indagine sulla mediazione culturale in italia - Integrazione Migranti

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03.06.2013 Views

INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA Come si spiega dunque il basso grado di codificazione della mediazione? Un’ipotesi esplicativa potrebbe essere quella indicata dai mediatori che hanno partecipato al focus group organizzato nell’ambito dell’indagine (cfr. cap. ): l’esistenza della mediazione potrebbe indicare semplicemente l’esigenza di affrontare hic et nunc il problema della comunicazione tra utenti immigrati ed operatori istituzionali, e tradursi quindi in un servizio provvisorio e di carattere emergenziale. La mediazione, poi, concepita quale attività per gli stranieri, potrebbe in qualche modo risentire della stessa condizione di marginalità in cui di frequente si trova l’immigrato extracomunitario. Si tratta comunque di ipotesi che andrebbero riscontrate attraverso ulteriori approfondimenti. I due elementi di fatto più evidenti sono: — il carattere emergenziale di molti servizi ed attività di mediazione (che risponderebbero quindi ad un bisogno immediato più che a una politica di vasto respiro), dimostrato anche dal fatto che nel 65,27% di casi si tratta di servizi “a termine” (cfr. tabella n°); — e, allo stesso tempo, la tendenza alla diffusione delle esperienze di mediazione, testimoniata anche dal fatto che una percentuale apprezzabile di esse (21,6%) ha meno di 2 anni di vita (come vedremo più avanti, tale tendenza sembra concentrarsi in determinati ambiti di intervento). 114 Tab. 8 Organismi in convenzione Numero 118 Tab. 9 Anni di attività Anni di attività N° % meno di un anno 10 6,1% da un anno a due anni 31 18,9% da due a cinque anni 55 33,5% da cinque a dieci anni 35 21,3% oltre 10 anni 33 20,1% TOTALE 164 100,0% Non risponde 14

2.2. I servizi di mediazione M APPATURA DELLE ESPERIENZE DI MEDIAZIONE CULTURALE IN I TALIA 2.2.1. Aree di intervento Come accennato in precedenza, accanto ad enti che hanno indicato di aver attuato un unico servizio di mediazione nell’anno di rilevamento, esistono organismi le cui attività si caratterizzano per una maggiore capillarità, con interventi plurimi e articolati sul territorio di competenza. Se ne ricava l’immagine di un sistema caratterizzato, da un lato, da alcuni (pochi) enti “forti”, con una più che discreta articolazione/presenza territoriale in termini di numerosità di servizi attivati, dall’altro, da una maggioritaria presenza di micro-strutture (definizione che riferiamo unicamente al numero dei servizi censiti), con un’incidenza più limitata sia quantitativamente che territorialmente. Come si evince dalla tabella n° 10, gli ambiti principali di intervento delle esperienze di mediazione individuate afferiscono principalmente ai servizi sociali (per una quota complessiva pari al 35,5% del totale) e a quelli educativi/scolastici (il 33,6%). A ciasun ente attuatore, infatti, è stato chiesto di indicare massimo due aree di intervento prevalenti, lasciando poi la possibilità di segnalare ulteriori opzioni come secondarie. Tra queste emerge il peso delle attività connesse ai servizi sanitari, che raggiungono il 28,3% tra quelle indicate come secondarie e il 13,5% tra le principali. Minore incidenza si registra invece nell’ambito penale/giudiziario, soprattutto tra le aree princi-pali di intervento (il 6,4%); mentre solo l’1,8% degli enti hanno indicato come area di intervento prevalente quella aziendale. Ciò sembra confermare quanto emerso dall’analisi dei dati raccolti nella prima sezione del questionario e lascia supporre che la richiesta di interventi di mediazione da parte delle imprese sia ancora piuttosto esigua, sebbene un raffronto tra la prima e la seconda colonna della tabella in esame mostri un discreto incremento percentuale (si passa dall’1,8% al 5,3%). Tab. 10 Area di intervento del servizio % principale % secondaria Servizi sanitari 13,5% 28,3% Servizi educativi scolastici 33,6% 26,5% Servizi sociali 35,5% 24,8% Area penale/giudiziaria 6,4% 11,5% Area aziendale 1,8% 5,3% Altro 9,2% 3,5% 115

2.2. I servizi di <strong>mediazione</strong><br />

M APPATURA DELLE ESPERIENZE DI MEDIAZIONE CULTURALE IN I TALIA<br />

2.2.1. Aree di <strong>in</strong>tervento<br />

Come accennato <strong>in</strong> precedenza, accanto ad enti che hanno <strong>in</strong>dicato di aver attuato<br />

un unico servizio di <strong>mediazione</strong> nell’anno di rilevamento, esistono organismi<br />

le cui attività si caratterizzano per una maggiore capillarità, con <strong>in</strong>terventi plurimi<br />

e articolati sul territorio di competenza. Se ne ricava l’immag<strong>in</strong>e di un sistema<br />

caratterizzato, da un lato, da alcuni (pochi) enti “forti”, con una più che discreta<br />

articolazione/presenza territoriale <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di numerosità di servizi attivati,<br />

dall’altro, da una maggioritaria presenza di micro-strutture (def<strong>in</strong>izione che riferiamo<br />

unicamente al numero dei servizi censiti), con un’<strong>in</strong>cidenza più limitata sia<br />

quantitativamente che territorialmente.<br />

Come si ev<strong>in</strong>ce dalla tabella n° 10, gli ambiti pr<strong>in</strong>cipali di <strong>in</strong>tervento delle<br />

esperienze di <strong>mediazione</strong> <strong>in</strong>dividuate afferiscono pr<strong>in</strong>cipalmente ai servizi sociali<br />

(per una quota complessiva pari al 35,5% del totale) e a quelli educativi/scolastici<br />

(il 33,6%). A ciasun ente attuatore, <strong>in</strong>fatti, è stato chiesto di <strong>in</strong>dicare massimo<br />

due aree di <strong>in</strong>tervento prevalenti, lasciando poi la possibilità di segnalare ulteriori<br />

opzioni come secondarie. Tra queste emerge il peso delle attività connesse ai<br />

servizi sanitari, che raggiungono il 28,3% tra quelle <strong>in</strong>dicate come secondarie e il<br />

13,5% tra le pr<strong>in</strong>cipali. M<strong>in</strong>ore <strong>in</strong>cidenza si registra <strong>in</strong>vece nell’ambito<br />

penale/giudiziario, soprattutto tra le aree pr<strong>in</strong>ci-pali di <strong>in</strong>tervento (il 6,4%); mentre<br />

solo l’1,8% degli enti hanno <strong>in</strong>dicato come area di <strong>in</strong>tervento prevalente quella<br />

aziendale. Ciò sembra confermare quanto emerso dall’analisi dei dati raccolti<br />

nella prima sezione del questionario e lascia supporre che la richiesta di <strong>in</strong>terventi<br />

di <strong>mediazione</strong> da parte delle imprese sia ancora piuttosto esigua, sebbene un<br />

raffronto tra la prima e la seconda colonna della tabella <strong>in</strong> esame mostri un<br />

discreto <strong>in</strong>cremento percentuale (si passa dall’1,8% al 5,3%).<br />

Tab. 10 Area di <strong>in</strong>tervento del servizio<br />

% pr<strong>in</strong>cipale % secondaria<br />

Servizi sanitari 13,5% 28,3%<br />

Servizi educativi scolastici 33,6% 26,5%<br />

Servizi sociali 35,5% 24,8%<br />

Area penale/giudiziaria 6,4% 11,5%<br />

Area aziendale 1,8% 5,3%<br />

Altro 9,2% 3,5%<br />

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