indagine sulla mediazione culturale in italia - Integrazione Migranti

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03.06.2013 Views

INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA tra cui si registrava una marcata difficoltà e resistenza allo stesso percorso di integrazione, tra la popolazione afro-americana 13 . “Il melting pot non poteva essere dunque considerato una ricetta valida per tutti i gruppi e ciò determinò il fallimento di quell’opzione in favore di una politica multiculturale maggiormente rispettosa delle specificità culturali delle diverse minoranze presenti nel Paese, specie in conseguenza delle rivendicazioni degli afro-americani, degli stessi nativi americani e delle numerose e diversissime componenti migranti presenti sul territorio. Si assistette anche ad una modifica delle politiche territoriali di insediamento: dopo l’iniziale organizzazione di little towns etniche 14 , si cominciò a verificare una dispersione demografica più ampia sull’intero suolo del Paese, per quanto ancora oggi rimangano ben visibili nuclei di concentrazione etnoculturale” 15 . 13. V. Cotesta, Sociologia dei conflitti interetnici, Bari-Roma, Laterza, 1999. 14. Bernardi, Africa, Roma, Carocci, 1996. 15. Faedda, Tra mediazione e conflitto. La difficile gestione delle diversità in Bindi-Faedda, op. cit., p. 20. 2.2 Le istanze delle minoranze e la ‘preferenzialità’ dei migranti Oggi nessuno parlerebbe più di una progettualità assimilatoria o di una forzata integrazione, anche a causa e grazie alle istanze oppositive e ai movimenti di resistenza organizzati dagli stessi immigrati, dalle minoranze e dal dibattito internazionale in materia di diritti fondamentali, che hanno finito per conferire un valore e un peso non più ignorabile alle istanze di affermazione identitaria. In molti casi tuttavia la popolazione residenziale, e ancor più i suoi governanti, continua a preferire quei migranti stranieri che si “ritengono culturalmente affini e maggiormente affidabili in virtù di una consonanza di lingua, religio- ne, valori, istituzioni e cultura” 16 . La somiglianza, l’assottigliamento dello scarto culturale tra migranti e cittadini sembra dunque essere un elemento di rassicurazione per questi ultimi e testimonia della persistenza del pregiudizio verso la diversità di tipo etnico, che deve probabilmente essere riagganciata alla base fondante degli stessi stati nazionali di tipo europeo. 16. S.P. Huntington, Lo scontro delle civiltà, Milano, Rizzoli, 1998. 32 In numerosi paesi di immigrazione, non a caso, si verificano sempre più nuove combinazioni di culture e processi di ibridazione culturale sebbene a tutto ciò sia necessariamente collegato uno spirito sempre più forte di valorizzazione delle identità culturali. J.L. Amselle ricorda che ‘se da un certo punto di vista la mondializzazione genera la mescolanza delle culture […] dall’altro non provoca l’uniformazione o l’affievolimento delle diverse tradizioni. Alò contrario, l’epoca attuale, sotto la direzione degli Stati o

delle organizzazioni internazionali, sembra essere segnata da un irrigidimento o delle identità, in quanto questo doppio fenomeno dà nuovo vigore alle nozioni di origine, razza o innesto interrazziale (Amselle, 1999)” 17 . Il problema del rafforzamento sempre maggiore delle identità e delle istanze assertive delle minoranze, siano esse native o migranti, impone una riformulazione delle strategie di integrazione, un loro ripensamento così come un adeguamento degli strumenti giuridici, politici e culturali atti ad affrontare il nuovo scenario, specie in quelle realtà in cui esso si manifesta in forme intensive o in quelle che fino ad oggi hanno gestito in modo piuttosto sconnesso e sommario le politiche dell’integrazione, senza prevedere programmi di lungo periodo. Questo lavoro di inserimento e riduzione delle difficoltà – incontrate ancor oggi troppo spesso, dai migranti nel nostro Paese – necessita dell’organizzazione non solo di strutture apposite e di servizi localmente specializzati nell’informazione e nella formazione dei soggetti in arrivo, ma di un’estensione a tappeto delle competenze mediatorie a tutti gli operatori dei settori interessati dal fenomeno della immigrazione e della mobilità dei soggetti da una zona all’altra del nostro paese e della comunità europea…” 18 . Devono essere pertanto previsti percorsi diversi di integrazione e di ciascuno devono essere analizzati lucidamente i limiti e i vantaggi, onde poter formulare politiche di integrazione capaci di ridurre i rischi di conflittualità e di tensione tra comunità cittadina e comunità migranti o ancora inutili, se non dannose deformazioni della realtà (come - ad esempio - la criminalizzazione sistematizzata delle comunità migranti che ha contribuito ad alimentare nella comunità residenziale resistenze e paure verso gli immigrati 19 ). L A MEDIAZIONE CULTURALE IN E UROPA 17. B. Faedda, op. cit., p. 21. 18. L. Bindi, op. cit., p. 65. 20. Cfr. A. Dal Lago, Non persone. L’esclusione dei migranti in una società globale, Milano, Femtrinelli, 1999, in particolare il cap. La macchina della paura, pp. 98-123. 2.3 Stati nazionali e strategie dell’integrazione: l’assimilazionismo francese Esiste una relazione profonda tra immagine dello Stato nazionale e atteggiamenti verso le minoranze native e immigrate su un dato territorio. Molti Stati accentuano gli elementi che fondano l’unità culturale, mentre la diversità viene ignorata o addirittura negata. Altre società, più consapevoli delle loro differenze interne, costruiscono un’immagine meno conflittuale di questo intreccio identitario e fissano delle regole variabili di riconoscimento delle identità culturali, distinguendo in particolare quelle legittime da quelle che non lo sono o non ritengono che lo siano. 33

delle organizzazioni <strong>in</strong>ternazionali, sembra essere segnata da un irrigidimento o delle<br />

identità, <strong>in</strong> quanto questo doppio fenomeno dà nuovo vigore alle nozioni di orig<strong>in</strong>e,<br />

razza o <strong>in</strong>nesto <strong>in</strong>terrazziale (Amselle, 1999)” 17 .<br />

Il problema del rafforzamento sempre maggiore delle identità e delle istanze<br />

assertive delle m<strong>in</strong>oranze, siano esse native o migranti, impone una riformulazione<br />

delle strategie di <strong>in</strong>tegrazione, un loro ripensamento così come un adeguamento<br />

degli strumenti giuridici, politici e culturali atti ad affrontare il nuovo scenario,<br />

specie <strong>in</strong> quelle realtà <strong>in</strong> cui esso si manifesta <strong>in</strong> forme <strong>in</strong>tensive o <strong>in</strong> quelle<br />

che f<strong>in</strong>o ad oggi hanno gestito <strong>in</strong> modo piuttosto sconnesso e sommario le politiche<br />

dell’<strong>in</strong>tegrazione, senza prevedere programmi di lungo periodo.<br />

Questo lavoro di <strong>in</strong>serimento e riduzione delle difficoltà – <strong>in</strong>contrate ancor oggi troppo<br />

spesso, dai migranti nel nostro Paese – necessita dell’organizzazione non solo di strutture<br />

apposite e di servizi localmente specializzati nell’<strong>in</strong>formazione e nella formazione dei<br />

soggetti <strong>in</strong> arrivo, ma di un’estensione a tappeto delle competenze mediatorie a tutti gli<br />

operatori dei settori <strong>in</strong>teressati dal fenomeno della immigrazione e della mobilità dei<br />

soggetti da una zona all’altra del nostro paese e della comunità europea…” 18 .<br />

Devono essere pertanto previsti percorsi diversi di <strong>in</strong>tegrazione e di ciascuno<br />

devono essere analizzati lucidamente i limiti e i vantaggi, onde poter formulare<br />

politiche di <strong>in</strong>tegrazione capaci di ridurre i rischi di conflittualità e di tensione<br />

tra comunità cittad<strong>in</strong>a e comunità migranti o ancora <strong>in</strong>utili,<br />

se non dannose deformazioni della realtà (come - ad esempio<br />

- la crim<strong>in</strong>alizzazione sistematizzata delle comunità<br />

migranti che ha contribuito ad alimentare nella comunità<br />

residenziale resistenze e paure verso gli immigrati 19 ).<br />

L A MEDIAZIONE CULTURALE IN E UROPA<br />

17. B. Faedda, op. cit., p. 21.<br />

18. L. B<strong>in</strong>di, op. cit., p. 65.<br />

20. Cfr. A. Dal Lago, Non persone.<br />

L’esclusione dei migranti <strong>in</strong><br />

una società globale, Milano,<br />

Femtr<strong>in</strong>elli, 1999, <strong>in</strong> particolare<br />

il cap. La macch<strong>in</strong>a della paura,<br />

pp. 98-123.<br />

2.3 Stati nazionali e strategie dell’<strong>in</strong>tegrazione: l’assimilazionismo francese<br />

Esiste una relazione profonda tra immag<strong>in</strong>e dello Stato nazionale e atteggiamenti<br />

verso le m<strong>in</strong>oranze native e immigrate su un dato territorio. Molti Stati accentuano<br />

gli elementi che fondano l’unità <strong>culturale</strong>, mentre la diversità viene ignorata<br />

o addirittura negata. Altre società, più consapevoli delle loro differenze<br />

<strong>in</strong>terne, costruiscono un’immag<strong>in</strong>e meno conflittuale di questo <strong>in</strong>treccio identitario<br />

e fissano delle regole variabili di riconoscimento delle identità culturali,<br />

dist<strong>in</strong>guendo <strong>in</strong> particolare quelle legittime da quelle che non lo sono o non<br />

ritengono che lo siano.<br />

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