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indagine sulla mediazione culturale in italia - Integrazione Migranti

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INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA<br />

Luglio 1997, che istituisce i Centri Territoriali Permanenti per l’istruzione <strong>in</strong> età<br />

adulta. I Centri territoriali, <strong>in</strong>fatti, attribuiscono titoli di studio di livello elementare<br />

e medio, ma sono anche un luogo di offerta di corsi di prima alfabetizzazione e<br />

assicurano la formazione professionale degli immigrati dai 15 anni <strong>in</strong> su.<br />

Un altro passo rilevante <strong>in</strong> questa direzione è il Documento del governo<br />

per La riorganizzazione e il potenziamento dell’educazione permanente degli adulti (febbraio<br />

2000). L’apertura alla gestione <strong>in</strong>teristituzionale, <strong>in</strong>fatti, che consente alla<br />

scuola di essere riferimento per percorsi <strong>in</strong>terculturali aperti al territorio, permette<br />

di attuare, come è già avvenuto <strong>in</strong> alcune situazioni, corsi di formazione per<br />

mediatori culturali, f<strong>in</strong>alizzati ad obiettivi programmati e concordati <strong>in</strong> partenariato<br />

(per esempio con un accordo tra scuola e associazioni del terzo settore attive<br />

sul territorio).<br />

2.1.4. Politiche programmatiche<br />

Nei paragrafi precedenti si è visto che nella scuola la figura del mediatore <strong>culturale</strong><br />

si esprime nell’alveo della promozione dell’educazione all’<strong>in</strong>terculturalità,<br />

accreditandosi nel tempo come una di quelle “nuove professionalità” che potrebbero<br />

utilmente operare con una competenza specifica sui temi e sulle pratiche di<br />

tipo <strong>in</strong>ter<strong>culturale</strong>.<br />

A questo proposito è utile consultare il Secondo rapporto sull’<strong>in</strong>tegrazione<br />

degli immigrati <strong>in</strong> Italia della Commissione per le politiche di <strong>in</strong>tegrazione degli immigrati,<br />

capitolo 2.4, paragrafo 3.3 (“Formazione degli <strong>in</strong>segnanti e nuove figure professionali”).<br />

Nel Rapporto, <strong>in</strong>fatti, viene dato conto dell’<strong>in</strong>troduzione di questa<br />

nuova figura professionale nelle scuole, sottol<strong>in</strong>eando che duplice è il modo d’<strong>in</strong>tenderla<br />

sul territorio: un operatore che facilita il dialogo <strong>in</strong>ter<strong>culturale</strong> o un semplice<br />

mediatore l<strong>in</strong>guistico. Il Rapporto evidenzia altresì la mancanza di percorsi<br />

formativi universalmente praticati e conosciuti.<br />

Si sottol<strong>in</strong>ea, <strong>in</strong>oltre, come la <strong>mediazione</strong> <strong>culturale</strong> abbia dato ottimi risultati<br />

nel suo primo campo di applicazione scolastico, cioè con i bamb<strong>in</strong>i rom. Nel<br />

Capitolo 3.7 si legge:<br />

“L’<strong>in</strong>iziativa più <strong>in</strong>teressante e feconda nel campo della scolarizzazione dei bamb<strong>in</strong>i<br />

rom e s<strong>in</strong>ti è stata quella della formazione di mediatori culturali di etnia rom da adibire<br />

a compiti di <strong>mediazione</strong> nelle scuole”.<br />

Per quanto riguarda le politiche programmatiche <strong>in</strong> materia di <strong>mediazione</strong> <strong>in</strong><br />

ambito scolastico, <strong>in</strong>oltre, si possono citare altri due documenti:<br />

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