parrocchiana, commentando<br />

il fatto della presenza delle suore a san Cleto ebbe a <strong>di</strong>re al parroco: ora la<br />

nostra parrocchia è completa… L’espressione degna <strong>di</strong> un teologo e <strong>di</strong> un liturgista,<br />

denota una fede profonda e mette in rilievo una bella realtà: il segno e la<br />

testimonianza della verginità consacrata nella famiglia parrocchiale». Anche le<br />

sorelle sembrano trovarsi bene, si danno da fare non solo in casa, ma anche in<br />

parrocchia, soprattutto tra le ragazze, nel catechismo e nell’Azione Cattolica. Il<br />

Superiore Generale padre Francesco Soncin, a meno <strong>di</strong> un anno dall’apertura<br />

della comunità femminile, raccomanda ai Padri <strong>di</strong> inserire gradualmente le suore<br />

nelle attività parrocchiali e esprime il parere che «la Casa <strong>di</strong> Roma potrebbe<br />

servire alle Sorelle per un appren<strong>di</strong>stato <strong>di</strong> pastorale (apostolato) oggi ritenuta<br />

necessaria per ogni ragazza<br />

o donna cristiana adulta<br />

e perciò anche per le<br />

Sorelle. Press’a poco come<br />

è la Casa <strong>di</strong> Roma per<br />

i Nostri Padri giovani, se il<br />

paragone regge…».<br />

Questo slancio iniziale,<br />

con le sue motivazioni e<br />

le sue speranze, continua<br />

nell’avvicendarsi delle sorelle<br />

che sempre con entusiasmo<br />

e impegno vivono<br />

e lavorano a san<br />

Cleto. Nel 1970 arriva<br />

suor Raffaella Molinari e<br />

24 ott 83 sr Bartolomea - sr Raffaella.


1995 sr Dolores - sr Teresina. 1995 sr Dolores.<br />

nel ’73 suor Teresina Zennaro, che a più riprese saranno presenti nella comunità<br />

<strong>di</strong> Roma fino a pochi anni or sono; dal ‘72 troviamo suor Gemma Belfanti<br />

e pochi anni dopo suor Gabriella Mileo; anche suor Cecilia Tor<strong>di</strong>n vi soggiorna,<br />

seppur brevemente, tra 1981 e il 1982. Suor Bartolomea, dopo un periodo<br />

trascorso in un’altra comunità, rimarrà a san Cleto fino al 1986, anno in<br />

cui arriva suor Dolores Lunelli, che vi abiterà fino al 1997. Il 1994 segna l’inizio<br />

della presenza <strong>di</strong> suor Assunta Tomasi, seguita nel 1996 da suor Lina Morelli<br />

e nel 1997 da suor Caterina Gentile e, per un breve periodo, vi lavorerà<br />

anche suor Luigia Guzzon. Nel 2007 è la volta <strong>di</strong> suor Chiara Curzel, seguita<br />

28 mar 1996 sr Assunta - sr Dolores - sr Lina.<br />

23


24<br />

nel 2008 da suor Marcia Gonçalves,<br />

mentre la Comunità <strong>di</strong> Roma <strong>di</strong>venta<br />

in quegli anni anche Casa <strong>di</strong> Formazione<br />

per l’Istituto.<br />

Sono passati 43 anni dal <strong>di</strong>cembre<br />

1969 al <strong>di</strong>cembre 2012: con l’VIII<br />

Capitolo Generale l’Istituto delle Figlie<br />

del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> elegge madre<br />

Caterina Gentile quale Superiora<br />

Generale, prevedendo così il suo trasferimento<br />

da Roma in Casa Madre,<br />

a Trento. Anche suor Chiara e suor<br />

Marcia concludono nello stesso periodo<br />

il corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e la loro presen-<br />

2001 sr Assunta.<br />

za viene richiesta altrove. La famiglia<br />

Religiosa si trova impossibilitata a continuare negli avvicendamenti presso la<br />

comunità <strong>di</strong> Roma e nel gennaio <strong>2013</strong> le quattro sorelle (c’è anche suor Assunta!)<br />

lasciano la comunità <strong>di</strong> san Cleto.<br />

Da queste pagine il nostro GRAZIE, a nome dell’intera Famiglia Religiosa, per<br />

tutto quello che abbiamo ricevuto in questi 43 anni <strong>di</strong> presenza nella Capitale.<br />

Un grazie ai Padri che ci hanno sostenuto e accompagnato, nel comune<br />

carisma, nella vicinanza fraterna, nel lavoro con<strong>di</strong>viso: in questa sede non<br />

abbiamo potuto nominarli uno per uno, ma a tutti giunga la nostra riconoscenza.<br />

Grazie ai parrocchiani <strong>di</strong> san Cleto che sempre ci hanno accolto e ci<br />

ricordano con l’affetto degli inizi e ci hanno permesso una presenza ricca <strong>di</strong><br />

relazioni, nel dono reciproco.<br />

Grazie a tutti quelli che ci hanno<br />

conosciuto e aiutato nella<br />

Comunità <strong>di</strong> vita fraterna, nella<br />

Comunità parrocchiale, negli<br />

ambienti citta<strong>di</strong>ni in cui siamo<br />

state presenti.<br />

Per ora il nostro è un saluto…<br />

ma non un ad<strong>di</strong>o…e con le<br />

parole <strong>di</strong> padre Targa possiamo<br />

augurarci anche nel <strong>2013</strong><br />

«che le Nostre Sorelle tornino<br />

a Roma dove già le aveva portate<br />

con tanto amore e sacrificio<br />

il venerato Padre».<br />

sr Chiara<br />

Casa Madre - Trento<br />

2012 sr Assunta - sr Caterina - sr Chiara - sr Marcia.


Alle sorgenti<br />

dei carismi<br />

I<br />

n molti Istituti religiosi<br />

i carismi sono<br />

fioriti dentro dei<br />

contesti spirituali specifici e<br />

a volte <strong>di</strong>fficili da decifrare.<br />

Dopo il Concilio Vaticano II,<br />

per noi cristiani del <strong>2013</strong>, è scontato<br />

invocare e pretendere che le nostre<br />

spiritualità abbiano solide ra<strong>di</strong>ci<br />

bibliche. Ma i duemila anni <strong>di</strong> storia<br />

della Chiesa che hanno seguito la redazione<br />

del Nuovo Testamento non<br />

si possono mettere tra parentesi con<br />

troppa <strong>di</strong>sinvoltura, anche se sarebbe<br />

molto comodo.<br />

Mercoledì 23 gennaio, presso la Curia<br />

Generalizia dei padri Dehoniani,<br />

si è svolto il secondo incontro degli<br />

Istituti maschili legati alla Spiritualità<br />

del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. Su invito <strong>di</strong> p.<br />

Gian Luigi, nostro superiore generale,<br />

vi ho partecipato e ve ne riporto<br />

un resoconto. Lo scopo <strong>di</strong> questo<br />

gruppo <strong>di</strong> lavoro intercongregazionale<br />

sarebbe quello <strong>di</strong> attualizzare<br />

quanto <strong>di</strong> buono ruota attorno<br />

alla spiritualità del Sacro Cuore, iniziata<br />

sia con le rivelazioni del Signore<br />

<strong>Gesù</strong> ricevute in Francia da santa<br />

Margherita Maria Alacoque nel<br />

1600, ma presente pure nella mistica<br />

e negli stu<strong>di</strong> dei teologi della<br />

Scuola Francese e in molti altri scrit-<br />

Chiesa oggi<br />

ti con cui anche p. Mario<br />

Venturini ha nutrito la sua<br />

vocazione.<br />

Molte Congregazioni religiose<br />

maschili e femminili<br />

hanno messo le ra<strong>di</strong>ci fondative<br />

in questo fertile terreno del<br />

Cuore <strong>di</strong> Cristo che, in sinergia con<br />

gli stu<strong>di</strong> promossi già dal Concilio<br />

Vaticano II, può portare ancora frutto<br />

nel nostro tempo. Erano presenti<br />

all’appuntamento:<br />

- per l’Opera Don Guanella don Nino<br />

Minetti;<br />

- per i Gesuiti p. Clau<strong>di</strong>o Barriga;<br />

- per i Dehoniani p. José Ornelas<br />

Carvalho (superiore generale) e p.<br />

John van den Hengel;<br />

- per i padri Venturini fr. Antonio Lorenzi;<br />

- per i padri Eu<strong>di</strong>sti p. Luc Crepy;<br />

- per i Missionari SS.CC. <strong>Gesù</strong> e Maria<br />

de Mallorca p. Manuel Soler.<br />

I padri Dehoniani hanno annunciato<br />

che nel 2014 in Brasile verrà organizzato<br />

da loro un convegno internazionale<br />

sul tema: Antropologia<br />

del Cuore. Inoltre al loro interno<br />

stanno stu<strong>di</strong>ando la spiritualità<br />

del Sacro Cuore tra teologia e devozione,<br />

la figura del loro fondatore<br />

p. Léon Dehon, e come aprire mag-<br />

25


26<br />

giormente il carisma ai laici. I padri<br />

che ci ospitavano hanno ricordato<br />

che per il loro fondatore ci fu un intreccio<br />

tra mistica e impegno sociale;<br />

infatti egli fu autore <strong>di</strong> un importante<br />

manuale <strong>di</strong> dottrina sociale.<br />

P. Dehon, riguardo alla spiritualità<br />

del S. Cuore, citava molto la Bibbia.<br />

Secondo i Dehoniani presenti,<br />

il culto del S. Cuore è nato come<br />

reazione al Giansenismo, e va inteso,<br />

oggi come allora, considerando<br />

l’integralità della persona; il Cuore<br />

per la lettera <strong>di</strong> S. Paolo ai Galati è<br />

lo sguardo nuovo e attivo per costruire<br />

se stessi; questa devozione<br />

va stu<strong>di</strong>ata e poi riproposta come<br />

una forma moderna <strong>di</strong> mistica, curandone<br />

l’aspetto biblico e antropologico.<br />

Infine i sacerdoti del Sacro<br />

Cuore hanno evidenziato che c’è un<br />

risvolto pedagogico nella realtà del<br />

Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>: infatti l’educazione<br />

è opera del Cuore.<br />

Chi vi scrive ha presentato la missione<br />

e la spiritualità del nostro<br />

Istituto dentro il contesto storico<br />

dell’Opera <strong>di</strong> p. Mario Venturini,<br />

ispiratagli da Cristo il 7 marzo<br />

1912, e che comprende, oltre la<br />

<strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong>,<br />

un ramo femminile, cioè l’Istituto<br />

Figlie del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. Ho detto<br />

che lo specifico <strong>di</strong> noi Padri Venturini<br />

è la santificazione dei sacerdoti:<br />

in finem <strong>di</strong>lexit, li amò sino alla<br />

fine. Il Cuore sacerdotale, cioè le<br />

azioni sacerdotali del Cuore <strong>di</strong> Cristo,<br />

è uno dei pilastri della nostra<br />

spiritualità, insieme all’Agnello Immolato,<br />

al sacerdozio <strong>di</strong> Cristo e alla<br />

preghiera <strong>di</strong> Gv 17. Noi troviamo<br />

questa tipica espressione nel-<br />

le nostre preghiere che recitiamo<br />

ogni giorno e pure nel testo scritto<br />

dal fondatore dal titolo: Spirito<br />

della <strong>Congregazione</strong>.<br />

Padre Venturini è giunto a legarsi<br />

alla devozione del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong><br />

già da quando era seminarista a Padova<br />

agli inizi del ‘900; anche l’influsso<br />

del suo padre spirituale p. Petazzi<br />

S.J., il contatto con la spiritualità<br />

dell’Istituto fondato dalla Beata<br />

Maria Deluil Martiny, nonché l’amicizia<br />

con il certosino G. B. Simoni,<br />

favorirono il suo avvicinamento<br />

al contesto spirituale del Cuore <strong>di</strong><br />

Cristo.<br />

Ho poi ricordato che padre Mario<br />

ha istituito la Giornata mon<strong>di</strong>ale


<strong>di</strong> santificazione sacerdotale proprio<br />

nel giorno del Sacro Cuore del<br />

1948. Ho aggiunto che i nostri punti<br />

<strong>di</strong> riferimento e approfon<strong>di</strong>mento<br />

su questo filone del Cuore sacerdotale<br />

sono la spiritualità francese,<br />

gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> p. Vanhoye sulla lettera<br />

agli Ebrei, gli stu<strong>di</strong> realizzati su nostra<br />

richiesta dal compianto sacerdote<br />

passionista p. Costante Brovetto.<br />

Ho concluso affermando che<br />

per noi venturini realizzare oggi l’ere<strong>di</strong>tà<br />

e lo spirito <strong>di</strong> questa devozione<br />

significa annunciare la misericor<strong>di</strong>a<br />

accogliendo con rispetto i<br />

ministri or<strong>di</strong>nati, prendendosi cura<br />

dei loro ideali e delle loro fragilità;<br />

significa anche investire in formazione<br />

per prevenire il loro <strong>di</strong>sagio e<br />

consolidarne l’identità, annunciare<br />

il Vangelo della riconciliazione, con<br />

una maggiore con<strong>di</strong>visione del carisma<br />

(per es. con la forma dell’aggregazione)<br />

anche con i sacerdoti<br />

secolari e i laici.<br />

P. Manuel ha presentato una collana<br />

<strong>di</strong> libri e<strong>di</strong>ta dal suo Istituto, de<strong>di</strong>cata<br />

al S. Cuore (<strong>Gesù</strong>: il cuore umano<br />

<strong>di</strong> Dio; Una Chiesa col cuore…).<br />

Egli, circa la spiritualità del Cuore <strong>di</strong><br />

<strong>Gesù</strong>, ha sottolineato l’importanza<br />

<strong>di</strong> evitare <strong>di</strong> usare espressioni datate,<br />

<strong>di</strong> evitare rimpianti su S. Margherita,<br />

<strong>di</strong> non <strong>di</strong>ffondere stampe sdolcinate,<br />

ma piuttosto <strong>di</strong> valorizzare<br />

le fonti del Nuovo Testamento, della<br />

patristica e dei mistici me<strong>di</strong>oevali.<br />

Per il religioso spagnolo è importante<br />

interessarsi in modo integrale dei<br />

trafitti <strong>di</strong> oggi, cioè <strong>di</strong> quanti soffrono;<br />

poi p. Soler ha detto che l’uomo<br />

d’oggi - definito post-moderno - dà<br />

enfasi più ai sentimenti che alla ra-<br />

gione: un’occasione importante per<br />

il messaggio del Sacro Cuore. Infine<br />

p. Manuel ci ha informati del fatto<br />

che nel suo Istituto si è cercato <strong>di</strong><br />

rinnovare le immagini riferite al Cuore<br />

<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>.<br />

Don Nino ha comunicato al gruppo<br />

riunito che nell’Opera don Guanella<br />

(che è nata nel secolo del Sacro<br />

Cuore), si è sviluppata più la missione<br />

che la teologia, con l’attenzione<br />

alle situazioni <strong>di</strong> grande sofferenza.<br />

Lo sviluppo teologico è stato<br />

affidato perciò a qualche articolo<br />

pubblicato sulle riviste del loro Istituto.<br />

Poi cita il fondatore: Le nostre<br />

opere sono sgorgate dal cuore<br />

(fornace ardente) dell’amore <strong>di</strong><br />

Cristo. Per don Nino il Cuore <strong>di</strong> Cristo<br />

è la testimonianza dell’amore <strong>di</strong><br />

Dio Padre. Infatti si va al Padre accompagnati<br />

da <strong>Gesù</strong>; il cuore è la<br />

sede dell’amore <strong>di</strong> Cristo. Nella loro<br />

Opera tra preti e laici che vivono<br />

il carisma c’è il vincolo della carità;<br />

infatti il nome o<strong>di</strong>erno dell’Istituto è<br />

il seguente: <strong>Congregazione</strong> dei Servi<br />

della Carità.<br />

Il gesuita p. Clau<strong>di</strong>o ci ha illustrato<br />

la sua missione <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore dell’Apostolato<br />

della Preghiera e del Meg<br />

(Movimento eucaristico giovanile).<br />

Il sacerdote, <strong>di</strong> origini cilene, ci<br />

ha confessato le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> lavorare<br />

nell’intento <strong>di</strong> presentare la realtà<br />

del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>, dentro il mondo<br />

occidentale; p. Barriga ha elaborato<br />

un percorso formativo composto <strong>di</strong><br />

otto tappe e denominato: Cammino<br />

del Cuore a servizio del mondo.<br />

Il religioso gesuita si è reso <strong>di</strong>sponibile<br />

ad aiutare il nostro gruppo nella<br />

realizzazione <strong>di</strong> uno spazio web, co-<br />

27


28<br />

mune agli Istituti convocati ma pure<br />

interessati, per mettere in comune<br />

materiale teologico, grafico e <strong>di</strong><br />

attualità sul Cuore <strong>di</strong> Cristo.<br />

P. Luc ha descritto la figura <strong>di</strong> S.<br />

Giovanni Eudes che nel 1925 è stato<br />

proclamato Apostolo del culto liturgico<br />

dei Cuori <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> e <strong>di</strong> Maria.<br />

Una delle idee portanti è che Maria<br />

ha generato il cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> non solo<br />

a livello biologico. Per Eudes l’accento<br />

del Cuore era sulla misericor<strong>di</strong>a<br />

più che sulla riparazione; una spiritualità<br />

questa, che si inserisce nel<br />

filone della Scuola Francese (Berulle).<br />

S. Giovanni ha fondato e ispirato<br />

pure le fondazioni delle Suore <strong>di</strong> Nostra<br />

Signora della Carità, delle Suore<br />

del Buon pastore e delle Piccole Sorelle<br />

dei poveri.<br />

Altri contenuti sono emersi a ruota<br />

libera, come ad esempio la considerazione<br />

che il magistero del papa Benedetto<br />

XVI può essere valorizzato<br />

perché presenta affinità con il messaggio<br />

del Cuore <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>.<br />

Ogni Istituto si è preso l’impegno<br />

<strong>di</strong> portare al gruppo almeno tre articoli<br />

che delineino la specificità del<br />

Cuore <strong>di</strong> Cristo all’interno della propria<br />

<strong>Congregazione</strong>; oltre a questo<br />

le Congregazioni cercheranno al loro<br />

interno dei teologi o teologhe<br />

per un futuro seminario <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sul<br />

tema del Cuore <strong>di</strong> Cristo; infine siamo<br />

stati invitati a segnalare eventuali<br />

convegni organizzati sul tema<br />

in esame.<br />

Il prossimo incontro sarà in maggio<br />

presso la Curia Generalizia dei padri<br />

Gesuiti. Vi darò in seguito notizie<br />

degli sviluppi del gruppo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.<br />

fr. Antonio<br />

San Cleto - Roma


Il noviziato<br />

a Loreto<br />

Era il 15 settembre<br />

il giorno in cui iniziavo<br />

il percorso<br />

<strong>di</strong> noviziato: si specificava<br />

ulteriormente il cammino<br />

ed il rapporto con la spiritualità<br />

e la <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong><br />

p. Mario Venturini, mentre la medesima<br />

e sempre nuova Parola creatrice<br />

e formatrice, continuava a risuonare<br />

puntuale anche in quel giorno<br />

d’ingresso in noviziato.<br />

Sentirsi accarezzati dalla Parola è<br />

un’esperienza che, pur ripetuta, rimane<br />

sempre unica e non del tutto<br />

comunicabile. Gli unici due testi,<br />

che durante i 7 mesi in seminario mi<br />

fu dato <strong>di</strong> commentare, Gv 19,25-<br />

27 e Gv 1,35-39 (l’uno alla novena<br />

dell’Immacolata Concezione il 5<br />

<strong>di</strong>c. 2011, l’altro in Lectio Divina la<br />

II dom. del TO 15 gen. 2012), sono<br />

stati gli stessi due testi che hanno<br />

accompagnato quel 15 settembre:<br />

il primo nella lettura evangelica<br />

della celebrazione mattutina, memoria<br />

della Beata Vergine Maria Addolorata,<br />

in cui fr. Albi e fr. Davide<br />

hanno emesso la prima Professione,<br />

l’altro è il testo del rito d’ingresso in<br />

Noviziato. Non provo neanche a descrivere<br />

la gioia interiore <strong>di</strong> quel momento,<br />

che tante altre volte si è presentato<br />

in passato e che oggi con-<br />

Seguimi<br />

tinua ad alimentare la gioia<br />

interiore <strong>di</strong> questo Noviziato.<br />

Casa Maris Stella è insieme<br />

un privilegio e un gioiello<br />

<strong>di</strong> spiritualità. È un privilegio<br />

il contatto palpabile<br />

con la Santa Casa e gli effetti spirituali<br />

per sé e per quanti beneficiano<br />

dell’intercessione della Madre Lauretana.<br />

Ed è un gioiello <strong>di</strong> spiritualità<br />

per la funzione che assume a favore<br />

<strong>di</strong> quanti, presbiteri, religiosi e religiose,<br />

trovano nutrimento spirituale.<br />

P. Giannantonio Fincato maestro<br />

<strong>di</strong> noviziato, il neo-professo Davide<br />

Bottinelli, l’aggregata Daniela Martinelli,<br />

fra’ Gabriele Ferol<strong>di</strong> ed io siamo<br />

attualmente la comunità <strong>di</strong> Maris<br />

Stella; insieme ad Ana, Lucica e<br />

Sabrina solerti curatrici del lavoro in<br />

cucina e dei vari ambienti della casa.<br />

Situata sulla dolce collina <strong>di</strong> Montorso,<br />

in una suggestiva e invi<strong>di</strong>abile<br />

cornice ornata dal Santuario <strong>di</strong> Loreto,<br />

dal monte Conero e dal mare <strong>di</strong><br />

Porto Recanati, Casa Maris Stella vive<br />

a sua volta immersa all’interno <strong>di</strong><br />

una comunità “più allargata”, composta<br />

dal Centro Giovanile “Giovanni<br />

Paolo II”, dal Monastero delle<br />

monache Carmelitane e dai giovani<br />

<strong>di</strong> suor Elvira della comunità “Cenacolo”.<br />

Con tutti loro, con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>a-<br />

29


30<br />

mo ben più <strong>di</strong> un semplice rapporto<br />

<strong>di</strong> vicinato.<br />

Le attività a Casa Maris Stella certo<br />

non mancano, e se ne svolgono <strong>di</strong><br />

ogni tipo: teoriche, pratiche e spirituali.<br />

Gli incontri mattutini sulle Costituzioni<br />

con il padre maestro, lo<br />

stu<strong>di</strong>o personale <strong>di</strong> Sacra Scrittura, le<br />

lezioni per rispolverare il latino con la<br />

cara insegnante Rosa, lettura personale,<br />

qualche leggera manutenzione<br />

elettrica in casa (giusto per ricordarmi<br />

qualera il mestiere d’un tempo) e<br />

le corsette fino in Santuario per tenere<br />

allenato corpo e spirito. Compresa<br />

la possibilità <strong>di</strong> prendersi cura del<br />

meraviglioso giar<strong>di</strong>no, che fa da cornice<br />

alla realtà spirituale <strong>di</strong> Casa Maris<br />

Stella: richiede grande fatica, ma<br />

altrettanto grande è la piacevolezza<br />

e la sod<strong>di</strong>sfazione che se ne trae nel<br />

vederlo risplendere, grazie anche e<br />

soprattutto agli interventi dell’amico<br />

Giorgio e all’apporto <strong>di</strong> fra’ Gabriele.<br />

Ora, labora atque cum Con<strong>di</strong>tore Patre<br />

colloquere è pertanto il motto che<br />

mi sono scelto in questo Noviziato,<br />

vale a <strong>di</strong>re, prega, lavora e con il Padre<br />

Fondatore conversa. Già, “conversa”,<br />

perché non si tratta <strong>di</strong> una lezione<br />

accademica, né <strong>di</strong> un <strong>di</strong>alogo<br />

o <strong>di</strong> un confronto <strong>di</strong> idee; non è una<br />

esteriorizzazione ciarliera o un contra<br />

<strong>di</strong>cere Tizio, Caio e Sempronio. Piuttosto<br />

si tratta <strong>di</strong> una confidenziale e<br />

intima conversazione, un intrattenersi<br />

“con la persona” e “sulle cose” che<br />

più ti stanno a (in) cuore. Tu chie<strong>di</strong> il<br />

perché e il come, ne doman<strong>di</strong> l’origine<br />

e la soluzione, e lui, padre Mario,<br />

<strong>di</strong> suo pugno ti risponde con imme<strong>di</strong>atezza<br />

e puntualità. Ti risponde con<br />

il voluminoso libro che raccoglie le sue<br />

Esortazioni e redatto nel ’63, che ti<br />

capita tra le mani mentre liberi l’arma<strong>di</strong>o<br />

metallico della biblioteca. Una<br />

biblioteca che mai avresti consultato<br />

(per la presunzione <strong>di</strong> aver già occupato<br />

il tuo tempo in cose più rilevanti),<br />

e tuttavia ne sei obbligato perché<br />

in quella biblioteca scende l’acqua<br />

dal soffitto e per intervenire va spostato<br />

quell’arma<strong>di</strong>o solo dopo averlo,<br />

in parte, svuotato. È là che ti accorgi


<strong>di</strong> come la tua interiorità sia amorevolmente<br />

osservata da padre Mario,<br />

quando apri il libro, e ti ritrovi terreno<br />

nelle domande che gli hai posto.<br />

O come quando il tuo Superiore ti <strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> sistemare in un unico ambiente i<br />

numeri <strong>di</strong> Spirito e Vita e a saltar fuori<br />

questa volta sono i numeri del Ritiro<br />

Mensile, ignorata presenza <strong>di</strong> una rivista<br />

ormai estinta, seppur anch’essa<br />

uscita dalla penna <strong>di</strong> padre Mario, il<br />

quale ha, anche lì, più <strong>di</strong> un qualcosa<br />

da <strong>di</strong>rti. E tra le cose da <strong>di</strong>re ce ne sarebbero<br />

tante, come una delle singolari<br />

prospettive <strong>di</strong> p. Mario nel guardare<br />

al rapporto con <strong>Gesù</strong>: “<strong>Gesù</strong> deve<br />

stare bene, non deve in alcun modo<br />

sentirsi offeso; non ci poniamo <strong>di</strong>nanzi<br />

a Lui per chiedere ma per dare;<br />

non lo adoriamo per ricevere qualcosa<br />

noi, bensì per occuparci <strong>di</strong> Lui, della<br />

Sua volontà, dei Suoi <strong>di</strong>segni, dei<br />

desideri del Suo Cuore Sacerdotale”<br />

(cfr. Esortazioni del Padre, E. VIII<br />

10. 03. 1938, Villa S. Giuseppe – Intra<br />

1963, p. 20). E quasi a chiudere<br />

l’anello, Lui, <strong>Gesù</strong>, in risposta, secondo<br />

una lettura spirituale <strong>di</strong> Gabrielle<br />

Bossis: «I beati lo sanno: riconosco-<br />

no le mie vie in se stessi. Tu, cerca <strong>di</strong><br />

cogliere la mia azione nelle tue attività.<br />

Io ti <strong>di</strong>co spesso: “Agirò tramite<br />

te, se acconsenti”. Perché io non costringo…»<br />

(Barocchi Lucia ed., Lui e<br />

Gabrielle Bossis, San Paolo, Firenze<br />

2005, p. 190). Dunque, cos’altro <strong>di</strong>re…<br />

che le porte del nostro cuore siano<br />

spalancate.<br />

Da Loreto… per adesso è tutto.<br />

nov. Pierantonio<br />

Casa Maris Stella - Loreto<br />

31


32<br />

Ringraziamento <strong>di</strong> sr Alessandra<br />

al termine della S. Messa<br />

Il 19 gennaio <strong>2013</strong>, nella Chiesa <strong>di</strong> São Luiz Gonzaga a Barretos, Suor Alessandra<br />

Aparecida Custó<strong>di</strong>o delle Piccole Missionarie Eucaristiche al termine della celebrazione,<br />

durante la quale ha emesso i suoi voti perpetui, ringrazia tutti i presenti e coloro<br />

che l’hanno sostenuta nel cammino. Auguriamo a sr Alessandra ogni bene per<br />

il suo cammino umano e religioso.<br />

Che cosa possiamo<br />

<strong>di</strong>re noi per dare<br />

gloria a Dio, dal<br />

momento che Lui è l’Onnipotente<br />

ben al <strong>di</strong> sopra<br />

della nostra comprensione?<br />

Per dare gloria a Dio noi<br />

possiamo <strong>di</strong>re molte cose e ancora le<br />

parole non saranno sufficienti.<br />

Così mi ricorda la preghiera del salmista<br />

(Cf. Sl 8):<br />

“Che cosa è mai l’uomo perché <strong>di</strong><br />

lui ti ricor<strong>di</strong>, il figlio dell’uomo, perché<br />

te ne curi?”.<br />

Chi sono io, Signore, perché mi ami<br />

così tanto? Tu, Signore, sempre mi<br />

hai aspettato, e questa certezza mi<br />

ha sempre accompagnato. Dio sempre<br />

mi aspettava, come aspetta ogni<br />

persona, e per questo rendo grazie<br />

del dono della vocazione e della sua<br />

presenza costante e infinita.<br />

Per la mia famiglia, esempio <strong>di</strong> preghiera,<br />

<strong>di</strong> determinazione e <strong>di</strong> coraggio,<br />

nella persona dei miei genitori<br />

e <strong>di</strong> mio fratello: qui ho sperimentato<br />

profondamente l’essere famiglia,<br />

la semplicità e il conoscere<br />

Dio comunione.<br />

Alle mie zie, ai cugini, alle<br />

madrine, alle comunità<br />

<strong>di</strong> Barretos e <strong>di</strong> San Paolo:<br />

grazie per l’incoraggiamento,<br />

l’amore, e la presenza.<br />

Alla mia famiglia religiosa,<br />

rappresentata qui dalla nostra Madre<br />

Maddalena, grazie per tutto, per<br />

l’accoglienza e l’aiuto.<br />

A tutte le mie sorelle, alla nostra<br />

Delegata, per avermi aiutato a crescere<br />

come sorella e scoprire la bellezza<br />

della vocazione e l’esperienza<br />

fraterna. Ricordo qui la prima<br />

sorella che mi ha accompagnato,<br />

Sr. Consiglia, a lei devo il mio cammino<br />

e il mio <strong>di</strong>scernimento: attraverso<br />

la sua testimonianza e accoglienza<br />

ho trovato la mia seconda<br />

famiglia.<br />

Grazie sr Eleusa, mia formatrice e<br />

amica, ti ho dato molto lavoro!!!<br />

Tuttavia, le tue parole sono la <strong>di</strong>mostrazione<br />

della cura, dell’amore e<br />

della preoccupazione: il tuo esempio<br />

<strong>di</strong> vita e amore per la <strong>Congregazione</strong><br />

mi ha insegnato molto.<br />

Ai Padri della <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong>


<strong>Gesù</strong> <strong>Sacerdote</strong>, la mia “casa spirituale”,<br />

nella persona del superiore<br />

padre Gian Luigi: grazie per farmi<br />

sentire figlia e pregare per me.<br />

È stato con voi che ho imparato ad<br />

amare <strong>Gesù</strong>, a pregare e a cercare.<br />

A padre Angelo, presenza fraterna<br />

e paterna, che molto mi ha<br />

ascoltata e mi ha trattata sempre<br />

come una figlia. Dio, nella sua generosità,<br />

mi ha dato un cuore Sacerdotale<br />

e la grazia <strong>di</strong> appartenere<br />

a una <strong>Congregazione</strong> che prega<br />

e offre sacrifici per tutti i sacerdoti,<br />

e come PME (Piccola Missionaria<br />

Eucaristica) mi sento ancor più<br />

unita a voi.<br />

Grazie alla parrocchia Nostra Signora<br />

Aparecida della città <strong>di</strong> Olimpia, la<br />

mia prima comunità <strong>di</strong> missione, alla<br />

comunità Perpetuo Soccorso dove<br />

abbiamo lavorato così bene in<br />

Suor Alessandra e il neosacerdote p. Nivaldo.<br />

quest’ultimo anno: siete qui presenti…,<br />

che bello!<br />

A tutti gli amici e amiche che tengo<br />

presenti nel profondo del mio<br />

cuore, a quelli vicini e lontani: <strong>di</strong><br />

Mozarlãn<strong>di</strong>a (vicino al Mato Grosso),<br />

São José do Rio Preto (ospedale<br />

Giovanni Paolo II, e AME), ai Padri<br />

del Mato Grosso, ai Frati della<br />

Casa San Francesco, a tutti i sacerdoti:<br />

grazie per l’amicizia, io vi stimo<br />

molto.<br />

Il mio eterno affetto alle mie comunità<br />

<strong>di</strong> origine, San Luigi e Rosario,<br />

p. Clau<strong>di</strong>o, p. Constante e p. Mario,<br />

sono privilegiata nell’appartenere a<br />

due parrocchie; Dio nel suo amore<br />

dona tutto raddoppiato, non è proprio<br />

così?<br />

A voi tutti membri <strong>di</strong> entrambe le<br />

comunità parrocchiali che avete lavorato<br />

... Avete lavorato molto per<br />

rendere questa celebrazione tanto<br />

significativa e unica; alla corale che<br />

ha “illuminato” questa sera (siete<br />

dei professionisti), grazie!<br />

A fra’ Flaer<strong>di</strong>, superiore dei Frati Minori,<br />

che ha accettato <strong>di</strong> buon grado<br />

l’invito a celebrare oggi: le sue parole<br />

così profonde e convinte, fratello,<br />

sono sempre un invito a mettersi<br />

al servizio del Regno <strong>di</strong> Dio; la ringrazio<br />

per la sua presenza amica e<br />

fraterna.<br />

Bene … Continuo chiedendomi:<br />

“Che cos’è l’uomo, Signore?”.<br />

Guarda solo questa sera: può essere<br />

solo “cosa <strong>di</strong> Dio”!<br />

Grazie a tutti e pregate per noi Piccole<br />

Missionarie Eucaristiche.<br />

sr Alessandra<br />

Olimpia - SP<br />

33


34<br />

L’appartenenza<br />

a Dio dei<br />

sacri ministri<br />

Carisma<br />

e liturgia<br />

Padre Mario Venturini, dalle Memorie dell’Or<strong>di</strong>nazione<br />

Sacerdotale, 24 agosto 1910:<br />

Sono <strong>Sacerdote</strong>, sono Ministro <strong>di</strong> Dio! Voi siete tutto mio, io<br />

voglio essere tutto vostro e lo sarò col vostro santo aiuto.<br />

Padre Mario Venturini, dalle Memorie dell’Or<strong>di</strong>nazione Sacerdotale, Ritiro<br />

Spirituale, Castelvecchio <strong>di</strong> Moncalieri, 17 - 24 Agosto 1918:<br />

Riflettendo sopra la grande verità: “io sono tutto per Dio” mi<br />

hanno fatto impressione questi pensieri. - Scegliendomi per se<br />

stesso, Id<strong>di</strong>o mi eguagliò in questo agli Angeli, al suo <strong>di</strong>vin Figliuolo,<br />

ed oso <strong>di</strong>re a se stesso. Come Egli ha creato gli Angeli<br />

perché lo servissero, così ha fatto anche per me; mandò al mondo<br />

il suo Figlio Divino per riparare la sua gloria, ed a questo fine<br />

creò anche me; Id<strong>di</strong>o stesso nulla può operare che per la sua<br />

gloria, ed anche in questo io sono simile a Lui.<br />

Questo numero del Piccolo Gregge è de<strong>di</strong>cato all’appartenenza a Dio e, attraverso<br />

queste pagine, facciamo<br />

giungere qualche piccolo spunto <strong>di</strong><br />

riflessione su cosa significhi e in cosa<br />

consista questa appartenenza per il<br />

sacerdote, per aiutarci a vivere in pienezza<br />

il carisma che caratterizza tutta<br />

l’Opera <strong>di</strong> padre Venturini e la muove<br />

alla missione. Il nostro fondatore, come<br />

possiamo vedere dalle citazioni riportate<br />

sopra, teneva in somma considerazione<br />

il dono che gli era stato<br />

dato attraverso il sacerdozio, era per<br />

lui grazia e responsabilità, motivo <strong>di</strong><br />

gioia e stimolo perché questo carat-


tere sacerdotale potesse emergere e realizzarsi<br />

in pienezza in tutti i ministri consacrati.<br />

In particolare si è cercato <strong>di</strong> mettere in luce il<br />

legame tra il ministro e l’azione liturgica, attingendo<br />

in larga parte dalla bella prefazione<br />

del Calendario liturgico <strong>di</strong> Trento 2009-<br />

10 che ha trattato questo argomento per via<br />

dell’in<strong>di</strong>zione dell’anno sacerdotale. Queste<br />

in<strong>di</strong>cazioni sono comunque sempre valide<br />

e <strong>di</strong> aiuto nel vivere il nostro carisma anche<br />

nella e attraverso la liturgia.<br />

L’Anno Sacerdotale si intreccia con l’anno liturgico, e proprio nell’anno liturgico<br />

può trovare la sua pienezza e trarre efficacia <strong>di</strong> grazia.<br />

La liturgia, infatti, è per eccellenza “esercizio dell’ufficio sacerdotale <strong>di</strong> Cristo”<br />

(SC 7); nell’anno liturgico Cristo, “vive nel tempo e prosegue il cammino<br />

iniziato nella sua vita mortale (At 10,28), allo scopo <strong>di</strong> mettere gli uomini<br />

a contatto con i suoi misteri e farli vivere per essi” (Me<strong>di</strong>ator Dei III, II).<br />

Il Figlio <strong>di</strong> Dio si è fatto uomo. L’Eterno si è inserito nel tempo; l’Infinito ha<br />

voluto racchiudersi nel limite dello spazio. Tutto questo per compiere la redenzione<br />

dell’uomo, restaurare l’armonia del cosmo, e <strong>di</strong>mostrare l’amore e<br />

la gloria infinita <strong>di</strong> Dio. L’uomo può così incontrare l’Infinito, e pregustare in<br />

qualche modo le realtà sublimi, verso le quali tende.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista liturgico l’Anno Sacerdotale offre l’opportunità per il popolo<br />

<strong>di</strong> Dio <strong>di</strong> riscoprire il dono e la missione del ministro or<strong>di</strong>nato e <strong>di</strong> attingere<br />

dalla liturgia la grazia per vivere la realtà del sacerdozio ministeriale o regale,<br />

secondo la vocazione specifica ed in reciproca collaborazione, ricuperando<br />

una vera e illuminata comprensione del sacerdozio comune dei fedeli (LG 10).<br />

Il sacerdozio nel prefazio della Messa Crismale.<br />

Una via “liturgica” privilegiata per riflettere sul mistero del sacerdozio, sulla <strong>di</strong>gnità,<br />

la missione e la spiritualità del ministro or<strong>di</strong>nato può essere l’analisi del<br />

prefazio della Messa Crismale, nell’Eucaristia del Giovedì santo, concelebrata<br />

dai presbiteri con il Vescovo come segno visibile dell’unità del sacerdozio ministeriale,<br />

Eucaristia in cui si colloca anche il rinnovo delle promesse sacerdotali e<br />

la bene<strong>di</strong>zione degli Oli per la celebrazione dei Sacramenti pasquali.<br />

Il prefazio si apre esponendo il mistero centrale dell’economia della salvezza:<br />

“Con l’unzione dello Spirito Santo [o Padre] hai costituito il Cristo tuo Figlio<br />

Pontefice della nuova ed eterna alleanza, e hai voluto che il suo unico<br />

sacerdozio fosse perpetuato nella Chiesa”.<br />

L’agire <strong>di</strong> Dio Padre nel suo Unigenito con lo Spirito è rappresentato come<br />

un’Unzione che costituisce sacerdote <strong>Gesù</strong> Cristo. In tal modo il sacerdozio<br />

del Signore è rivelato nella sua origine <strong>di</strong>vina e definisce l’identità e l’attività<br />

35


36<br />

salvifica <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> come “pontefice” della nuova<br />

ed eterna alleanza. Da questo mistero centrale<br />

dell’economia salvifica nasce il mistero<br />

della Chiesa, prolungamento nel tempo e nello<br />

spazio del mistero <strong>di</strong> Cristo e dello Spirito.<br />

Dio Padre stabilisce che il sacerdozio del Figlio<br />

sia comunicato alla Chiesa: “Hai voluto,<br />

Padre, che il suo sacerdozio fosse perpetuato<br />

nella Chiesa”. Questa affermazione <strong>di</strong>ce anzitutto<br />

che la Chiesa è Comunità sacerdotale<br />

nella sua totalità e nella sua natura; <strong>di</strong>ce inoltre che tale <strong>di</strong>gnità sacerdotale<br />

è ricevuta da Cristo. Me<strong>di</strong>ante <strong>Gesù</strong> anche il sacerdozio della Chiesa è<br />

opera <strong>di</strong> Dio Padre nell’effusione dello Spirito. Come Comunità sacerdotale<br />

la Chiesa riflette non soltanto la natura del suo sposo e capo Cristo, ma tutto<br />

il mistero <strong>di</strong> Dio.<br />

Il prefazio prosegue in<strong>di</strong>cando in che modo il sacerdozio <strong>di</strong> Cristo è prolungato<br />

nella Chiesa:<br />

“Egli comunica il sacerdozio regale a tutto il popolo dei credenti e con affetto<br />

<strong>di</strong> pre<strong>di</strong>lezione sceglie alcuni tra i fratelli che me<strong>di</strong>ante l’imposizione delle<br />

mani fa partecipi dal suo ministero <strong>di</strong> salvezza”.<br />

L’agire salvifico <strong>di</strong> Cristo nella Chiesa avviene dunque con la comunicazione<br />

del suo sacerdozio sotto due forme. Anzitutto Egli partecipa a tutti i credenti<br />

il suo sacerdozio con i sacramenti del Battesimo e della Cresima. Questo<br />

dono è denominato “sacerdozio regale” (cf. 1 Pt 2, 4-5.9). I credenti in Cristo,<br />

resi a Lui conformi dai sacramenti dell’iniziazione cristiana, sono costituiti<br />

sacerdoti; uniti a Lui offrono a Dio se stessi e l’intero universo in sacrificio<br />

<strong>di</strong> lode (cf. Rm 12, 1). Il dono <strong>di</strong> questo sacerdozio nel Battesimo è significato<br />

dall’unzione con il Crisma sulla fronte del battezzando che in tal modo è<br />

“inserito in Cristo sacerdote”. Alcuni, tra i battezzati e cresimati, sono chiamati,<br />

per <strong>di</strong>vino <strong>di</strong>segno, a ricevere un’altra partecipazione del sacerdozio <strong>di</strong><br />

Cristo, che è data con il sacramento dell’Or<strong>di</strong>ne; il prefazio <strong>di</strong>ce: “Con affetto<br />

<strong>di</strong> pre<strong>di</strong>lezione sceglie alcuni tra i fratelli che me<strong>di</strong>ante l’imposizione delle<br />

mani fa partecipi del suo ministero <strong>di</strong> salvezza”. L’affetto <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>lezione<br />

si esprime nell’elezione e nella vocazione; il dono con cui tale affetto si concretizza<br />

è il conferimento del ministero <strong>di</strong> salvezza. Cristo con il sacrificio <strong>di</strong><br />

Se stesso salva tutti gli uomini; quei fedeli che egli chiama <strong>di</strong>ventano in mezzo<br />

ai loro fratelli il segno del sacerdozio <strong>di</strong> Cristo.<br />

Le due partecipazioni al sacerdozio <strong>di</strong> Cristo, regale e ministeriale, esprimono<br />

la ricchezza del dono <strong>di</strong> Dio nella Chiesa. Il sacerdozio ministeriale è costituito<br />

al servizio del sacerdozio regale affinché tutta la Chiesa possa esercitare il<br />

culto esistenziale dell’offerta <strong>di</strong> sé a Dio (LG 10).<br />

sr Mariagrazia<br />

Casa Madre -Trento


San Giuseppe<br />

“specialissimo<br />

patrono”<br />

I nostri<br />

Santi<br />

In questa nuova rubrica presenteremo le figure <strong>di</strong> santi o le<br />

festività importanti per l’Opera <strong>di</strong> p. Mario Venturini. In questo<br />

primo contributo p. Giuseppe ci presenterà la figura del<br />

padre putativo <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>: Giuseppe, il falegname.<br />

Uno dei principali patroni del nostro Istituto è san Giuseppe, sposo <strong>di</strong><br />

Maria Vergine e padre putativo <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>. Padre Venturini ne parla come<br />

specialissimo patrono, procuratore generale; il giorno a lui de<strong>di</strong>cato<br />

è festa patronale della <strong>Congregazione</strong>. Coloro che hanno conosciuto p. Venturini<br />

ricordano in modo vivo quanto fosse legato alla persona <strong>di</strong> san Giuseppe.<br />

P. Venturini sentiva questo santo come il custode<br />

della <strong>Congregazione</strong>, in una Esortazione del 9<br />

maggio 1945 si legge: «Al nostro caro S. Giuseppe<br />

erigeremo invece un piccolo monumento o un’e<strong>di</strong>cola<br />

in uno dei cortili della Casa, perché sia continuo<br />

testimonio della singolare protezione che ha<br />

avuto <strong>di</strong> questo piccolo gregge del suo <strong>Gesù</strong> e insieme<br />

preghiera perché continui a custo<strong>di</strong>re coloro<br />

che il Signore gli ha affidato».<br />

Il Vangelo fa pochi accenni su san Giuseppe:<br />

- Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo <strong>di</strong> Maria,<br />

dalla quale è nato <strong>Gesù</strong>, chiamato Cristo<br />

(Mt 1,16).<br />

- Così fu generato <strong>Gesù</strong> Cristo: sua madre Maria,<br />

essendo promessa sposa <strong>di</strong> Giuseppe, prima<br />

che andassero a vivere insieme si trovò incinta<br />

per opera dello Spirito Santo. Giuseppe<br />

suo sposo, poiché era uomo giusto e non vo-<br />

Giuseppe, addestra all’umile arte<br />

leva accusarla pubblicamente, pensò <strong>di</strong> ripu- del falegname il Figlio dell’Altissimo.<br />

<strong>di</strong>arla in segreto. Mentre però stava considerando<br />

queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli <strong>di</strong>sse:<br />

«Giuseppe, figlio <strong>di</strong> Davide, non temere <strong>di</strong> prendere con te Maria, tua<br />

sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; el- 37


38<br />

la darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai<br />

<strong>Gesù</strong>: egli infatti salverà il suo popolo<br />

dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto<br />

perché si compisse ciò che era stato<br />

detto dal Signore per mezzo del profeta:<br />

Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce<br />

un figlio: a lui sarà dato il nome <strong>di</strong> Emmanuele,<br />

che significa Dio con noi. Quando<br />

si destò dal sonno, Giuseppe fece come<br />

gli aveva or<strong>di</strong>nato l’angelo del Signore e<br />

prese con sé la sua sposa; senza che egli<br />

la conoscesse, ella <strong>di</strong>ede alla luce un figlio<br />

ed egli lo chiamò <strong>Gesù</strong> (Mt 1,18-25).<br />

- Essi erano appena partiti, quando un angelo<br />

del Signore apparve in sogno a Giuseppe<br />

e gli <strong>di</strong>sse: «Alzati, pren<strong>di</strong> con te<br />

il bambino e sua madre, fuggi in Egitto<br />

e resta là finché non ti avvertirò: Erode<br />

infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».<br />

Egli si alzò, nella notte, prese il<br />

bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto,<br />

dove rimase fino alla morte <strong>di</strong> Erode,<br />

E<strong>di</strong>cola <strong>di</strong> san Giuseppe.<br />

Casa Madre, Trento.<br />

perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta<br />

(Mt 2,13-15).<br />

- Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea,<br />

chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa <strong>di</strong> un uomo della<br />

casa <strong>di</strong> Davide, <strong>di</strong> nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando<br />

da lei, <strong>di</strong>sse: «Rallegrati, piena <strong>di</strong> grazia: il Signore è con te» (Lc 1,26-28).<br />

- Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città <strong>di</strong> Nazareth, salì in Giudea alla<br />

città <strong>di</strong> Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla<br />

famiglia <strong>di</strong> Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che<br />

era incinta (Lc 2, 4-5).<br />

- Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato<br />

nella mangiatoia (Lc 2,16).<br />

In altre citazioni <strong>Gesù</strong> viene chiamato “figlio <strong>di</strong> Giuseppe”.<br />

I nostri testi <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong>cono:<br />

“Sono particolarmente venerati nella nostra famiglia: S. Giuseppe, uomo giusto,<br />

sposo <strong>di</strong> Maria e custode vigile <strong>di</strong> Cristo redentore, che accolse il progetto<br />

<strong>di</strong> Dio e si affidò totalmente alla sua paterna provvidenza…” (Direttorio 12).<br />

“Si dovranno celebrare col debito culto le feste in onore <strong>di</strong> S. Giuseppe, affinché<br />

il custode dei Vergini alla cui fedele custo<strong>di</strong>a furono affidati la stes-


sa innocenza Cristo <strong>Gesù</strong> e la Vergine dei Vergini, ci aiuti a servire verginalmente<br />

<strong>Gesù</strong> e Maria con mente incontaminata, con cuore mondo e con corpo<br />

casto” (n. 199 del cap. 8 dello Spirito della <strong>Congregazione</strong>).<br />

L’Esortazione 34 del nostro Fondatore, scritta nel giorno de<strong>di</strong>cato a san Giuseppe<br />

nell’anno 1941, ci parla con entusiasmo <strong>di</strong> lui, ascoltiamo l’apertura:<br />

«Una delle grazie più belle che Id<strong>di</strong>o benedetto si degnò <strong>di</strong> fare<br />

alla minima Opera Sacerdotale, fu senza dubbio quella <strong>di</strong> aver<br />

ispirato a scegliere S. Giuseppe a suo speciale patrono e avvocato<br />

e procuratore, uffici che ognuno <strong>di</strong> noi sa bene quanto siano<br />

stati da Lui adempiti al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni nostra aspettativa, per<br />

quanto ci è stato dato <strong>di</strong> conoscere, perché è molto maggiore<br />

il numero dei benefici suoi che solo nel Cielo ci saranno noti. È<br />

dunque assai giusto e doveroso che noi abbiamo verso questo<br />

gran Santo una specialissima devozione…».<br />

Padre Mario parlando delle virtù <strong>di</strong> san Giuseppe sottolinea innanzitutto<br />

“il suo amore e trasporto per la vita interiore”. Questo dono è dovuto alla<br />

speciale custo<strong>di</strong>a che egli è stato chiamato a vivere nei confronti <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong><br />

e <strong>di</strong> Maria…<br />

«Possiamo pensare che l’interiore <strong>di</strong> S. Giuseppe fosse sempre<br />

rapito nella più alta contemplazione <strong>di</strong> quel Dio che aveva sotto<br />

gli occhi nelle fattezze <strong>di</strong> uomo, imitando in ciò la <strong>di</strong>letta sua<br />

Sposa, mentre anche all’este riore ridondava quella pienezza <strong>di</strong><br />

cose sante che portava in cuore…».<br />

Il nostro Fondatore si entusiasma nel pensare che ci è stata data la gioia <strong>di</strong><br />

stare sotto lo stesso tetto e <strong>di</strong> far parte <strong>di</strong> un istituto dove «la vita interiore<br />

dev’essere coltivata al sommo grado». È importante allora approfittare della<br />

presenza reale <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> nel SS. Sacramento, essere sempre uniti a Lui, privilegiare<br />

la me<strong>di</strong>tazione e la s. Messa. Per accrescere la vita interiore è importante<br />

l’unione al Sacrificio <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>.<br />

«La vita <strong>di</strong> San Giuseppe, quale ci viene presentata dagli Evangelisti,<br />

è tutta avvolta nel più alto silenzio. Pochissimo parlano<br />

<strong>di</strong> Lui i Libri Santi, mentre nessuna parola <strong>di</strong> questo gran Santo<br />

viene riportata. Eppure egli ebbe una parte notevolissima negli<br />

avvenimenti della nascita, dell’infanzia e della fanciullezza <strong>di</strong><br />

<strong>Gesù</strong> Cristo. Ah! la virtù del silenzio fu proprio la speciale caratteristica<br />

<strong>di</strong> questo uomo santo».<br />

Prendendo esempio da San Giuseppe padre Venturini incoraggia ad una vita<br />

<strong>di</strong> silenzio vissuta nella semplicità, questo stile porta ad una vita nel raccoglimento,<br />

nel nascon<strong>di</strong>mento e nell’umiltà, virtù necessarie anche oggi.<br />

39


40<br />

«Un terzo esempio ci dà il nostro Santo Protettore con la sua illimitata<br />

fiducia, col suo incon<strong>di</strong>zionato abbandono alla Divina<br />

Provvidenza. Egli passò dei momenti veramente dolorosi, delle<br />

prove gravissime per la sua fede in Dio, che volle tentare il<br />

suo servo fedele mettendolo al fuoco della tribolazione. Il rifiuto<br />

dei Betlemiti a fornire un ricovero alla Sua Sposa e al Messia<br />

nascituro, lo squallore della Stalla in cui Esso viene alla luce,<br />

l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> portarsi in Egitto per sfuggire alla persecuzione<br />

<strong>di</strong> Erode, il vedere il Figlio <strong>di</strong> Dio così umiliato e nascosto nella<br />

bottega a lavorare con lui: tutto ciò era per questo gran Santo<br />

prova dolorosa, ma la sua volontà si univa a quella <strong>di</strong> Dio, che<br />

adorava con la sot tomissione più grande, compiendone fedelmente<br />

anche i minimi or<strong>di</strong>ni. Imitiamo questo abbandono nelle<br />

mani <strong>di</strong> Dio infinitamente buono e amante».<br />

«… San Giuseppe fu lo strumento <strong>di</strong> questa Provvidenza per i bisogni<br />

della Santa Famiglia, sempre per mezzo suo presenteremo i<br />

nostri bisogni a Dio, sicuri che, per la <strong>di</strong> Lui intercessione, più sicuramente<br />

e più presto saremo esau<strong>di</strong>ti».<br />

«… La nostra Pia Società ha sempre considerato San Giuseppe oltre<br />

che suo Procuratore Generale, anche custode dei vergini «Virginum<br />

Custos». Oh quale e quanto onore! La stessa innocenza<br />

Cristo <strong>Gesù</strong>, e la Vergine delle Vergini Maria SS., affidata alla custo<strong>di</strong>a<br />

fedele <strong>di</strong> questo Santo, così puro e amante della bella virtù<br />

[castità]! Certamente questa dev’essere stata ben grande in San<br />

Giu seppe, se fu scelto dal Signore per un incarico così segnalato<br />

e delicato; ma nel tempo stesso si può ritenere che la purezza illibata<br />

<strong>di</strong> Lui crescesse ancor più avendo sempre davanti a Sé questi<br />

due modelli incomparabili <strong>di</strong> candore verginale, <strong>Gesù</strong> e Maria.<br />

E chi può <strong>di</strong>re quanto lo amasse il Figlio <strong>di</strong> Dio per tale motivo,<br />

e quali compiacenze trovasse nel cuore castissimo del suo Padre<br />

putativo? Chi può <strong>di</strong>re quanto la Vergine Immacolata godesse del<br />

consorzio e dell’amore <strong>di</strong> una creatura tanto casta, ricambiandola<br />

con purissimo amore? Per questo lungo tutte le età, lo Sposo verginale<br />

<strong>di</strong> Maria SS., il custode <strong>di</strong> Colui che è candore <strong>di</strong> lucentezza,<br />

sarà pure la forte salva guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> quanti sono da Dio chiamati<br />

a condurre vita <strong>di</strong> castità e purezza…».<br />

Ci affi<strong>di</strong>amo tutti allora alla protezione <strong>di</strong> questo grande santo e come padre<br />

Venturini accogliamolo come patrono specialissimo, lui che ha custo<strong>di</strong>to <strong>Gesù</strong><br />

e Maria custo<strong>di</strong>sca anche ciascuno <strong>di</strong> noi.<br />

p. Giuseppe<br />

Il Cenacolo - Barcellona P. G. ME


Un tesoro in<br />

vasi <strong>di</strong> creta<br />

Vita<br />

dell’opera<br />

Padre Nivaldo in questo suo contributo ci parla della sua Or<strong>di</strong>nazione<br />

presbiterale avvenuta il 2 febbraio <strong>di</strong> quest’anno.<br />

A lui la nostra Redazione augura un buon cammino e un proficuo<br />

ministero.<br />

Il 2 febbraio <strong>2013</strong> io, la mia famiglia,<br />

la <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong><br />

<strong>Sacerdote</strong> e la Chiesa tutta,<br />

popolo sacerdotale, abbiamo vissuto<br />

la festa della mia or<strong>di</strong>nazione sacerdotale.<br />

In un clima <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione,<br />

ho potuto vedere nel sorriso<br />

<strong>di</strong> ogni persona la gioia <strong>di</strong> ricevere<br />

un nuovo sacerdote per la Chiesa.<br />

Ci sono stati quattor<strong>di</strong>ci anni <strong>di</strong> formazione<br />

per arrivare a questo giorno<br />

così speciale, così sperato, così luminoso,<br />

nel giorno della Presentazione<br />

<strong>di</strong> <strong>Gesù</strong> Bambino al Tempio. La mia<br />

sensazione era quella <strong>di</strong> essere presentato<br />

a Dio, alla Chiesa, ora in modo<br />

<strong>di</strong>verso: è stata una conferma <strong>di</strong><br />

Dio e della Chiesa alla mia risposta:<br />

Sì, io sono qui per fare, o Dio, la tua<br />

volontà!<br />

Solo attraverso la fede si può approfon<strong>di</strong>re<br />

il mistero del sacramento<br />

dell’Or<strong>di</strong>ne, è un dono che supera<br />

la nostra umanità, c’è sì un cambiamento<br />

ontologico, ossia, nell’essere<br />

della persona. Non è una semplice<br />

magia, ma la grazia <strong>di</strong> Dio che<br />

opera nella fragilità umana. Ecco co-<br />

me mi sento davanti a un così grande<br />

mistero: un semplice strumento<br />

nelle mani <strong>di</strong> Dio, che viene donato<br />

da Lui.<br />

Lentamente, pochi giorni dopo l’or<strong>di</strong>nazione,<br />

ho iniziato a prendere la<br />

consapevolezza del fatto <strong>di</strong> essere<br />

un presbitero, perché, anche dopo<br />

una lunga formazione, sentiamo<br />

che non siamo pronti al 100%.<br />

In un certo senso questo è un bene,<br />

perché penso che <strong>di</strong>chiararmi pronto<br />

sarebbe una pura illusione. La formazione<br />

iniziale è solo l’avvio, il fondamento<br />

<strong>di</strong> una vita. Ora è il momento<br />

<strong>di</strong> mettere tutto in pratica: gli<br />

stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> filosofia, la teologia, la conoscenza<br />

della vita religiosa. Ma questo<br />

bagaglio teorico non è tutto. Il<br />

ministero del sacerdote non è così<br />

semplice: davanti alla persona umana<br />

nella sua fragilità e alle sfide del<br />

mondo, mi rendo conto che ho bisogno<br />

<strong>di</strong> imparare molto. Imparare<br />

da chi? Imparare da <strong>Gesù</strong> che <strong>di</strong>ce:<br />

“Imparate da me che sono mite ed<br />

umile <strong>di</strong> cuore” (cf. Mt 11,29). Io<br />

non sono nato sacerdote, ma sto im-<br />

41


42<br />

parando ad esserlo davanti al Tabernacolo,<br />

nella mia comunità religiosa<br />

e parrocchiale e guardando a colui<br />

che è il nostro unico Maestro e modello<br />

(cf. Mt 23,8).<br />

Per me, essere sacerdote non è in<br />

primo luogo “fare delle cose”, ma<br />

soprattutto essere chiamato a stare<br />

con Lui (cf. Mc 3,13-19), per poi essere<br />

inviato nella missione. Questa è<br />

una sapienza che la Sacra Scrittura,<br />

attraverso la Lectio Divina, mi sta insegnando.<br />

Questa è anche la testimonianza<br />

del nostro padre fondatore,<br />

Mario Venturini: attraverso i suoi<br />

scritti, si vede che egli è un uomo <strong>di</strong><br />

profonda intimità con <strong>Gesù</strong> nell’Eucaristia.<br />

La consapevolezza <strong>di</strong> portare questo<br />

tesoro in vasi <strong>di</strong> creta è <strong>di</strong>ventata ancora<br />

più evidente quando ho presieduto<br />

per la prima volta l’Eucaristia.<br />

Nell’invocare lo Spirito, nel pronunciare<br />

le parole <strong>di</strong> <strong>Gesù</strong>, anche se i miei<br />

occhi non vedono, so che attraverso<br />

la fede non è solo il pane. E questo è<br />

qualcosa <strong>di</strong> grande, che opera attraverso<br />

una persona limitata: attraverso<br />

il sacerdote accade il più grande<br />

miracolo che il mondo possa presentare;<br />

attraverso un semplice uomo,<br />

fragile, piccolo, ve<strong>di</strong>amo presente la<br />

grandezza e la gloria <strong>di</strong> Dio. Un altro<br />

momento molto speciale è nel sacramento<br />

della riconciliazione attraverso<br />

il quale la persona che si presenta<br />

ferita dal peccato ne esce rinvigorita<br />

dalla misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio: l’Eucaristia e<br />

la Riconciliazione sono due momenti<br />

fondamentali nella vita del sacerdote.<br />

In questi momenti sentiamo che è<br />

Dio che agisce attraverso <strong>di</strong> noi. Non<br />

è il sacerdote che compie queste cose,<br />

ma è <strong>Gesù</strong> stesso, unico ed eterno<br />

<strong>Sacerdote</strong>, che opera attraverso i<br />

suoi ministri.<br />

Quin<strong>di</strong>, con<strong>di</strong>vido con voi la mia<br />

esperienza <strong>di</strong> essere oggetto della<br />

Grazia <strong>di</strong> Dio perché ha guardato<br />

a questo povero uomo: mi ha fatto<br />

il dono <strong>di</strong> una famiglia cristiana,<br />

dove ho imparato i valori della fede,<br />

del Vangelo; come anche della mia<br />

comunità parrocchiale, e della mia<br />

congregazione religiosa, che mi incoraggia<br />

ogni giorno ad essere migliore,<br />

anzi, più santo.<br />

p. Nivaldo<br />

Osasco SP - Brasile


50<br />

Taizè nella parrocchia San Cleto<br />

Cari lettori, vi raggiungo<br />

nelle notizie<br />

<strong>di</strong> <strong>Congregazione</strong><br />

con qualche riflesso <strong>di</strong> cronaca su<br />

quanto è accaduto a Roma durante<br />

le vacanze natalizie e che ha coinvolto<br />

molto da vicino noi venturini<br />

e la gente della Parrocchia a noi affidata:<br />

il pellegrinaggio della fede <strong>di</strong><br />

40.000 giovani europei amici della<br />

comunità <strong>di</strong> Taizè in Francia.<br />

Brevemente ecco un po’ <strong>di</strong> storia:<br />

Roger Schutz, giovane studente <strong>di</strong><br />

teologia, nel 1940, lasciata la Svizzera,<br />

cercava casa in Francia, terra<br />

<strong>di</strong> origine della nonna paterna. In<br />

bicicletta, dopo aver valutato <strong>di</strong>verse<br />

soluzioni incontrate in un lungo<br />

tragitto, arrivò nei pressi <strong>di</strong> Cluny,<br />

storicamente sede <strong>di</strong> un’importante<br />

esperienza monastica e in prossimità<br />

della linea <strong>di</strong> demarcazione che<br />

<strong>di</strong>videva in due la Francia a causa<br />

della guerra. Nella casa <strong>di</strong> Taizé accolse<br />

e aiutò i profughi della guerra,<br />

soprattutto ebrei. La vita nel villaggio<br />

non fu facile, ma permise al giovane<br />

Roger <strong>di</strong> esercitare la sua vocazione<br />

<strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong> attenzione<br />

per gli altri. Il suo progetto era<br />

fondare una comunità ecumenica,<br />

aprire cioè delle strade che portassero<br />

alla guarigione delle lacerazioni<br />

che <strong>di</strong>vidono i cristiani. Le sue<br />

idee furono subito con<strong>di</strong>vise<br />

dai due giovani svizzeri,<br />

Max Thurian e Pierre Souverain.<br />

Fu nel 1949 che i primi frères<br />

(fratelli), <strong>di</strong>ventati nel frattempo<br />

sette, si impegnarono nella comunità<br />

attraverso i voti monastici. A<br />

Taizé avevano bisogno <strong>di</strong> una chiesa;<br />

la chiesetta romanica, cattolica,<br />

<strong>di</strong> Taizé faceva proprio al caso loro.<br />

L’autorizzazione pontificia non era<br />

scontata in quanto il gruppo era <strong>di</strong><br />

fede protestante, ma fu ottenuta<br />

attraverso il nunzio apostolico a Parigi,<br />

Angelo Giuseppe Roncalli (poi<br />

<strong>di</strong>venuto Papa Giovanni XXIII) che,<br />

interpellato dalla Santa Sede, si pronunciò<br />

favorevolmente.<br />

Nel 1951 i fratelli erano già do<strong>di</strong>ci<br />

ed arrivarono a trenta nel 1959.<br />

Fin dal 1957 la comunità monastica<br />

che si andava costruendo fece<br />

anche dell’accoglienza e dell’ascolto<br />

ai giovani un suo tratto <strong>di</strong>stintivo.<br />

Questo si aggiunse al desiderio<br />

attivo verso l’unità dei cristiani, alla<br />

ricerca <strong>di</strong> una profonda spiritualità<br />

che si richiamasse ai modelli antichi<br />

del monachesimo occidentale,<br />

alla semplicità delle proprie con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> vita, all’impegno umanitario<br />

nei paesi poveri del Terzo Mondo.<br />

Per tutto questo, Taizé <strong>di</strong>venne<br />

ed è tuttora un punto <strong>di</strong> riferimen-


to nel panorama religioso europeo,<br />

specialmente tra i giovani e i loro<br />

educatori.<br />

Ecco che la nostra comunità parrocchiale,<br />

il gruppo giovani <strong>di</strong> S. Cleto,<br />

alcune famiglie e altri fedeli <strong>di</strong><br />

buona volontà sono stati coinvolti<br />

nell’ospitalità <strong>di</strong> 105 giovani sia nei<br />

locali del nostro Oratorio, sia nelle<br />

abitazioni. Essi erano <strong>di</strong> nazionalità<br />

tedesca, croata, polacca, ucraina,<br />

bosniaca, lituana; c’erano tra<br />

loro anche dei seminaristi polacchi.<br />

Gran parte dell’ospitalità è stata organizzata<br />

da p. Roberto Raschetti<br />

con i suoi giovani: essi con entusiasmo<br />

e impegno hanno offerto il<br />

loro servizio (facendo anche i traduttori)<br />

negli aspetti che riguardavano<br />

il pernottamento, la colazione,<br />

la preghiera del mattino con la<br />

S. Messa, i lavori <strong>di</strong> gruppo e l’accoglienza<br />

serale.<br />

Un’altra parte importante <strong>di</strong> ospitalità<br />

è stata resa possibile grazie a una<br />

quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> volontari laici che da<br />

alcuni mesi, all’interno della nostra<br />

Parrocchia, cercano <strong>di</strong> creare tempi e<br />

luoghi <strong>di</strong> aggregazione e <strong>di</strong> incontro.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> vecchi amici,<br />

alcuni in pensione altri ancora al<br />

lavoro - <strong>di</strong>versi per età, origine, capacità<br />

- che si de<strong>di</strong>cano ad organizzare<br />

delle serate conviviali alla gente<br />

del nostro quartiere, attraverso<br />

una cucina fatta <strong>di</strong> pietanze - non<br />

comuni ma originali - e con un’animazione<br />

intelligente; il tutto a costi<br />

molto contenuti e perciò accessibili<br />

anche a famiglie e a persone che<br />

non hanno tanti mezzi economici.<br />

Per mandato ho potuto partecipare<br />

alla nascita e allo sviluppo <strong>di</strong> questo<br />

gruppo nelle <strong>di</strong>verse attività: <strong>di</strong>alogo,<br />

organizzazione dei menù e delle<br />

animazioni, ricerca del materiale<br />

logistico, gestione delle spese e<br />

dei rifornimenti, allestimento temporaneo<br />

delle cucine, riassetto or<strong>di</strong>nato.<br />

La maggioranza quasi assoluta<br />

del gruppo è composta da uomini,<br />

quin<strong>di</strong> l’impresa è ancora più interessante!<br />

Le loro mogli comunque<br />

partecipano alle operazioni <strong>di</strong> servizio<br />

ai tavoli.<br />

Così Alfredo, Angelo, Osvaldo, Augusto,<br />

Giancarlo, Gianluca, Pietro,<br />

Paolo, Liana, Isabella... con passione,<br />

coraggio, generosità e sacrificio<br />

hanno preparato nella notte del<br />

31 <strong>di</strong>cembre la festa dei popoli, un<br />

evento richiesto nel pellegrinaggio<br />

della fede alle Parrocchie ospitanti:<br />

dopo una veglia <strong>di</strong> preghiera in chiesa<br />

questi giovani sono scesi nel nostro<br />

teatro e hanno trovato calore,<br />

cibo, allegria che hanno provocato la<br />

gioia della fraternità internazionale.<br />

Nello stesso clima, con le stesse motivazioni,<br />

negli stessi locali e con tanta<br />

stanchezza addosso, il gruppo appena<br />

descritto ha allestito il pranzo<br />

del 1° gennaio.<br />

Tutte queste esperienze <strong>di</strong> accoglienza<br />

e <strong>di</strong> servizio dentro la Parrocchia,<br />

hanno alimentato la nostra fede, la<br />

nostra comunione e la nostra carità;<br />

grazie a Dio i giovani hanno trovato<br />

a S. Cleto dei cuori ospitali, lieti e <strong>di</strong>sponibili<br />

durante il loro pellegrinaggio<br />

europeo alla ricerca <strong>di</strong> senso per<br />

la loro vita e <strong>di</strong> testimoni convinti del<br />

Vangelo <strong>di</strong> Nostro Signore.<br />

fr. Antonio<br />

San Cleto - Roma<br />

51


54<br />

Viaggio in Brasile<br />

Era da qualche anno<br />

che p. Gianluigi<br />

ci invitava ad<br />

accompagnarlo in Brasile in<br />

uno dei suoi viaggi <strong>di</strong> visita ai propri<br />

confratelli e alle loro comunità. Per<br />

vari motivi, prendere la decisione <strong>di</strong><br />

partire non era facile ma quest’anno,<br />

a un ulteriore invito, la risposta è<br />

stata un bel sì. Cogliamo questa bella<br />

opportunità, spezziamo il lungo e<br />

freddo mese <strong>di</strong> gennaio e mettiamo<br />

in valigia le cose estive!<br />

L’impatto con il Brasile è subito piacevole.<br />

Usciti dall’aeroporto, ci accoglie<br />

un bel cielo terso, il sole riscalda,<br />

tantissime palme lungo le lunghissime<br />

arterie. Alla guida c’è Raphael,<br />

studente <strong>di</strong> teologia, che parla abbastanza<br />

bene l’italiano e ci condurrà<br />

a Barretos attraverso un paesaggio<br />

molto bello. Il cielo è immenso,<br />

niente montagne che lo delimitino,<br />

estensioni <strong>di</strong> canna da zucchero,<br />

piantagioni <strong>di</strong> eucalipti, aranceti.<br />

Il verde predomina, i colori sono<br />

riposanti. Questo ci accompagnerà<br />

per tutto il viaggio.<br />

A Barretos facciamo la conoscenza<br />

<strong>di</strong> p. Mario e <strong>di</strong> p. Costante. La casa<br />

è molto accogliente. Un’ampia<br />

terrazza che guarda verso il giar<strong>di</strong>-<br />

Esperienze<br />

no ti permette <strong>di</strong> ripararti<br />

dal sole e conversare amabilmente.<br />

Le giornate scorrono piacevoli.<br />

A Barretos de<strong>di</strong>chiamo del<br />

tempo per conoscere l’Ospedale del<br />

Cancro, una struttura straor<strong>di</strong>naria<br />

nata nel 1962 dall’attività del dott.<br />

Prata con una grossa carica idealista,<br />

che fosse cioè un ospedale aperto<br />

anche ai poveri, loro come gli altri,<br />

nel momento <strong>di</strong> fragilità che la malattia<br />

comporta. Negli anni, non senza<br />

<strong>di</strong>fficoltà, sotto la guida del figlio<br />

Henrique e l’attenzione continua <strong>di</strong><br />

p. Andrea Bortolameotti, grazie alle<br />

donazioni più <strong>di</strong>verse raccolte per<br />

integrare il parziale finanziamento


governativo, l’ospedale si è ingran<strong>di</strong>to,<br />

strutturandosi a livelli <strong>di</strong> sicura<br />

eccellenza nella cura, nella ricerca<br />

e nella formazione del personale<br />

sanitario. Tutto è strutturato attorno<br />

al malato e ai suoi familiari, voluti vicini<br />

in tutto il percorso <strong>di</strong> cura. L’ospedale<br />

arriva ad accettare quoti<strong>di</strong>anamente<br />

tremila pazienti provenienti<br />

da tutto il Brasile e da altri stati limitrofi.<br />

Un tratto caratteristico dei brasiliani,<br />

risaputo e subito sperimentato, è la<br />

loro cor<strong>di</strong>alità. Anche le celebrazioni<br />

sono partecipate e animate con gioia.<br />

La professione <strong>di</strong> suor Alessandra<br />

e l’or<strong>di</strong>nazione <strong>di</strong> p. Nivaldo ne sono<br />

la testimonianza. Ricordano proprio<br />

il canto che <strong>di</strong>ce “popolo in festa”.<br />

Le chiese sono molto belle; semplici<br />

nella loro struttura, ma affrescate<br />

da mani sapienti. Nella chiesa <strong>di</strong> Barretos<br />

si trova la tomba <strong>di</strong> p. Andrea<br />

Bortolameotti. I parrocchiani l’hanno<br />

voluto sepolto lì, per farlo partecipe<br />

del loro amore e della loro gratitu<strong>di</strong>ne.<br />

Il viaggio prosegue verso Marilia.<br />

100 anni fa c’era ancora la foresta,<br />

ora conta circa 300 mila persone.<br />

Città industriale circondata da favelas.<br />

Con p. Angelo ne percorriamo<br />

una e arriviamo alla chiesa <strong>di</strong> San<br />

Francesco d’Assisi dove ci accoglie il<br />

vulcanico sacrestano Agenor. Niente<br />

da fare: dobbiamo assolutamente<br />

conoscere tutti gli animali del suo<br />

cortile, domestici e non. Fa lui da interprete.<br />

Il nostro viaggio prevedeva anche la<br />

parte turistica. Con Adenilson, anche<br />

lui studente <strong>di</strong> teologia della casa<br />

<strong>di</strong> Osasco, p. Paolo e p. Giovanni<br />

partiamo alla volta <strong>di</strong> Foz do Iguaçu,<br />

nello stato del Paranà, città cresciuta<br />

in modo esponenziale dopo l’inaugurazione<br />

del ponte verso il Paraguay<br />

(1965) che porta a Ciudad<br />

del Este, bizzarro porto franco paraguaiano,<br />

e alla mastodontica <strong>di</strong>ga <strong>di</strong><br />

Itaipu (“roccia che canta” in lingua<br />

guaranì).<br />

Le cascate hanno fatto il resto. Possiamo<br />

visitarle sia dal lato argentino<br />

che brasiliano. La veduta d’insieme<br />

è impressionante e vertiginosa e arrivando<br />

in mezzo alla “Garganta del<br />

Diablo” si viene avvolti da una nuvola<br />

permanente <strong>di</strong> vapore acqueo,<br />

in un boato fragoroso.<br />

55


56<br />

Il giro in barca sulle tranquille acque<br />

del fiume Iguaçu corona la nostra<br />

entusiasmante visita.<br />

Una puntata veloce al “Parque das<br />

Aves”, a <strong>di</strong>retto contatto con splen<strong>di</strong><strong>di</strong><br />

tucani, variopinti pappagalli e la<br />

maestosa aquila arpia, prima <strong>di</strong> ripartire<br />

per Rio.<br />

All’arrivo ci attende p. Ailton. Lui, il<br />

fratello e un amico ci accompagnano<br />

in questi giorni al Cristo Redentor<br />

Do Corcovado che dall’alto dei<br />

suoi 704 metri domina Rio e apre<br />

lo sguardo a un paesaggio mozzafiato,<br />

un susseguirsi <strong>di</strong> baie e spiagge.<br />

I morros, le colline aguzze a cui<br />

s’aggrappano le favelas, attraversano<br />

la città fino al mare, ritagliandola<br />

in <strong>di</strong>versi quartieri. Riconosciamo la<br />

Cattedrale <strong>di</strong> San Sebastiano, patrono<br />

della città. La visitiamo poco dopo:<br />

la forma conica, inusuale, gran<strong>di</strong><br />

finestre colorate e un cemento che<br />

già sembra più vecchio dei suoi soli<br />

34 anni <strong>di</strong> età.<br />

Il Pan <strong>di</strong> Zucchero non si concede,<br />

rimane avvolto nella nebbia. Scen<strong>di</strong>amo,<br />

passeggiamo lungo la spiaggia<br />

<strong>di</strong> Copacabana e ci gustiamo fresca<br />

acqua <strong>di</strong> cocco, <strong>di</strong>rettamente dal<br />

frutto.<br />

Ultima tappa ad Osasco, città attigua<br />

e ormai continuazione <strong>di</strong> San<br />

Paolo. Fondata da un piemonte-


se <strong>di</strong> Osasco, città della provincia <strong>di</strong><br />

Torino, conta oggi oltre due milioni<br />

<strong>di</strong> abitanti ed è sede vescovile. È<br />

qui che p. Pio e p. Carlo curano una<br />

grande parrocchia.<br />

Una visita a San Paulo dove nel 1554<br />

i gesuiti costruirono la missione che<br />

<strong>di</strong>ede il nome alla città e dove si può<br />

ancora ammirare il loro collegio.<br />

Praça da Sé con la cattedrale gotica.<br />

San Paolo ci colpisce con i suoi grattacieli<br />

a per<strong>di</strong>ta d’occhio, i capolavori<br />

firmati dall’architetto Oscar Niemeyer,<br />

morto recentemente all’età<br />

<strong>di</strong> 105 anni, la metropolitana modernissima.<br />

Attraversiamo l’Avenida<br />

Paulista, cuore del potere economico,<br />

che allinea le sue file <strong>di</strong> banche<br />

fino ad arrivare al MAPS, il museo<br />

d’arte, che ci regala inaspettatamente<br />

capolavori della pittura europea,<br />

da Bosch a Van Gogh.<br />

Il nostro viaggio volge alla fine, tanti<br />

sono stati gli stimoli, abbiamo tro-<br />

vato una natura maestosa, una terra<br />

<strong>di</strong> contrasti dove le cose più lontane<br />

e <strong>di</strong>verse convivono e si offrono<br />

mescolate, il tutto animato da una<br />

grande vitalità e un’ospitalità sincera<br />

e cor<strong>di</strong>ale.<br />

Giovanna e Alberto<br />

Trento<br />

57


58<br />

Un grande libro (Cronache dei PP. Venturini)<br />

Un sacerdote, impegnato in una delle nostra comunità nel trascrivere le cronache<br />

dell’Opera, ha voluto “tradurre” questa sua esperienza <strong>di</strong> contatto con la <strong>Congregazione</strong><br />

e la sua storia attraverso un breve componimento poetico. Un segno d’affetto<br />

che desideriamo con<strong>di</strong>videre su queste pagine.<br />

Un grande libro<br />

è aperto sulla mia scrivania.<br />

Memorie <strong>di</strong> uomini e santi<br />

storie terrene intrise <strong>di</strong> eternità<br />

attimi impressi su pagine antiche<br />

impronte <strong>di</strong> un uomo<br />

afferrato da Dio<br />

donatosi a uomini fragili<br />

resi forti dal Figlio.<br />

(A. Lettieri)


Conoscenza<br />

delle lingue<br />

E anche<br />

Dio rise<br />

Non molto tempo fa in occasione della or<strong>di</strong>nazione<br />

presbiterale del mio confratello p. Nivaldo<br />

sono andato in Brasile; è stata una esperienza<br />

molto arricchente, porto molti ricor<strong>di</strong> nel cuore: accoglienza<br />

ricca <strong>di</strong> calore, gran<strong>di</strong> spazi, colore, cultura... ma una cosa che non<br />

<strong>di</strong>menticherò è l’inizio del mio viaggio quando ho vissuto una vicenda che<br />

mi ha fatto capire quanto importante sia conoscere le lingue straniere. Il fondatore<br />

della mia congregazione, p. Mario Venturini, affermava che: “Un sacerdote<br />

è tante volte tale a seconda delle lingue che conosce”. Ahimé io conosco<br />

appena appena la lingua italiana, ho qualche infarinatura, ma proprio<br />

qualche spruzzo, <strong>di</strong> francese ma, in compenso, parlo bene il <strong>di</strong>aletto siciliano,<br />

però più in là non vado.<br />

In Olanda, all’aeroporto <strong>di</strong> Amsterdam, per una <strong>di</strong>sattenzione io e padre<br />

Paolo ci siamo persi <strong>di</strong> vista; ho avuto un momento <strong>di</strong> panico anche perché<br />

l’aeroporto internazionale <strong>di</strong> quella città è proprio enorme e inoltre la lingua<br />

olandese non so neppure dove sta <strong>di</strong> casa. Grazie al telefonino, benedetto chi<br />

l’ha inventato!, siamo riusciti a metterci in contatto e ci siamo ritrovati, quin<strong>di</strong>:<br />

tutto è bene ciò che finisce bene.<br />

Ho premesso questa introduzione per introdurre la storia realmente accaduta<br />

che vorrei raccontarvi e che ha come scenario proprio la terra brasiliana.<br />

Padre Lino, chiameremo così il nostro protagonista, è un prete italiano che ha<br />

deciso <strong>di</strong> vivere il suo ministero come missionario nella terra della Santa Croce,<br />

conosciuta come Brasile. Nei mesi precedenti alla partenza ha cercato <strong>di</strong><br />

compredere quella nuova cultura e i costumi <strong>di</strong> quel mondo con dei corsi intensivi<br />

al Centro missionario, ma un corso intensivo lo ha fatto anche per cominciare<br />

a masticare una lingua che, sì, è vicina al suo italiano, in quanto lingua<br />

neolatina, ma non tanto da permettere al nostro prete una padronanza<br />

senza inconvenienti.<br />

Una <strong>Congregazione</strong> <strong>di</strong> suore, durante il periodo <strong>di</strong> quaresima, aveva chiesto<br />

a p. Lino <strong>di</strong> andare in una loro casa a tenere una me<strong>di</strong>tazione su un testo<br />

dell’Esodo. In questa comunità c’erano delle sorelle sordomute, ma questo<br />

non doveva essere un problema, visto che ci sarebbe stata una sorella che,<br />

con il linguaggio dei segni, avrebbe comunicato ciò che p. Lino <strong>di</strong>ceva nel suo<br />

incerto portoghese-brasiliano.<br />

59


60<br />

La me<strong>di</strong>tazione cominciò con<br />

una breve introduzione che in<br />

simultanea fu tradotta dalla sorella<br />

con segni che un po’ affascinavano<br />

e un po’ confondevano<br />

il nostro oratore. Ad un<br />

certo punto volendo accennare<br />

al passo dove si parla del roveto<br />

ardente e Mosè che si accosta<br />

per vedere come mai questo<br />

arde ma non si consuma, p. Lino<br />

fece una citazione a braccio:<br />

- “Não se aproxime! Tire suas<br />

calças, parque o lugar onde<br />

estás é terra santa”.<br />

Ma subito notò la confusione della suora traduttrice che cominciò a fare cenni<br />

sconnessi e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nati e non più armonici come in precedenza. P. Lino evidentemente<br />

non comprendeva il linguaggio dei segni, ma capì che qualcosa<br />

non era andata per il verso giusto, anche perché alcune sorelle cominciarono<br />

a ridacchiare. Terminata la me<strong>di</strong>tazione, timidamente il nostro p. Lino chiese<br />

come mai le sorelle ridevano e come mai lei, mentre traduceva in segni,<br />

era andata tilt. La povera suora non voleva <strong>di</strong>re il motivo, ma pressata dalla<br />

curiosità del prete tradusse in italiano ciò che p. Lino aveva detto in portoghese:<br />

“Non avvicinarti oltre! Togliti i calzoni, perché il luogo sul quale tu stai<br />

è suolo santo!”. A quel punto scoppiò in una fragorosa risata, anche p. Lino<br />

rise a motivo della sua gaffe, le suorine ridevano ancora... e anche Dio e forse<br />

anche Mosè, lassù in alto, risero <strong>di</strong> cuore.<br />

p. Giò<br />

Il Cenacolo - Barcellona P. G. ME


Trahe me!<br />

Attirami, o Signore!<br />

Veramente tutta la mia vita è stata<br />

una continua attrazione a te.<br />

Quanto hai fatto, o mio Dio,<br />

per attirarmi al tuo Cuore benedetto e Sacerdotale!<br />

Padre Mario Venturini - dalle Memorie, 6 settembre 1943<br />

III


Quaderni <strong>di</strong> spiritualità<br />

via dei Giar<strong>di</strong>ni, 36/A<br />

38122 Trento

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