indagine sulla mediazione culturale in italia - Integrazione Migranti

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03.06.2013 Views

INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA Per programmare è necessario, quindi, l'adeguamento della legge provinciale ai princìpi fondamentali della legge nazionale per passare dall'emergenza agli interventi strutturali; un monitoraggio continuo del fenomeno immigratorio per l’efficacia e la razionalizzazione degli interventi anche attraverso un maggior coordinamento tra tutti i soggetti che si occupano di immigrazione; ed infine la creazione di uno sportello unico dell'informazione agli immigrati, di un osservatorio sulle discriminazioni e la formazione di mediatori interculturali per facilitare l’accesso agli stranieri ai servizi territoriali. Al 1 gennaio 2001 il numero degli stranieri non comunitari residenti in Trentino ammontava a 13.149 unità, mentre nel 1993 era poco più di un terzo, 4.686. Un incremento dovuto a diversi fattori tra i quali l'aumento delle richieste di manodopera da parte delle imprese, la stabilizzazione, la regolarizzazione e i ricongiungimenti famigliari. La presenza femminile (44,46%), in questi ultimi cinque anni, così come a livello nazionale, si è andata rafforzando superando nel 1999 gli immigrati di sesso maschile essenzialmente per due fattori: da una parte, come si è detto, sono aumentati i ricongiungimenti famigliari, dall'altra, l'offerta di lavoro in Trentino è diventata appetibile anche per le donne. Infatti, per le femmine, gli avviamenti nel settore dell'agricoltura e nei pubblici esercizi sono quasi raddoppiati negli ultimi due anni. Inoltre, cominciano ad esserci anche in Trentino domande di addetti ai servizi domestici e alla cura della persona, lavori più frequentemente svolti da donne. L'incidenza degli avviamenti al lavoro di stranieri si conferma quindi crescente di anno in anno. Dal 1993 al 1999 sono quadruplicati e corrispondono circa al 15% del totale degli avviamenti in provincia di Trento. Il settore però dove la manodopera straniera assume il ruolo più significativo è l’agricoltura: infatti, quasi un avviamento su due ha interessato uno straniero. Mentre nel settore industriale (in particolare edilizia, estrattivo e meccanico) l'11,5% del totale degli avviamenti sono di cittadini stranieri, di cui il 70% assunti come operai generici, la maggioranza dei casi a tempo indeterminato, e per il 94,5% maschi. Nel terziario, infine, quasi due terzi degli avviamenti al lavoro riguardano i pubblici esercizi di cui il 39% sono donne. L'87% degli stranieri (compresi i comunitari) sono provenienti dai cosiddetti "paesi a forte pressione migratoria" (i paesi in via di sviluppo e i paesi dell'Est europeo), a fronte di un 13% di stranieri provenienti dai "paesi a sviluppo avanzato" come Stati Uniti, Paesi dell'Unione europea o Svizzera. In particolare le 466

P IANO SOCIALE E ASSISTENZIALE PER LA P ROVINCIA DI T RENTO 2002 – 2003 tre maggiori comunità di stranieri residenti in Trentino con più di 1.000 persone sono la marocchina, l'albanese, la jugoslava (federazione). Per aggregati, il 52,3% dei residenti proviene dai paesi dell'est Europa, seguiti, con il 28,7%, dai cittadini provenienti dall'area del Maghreb. L'analisi della composizione degli immigrati per età nel 1998 conferma quanto verificato da tutte le statistiche sul tema, italiane ed estere: grande concentrazione nelle età centrali (forza lavoro) e poca presenza di vecchi e di ragazzi, anche se questi ultimi in aumento. Non vi è dubbio che gli stranieri, dal punto di vista economico, contribuiscono in modo importante alla produzione della ricchezza in Trentino. E dal punto di vista demografico contribuiscono e contribuiranno nel breve-medio periodo a "ringiovanire" la popolazione. Ma nel giro di venti o trent'anni, com'è ovvio, anche questi giovani non saranno più giovani. Una tendenza all'invecchiamento della popolazione immigrata, d'altra parte, è già in atto: fra il 1992 e il 1997 l'incremento più forte tra gli stranieri provenienti da paesi ad alta pressione demografica si è avuto per le classi di età dai 40 ai 50 anni. Nell'anno scolastico 1999/2000 gli studenti stranieri compresi gli adulti, che rappresentano circa 80 etnie (nazionalità), iscritti nelle scuole Trentine di ogni grado sono stati 1.931, pari al 3,5% dell'intera popolazione scolastica. Di questi, il 60% sono alunni regolari come anno di corso. Considerando poi che nell'anno scolastico 1992/1993 erano 376 gli allievi con cittadinanza non italiana, è evidente il fatto che la nostra scuola sta cambiando velocemente aspetto. Il fenomeno, anche se è ancora di entità inferiore rispetto ai maggiori paesi europei, è ormai strutturale e in crescita costante: bisogna infatti tenere conto che, oltre al generale aumento del numero degli immigrati nella nostra provincia, stanno aumentando i ricongiungimenti famigliari, premessa per un'immigrazione stabile. E un'immigrazione stabile porta di fatto alla crescita della domanda di servizi sanitari, sociali ed educativi. La società multietnica, che peraltro stiamo già vivendo, è dunque ormai una realtà alla quale non ci si può sottrarre; essa è un fatto oggettivo da cui non possiamo più prescindere. Il problema, pertanto, non si pone più nei termini "se" realizzarla o meno, ma "come" realizzarla. Una politica di integrazione deve principalmente favorire la costruzione di relazioni positive tra cittadini autoctoni e immigrati e garantire pari opportunità di accesso, tutelando le differenze, in modo da mettere gli stranieri nella condizione di vivere normalmente nella società in cui sono inseriti nel rispetto dei diritti e dei doveri di riferimento per tutta la popolazione. 467

P IANO SOCIALE E ASSISTENZIALE PER LA P ROVINCIA DI T RENTO 2002 – 2003<br />

tre maggiori comunità di stranieri residenti <strong>in</strong> Trent<strong>in</strong>o con più di 1.000 persone<br />

sono la marocch<strong>in</strong>a, l'albanese, la jugoslava (federazione). Per aggregati, il 52,3%<br />

dei residenti proviene dai paesi dell'est Europa, seguiti, con il 28,7%, dai cittad<strong>in</strong>i<br />

provenienti dall'area del Maghreb.<br />

L'analisi della composizione degli immigrati per età nel 1998 conferma<br />

quanto verificato da tutte le statistiche sul tema, <strong>italia</strong>ne ed estere: grande concentrazione<br />

nelle età centrali (forza lavoro) e poca presenza di vecchi e di ragazzi,<br />

anche se questi ultimi <strong>in</strong> aumento. Non vi è dubbio che gli stranieri, dal punto di<br />

vista economico, contribuiscono <strong>in</strong> modo importante alla produzione della ricchezza<br />

<strong>in</strong> Trent<strong>in</strong>o. E dal punto di vista demografico contribuiscono e contribuiranno<br />

nel breve-medio periodo a "r<strong>in</strong>giovanire" la popolazione. Ma nel giro di<br />

venti o trent'anni, com'è ovvio, anche questi giovani non saranno più giovani. Una<br />

tendenza all'<strong>in</strong>vecchiamento della popolazione immigrata, d'altra parte, è già <strong>in</strong><br />

atto: fra il 1992 e il 1997 l'<strong>in</strong>cremento più forte tra gli stranieri provenienti da paesi<br />

ad alta pressione demografica si è avuto per le classi di età dai 40 ai 50 anni.<br />

Nell'anno scolastico 1999/2000 gli studenti stranieri compresi gli adulti,<br />

che rappresentano circa 80 etnie (nazionalità), iscritti nelle scuole Trent<strong>in</strong>e di ogni<br />

grado sono stati 1.931, pari al 3,5% dell'<strong>in</strong>tera popolazione scolastica. Di questi, il<br />

60% sono alunni regolari come anno di corso. Considerando poi che nell'anno<br />

scolastico 1992/1993 erano 376 gli allievi con cittad<strong>in</strong>anza non <strong>italia</strong>na, è evidente<br />

il fatto che la nostra scuola sta cambiando velocemente aspetto. Il fenomeno,<br />

anche se è ancora di entità <strong>in</strong>feriore rispetto ai maggiori paesi europei, è ormai<br />

strutturale e <strong>in</strong> crescita costante: bisogna <strong>in</strong>fatti tenere conto che, oltre al generale<br />

aumento del numero degli immigrati nella nostra prov<strong>in</strong>cia, stanno aumentando<br />

i ricongiungimenti famigliari, premessa per un'immigrazione stabile. E un'immigrazione<br />

stabile porta di fatto alla crescita della domanda di servizi sanitari,<br />

sociali ed educativi.<br />

La società multietnica, che peraltro stiamo già vivendo, è dunque ormai<br />

una realtà alla quale non ci si può sottrarre; essa è un fatto oggettivo da cui non<br />

possiamo più presc<strong>in</strong>dere. Il problema, pertanto, non si pone più nei term<strong>in</strong>i "se"<br />

realizzarla o meno, ma "come" realizzarla.<br />

Una politica di <strong>in</strong>tegrazione deve pr<strong>in</strong>cipalmente favorire la costruzione di<br />

relazioni positive tra cittad<strong>in</strong>i autoctoni e immigrati e garantire pari opportunità<br />

di accesso, tutelando le differenze, <strong>in</strong> modo da mettere gli stranieri nella condizione<br />

di vivere normalmente nella società <strong>in</strong> cui sono <strong>in</strong>seriti nel rispetto dei<br />

diritti e dei doveri di riferimento per tutta la popolazione.<br />

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