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indagine sulla mediazione culturale in italia - Integrazione Migranti

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INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA<br />

Tab. 32 Condizione di soggiorno <strong>in</strong> Italia<br />

media<br />

tiroc<strong>in</strong>io 0,5%<br />

turismo 1,3%<br />

convenzione di Dubl<strong>in</strong>o 0,7%<br />

richiesta asilo 4,6%<br />

asilo politico 1,7%<br />

Clandest<strong>in</strong>i con cartell<strong>in</strong>o STP 8,1%<br />

Senza alcun permesso 9,3%<br />

Altro 2,0%<br />

Nel 20,6% dei casi l’utenza si rivolge ai servizi di <strong>mediazione</strong> perché ha bisogno di<br />

<strong>in</strong>formazioni e orientamento sui propri diritti nella società di accoglienza, il 16,9%<br />

chiede di essere supportata nel disbrigo di pratiche, il 13,9% di ricevere accompagnamento<br />

nei rapporti con le istituzioni pubbliche, l’11,7% vuole essere assistita<br />

nella traduzione di documenti (tabella n° 33). Se si sommano queste percentuali,<br />

risulta che ben il 63% degli utenti stranieri e rom dei servizi di <strong>mediazione</strong> necessita<br />

di figure che forniscano assistenza <strong>in</strong> una prima fase di <strong>in</strong>serimento nel paese<br />

d’accoglienza, laddove le difficoltà l<strong>in</strong>guistiche e la scarsa conoscenza dell’apparato<br />

istituzionale e amm<strong>in</strong>istrativo <strong>italia</strong>no rendono problematico l’accesso e la fruizione<br />

dei servizi.<br />

M<strong>in</strong>ore <strong>in</strong>cidenza hanno i bisogni connessi ad una seconda fase di <strong>in</strong>tegrazione,<br />

<strong>in</strong> cui l’immigrato può avere necessità di ricevere sostegno <strong>in</strong> caso di difficoltà<br />

scolastiche o di tipo famigliare o nella ricerca di lavoro (siamo <strong>in</strong>torno al 30%<br />

del totale). I dati mettono luce una situazione <strong>in</strong> cui la <strong>mediazione</strong> risponde a bisogni<br />

di tipo essenziali, strettamente connessi a difficoltà dovute <strong>in</strong> prima istanza<br />

all’<strong>in</strong>serimento più che all’adattamento nel nuovo tessuto sociale. Tale conclusione<br />

è confermata tra l’altro dalla bassissima percentuale di risposte (appena il 2,8%)<br />

che fanno riferimento, quale bisogno primario, alla difesa dei propri <strong>in</strong>teressi. In<br />

questo caso <strong>in</strong>fatti siamo di fronte ad un terzo stadio, <strong>in</strong> cui – una volta superato il<br />

periodo del primo <strong>in</strong>serimento e adattamento – il consolidamento della propria<br />

permanenza nella società di accoglienza fa emergere l’esigenza di tutelare i propri<br />

<strong>in</strong>teressi <strong>in</strong>dividuali e comunitari. Si pensi a quanto peso hanno oggi, <strong>in</strong> paesi di<br />

più antica immigrazione come il Canada e gli Stati Uniti, ma anche <strong>in</strong> Europa la<br />

Francia o l’Inghilterra, le rivendicazioni dei gruppi m<strong>in</strong>oritari rispetto, ad esempio,<br />

alla salvaguardia della l<strong>in</strong>gua madre o di costumi e pratiche tradizionali.<br />

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