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indagine sulla mediazione culturale in italia - Integrazione Migranti

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INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA<br />

pale funzione svolta dai mediatori: questo avviene nel 26,1% dei casi, percentuale<br />

che cresce al 25,7% quando si addizionano i casi <strong>in</strong> cui questa opzione è stata contrassegnata<br />

sia come pr<strong>in</strong>cipale che come secon-daria (tabella n° 43).<br />

Tab. 39 I mediatori hanno seguito corsi di formazione professionale <strong>in</strong> Italia?<br />

n° %<br />

Si, la maggior parte di loro 147 77%<br />

No, nessuno di essi 23 12%<br />

Solo alcuni 20 11%<br />

Totale 190 100%<br />

Le altre due funzioni più rilevanti sono l’”orientamento” e l’”accompagnamento”<br />

(14,5% e 10,8%), anche se compaiono molto più <strong>in</strong> basso nella graduatoria delle<br />

percentuali. A questo proposito occorre ricordare che capita frequentemente di<br />

ascoltare una rimostranza da parte dei mediatori. Come è risultato chiaro anche<br />

dal focus group (cfr. cap ), essi ci tengono a far sapere (e non senza una punta di<br />

orgoglio) che si sm<strong>in</strong>uisce la loro professione e ancor più rimangono sottoutilizzate<br />

le loro capacità quando al mediatore viene richiesto esclusivamente o più di<br />

ogni altra cosa di facilitare la comunicazione verbale tra i servizi e gli stranieri.<br />

Questa limitazione potrebbe essere accompagnata da un secondo orientamento<br />

negativo, che consiste nella trasformazione del mediatore <strong>in</strong> una generica<br />

figura di supporto degli operatori, senza mansioni specifiche. In tal senso è <strong>in</strong>vece<br />

confortante che questa opzione sia stata segnalata come pr<strong>in</strong>cipale solo nel 4,2%<br />

dei casi, percentuale che scende al 3,7% quando si tiene conto anche delle volte <strong>in</strong><br />

cui è stata marcata come secondaria (ma bisogna pur ammettere che difficilmente<br />

un organismo attuatore dichiarerà apertamente che i mediatori sono impiegati<br />

solo <strong>in</strong> qualità di “assistenti” degli operatori pubblici).<br />

Tornando al punto precedente, se ci soffermiamo <strong>sulla</strong> tabella n° 44, l’”<strong>in</strong>terpretariato/traduzione”<br />

sembra <strong>in</strong>equivocabilmente una delle <strong>in</strong>combenze lavorative<br />

fondamentali dei mediatori. E questo malgrado gli obiettivi enunciati dagli<br />

organismi contattati che, come abbiamo già avuto modo di vedere, sono collocati<br />

<strong>in</strong> una dimensione di carattere politico-programmatico: “<strong>in</strong>tegrazione socio<strong>culturale</strong><br />

degli immigrati”, “<strong>in</strong>terscambio <strong>culturale</strong> e comunicazione”, “accesso ai servizi”,<br />

ecc. Nella lista degli obiettivi, per di più, l’”<strong>in</strong>terpretariato/traduzione” ricorre<br />

appena nell’1% dei casi sul totale delle risposte fornite. A parziale sostegno di<br />

quanto si sta affermando possiamo osservare che all’”<strong>in</strong>terpretariato” si dedica<br />

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