indagine sulla mediazione culturale in italia - Integrazione Migranti

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03.06.2013 Views

INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA Sintesi e conclusioni 1. I SERVIZI DI MEDIAZIONE CULTURALE hanno conosciuto una rapida e forte diffusione negli ultimi anni su tutto il territorio nazionale, a seguito della trasformazione del nostro paese in meta stabile di immigrazione. Non esiste tuttavia un quadro di riferimento normativo ampio e articolato che precisi le funzioni e gli obiettivi delle attività di mediazione. Anche sul piano delle indicazioni programmatiche successive alla produzione legislativa in materia di immigrazione è possibile rilevare una povertà di riferimenti alla mediazione. 2. Per una delimitazione concettuale ed operativa della mediazione culturale bisogna di conseguenza richiamarsi alle stesse esperienze di mediazione, nonché alle molteplici iniziative di formazione di mediatori. 3. L’avvio e lo sviluppo dei servizi di mediazione si devono in primo luogo all’impulso dato a questo genere di attività dal Terzo Settore e secondariamente (e probabilmente in tempi più recenti), alla volontà di tante amministrazioni pubbliche locali di offrire servizi più adeguati agli utenti extracomunitari. La mediazione culturale si è andata radicando nel tessuto istituzionale in modo abbastanza spontaneo, ancora estraneo ad una logica di programmazione di insieme, almeno a livello nazionale. D’altro canto non sembrano esservi collegamenti stabili tra i diversi servizi di mediazione (con alcune importanti eccezioni) e manca ancora un profilo comune sia della mediazione sia del ruolo e delle competenze dei mediatori. 4. Sono state censite 704 esperienze di mediazione culturale in Italia, ma il loro numero è di sicuro molto superiore. Molte esperienze sfuggono alla rilevazione nazionale in quanto non esistono centri a livello nazionale e regionale che raccolgano e sistematizzino dati sui servizi di mediazione. Le informazioni 98

M APPATURA DELLE ESPERIENZE DI MEDIAZIONE CULTURALE IN I TALIA disponibili sono spesso scarse e/o frammentarie Inoltre, in molti casi si tratta di “progetti” o di servizi a termine, per cui al momento della rilevazione possono risultare cessati o prossimi alla chiusura. 5. Una difficoltà aggiuntiva nell’individuazione delle esperienze di mediazione consiste nella proliferazione di progetti ed attività affini alla mediazione o per i quali possono esistere dubbi circa la loro catalogazione come servizi di mediazione. Poiché questo campo è ancora avvolto in una certa indeterminatezza semantica (cosa sia e cosa non sia mediazione culturale si presta a giudizi molto soggettivi), si assiste ad una vasta gamma di nomenclature che a volte possono rientrare ed altre no nella categoria di mediazione e mediatori: promotori, educatori interculturali, operatori per stranieri, facilitatori, ecc. Nel corso della presente indagine si è voluto circoscrivere l’oggetto di lavoro a quei servizi che in maniera esplicita fanno riferimento al concetto di mediazione culturale (pur in una pluralità di accezioni) e che sono concepiti sia per facilitare “l’accesso degli stranieri all’esercizio dei diritti fondamentali sia per la trasformazione della nostra società, con l’incontro di culture diverse che si mescolano e si modificano reciprocamente” (Cnel, Organismo nazionale di coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri “Politiche per la Mediazione Culturale. Formazione ed impiego dei Mediatori culturali”. 6. La descrizione delle esperienze di mediazione, degli enti erogatori di tali servizi e della figura del mediatore è stata condotta su un campione di 248 unità (corrispondenti alle esperienze per le quali è stato restituito il questionario), pari a circa il 35% dell’universo di riferimento. Bisogna però avvertire che molte risposte alle domande del questionario sono risultate incomplete, imprecise e in alcuni casi perfino contraddittorie. 7. Dall’analisi dei dati si evince che la maggior parte dei servizi di mediazione culturale è concentrata nelle aree del Nord (54,1%) e del Centro (30,3%). La distribuzione territoriale sul territorio nazionale di tali servizi rispecchia in larga misura gli insediamenti degli immigrati in Italia. In linea con la tendenza nazionale alla territorializzazione dei servizi, anche la mediazione si svolge prevalentemente in ambito locale (39% a livello provinciale/regionale e 55,1% a livello distrettuale, municipale/circoscrizionale e cittadino). 8. Come già segnalato sopra, tra gli enti attuatori spicca il privato sociale (57%), ovvero associazioni, cooperative, organismi di volontariato e fondazioni. All’interno di questo gruppo alcune associazioni hanno un solido radicamento territoriale, mentre altre operano in più ambiti e regioni. 99

M APPATURA DELLE ESPERIENZE DI MEDIAZIONE CULTURALE IN I TALIA<br />

disponibili sono spesso scarse e/o frammentarie Inoltre, <strong>in</strong> molti casi si tratta di<br />

“progetti” o di servizi a term<strong>in</strong>e, per cui al momento della rilevazione possono<br />

risultare cessati o prossimi alla chiusura.<br />

5. Una difficoltà aggiuntiva nell’<strong>in</strong>dividuazione delle esperienze di <strong>mediazione</strong><br />

consiste nella proliferazione di progetti ed attività aff<strong>in</strong>i alla <strong>mediazione</strong> o<br />

per i quali possono esistere dubbi circa la loro catalogazione come servizi di<br />

<strong>mediazione</strong>. Poiché questo campo è ancora avvolto <strong>in</strong> una certa <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>atezza<br />

semantica (cosa sia e cosa non sia <strong>mediazione</strong> <strong>culturale</strong> si presta a giudizi<br />

molto soggettivi), si assiste ad una vasta gamma di nomenclature che a volte possono<br />

rientrare ed altre no nella categoria di <strong>mediazione</strong> e mediatori: promotori,<br />

educatori <strong>in</strong>terculturali, operatori per stranieri, facilitatori, ecc. Nel corso della<br />

presente <strong><strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e</strong> si è voluto circoscrivere l’oggetto di lavoro a quei servizi che <strong>in</strong><br />

maniera esplicita fanno riferimento al concetto di <strong>mediazione</strong> <strong>culturale</strong> (pur <strong>in</strong><br />

una pluralità di accezioni) e che sono concepiti sia per facilitare “l’accesso degli<br />

stranieri all’esercizio dei diritti fondamentali sia per la trasformazione della<br />

nostra società, con l’<strong>in</strong>contro di culture diverse che si mescolano e si modificano<br />

reciprocamente” (Cnel, Organismo nazionale di coord<strong>in</strong>amento per le politiche<br />

di <strong>in</strong>tegrazione sociale degli stranieri “Politiche per la Mediazione Culturale.<br />

Formazione ed impiego dei Mediatori culturali”.<br />

6. La descrizione delle esperienze di <strong>mediazione</strong>, degli enti erogatori di tali<br />

servizi e della figura del mediatore è stata condotta su un campione di 248 unità<br />

(corrispondenti alle esperienze per le quali è stato restituito il questionario), pari<br />

a circa il 35% dell’universo di riferimento. Bisogna però avvertire che molte<br />

risposte alle domande del questionario sono risultate <strong>in</strong>complete, imprecise e <strong>in</strong><br />

alcuni casi perf<strong>in</strong>o contraddittorie.<br />

7. Dall’analisi dei dati si ev<strong>in</strong>ce che la maggior parte dei servizi di <strong>mediazione</strong><br />

<strong>culturale</strong> è concentrata nelle aree del Nord (54,1%) e del Centro (30,3%). La<br />

distribuzione territoriale sul territorio nazionale di tali servizi rispecchia <strong>in</strong> larga<br />

misura gli <strong>in</strong>sediamenti degli immigrati <strong>in</strong> Italia. In l<strong>in</strong>ea con la tendenza nazionale<br />

alla territorializzazione dei servizi, anche la <strong>mediazione</strong> si svolge prevalentemente<br />

<strong>in</strong> ambito locale (39% a livello prov<strong>in</strong>ciale/regionale e 55,1% a livello<br />

distrettuale, municipale/circoscrizionale e cittad<strong>in</strong>o).<br />

8. Come già segnalato sopra, tra gli enti attuatori spicca il privato sociale<br />

(57%), ovvero associazioni, cooperative, organismi di volontariato e fondazioni.<br />

All’<strong>in</strong>terno di questo gruppo alcune associazioni hanno un solido radicamento<br />

territoriale, mentre altre operano <strong>in</strong> più ambiti e regioni.<br />

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