indagine sulla mediazione culturale in italia - Integrazione Migranti
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INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA 164 La sintesi e le conclusioni che seguono sono basate sui risultati dell’indagine condotta sulla mediazione culturale in Italia (e principalmente sull’analisi dei questionario inviato agli organismi individuati), ma tengono conto anche dei numerosissimi contatti avuti con istituzioni che erogano servizi di mediazione e con mediatori. 1 I servizi di mediazione culturale hanno conosciuto una rapida e notevole diffusione negli ultimi anni su tutto il territorio nazionale, a seguito della trasformazione del nostro paese in meta stabile di immigrazione. Non esiste tuttavia un quadro di riferimento normativo ampio e articolato che precisi le funzioni e gli obiettivi delle attività di mediazione. Anche sul piano delle indicazioni programmatiche successive alla produzione legislativa in materia di immigrazione è possibile rilevare una povertà di riferimenti alla mediazione. La mediazione culturale si è andata radicando nel tessuto istituzionale in modo abbastanza spontaneo, ancora estraneo ad una logica di programmazione di insieme, almeno a livello nazionale. D’altro canto non sembrano esservi collegamenti stabili tra i diversi servizi di mediazione (con alcune importanti eccezioni) e manca ancora un profilo comune sia della mediazione sia del ruolo e delle competenze dei mediatori. Di conseguenza, esistono esperienze assai disparate di mediazione, con differenze importanti secondo le aree regionali e locali. Da tutto ciò deriva una situazione particolarmente fluttuante e diversificata, che se da un lato contribuisce alla fioritura di molte esperienze e sperimentazioni, dall’altro rischia di provocare profonde sperequazioni nella gestione dei rapporti tra soggetti migranti e comunità di accesso, non ulteriormente tollerabili nel quadro di una reale regolarizzazione delle
S INTESI E CONCLUSIONI politiche di integrazione. Allo stesso modo, non è facile rintracciare una delimitazione concettuale ed operativa della mediazione culturale omogenea. Per capire cosa sia e come sia intesa la mediazione, bisogna piuttosto richiamarsi alle stesse esperienze di mediazione, nonché alle molteplici iniziative di formazione di mediatori (questo non toglie che nel corso degli anni sia andata maturando una riflessione nelle più diverse sedi che tende ad riunire in un tutto più omogeneo le idee e le proposte sulla mediazione culturale). 2 L’avvio e lo sviluppo dei servizi di mediazione si devono in primo luogo all’impulso dato a questo genere di attività dal Terzo Settore e secondariamente (e probabilmente in tempi più recenti), alla volontà di tante amministrazioni pubbliche locali di offrire servizi più adeguati agli utenti extracomunitari. 3 Sono state censite 704 esperienze di mediazione culturale in Italia, ma il loro numero è di sicuro molto superiore. Molte esperienze sfuggono alla rilevazione nazionale in quanto non esistono centri a livello nazionale e regionale che raccolgano e sistematizzino dati sui servizi di mediazione. Le informazioni disponibili sono spesso scarse e/o frammentarie Inoltre, in molti casi si tratta di “progetti” o di servizi a termine, per cui al momento della rilevazione possono risultare cessati o prossimi alla chiusura. 4 Una difficoltà aggiuntiva nell’individuazione delle esperienze di mediazione consiste nella proliferazione di progetti ed attività affini alla mediazione o per i quali possono esistere dubbi circa la loro catalogazione come servizi di mediazione. Poiché questo campo è ancora avvolto in una certa indeterminatezza semantica (cosa sia e cosa non sia mediazione culturale si presta a giudizi molto soggettivi), si assiste ad una vasta gamma di nomenclature che a volte possono rientrare ed altre no nella categoria di mediazione e mediatori: promotori, educatori interculturali, operatori per stranieri, facilitatori, ecc. Nel corso della presente indagine si è voluto circoscrivere l’oggetto di lavoro a quei servizi che in maniera esplicita fanno riferimento al concetto di mediazione culturale (pur in una pluralità di accezioni) e che sono concepiti sia per facilitare “l’accesso degli stranieri all’esercizio dei diritti fondamentali sia per la trasformazione della nostra società, con l’in- 165
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INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA<br />
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La s<strong>in</strong>tesi e le conclusioni che seguono sono basate sui risultati dell’<strong><strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e</strong> condotta<br />
<strong>sulla</strong> <strong>mediazione</strong> <strong>culturale</strong> <strong>in</strong> Italia (e pr<strong>in</strong>cipalmente sull’analisi dei questionario<br />
<strong>in</strong>viato agli organismi <strong>in</strong>dividuati), ma tengono conto anche dei numerosissimi contatti<br />
avuti con istituzioni che erogano servizi di <strong>mediazione</strong> e con mediatori.<br />
1<br />
I servizi di <strong>mediazione</strong> <strong>culturale</strong> hanno conosciuto una rapida e notevole<br />
diffusione negli ultimi anni su tutto il territorio nazionale, a seguito della<br />
trasformazione del nostro paese <strong>in</strong> meta stabile di immigrazione. Non esiste<br />
tuttavia un quadro di riferimento normativo ampio e articolato che<br />
precisi le funzioni e gli obiettivi delle attività di <strong>mediazione</strong>. Anche sul<br />
piano delle <strong>in</strong>dicazioni programmatiche successive alla produzione legislativa<br />
<strong>in</strong> materia di immigrazione è possibile rilevare una povertà di riferimenti<br />
alla <strong>mediazione</strong>. La <strong>mediazione</strong> <strong>culturale</strong> si è andata radicando<br />
nel tessuto istituzionale <strong>in</strong> modo abbastanza spontaneo, ancora estraneo<br />
ad una logica di programmazione di <strong>in</strong>sieme, almeno a livello nazionale.<br />
D’altro canto non sembrano esservi collegamenti stabili tra i diversi servizi<br />
di <strong>mediazione</strong> (con alcune importanti eccezioni) e manca ancora un<br />
profilo comune sia della <strong>mediazione</strong> sia del ruolo e delle competenze dei<br />
mediatori. Di conseguenza, esistono esperienze assai disparate di <strong>mediazione</strong>,<br />
con differenze importanti secondo le aree regionali e locali. Da<br />
tutto ciò deriva una situazione particolarmente fluttuante e diversificata,<br />
che se da un lato contribuisce alla fioritura di molte esperienze e sperimentazioni,<br />
dall’altro rischia di provocare profonde sperequazioni nella<br />
gestione dei rapporti tra soggetti migranti e comunità di accesso, non<br />
ulteriormente tollerabili nel quadro di una reale regolarizzazione delle