indagine sulla mediazione culturale in italia - Integrazione Migranti
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INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA Premessa Coordinate storiche, tendenze evolutive. Nel Documento programmatico triennale approvato con DPR 30 marzo 2001, pubblicato sul supplemento ordinario (n.119) alla Gazzetta Ufficiale n. 112 del 16.5.2001 si sottolinea come l’immigrazione (fenomeno definito “globale” e “strutturale”) sia una risorsa per l’Italia, da gestire con lungimiranza: “Al di là delle esasperazione legate ad episodi di criminalità, gravi e da non sottovalutare ma non rappresentativi dell’insieme della popolazione immigrata, è necessario mantenere una visione obbiettiva del fenomeno migratorio, impegnandosi sia nella difesa dell’ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini, che nell’integrazione degli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia “ (pag. 6). “L’Italia riceve un grande contributo dalla grande maggioranza degli stranieri presenti sul suo territorio e non sarebbe in grado di risolvere senza di esse una parte importante dei suoi problemi attuali. Le sfide che ci attendono richiederanno sempre più il sostegno dei lavoratori stranieri”. “Il calo della natalità e l’invecchiamento della popolazione pongono il problema di garantire una popolazione in età lavorativa sufficiente per sostenere i costi del sistema sanitario, del sistema pensionistico, oltre che di offrire assistenza agli anziani, nelle attività di cura e di aiuto domestico. Già oggi gli immigrati danno un contributo significativo al mantenimento del sistema di sicurezza sociale in Italia, versando più tasse e contributi di quanto non ricevano in termini di servizi pubblici” (pag. 8). “Senza il contributo straniero, in alcuni specifici settori molte piccole fabbriche e piccole e medie imprese dovrebbero chiudere o ridurre drasticamente la produzione”. “Per tutte queste ragioni gli immigrati costituiscono una componente indispensabile della economia italiana e della costruzione del benessere quotidiano di tutti noi” (pag.9). Nel primo Documento Programmatico Triennale, approvato con DPR 5 agosto 1998, si era già provveduto a sottolineare il mutamento in atto nei termini seguenti: “Il nostro Paese, per oltre un secolo terra di emigrazione, si trova oggi di fronte ad un repentino cambiamento di ruoli ed è chiamato, nel contesto di una società civile in via di profonda evoluzione, a misurarsi, sul piano culturale ancor prima che politico, con l’afflusso crescente di uomini e donne provenienti da varie parti del mondo”. 488
Q UARTO PROGRAMMA REGIONALE DI INIZIATIVE CONCERNENTI L’ IMMIGRAZIONE Anche in una regione come l’Umbria, segnata da flussi “storici” per motivi di “studio”, attratti dalla presenza nel capoluogo di importanti istituzioni culturali, fra cui l’Università italiana per Stranieri, le più recenti trasformazioni, che hanno visto prevalere i flussi di “lavoratori” provenienti da paesi extracomunitari, rappresentano una delle novità di maggior rilievo nell’assetto sociale. Recenti studi condotti dall’IRRES (si veda in particolare la recente pubblicazione “Convivenza interetnica e politiche pubbliche locali. Il caso dell’Umbria in chiave comparata”, Ed. 2000) descrivono i tratti salienti e le tendenze evolutive del fenomeno migratorio: — presenza straniera in aumento; — inserimento nel mercato del lavoro con maggiori caratteri di stabilità; — crescita dei ricongiungimenti familiari; — inizio di una significativa presenza di minori nelle scuole, dalle materne alle medie superiori; — prevalenza, tra gli extracomunitari, della componente maschile; — elevatissima concentrazione nella fascia di età 19/40; — forte incidenza degli immigrati in permanenza temporanea (l’Italia settentrionale sembra dare maggiori opportunità di inserimento lavorativo stabile) e di “pendolari”, a causa della notevole domanda di lavoro stagionale in agricoltura. Tra gli aspetti emergenti di maggiore importanza in assoluto va, pertanto, considerato l’affermarsi, anche in Umbria, di significativi processi di stabilizzazione destinati in vario modo a modificare l’impatto dell’immigrazione sulla società d’accoglienza. Rispetto alla presenza stabile sul territorio regionale di una popolazione straniera, il cui poco numerico resta contenuto ma comunque significativo, si rende, pertanto, necessario, superata la fase dell’emergenza, sviluppare più organicamente una politica di integrazione, rispondente agli specifici progetti migratori della nuova popolazione. Per integrazione si intende un processo di non discriminazione e di inclusione delle differenze, quindi di contaminazione e di sperimentazione di nuove forme di rapporti e comportamenti nel costante e quotidiano tentativo di tenere insieme principi universali e particolarismi. Essa dovrebbe quindi prevenire situazioni di emarginazione, frammentazione e ghettizzazione, che minacciano l’equilibrio e la coesione sociale e affermare principi universali come il valore della vita umana, della dignità della persona, il riconoscimento della libertà femminile, la valorizzazione e la tutela dell’infan- 489
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Q UARTO PROGRAMMA REGIONALE DI INIZIATIVE CONCERNENTI L’ IMMIGRAZIONE<br />
Anche <strong>in</strong> una regione come l’Umbria, segnata da flussi “storici” per motivi<br />
di “studio”, attratti dalla presenza nel capoluogo di importanti istituzioni culturali,<br />
fra cui l’Università <strong>italia</strong>na per Stranieri, le più recenti trasformazioni, che<br />
hanno visto prevalere i flussi di “lavoratori” provenienti da paesi extracomunitari,<br />
rappresentano una delle novità di maggior rilievo nell’assetto sociale.<br />
Recenti studi condotti dall’IRRES (si veda <strong>in</strong> particolare la recente pubblicazione<br />
“Convivenza <strong>in</strong>teretnica e politiche pubbliche locali. Il caso dell’Umbria<br />
<strong>in</strong> chiave comparata”, Ed. 2000) descrivono i tratti salienti e le tendenze evolutive<br />
del fenomeno migratorio:<br />
— presenza straniera <strong>in</strong> aumento;<br />
— <strong>in</strong>serimento nel mercato del lavoro con maggiori caratteri di stabilità;<br />
— crescita dei ricongiungimenti familiari;<br />
— <strong>in</strong>izio di una significativa presenza di m<strong>in</strong>ori nelle scuole, dalle materne alle<br />
medie superiori;<br />
— prevalenza, tra gli extracomunitari, della componente maschile;<br />
— elevatissima concentrazione nella fascia di età 19/40;<br />
— forte <strong>in</strong>cidenza degli immigrati <strong>in</strong> permanenza temporanea (l’Italia settentrionale<br />
sembra dare maggiori opportunità di <strong>in</strong>serimento lavorativo stabile) e di<br />
“pendolari”, a causa della notevole domanda di lavoro stagionale <strong>in</strong> agricoltura.<br />
Tra gli aspetti emergenti di maggiore importanza <strong>in</strong> assoluto va, pertanto, considerato<br />
l’affermarsi, anche <strong>in</strong> Umbria, di significativi processi di stabilizzazione<br />
dest<strong>in</strong>ati <strong>in</strong> vario modo a modificare l’impatto dell’immigrazione <strong>sulla</strong> società<br />
d’accoglienza.<br />
Rispetto alla presenza stabile sul territorio regionale di una popolazione<br />
straniera, il cui poco numerico resta contenuto ma comunque significativo, si<br />
rende, pertanto, necessario, superata la fase dell’emergenza, sviluppare più organicamente<br />
una politica di <strong>in</strong>tegrazione, rispondente agli specifici progetti migratori<br />
della nuova popolazione.<br />
Per <strong>in</strong>tegrazione si <strong>in</strong>tende un processo di non discrim<strong>in</strong>azione e di <strong>in</strong>clusione<br />
delle differenze, qu<strong>in</strong>di di contam<strong>in</strong>azione e di sperimentazione di nuove<br />
forme di rapporti e comportamenti nel costante e quotidiano tentativo di tenere<br />
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Essa dovrebbe qu<strong>in</strong>di prevenire situazioni di emarg<strong>in</strong>azione, frammentazione<br />
e ghettizzazione, che m<strong>in</strong>acciano l’equilibrio e la coesione sociale e affermare<br />
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