indagine sulla mediazione culturale in italia - Integrazione Migranti

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03.06.2013 Views

INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA fino ad arrivare a coincidere con il semplice interpretariato/traduzione. Non è un caso che la percentuale di risposte in cui è l’alfabetizzazione linguistica del cittadino straniero ad essere individuata quale finalità prioritaria delle pratiche di mediazione adombra la triangolazione tipica del rapporto di mediazione, escludendo uno dei tre poli della relazione. Accanto a tale tendenza, però, esiste una linea alternativa che prevede spazi di dialogo e di interscambio tra più parti, sottolineando l’importanza dei processi di comunicazione in un’ottica di reciproco arricchimento. Tale attitudine sembra, almeno a livello di impostazione teorica, maggiormente rispettosa del significato stesso del concetto di mediazione, intesa sia come modalità per superare i conflitti tra parti, sia come strumento utile per mettere in contatto, facilitare la reciproca comprensione, garantire lo scambio e in tal senso valorizzare la reciproca diversità tra componenti, gruppi, settori della società. 2.2.5. Ambiti territoriali di intervento e fonti finanziarie Come mostra la tabella n° 21, l’offerta di servizi di mediazione culturale in Italia Tab. 21 Ambito territoriale d'intervento % Circoscrizionale/municipale 14,8% Cittadino 32,2% Provinciale/regionale 39,0% Distrettuale 8,1% Nazionale 2,5% Non c'è una copertura specifica 3,4% Non risponde 18 casi opera principalmente in ambito cittadino, sia a livello comunale (il 32,2%), sia a livello di singole circoscrizioni o municipi (il 14,8%). Solamente il 2,5% dei servizi ha una copertura nazionale, mentre l’8% estende il suo raggio di azione in zone distrettuali e il 39% opera su base provinciale e regionale. Questa tendenza verso la localizzazio- ne degli interventi di mediazione è in linea con il principio della “sussidiarità verticale” dei servizi, che a partire dalla legge 328 del 2000 sta caratterizzando il trend nazionale, provocando una stabilizzazione in ambito locale dei luoghi di erogazione dei diversi servizi. Lo stesso fenomeno, però, ha come sua contropartita, dal punto di vista del sistema preposto alla formazione della figura professionale del mediatore, un’estrema frammentazione delle modalità atte all’inquadramento professionale di tale figura. Allo stato attuale delle cose, infatti, non esiste trasferibilità tra i titoli e le competenze professionali acquisite dai mediatori se ci si sposta al di là dei confini regionali e talvolta provinciali in cui si opera, e ciò genera enormi difficoltà, ostacolando un suo più coerente e compiuto utilizzo, laddove non esiste ancora circolarità di risorse e strumenti. 126

M APPATURA DELLE ESPERIENZE DI MEDIAZIONE CULTURALE IN I TALIA Gli stessi fondi utilizzati per finanziarie le esperienze di mediazione culturale in Italia – come si evince dalla tabella n° – pur avendo una provenienza nazionale, in un sistema decentrato come quello che attualmente caratterizza il nostro paese, passano per le singole regioni e province (tabella n° 22). Tab. 22 Provenienza e peso percentuale delle fonti finanziarie % media Fondi nazionali 25,5 Fondi regionali 20,3 Fondi provinciali 9,9 Fondi comunali 19,2 Fondo sociale europeo 2,3 Fondazioni bancarie 0,4 Altri fonti da soggetti privati 1,9 Fondi propri della struttura 9,3 Utenza 1,4 Vendita del servizio 2,5 Altro 3,4 Nelle specifiche che i diversi enti attuatori dei servizi di mediazione hanno dato, infatti, ricorrono nella stragrande maggioranza dei casi le applicazioni della legislazione sull’immigrazione (legge n° 285 dell’97, n° 286 e n° 40 del ‘98, ecc.), in minima parte anche i finanziamenti previsti per il Programma Nazionale Asilo. Il fatto che tali risorse finanziarie siano oggi gestite a livello locale, pur avendo una provenienza nazionale, è probabilmente la ragione per cui parecchie strutture le hanno citate contemporaneamente sia tra le fonti nazionali che tra quelle regionali e provinciali. Nello specifico emerge un 20,3% di fondi regionali (tra cui sono ricompresi sia i finanziamenti per il “diritto allo studio” sia quelli provenienti dai Piani regionali per l’immigrazione), un 9,9% di fondi provinciali e un 2,3% di risorse devoluto in base al Fondo Sociale Europeo; mentre ben il 19,2% delle fonti utilizzate deriva da fondi comunali di bilancio. Scarsissimo peso hanno, invece, sia le sovvenzioni derivate dalla vendita del servizio (il 2,5%) sia quelle provenienti dalle Fondazioni bancarie, da altri soggetti privati o direttamente dall’utenza, di contro ad una rilevante percentuale di finanziamenti propri delle singole strutture (il 9,3%). Se si analizzano i dati relativi alle fonti finanziarie ripartendoli per area 127

INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA<br />

f<strong>in</strong>o ad arrivare a co<strong>in</strong>cidere con il semplice <strong>in</strong>terpretariato/traduzione. Non è un<br />

caso che la percentuale di risposte <strong>in</strong> cui è l’alfabetizzazione l<strong>in</strong>guistica del cittad<strong>in</strong>o<br />

straniero ad essere <strong>in</strong>dividuata quale f<strong>in</strong>alità prioritaria delle pratiche di<br />

<strong>mediazione</strong> adombra la triangolazione tipica del rapporto di <strong>mediazione</strong>, escludendo<br />

uno dei tre poli della relazione.<br />

Accanto a tale tendenza, però, esiste una l<strong>in</strong>ea alternativa che prevede<br />

spazi di dialogo e di <strong>in</strong>terscambio tra più parti, sottol<strong>in</strong>eando l’importanza dei<br />

processi di comunicazione <strong>in</strong> un’ottica di reciproco arricchimento. Tale attitud<strong>in</strong>e<br />

sembra, almeno a livello di impostazione teorica, maggiormente rispettosa del<br />

significato stesso del concetto di <strong>mediazione</strong>, <strong>in</strong>tesa sia come modalità per superare<br />

i conflitti tra parti, sia come strumento utile per mettere <strong>in</strong> contatto, facilitare<br />

la reciproca comprensione, garantire lo scambio e <strong>in</strong> tal senso valorizzare la reciproca<br />

diversità tra componenti, gruppi, settori della società.<br />

2.2.5. Ambiti territoriali di <strong>in</strong>tervento e fonti f<strong>in</strong>anziarie<br />

Come mostra la tabella n° 21, l’offerta di servizi di <strong>mediazione</strong> <strong>culturale</strong> <strong>in</strong> Italia<br />

Tab. 21 Ambito territoriale d'<strong>in</strong>tervento<br />

%<br />

Circoscrizionale/municipale 14,8%<br />

Cittad<strong>in</strong>o 32,2%<br />

Prov<strong>in</strong>ciale/regionale 39,0%<br />

Distrettuale 8,1%<br />

Nazionale 2,5%<br />

Non c'è una copertura specifica 3,4%<br />

Non risponde 18 casi<br />

opera pr<strong>in</strong>cipalmente <strong>in</strong> ambito cittad<strong>in</strong>o,<br />

sia a livello comunale (il 32,2%),<br />

sia a livello di s<strong>in</strong>gole circoscrizioni o<br />

municipi (il 14,8%). Solamente il 2,5%<br />

dei servizi ha una copertura nazionale,<br />

mentre l’8% estende il suo raggio di<br />

azione <strong>in</strong> zone distrettuali e il 39%<br />

opera su base prov<strong>in</strong>ciale e regionale.<br />

Questa tendenza verso la localizzazio-<br />

ne degli <strong>in</strong>terventi di <strong>mediazione</strong> è <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con il pr<strong>in</strong>cipio della “sussidiarità<br />

verticale” dei servizi, che a partire dalla legge 328 del 2000 sta caratterizzando il<br />

trend nazionale, provocando una stabilizzazione <strong>in</strong> ambito locale dei luoghi di<br />

erogazione dei diversi servizi. Lo stesso fenomeno, però, ha come sua contropartita,<br />

dal punto di vista del sistema preposto alla formazione della figura professionale<br />

del mediatore, un’estrema frammentazione delle modalità atte all’<strong>in</strong>quadramento<br />

professionale di tale figura. Allo stato attuale delle cose, <strong>in</strong>fatti, non esiste<br />

trasferibilità tra i titoli e le competenze professionali acquisite dai mediatori se<br />

ci si sposta al di là dei conf<strong>in</strong>i regionali e talvolta prov<strong>in</strong>ciali <strong>in</strong> cui si opera, e ciò<br />

genera enormi difficoltà, ostacolando un suo più coerente e compiuto utilizzo,<br />

laddove non esiste ancora circolarità di risorse e strumenti.<br />

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