indagine sulla mediazione culturale in italia - Integrazione Migranti

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03.06.2013 Views

INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA imprese, nei sindacati e nelle Università (2,4%), anche se buona parte di queste realtà potrebbe essere sfuggita alla rilevazione nazionale. Gli ambiti principali di intervento delle esperienze di mediazione individuate afferiscono principalmente ai servizi sociali (per una quota complessiva pari al 35,5% del totale) e a quelli educativi/scolastici (il 33,6%), seguiti da quelli sanitari (13,5%). Minore incidenza si registra invece nell’ambito penale/giudiziario (6,4%). Nell’ambito del diritto, anzi, il cammino delle pratiche di mediazione presenta in Italia un netto ritardo rispetto ad altri paesi europei (e ancor più nei confronti dell’area nordamericana). In conclusione, permangono interi settori della società e degli spazi di interazione culturale sguarniti di servizi di supporto alla comunicazione e all’integrazione reciproca tra immigrati e comunità di accoglienza, come ad esempio il mondo del lavoro. Un riscontro analogo si ha guardando i dati relativi all’”orientamento al lavoro” (non solo nelle aziende, ma anche in altri ambiti di intervento), indicato come principale tipologia di servizio solo nel 5% delle risposte fornite dagli enti contattati. 12 Rispetto alle tipologie di servizio, troviamo in primo luogo quell’area di attività che va dalla prima accoglienza degli immigrati e dei richiedenti asilo al sostegno agli stranieri nel disbrigo di pratiche e all’informazione sui loro diritti (34,9%); in seconda posizione si colloca l’area dei minori e della scuola (26,4%). Rispetto al primo gruppo, però, i servizi di prima accoglienza e per i richiedenti asilo sono di gran lunga meno importanti rispetto a quelli per l’informazione e di accompagnamento degli extracomunitari nella conoscenza e fruizione dei servizi. Bassa è inoltre la percentuale di coloro che segnalano come tipologia principale il “sostegno agli operatori degli uffici pubblici per i rapporti con utenti stranieri e/o rom” (9%). 13 Raffrontando questi dati con quelli inerenti le funzioni dei mediatori e gli obiettivi degli enti attuatori, viene delineandosi un’immagine della mediazione come un’area di servizi ancora largamente improntata a: (a) l’accoglienza, l’informazione e l’orientamento degli stranieri da parte di servizi pubblici; (b) le fasi iniziali e/o più basilari del rapporto tra utenti stranieri e servizi pubblici. In altre parole, se da un lato sembra essere sacrificato uno dei significati fondamentali della mediazione culturale (la facilitazione delle relazioni tra due sog- 168

S INTESI E CONCLUSIONI getti differenti), in quanto l’asse delle attività è nettamente spostato sul versante degli stranieri (aiutati nel loro processo di inserimento), dall’altro la mediazione appare funzionale prevalentemente ad agevolare i primi passi dello straniero nel mondo delle istituzioni e della società che lo ospita. Questa tendenza può essere interpretata come una conseguenza necessaria dello stato della situazione delle politiche immigratorie, ancora fortemente impegnate sul fronte dell’emergenza, ovvero per garantire l’accoglienza e l’accesso ai servizi basici da parte della popolazione immigrata; oppure come un orientamento delle stesse istituzioni pubbliche, che ricorrono ai mediatori preferentemente per far fronte a situazioni problematiche, mentre non reputano necessario avvalersene per i servizi a carattere più ordinario. Fatto sta, però, che se guardiamo alle modalità di attivazione dei servizi di mediazione, in circa il 77% dei casi si tratta di servizi ai quali gli utenti si rivolgono. Detto in altre parole, in maggioranza i servizi non cercano di “catturare” l’utenza straniera, ma sono messi a disposizione di chi ne voglia usufruire. 14 Che nelle attività di mediazione (o in parte di esse) persista ancora una logica emergenziale sembra convalidato anche dai dati relativi alle principali difficoltà incontrate dagli enti. Il reperimento e gestione dei fondi spicca su tutte le altre possibili opzioni (15,5%), ma si arriva a più del 60% delle risposte se si somma questa percentuale a quelle relative al reperimento e gestione di risorse umane, alla diffidenza degli operatori, al coordinamento organizzativo degli interventi, al rapporto con altri enti/istituzioni, alla scarsa valorizzazione ed uso improprio dei mediatori da parte dell'ente/istituzione entro il quale il servizio si attua e alla scarsa conoscenza del servizio nel territorio. 15 Quanto si è detto nei due punti precedenti sulla natura della mediazione è vero soprattutto escludendo dall’analisi i dati relativi alla scuola, alla quale però spetta un’attenzione a parte dato che essa (insieme ai luoghi di lavoro) non solo costituisce un ambiente sociale in cui stranieri ed autoctoni convivono quotidianamente, ma rappresenta storicamente anche una sorta di nicchia molto sensibile ai temi e ai problemi dell’incontro tra culture differenti. 16 A conferma della linea interpretativa che stiamo seguendo, inoltre, si deve far pre- 169

INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA<br />

imprese, nei s<strong>in</strong>dacati e nelle Università (2,4%), anche se buona parte di queste<br />

realtà potrebbe essere sfuggita alla rilevazione nazionale. Gli ambiti pr<strong>in</strong>cipali di<br />

<strong>in</strong>tervento delle esperienze di <strong>mediazione</strong> <strong>in</strong>dividuate afferiscono pr<strong>in</strong>cipalmente<br />

ai servizi sociali (per una quota complessiva pari al 35,5% del totale) e a quelli educativi/scolastici<br />

(il 33,6%), seguiti da quelli sanitari (13,5%). M<strong>in</strong>ore <strong>in</strong>cidenza si<br />

registra <strong>in</strong>vece nell’ambito penale/giudiziario (6,4%). Nell’ambito del diritto, anzi,<br />

il camm<strong>in</strong>o delle pratiche di <strong>mediazione</strong> presenta <strong>in</strong> Italia un netto ritardo rispetto<br />

ad altri paesi europei (e ancor più nei confronti dell’area nordamericana). In conclusione,<br />

permangono <strong>in</strong>teri settori della società e degli spazi di <strong>in</strong>terazione <strong>culturale</strong><br />

sguarniti di servizi di supporto alla comunicazione e all’<strong>in</strong>tegrazione reciproca<br />

tra immigrati e comunità di accoglienza, come ad esempio il mondo del lavoro. Un<br />

riscontro analogo si ha guardando i dati relativi all’”orientamento al lavoro” (non<br />

solo nelle aziende, ma anche <strong>in</strong> altri ambiti di <strong>in</strong>tervento), <strong>in</strong>dicato come pr<strong>in</strong>cipale<br />

tipologia di servizio solo nel 5% delle risposte fornite dagli enti contattati.<br />

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Rispetto alle tipologie di servizio, troviamo <strong>in</strong> primo luogo quell’area di attività<br />

che va dalla prima accoglienza degli immigrati e dei richiedenti asilo al sostegno<br />

agli stranieri nel disbrigo di pratiche e all’<strong>in</strong>formazione sui loro diritti (34,9%); <strong>in</strong><br />

seconda posizione si colloca l’area dei m<strong>in</strong>ori e della scuola (26,4%). Rispetto al<br />

primo gruppo, però, i servizi di prima accoglienza e per i richiedenti asilo sono di<br />

gran lunga meno importanti rispetto a quelli per l’<strong>in</strong>formazione e di accompagnamento<br />

degli extracomunitari nella conoscenza e fruizione dei servizi. Bassa è <strong>in</strong>oltre<br />

la percentuale di coloro che segnalano come tipologia pr<strong>in</strong>cipale il “sostegno<br />

agli operatori degli uffici pubblici per i rapporti con utenti stranieri e/o rom” (9%).<br />

13<br />

Raffrontando questi dati con quelli <strong>in</strong>erenti le funzioni dei mediatori e gli obiettivi<br />

degli enti attuatori, viene del<strong>in</strong>eandosi un’immag<strong>in</strong>e della <strong>mediazione</strong> come un’area<br />

di servizi ancora largamente improntata a:<br />

(a) l’accoglienza, l’<strong>in</strong>formazione e l’orientamento degli stranieri da parte di<br />

servizi pubblici;<br />

(b) le fasi <strong>in</strong>iziali e/o più basilari del rapporto tra utenti stranieri e servizi<br />

pubblici.<br />

In altre parole, se da un lato sembra essere sacrificato uno dei significati fondamentali<br />

della <strong>mediazione</strong> <strong>culturale</strong> (la facilitazione delle relazioni tra due sog-<br />

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