indagine sulla mediazione culturale in italia - Integrazione Migranti

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03.06.2013 Views

INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA interessi. In questo caso infatti siamo di fronte ad un terzo stadio, in cui – una volta superato il periodo del primo inserimento e adattamento – il consolidamento della propria permanenza nella società di accoglienza fa emergere l’esigenza di tutelare i propri interessi individuali e comunitari. 20 I dati sul periodo di permanenza in Italia degli utenti, confrontati che con quelli che abbiamo appena esaminato, gettano una luce ancora più drammatica sulla condizione degli immigrati in Italia. Infatti, solo nel 32,8% dei casi si tratta di immigrati da non più di un anno, il che dovrebbe lasciar supporre che per la maggioranza degli utenti la fase dell’inserimento iniziale sia terminata da tempo. Ma, come abbiamo visto, non è così, nonostante l’esperienza dell’immigrazione sia cominciata già da molto tempo. 21 Rispetto ai mediatori, oltre alle annotazioni già fatte, bisogna rilevare che alcune domande del questionario sono rimaste disattese dagli enti contattati. Il numero dei mediatori è piuttosto incerto, se non addirittura sconosciuto. Prendendo come esempio il campione di enti attuatori che ha risposto al questionario, si ha che nemmeno loro sono in grado di segnalare la quantità di mediatori impiegati. Frequentemente uno stesso ente fornisce un totale di mediatori ad una domanda del questionario, uno differente ad un’altra domanda ed un altro ancora alle domande successive. Ciò è dovuto probabilmente al fenomeno della rotazione dei mediatori, commentato sopra. Spesso i mediatori offrono prestazioni limitate nel tempo e in più ambiti, per cui il loro numero può variare molto secondo i periodi. È possibile che il carattere ancora circostanziale delle esperienze di mediazione, che prendono molte volte la forma di progetto, e non di servizio inserito saldamente in un sistema di servizi, influisca sulla precarietà e la mobilità dei mediatori. Nel 75,9% dei casi gli enti attuatori si avvalgono di mediatori “esterni”, contrattati appositamente (contratti di collaborazione occasionale nel 45,7% delle risposte). 22 La presenza femminile è fortemente maggioritaria (68,4%), mentre può sorprendere che la nazionalità più rappresentata sia quella italiana (14,9%). Tra i gruppi nazionali, dopo l’Italia, seguono l’Albania, il Marocco, la Cina e la Romania. Colpisce invece il fatto che tra i Rom compaiano pochissimi mediatori. Ciò 172

S INTESI E CONCLUSIONI potrebbe far ipotizzare che la mediazione non sia particolarmente sviluppata in questo settore, oppure che vi sia una maggiore concentrazione di mediatori italiani tra i Rom. 23 Per quanto attiene ai titoli di studio dei mediatori, i dati disponibili comprovano che si è di fronte ad un gruppo con una formazione media-superiore. Ben il 44,6% possiede la laurea e/o il dottorato, mentre coloro che non hanno titoli o soltanto la licenza media sono appena il 6,3%. La loro buona preparazione è attestata anche dal fatto che in larga maggioranza (77%) hanno seguito corsi di formazione sulla mediazione culturale (finanziati spesso dal Fondo Sociale Europeo). Quella del mediatore sembra prefigurarsi come una nuova professione che offre un valido sbocco a tanti stranieri che non trovano un’occupazione congruente con il proprio livello culturale e professionale. D’altro canto, alla domanda sulle “qualifiche professionali” dei mediatori, in un altissimo numero di casi i compilatori del questionario hanno indicato proprio “mediatore”. Quest’ultimo elemento lascia intendere che vi sia un collegamento immediato tra formazione ed esercizio della professione, ovvero che la maggioranza dei mediatori sia stata assunta come esito previsto di corsi di formazione. 24 Nell’insieme si ricava un’impressione fortemente positiva riguardo a come i mediatori svolgono la propria professione. Un indicatore diretto, ma alquanto attendibile, di questo esercizio equilibrato e coscienzioso della professione è dato dalle risposte – affermative nel 75% dei casi - alla domanda se i mediatori sono in grado di rappresentare allo stesso tempo l'istituzione pubblica e gli utenti. 25 Restando alla formazione, è bene ricordare che allo stato attuale delle cose, non esiste trasferibilità tra i titoli e le competenze professionali acquisite dai mediatori se ci si sposta al di là dei confini regionali e talvolta provinciali in cui essi lavorano, e ciò genera enormi difficoltà, ostacolando un loro più coerente e compiuto utilizzo, laddove non esiste ancora circolarità di risorse e strumenti. 26 Rispetto alle mansioni e alle competenze dei mediatori, si è già menzionato che 173

S INTESI E CONCLUSIONI<br />

potrebbe far ipotizzare che la <strong>mediazione</strong> non sia particolarmente sviluppata <strong>in</strong><br />

questo settore, oppure che vi sia una maggiore concentrazione di mediatori <strong>italia</strong>ni<br />

tra i Rom.<br />

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Per quanto attiene ai titoli di studio dei mediatori, i dati disponibili comprovano<br />

che si è di fronte ad un gruppo con una formazione media-superiore. Ben il<br />

44,6% possiede la laurea e/o il dottorato, mentre coloro che non hanno titoli o<br />

soltanto la licenza media sono appena il 6,3%. La loro buona preparazione è attestata<br />

anche dal fatto che <strong>in</strong> larga maggioranza (77%) hanno seguito corsi di formazione<br />

<strong>sulla</strong> <strong>mediazione</strong> <strong>culturale</strong> (f<strong>in</strong>anziati spesso dal Fondo Sociale<br />

Europeo). Quella del mediatore sembra prefigurarsi come una nuova professione<br />

che offre un valido sbocco a tanti stranieri che non trovano un’occupazione congruente<br />

con il proprio livello <strong>culturale</strong> e professionale. D’altro canto, alla domanda<br />

sulle “qualifiche professionali” dei mediatori, <strong>in</strong> un altissimo numero di casi i<br />

compilatori del questionario hanno <strong>in</strong>dicato proprio “mediatore”. Quest’ultimo<br />

elemento lascia <strong>in</strong>tendere che vi sia un collegamento immediato tra formazione<br />

ed esercizio della professione, ovvero che la maggioranza dei mediatori sia stata<br />

assunta come esito previsto di corsi di formazione.<br />

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Nell’<strong>in</strong>sieme si ricava un’impressione fortemente positiva riguardo a come i<br />

mediatori svolgono la propria professione. Un <strong>in</strong>dicatore diretto, ma alquanto<br />

attendibile, di questo esercizio equilibrato e coscienzioso della professione è dato<br />

dalle risposte – affermative nel 75% dei casi - alla domanda se i mediatori sono <strong>in</strong><br />

grado di rappresentare allo stesso tempo l'istituzione pubblica e gli utenti.<br />

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Restando alla formazione, è bene ricordare che allo stato attuale delle cose, non<br />

esiste trasferibilità tra i titoli e le competenze professionali acquisite dai mediatori<br />

se ci si sposta al di là dei conf<strong>in</strong>i regionali e talvolta prov<strong>in</strong>ciali <strong>in</strong> cui essi lavorano,<br />

e ciò genera enormi difficoltà, ostacolando un loro più coerente e compiuto<br />

utilizzo, laddove non esiste ancora circolarità di risorse e strumenti.<br />

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Rispetto alle mansioni e alle competenze dei mediatori, si è già menzionato che<br />

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