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indagine sulla mediazione culturale in italia - Integrazione Migranti

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INDAGINE SULLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA<br />

che già 50 anni fa due em<strong>in</strong>enti antropologi, Kroeber e Kluckhohn, avevano raccolto<br />

più di 300 def<strong>in</strong>izioni diverse di “cultura”.<br />

Ad una primo livello di approssimazione possiamo trovarci d’accordo nel<br />

dire che la <strong>mediazione</strong> <strong>culturale</strong> serve a stabilire un ponte tra due poli: da una<br />

parte gli immigrati (e i Rom), e dall’altra le istituzioni, i servizi pubblici ed i quadri<br />

normativi del paese d’accoglienza. Il mediatore, generalmente uno straniero,<br />

deve rendere possibile la comunicazione tra mondi e soggetti culturali differenti,<br />

sia per prevenire eventuali conflitti legati alle diverse matrici culturali sia per<br />

facilitare la loro <strong>in</strong>terazione.<br />

Ma che ne deriva da tutto ciò? Insomma, chi è il mediatore, quali sono e<br />

dovrebbero essere le sue funzioni specifiche? Quali dovrebbero essere il suo profilo<br />

professionale e la sua formazione? Come deve rappresentare i due mondi<br />

che si vuole far comunicare <strong>in</strong> maniera più fluida, nel rispetto delle differenze e<br />

delle peculiarità di ciascuno? E come può il mediatore rendere migliore la relazione<br />

fra questi due mondi, fra i quali, come sostiene un documento dell’Ufficio<br />

Stranieri del Comune di Milano, «i messaggi non passano o passano con difficoltà<br />

o con forti rischi di fra<strong>in</strong>tendimento perché i due fanno riferimento a sistemi<br />

l<strong>in</strong>guistici e culturali diversi?». Il mediatore è bene che sia uno straniero o<br />

può anche essere un esponente della società di accoglienza? Deve essere <strong>in</strong>terprete<br />

delle esigenze degli immigrati oppure mostrarsi perfettamente equidistante<br />

dai due poli della comunicazione? E ancora, le attività che deve svolgere un<br />

mediatore <strong>culturale</strong> sono le stesse <strong>in</strong> tutti i servizi <strong>in</strong> cui si ricorre alla <strong>mediazione</strong>?<br />

E cosa succederebbe se non ci fossero mediatori ed attività di <strong>mediazione</strong>?<br />

Le domande aperte su questo nuovo ambito di servizi sono molte, e<br />

rispondervi non è semplice anche perché tutto l’universo <strong>mediazione</strong> è ancora<br />

immerso <strong>in</strong> una forte <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>atezza. Ecco qu<strong>in</strong>di l’esigenza di una ricerca<br />

che, <strong>in</strong>sieme ad altri strumenti, aiuti a identificare i contorni ed i contenuti attuali<br />

di questo servizio, e che serva come supporto conoscitivo per <strong>in</strong>serire la <strong>mediazione</strong><br />

e la figura del mediatore <strong>in</strong> una prospettiva programmatica delle politiche<br />

dell’immigrazione. Questi, <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi, gli scopi dell’<strong><strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e</strong> nazionale commissionata<br />

dalla Direzione Generale per l’Immigrazione del M<strong>in</strong>istero del Lavoro e<br />

delle Politiche Sociali.<br />

Più <strong>in</strong> particolare, gli obiettivi dell’<strong><strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e</strong> sono stati:<br />

(a) censimento e costruzione di un <strong>in</strong>dirizzario nazionale delle esperienze<br />

di <strong>mediazione</strong> <strong>culturale</strong>;<br />

(b) rilevazione, classificazione ed analisi delle caratteristiche pr<strong>in</strong>cipali<br />

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