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Notiziario bimestrale della coop l’Ormeggio - Anno 9 - Numero 6 - E<strong>di</strong>zione fuori commercio - Distribuzione gratuita - Aut. Tribunale <strong>di</strong> Livorno n° 19/03 del 10/10/’03 - Spe<strong>di</strong>zione in A.P. Art. 2. Tab.D - L. 662/’96<br />
MARINA DI SALIVOLI<br />
BOZZA ORMEGGIO Novembre - Dicembre 2011<br />
coop l’ormeggio<br />
.Y C . IN IV<br />
MAR A DI SAL OLI dd’<br />
’
G<br />
M<br />
GIEMME snc<br />
IMPIANTI ELETTRICI<br />
Sede Legale ed Amministrativa:<br />
Via Gioberti, 1 - 57025 Piombino (LI)<br />
Uffici:<br />
Via G. Bruno, 2 - 57021 Venturina (LI)<br />
Telefono e Fax 0565 850026<br />
Progettazione ed installazione Impianti elettrici:<br />
Civili - Industriali - Fotovoltaici - Automazione - Sicurezza - Controllo
Direttore:<br />
Aldo Linari<br />
Redazione:<br />
Giuseppe Andreoni<br />
Emanuele Bravin<br />
Alessandro Camerini<br />
Ettore Galli<br />
Roberto Guerrieri<br />
Silvio Pucci<br />
EDITORIALE<br />
_______________<br />
<strong>di</strong> Aldo Linari<br />
BOZZA d’ORMEGGIO<br />
<strong>Marina</strong> <strong>di</strong> <strong>Salivoli</strong> - 57025 Piombino (LI)<br />
www.marina<strong>di</strong>salivoli.it<br />
bdo@marina<strong>di</strong>salivoli.it<br />
Pubblicità max. 70%<br />
Direzione <strong>Marina</strong> e Giornale:<br />
Tel 0565 42809 - Fax 0565 42824<br />
E<strong>di</strong>tore:<br />
COOP Scrl L’Ormeggio<br />
<strong>Marina</strong> <strong>di</strong> <strong>Salivoli</strong> - Piombino<br />
Presidente: Fabrizio Ferri<br />
Grafica:<br />
Luca Fallone<br />
Stampa:<br />
Myck press - Fornacette Pisa -<br />
Foto copertina:<br />
“Onlywood”<br />
<strong>di</strong> Osvaldo Cartei<br />
Collaborano a questo numero:<br />
Gianfranco Benedettini<br />
Osvaldo Cartei<br />
Franco Cecchelli<br />
Henry<br />
La collaborazione al giornale è gratuita.<br />
Foto e testi anche se non pubblicati non<br />
si restituiscono.<br />
Chiuso in redazione il 05/12/2011<br />
XLVIII<br />
Buon Natale<br />
Mai come questo anno è opportuno augurare a tutti un buon<br />
Natale, perché sperare <strong>di</strong> passare giornate serene nel periodo<br />
delle feste non sarà sempre facile e meno che mai scontato.<br />
Le calamità naturali, la finanza e le tensioni soprattutto nel Me<strong>di</strong>o<br />
Oriente, faranno ricordare quest'anno come uno dei più <strong>di</strong>fficili<br />
degli ultimi tempi. Quin<strong>di</strong> Buon Buon ... Buon Natale!<br />
Cercando <strong>di</strong> rivalutare i sentimenti più intimi ed i valori assoluti<br />
della solidarietà umana. Auguri!<br />
A proposito <strong>di</strong> feste e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> regali, all'interno del giornale<br />
troverete anche spunti per farne <strong>di</strong> utili ed al contempo semplici.<br />
Lo Yacht Club presenta ai soci un orologio della Locman<br />
personalizzato ad un costo ragionevole.<br />
Nella parte de<strong>di</strong>cata alla letteratura si presenta un libro<br />
interessante del socio Fiorenzo Pelagagge, per il quale vi invito a<br />
leggere la recensione.<br />
Buone feste dal Direttore e dalla Redazione<br />
Pag. 5 5 - Auguri del il <strong>Marina</strong> CdA Pag. 5 6 - Tempo <strong>di</strong> il <strong>Marina</strong> regali Pag. Pag. 5 9 - Onlywood il <strong>Marina</strong><br />
Pag. 13 5 - Fari Giglio / M. il <strong>di</strong> <strong>Marina</strong> Campo Pag. Pag.17 5 - San Mamiliano il <strong>Marina</strong><br />
Pag.<br />
Pag. Pag.19 21<br />
5 - Intrepid Incompiuta Museum il <strong>Marina</strong><br />
Pag. Pag. 5 6 22 Fine - Expo mandato il Model <strong>Marina</strong> Pag. 25 5 6 - Frittelle Fine mandato <strong>di</strong> il <strong>Marina</strong> logliole Pag. Pag. Pag. 26 5 - 6 Per Fine memoria mandato il non <strong>Marina</strong> per ...<br />
3
GIORGI F. & C. S,n.c.<br />
COLORI E VERNICI<br />
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Tel e Fax 0565 49449<br />
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Sede <strong>di</strong> Piombino: Località Colmata, 52-57025 Piombino (LI)-Tel.0565/276679-Fax0565/277579
Foto: Luca Fallone<br />
COOP L’ORMEGGIO<br />
Il C.d.A. della Coop l’Ormeggio augura<br />
a tutti i soci ed a tutti i lettori <strong>di</strong> B.d.O.<br />
Buon Natale e Felice Anno Nuovo<br />
5
CY. .<br />
L<br />
RMDAIAVL<br />
IAIN SO I<br />
Con l'arrivo del Natale, gran<strong>di</strong> o piccoli che possiamo essere, tutti nutriamo il desiderio <strong>di</strong> un pacchetto sotto l'albero da<br />
scartare a mezzanotte. Per noi velisti, è spesso anche l'occasione per sperare <strong>di</strong> ricevere qualcosa <strong>di</strong> particolare che faccia<br />
da coronamento al nostro gioco preferito: la barca a vela. Facciamo quin<strong>di</strong> una carrellata <strong>di</strong> oggetti che possano essere <strong>di</strong><br />
spunto per lasciarci stupire o per fare una bella sorpresa ad un amico.<br />
Andando per prezzo, nella fascia entro i 50 euro<br />
- guanti da vela: ce ne sono <strong>di</strong> varie marche, tutti più o meno equivalenti;<br />
- libro a tema: ci si può davvero sbizzarrire con la fantasia, dall'immancabile portolano<br />
alla narrativa;<br />
- thermos: niente risulterebbe <strong>di</strong> più gra<strong>di</strong>to quando in mezzo al freddo si potrebbe gioire<br />
<strong>di</strong> un buon caffè caldo.<br />
Tra 50 e 100 euro<br />
- abbonamento ad una rivista <strong>di</strong> vela: tutte le principali testate <strong>di</strong> settore offrono la possibilità <strong>di</strong> regalare l'abbonamento;<br />
- orologio da regata: non c'è bisogno <strong>di</strong> cercare nelle più prestigiose gioiellerie per avere un buon timer da regata, è<br />
sufficiente che abbia la funzione "pre-start";<br />
- sotto-cerata: per stare al caldo la miglior cosa è un completo <strong>di</strong> tessuto tecnico in microfibra, tutti i modelli più o meno si<br />
equivalgono, è solo questione <strong>di</strong> gusto.<br />
6<br />
E’ tempo <strong>di</strong> regali <strong>di</strong> Emanuele Bravin
Tra 100 e 200 euro<br />
- pinza multifunzione: il miglior amico del velista, è uno strumento fondamentale per lavorare in barca o per gestire le<br />
emergenze;<br />
- set <strong>di</strong> copri-winche: sono le cuffiette che si mettono sopra i winch per ripararli a riposo, è importante verificare la misura;<br />
- set <strong>di</strong> stoviglie da barca: il prezzo in questo caso può essere molto variabile a secondo del numero <strong>di</strong> pezzi, certo è che<br />
anche in barca una tavola ben apparecchiata fa il suo bell'effetto;<br />
- copri-parabordo: sono le calze <strong>di</strong> tessuto da applicare ai parabor<strong>di</strong> sia per evitare <strong>di</strong> sporcare la barca, che per abbellirne<br />
l'estetica. Molto chic se personalizzati con il nome della barca.<br />
Tra 200 e 300 euro<br />
- stivali: quando fa freddo e c'è la possibilità <strong>di</strong> bagnarsi, i pie<strong>di</strong> sono i primi a patire, gli stivali da vela, se pur costosi,<br />
sod<strong>di</strong>sfano i requisiti <strong>di</strong> impermeabilità, stabilità e confort;<br />
- giubbetto salvagente: un buon giubbetto salvagente può davvero salvare la vita, i modelli <strong>di</strong> nuova generazione hanno<br />
particolari <strong>di</strong>spositivi che possono renderci molto più sicuri.<br />
- oltre-cerata: una buona cerata, giacca e pantalone costa non poco, ma se ben fatta è un investimento nel tempo.<br />
Spero che questi suggerimenti posano esservi <strong>di</strong> aiuto e vi ricordo che i negozi del nostro <strong>Marina</strong> vi sapranno essere <strong>di</strong> aiuto<br />
per trovare la soluzione migliore!<br />
EB<br />
7
57025 Piombino (LI)<br />
Via del Salice, 12<br />
tel. 0565 225553<br />
mail: puntoe<strong>di</strong>lep@virgilio.it
Vista e provata a <strong>Salivoli</strong><br />
Onlywood<br />
Piccolo capolavoro <strong>di</strong><br />
Autocostruzione<br />
(Prima parte)<br />
Alessandro Camerini intervista Osvaldo Cartei<br />
9
Passeggiavo sulla <strong>di</strong>ga foranea, quando vi<strong>di</strong> transitare verso<br />
l'uscita del porto un oggetto meraviglioso; una piccola<br />
imbarcazione a vela in lamellare <strong>di</strong> mogano a vista e teak, dalla<br />
linea modernissima, ed un'aria snob e sbarazzina allo stesso<br />
tempo. Stile e personalità da vendere, in mezzo a file <strong>di</strong> barche,<br />
più o meno belle, sostanzialmente tutte simili.<br />
Rimasi incantato ad osservare la tughetta rotonda sul ponte<br />
immenso, e il dritto <strong>di</strong> prua verticale ed impertinente; l'amico con<br />
cui stavo passeggiando salutò l'uomo al timone, e mi riferì che era<br />
l'armatore ed il costruttore <strong>di</strong> quella barca che stava uscendo per<br />
provare il corredo <strong>di</strong> vele.<br />
Tornai a casa felice <strong>di</strong> sapere che qualcuno avesse non solo<br />
pensato e voluto una cosa così bella, ma che l'avesse anche<br />
realizzata così bene e completamente da solo. La sera stessa il<br />
mio amico mi fornì il numero <strong>di</strong> telefono <strong>di</strong> Osvaldo Cartei, al quale<br />
chiesi subito <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> quella cosa lì.<br />
Dopo pochi giorni ci siamo visti alla redazione <strong>di</strong> BdO, su<br />
Onlywood, ed in mare, per parlare <strong>di</strong> lei e vederla - elegantissima -<br />
tirare i primi bor<strong>di</strong> davanti al nostro porto.<br />
E questa è, in breve, la storia del suo concepimento e, dopo una<br />
gestazione <strong>di</strong> quasi tre anni, della sua nascita, raccontata<br />
nell'intervista al suo 'genitore'.<br />
Ci se<strong>di</strong>amo nell'ampio pozzetto <strong>di</strong> Onlywood e gli occhi vanno a<br />
frugare tra i particolari: il quadro del motore e la leva<br />
dell'invertitore, la barra, le bitte ed il gavone centrale, uno<br />
snobissimo musone dell'ancora collocato <strong>di</strong> sbieco sulla falchetta<br />
del giar<strong>di</strong>netto <strong>di</strong> dritta. E la tuga <strong>di</strong> lamellare che, appoggiata su<br />
un ponte in teak quasi flush deck, sembra l'Au<strong>di</strong>torium del Parco<br />
della Musica <strong>di</strong> Renzo Piano.<br />
I winche sono collocati su due supporti ricoperti in carbonio, che<br />
riprendono lo stesso motivo del collare della flangia <strong>di</strong> coperta<br />
dell'asse del timone. Uno sguardo sottocoperta svela il ventre<br />
nudo della creatura; serrette, paratie, strutture, tutto a vista, lucido<br />
<strong>di</strong> coppale e sfacciatamente essenziale, con qualche citazione <strong>di</strong><br />
carbonio.Le due strutture cilindriche destinate ad accogliere i<br />
fuochi e il lavan<strong>di</strong>no sono opere <strong>di</strong> ebanisteria; le due panche della<br />
minuscola <strong>di</strong>nette, ideate dall'armatore/costruttore, potrebbero<br />
10<br />
essere uscite dalla matita <strong>di</strong> Le Corbusier. Tra le due panche un<br />
pagliolo intarsiato copre il ragno <strong>di</strong> ma<strong>di</strong>eri in legno, epoxy e<br />
carbonio tra cui alloggiano le piastre inox a U che reggono la<br />
chiglia. A prua due cuccette prendono luce da un lezioso piccolo<br />
oblò circolare.<br />
Chie<strong>di</strong>amo a Cartei: “Come ti è venuta l'idea <strong>di</strong> realizzare una<br />
barca come Onlywood?”<br />
Cartei: “Dopo essermi cimentato nel completamento <strong>di</strong> due gusci,<br />
un Barberis a vela <strong>di</strong> 32' ed un gozzo a motore <strong>di</strong> circa 27', mi è<br />
venuta la voglia <strong>di</strong> realizzare completamente una barca; volevo<br />
farla <strong>di</strong> un materiale antico come il legno ma con le tecniche<br />
costruttive moderne”.<br />
BdO: “Come sei giunto al progetto <strong>di</strong> Onlywood?”<br />
C: “Ho preso contatto con lo yacht designer Davide Zerbinati, che<br />
aveva curato l'omologazione CE del gozzo, e gli ho chiesto un<br />
progetto <strong>di</strong> poco meno <strong>di</strong> 9 metri, le cui linee d'acqua e <strong>di</strong> coperta,<br />
si ispirassero ad alcune barche: il Proteus 90, l'Eryd 30, il Tofinou<br />
9, il Dehler 29, il Maxi Dolphin MD33, il B30. La volevo bella, bassa<br />
<strong>di</strong> bordo e <strong>di</strong> tuga, con ampi spazi liberi in coperta, e soprattutto<br />
molto robusta. Dopo alcune proposte, si è definito il progetto <strong>di</strong><br />
Onlywood”.
BdO: “Quali sono state le prime cose da fare?”<br />
C: “Innanzitutto mi sono documentato sulla bibbia<br />
dell'autocostruttore, il testo del francese Pierre Gutelle<br />
'Come costruirsi la barca in legno' ed. Mursia, oltre a '<br />
Costruzione moderna <strong>di</strong> barche in legno' <strong>di</strong> Paolo<br />
Lo<strong>di</strong>giani ed. Hoepli. Poi ho trovato ospitalità nel terreno<br />
<strong>di</strong> un amico, dove ho installato il box che è <strong>di</strong>venuto il<br />
'cantiere' e dove ho realizzato le attrezzature per la<br />
costruzione”.<br />
BdO: “Come è fatta Onlywood?”<br />
C: “Sullo scheletro <strong>di</strong> paratie e serrette (<strong>di</strong>stanti 160mm<br />
anziché i canonici 250mm), su una chiglia <strong>di</strong> mogano<br />
dallo spessore <strong>di</strong>fferenziato (55-108 mm), sono posati 5<br />
strati <strong>di</strong> lamellare <strong>di</strong> mogano Sipo da 3 mm, incollate con<br />
resina epossi<strong>di</strong>ca C 10-10; tra il terzo ed il quarto strato,<br />
nelle zone <strong>di</strong> stress, sono stati applicati rinforzi in fibra <strong>di</strong><br />
carbonio uni<strong>di</strong>rezionale. La coperta è <strong>di</strong> teak su due strati<br />
<strong>di</strong> compensato, e la tuga in lamellare, mentre il timone è<br />
in carbonio su anima <strong>di</strong> compensato, con perno e anima<br />
in acciaio Aisi 630. La pinna, anch'essa completamente<br />
autocostruita, ha l'anima in acciaio Veldox dentro uno<br />
scatolato, con bulbo a scarpone in piombo”.<br />
BdO: “Quanto tempo hai impiegato e quali sono state le<br />
fasi critiche?” Ma è andato tutto bene. Infine, un momento <strong>di</strong> grande pathos è<br />
C: “La costruzione dello scafo ha richiesto due anni, mentre alcuni stato quello del varo; non tanto per il significato simbolico che<br />
mesi li ho de<strong>di</strong>cati alla costruzione della pinna e del bulbo. Le fasi assume il primo varo, quanto per il timore che qualche errore nella<br />
più critiche sono state quelle iniziali, quando dovevo realizzazione, nelle <strong>di</strong>stribuzione dei pesi o nelle geometrie,<br />
programmare la sequenza delle operazioni; poi il momento in cui potesse pregiu<strong>di</strong>care l'assetto in acqua della barca. Ma Onlywood<br />
ho tirato la linea <strong>di</strong> fede, la costruzione della tuga, e la stava in acqua come nel rendering: perfetta”.<br />
realizzazione degli interni, le cui mo<strong>di</strong>fiche sono <strong>di</strong> mia BdO: “Direi che ne è valsa veramente la pena”.<br />
progettazione. Anche la pinna mi ha dato qualche grattacapo. C: “Mi sento <strong>di</strong> <strong>di</strong>re <strong>di</strong> si!”<br />
Tuttavia uno dei momenti <strong>di</strong> maggiore ansia è stato quando<br />
abbiamo girato lo scafo, per la realizzazione della coperta; è stato Nei prossimi numeri Osvaldo Cartei ci illustrerà in dettaglio le fasi<br />
sollevato e capovolto con un sistema che abbiamo 'inventato', ma salienti della costruzione.<br />
che non era stato mai sperimentato: un piccolo inconveniente e AC<br />
tutto sarebbe andato <strong>di</strong>strutto!<br />
11
12<br />
Osvaldo Cartei mostra il progetto <strong>di</strong> Onlywood
Dal Giglio a <strong>Marina</strong> <strong>di</strong> Campo<br />
I fari dell’Arcipelago Toscano<br />
<strong>di</strong> Franco Cecchelli<br />
Isola <strong>di</strong> Montecristo<br />
Proseguendo la nostra navigazione per conoscere i fari del nostro<br />
arcipelago, salpiamo <strong>di</strong> buon mattino alla verso l'Isola <strong>di</strong><br />
Montecristo che ve<strong>di</strong>amo a 25 mg. in <strong>di</strong>rezione 264°W. Essa si<br />
erge imponente dal mare ed è visibile già da grande <strong>di</strong>stanza. Le<br />
sue pen<strong>di</strong>ci brulle, costituite prevalentemente <strong>di</strong> granito rosa, con<br />
la luce del mattino si infiammano.<br />
La sua superficie è <strong>di</strong> 1040 ettari con uno sviluppo della costa <strong>di</strong> 16<br />
Km; è una Riserva Naturale Integrale, costituita nel 1971 con<br />
Decreto Ministeriale, fa parte del Parco dell'Arcipelago Toscano.<br />
Vi è vietato l'accosto, la sosta e la balneazione.<br />
Sino a pochi anni fa era abitata da un guar<strong>di</strong>ano con famiglia;<br />
attualmente viene presi<strong>di</strong>ata dalla Guar<strong>di</strong>a Forestale. Giunti in<br />
prossimità ne costeggiamo il lato sud e risaliamo sul lato ovest fino<br />
ad arrivare in vista <strong>di</strong> Cala Maestra; ammiriamo la sua natura<br />
selvaggia e osserviamo incuriositi alcune capre che su un <strong>di</strong>rupo<br />
roccioso leccavano tranquillamente la roccia dove sicuramente<br />
avevano trovato qualche grumo <strong>di</strong> sale.<br />
Nell'antichità era chiamata Oglasa o Oglassa; i primi tentativi <strong>di</strong><br />
popolarla risalgono agli etruschi ma fu sicuramente frequentata<br />
anche dai Fenici, abili navigatori e commercianti, per i quali il<br />
Me<strong>di</strong>terraneo ed il Tirreno non avevano segreti. Si suppone che la<br />
presenza delle capre selvatiche (più <strong>di</strong> 400 capi), <strong>di</strong> razza<br />
originaria dell'Asia Minore sia dovuta a loro. La loro voracità ha<br />
determinato la quasi totale scomparsa della macchia<br />
me<strong>di</strong>terranea che ricopriva l'isola. L'unica zona dove sono<br />
presenti piante <strong>di</strong> alto fusto è la valle <strong>di</strong> Cala Maestra, rimboschita<br />
nel XIX sec con essenze varie e non autoctone, dal proprietario<br />
Inglese dell'epoca <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>remo. L'isola restò inabitata fino al V<br />
sec. d.C. quando un gruppo <strong>di</strong> monaci, al seguito del Vescovo <strong>di</strong><br />
Palermo Mamiliano, vi approdò dopo una avventurosa fuga dalle<br />
coste africane dove erano stati deportati da Genserico re dei<br />
Vandali. Questo gruppo <strong>di</strong> monaci (5 o 6) prima <strong>di</strong> arrivare<br />
nell'isola aveva peregrinato sulle coste toscane <strong>di</strong> Piombino e<br />
Baratti.<br />
Qui giunti si fermarono e iniziarono a coltivare la terra, ad allevare<br />
le capre selvatiche; eressero un Monastero e crearono un eremo,<br />
sopra una grotta marina, dove si ritirò a vivere Mamiliano <strong>di</strong>venuto<br />
in seguito santo. I monaci vissero nell'isola fino al XVI secolo,<br />
quando fu attaccata dai saraceni che <strong>di</strong>strussero il monastero e<br />
fecero prigionieri i frati superstiti; fu la fine.<br />
Non mi <strong>di</strong>lungo oltre su questa storia perché penso che abbiate<br />
letto l'articolo su San Mamiliano pubblicato nel numero <strong>di</strong><br />
Settembre/Ottobre della rivista.<br />
Monastero <strong>di</strong> San Mamiliano<br />
13
14<br />
Lasciamo le coste dell'isola, con un ultimo sguardo voglioso alla<br />
attraente spiaggia <strong>di</strong> Cala Maestra e facciamo rotta verso le<br />
pericolosissime Formiche <strong>di</strong> Montecristo, conosciute anche come<br />
Scoglio d'Africa il cui faro, eretto nel 1867, ve<strong>di</strong>amo a circa 11 mg.<br />
E' costituito da una torre cilindrica in pietra grigia con base conica<br />
per migliorarne la resistenza alle onde. La torre è alta 16 m. ed è<br />
sormontata da una lanterna <strong>di</strong> colore grigio il cui piano focale si<br />
trova a 19 m. sul mare. La lanterna originale era alimentata a<br />
legna, come quella delle Secche della Meloria e del Faro <strong>di</strong> Vada.<br />
Le sue caratteristiche: 1 lampo bianco ogni 5 sec. visibile a circa<br />
12 mg.<br />
I pochi fabbricati oggi esistenti sono situati nella valle <strong>di</strong> Cala<br />
Maestra realizzati una parte Mr. G.Watson Taylor ed alcuni dal<br />
Ministero della Giustizia Italiano che acquistatala ne fece una<br />
colonia agricola penale, succursale del carcere <strong>di</strong> Pianosa.<br />
L'e<strong>di</strong>ficio più importante e oggi sufficientemente conservato è la<br />
Villa, chiamata in seguito “Reale”, perché <strong>di</strong>venuta proprietà <strong>di</strong><br />
Vittorio Emanuele II. L'isola è una riserva biogenetica istituita per<br />
preservare la sua natura peculiare; vi vivono specie animali e<br />
vegetali un tempo <strong>di</strong>ffuse in tutto il me<strong>di</strong>terraneo e la mancanza <strong>di</strong> In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> mare calmissimo è possibile avvicinarcisi alla<br />
abitanti ne ha permesso la conservazione. Rappresenta un punto piattaforma con un tender.<br />
<strong>di</strong> sosta per molti uccelli migratori e ospita importanti colonie <strong>di</strong> L'acqua è limpi<strong>di</strong>ssima e si è tentati da una escursione con<br />
uccelli marini tra cui la Berta minore. Come si può immaginare maschera e pinne ma ricordo che anche questo scoglio fa parte<br />
l'ambiente marino è quanto <strong>di</strong> più ricco ed interessante vi può della riserva! Purtroppo per noi il mare non è calmissimo e quin<strong>di</strong><br />
essere nel nostro mare. ci limitiamo a un rapido giro intorno al faro e poi rotta su Pianosa o<br />
Planasa per gli antichi.<br />
Cala Maestra<br />
Ieri isola del Diavolo oggi isola del Silenzio rotto dal rumore del<br />
vento e del mare che si infrange impetuoso con il libeccio sulle sue<br />
coste.<br />
La superficie è <strong>di</strong> 1025 ettari e la costa si sviluppa per 26 km.; è<br />
costituita da uno zoccolo <strong>di</strong> tufo calcareo coperto da rosmarino,<br />
cisto marino e da cespugli <strong>di</strong> lentisco. Un habitat ideale per gli<br />
uccelli migratori e per le tante specie che qui ni<strong>di</strong>ficano.<br />
La presenza della colonia penale fin dal 1864 ne ha preservato le<br />
coste e il suo habitat. Il suo mare è ricchissimo <strong>di</strong> pesce e il gioco<br />
delle correnti marine la <strong>di</strong>fende dalle fonti <strong>di</strong> inquinamento<br />
esterno. La storia dell'isola è ricca <strong>di</strong> così tanti avvenimenti che<br />
sarebbe necessario molto spazio per raccontarvela bene.<br />
Mi limiterò quin<strong>di</strong>, anche per non te<strong>di</strong>arvi troppo, a focalizzare<br />
alcuni episo<strong>di</strong> lasciandovi la decisione se approfon<strong>di</strong>rli.<br />
Vi segnalo il sito www.pianosa.net/storia dove potrete trovare una<br />
buona sintesi.<br />
L'isola era abitata già nel Paleolitico e poi nel<br />
Purtroppo esso è riservato ai “soliti noti” che<br />
con strani permessi riescono a soggiornare<br />
sull'isola. Vi è tuttavia, da qualche anno la<br />
possibilità, anche per i comuni mortali (1000<br />
ogni anno), <strong>di</strong> visitarla.<br />
Arrivati in prossimità dell'isola la<br />
costeggiamo tenendola a dritta. Purtroppo il<br />
rispetto della <strong>di</strong>stanza prevista dalle norme<br />
del parco non ci permette <strong>di</strong> apprezzare in<br />
pieno la bellezza della sua costa e delle cale<br />
che la caratterizzano. Arrivati a Cala<br />
Maestra, unico approdo possibile con<br />
permesso, ve<strong>di</strong>amo sul lato sinistro un<br />
moletto che consente l'attracco della barca<br />
della forestale e dei visitatori ammessi; vi è<br />
fondo sufficiente anche per una barca a<br />
vela!!! Come si può vedere dalla foto sopra.<br />
La valle alle spalle della cala e molto<br />
vegetata e poco lontano dalla spiaggia si<br />
possono osservare alcune costruzioni. Da<br />
qui si <strong>di</strong>parte una tortuosa mulattiera che<br />
porta alle rovine del monastero poste a 345<br />
m. in località chiamata “il Convento”.<br />
Faro dello Scoglio d’Africa Neolitico, <strong>di</strong> questo periodo sono state<br />
trovate molte tracce; nel 5000 a.c. il livello<br />
del mare era salito molto e gli abitanti si<br />
ritirarono il più in alto possibile lontani dal<br />
mare. La popolazione viveva <strong>di</strong> pesca e <strong>di</strong><br />
piccole coltivazioni; alcuni resti <strong>di</strong> strumenti<br />
litici, ceramiche e semilavorati <strong>di</strong> selce<br />
attestano la frequentazione <strong>di</strong> altre<br />
popolazioni, probabilmente elbane.<br />
I romani l'abitarono a partire da 43-44 a.C.<br />
durante il secondo triunvirato <strong>di</strong> Antonio,<br />
Lepido e Ottaviano. Come curiosità storica<br />
ricorderò che nel 6-7 d.C. Ottaviano vi esiliò<br />
il nipote adottato Agrippa Postumo, figlio <strong>di</strong><br />
Giulia e <strong>di</strong> Vispanio Agrippa, ammiraglio che<br />
aveva sconfitto le flotte <strong>di</strong> Antonio e<br />
Cleopatra ad Azio. Agrippa avrebbe dovuto<br />
succedergli alla sua morte; la seconda<br />
moglie <strong>di</strong> Ottaviano, Livia Drusila, per<br />
favorire il figlio Tiberio Nerone, <strong>di</strong>sseminò<br />
voci sulla omosessualità e la <strong>di</strong>ssolutezza <strong>di</strong><br />
Agrippa e convinse Ottaviano ad mandarlo<br />
in esilio a Pianosa.
Qui, alla morte <strong>di</strong> Ottaviano Tiberio lo fece uccidere da due sicari<br />
mandati sull'isola. Da ricordare un anfiteatro dove si tenevano<br />
rappresentazioni sul <strong>di</strong>o nettuno e le terme. Di epoca romana<br />
sono anche le imponenti catacombe trovate sotto le abitazioni e<br />
usate in tempi recenti come cantine!!!<br />
Catacombe<br />
La loro presenza attesta come l'isola fosse ben popolata. Con la<br />
caduta dell'Impero Romano ad opera dei Longobar<strong>di</strong> l'isola così<br />
come l'Elba restò praticamente <strong>di</strong>sabitata. I Longobar<strong>di</strong> non<br />
ebbero interesse per queste Isole. Pipino il Breve, re dei franchi,<br />
chiamato in aiuto dal papa Stefano II, sconfigge i Longobar<strong>di</strong> e con<br />
la “Donazione <strong>di</strong> Pipino” assegna alla chiesa il controllo delle terre<br />
e dell'arcipelago.<br />
Nel 774 il figlio Carlo Magno e Papa Adriano I definirono la<br />
<strong>di</strong>visione della penisola in due sfere <strong>di</strong> influenza: a Nord i Franchi e<br />
al centro con le isole la Chiesa.<br />
Pianosa e l'Elba entrarono così a far parte dell'antica <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong><br />
Populonia abolita poi nel VIII secolo con il trasferimento a Massa<br />
Marittima della sede vescovile. Gli anni successivi furono<br />
caratterizzati da scorribande dei saraceni contrastati da Pisa che<br />
in virtù <strong>di</strong> questo impegno si vide concedere in uso l'isola che dal<br />
1034 <strong>di</strong>venne insieme alla Corsica e Sardegna una vera e propria<br />
sovranità. Negli anni successivi passò alternativamente da Pisa a<br />
Genova fino a che con la battaglia della Meloria i genovesi presero<br />
il controllo <strong>di</strong> tutto l'alto tirreno.<br />
Nel 1344 la famiglia pisana degli Appiani, a noi ben nota,la dette in<br />
affitto ai De Leis , pisani e poi ai corsi Lan<strong>di</strong>. In seguito gli Appiani<br />
non riuscendo a governare Pisa la cederanno a Gian Galeazzo<br />
Visconti e si ritireranno a Piombino.<br />
Saltiamo a piè pari il periodo che vede Piombino e le isole<br />
coinvolte nelle vicende dell'epoca, in parte già narrate, comprese<br />
le scorribande dei pirati saraceni, dei Napoletani a Porto Longone<br />
e della Baciocchi sorella <strong>di</strong> Napoleone, della quale parleremo in<br />
seguito. Arriviamo al 1856 quando vi fu istituita una colonia <strong>di</strong><br />
correzione dei minorenni e al 1858 quando viene creata “la<br />
colonia penale agricola della Pianosa”. L'isola <strong>di</strong>viene luogo <strong>di</strong><br />
traffici legati al penitenziario e alla coltivazione del suo territorio.<br />
Viene così deciso nel 1864 <strong>di</strong> dotarla <strong>di</strong> un faro che ne garantisse il<br />
facile avvistamento, specialmente <strong>di</strong> notte e con la nebbia.<br />
Il faro è posizionato sul lato sud dell'isola e si trova su una torre<br />
cilindrica costruita su una struttura quadrata, il tutto verniciato <strong>di</strong><br />
bianco. La sua lanterna è a 42 m sul mare; è il punto più alto<br />
dell'isola ed è visibile a 360°. Le sue caratteristiche sono: 2 lampi<br />
bianchi <strong>di</strong> durata 1,5 sec con frequenza 10 sec.<br />
Faro <strong>di</strong> Pianosa<br />
Le carceri sono state chiuse in via definitiva nel 1998. Ricorderò<br />
solo che qui vi fu imprigionato Sandro Pertini e che da qui scrisse<br />
la famosa lettera nella quale si <strong>di</strong>ssociava dalla richiesta <strong>di</strong> grazia<br />
inoltrata dalla madre. L'isola è oggi visitabile in numero chiuso<br />
(100 persone al giorno) previa prenotazione.<br />
15
Ci piacerebbe fare una sosta nel delizioso porticciolo, definito da<br />
Mauro Mancini il più grazioso del me<strong>di</strong>terraneo.<br />
Non è possibile e siamo costretti a proseguire la nostra<br />
navigazione verso l'isola d'Elba e la baia <strong>di</strong> <strong>Marina</strong> <strong>di</strong> Campo dove<br />
arriveremo in tarda serata con il sole già tramontato.<br />
L'ingresso alla grande baia ci<br />
sarà segnalato dal luminoso faro<br />
situato in alto sul Monte Poro a<br />
160 m. costituito da una lanterna<br />
rotonda su una torre bianca<br />
appoggiata su una base rotonda.<br />
Le sue caratteristiche sono:<br />
lampo bianco ogni 5 sec. con<br />
visibilità a 16 mg.<br />
La nostra navigazione si<br />
conclude a <strong>Marina</strong> <strong>di</strong> Campo, la<br />
serata è bella e deci<strong>di</strong>amo <strong>di</strong><br />
dare ancora in una piccola ansa<br />
che si trova sul lato destro della<br />
baia dove c'è lo scoglio degli<br />
Faro <strong>di</strong> Monte Poro<br />
16<br />
Ingresso a Pianosa<br />
innamorati sulla spiaggia <strong>di</strong> Fonza.<br />
Il fondo sabbioso buon tenitore ci farà passare una notte<br />
tranquilla.<br />
Prossimo imbarco per Capraia.<br />
Buon vento FC
La morte <strong>di</strong> Mamiliano e le sue reliquie (Seconda parte) <strong>di</strong> Gianfranco Benedettini<br />
Personaggio notevole, il nostro Mamiliano. Ricor<strong>di</strong>amolo: è il I primi ad accorgersi del<br />
protettore dei naviganti dell'arcipelago toscano e, dunque, segnale furono gli abitanti<br />
allorquando ci si accinge ad una escursione marina rivolgiamogli dell'isola del Giglio che,<br />
una preghiera o almeno un pensiero. Ciò vale per i credenti che accorsi a Montecristo,<br />
per i non credenti. In mare non si sa mai cosa può capitare. Non s ' i m p a d r o n i r o n o d e l<br />
perdo altro tempo. Il lettore avrà capito che il pistolotto precedente cadavere del Santo, lo<br />
serviva per introdurre il secondo capitolo della storia del Santo caricarono sopra la loro<br />
ripresa dal libricino <strong>di</strong> don Enrico Lombar<strong>di</strong>. i m b a r c a z i o n e e s i<br />
“Sotto le mitologiche forme <strong>di</strong> un drago, le antiche leggende affrettarono a ritornare via,<br />
presentano spesso il culto pagano, poi vinto e sostituito dal culto mentre Senzio e i tre<br />
cristiano. Talvolta i luoghi <strong>di</strong> culto pagano non venivano <strong>di</strong>strutti c o m p a g n i m o n a c i<br />
ma a<strong>di</strong>biti ad uso cristiano e le cime dei monti, generalmente modulavano dolcissimi<br />
de<strong>di</strong>cate ed intitolate a Giove, perdevano l'antica denominazione canti.<br />
per assumerne una cristiana, sostituendosi Cristo a Giove. Può Vennero anche gli abitanti dell'Elba, ma non videro la barca che<br />
darsi che la leggenda del drago voglia alludere a qualcosa <strong>di</strong> trasportava il cadavere al Giglio, perché sorse improvvisa una<br />
simile avvenuto nell'isola al giungervi <strong>di</strong> Mamiliano. Il Santo scelse furiosa tempesta. Però la barca dei Gigliesi continuò<br />
per sua <strong>di</strong>mora quella che ancora oggi si chiama la grotta del placidamente il suo cammino come fosse continuamente avvolta<br />
Santo, posta a 200 metri sul livello del mare, in una valle che da una zona <strong>di</strong> serenità.<br />
guarda l'occidente. Giunti al Giglio, i quattro compagni del Santo vollero preparare il<br />
Vi si sale dalla Cala Maestra, attraversando piccole valli ed il dorso sepolcro e custo<strong>di</strong>rlo. Poco dopo morirono anche i tre monaci che<br />
<strong>di</strong> pen<strong>di</strong>ci tutte in granito e segnate, nei punti più scoscesi, con furono sepolti col Santo.<br />
larghe impronte che la leggenda ritiene opera del Santo. Senzio, invece, abbandonò il Giglio e sbarcato a Civitavecchia<br />
E' una grande grotta naturale, incavata nel granito <strong>di</strong> una parete raggiunse Beda, dove terminò i suoi giorni ed è ancora venerato”.<br />
della valle. Fin dalla più remota antichità fu inclusa in una chiesa Se incerte sono le notizie della vita <strong>di</strong> Mamiliano figuriamoci quelle<br />
con l'abside posta nella cavità della grotta. Dall'abside si scende, relative alle sue reliquie.<br />
per alcuni gra<strong>di</strong>ni, in un incavo più interno a modo <strong>di</strong> conca, che Continua don Lombar<strong>di</strong>: “Il cadavere del Santo sarebbe stato<br />
raccoglie l'acqua della sorgente del Santo. I visitatori ne bevono, conservato al Giglio dalla morte, 460, fino al 1110. In quell'anno,<br />
non solo per necessità, ma anche per devozione. per <strong>di</strong>fenderlo dalle frequenti incursioni piratesche, fu trasportato,<br />
insieme a quello dei tre compagni, a Civitavecchia. Nel 1179 un<br />
sacerdote fiorentino tentò <strong>di</strong> trasportarlo a Firenze”. La tra<strong>di</strong>zione<br />
vuole che la barca risalisse l'Arno e si fermasse davanti alla chiesa<br />
<strong>di</strong> S.Matteo a Pisa. Insomma, le reliquie del Santo dovevano<br />
essere conservate lì e ancora oggi vi si conservano ad eccezione<br />
<strong>di</strong> due bracci. Uno è conservato al Giglio e uno all'Elba.<br />
A proposito <strong>di</strong> quest'ultima, <strong>di</strong>ce ancora don Lombar<strong>di</strong>: “all'Elba<br />
non si conserva nessuna reliquia <strong>di</strong> Mamiliano, anzi da alcuni anni<br />
vi è anche cessata la celebrazione della festa del Santo”.<br />
Il resto alla prossima. GB<br />
Al <strong>di</strong> fuori della grotta, la Chiesetta doveva essere preceduta da un<br />
portico, del quale rimangono ancora intatti due archi a sesto<br />
acuto. A poca <strong>di</strong>stanza si scorgono i resti <strong>di</strong> un altro e<strong>di</strong>ficio, forse<br />
un mulino alimentato dall'acqua trattenuta in una gora. Questo<br />
e<strong>di</strong>ficio ed il portico, tutt'e due in bozze <strong>di</strong> granito, son del<br />
Duecento, ma l'abside con la parte più interna debbono risalire ad<br />
epoca assai anteriore. Nella grotta il Santo, dopo alcuni anni <strong>di</strong> vita<br />
eremitica, tutta de<strong>di</strong>ta alla preghiera ed alla penitenza, morì.<br />
Prima però aveva dato agli abitanti delle isole vicine, questo<br />
segno del suo passaggio all'altra vita: “Quando vedrete una<br />
nuvoletta salire come fumo dalla cima del monte, sappiate che io<br />
partirò da questo mondo”.<br />
Emiciclo e catino absidale<br />
Alle pareti i segni della<br />
devozione popolare<br />
17
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INTREPID: SEA, AIR & SPACE MUSEUM COMPLEX <strong>di</strong> Aldo Linari<br />
NEW YORK<br />
Viaggi <strong>di</strong> Gulliver<br />
A Manhattan è una bella giornata <strong>di</strong> autunno, l'aria fresca<br />
con il sole sembra più limpida, sarebbe un vero oltraggio,<br />
chiudersi in uno spazio chiuso per lo shopping e altro.<br />
I musei importanti li ho già visitati e qualche giorno prima<br />
Roberto, che (da non credere) ho incontrato casualmente e<br />
che ha la barca ormeggiata a <strong>Salivoli</strong> vicino alla mia, mi ha<br />
parlato del museo della Intrepid e la cosa mi incuriosisce.<br />
Da Time Square, dove alloggio, sono poche centinaia <strong>di</strong><br />
metri, vado a pie<strong>di</strong>; prendo<br />
th<br />
quin<strong>di</strong> la W 46 Street fino<br />
th<br />
alla12 Avenue dove si<br />
trova il molo Pier 86 al<br />
quale sono ormeggiati la<br />
portaerei Intrepid ed il<br />
sottomarino Growler; sullo<br />
scalo trova posto anche<br />
un Concord della British<br />
airwais.<br />
L'Intrepid è una nave che<br />
ha partecipato alla guerra<br />
del pacifico durante<br />
l'ultimo conflitto mon<strong>di</strong>ale.<br />
Varata nel 1944 dopo<br />
essere stata costruita a<br />
tempo <strong>di</strong> record, subì due<br />
attacchi da parte dei<br />
kamikaze in ottobre ed in novembre dello stesso anno, che<br />
procurarono danni e vittime pur senza affondarla. Ha<br />
partecipato nel 66-69 ad operazioni nel sud-est asiatico,<br />
durante la guerra del Vietnam, e dal 1982 è <strong>di</strong>ventata un<br />
museo galleggiante. Dal 2008 ha riaperto al pubblico in<br />
forma stabile dopo la crisi del crollo delle torri gemelle.<br />
Sul ponte <strong>di</strong> volo sono esposti gli aerei da combattimento <strong>di</strong><br />
mezzo secolo provenienti da vari paesi. Dai Mig coreani ai<br />
Mirage francesi fino ad un<br />
Aermacchi della pattuglia<br />
acrobatica italiana. Tutti<br />
allineati con lo sfondo<br />
eccezionale dello Skyline<br />
dei grattacieli <strong>di</strong><br />
Manhattan.<br />
All'interno c'è un'area per<br />
gli au<strong>di</strong>ovisivi e una per le<br />
simulazioni <strong>di</strong> volo, oltre<br />
alle varie capsule spaziali<br />
degli anni '60 che la nave<br />
ha recuperato al rientro<br />
dalle missioni.<br />
Chi dovesse passare per<br />
Manhattan me<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> fare<br />
una visita; ne vale la pena.<br />
AL<br />
19
USS Growler<br />
Concorde G-BOAD<br />
USAF Lockheed A-12<br />
US Army UH-1 Iroquois<br />
Aermacchi MB-339<br />
21
Cronaca<br />
Expo Model <strong>di</strong> Aldo Linari<br />
Dire ogni anno che expo model, che perio<strong>di</strong>camente si ripropone<br />
ai primi <strong>di</strong> novembre, è una manifestazione in crescita, appare<br />
come una frase retorica e ripetitiva, ma corrisponde alla realtà.<br />
L'evento non è più da tempo una rassegna <strong>di</strong> modellini <strong>di</strong> navi,<br />
auto, velivoli e trenini, perché ha assunto le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> una vera<br />
e propria festa per gran<strong>di</strong> e piccoli.<br />
Il successo dell'iniziativa probabilmente consiste nel fatto che i<br />
partecipanti sono dei gran<strong>di</strong> appassionati che non perdono<br />
occasione <strong>di</strong> confrontarsi tra loro alla ricerca <strong>di</strong> formule originali<br />
per un'arte antica. Come ogni anno non sono mancate le auto ed i<br />
trattori d'epoca. AL<br />
23
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Ciuffi verdognoli con punte<br />
violacee attaccati ai sassi, lunghi<br />
tentacoli che ondeggiano con le<br />
onde, Anemoni <strong>di</strong> Mare, conosciuti<br />
anche come Orticole a Livorno e<br />
Orzidas in Sardegna. Quante volte<br />
le avrete viste e ignorate, peccato<br />
perché fritte sono una<br />
prelibatezza.<br />
Attenzione agli occhi, sono<br />
leggermente urticanti.<br />
Staccatele, con accortezza con<br />
una forchetta ripiegata, dal sasso;<br />
lavatele in acqua corrente<br />
eliminando quanto hanno<br />
mangiato ed eventuali sassetti,<br />
con un <strong>di</strong>to guantato infilato nella<br />
parte cava. Asciugatele bene con<br />
un panno o con della carta.<br />
La semplice ricetta: preparate una pastella per frittura,<br />
scaldate abbondante olio <strong>di</strong> oliva in una padella, immergete<br />
gli anemoni ben asciutti nella pastella e friggeteli, pochi per<br />
volta per non freddare l'olio, per circa 10 minuti con una<br />
fiamma moderata. Depositateli su carta paglia, se l'avete, o su<br />
normale carta tipo scottex. Una variante è quella <strong>di</strong> usare<br />
farina gialla al posto della pastella per friggere.<br />
Servitele come antipasto accompagnate da un buon bianco<br />
secco.<br />
Se avete ospiti non <strong>di</strong>tegli cosa sono, sorprendeteli dopo che<br />
le hanno mangiate!!!<br />
Buon appetito<br />
EG / FC<br />
Un vino adatto da abbinare al piatto per le sue doti, che sono il<br />
colore paglierino brillante, l’odore delicato, il sapore secco<br />
fresco e equilibrato, appartiene alla nostra tra<strong>di</strong>zione<br />
enologica del Val <strong>di</strong> Cornia (LI).<br />
E’ il bianco della suddetta doc, che è ottenuto da uve <strong>di</strong>:<br />
trebbiano toscano, vermentino, malvasia, ansonica, pinot<br />
bianco e grigio.<br />
Le frittelle <strong>di</strong> logliole<br />
La Kambusa<br />
<strong>di</strong> Ettore Galli e Franco Cecchelli<br />
Giuseppe Andreoni<br />
25
26<br />
NARRATIVA E SAGGISTICA<br />
<strong>di</strong> Henry<br />
Per memoria non per nostalgia<br />
Autore: Ugo Pelagagge<br />
E<strong>di</strong>tore: La Bancarella<br />
Il libro curato da Fiorenzo Pelagagge è a mio parere un libro onesto, un libro da leggere, un libro da regalare.<br />
Descrive senza enfasi e senza drammi, la vita <strong>di</strong> inizio secolo <strong>di</strong> una famiglia normale (la sua), <strong>di</strong> quella normalità fatta<br />
sì <strong>di</strong> povertà e tribolazioni che però per l'epoca erano probabilmente la prassi. Quin<strong>di</strong> una descrizione asciutta e<br />
senza lamentevolezze sdolcinate. Il socio Pelagagge, che affida la recensione all'amico Henry, presenterà il suo libro<br />
il 28 Gennaio prossimo presso la sala del <strong>Marina</strong>.<br />
Aldo Linari<br />
E' uscito in questi giorni il libro <strong>di</strong> Ugo Pelagagge Va con la moglie a Follonica ma la guerra lo<br />
curato dal figlio Fiorenzo dal titolo “Per chiama, tenta due volte <strong>di</strong> fuggire ma viene<br />
memoria non per nostalgia” e<strong>di</strong>to a cura della ripreso e si trova a combatter presso Cassino<br />
Bancarella E<strong>di</strong>trice. pochi giorni prima del fati<strong>di</strong>co 8 settembre.<br />
Il Libro è la storia vera e appassionata <strong>di</strong> una Dopo l'armistizio dell'8 settembre come tutti i<br />
grande famiglia maremmana (12 figli), anche se soldati cerca <strong>di</strong> tornare a casa e incontra per la<br />
i Pelagagge sono <strong>di</strong> provenienza marchigiana, prima volta i partigiani e viene coinvolto in un<br />
essendo emigrati nella nostra zona nei primi del azione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo, poi cerca <strong>di</strong> proseguire verso<br />
'900. casa. Viene preso dai tedeschi e messo insieme<br />
Ad una prima lettura ci fa venire in mente ad altri militari in un carro bestiame, ma grazie<br />
“L'albero degli zoccoli” del regista Ermanno ad un opera <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo dei macchinisti del treno<br />
Olmi. Anche qui la miseria la fa da padrona ma a che aprono le valvole del vapore; provocando<br />
<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> questi la storia dei Pelagagge è grosse nubi <strong>di</strong> nebbia, riesce a fuggire, anche<br />
molto più complessa; con sfon<strong>di</strong> politici e sociali grazie alla complicità dei carabinieri. Torna a<br />
che meglio fanno comprendere la storia del casa e si dà alla macchia, entra nella resistenza<br />
nostro paese, passato da una civiltà conta<strong>di</strong>na e compie varie azioni.<br />
ad una industriale con non poche sofferenze, tra Finita la guerra trova lavoro presso la Colonia<br />
cui una <strong>di</strong>ttatura, una guerra fino a sfociare nella <strong>Marina</strong> <strong>di</strong> Follonica. E anche qui non mancano<br />
resistenza e, giungere poi, agli anni del sofferenze e avventure, ma anche alla fine<br />
miracolo. riconoscimenti ufficiali per la sua onestà e il suo<br />
Ugo il protagonista racconta in un linguaggio lavoro.<br />
semplice, lineare e coinvolgente, la sua famiglia ad iniziare dal La Colonia prima riceverà gli sbandati e i prigionieri <strong>di</strong> guerra, poi i<br />
Nonno Filippo e dalla nonna Carolina, una donna d'altri tempi <strong>di</strong> figli orfani della regione Lazio, poi i profughi politici della<br />
dura tempra ma conscia dei propri <strong>di</strong>ritti. La sua figura ci fa rivoluzione d'Ungheria fino ai bambini terremotati del Belice.<br />
ricordare la “donna forte” del libro dell'Ecclesiaste della Bibbia. E poi, con la chiusura, si conclude anche il <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> Ugo che il figlio<br />
Una donna che tiene nelle sue mani la famiglia e che sa Fiorenzo a ricopiato da semplici fogli <strong>di</strong> carta o scritti sul retro <strong>di</strong><br />
combattere quando le <strong>di</strong>fficoltà della vita cercano <strong>di</strong> sopraffarla manifestini elettorali, fino a farne un opera omogenea e leggibile<br />
sino ad avere “la faccia tosta” <strong>di</strong> affrontare il datore <strong>di</strong> lavoro che per la memoria nostra e, soprattutto dei nostri figli che ormai non<br />
aveva licenziato il marito per motivi politici. Allora i padroni conoscono più il passato. Infatti il libro inizia auspicando proprio<br />
facevano il bello e cattivo tempo, non c'erano sindacati organizzati questo:<br />
o lo statuto dei lavoratori... “Siamo nel decennio 1970-1980, mi vedo invecchiare e nello<br />
Ugo viene ripreso al duro lavoro della miniera, nonostante le sue stesso tempo sono accerchiato da un mondo che si esprime con<br />
simpatie per il socialismo e coverà queste idee e speranze solo parole nuove e sconosciute, queste sono entrate a far parte del<br />
nel suo cuore fino a che la prossima occasione non lo farà uscire nostro vocabolario <strong>di</strong> tutti i giorni, nelle televisioni, nelle scuole e<br />
dal suo guscio. nel linguaggio dei giovani, ho perfino <strong>di</strong>fficoltà a leggere il<br />
Grazie all'accrescersi della Famiglia, nonostante la povertà e la giornale.<br />
miseria, Filippo il padre <strong>di</strong> Ugo decide <strong>di</strong> andare a “mezzadria” per Mi rendo conto che sto vivendo in un paese <strong>di</strong>verso da quello che<br />
risollevare le sorti e nella speranza <strong>di</strong> avere una vita migliore. Ma sognavo, in un mondo che cambia velocemente, più in fretta <strong>di</strong><br />
invece la famiglia passa dalla padella nella brace, perché il quanto immaginavo, tuttavia sono fiducioso che le nuove<br />
padrone pagava loro in natura e non c'era verso <strong>di</strong> mettere nulla generazioni troveranno comunque interesse a leggere queste<br />
da parte. E ciò successe anche nel nuovo podere <strong>di</strong> Valli presso vicende <strong>di</strong> gente comune <strong>di</strong> un passato che appartiene anche a<br />
Follonica.Ugo nel frattempo per aiutare se stesso e la famiglia loro”.<br />
aveva iniziato a fare il muratore cosa che gli permise <strong>di</strong> sposarsi Henry<br />
dopo una romantica storia presso il Lago dell'Accesa.
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