indagine sulla mediazione culturale in italia - Integrazione Migranti

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03.06.2013 Views

INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA di sciogliere le dispute in modo definitivo, senza possibilmente inasprire troppo i rapporti tra le parti, fece nascere perciò (all’interno della stessa professionalità avvocatizia) una mansione destinata a ridurre o contenere il ricorso alle corti per la regolamentazione delle dispute - inizialmente per lo più di quelle a carattere commerciale, privato e familiare, quindi poi anche in ambiti più estesi come quello della comunità, delle aziende, dei rapporti di diritto internazionale. Quest’ultimo ambito di intervento, che si richiama implicitamente all’istituto, comunque già presente, dell’arbitrato, ha dato quindi origine a mansioni, recentemente assurte all’attenzione dei media internazionali, grazie alle operazioni dette di peacekeeping e peacebuilding, che vedono all’opera professionalità di tipo diverso – avvocati, diplomatici, esperti di economia e scienziati sociali, oltre che specialisti nel settore delle associazioni non governative – impegnate tutte nel tentativo di risolvere conflitti a carattere geopolitico e culturale in condizioni di estrema delicatezza e nell’immanenza, talora, di veri e propri conflitti armati. La matrice originaria della pratica di mediazione deve dunque essere individuata nelle competenze di tipo giuridico, in contesti di diritto piuttosto flessibili e con riferimento, almeno agli inizi, ad alcuni specifici settori di intervento: mediazione aziendale, familiare, diritto privato e proprietà. Si è quindi prepotentemente diffusa ad altri settori di intervento con particolare riferimento alla mediazione interculturale, che ha finito spesso, negli ultimi anni, per rappresentare l’accezione più diffusa e istituzionalmente più sostenuta. La stessa definizione delle pratiche di mediazione testimonia della varietà del panorama cui si sta facendo riferimento. Oltre al generico e diffusissimo termine mediation, prevale nell’uso anche la dizione Alternative Dispute Resolution 1. Letteralmente ADR sta per Altenative Dispute Resolution. Si tratta di un insieme di pratiche di mediazione e negoziazione che non disdegnano il ricorso a pratiche tradizionale spesso provenienti anche da tradizioni culturali lontane e remore finalizzate alla composizione di liti e discussioni nell’ambito della piccola comunità. Presenta aspetti indubbi di decontestalizzazione di tali pratiche, ma sortisce in taluni casi effetti sorprendenti in termini di riapertura di dialoghi interrotti e di situazioni rese intrattabili dalla moltiplicazioni di livelli giuridici di scontro. 22 (ADR) con particolare riferimento alla mediazione in contesti familiari o di piccola ampiezza, che fanno ricorso a pratiche alternative di risoluzione dei conflitti, spesso ispirantisi a modalità tradizionali di composizione delle liti (litigation), anche se con un certo grado talora di eccesso decontestualizzante nel loro impiego 1 . A queste due prime definizioni se ne aggiungono molte altre, più specialistiche, di volta in volta a chiarire l’ambito o le modalità di conduzione della pratica mediatoria (community mediation, educational mediation, intercultural mediation, online mediation, ecc.).

1.1 Alcuni esempi di mediazione in contesti di conflitto a carattere nazionale L’ambito nazionale nel quale queste pratiche si sono maggiormente sviluppate ha visto diffondersi progressivamente una sempre maggior fiducia nella popolazione civile rispetto a tali forme di risoluzione alternativa delle dispute, portando ad un effettivo decremento - ad esempio - dei procedimenti giuridici (almeno rispetto a particolari tipi di cause) e ad una diffusione rilevante delle pratiche di mediazione nei contesti per lo più di piccola scala (famiglia, quartieri, comunità, uffici, aziende, ecc.), segnate da profonde lacerazioni e da forti conflitti culturali ed etnici o da violazioni a carico di minoranze, giungendo a improntare interi programmi governativi. È questo, ad esempio, il caso del Sudafrica, segnato fino al 1994 dal regime di Apartheid, che soggiogava la maggioranza – numerica – di colore alla minoranza dominante anglo-boera o Afrikaans. Nel momento in cui, dopo una fase di violente lotte interne e di decenni di attività terroristica, si è giunti al riconoscimento dell’African National Congress e alla liberazione del suo leader storico, Nelson Mandela, il nuovo governo – ‘misto’ - del Paese ha optato per una politica di ‘riconciliazione’, giocata per lo più proprio sul piano della mediazione di comunità su piccolissima scala. Ciò grazie anche all’intervento determinante di associazioni e gruppi di mediatori connessi a programmi internazionali di aiuto, oltre che ad una fervida attività di esperti interni 2 . Questa scelta è stata ritenuta politicamente e socialmente più efficace, perché, tra l’altro, avrebbe consentito al paese di uscire dalla fase più acuta del conflitto interno senza costi aggiuntivi – in termini finanziari e umani – per la celebrazione di processi che facessero ‘giustizia’ dei passati crimini (secondo un modello che definiremmo ‘Norimberga’). In Canada, invece, l’attività di mediazione, oltre a specializzarsi negli ambi- ti suddetti, ha conosciuto una speciale diffusione per ciò che riguarda i diritti delle minoranze, per lo più di quelle native, che oltre ad intentare vere e proprie cause per la rivendicazione dei diritti sui territori sottratti loro durante la fase della conquista, hanno spesso saputo sfruttare le risorse della mediazione per gestire problemi legati alla convivenza tra componenti etniche, linguistiche e culturali diverse all’interno degli stessi territori, giungendo ad ottenere anche risultati importantissimi sul piano governativo (come il riconoscimento dello statuto autonomo allo Stato di Nunavut nel L A MEDIAZIONE CULTURALE IN E UROPA 2.La Commission for Truth and Reconciliation è la Commissione Governativa che si è incaricata in Sudafrica di risolvere la situazione di scontro potenziale tra componente nera e componente Afrikaans dopo la recente riconversione democratica del Paese. Ne parla diffusamente e in modo estremamente entusiasta D. Tutu in un testo recente tradotto anche in Italia dal titolo: Idem, Non c’è giustizia senza perdono, Milano, Feltrinelli, 2001. 23

1.1 Alcuni esempi di <strong>mediazione</strong> <strong>in</strong> contesti di conflitto a carattere nazionale<br />

L’ambito nazionale nel quale queste pratiche si sono maggiormente sviluppate<br />

ha visto diffondersi progressivamente una sempre maggior fiducia nella popolazione<br />

civile rispetto a tali forme di risoluzione alternativa delle dispute, portando<br />

ad un effettivo decremento - ad esempio - dei procedimenti giuridici (almeno<br />

rispetto a particolari tipi di cause) e ad una diffusione rilevante delle pratiche di<br />

<strong>mediazione</strong> nei contesti per lo più di piccola scala (famiglia, quartieri, comunità,<br />

uffici, aziende, ecc.), segnate da profonde lacerazioni e da forti conflitti culturali<br />

ed etnici o da violazioni a carico di m<strong>in</strong>oranze, giungendo a improntare <strong>in</strong>teri<br />

programmi governativi. È questo, ad esempio, il caso del Sudafrica, segnato f<strong>in</strong>o<br />

al 1994 dal regime di Apartheid, che soggiogava la maggioranza – numerica – di<br />

colore alla m<strong>in</strong>oranza dom<strong>in</strong>ante anglo-boera o Afrikaans. Nel momento <strong>in</strong> cui,<br />

dopo una fase di violente lotte <strong>in</strong>terne e di decenni di attività terroristica, si è<br />

giunti al riconoscimento dell’African National Congress e alla liberazione del suo<br />

leader storico, Nelson Mandela, il nuovo governo – ‘misto’ - del Paese ha optato<br />

per una politica di ‘riconciliazione’, giocata per lo più proprio sul piano della<br />

<strong>mediazione</strong> di comunità su piccolissima scala. Ciò grazie anche all’<strong>in</strong>tervento<br />

determ<strong>in</strong>ante di associazioni e gruppi di mediatori connessi a programmi <strong>in</strong>ternazionali<br />

di aiuto, oltre che ad una fervida attività di esperti <strong>in</strong>terni 2 . Questa scelta<br />

è stata ritenuta politicamente e socialmente più efficace, perché, tra l’altro,<br />

avrebbe consentito al paese di uscire dalla fase più acuta del conflitto <strong>in</strong>terno<br />

senza costi aggiuntivi – <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i f<strong>in</strong>anziari e umani – per la celebrazione di processi<br />

che facessero ‘giustizia’ dei passati crim<strong>in</strong>i (secondo un modello che def<strong>in</strong>iremmo<br />

‘Norimberga’).<br />

In Canada, <strong>in</strong>vece, l’attività di <strong>mediazione</strong>, oltre a specializzarsi negli ambi-<br />

ti suddetti, ha conosciuto una speciale diffusione per ciò che<br />

riguarda i diritti delle m<strong>in</strong>oranze, per lo più di quelle native,<br />

che oltre ad <strong>in</strong>tentare vere e proprie cause per la rivendicazione<br />

dei diritti sui territori sottratti loro durante la fase della<br />

conquista, hanno spesso saputo sfruttare le risorse della<br />

<strong>mediazione</strong> per gestire problemi legati alla convivenza tra<br />

componenti etniche, l<strong>in</strong>guistiche e culturali diverse all’<strong>in</strong>terno<br />

degli stessi territori, giungendo ad ottenere anche risultati<br />

importantissimi sul piano governativo (come il riconoscimento<br />

dello statuto autonomo allo Stato di Nunavut nel<br />

L A MEDIAZIONE CULTURALE IN E UROPA<br />

2.La Commission for Truth and<br />

Reconciliation è la<br />

Commissione Governativa che<br />

si è <strong>in</strong>caricata <strong>in</strong> Sudafrica di<br />

risolvere la situazione di scontro<br />

potenziale tra componente<br />

nera e componente Afrikaans<br />

dopo la recente riconversione<br />

democratica del Paese.<br />

Ne parla diffusamente e <strong>in</strong><br />

modo estremamente entusiasta<br />

D. Tutu <strong>in</strong> un testo recente<br />

tradotto anche <strong>in</strong> Italia<br />

dal titolo: Idem, Non c’è giustizia<br />

senza perdono, Milano,<br />

Feltr<strong>in</strong>elli, 2001.<br />

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