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Camminare Insieme Anno 2010 - Diocesi Altamura - Gravina ...

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Nuova Serie • <strong>Anno</strong> XVI <strong>2010</strong><br />

RIVISTA TRIMESTRALE DELLA DIOCESI DI ALTAMURA • GRAVINA • ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />

UFFICIALE PER GLI ATTI DEL VESCOVO E DELLA CURIA<br />

Nuova Serie • <strong>Anno</strong> XVI <strong>2010</strong>


In copertina:<br />

<strong>Gravina</strong> in Puglia.<br />

Parrocchia dello Spirito Santo.


BOLLETTINO PERIODICO DELLA DIOCESI<br />

DI ALTAMURA • GRAVINA<br />

ACQUAVIVA DELLE FONTI<br />

UFFICIALE PER GLI ATTI<br />

DEL VESCOVO E DELLA CURIA<br />

Nuova Serie • <strong>Anno</strong> XVI • <strong>2010</strong>


CAMMINARE INSIEME<br />

Rivista della <strong>Diocesi</strong><br />

di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />

ufficiale per gli atti del Vescovo e della Curia<br />

Nuova Serie - <strong>Anno</strong> XVI - <strong>2010</strong><br />

Registrazione Tribunale di Bari n. 1384 del 06.08.1998<br />

Direttore Responsabile: Nunzio Falcicchio<br />

Redazione: Vincenzo Panaro<br />

Anna Garziano - Marisa Piazza<br />

Amministrazione:<br />

Curia Diocesana di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />

Arco Duomo, 1 - 70022 <strong>Altamura</strong> (BA)<br />

Tel. e Fax 080/3117024 - e-mail: curiadiocesana@libero.it<br />

www.diocesidialtamura.it<br />

Fotografie: Foto Mirko - <strong>Gravina</strong><br />

Impianti e Stampa:<br />

Grafiche Grilli srl<br />

Via Manfredonia Km 2.200 - 71121 Foggia<br />

Tel. 0881/568034-568040 - Fax 0881/755525


Benedetto XVI


<strong>Gravina</strong> in Puglia. Parrocchia Spirito Santo - esterno laterale.


Udienza<br />

ai Vescovi italiani<br />

in occasione della 61 a Assemblea Generale della CEI<br />

27 maggio <strong>2010</strong><br />

Venerati e cari Fratelli,<br />

nel Vangelo proclamato domenica scorsa, Solennità di Pentecoste, Gesù<br />

ci ha promesso: “Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà<br />

nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi<br />

ho detto” (Gv 14, 26). Lo Spirito Santo guida la Chiesa nel mondo e nella<br />

storia. Grazie a questo dono del Risorto, il Signore resta presente nello<br />

scorrere degli eventi; è nello Spirito che possiamo riconoscere in Cristo<br />

il senso delle vicende umane. Lo Spirito Santo ci fa Chiesa, comunione<br />

e comunità incessantemente convocata, rinnovata e rilanciata verso<br />

il compimento del Regno di Dio. È nella comunione ecclesiale la radice<br />

e la ragione fondamentale del vostro convenire e del mio essere ancora<br />

una volta con voi, con gioia, in occasione di questo appuntamento<br />

annuale; è la prospettiva con la quale vi esorto ad affrontare i temi del<br />

vostro lavoro, nel quale siete chiamati a riflettere sulla vita e sul rinnovamento<br />

dell’azione pastorale della Chiesa in Italia. Sono grato al Cardinale<br />

Angelo Bagnasco per le cortesi e intense parole che mi ha rivolto,<br />

facendosi interprete dei vostri sentimenti: il Papa sa di poter contare<br />

sempre sui Vescovi italiani. In voi saluto le comunità diocesane affidate<br />

alle vostre cure, mentre estendo il mio pensiero e la mia vicinanza spirituale<br />

all’intero popolo italiano.<br />

Corroborati dallo Spirito, in continuità con il cammino indicato dal<br />

Concilio Vaticano II, e in particolare con gli orientamenti pastorali del<br />

decennio appena concluso, avete scelto di assumere l’educazione quale<br />

tema portante per i prossimi dieci anni. Tale orizzonte temporale è proporzionato<br />

alla radicalità e all’ampiezza della domanda educativa. E mi<br />

sembra necessario andare fino alle radici profonde di questa emergenza<br />

per trovare anche le risposte adeguate a questa sfida. Io ne vedo soprattutto<br />

due. Una radice essenziale consiste – mi sembra – in un falso<br />

concetto di autonomia dell’uomo: l’uomo dovrebbe svilupparsi solo da<br />

se stesso, senza imposizioni da parte di altri, i quali potrebbero assiste-<br />

5


6<br />

re il suo autosviluppo, ma non entrare in questo sviluppo. In realtà, è essenziale<br />

per la persona umana il fatto che diventa se stessa solo dall’altro,<br />

l’“io” diventa se stesso solo dal “tu” e dal “voi”, è creato per il dialogo,<br />

per la comunione sincronica e diacronica. E solo l’incontro con il<br />

“tu” e con il “noi” apre l’“io” a se stesso. Perciò la cosiddetta educazione<br />

antiautoritaria non è educazione, ma rinuncia all’educazione: così non<br />

viene dato quanto noi siamo debitori di dare agli altri, cioè questo “tu” e<br />

“noi” nel quale si apre l’“io” a se stesso. Quindi un primo punto mi sembra<br />

questo: superare questa falsa idea di autonomia dell’uomo, come un<br />

“io” completo in se stesso, mentre diventa “io” anche nell’incontro collettivo<br />

con il “tu” e con il “noi”.<br />

L’altra radice dell’emergenza educativa io la vedo nello scetticismo<br />

e nel relativismo o, con parole più semplici e chiare, nell’esclusione delle<br />

due fonti che orientano il cammino umano. La prima fonte dovrebbe<br />

essere la natura secondo la Rivelazione. Ma la natura viene considerata<br />

oggi come una cosa puramente meccanica, quindi che non contiene<br />

in sé alcun imperativo morale, alcun orientamento valoriale: è una cosa<br />

puramente meccanica, e quindi non viene alcun orientamento dall’essere<br />

stesso. La Rivelazione viene considerata o come un momento dello<br />

sviluppo storico, quindi relativo come tutto lo sviluppo storico e culturale,<br />

o – si dice – forse c’è rivelazione, ma non comprende contenuti, solo<br />

motivazioni. E se tacciono queste due fonti, la natura e la Rivelazione,<br />

anche la terza fonte, la storia, non parla più, perché anche la storia diventa<br />

solo un agglomerato di decisioni culturali, occasionali, arbitrarie, che<br />

non valgono per il presente e per il futuro. Fondamentale è quindi ritrovare<br />

un concetto vero della natura come creazione di Dio che parla a noi;<br />

il Creatore, tramite il libro della creazione, parla a noi e ci mostra i valori<br />

veri. E poi così anche ritrovare la Rivelazione: riconoscere che il libro<br />

della creazione, nel quale Dio ci dà gli orientamenti fondamentali, è decifrato<br />

nella Rivelazione, è applicato e fatto proprio nella storia culturale<br />

e religiosa, non senza errori, ma in una maniera sostanzialmente valida,<br />

sempre di nuovo da sviluppare e da purificare. Così, in questo “concerto”<br />

– per così dire – tra creazione decifrata nella Rivelazione, concretizzata<br />

nella storia culturale che sempre va avanti e nella quale noi ritroviamo<br />

sempre più il linguaggio di Dio, si aprono anche le indicazioni per<br />

un’educazione che non è imposizione, ma realmente apertura dell’“io”<br />

al “tu”, al “noi” e al “Tu” di Dio.


Quindi le difficoltà sono grandi: ritrovare le fonti, il linguaggio delle<br />

fonti, ma, pur consapevoli del peso di queste difficoltà, non possiamo<br />

cedere alla sfiducia e alla rassegnazione. Educare non è mai stato facile,<br />

ma non dobbiamo arrenderci: verremmo meno al mandato che il Signore<br />

stesso ci ha affidato, chiamandoci a pascere con amore il suo gregge.<br />

Risvegliamo piuttosto nelle nostre comunità quella passione educativa,<br />

che è una passione dell’“io” per il “tu”, per il “noi”, per Dio, e che non si<br />

risolve in una didattica, in un insieme di tecniche e nemmeno nella trasmissione<br />

di principi aridi. Educare è formare le nuove generazioni, perché<br />

sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una memoria significativa<br />

che non è solo occasionale, ma accresciuta dal linguaggio di<br />

Dio che troviamo nella natura e nella Rivelazione, di un patrimonio interiore<br />

condiviso, della vera sapienza che, mentre riconosce il fine trascendente<br />

della vita, orienta il pensiero, gli affetti e il giudizio.<br />

I giovani portano una sete nel loro cuore, e questa sete è una domanda<br />

di significato e di rapporti umani autentici, che aiutino a non sentirsi soli<br />

davanti alle sfide della vita. È desiderio di un futuro, reso meno incerto<br />

da una compagnia sicura e affidabile, che si accosta a ciascuno con delicatezza<br />

e rispetto, proponendo valori saldi a partire dai quali crescere<br />

verso traguardi alti, ma raggiungibili. La nostra risposta è l’annuncio del<br />

Dio amico dell’uomo, che in Gesù si è fatto prossimo a ciascuno. La trasmissione<br />

della fede è parte irrinunciabile della formazione integrale della<br />

persona, perché in Gesù Cristo si realizza il progetto di una vita riuscita:<br />

come insegna il Concilio Vaticano II, “chiunque segue Cristo, l’uomo<br />

perfetto, diventa anch’egli più uomo” (Gaudium et spes, 41). L’incontro<br />

personale con Gesù è la chiave per intuire la rilevanza di Dio nell’esistenza<br />

quotidiana, il segreto per spenderla nella carità fraterna, la condizione<br />

per rialzarsi sempre dalle cadute e muoversi a costante conversione.<br />

Il compito educativo, che avete assunto come prioritario, valorizza<br />

segni e tradizioni, di cui l’Italia è così ricca. Necessita di luoghi credibili:<br />

anzitutto la famiglia, con il suo ruolo peculiare e irrinunciabile; la<br />

scuola, orizzonte comune al di là delle opzioni ideologiche; la parrocchia,<br />

“fontana del villaggio”, luogo ed esperienza che inizia alla fede nel<br />

tessuto delle relazioni quotidiane. In ognuno di questi ambiti resta decisiva<br />

la qualità della testimonianza, via privilegiata della missione ecclesiale.<br />

L’accoglienza della proposta cristiana passa, infatti, attraverso relazioni<br />

di vicinanza, lealtà e fiducia. In un tempo nel quale la grande tra-<br />

7


8<br />

dizione del passato rischia di rimanere lettera morta, siamo chiamati ad<br />

affiancarci a ciascuno con disponibilità sempre nuova, accompagnandolo<br />

nel cammino di scoperta e assimilazione personale della verità. E facendo<br />

questo anche noi possiamo riscoprire in modo nuovo le realtà fondamentali.<br />

La volontà di promuovere una rinnovata stagione di evangelizzazione<br />

non nasconde le ferite da cui la comunità ecclesiale è segnata, per la<br />

debolezza e il peccato di alcuni suoi membri. Questa umile e dolorosa<br />

ammissione non deve, però, far dimenticare il servizio gratuito e appassionato<br />

di tanti credenti, a partire dai sacerdoti. L’anno speciale a loro<br />

dedicato ha voluto costituire un’opportunità per promuoverne il rinnovamento<br />

interiore, quale condizione per un più incisivo impegno evangelico<br />

e ministeriale. Nel contempo, ci aiuta anche a riconoscere la testimonianza<br />

di santità di quanti – sull’esempio del Curato d’Ars – si spendono<br />

senza riserve per educare alla speranza, alla fede e alla carità. In<br />

questa luce, ciò che è motivo di scandalo, deve tradursi per noi in richiamo<br />

a un “profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la<br />

purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità<br />

della giustizia” (Benedetto XVI, Intervista ai giornalisti durante il volo<br />

verso il Portogallo, 11 maggio <strong>2010</strong>).<br />

Cari Fratelli, vi incoraggio a percorrere senza esitazioni la strada<br />

dell’impegno educativo. Lo Spirito Santo vi aiuti a non perdere mai la fiducia<br />

nei giovani, vi spinga ad andare loro incontro, vi porti a frequentarne<br />

gli ambienti di vita, compreso quello costituito dalle nuove tecnologie<br />

di comunicazione, che ormai permeano la cultura in ogni sua<br />

espressione. Non si tratta di adeguare il Vangelo al mondo, ma di attingere<br />

dal Vangelo quella perenne novità, che consente in ogni tempo di trovare<br />

le forme adatte per annunciare la Parola che non passa, fecondando<br />

e servendo l’umana esistenza. Torniamo, dunque, a proporre ai giovani<br />

la misura alta e trascendente della vita, intesa come vocazione: chiamati<br />

alla vita consacrata, al sacerdozio, al matrimonio, sappiano rispondere<br />

con generosità all’appello del Signore, perché solo così potranno cogliere<br />

ciò che è essenziale per ciascuno. La frontiera educativa costituisce il<br />

luogo per un’ampia convergenza di intenti: la formazione delle nuove<br />

generazioni non può, infatti, che stare a cuore a tutti gli uomini di buona<br />

volontà, interpellando la capacità della società intera di assicurare riferimenti<br />

affidabili per lo sviluppo armonico delle persone.


Anche in Italia la presente stagione è marcata da un’incertezza sui valori,<br />

evidente nella fatica di tanti adulti a tener fede agli impegni assunti:<br />

ciò è indice di una crisi culturale e spirituale, altrettanto seria di quella<br />

economica. Sarebbe illusorio – questo vorrei sottolinearlo – pensare<br />

di contrastare l’una, ignorando l’altra. Per questa ragione, mentre rinnovo<br />

l’appello ai responsabili della cosa pubblica e agli imprenditori a fare<br />

quanto è nelle loro possibilità per attutire gli effetti della crisi occupazionale,<br />

esorto tutti a riflettere sui presupposti di una vita buona e significativa,<br />

che fondano quell’autorevolezza che sola educa e ritorna alle<br />

vere fonti dei valori. Alla Chiesa, infatti, sta a cuore il bene comune,<br />

che ci impegna a condividere risorse economiche e intellettuali, morali<br />

e spirituali, imparando ad affrontare insieme, in un contesto di reciprocità,<br />

i problemi e le sfide del Paese. Questa prospettiva, ampiamente sviluppata<br />

nel vostro recente documento su Chiesa e Mezzogiorno, troverà<br />

ulteriore approfondimento nella prossima Settimana Sociale dei cattolici<br />

italiani, prevista in ottobre a Reggio Calabria, dove, insieme alle<br />

forze migliori del laicato cattolico, vi impegnerete a declinare un’agenda<br />

di speranza per l’Italia, perché “le esigenze della giustizia diventino<br />

comprensibili e politicamente realizzabili” (Enc. Deus caritas est, 28).<br />

Il vostro ministero, cari Confratelli, e la vivacità delle comunità diocesane<br />

alla cui guida siete posti, sono la migliore assicurazione che la Chiesa<br />

continuerà responsabilmente ad offrire il suo contributo alla crescita sociale<br />

e morale dell’Italia.<br />

Chiamato per grazia ad essere Pastore della Chiesa universale e della<br />

splendida Città di Roma, porto costantemente con me le vostre preoccupazioni<br />

e le vostre attese, che nei giorni scorsi ho deposto – con quelle<br />

dell’intera umanità – ai piedi della Madonna di Fatima. A Lei va la nostra<br />

preghiera: “Vergine Madre di Dio e nostra Madre carissima, la tua<br />

presenza faccia rifiorire il deserto delle nostre solitudini e brillare il sole<br />

sulle nostre oscurità, faccia tornare la calma dopo la tempesta, affinché<br />

ogni uomo veda la salvezza del Signore, che ha il nome e il volto di Gesù,<br />

riflesso nei nostri cuori, per sempre uniti al tuo! Così sia!” (Fatima,<br />

12 maggio <strong>2010</strong>). Di cuore vi ringrazio e vi benedico.<br />

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10<br />

Lettera Apostolica in forma di «Motu Proprio»<br />

Ubicumque et semper<br />

con la quale si istituisce<br />

il Pontificio Consiglio per la Promozione<br />

della Nuova Evangelizzazione<br />

La Chiesa ha il dovere di annunciare sempre e dovunque il Vangelo<br />

di Gesù Cristo. Egli, il primo e supremo evangelizzatore, nel giorno della<br />

sua ascensione al Padre comandò agli Apostoli: “Andate dunque e fate<br />

discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e<br />

dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”<br />

(Mt 28, 19-20). Fedele a questo comando la Chiesa, popolo<br />

che Dio si è acquistato affinché proclami le sue ammirevoli opere (cfr<br />

1Pt 2, 9), dal giorno di Pentecoste in cui ha ricevuto in dono lo Spirito<br />

Santo (cfr At 2, 1-4), non si è mai stancata di far conoscere al mondo intero<br />

la bellezza del Vangelo, annunciando Gesù Cristo, vero Dio e vero<br />

uomo, lo stesso “ieri, oggi e sempre” (Eb 13, 8), che con la sua morte e<br />

risurrezione ha attuato la salvezza, portando a compimento la promessa<br />

antica. Pertanto, la missione evangelizzatrice, continuazione dell’opera<br />

voluta dal Signore Gesù, è per la Chiesa necessaria ed insostituibile,<br />

espressione della sua stessa natura.<br />

Tale missione ha assunto nella storia forme e modalità sempre nuove<br />

a seconda dei luoghi, delle situazioni e dei momenti storici. Nel nostro<br />

tempo, uno dei suoi tratti singolari è stato il misurarsi con il fenomeno<br />

del distacco dalla fede, che si è progressivamente manifestato presso<br />

società e culture che da secoli apparivano impregnate dal Vangelo. Le<br />

trasformazioni sociali alle quali abbiamo assistito negli ultimi decenni<br />

hanno cause complesse, che affondano le loro radici lontano nel tempo<br />

e hanno profondamente modificato la percezione del nostro mondo. Si<br />

pensi ai giganteschi progressi della scienza e della tecnica, all’ampliarsi<br />

delle possibilità di vita e degli spazi di libertà individuale, ai profondi<br />

cambiamenti in campo economico, al processo di mescolamento di etnie<br />

e culture causato da massicci fenomeni migratori, alla crescente interdipendenza<br />

tra i popoli. Tutto ciò non è stato senza conseguenze anche per<br />

la dimensione religiosa della vita dell’uomo. E se da un lato l’umanità<br />

ha conosciuto innegabili benefici da tali trasformazioni e la Chiesa ha ri-


cevuto ulteriori stimoli per rendere ragione della speranza che porta (cfr<br />

1Pt 3, 15), dall’altro si è verificata una preoccupante perdita del senso<br />

del sacro, giungendo persino a porre in questione quei fondamenti che<br />

apparivano indiscutibili, come la fede in un Dio creatore e provvidente,<br />

la rivelazione di Gesù Cristo unico salvatore, e la comune comprensione<br />

delle esperienze fondamentali dell’uomo quali il nascere, il morire, il vivere<br />

in una famiglia, il riferimento ad una legge morale naturale.<br />

Se tutto ciò è stato salutato da alcuni come una liberazione, ben presto<br />

ci si è resi conto del deserto interiore che nasce là dove l’uomo, volendosi<br />

unico artefice della propria natura e del proprio destino, si trova<br />

privo di ciò che costituisce il fondamento di tutte le cose.<br />

Già il Concilio Ecumenico Vaticano II assunse tra le tematiche centrali<br />

la questione della relazione tra la Chiesa e questo mondo contemporaneo.<br />

Sulla scia dell’insegnamento conciliare, i miei Predecessori hanno<br />

poi ulteriormente riflettuto sulla necessità di trovare adeguate forme<br />

per consentire ai nostri contemporanei di udire ancora la Parola viva ed<br />

eterna del Signore.<br />

Con lungimiranza il Servo di Dio Paolo VI osservava che l’impegno<br />

dell’evangelizzazione “si dimostra ugualmente sempre più necessario, a<br />

causa delle situazioni di scristianizzazione frequenti ai nostri giorni, per<br />

moltitudini di persone che hanno ricevuto il battesimo ma vivono completamente<br />

al di fuori della vita cristiana, per gente semplice che ha una<br />

certa fede ma ne conosce male i fondamenti, per intellettuali che sentono<br />

il bisogno di conoscere Gesù Cristo in una luce diversa dall’insegnamento<br />

ricevuto nella loro infanzia, e per molti altri” (Esort. ap. Evangelii<br />

nuntiandi, n. 52). E, con il pensiero rivolto ai lontani dalla fede, aggiungeva<br />

che l’azione evangelizzatrice della Chiesa “deve cercare costantemente<br />

i mezzi e il linguaggio adeguati per proporre o riproporre<br />

loro la rivelazione di Dio e la fede in Gesù Cristo” (Ibid., n. 56). Il Venerabile<br />

Servo di Dio Giovanni Paolo II fece di questo impegnativo compito<br />

uno dei cardini del suo vasto Magistero, sintetizzando nel concetto<br />

di “nuova evangelizzazione”, che egli approfondì sistematicamente<br />

in numerosi interventi, il compito che attende la Chiesa oggi, in particolare<br />

nelle regioni di antica cristianizzazione. Un compito che, se riguarda<br />

direttamente il suo modo di relazionarsi verso l’esterno, presuppone<br />

però, prima di tutto, un costante rinnovamento al suo interno, un continuo<br />

passare, per così dire, da evangelizzata ad evangelizzatrice. Basti ri-<br />

11


12<br />

cordare ciò che si affermava nell’Esortazione postsinodale Christifideles<br />

Laici: “Interi paesi e nazioni, dove la religione e la vita cristiana erano un<br />

tempo quanto mai fiorenti e capaci di dar origine a comunità di fede viva<br />

e operosa, sono ora messi a dura prova, e talvolta sono persino radicalmente<br />

trasformati, dal continuo diffondersi dell’indifferentismo, del secolarismo<br />

e dell’ateismo. Si tratta, in particolare, dei paesi e delle nazioni<br />

del cosiddetto Primo Mondo, nel quale il benessere economico e il consumismo,<br />

anche se frammisti a paurose situazioni di povertà e di miseria,<br />

ispirano e sostengono una vita vissuta «come se Dio non esistesse». Ora<br />

l’indifferenza religiosa e la totale insignificanza pratica di Dio per i problemi<br />

anche gravi della vita non sono meno preoccupanti ed eversivi rispetto<br />

all’ateismo dichiarato. E anche la fede cristiana, se pure sopravvive<br />

in alcune sue manifestazioni tradizionali e ritualistiche, tende ad essere<br />

sradicata dai momenti più significativi dell’esistenza, quali sono i momenti<br />

del nascere, del soffrire e del morire. […] In altre regioni o nazioni,<br />

invece, si conservano tuttora molto vive tradizioni di pietà e di religiosità<br />

popolare cristiana; ma questo patrimonio morale e spirituale rischia<br />

oggi d’essere disperso sotto l’impatto di molteplici processi, tra i quali<br />

emergono la secolarizzazione e la diffusione delle sette. Solo una nuova<br />

evangelizzazione può assicurare la crescita di una fede limpida e profonda,<br />

capace di fare di queste tradizioni una forza di autentica libertà. Certamente<br />

urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana. Ma<br />

la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità<br />

ecclesiali che vivono in questi paesi e in queste nazioni” (n. 34).<br />

Facendomi dunque carico della preoccupazione dei miei venerati<br />

Predecessori, ritengo opportuno offrire delle risposte adeguate perché<br />

la Chiesa intera, lasciandosi rigenerare dalla forza dello Spirito Santo,<br />

si presenti al mondo contemporaneo con uno slancio missionario in grado<br />

di promuovere una nuova evangelizzazione. Essa fa riferimento soprattutto<br />

alle Chiese di antica fondazione, che pure vivono realtà assai<br />

differenziate, a cui corrispondono bisogni diversi, che attendono impulsi<br />

di evangelizzazione diversi: in alcuni territori, infatti, pur nel progredire<br />

del fenomeno della secolarizzazione, la pratica cristiana manifesta<br />

ancora una buona vitalità e un profondo radicamento nell’animo di intere<br />

popolazioni; in altre regioni, invece, si nota una più chiara presa di<br />

distanza della società nel suo insieme dalla fede, con un tessuto ecclesiale<br />

più debole, anche se non privo di elementi di vivacità, che lo Spi-


ito Santo non manca di suscitare; conosciamo poi, purtroppo, delle zone<br />

che appaiono pressoché completamente scristianizzate, in cui la luce<br />

della fede è affidata alla testimonianza di piccole comunità: queste terre,<br />

che avrebbero bisogno di un rinnovato primo annuncio del Vangelo,<br />

appaiono essere particolarmente refrattarie a molti aspetti del messaggio<br />

cristiano.<br />

La diversità delle situazioni esige un attento discernimento; parlare<br />

di “ nuova evangelizzazione” non significa, infatti, dover elaborare<br />

un’unica formula uguale per tutte le circostanze. E, tuttavia, non è difficile<br />

scorgere come ciò di cui hanno bisogno tutte le Chiese che vivono in<br />

territori tradizionalmente cristiani sia un rinnovato slancio missionario,<br />

espressione di una nuova generosa apertura al dono della grazia. Infatti,<br />

non possiamo dimenticare che il primo compito sarà sempre quello di<br />

rendersi docili all’opera gratuita dello Spirito del Risorto, che accompagna<br />

quanti sono portatori del Vangelo e apre il cuore di coloro che ascoltano.<br />

Per proclamare in modo fecondo la Parola del Vangelo, è richiesto<br />

anzitutto che si faccia profonda esperienza di Dio.<br />

Come ho avuto modo di affermare nella mia prima Enciclica Deus<br />

caritas est: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o<br />

una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona,<br />

che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (n.<br />

1). Similmente, alla radice di ogni evangelizzazione non vi è un progetto<br />

umano di espansione, bensì il desiderio di condividere l’inestimabile<br />

dono che Dio ha voluto farci, partecipandoci la sua stessa vita.<br />

Pertanto, alla luce di queste riflessioni, dopo avere esaminato con cura<br />

ogni cosa e aver richiesto il parere di persone esperte, stabilisco e decreto<br />

quanto segue:<br />

Art.1<br />

§ 1. È costituito il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova<br />

Evangelizzazione, quale Dicastero della Curia Romana, ai sensi della<br />

Costituzione apostolica Pastor bonus.<br />

§ 2. Il Consiglio persegue la propria finalità sia stimolando la riflessione<br />

sui temi della nuova evangelizzazione, sia individuando e promuovendo<br />

le forme e gli strumenti atti a realizzarla.<br />

13


14<br />

Art. 2<br />

L’azione del Consiglio, che si svolge in collaborazione con gli altri<br />

Dicasteri ed Organismi della Curia Romana, nel rispetto delle relative<br />

competenze, è al servizio delle Chiese particolari, specialmente in quei<br />

territori di tradizione cristiana dove con maggiore evidenza si manifesta<br />

il fenomeno della secolarizzazione.<br />

Art. 3<br />

Tra i compiti specifici del Consiglio si segnalano:<br />

1°. approfondire il significato teologico e pastorale della nuova evangelizzazione;<br />

2°. promuovere e favorire, in stretta collaborazione con le Conferenze<br />

Episcopali interessate, che potranno avere un organismo ad hoc, lo<br />

studio, la diffusione e l’attuazione del Magistero pontificio relativo alle<br />

tematiche connesse con la nuova evangelizzazione;<br />

3°. far conoscere e sostenere iniziative legate alla nuova evangelizzazione<br />

già in atto nelle diverse Chiese particolari e promuoverne la realizzazione<br />

di nuove, coinvolgendo attivamente anche le risorse presenti<br />

negli Istituti di Vita Consacrata e nelle Società di Vita Apostolica, come<br />

pure nelle aggregazioni di fedeli e nelle nuove comunità;<br />

4°. studiare e favorire l’utilizzo delle moderne forme di comunicazione,<br />

come strumenti per la nuova evangelizzazione;<br />

5°. promuovere l’uso del Catechismo della Chiesa Cattolica, quale<br />

formulazione essenziale e completa del contenuto della fede per gli uomini<br />

del nostro tempo.<br />

Art. 4<br />

§ 1. Il Consiglio è retto da un Arcivescovo Presidente, coadiuvato da<br />

un Segretario, da un Sotto-Segretario e da un congruo numero di Officiali,<br />

secondo le norme stabilite dalla Costituzione apostolica Pastor bonus<br />

e dal Regolamento Generale della Curia Romana.<br />

§ 2. Il Consiglio ha propri Membri e può disporre di propri Consultori.


Tutto ciò che è stato deliberato con il presente Motu proprio, ordino<br />

che abbia pieno e stabile valore, nonostante qualsiasi cosa contraria, anche<br />

se degna di particolare menzione, e stabilisco che venga promulgato<br />

mediante la pubblicazione nel quotidiano “L’Osservatore Romano” e<br />

che entri in vigore il giorno della promulgazione.<br />

Dato a Castel Gandolfo, il giorno 21 settembre <strong>2010</strong>, Festa di san<br />

Matteo, Apostolo ed Evangelista, anno sesto di Pontificato.<br />

Benedetto PP. XVI<br />

15


16<br />

Cari Seminaristi,<br />

Lettera ai Seminaristi<br />

a conclusione dell’<strong>Anno</strong> Sacerdotale<br />

nel dicembre 1944, quando fui chiamato al servizio militare, il comandante<br />

di compagnia domandò a ciascuno di noi a quale professione aspirasse<br />

per il futuro. Risposi di voler diventare sacerdote cattolico. Il sottotenente<br />

replicò: Allora Lei deve cercarsi qualcos’altro. Nella nuova<br />

Germania non c’è più bisogno di preti. Sapevo che questa “nuova Germania”<br />

era già alla fine, e che dopo le enormi devastazioni portate da<br />

quella follia sul Paese, ci sarebbe stato bisogno più che mai di sacerdoti.<br />

Oggi, la situazione è completamente diversa. In vari modi, però, anche<br />

oggi molti pensano che il sacerdozio cattolico non sia una “professione”<br />

per il futuro, ma che appartenga piuttosto al passato. Voi, cari amici, vi<br />

siete decisi ad entrare in seminario, e vi siete, quindi, messi in cammino<br />

verso il ministero sacerdotale nella Chiesa Cattolica, contro tali obiezioni<br />

e opinioni. Avete fatto bene a farlo. Perché gli uomini avranno sempre<br />

bisogno di Dio, anche nell’epoca del dominio tecnico del mondo e<br />

della globalizzazione: del Dio che ci si è mostrato in Gesù Cristo e che<br />

ci raduna nella Chiesa universale, per imparare con Lui e per mezzo di<br />

Lui la vera vita e per tenere presenti e rendere efficaci i criteri della vera<br />

umanità. Dove l’uomo non percepisce più Dio, la vita diventa vuota;<br />

tutto è insufficiente. L’uomo cerca poi rifugio nell’ebbrezza o nella violenza,<br />

dalla quale proprio la gioventù viene sempre più minacciata. Dio<br />

vive. Ha creato ognuno di noi e conosce, quindi, tutti. È così grande che<br />

ha tempo per le nostre piccole cose: “I capelli del vostro capo sono tutti<br />

contati”. Dio vive, e ha bisogno di uomini che esistono per Lui e che Lo<br />

portano agli altri. Sì, ha senso diventare sacerdote: il mondo ha bisogno<br />

di sacerdoti, di pastori, oggi, domani e sempre, fino a quando esisterà.<br />

Il seminario è una comunità in cammino verso il servizio sacerdotale.<br />

Con ciò, ho già detto qualcosa di molto importante: sacerdoti non si<br />

diventa da soli. Occorre la “comunità dei discepoli”, l’insieme di coloro<br />

che vogliono servire la comune Chiesa. Con questa lettera vorrei evidenziare<br />

– anche guardando indietro al mio tempo in seminario – qualche<br />

elemento importante per questi anni del vostro essere in cammino.


1. Chi vuole diventare sacerdote, dev’essere soprattutto un “uomo di<br />

Dio”, come lo descrive san Paolo (1Tm 6, 11). Per noi Dio non è un’ipotesi<br />

distante, non è uno sconosciuto che si è ritirato dopo il “big bang”.<br />

Dio si è mostrato in Gesù Cristo. Nel volto di Gesù Cristo vediamo il<br />

volto di Dio. Nelle sue parole sentiamo Dio stesso parlare con noi. Perciò<br />

la cosa più importante nel cammino verso il sacerdozio e durante tutta<br />

la vita sacerdotale è il rapporto personale con Dio in Gesù Cristo. Il sacerdote<br />

non è l’amministratore di una qualsiasi associazione, di cui cerca<br />

di mantenere e aumentare il numero dei membri. È il messaggero di<br />

Dio tra gli uomini. Vuole condurre a Dio e così far crescere anche la vera<br />

comunione degli uomini tra di loro. Per questo, cari amici, è tanto importante<br />

che impariate a vivere in contatto costante con Dio. Quando il<br />

Signore dice: “Pregate in ogni momento”, naturalmente non ci chiede di<br />

dire continuamente parole di preghiera, ma di non perdere mai il contatto<br />

interiore con Dio. Esercitarsi in questo contatto è il senso della nostra<br />

preghiera. Perciò è importante che il giorno incominci e si concluda con<br />

la preghiera. Che ascoltiamo Dio nella lettura della Scrittura. Che gli diciamo<br />

i nostri desideri e le nostre speranze, le nostre gioie e sofferenze, i<br />

nostri errori e il nostro ringraziamento per ogni cosa bella e buona, e che<br />

in questo modo Lo abbiamo sempre davanti ai nostri occhi come punto<br />

di riferimento della nostra vita. Così diventiamo sensibili ai nostri errori<br />

e impariamo a lavorare per migliorarci; ma diventiamo sensibili anche a<br />

tutto il bello e il bene che riceviamo ogni giorno come cosa ovvia, e così<br />

cresce la gratitudine. Con la gratitudine cresce la gioia per il fatto che<br />

Dio ci è vicino e possiamo servirlo.<br />

2. Dio non è solo una parola per noi. Nei Sacramenti Egli si dona<br />

a noi in persona, attraverso cose corporali. Il centro del nostro rapporto<br />

con Dio e della configurazione della nostra vita è l’Eucaristia. Celebrarla<br />

con partecipazione interiore e incontrare così Cristo in persona,<br />

dev’essere il centro di tutte le nostre giornate. San Cipriano ha interpretato<br />

la domanda del Vangelo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, dicendo,<br />

tra l’altro, che “nostro” pane, il pane che possiamo ricevere da<br />

cristiani nella Chiesa, è il Signore eucaristico stesso. Nella domanda del<br />

Padre Nostro preghiamo quindi che Egli ci doni ogni giorno questo “nostro”<br />

pane; che esso sia sempre il cibo della nostra vita. Che il Cristo risorto,<br />

che si dona a noi nell’Eucaristia, plasmi davvero tutta la nostra vi-<br />

17


18<br />

ta con lo splendore del suo amore divino. Per la retta celebrazione eucaristica<br />

è necessario anche che impariamo a conoscere, capire e amare la<br />

liturgia della Chiesa nella sua forma concreta. Nella liturgia preghiamo<br />

con i fedeli di tutti i secoli – passato, presente e futuro si congiungono<br />

in un unico grande coro di preghiera. Come posso affermare per il mio<br />

cammino personale, è una cosa entusiasmante imparare a capire man<br />

mano come tutto ciò sia cresciuto, quanta esperienza di fede ci sia nella<br />

struttura della liturgia della Messa, quante generazioni l’abbiano formata<br />

pregando.<br />

3. Anche il sacramento della Penitenza è importante. Mi insegna a<br />

guardarmi dal punto di vista di Dio, e mi costringe ad essere onesto nei<br />

confronti di me stesso. Mi conduce all’umiltà. Il Curato d’Ars ha detto<br />

una volta: Voi pensate che non abbia senso ottenere l’assoluzione oggi,<br />

pur sapendo che domani farete di nuovo gli stessi peccati. Ma – così dice<br />

– Dio stesso dimentica al momento i vostri peccati di domani, per donarvi<br />

la sua grazia oggi. Benché abbiamo da combattere continuamente<br />

con gli stessi errori, è importante opporsi all’abbrutimento dell’anima,<br />

all’indifferenza che si rassegna al fatto di essere fatti così. È importante<br />

restare in cammino, senza scrupolosità, nella consapevolezza riconoscente<br />

che Dio mi perdona sempre di nuovo. Ma anche senza indifferenza,<br />

che non farebbe più lottare per la santità e per il miglioramento. E,<br />

nel lasciarmi perdonare, imparo anche a perdonare gli altri. Riconoscendo<br />

la mia miseria, divento anche più tollerante e comprensivo nei confronti<br />

delle debolezze del prossimo.<br />

4. Mantenete pure in voi la sensibilità per la pietà popolare, che è diversa<br />

in tutte le culture, ma che è pur sempre molto simile, perché il cuore<br />

dell’uomo alla fine è lo stesso. Certo, la pietà popolare tende all’irrazionalità,<br />

talvolta forse anche all’esteriorità. Eppure, escluderla è del<br />

tutto sbagliato. Attraverso di essa, la fede è entrata nel cuore degli uomini,<br />

è diventata parte dei loro sentimenti, delle loro abitudini, del loro comune<br />

sentire e vivere. Perciò la pietà popolare è un grande patrimonio<br />

della Chiesa. La fede si è fatta carne e sangue. Certamente la pietà popolare<br />

dev’essere sempre purificata, riferita al centro, ma merita il nostro<br />

amore, ed essa rende noi stessi in modo pienamente reale “Popolo<br />

di Dio”.


5. Il tempo in seminario è anche e soprattutto tempo di studio. La fede<br />

cristiana ha una dimensione razionale e intellettuale che le è essenziale.<br />

Senza di essa la fede non sarebbe se stessa. Paolo parla di una “forma di<br />

insegnamento”, alla quale siamo stati affidati nel battesimo (Rm 6, 17).<br />

Voi tutti conoscete la parola di San Pietro, considerata dai teologi medioevali<br />

la giustificazione per una teologia razionale e scientificamente<br />

elaborata: “Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ‘ragione’<br />

(logos) della speranza che è in voi” (1Pt 3, 15). Imparare la capacità<br />

di dare tali risposte, è uno dei principali compiti degli anni di seminario.<br />

Posso solo pregarvi insistentemente: Studiate con impegno! Sfruttate<br />

gli anni dello studio! Non ve ne pentirete. Certo, spesso le materie di<br />

studio sembrano molto lontane dalla pratica della vita cristiana e dal servizio<br />

pastorale. Tuttavia è completamente sbagliato porre sempre subito<br />

la domanda pragmatica: Mi potrà servire questo in futuro? Sarà di utilità<br />

pratica, pastorale? Non si tratta appunto soltanto di imparare le cose<br />

evidentemente utili, ma di conoscere e comprendere la struttura interna<br />

della fede nella sua totalità, così che essa diventi risposta alle domande<br />

degli uomini, i quali cambiano, dal punto di vista esteriore, di generazione<br />

in generazione, e tuttavia restano in fondo gli stessi. Perciò è importante<br />

andare oltre le mutevoli domande del momento per comprendere<br />

le domande vere e proprie e capire così anche le risposte come vere<br />

risposte. È importante conoscere a fondo la Sacra Scrittura interamente,<br />

nella sua unità di Antico e Nuovo Testamento: la formazione dei testi,<br />

la loro peculiarità letteraria, la graduale composizione di essi fino a formare<br />

il canone dei libri sacri, l’interiore unità dinamica che non si trova<br />

in superficie, ma che sola dà a tutti i singoli testi il loro significato pieno.<br />

È importante conoscere i Padri e i grandi Concili, nei quali la Chiesa<br />

ha assimilato, riflettendo e credendo, le affermazioni essenziali della<br />

Scrittura. Potrei continuare in questo modo: ciò che chiamiamo dogmatica<br />

è il comprendere i singoli contenuti della fede nella loro unità, anzi,<br />

nella loro ultima semplicità: ogni singolo particolare è alla fine solo dispiegamento<br />

della fede nell’unico Dio, che si è manifestato e si manifesta<br />

a noi. Che sia importante conoscere le questioni essenziali della teologia<br />

morale e della dottrina sociale cattolica, non ho bisogno di dirlo<br />

espressamente. Quanto importante sia oggi la teologia ecumenica, il conoscere<br />

le varie comunità cristiane, è evidente; parimenti la necessità di<br />

un orientamento fondamentale sulle grandi religioni, e non da ultima la<br />

19


20<br />

filosofia: la comprensione del cercare e domandare umano, al quale la<br />

fede vuol dare risposta. Ma imparate anche a comprendere e – oso dire<br />

– ad amare il diritto canonico nella sua necessità intrinseca e nelle forme<br />

della sua applicazione pratica: una società senza diritto sarebbe una<br />

società priva di diritti. Il diritto è condizione dell’amore. Ora non voglio<br />

continuare ad elencare, ma solo dire ancora una volta: amate lo studio<br />

della teologia e seguitelo con attenta sensibilità per ancorare la teologia<br />

alla comunità viva della Chiesa, la quale, con la sua autorità, non è<br />

un polo opposto alla scienza teologica, ma il suo presupposto. Senza la<br />

Chiesa che crede, la teologia smette di essere se stessa e diventa un insieme<br />

di diverse discipline senza unità interiore.<br />

6. Gli anni nel seminario devono essere anche un tempo di maturazione<br />

umana. Per il sacerdote, il quale dovrà accompagnare altri lungo<br />

il cammino della vita e fino alla porta della morte, è importante che egli<br />

stesso abbia messo in giusto equilibrio cuore e intelletto, ragione e sentimento,<br />

corpo e anima, e che sia umanamente “integro”. La tradizione<br />

cristiana, pertanto, ha sempre collegato con le “virtù teologali” anche le<br />

“virtù cardinali”, derivate dall’esperienza umana e dalla filosofia, e in<br />

genere la sana tradizione etica dell’umanità. Paolo lo dice ai Filippesi<br />

in modo molto chiaro: “In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello<br />

che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile,<br />

quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia<br />

oggetto dei vostri pensieri” (4, 8). Di questo contesto fa parte anche l’integrazione<br />

della sessualità nell’insieme della personalità. La sessualità è<br />

un dono del Creatore, ma anche un compito che riguarda lo sviluppo del<br />

proprio essere umano. Quando non è integrata nella persona, la sessualità<br />

diventa banale e distruttiva allo stesso tempo. Oggi vediamo questo<br />

in molti esempi nella nostra società. Di recente abbiamo dovuto constatare<br />

con grande dispiacere che sacerdoti hanno sfigurato il loro ministero<br />

con l’abuso sessuale di bambini e giovani. Anziché portare le persone<br />

ad un’umanità matura ed esserne l’esempio, hanno provocato, con i loro<br />

abusi, distruzioni di cui proviamo profondo dolore e rincrescimento.<br />

A causa di tutto ciò può sorgere la domanda in molti, forse anche in voi<br />

stessi, se sia bene farsi prete; se la via del celibato sia sensata come vita<br />

umana. L’abuso, però, che è da riprovare profondamente, non può screditare<br />

la missione sacerdotale, la quale rimane grande e pura. Grazie a


Dio, tutti conosciamo sacerdoti convincenti, plasmati dalla loro fede, i<br />

quali testimoniano che in questo stato, e proprio nella vita celibataria, si<br />

può giungere ad un’umanità autentica, pura e matura. Ciò che è accaduto,<br />

però, deve renderci più vigilanti e attenti, proprio per interrogare accuratamente<br />

noi stessi, davanti a Dio, nel cammino verso il sacerdozio,<br />

per capire se ciò sia la sua volontà per me. È compito dei padri confessori<br />

e dei vostri superiori accompagnarvi e aiutarvi in questo percorso di<br />

discernimento. È un elemento essenziale del vostro cammino praticare<br />

le virtù umane fondamentali, con lo sguardo rivolto al Dio manifestato<br />

in Cristo, e lasciarsi, sempre di nuovo, purificare da Lui.<br />

7. Oggi gli inizi della vocazione sacerdotale sono più vari e diversi<br />

che in anni passati. La decisione per il sacerdozio si forma oggi spesso<br />

nelle esperienze di una professione secolare già appresa. Cresce spesso<br />

nelle comunità, specialmente nei movimenti, che favoriscono un incontro<br />

comunitario con Cristo e la sua Chiesa, un’esperienza spirituale<br />

e la gioia nel servizio della fede. La decisione matura anche in incontri<br />

del tutto personali con la grandezza e la miseria dell’essere umano. Così<br />

i candidati al sacerdozio vivono spesso in continenti spirituali completamente<br />

diversi. Potrà essere difficile riconoscere gli elementi comuni<br />

del futuro mandato e del suo itinerario spirituale. Proprio per questo il<br />

seminario è importante come comunità in cammino al di sopra delle varie<br />

forme di spiritualità. I movimenti sono una cosa magnifica. Voi sapete<br />

quanto li apprezzo e amo come dono dello Spirito Santo alla Chiesa.<br />

Devono essere valutati, però, secondo il modo in cui tutti sono aperti alla<br />

comune realtà cattolica, alla vita dell’unica e comune Chiesa di Cristo<br />

che in tutta la sua varietà è comunque solo una. Il seminario è il periodo<br />

nel quale imparate l’uno con l’altro e l’uno dall’altro. Nella convivenza,<br />

forse talvolta difficile, dovete imparare la generosità e la tolleranza non<br />

solo nel sopportarvi a vicenda, ma nell’arricchirvi l’un l’altro, in modo<br />

che ciascuno possa apportare le sue peculiari doti all’insieme, mentre<br />

tutti servono la stessa Chiesa, lo stesso Signore. Questa scuola della tolleranza,<br />

anzi, dell’accettarsi e del comprendersi nell’unità del Corpo di<br />

Cristo, fa parte degli elementi importanti degli anni di seminario.<br />

Cari seminaristi! Con queste righe ho voluto mostrarvi quanto penso<br />

a voi proprio in questi tempi difficili e quanto vi sono vicino nella pre-<br />

21


22<br />

ghiera. E pregate anche per me, perché io possa svolgere bene il mio servizio,<br />

finché il Signore lo vuole. Affido il vostro cammino di preparazione<br />

al Sacerdozio alla materna protezione di Maria Santissima, la cui casa<br />

fu scuola di bene e di grazia. Tutti vi benedica Dio onnipotente, Padre<br />

e Figlio e Spirito Santo.<br />

Dal Vaticano, 18 ottobre <strong>2010</strong>, Festa di San Luca, Evangelista<br />

Vostro nel Signore<br />

BENEDETTO XVI


Messaggio<br />

al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana<br />

in occasione della 62 a Assemblea Generale della CEI<br />

(Assisi, 8-11 novembre <strong>2010</strong>)<br />

Al Venerato Fratello<br />

il Cardinale Angelo Bagnasco<br />

Presidente della Conferenza Episcopale Italiana<br />

Con questo messaggio, che vi invio in occasione della 62 a Assemblea<br />

Generale della Conferenza Episcopale Italiana, intendo farmi spiritualmente<br />

pellegrino ad Assisi, per rendermi presente e raggiungere personalmente<br />

Lei e ciascuno dei Vescovi convenuti, Pastori premurosi delle<br />

amate Chiese particolari che sono in Italia. La vostra sollecitudine e il<br />

vostro impegno si manifestano nel governo responsabile delle diocesi e<br />

nella vicinanza paterna ai sacerdoti e alle comunità parrocchiali. Di ciò<br />

è segno eloquente l’attenzione al tema dell’educazione, che avete assunto<br />

come priorità del decennio che si apre. Gli Orientamenti pastorali recentemente<br />

pubblicati sono espressione di una Chiesa che, alla scuola di<br />

Gesù Cristo, vuole prendersi a cuore la vita intera di ogni uomo e, a tale<br />

fine, cerca “nelle esperienze quotidiane l’alfabeto per comporre le parole<br />

con le quali ripresentare al mondo l’amore infinito di Dio” (Educare<br />

alla vita buona del Vangelo, 3).<br />

1. In questi giorni siete riuniti ad Assisi, la città nella quale “nacque al<br />

mondo un sole” (Dante, Paradiso, Canto XI), proclamato dal Venerabile<br />

Pio XII Patrono d’Italia: san Francesco, che conserva intatte la sua freschezza<br />

e la sua attualità – i Santi non tramontano mai! – dovute al suo<br />

essersi conformato totalmente a Cristo, di cui fu icona viva.<br />

Come il nostro, anche il tempo in cui visse san Francesco era segnato<br />

da profonde trasformazioni culturali, favorite dalla nascita delle università,<br />

dallo sviluppo dei comuni e dal diffondersi di nuove esperienze<br />

religiose.<br />

Proprio in quella stagione, grazie all’opera di Papa Innocenzo III – lo<br />

stesso dal quale il Poverello di Assisi ottenne il primo riconoscimento<br />

canonico – la Chiesa avviò una profonda riforma liturgica. Ne è espres-<br />

23


24<br />

sione eminente il Concilio Lateranense IV (1215), che annovera tra i<br />

suoi frutti il “Breviario”. Questo libro di preghiera accoglieva in sé la<br />

ricchezza della riflessione teologica e del vissuto orante del millennio<br />

precedente. Adottandolo, san Francesco e i suoi frati fecero propria la<br />

preghiera liturgica del Sommo Pontefice: in questo modo il Santo ascoltava<br />

e meditava assiduamente la Parola di Dio, fino a farla sua e a trasporla<br />

poi nelle preghiere di cui è autore, come in generale in tutti i suoi<br />

scritti.<br />

Lo stesso Concilio Lateranense IV, considerando con particolare attenzione<br />

il Sacramento dell’altare, inserì nella professione di fede il termine<br />

“transustanziazione”, per affermare la presenza reale di Cristo nel<br />

sacrificio eucaristico: “Il suo corpo e il suo sangue sono contenuti veramente<br />

nel Sacramento dell’altare, sotto le specie del pane e del vino,<br />

poiché il pane è transustanziato nel corpo e il vino nel sangue per divino<br />

potere” (DS, 802).<br />

Dall’assistere alla santa Messa e dal ricevere con devozione la santa<br />

Comunione sgorga la vita evangelica di san Francesco e la sua vocazione<br />

a ripercorrere il cammino di Cristo Crocifisso: “Il Signore – leggiamo<br />

nel Testamento del 1226 – mi dette tanta fede nelle chiese, che così<br />

semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù, in tutte le<br />

tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, poiché con la tua<br />

santa croce hai redento il mondo” (Fonti Francescane, n. 111).<br />

In questa esperienza trova origine anche la grande deferenza che portava<br />

ai sacerdoti e la consegna ai frati di rispettarli sempre e comunque,<br />

“perché dell’altissimo Figlio di Dio nient’altro io vedo corporalmente in<br />

questo mondo, se non il Santissimo Corpo e il Sangue suo che essi soli<br />

consacrano ed essi soli amministrano agli altri” (Fonti Francescane,<br />

n. 113).<br />

Davanti a tale dono, cari Fratelli, quale responsabilità di vita ne consegue<br />

per ognuno di noi! “Badate alla vostra dignità, frati sacerdoti –<br />

raccomandava ancora Francesco – e siate santi perché egli è santo” (Lettera<br />

al Capitolo Generale e a tutti i frati, in Fonti Francescane, n. 220)!<br />

Sì, la santità dell’Eucaristia esige che si celebri e si adori questo Mistero<br />

consapevoli della sua grandezza, importanza ed efficacia per la vita<br />

cristiana, ma esige anche purezza, coerenza e santità di vita da ciascuno<br />

di noi, per essere testimoni viventi dell’unico Sacrificio di amore di Cristo.


Il Santo di Assisi non smetteva di contemplare come “il Signore<br />

dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umilî da nascondersi, per la nostra<br />

salvezza, in poca apparenza di pane” (ibid., n. 221), e con veemenza<br />

chiedeva ai suoi frati: “Vi prego, più che se lo facessi per me stesso,<br />

che quando conviene e lo vedrete necessario, supplichiate umilmente i<br />

sacerdoti perché venerino sopra ogni cosa il Santissimo Corpo e il Sangue<br />

del Signore nostro Gesù Cristo e i santi nomi e le parole di Lui scritte<br />

che consacrano il corpo” (Lettera a tutti i custodi, in Fonti Francescane,<br />

n. 241).<br />

2. L’autentico credente, in ogni tempo, sperimenta nella liturgia la<br />

presenza, il primato e l’opera di Dio. Essa è “veritatis splendor” (Sacramentum<br />

caritatis, 35), avvenimento nuziale, pregustazione della città<br />

nuova e definitiva e partecipazione ad essa; è legame di creazione e di<br />

redenzione, cielo aperto sulla terra degli uomini, passaggio dal mondo a<br />

Dio; è Pasqua, nella Croce e nella Risurrezione di Gesù Cristo; è l’anima<br />

della vita cristiana, chiamata alla sequela, riconciliazione che muove<br />

a carità fraterna.<br />

Cari Fratelli nell’Episcopato, il vostro convenire pone al centro dei<br />

lavori assembleari l’esame della traduzione italiana della terza edizione<br />

tipica del Messale Romano. La corrispondenza della preghiera della<br />

Chiesa (lex orandi) con la regola della fede (lex credendi) plasma il pensiero<br />

e i sentimenti della comunità cristiana, dando forma alla Chiesa,<br />

corpo di Cristo e tempio dello Spirito. Ogni parola umana non può prescindere<br />

dal tempo, anche quando, come nel caso della liturgia, costituisce<br />

una finestra che si apre oltre il tempo. Dare voce a una realtà perennemente<br />

valida esige pertanto il sapiente equilibrio di continuità e novità,<br />

di tradizione e attualizzazione.<br />

Il Messale stesso si pone all’interno di questo processo. Ogni vero riformatore,<br />

infatti, è un obbediente della fede: non si muove in maniera<br />

arbitraria, né si arroga alcuna discrezionalità sul rito; non è il padrone,<br />

ma il custode del tesoro istituito dal Signore e a noi affidato. La Chiesa<br />

intera è presente in ogni liturgia: aderire alla sua forma è condizione di<br />

autenticità di ciò che si celebra.<br />

3. Questa ragione vi spinge, nelle mutate condizioni del tempo, a<br />

rendere ancor più trasparente e praticabile quella stessa fede che risale<br />

25


26<br />

all’epoca della Chiesa nascente. È un compito tanto più urgente in una<br />

cultura che – come voi stessi rilevate – conosce “l’eclissi del senso di<br />

Dio e l’offuscarsi della dimensione dell’interiorità, l’incerta formazione<br />

dell’identità personale in un contesto plurale e frammentato, le difficoltà<br />

di dialogo tra le generazioni, la separazione tra intelligenza e affettività”<br />

(Educare alla vita buona del Vangelo, 9). Questi elementi sono il segno<br />

di una crisi di fiducia nella vita e influiscono in maniera rilevante sul<br />

processo educativo, nel quale i riferimenti affidabili si fanno labili.<br />

L’uomo contemporaneo ha investito molte energie nello sviluppo della<br />

scienza e della tecnica, conseguendo in questi campi traguardi indubbiamente<br />

significativi e apprezzabili. Tale progresso, tuttavia, è avvenuto<br />

spesso a scapito dei fondamenti del cristianesimo, nei quali si radica<br />

la storia feconda del Continente europeo: la sfera morale è stata confinata<br />

nell’ambito soggettivo e Dio, quando non viene negato, è comunque<br />

escluso dalla coscienza pubblica. Eppure, la persona cresce nella misura<br />

in cui fa esperienza del bene e impara a distinguerlo dal male, al di là del<br />

calcolo che considera unicamente le conseguenze di una singola azione<br />

o che usa come criterio di valutazione la possibilità di compierla.<br />

Per invertire la rotta, non è sufficiente un generico richiamo ai valori,<br />

né una proposta educativa che si accontenti di interventi puramente funzionali<br />

e frammentari. C’è bisogno, invece, di un rapporto personale di<br />

fedeltà tra soggetti attivi, protagonisti della relazione, capaci di prendere<br />

posizione e di mettere in gioco la propria libertà (cfr ibid., 26).<br />

Per questa ragione, è quanto mai opportuna la vostra scelta di chiamare<br />

a raccolta intorno alla responsabilità educativa tutti coloro che hanno<br />

a cuore la città degli uomini e il bene delle nuove generazioni. Tale indispensabile<br />

alleanza non può che partire da una nuova prossimità alla famiglia,<br />

che ne riconosca e sostenga il primato educativo: è al suo interno<br />

che si plasma il volto di un popolo.<br />

Come Chiesa che vive in Italia, attenta a interpretare ciò che avviene<br />

in profondità nel mondo di oggi e, quindi, a cogliere le domande e i<br />

desideri dell’uomo, voi rinnovate l’impegno a operare con disponibilità<br />

all’ascolto e al dialogo, mettendo a disposizione di tutti la buona notizia<br />

dell’amore paterno di Dio. Vi anima la certezza che “Gesù Cristo è la<br />

via, che conduce ciascuno alla piena realizzazione di sé secondo il disegno<br />

di Dio. È la verità, che rivela l’uomo a se stesso e ne guida il cammino<br />

di crescita nella libertà. È la vita, perché in lui ogni uomo trova il sen-


so ultimo del suo esistere e del suo operare: la piena comunione di amore<br />

con Dio nell’eternità” (ibid., n. 19).<br />

4. In questo cammino, vi esorto a valorizzare la liturgia quale fonte<br />

perenne di educazione alla vita buona del Vangelo. Essa introduce<br />

all’incontro con Gesù Cristo, che con parole e opere costantemente edifica<br />

la Chiesa, formandola alle profondità dell’ascolto, della fraternità e<br />

della missione. I riti parlano in forza della loro intrinseca ragionevolezza<br />

e comunicabilità ed educano a una partecipazione consapevole, attiva<br />

e fruttuosa (cfr Sacrosanctum Concilium, n. 11).<br />

Cari Fratelli, alziamo il capo e lasciamoci guardare negli occhi da<br />

Cristo, unico Maestro, Redentore da cui promana ogni nostra responsabilità<br />

nei confronti delle comunità che ci sono affidate e di ogni uomo.<br />

Maria Santissima, con cuore di Madre, vegli sul nostro cammino e ci accompagni<br />

con la sua intercessione.<br />

Nel rinnovare la mia affettuosa vicinanza e il mio fraterno incoraggiamento,<br />

imparto di cuore a Lei, Venerato Fratello, ai Vescovi, ai collaboratori<br />

e a tutti i presenti la mia Apostolica Benedizione.<br />

Dal Vaticano, 4 novembre <strong>2010</strong><br />

Benedictus PP. XVI<br />

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28<br />

Esortazione Apostolica Postsinodale<br />

Verbum Domini<br />

Si riportano di seguito gli interventi del Card. Marc Ouellet, P.S.S.,<br />

Prefetto della Congregazione per i Vescovi, di S.E. Mons. Nikola<br />

Eterović, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, e Mons. Fortunato<br />

Frezza, Sotto-Segretario del Sinodo dei Vescovi, in occasione della<br />

Conferenza Stampa di presentazione, l’11 novembre <strong>2010</strong>.<br />

Intervento<br />

del Card. Marc Ouellet, P.S.S.<br />

“Mentre diceva questo, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse:<br />

«Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma<br />

egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la<br />

osservano!» 1 ”. Alla folla che sente il grido di ammirazione di questa donna,<br />

colpita dalla sua predicazione, Gesù replica: Beati coloro che ascoltano<br />

la parola di Dio e la osservano.<br />

L’Esortazione apostolica post-sinodale Verbum Domini su la Parola<br />

di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, è la ripresa da parte della<br />

Chiesa di questa risposta di Gesù, nella coscienza ch’essa da venti secoli<br />

ha di dare testimonianza nel mondo e per il mondo della Parola di<br />

Dio. Al Concilio Vaticano II, la Chiesa esprimeva in questo modo il contenuto<br />

essenziale della Rivelazione: «Dio invisibile nel suo grande amore<br />

parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e<br />

ammetterli alla comunione con sé» 2 .<br />

L’Esortazione apostolica Verbum Domini riprende lo stesso messaggio<br />

a quarantacinque anni di distanza: «Dio si fa conoscere a noi come<br />

mistero di amore infinito in cui il Padre dall’eternità esprime la sua Parola<br />

nello Spirito Santo. Perciò il Verbo, che dal principio è presso Dio<br />

ed è Dio, ci rivela Dio stesso nel dialogo di amore tra le Persone divine e<br />

ci invita a partecipare ad esso» 3 .<br />

1 Lc 11, 27-28.<br />

2 Costituzione pastorale Dei Verbum 2.<br />

3 Benedetto XVI, Esortazione apostolica post-sinodale Verbum Domini, 30 settembre<br />

<strong>2010</strong>, n. 6.


A. Il paradigma mariano della rivelazione<br />

Prendendo ispirazione dalla Parola di Dio così come essa è svelata<br />

nella sua profondità trinitaria e cristologica nel prologo di San Giovanni<br />

e negli scritti paolini 4 , l’Esortazione post-sinodale sviluppa una visione<br />

dinamica e dialogica della Rivelazione, nella linea della Costituzione<br />

conciliare Dei Verbum. In effetti, la rivelazione cristiana non offre in primo<br />

luogo un’informazione privilegiata nei riguardi di Dio, questo Dio<br />

sconosciuto che tutte le religioni del mondo si sforzano di avvicinare a<br />

tentoni 5 . La rivelazione cristiana è essenzialmente una chiamata al dialogo,<br />

una Parola creatrice di evento e di incontro, di cui la Chiesa fa esperienza<br />

sin dalle sue origini.<br />

Papa Benedetto XVI ha tradotto in una celebre formula questo carattere<br />

di evento della rivelazione: «Abbiamo creduto all’amore di Dio<br />

– scrive il Santo Padre – così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale<br />

della sua vita. All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione<br />

etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con<br />

una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione<br />

decisiva» 6 . Il cristianesimo non è dunque il frutto d’una saggezza umana<br />

o d’una idea geniale ma di un incontro e di una alleanza con una Persona<br />

che dà all’esistenza umana il suo decisivo orientamento e la sua forma.<br />

In quest’ottica, la figura della Vergine Maria che ha cooperato al mistero<br />

dell’Incarnazione del Verbo, rimane l’insuperabile paradigma del<br />

fecondo rapporto della Chiesa alla Parola di Dio. Ecco perché il Santo<br />

Padre assume in modo molto esplicito al numero 28 della Verbum Domini<br />

la prospettiva mariana formulata dal Sinodo: «L’attenzione devota<br />

e amorosa alla figura di Maria come modello e archetipo della fede della<br />

Chiesa, è di importanza capitale per operare anche oggi un concreto<br />

cambiamento di paradigma nel rapporto della Chiesa con la Parola, tanto<br />

nell’atteggiamento di ascolto orante quanto nella generosità dell’impegno<br />

per la missione e l’annuncio».<br />

L’Esortazione Verbum Domini risponde così a ciò di cui ha bisogno la<br />

Chiesa in questo inizio di millennio. Poiché seppure nel secolo scorso la<br />

conoscenza della Parola di Dio ha progredito in maniera notevole, parti-<br />

4 VD 5-17.<br />

5 Cfr. At 17, 23.27.<br />

6 Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus Caritas est, 1.<br />

29


30<br />

colarmente grazie agli studi biblici, alla riforma liturgica, alla catechesi,<br />

all’ecumenismo ed alla più ampia diffusione della Parola di Dio, rimane<br />

ancora un deficit da colmare in ciò che riguarda la vita spirituale del popolo<br />

di Dio. Questi ha il diritto d’esser maggiormente ispirato e nutrito<br />

da un approccio più orante e più ecclesiale alle Sacre Scritture. È almeno<br />

ciò che i Padri sinodali hanno avvertito nell’azione dello Spirito Santo in<br />

mezzo a loro e ch’essi hanno espresso negli orientamenti pastorali.<br />

Se è vero che occorre conoscere le Scritture per conoscere il Cristo,<br />

occorre soprattutto pregare con le Sacre Scritture per incontrarvi personalmente<br />

il Cristo. Di qui i numerosi sviluppi di Verbum Domini sulla<br />

Santa Liturgia, sulla lettura orante e assidua dei testi sacri, sull’ascolto e<br />

sul silenzio, sulla condivisione della fede riguardo ai testi biblici, in modo<br />

particolare quelli della liturgia domenicale.<br />

È una buona novella per gli uomini e le donne del giorno d’oggi che<br />

sono sollecitati dai contrastanti messaggi dei potenti mezzi di comunicazione,<br />

a volte a danno della loro ricerca di senso e di felicità. «Pertanto –<br />

afferma sin dal suo esordio la Verbum Domini – fatti ad immagine e somiglianza<br />

di Dio amore, possiamo comprendere noi stessi solo nell’accoglienza<br />

del Verbo e nella docilità all’opera dello Spirito Santo. È alla<br />

luce della Rivelazione operata dal Verbo divino che si chiarisce definitivamente<br />

l’enigma della condizione umana» 7 .<br />

L’uomo trova nell’incontro con Gesù molto più di un suo insegnamento<br />

come Maestro di dottrina; trova la sua amicizia personale e personalizzante.<br />

La fede cristiana è comunione personale ed ecclesiale con il<br />

Verbo di Dio nato dalla fede di una donna.<br />

Invito i lettori a meditare con attenzione i sostanziali passaggi sulla<br />

Vergine Maria e la Parola di Dio che danno il tono all’intera Esortazione.<br />

Maria è «Madre del Verbo di Dio» e «Madre della fede» 8 , l’Icona per eccellenza<br />

della Lectio divina 9 , Maria, «Mater Verbi et Mater laetitiae» 10 .<br />

7 Verbum Domini (VD), 6.<br />

8 VD 27-28.<br />

9 Ibid., 86-87.<br />

10 Ibid., 124.


B. Il senso spirituale delle Scritture<br />

Uno dei temi di rilievo delle Assise sinodali fu l’ermeneutica della<br />

Sacra Scrittura nella Chiesa 11 . Oggetto di accesi dibattiti e d’un autorevole<br />

intervento del Santo Padre, questo tema è stato ripreso e sviluppato<br />

nella Verbum Domini su quasi 40 pagine. Non è agevole riassumerle<br />

in poche frasi. Diciamo tuttavia che l’orientamento dato all’ermeneutica<br />

biblica è chiaro e costruttivo, situando la scienza biblica, esegetica e teologica,<br />

all’interno e al servizio della fede della Chiesa. Le scienze sacre,<br />

siano esse filologiche, letterarie, storiche, patristiche o speculativamente<br />

teologiche, non possono fare astrazione dalla fede della Chiesa in alcun<br />

momento del loro sviluppo e della loro metodologia.<br />

Di qui l’insistenza del Documento post-sinodale, di fronte al «pericolo<br />

di dualismo» tra esegesi scientifica e teologia, sull’unità e la complementarità<br />

delle due discipline e sul loro legame con la vita spirituale. In<br />

effetti – richiama la Verbum Domini citando la Pontificia Commissione<br />

Biblica, «Con la crescita della vita nello Spirito cresce anche, nel lettore,<br />

la comprensione delle realtà di cui parla il testo biblico» 12 . «La Bibbia è<br />

il Libro della Chiesa» 13 e la sua interpretazione scaturisce dalla vita e dalla<br />

crescita della Chiesa, a tal punto che si potrebbe ripetere con san Gregorio<br />

Magno: «le parole divine crescono con colui che le legge» 14 .<br />

Sullo stesso filone, l’Esortazione apostolica Verbum Domini lancia<br />

un appello per una rinnovata ricezione dell’«ermeneutica biblica<br />

conciliare» 15 richiamando in particolar modo i criteri fondamentali per<br />

render dovuto conto della dimensione divina della Bibbia: «1) interpretare<br />

il testo tenendo presente l’unità di tutta la Scrittura; questo oggi si<br />

chiama esegesi canonica; […] 2) si deve poi tener presente la viva tradizione<br />

di tutta la Chiesa, e finalmente 3) bisogna osservare l’analogia<br />

della fede». L’Esortazione completa questo richiamo della Dei Verbum<br />

citando il papa Benedetto XVI in occasione della sua allocuzione<br />

all’Assemblea sinodale: «Solo dove i due livelli metodologici, quel-<br />

11 VD 29-49.<br />

12 Pontificia Commissione Biblica (PCB), L’interpretazione della Bibbia nella<br />

Chiesa, 15 aprile 1993, II, A, 2 : Ench. Vat. 13, n. 2991.<br />

13 VD 29.<br />

14 Homiliae in Ezechielem, I, VII, 8: CCL 142, 87 (PL 76, 843 D).<br />

15 VD 34-35.<br />

31


32<br />

lo storico-critico e quello teologico, sono osservati, si può parlare di una<br />

esegesi teologica – di una esegesi adeguata a questo Libro» 16 .<br />

Questi elementi sono in seguito ripresi con maggior dettaglio segnalando<br />

i meriti e i limiti dell’esegesi storico-critica, richiamando il valore<br />

dell’esegesi patristica ed esortando gli esegeti, i teologi e i pastori ad un<br />

dialogo costruttivo per la vita e la missione della Chiesa 17 . Ciò che nella<br />

nostra epoca importa, è infatti sviluppare il senso spirituale delle Scritture,<br />

nella continuità della Tradizione, e nella linea ridefinita dalla Pontificia<br />

Commissione Biblica. Il senso spirituale della Scrittura è «il senso<br />

espresso dai testi biblici quando vengono letti sotto l’influsso dello Spirito<br />

Santo nel contesto del mistero pasquale di Cristo e della vita nuova<br />

che ne risulta. Questo contesto esiste effettivamente. Il Nuovo Testamento<br />

riconosce in esso il compimento delle Scritture. È perciò normale<br />

rileggere le Scritture alla luce di questo nuovo contesto, quello della vita<br />

nello Spirito» 18 .<br />

Questo orientamento fondamentale è ripreso in chiusura della sezione<br />

sull’ermeneutica ecclesiale delle Scritture con l’evocazione di numerosi<br />

esempi di santi che si sono lasciati plasmare dalla Parola di Dio nella<br />

storia della Chiesa. Basta menzionare sant’Antonio Abate, san Benedetto,<br />

san Francesco d’Assisi e le tre ben note Teresa per comprendere<br />

che la «La santità in rapporto alla Parola di Dio si iscrive così, in un certo<br />

modo, nella tradizione profetica, in cui la Parola di Dio prende a servizio<br />

la vita stessa del profeta. In questo senso la santità nella Chiesa rappresenta<br />

un’ermeneutica della Scrittura dalla quale nessuno può prescindere.<br />

Lo Spirito Santo che ha ispirato gli autori sacri è lo stesso che anima<br />

i Santi a dare la vita per il Vangelo. Mettersi alla loro scuola costituisce<br />

una via sicura per intraprendere un’ermeneutica viva ed efficace della<br />

Parola di Dio» 19 .<br />

16 Benedetto XVI, Ai partecipanti alla XIV a Congregazione Generale del Sinodo<br />

dei Vescovi (14 ottobre 2008); La DC n. 2412, pp. 1015-1016; proposition 26.<br />

17 VD 45.<br />

18 VD 37; PCB, ibid.; Ench Vat. n. 2987.<br />

19 VD 49.


C. Questioni da approfondire<br />

L’Esortazione Apostolica Postsinodale Verbum Domini accoglie tutte<br />

le 55 Proposizioni approvate dai Padri sinodali e sottomesse alla benevola<br />

considerazione del Santo Padre Benedetto XVI. Il loro contenuto<br />

è stato inserito e sviluppato nel testo del Documento. Alcuni punti devono<br />

essere studiati ulteriormente. Per esempio, i temi dell’ispirazione<br />

e della verità delle Scritture che la riflessione teologica ha sempre considerato<br />

“come due concetti chiave per un’ermeneutica ecclesiale delle<br />

sacre Scritture. Tuttavia, si deve riconoscere l’odierna necessità di un<br />

approfondimento adeguato di queste realtà, così da poter rispondere meglio<br />

alle esigenze riguardanti l’interpretazione dei testi sacri secondo la<br />

loro natura” 20 . Altro argomento da approfondire è la sacramentalità della<br />

Parola di Dio che “può favorire una comprensione maggiormente unitaria<br />

del mistero della Rivelazione in ‘eventi e parole intimamente connessi’,<br />

giovando alla vita spirituale dei fedeli e all’azione pastorale della<br />

Chiesa” 21 . Bisogna approfondire anche “il rapporto tra mariologia e<br />

teologia della Parola. Da ciò potrà venire grande beneficio sia per la vita<br />

spirituale che per gli studi teologici e biblici” 22 . Inoltre la Proposizione<br />

N. 17 sul Ministero della Parola e donna viene sviluppata nei NN. 58<br />

e 85. Al riguardo, si afferma: “Come è noto, mentre il Vangelo è proclamato<br />

dal sacerdote o dal diacono, la prima e la seconda lettura nella tradizione<br />

latina vengono proclamate dal lettore incaricato, uomo e donna.<br />

Vorrei qui farmi voce dei Padri sinodali che anche in questa circostanza<br />

hanno sottolineato la necessità di curare con una formazione adeguata<br />

l’esercizio del munus di lettore nella celebrazione liturgica ed in modo<br />

particolare il ministero del lettorato, che, come tale, nel rito latino, è ministero<br />

laicale” 23 . L’auspicio dei Padri sinodali che “il ministero del lettorato<br />

sia aperto anche alle donne” è stato quindi preso in considerazione<br />

e il Santo Padre sta studiando attentamente la questione.<br />

L’Esortazione post-sinodale mira a rinnovare la fede della Chiesa<br />

nella Parola di Dio 24 . Essa comporta una visione dialogica, addirittura<br />

20 VD 19.<br />

21 VD 56.<br />

22 VD 27.<br />

23 VD 58.<br />

24 VD 27.<br />

33


34<br />

nuziale, della rivelazione 25 ; comporta inoltre un’ermeneutica ecclesiale<br />

della Scrittura ed auspica un approfondimento del rapporto tra la Parola<br />

di Dio e i sacramenti, ed in modo speciale il sacramento della Santa<br />

Eucaristia.<br />

L’Esortazione apostolica evoca da un lato il carattere performativo<br />

della Parola che scaturisce particolarmente dal suo legame con i sacramenti.<br />

Nella celebrazione dei sacramenti come nella storia della salvezza<br />

la Parola di Dio – “dabar” – indica nello stesso tempo una Parola<br />

che è un’Azione divina: «Dio dice e fa, la sua stessa Parola è viva ed<br />

efficace» 26 . Questo carattere performativo della Parola culmina nelle parole<br />

della consacrazione eucaristica.<br />

Da qui l’idea della sacramentalità della Parola, in analogia con la presenza<br />

reale di Cristo nell’Eucaristia 27 . «La proclamazione della Parola di<br />

Dio nella celebrazione comporta il riconoscere che sia Cristo stesso ad<br />

essere presente e a rivolgersi a noi» 28 .<br />

Inoltre, la profonda unità tra la Parola di Dio proclamata e l’Eucaristia<br />

manifesta una circolarità tra le due per l’intelligenza delle Scritture:<br />

“L’Eucaristia ci apre all’intelligenza della sacra Scrittura, così come la<br />

sacra Scrittura a sua volta illumina e spiega il Mistero eucaristico. In effetti,<br />

senza il riconoscimento della presenza reale del Signore nell’Eucaristia,<br />

l’intelligenza della Scrittura rimane incompiuta” 29 . Educare il popolo<br />

di Dio a cogliere questo legame intrinseco tra la Parola di Dio e il<br />

sacramento lo aiuta anche a “cogliere l’agire di Dio nella storia della salvezza<br />

e nella vicenda personale di ogni suo membro” 30 .<br />

Tutti gli aspetti summenzionati rimangono da approfondire nella vita<br />

della Chiesa, nella convinzione profonda che colui che legge la Bibbia<br />

o ascolta la Parola pregando incontra personalmente Cristo. La Scrittura<br />

è infatti una ed unica la Parola di Dio che interpella la nostra vita alla<br />

conversione. «Tutta la divina Scrittura costituisce un unico Libro – scrive<br />

Ugo di San Vittore – e quest’unico Libro è il Cristo, parla di Cristo e<br />

trova in Cristo il suo compimento» 31 .<br />

25 VD 51.<br />

26 Cf. Eb 4, 12.<br />

27 VD 56.<br />

28 Cf. Sacrosanctum Concilium, 7.<br />

29 VD 55.<br />

30 VD 53.<br />

31 VD 39; De arca Noe, 2, 8: PL 176, 642 C-D.


Conclusione<br />

Dio parla nelle Sacre Scritture della Chiesa per radunare il suo popolo,<br />

nutrirlo della sua vita e per accoglierlo nella sua comunione. Quest’appello<br />

divino è indirizzato all’umanità tutta intera.<br />

L’Esortazione apostolica post-sinodale Verbum Domini pone risolutamente<br />

l’accento sulla dimensione divina della Parola e propone un<br />

nuovo paradigma, dialogico e pneumatologico, ispirato dal mistero trinitario<br />

e dalla risposta della Vergine Maria.<br />

Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano. L’Esortazione<br />

post-sinodale rilancia dunque la contemplazione personale ed ecclesiale<br />

della Parola di Dio nelle Sacre Scritture, nella Divina Liturgia e<br />

nella vita personale e comunitaria dei credenti. Essa rilancia altresì l’attività<br />

missionaria e l’evangelizzazione, dal momento che rinnova la coscienza<br />

della Chiesa d’essere amata e la sua missione di annunciare la<br />

Parola di Dio con audacia e confidenza nella forza dello Spirito Santo.<br />

Possa questa Esortazione tanto attesa essere l’oggetto d’una ricezione<br />

autentica e ad un tempo entusiasta.<br />

I. Introduzione<br />

Intervento<br />

di S.E. Mons. Nikola Eterović<br />

L’Esortazione Apostolica Postsinodale Verbum Domini presenta alla<br />

Chiesa universale, ai membri di altre Chiese e comunità cristiane, ai<br />

credenti di denominazioni religiose non cristiane, come pure agli uomini<br />

di buona volontà, i risultati della XII Assemblea Generale Ordinaria<br />

del Sinodo dei Vescovi su La Parola di Dio nella vita e nella missione<br />

della Chiesa, che si è tenuta in Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008. Al<br />

termine dell’Assise, i Padri sinodali hanno pregato il Santo Padre Benedetto<br />

XVI di “offrire un documento sul mistero della Parola di Dio nella<br />

vita e nella missione della Chiesa, anche alla luce dell’<strong>Anno</strong> dedicato<br />

a San Paolo, Apostolo delle genti, nel bimillenario della sua nascita”<br />

(Propositio 1). L’Esortazione Apostolica è il risultato di tale voto che il<br />

Santo Padre Benedetto XVI ha volentieri accolto, servendosi del contri-<br />

35


36<br />

buto del XII Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo<br />

dei Vescovi.<br />

La Verbum Domini è divisa in tre parti, seguendo la struttura del tema<br />

dell’Assemblea sinodale: La Parola di Dio nella vita e nella missione<br />

della Chiesa. Pertanto, la prima parte è intitolata Verbum Dei, la seconda<br />

Verbum in Ecclesia e la terza Verbum mundo. Evidentemente, il Documento<br />

incomincia con una Introduzione che fornisce utili indicazioni<br />

preliminari, tra cui lo scopo dell’Esortazione, e si chiude con la Conclusione<br />

in cui sono sintetizzate le idee portanti.<br />

Prima di presentare brevemente la struttura della Verbum Domini, desidero<br />

soffermarmi sul significato del titolo e sullo scopo dell’Esortazione<br />

Apostolica Postsinodale.<br />

II. Titolo dell’Esortazione Apostolica<br />

Il titolo Verbum Domini è preso dalle antiche parole del profeta Isaia,<br />

nella maniera in cui le ha riproposte san Pietro nella sua Prima Lettera.<br />

“Verbum autem Dei nostri manet in aeternum” [“La parola del nostro<br />

Dio dura per sempre”] (Is 40, 8). Con tale versetto del capitolo 40 del<br />

profeta Isaia, inizia il cosiddetto Libro della Consolazione del “Secondo-Isaia”,<br />

“Deutero-Isaia”. Il profeta annuncia la liberazione del popolo<br />

eletto. La sua schiavitù è terminata e, sotto la guida di Dio, si prepara un<br />

nuovo esodo. Nella contingenza della natura: “secca l’erba, appassisce<br />

il fiore” (Is 40, 8), e dell’uomo: “ogni uomo è come l’erba e tutta la sua<br />

grazia è come un fiore del campo” (Is 40, 6), l’unica forza stabile è la Parola<br />

di Dio che rimane per sempre.<br />

Nella prima Lettera di san Pietro viene riportata la citazione del profeta<br />

Isaia, per esortare i cristiani a lasciarsi rigenerare “non da un seme<br />

corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed<br />

eterna” perché “ogni carne è come l’erba e tutta la sua gloria come un<br />

fiore di campo. L’erba inaridisce, i fiori cadono, ma la parola del Signore<br />

rimane in eterno” [“Verbum autem Domini manet in aeternum”] (1Pt<br />

1, 24-25). L’autore della Lettera conclude: “Hoc est autem verbum, quod<br />

evangelizatum est in vos” [“E questa è la parola del Vangelo che vi è stato<br />

annunciato”] (1Pt 1, 25).<br />

Nel titolo dell’Esortazione Apostolica Postsinodale Verbum Domi-


ni si può, dunque, facilmente percepire la concordanza e quindi la continuità<br />

tra l’Antico e il Nuovo Testamento come pure il suo compimento<br />

e superamento nella Persona di Gesù Cristo, testimoniata nei 27 libri<br />

del Nuovo Testamento. In effetti, il Vangelo di cui parla san Pietro è il<br />

Vangelo “di Gesù, Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1, 1). È la Buona Notizia<br />

del mistero pasquale di Gesù. “Mediante la risurrezione di Gesù Cristo<br />

dai morti” (1Pt 1, 3), Dio suo Padre ci ha rigenerati nella sua grande misericordia<br />

“per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe,<br />

non si macchia e non marcisce” (1Pt 1, 4). Tale è il contenuto del Vangelo<br />

annunciato da san Pietro e da tutti gli Apostoli che l’Esortazione Apostolica<br />

Postsinodale mette ben in evidenza.<br />

Il titolo dell’Esortazione Apostolica, pertanto, riprende la versione<br />

latina della 1 Lettera di san Pietro, nella traduzione attribuita a san Gerolamo,<br />

la Volgata. Per la Divina provvidenza, la Verbum Domini porta<br />

la data del giorno della sua memoria liturgica, 30 settembre. È doveroso<br />

ricordare che un altro importante documento sulla Bibbia fu pubblicato<br />

nella stessa data 67 anni fa. Si tratta dell’enciclica Divino Afflante Spiritu<br />

del Servo di Dio Pio XII, pubblicata il 30 settembre 1943. San Gerolamo<br />

è menzionato anche nella Dei Verbum, una della quattro Costituzioni<br />

dommatiche del Concilio Ecumenico Vaticano II. In particolare, è citata<br />

la nota espressione “L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di<br />

Cristo” (DV 25), ripresa anche dalla Verbum Domini (cfr VD 30), documento<br />

che abbonda di citazioni patristiche. La Dei Verbum è spesso rievocata<br />

nell’Esortazione Apostolica Postsinodale, come del resto lo è stata<br />

anche nel corso dell’Assise sinodale. Anche per la somiglianza linguistica<br />

Dei Verbum - Verbum Domini l’Esortazione Apostolica Postsinodale<br />

rimanda alla Costituzione conciliare. La Verbum Domini riconosce<br />

il grande impulso che la Dei Verbum ha avuto nella riscoperta della Parola<br />

di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Al contempo, sotto<br />

l’azione dello Spirito Santo che guida la Chiesa nella continuità del proprio<br />

cammino, indicato dal Signore Gesù, il Sinodo sulla Parola di Dio<br />

ha voluto “approfondire ulteriormente il tema della divina Parola, sia<br />

come verifica dell’attuazione delle indicazioni conciliari, sia per affrontare<br />

le nuove sfide che il tempo presente pone ai credenti in Cristo” (VD<br />

3). Di tale intento testimonia la Verbum Domini. È significativo che la<br />

Verbum Domini cominci con la citazione biblica con la quale si chiude la<br />

Dei Verbum: “Come dall’assidua frequenza del mistero eucaristico si ac-<br />

37


38<br />

cresce la vita della Chiesa, così è lecito sperare nuovo impulso alla vita<br />

spirituale dall’accresciuta venerazione per la parola di Dio, che ‘permane<br />

in eterno’ (Is 40, 8; cfr. 1Pt 1, 23-25)” (DV 26).<br />

Il titolo, poi, della Verbum Domini ha un importante rilievo liturgico.<br />

Infatti, dopo ogni lettura del brano della Sacra Scrittura nelle celebrazioni<br />

liturgiche, soprattutto nell’Eucaristia, il popolo di Dio ringrazia per il<br />

cibo della Parola esclamando Verbum Domini, rendendo grazie alla Persona<br />

del Verbo incarnato, Gesù di Nazaret, presente nella Parola proclamata.<br />

Il titolo, pertanto, indica la liturgia come luogo privilegiato della<br />

divina Parola.<br />

III. Scopo dell’Esortazione Apostolica<br />

Lo scopo della Verbum Domini è molteplice:<br />

1) Comunicare i risultati dell’Assemblea sinodale, “far conoscere a<br />

tutto il Popolo di Dio la ricchezza emersa nell’assise sinodale vaticana<br />

e le indicazioni espresse dal lavoro comune” (VD 1). Il Santo Padre Benedetto<br />

XVI desidera presentare i risultati del Sinodo sulla Parola di Dio<br />

perché influiscano efficacemente sulla vita ecclesiale e sulla sua missione<br />

nel mondo.<br />

2) Riscoprire la Parola di Dio, fonte di costante rinnovamento ecclesiale.<br />

“Indicare alcune linee fondamentali per una riscoperta della divina<br />

Parola nella vita della Chiesa, sorgente di costante rinnovamento” (VD 1).<br />

Le acquisizioni del Sinodo sulla Parola influiranno “sul personale rapporto<br />

con le sacre Scritture, sulla loro interpretazione nella Liturgia e nella catechesi<br />

come anche nella ricerca scientifica, affinché la Bibbia non rimanga<br />

una Parola del passato, ma la sua vitalità e attualità siano lette e dischiuse<br />

nella vastità delle dimensioni dei suoi significati” (VD 5). Intesa in tale<br />

senso, “la divina Parola sarà sempre di più il movente del rinnovamento<br />

della Chiesa chiamata a ringiovanire grazie alla Parola del Signore che rimane<br />

in eterno (1Pt 1, 25; Is 40, 8)” (VD 124). Il rinnovamento presuppone<br />

l’ascolto, la meditazione, la conversione del cuore, attitudini indispensabili<br />

per poter osservare la Parola di Dio (cfr Lc 11, 28), sorgente di una<br />

Pentecoste anche oggi. Si tratta di “una Pentecoste ancora in cammino”<br />

(VD 4), dato che tuttora molte persone e popoli attendono la Parola di Dio<br />

nella propria lingua e cultura, fatto che rende urgente la missio ad gentes.


3) Promuovere l’animazione biblica della pastorale. La Parola di<br />

Dio, infatti, dovrebbe diventare “sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale”<br />

(VD 1). Perché ciò diventi realtà, bisogna favorire un’adeguata<br />

formazione biblica a tutti i livelli. Al riguardo, “occorre potenziare<br />

l’apostolato biblico, metodo assai valido per tale finalità, come dimostra<br />

l’esperienza ecclesiale” (VD 75).<br />

4) Essere testimoni della Parola. I fedeli sono chiamati a riscoprire<br />

“l’incontro personale e comunitario con Cristo, Verbo della vita che si è<br />

reso visibile, e a farsi suoi annunciatori perché il dono della vita divina,<br />

la comunione, si dilati sempre più in tutto il mondo” (VD 2). “L’annuncio<br />

della Parola crea comunione e realizza la gioia” (VD 123). I cristiani<br />

hanno il dovere di “comunicare la gioia che viene dall’incontro con<br />

la Persona di Cristo”, grande urgenza pastorale del nostro tempo. “Non<br />

esiste priorità più grande di questa: riaprire all’uomo di oggi l’accesso a<br />

Dio, al Dio che parla e ci comunica il suo amore perché abbiamo vita in<br />

abbondanza (cfr Gv 10, 10)” (VD 2).<br />

5) Intraprendere una nuova evangelizzazione, “nella certezza dell’efficacia<br />

della divina Parola” (VD 96). “Il nostro dev’essere sempre più il<br />

tempo di un nuovo ascolto della Parola di Dio e di una nuova evangelizzazione”<br />

(VD 122). Riscoprire la centralità della divina Parola richiede<br />

di continuare, con rinnovato slancio, la missio ad gentes e “intraprendere<br />

con tutte le forze la nuova evangelizzazione, soprattutto in quelle nazioni<br />

dove il Vangelo è stato dimenticato o soffre l’indifferenza dei più a<br />

causa di un diffuso secolarismo” (VD 122). Nei Paesi della nuova evangelizzazione,<br />

la Parola di Dio deve essere proposta anche agli immigrati<br />

(cfr VD 105).<br />

6) Favorire il dialogo ecumenico, sottolineando la centralità degli<br />

studi biblici in vista della piena unità di tutti i cristiani, convinti “che<br />

ascoltare e meditare insieme le Scritture ci fa vivere una comunione reale,<br />

anche se non ancora piena” (VD 46). È stato toccante ascoltare i delegati<br />

fraterni che hanno partecipato all’Assemblea sinodale, tra cui in<br />

modo particolare Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli<br />

(cfr VD 4). Occorre incrementare “lo studio, il confronto e<br />

le celebrazioni ecumeniche della Parola di Dio, nel rispetto delle regole<br />

vigenti e delle diverse tradizioni” (VD 46). Nel lavoro ecumenico di<br />

grande importanza sono le traduzioni comuni della Bibbia nelle diverse<br />

lingue.<br />

39


40<br />

7) Amare la Parola di Dio. Le precedenti indicazioni potrebbero essere<br />

sintetizzate nell’attitudine propria dei cristiani di lasciarsi guidare<br />

dallo Spirito Santo “per poter amare sempre di più la Parola di Dio”<br />

(VD 5) che, in definitiva, è la Persona di Gesù Cristo, Verbo incarnato.<br />

Ad amare la Bibbia sono invitati tutti i cristiani. La Verbum Domini ha,<br />

pertanto, notevole portata ecumenica.<br />

IV. Struttura della Verbum Domini<br />

L’Esortazione Apostolica Postsinodale è divisa in tre parti che a sua<br />

volta sono composte da alcuni capitoli. Essa trae l’ispirazione dallo stupendo<br />

Prologo del Vangelo di San Giovanni.<br />

1) La prima parte, Verbum Dei, sottolinea il ruolo fondamentale di<br />

Dio Padre, fonte e origine della Parola (cfr VD 20-21), come pure la dimensione<br />

trinitaria della rivelazione. È divisa in tre capitoli. Nel primo,<br />

Il Dio che parla, si mette in risalto la volontà di Dio di aprire e intrattenere<br />

un dialogo con l’uomo, nel quale Dio prende l’iniziativa e si rivela<br />

in vari modi. Pertanto, adoperando la categoria dell’analogia, il Documento<br />

analizza diversi significati della divina Parola. Dio parla per<br />

mezzo della creazione, in particolare dell’uomo e della donna creati a<br />

sua immagine. Egli ha parlato per mezzo dei profeti. I libri dell’Antico<br />

e del Nuovo Testamento sono la sua Parola attestata e divinamente ispirata.<br />

La Tradizione viva della Chiesa è pure sua Parola. La Parola di Dio<br />

è anche il suo silenzio che ha avuto l’espressione culminante nella croce<br />

del Signore Gesù (cfr VD 21). Tutti i significati della Parola di Dio conducono<br />

a Lui, Verbo incarnato, espressione piena e perfetta della Parola<br />

di Dio. Pertanto, la Verbum Domini mette in risalto l’aspetto cristologico<br />

della Parola, sottolineando al contempo anche la dimensione pneumatologica,<br />

per evidenziare la sua fonte e termine in Dio Padre. In questa<br />

parte si affronta il rapporto tra Tradizione e Scrittura come pure il tema<br />

dell’ispirazione e verità della Bibbia.<br />

La risposta dell’uomo al Dio che parla è il titolo del secondo capitolo.<br />

L’uomo è chiamato ad entrare nell’Alleanza con il suo Dio che lo<br />

ascolta e risponde alle sue domande. A Dio che parla, l’uomo risponde<br />

con la fede. La preghiera più indicata è quella fatta mediante le parole<br />

che lo stesso Dio ha rivelato e che sono mantenute scritte nella Bibbia.


Essa spesso descrive il peccato dell’uomo come non ascolto della Parola<br />

di Dio. Tale peccato è stato vinto nell’obbedienza radicale di Gesù Cristo,<br />

fino alla morte di croce (cfr Fil 2, 8). La Vergine Maria, Mater Verbi<br />

e Mater fidei, offre l’esempio del compimento perfetto della reciprocità<br />

tra la Parola di Dio e la fede.<br />

Il terzo capitolo è dedicato al tema L’Ermeneutica della sacra Scrittura<br />

nella Chiesa. È la parte più teorica del Documento, ma assai importante<br />

per la retta comprensione della Parola di Dio. La sacra Scrittura<br />

dovrebbe essere, come auspicato dalla Dei Verbum, “l’anima della sacra<br />

Teologia”. La Chiesa è il luogo originario dell’interpretazione della<br />

Bibbia. Dopo alcune riflessioni sullo sviluppo della ricerca biblica e<br />

il Magistero della Chiesa, si presenta l’ermeneutica biblica del Concilio<br />

Vaticano II che occorre riscoprire anche per evitare un certo dualismo<br />

dell’ermeneutica secolarizzata. Esso potrebbe portare ad un’interpretazione<br />

fondamentalista o spiritualista della sacra Scrittura. La retta ermeneutica<br />

richiede la complementarità del senso letterale e spirituale, una<br />

armonia tra la fede e la ragione. Nel ribadire l’unità intrinseca della Bibbia,<br />

la Verbum Domini esamina il rapporto tra l’Antico e il Nuovo Testamento,<br />

senza trascurare le cosiddette pagine “oscure” della Bibbia, concentrandosi,<br />

poi, sul rapporto tra i cristiani e gli ebrei in riferimento alle<br />

sacre Scritture. Un rapporto del tutto speciale esiste tra i cristiani e gli<br />

ebrei, che condividono buona parte delle Scritture, che i cristiani denominano<br />

Antico Testamento. Inoltre, per comprendere in modo adeguato<br />

la persona stessa di Gesù Cristo, è necessario riconoscerlo come figlio<br />

del popolo ebreo, della sua cultura ed esperienza religiosa.<br />

L’Esortazione Apostolica Postsinodale riflette anche su Bibbia ed<br />

ecumenismo, dato che la sacra Scrittura è un vincolo importante di unità<br />

tra i cattolici e gli altri cristiani, membri delle Chiese e comunità cristiane.<br />

La venerazione della Bibbia e l’amministrazione del sacramento del<br />

battesimo, rappresentano legami fondamentali tra tutti coloro che credono<br />

in Dio Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo, il cui mistero è stato<br />

rivelato nella sacra Scrittura.<br />

Il Documento poi fornisce validi contributi per un dialogo tra pastori,<br />

teologi ed esegeti, come pure sull’impostazione degli studi teologici.<br />

La parte dedicata all’ermeneutica della sacra Scrittura termina menzionando<br />

alcuni santi, rilevando che i santi sono i migliori interpreti della<br />

Parola di Dio.<br />

41


42<br />

2) La seconda parte, Verbum in Ecclesia, mette in risalto che, per la<br />

divina Provvidenza, la Chiesa è la casa della Parola di Dio che accoglie<br />

il Verbo fatto carne e che ha posto la sua tenda tra noi (cfr Gv 1, 14). Questa<br />

parte è divisa in tre capitoli. Il primo, La Parola di Dio e la Chiesa,<br />

sottolinea che grazie alla Parola di Dio e all’azione sacramentale, Gesù<br />

Cristo è contemporaneo agli uomini nella vita della Chiesa.<br />

Liturgia luogo privilegiato della Parola di Dio è il titolo del secondo<br />

capitolo che riflette sulla Parola di Dio nella sacra Liturgia. Si sottolinea<br />

qui il nesso vitale tra la sacra Scrittura e i sacramenti, in particolare l’Eucaristia,<br />

dato che la Liturgia della Parola costituisce la prima parte della<br />

santa Messa. Il Documento prende in considerazione la Parola di Dio ed<br />

anche i sacramenti della Riconciliazione e dell’unzione degli Infermi. Il<br />

nesso tra i Sacramenti e la Parola di Dio apre la riflessione circa la sacramentalità<br />

della Parola, che ha bisogno di ulteriore approfondimento. Facendosi<br />

eco del pensiero dei Padri sinodali, la Verbum Domini richiama<br />

l’importanza del Lezionario che la riforma del Concilio Vaticano II ha arricchito<br />

con abbondanti brani della sacra Scrittura. In tale contesto, non si<br />

poteva omettere l’importanza della proclamazione della Parola e del ministero<br />

del lettorato e, soprattutto, dell’omelia, tema che ha notevole importanza<br />

nell’Esortazione Apostolica Postsinodale. La Verbum Domini<br />

sottolinea inoltre la grande rilevanza della Parola di Dio e della Liturgia<br />

delle Ore. Offre, poi, validi suggerimenti per l’animazione liturgica, la celebrazione<br />

e la proclamazione della Parola di Dio, il silenzio, il tempo liturgico<br />

cristiano, l’esclusività dei testi biblici nella liturgia, il canto biblicamente<br />

ispirato, l’attenzione particolare ai non vedenti e ai non udenti.<br />

Il terzo capitolo è dedicato a La Parola di Dio nella vita ecclesiale,<br />

mettendo in risalto l’importanza dell’animazione biblica della pastorale,<br />

la dimensione biblica della catechesi, la formazione biblica dei cristiani,<br />

la sacra Scrittura nei grandi raduni ecclesiali, la Parola di Dio in rapporto<br />

alle vocazioni. Particolare attenzione è dedicata alla Parola di Dio e<br />

ai Pastori – vescovi, presbiteri, diaconi, candidati all’Ordine sacro – , ai<br />

membri di vita consacrata, come pure ai fedeli laici e, soprattutto, in seno<br />

al matrimonio e alla famiglia. Notevole parte del capitolo è riservata<br />

alla lettura orante della sacra Scrittura, in particolare, alla Lectio divina,<br />

e alla preghiera mariana. Il capitolo termina con appropriate riflessioni<br />

sulla Parola di Dio e la Terra Santa, ove la Parola di Dio si è incarnata, è<br />

stata rivelata e gelosamente custodita nella forma orale e scritta.


3) La terza parte, Verbum mundo, sottolinea il dovere dei cristiani di<br />

annunciare la Parola di Dio nel mondo in cui vivono ed operano. Essa è<br />

divisa in quattro capitoli. Il primo, La missione della Chiesa: annunciare<br />

la Parola di Dio, riflette sulla missione della Chiesa che ha come punto<br />

di partenza e di arrivo il mistero di Dio Padre. Il Verbo di Dio ci ha comunicato<br />

la vita divina. La sua Parola ci coinvolge non soltanto come<br />

destinatari ma anche come suoi annunciatori. Infatti, tutti i battezzati sono<br />

responsabili dell’annuncio della Parola di Dio dalla quale proviene<br />

la missione della Chiesa. Essa è orientata al primo annuncio, ad gentes,<br />

a coloro che tuttora non conoscono il Verbo, Parola di Dio, ma anche a<br />

coloro che sono stati battezzati ma non sufficientemente evangelizzati e<br />

che hanno bisogno di una nuova evangelizzazione per riscoprire la Parola<br />

di Dio. La credibilità dell’annuncio della Buona Notizia dipende dalla<br />

testimonianza della vita cristiana.<br />

Parola di Dio e impegno nel mondo è il titolo del secondo capitolo.<br />

In esso sono indicate piste per un’animazione della complessa realtà del<br />

mondo tramite la Parola di Dio. I cristiani sono chiamati a servire il Verbo<br />

di Dio nei fratelli più piccoli e, dunque, ad impegnarsi nella società<br />

per la riconciliazione, la giustizia e la pace tra i popoli. La Parola di Dio<br />

è sorgente di una carità operosa e creativa per alleviare le sofferenze dei<br />

poveri in senso materiale e spirituale. La Verbum Domini si rivolge, con<br />

la luce della Parola di Dio, ai giovani, ai migranti, ai sofferenti, ai poveri.<br />

Essa ha pure importanti connotazioni ecologiche nella visione cristiana<br />

del creato che è anche, in modo analogico, Parola di Dio.<br />

Il terzo capitolo è dedicato alla Parola di Dio e culture, dato che<br />

la Bibbia è giustamente percepita come grande codice per la cultura<br />

dell’umanità, sorgente inesauribile di espressioni artistiche fino ai nostri<br />

giorni. Pertanto, sarebbe auspicabile che la Bibbia fosse meglio conosciuta<br />

nelle scuole e università e che i mezzi di comunicazione sociale<br />

siano adoperati sempre meglio nella sua divulgazione, usufruendo di<br />

tutte le attuali possibilità tecniche. Il tema dell’inculturazione della sacra<br />

Scrittura è legato anche alle traduzioni e alla diffusione della Bibbia,<br />

che bisogna ulteriormente incrementare. Ad ogni modo, la Parola di Dio<br />

ha bisogno di esprimersi nelle culture dei popoli, ma essa supera abbondantemente<br />

i limiti delle culture umane.<br />

Parola di Dio e dialogo interreligioso è il tema del quarto capitolo.<br />

Dopo aver stabilito il valore e l’attualità del dialogo interreligioso, la<br />

43


44<br />

Verbum Domini, alla luce della Parola di Dio che si è pienamente rivelata<br />

nella Persona di Gesù Cristo, fornisce valide indicazioni circa il dialogo<br />

tra cristiani e musulmani, come pure con gli appartenenti ad altre religioni<br />

non cristiane, nel quadro della libertà religiosa che implica non solamente<br />

la libertà di professare la propria fede in privato e in pubblico,<br />

ma anche la libertà di coscienza e cioè di scegliere la propria religione.<br />

Nella Conclusione, il Santo Padre Benedetto XVI ribadisce l’esortazione<br />

a tutti i cristiani “ad impegnarsi per diventare sempre più familiari<br />

con le sacre Scritture” (VD 121). La Parola di Dio spinge alla missione,<br />

come mostra l’esempio di san Paolo, Apostolo delle genti. “Così anche<br />

oggi lo Spirito Santo non cessa di chiamare ascoltatori e annunciatori<br />

convinti e persuasivi della Parola del Signore” (VD 122). Essi sono<br />

chiamati ad essere “annunciatori credibili della Parola di salvezza”,<br />

comunicando “la fonte della vera gioia… che scaturisce dalla consapevolezza<br />

che solo il Signore Gesù ha parole di vita eterna (cfr Gv 6, 68)”<br />

(VD 123). “Questa intima relazione tra la Parola di Dio e la gioia è posta<br />

in evidenza proprio nella Madre di Dio, ‘Mater Verbi et Mater laetitiae’”<br />

(VD 124).<br />

V. Contributo del Papa Benedetto XVI<br />

Al termine, occorre rilevare il grande contributo del Santo Padre Benedetto<br />

XVI all’Esortazione Apostolica Postsinodale. In essa è raccolto<br />

il suo ricco Magistero sulla Parola di Dio, espresso anche durante la<br />

XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Oltre l’intervento<br />

del 14 ottobre 2008 nell’Aula sinodale, che è stato accolto dai<br />

Padri sinodali e elaborato nella Verbum Domini, particolarmente dense<br />

di contenuto sono state le omelie all’inizio e alla fine della celebrazione<br />

dell’Assise sinodale che, arricchendo le riflessioni sinodali, hanno qualificato<br />

la presente Esortazione Apostolica Postsinodale. Essa infatti non<br />

solamente comunica le riflessioni dell’Assise sinodale e i consigli rivolti<br />

al Santo Padre, bensì su vari aspetti ne rappresenta un vero approfondimento.<br />

Tenendo presenti le numerose citazioni e i richiami all’illuminato<br />

Magistero di Sua Santità, è doveroso riconoscere il contributo qualificato<br />

del Vescovo di Roma, Presidente del Sinodo dei Vescovi, alle discussioni<br />

sinodali, che poi ha sviluppato nella Verbum Domini. Esso evi-


denzia ancora una volta, la priorità della Parola di Dio nel suo Pontificato.<br />

Prendendo in considerazione tali fatti, si potrebbe concludere che<br />

il Santo Padre Benedetto XVI può essere definito il Papa della Parola di<br />

Dio.<br />

Intervento<br />

di Mons. Fortunato Frezza<br />

Se è vero che «considerando la Chiesa come “casa della Parola”,<br />

si deve innanzitutto porre attenzione alla sacra liturgia. È questo infatti<br />

l’ambito privilegiato in cui Dio parla a noi nel presente della nostra vita,<br />

parla oggi al suo popolo, il quale ascolta e risponde» (VD, 52), appare<br />

del tutto coerente che nell’Esortazione Apostolica Postsinodale di Sua<br />

Santità Benedetto XVI Verbum Domini, successiva alla XII Assemblea<br />

Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, quella dichiarazione<br />

si trovi nel cuore stesso del documento, al suo centro fisico<br />

e programmatico.<br />

Delle tre parti che compongono il testo pontificio, la seconda, «Verbum<br />

in Ecclesia», dopo i due titoli generali d’esordio, La Chiesa accoglie<br />

la Parola, Contemporaneità di Cristo nella Chiesa, mette immediatamente<br />

a tema l’argomento centrale: «Liturgia, luogo privilegiato della<br />

parola di Dio», esattamente alle pagine mediane del volume. Il significato<br />

simbolico di questa collocazione tipografica procura un supplemento<br />

d’attenzione alle parole, citate nella Verbum Domini, della costituzione<br />

sulla sacra Liturgia del Concilio Vaticano II: «Nella celebrazione<br />

liturgica la Sacra Scrittura ha una importanza estrema. Da essa infatti<br />

si attingono le letture […]; da essa infine prendono significato le azioni<br />

e i simboli liturgici» (SC 24). «Pertanto occorre comprendere e vivere<br />

il valore essenziale dell’azione liturgica per la comprensione della Parola<br />

di Dio» (VD 52). E questa non sembri una semplice raccomandazione<br />

contenuta nel documento, perché essa si presenta come una vera e propria<br />

dichiarazione programmatica, come un principio primo che governa<br />

non solo la comprensione come esclusiva attività intellettiva, ma soprattutto<br />

il “comprendere e vivere” la liturgia in vista della comprensione<br />

della Parola di Dio. Questo avviene perché Liturgia e Parola di Dio si<br />

compenetrano in stringente reciprocità: la Parola di Dio divinizza l’azio-<br />

45


46<br />

ne liturgica, la Liturgia è luogo privilegiato per la comprensione della<br />

Parola di Dio, comprensione che si qualifica secondo il dinamismo paolino<br />

del conoscere per essere conosciuto (cfr. 1Cor 13, 12) e del conoscere<br />

per operare nella vita secondo lo spirito (cfr. Fil 3, 8; Ef 3, 16-20).<br />

Questa sezione centrale, che riguarda appunto la Parola di Dio annunciata<br />

nella Liturgia, sotto il titolo generale VERBUM IN ECCLESIA<br />

con il successivo sottotitolo LITURGIA LUOGO PRIVILEGIATO DEL-<br />

LA PAROLA DI DIO contiene in una serie di ben diciannove voci, nei<br />

numeri da 52 a 71, uno specifico inserto sull’articolazione della professione<br />

della Parola di Dio nei diversi momenti liturgici:<br />

1. La Parola di Dio nella sacra Liturgia<br />

2. Sacra Scrittura e sacramenti<br />

3. Parola di Dio ed Eucaristia<br />

4. La sacramentalità della Parola<br />

5 La sacra Scrittura e il Lezionario<br />

6. Proclamazione della Parola e ministero del lettorato<br />

7. L’importanza dell’omelia<br />

8. Opportunità di un Direttorio omiletico<br />

9. Parola di Dio, Riconciliazione e Unzione degli infermi<br />

10. Parola di Dio e Liturgia delle Ore<br />

11. Parola di Dio e Benedizionale<br />

12. Suggerimenti e proposte concrete per l’animazione liturgica<br />

13. a) Celebrazioni della Parola di Dio<br />

14. b) La Parola e il silenzio<br />

15. c) Proclamazione solenne della Parola di Dio<br />

16. d) La Parola di Dio nel tempio cristiano<br />

17. e) Esclusività dei testi biblici nella liturgia<br />

18. f) Canto liturgico biblicamente ispirato<br />

19. g) Particolare attenzione ai non vedenti/udenti<br />

Così, alle affermazioni dottrinali circa il rapporto originario tra Parola<br />

di Dio e Liturgia del n. 52, tra Parola di Dio e Sacramenti del n. 53, segue<br />

la spiegazione dei diversi modi in cui in alcuni sacramenti la Parola<br />

di Dio è proclamata.<br />

Poiché la liturgia costituisce per la fede l’orizzonte ermeneutico della<br />

Parola di Dio, significa che anche nei singoli atti liturgici, come sono i<br />

sacramenti, l’annuncio biblico rivela la sua verità sia nella proclamazione<br />

liturgica sia negli effetti del sacramento celebrato. In questo modo si


aggiunge quella comprensione totale della mente e della vita che connota<br />

l’esistenza cristiana.<br />

La liturgia della Parola è un elemento essenziale nella celebrazione di<br />

ciascun sacramento della Chiesa e nella relazione tra parola e gesto sacramentale<br />

si mostra in forma liturgica l’agire proprio di Dio nella storia<br />

mediante quello che viene chiamato il carattere performativo della Parola<br />

stessa, che realizza ciò che dice (VD 53).<br />

La parte che il documento riserva alla celebrazione eucaristica è preponderante<br />

e si svolge su sette numeri, da 54 a 60, toccando argomenti<br />

dottrinali costitutivi, quali Parola di Dio ed Eucaristia (nn. 54-55), Sacramentalità<br />

della Parola (n. 56), e proponendo applicazioni concrete in<br />

riferimento a lezionario (n. 57), ministero del lettorato (n. 58) , omelia<br />

(nn. 59-60).<br />

Inoltre, se al centro della relazione tra Parola di Dio e sacramenti sta<br />

indubbiamente l’Eucaristia, tuttavia è bene sottolineare l’importanza<br />

della sacra Scrittura anche negli altri sacramenti, in particolare quelli di<br />

guarigione: ossia il sacramento della riconciliazione, o confessione, e il<br />

sacramento dell’unzione degli infermi. Nella celebrazione di quest’ultimo<br />

agisce la forza sanante della Parola di Dio. La Sacra Scrittura narra<br />

intensi momenti di conforto, sostegno e guarigione vissuti da Gesù a favore<br />

dei sofferenti, dimostrazione di come Egli si sia caricato della sofferenza<br />

umana, dando così senso al dolore e al morire (VD 61).<br />

Nella vita di preghiera della Chiesa la Liturgia delle Ore occupa il posto<br />

dovuto alla stessa opera di Dio per eccellenza, nella quale lo Spirito<br />

del Signore risorto suggerisce ai fedeli parole e gesti di lode, supplica,<br />

adorazione, rendimento di grazie, nell’ascolto della Parola di Dio<br />

che viene proclamata, ascoltata, trasformata in preghiera dall’intera comunità<br />

della Chiesa. Nella liturgia delle Ore, come preghiera quotidiana<br />

pubblica della Chiesa, si mostra l’ideale cristiano di santificazione della<br />

giornata scandita dalle diverse ore. È giusto, pertanto, che si diffonda<br />

maggiormente nel popolo di Dio questo tipo di preghiera, specialmente<br />

la recita delle Lodi e dei Vesperi. Tale incremento non potrà che aumentare<br />

tra i fedeli la familiarità con la Parola di Dio (VD 62).<br />

Dal libro biblico l’attenzione si sposta ai libri liturgici che ne raccolgono<br />

e proclamano il messaggio nei diversi atti e momenti. In questa<br />

prospettiva, il Lezionario assume una propria evidenza per la dignità<br />

che riveste come deposito fisico della Parola di Dio; esso favorisce la<br />

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48<br />

comprensione dell’unità del piano divino, mediante la correlazione tra<br />

le letture dell’Antico e del Nuovo Testamento (VD 57). Alle letture del<br />

Legionario segue l’omelia come «attualizzazione del messaggio scritturistico,<br />

in modo tale che i fedeli siano indotti a scoprire la presenza e<br />

l’efficacia della Parola di Dio nell’oggi della propria vita». Essa è parte<br />

dell’azione liturgica; ha il compito di favorire una più piena comprensione<br />

ed efficacia della Parola di Dio nella vita dei fedeli; deve condurre<br />

alla comprensione del mistero che si celebra, invitare alla missione e alla<br />

comunione (VD 59).<br />

Si dà poi rilievo anche al Benedizionale, nel quale appare evidente il<br />

vincolo tra benedizione e Parola di Dio. Infatti, il gesto della benedizione<br />

non è da isolare, ma da collegare alla vita liturgica del popolo di Dio.<br />

In questo senso la benedizione, come vero segno sacro, attinge senso ed<br />

efficacia dalla proclamazione della Parola di Dio (VD 63).<br />

L’Esortazione, nella parte finale della sezione dedicata alla liturgia<br />

come luogo privilegiato della Parola di Dio, propone diversi suggerimenti<br />

e proposte concrete per l’animazione liturgica con raccomandazioni<br />

pratiche atte a favorire nel popolo di Dio una sempre maggiore familiarità<br />

con la Parola di Dio nell’ambito delle azioni liturgiche. A questo<br />

scopo il centro di attenzione si sposta sulle Celebrazioni della Parola<br />

di Dio distinte e diverse dagli atti liturgici veri e propri. Esse assumono<br />

particolare importanza in preparazione alla celebrazione eucaristica<br />

domenicale, sono significative soprattutto nei tempi liturgici di Avvento<br />

e Natale, Quaresima e Pasqua, si raccomandano in quelle comunità in<br />

cui, a causa della scarsità di sacerdoti, non è possibile celebrare il sacrificio<br />

eucaristico nei giorni di precetto festivo, come anche in occasione<br />

di pellegrinaggi, feste particolari, missioni al popolo, ritiri spirituali e<br />

giorni speciali di penitenza, riparazione e perdono.<br />

Un particolare modo di onorare la Parola è il silenzio che segue la<br />

proclamazione di essa, in quanto permette la migliore attitudine per un<br />

profondo ascolto del cuore. Al conseguimento di tale scopo è necessaria<br />

un’azione educativa specifica, poiché raccoglimento e quiete interiore<br />

sono minacciati dal genere di vita concitata e dispersiva della società<br />

odierna (VD 66).<br />

Un’attenzione ulteriore è dedicata ai luoghi: il tempio, l’ambone, l’altare,<br />

e agli stessi strumenti di diffusione acustica delle letture bibliche,<br />

per rendere accessibile l’ascolto anche a persone le cui condizioni di sa-


lute riducono la partecipazione attiva alla liturgia, come sono, ad esempio,<br />

i non vedenti e i non udenti (VD 68).<br />

Nel grande atto di venerazione della Parola di Dio, all’interno della<br />

celebrazione liturgica, il canto occupa un posto privilegiato come elemento<br />

di bellezza che accompagna l’atto liturgico. L’ispirazione biblica<br />

dei canti favorisce la percezione unitaria della liturgia, che si alimenta<br />

della Parola di Dio dall’inizio e nello svolgimento delle diverse parti<br />

celebrative. Il canto e tutti gli altri elementi dell’arte cristiana mostrano<br />

sensibilmente l’Invisibile e l’Inudibile mistero di Dio (VD 70-71).<br />

Un’ultima annotazione. La Verbum Domini manifesta una evidente<br />

relazione con la Dei Verbum, costituzione del Concilio Vaticano II sulla<br />

divina Rivelazione, che risulta essere ambito e matrice di pensiero e di<br />

continuità feconda per gli sviluppi propri del documento attuale. In esso<br />

risalta inoltre la caratteristica di un linguaggio piano, persuasivo che<br />

esprime adeguatamente la sua stessa natura esortativa. Infine esso rivela<br />

un’attenzione costante ad atti concreti ed esecutivi della testimonianza<br />

di ascolto e accoglienza che la Chiesa rende nel tempo alla eterna Parola<br />

del Signore.<br />

49


<strong>Gravina</strong> in Puglia. Parrocchia Spirito Santo - interno chiesa.


Santa Sede


N. 164.017<br />

Eccellenza Reverendissima,<br />

SEGRETERIA DI STATO<br />

------prima<br />

sezione - affari generali<br />

Dal Vaticano, 30 dicembre <strong>2010</strong><br />

è pervenuta a quest’Ufficio la somma di € 4.200,00 che codesta <strong>Diocesi</strong><br />

ha inviato al Santo Padre quale Obolo di San Pietro per l’anno <strong>2010</strong>.<br />

Il Sommo Pontefice, riconoscente per il premuroso gesto di comunione<br />

e per i sentimenti di spirituale affetto e di venerazione che l’hanno<br />

suggerito, mentre auspica un fecondo cammino ecclesiale, invoca la materna<br />

intercessione della Vergine Santa e di cuore imparte a Vostra Eccellenza<br />

e a quanti sono affidati alle sue cure pastorali la Benedizione<br />

Apostolica.<br />

Nel significarLe che l’offerta figurerà nel Bilancio dell’Obolo per<br />

l’anno <strong>2010</strong>, profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinto<br />

ossequio<br />

dell’Eccellenza Vostra Rev.ma<br />

dev.mo nel Signore<br />

_________________________<br />

A Sua Eccellenza Reverendissima<br />

Mons. Mario PACIELLO<br />

Vescovo di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />

Arco Duomo, 1<br />

70022 - ALTAMURA (BA)<br />

Fernando Filoni<br />

Sostituto<br />

53


54<br />

CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE<br />

Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica<br />

e agli altri Ordinari e Gerarchi interessati<br />

circa le modifiche introdotte<br />

nella Lettera Apostolica Motu Proprio data<br />

“Sacramentorum sanctitatis tutela”<br />

15 luglio <strong>2010</strong><br />

A distanza di nove anni dalla promulgazione della Lettera Apostolica<br />

Motu Proprio data «Sacramentorum sanctitatis tutela», concernente<br />

le Normae de gravioribus delictis riservati alla Congregazione per la<br />

Dottrina della Fede, questo Dicastero ha ritenuto necessario procedere<br />

ad una riforma del testo normativo citato, emendandolo non nella sua interezza,<br />

bensì solamente in alcune sue parti, al fine di migliorarne l’operatività<br />

concreta.<br />

Dopo un attento e accurato studio delle riforme proposte, i Padri della<br />

Congregazione per la Dottrina della Fede sottoponevano al Romano<br />

Pontefice il risultato delle proprie determinazioni che, con decisione del<br />

21 maggio <strong>2010</strong>, lo stesso Sommo Pontefice approvava, ordinandone la<br />

promulgazione.<br />

Alla presente Lettera è allegata una breve Relazione in cui vengono<br />

esposti gli emendamenti apportati al testo della normativa sopra indicata,<br />

ciò al fine di rendere più immediatamente individuabili gli stessi.<br />

Dal Palazzo del Sant’Uffizio<br />

Gulielmus Cardinalis Levada<br />

Praefectus<br />

Aloisius Franciscus Ladaria Ferrer<br />

a Secretis<br />

* * *


Breve Relazione<br />

circa le modifiche introdotte<br />

nelle Normae de gravioribus delictis<br />

riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede<br />

Nel nuovo testo delle Normae de gravioribus delictis, così come modificato<br />

a seguito della decisione del Romano Pontefice Benedetto XVI del<br />

21 maggio <strong>2010</strong>, sono presenti vari emendamenti sia nella parte concernente<br />

le norme sostanziali, sia in quella afferente le norme processuali.<br />

Le modifiche introdotte nel testo normativo sono le seguenti:<br />

A) a seguito della concessione, ad opera del Santo Padre Giovanni<br />

Paolo II, in favore della Congregazione per la Dottrina della Fede,<br />

di alcune facoltà, successivamente confermate dal successore Benedetto<br />

XVI in data 6 maggio 2005, sono stati inseriti:<br />

1. il diritto, previo mandato del Romano Pontefice, di giudicare i Padri<br />

Cardinali, i Patriarchi, i Legati della Sede Apostolica, i Vescovi e altre<br />

persone fisiche di cui ai cann. 1405 § 3 CIC e 1061 CCEO (art. 1 § 2);<br />

2. l’ampliamento del termine di prescrizione dell’azione criminale,<br />

che è stato portato ad anni venti, salvo sempre il diritto della Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede di derogarvi (art. 7);<br />

3. la facoltà di concedere al personale del Tribunale e agli Avvocati e<br />

Procuratori la dispensa dal requisito del sacerdozio e da quello della laurea<br />

in diritto canonico (art. 15);<br />

4. la facoltà di sanare gli atti in caso di violazione delle sole leggi processuali<br />

ad opera dei Tribunali inferiori, salvo il diritto di difesa (art. 18);<br />

5. la facoltà di dispensare dalla via processuale giudiziale, e cioè di<br />

procedere per decretum extra iudicium: in tal caso la Congregazione per<br />

la Dottrina della Fede, valutata la singola fattispecie, decide di volta in<br />

volta, ex officio o su istanza dell’Ordinario o del Gerarca, quando autorizzare<br />

il ricorso alla via extragiudiziale (in ogni caso, per l’irrogazione<br />

delle pene espiatorie perpetue occorre il mandato della Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede) (art. 21 § 2 n. 1);<br />

6. la facoltà di presentare direttamente il caso al Santo Padre per la dimissio<br />

e statu clericali o per la depositio, una cum dispensatione a lege<br />

caelibatus: in tale ipotesi, salva sempre la facoltà di difesa dell’accusato,<br />

oltre all’estrema gravità del caso, deve risultare manifestamente la<br />

commissione del delitto oggetto di esame (art. 21 § 2 n. 2);<br />

55


56<br />

7. la facoltà di ricorrere al superiore grado di giudizio della Sessione<br />

Ordinaria della Congregazione per la Dottrina della Fede, in caso di ricorsi<br />

contro provvedimenti amministrativi, emanati o approvati dai gradi<br />

inferiori della medesima Congregazione, concernenti i casi di delitti<br />

riservati (art. 27).<br />

B) Sono state inoltre inserite nel testo ulteriori modifiche, e segnatamente:<br />

8. sono stati introdotti i delicta contra fidem, cioè eresia, apostasia e<br />

scisma, relativamente ai quali è stata in particolare prevista la competenza<br />

dell’Ordinario, ad normam iuris, a procedere giudizialmente o extra<br />

iudicium in prima istanza, salvo il diritto di appellare o ricorrere innanzi<br />

alla Congregazione per la Dottrina della Fede (art. 1 § 1 e art. 2);<br />

9. nei delitti contro l’Eucaristia, le fattispecie delittuose dell’attentatio<br />

liturgicae eucharistici Sacrificii actionis, di cui al can. 1378 § 2 n.<br />

1 CIC, e la simulazione di essa, di cui al can. 1379 CIC e al can. 1443<br />

CCEO, non sono più considerate unitariamente sotto lo stesso numero,<br />

bensì sono apprezzate separatamente (art. 3 § 1 nn. 2 e 3 );<br />

10. sempre nei delitti contro l’Eucaristia, sono stati eliminati, rispetto<br />

al testo precedentemente in vigore, due incisi, precisamente: “alterius<br />

materiae sine altera”, e “aut etiam utriusque extra eucharisticam celebrationem”,<br />

sostituiti, rispettivamente, con “unius materiae vel utriusque”<br />

e con “aut extra eam” (art. 3 § 2);<br />

11. nei delitti contro il sacramento della Penitenza, sono state introdotte<br />

le fattispecie delittuose di cui al can. 1378 § 2 n. 2 CIC (tentare di impartire<br />

l’assoluzione sacramentale, non potendo darla validamente, o l’ascoltare<br />

la confessione sacramentale) e ai cann. 1379 CIC e 1443 CCEO (simulazione<br />

dell’assoluzione sacramentale) (art. 4 § 1 nn. 2 e 3);<br />

12. sono state inserite le fattispecie della violazione indiretta del sigillo<br />

sacramentale (art. 4 § 1 n. 5) e della captazione e divulgazione, commesse<br />

maliziosamente, delle confessioni sacramentali (iuxta decreto della Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede del 23 settembre 1988) (art. 4 § 2);<br />

13. è stata introdotta la fattispecie penale dell’attentata ordinazione<br />

sacra di una donna, secondo quanto stabilito nel decreto della Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede del 19 dicembre 2007 (art. 5);<br />

14. nei delicta contra mores: si è equiparato al minore la persona<br />

maggiorenne che abitualmente ha un uso imperfetto della ragione, il tutto<br />

con espressa limitazione al numero in parola (art. 6 § 1 n. 1);


15. si è aggiunta, inoltre, la fattispecie comprendente l’acquisizione,<br />

la detenzione o la divulgazione, a clerico turpe patrata, in qualsiasi modo<br />

e con qualsiasi mezzo, di immagini pornografiche aventi ad oggetto<br />

minori degli anni 14 (art. 6 § 1 n. 2);<br />

16. si è chiarito che i munera processui praeliminaria possono, e non<br />

già debbono, essere adempiuti dalla Congregazione per la Dottrina della<br />

Fede (art. 17);<br />

17. si è introdotta la possibilità di adottare le misure cautelari, di cui<br />

al can. 1722 CIC e al can. 1473 CCEO, anche durante la fase dell’indagine<br />

previa (art. 19).<br />

Dal Palazzo del Sant’Uffizio<br />

Art. 1<br />

Gulielmus Cardinalis Levada<br />

Praefectus<br />

Luis F. Ladaria, S.I.<br />

Arcivescovo tit. di Thibica<br />

Segretario<br />

* * *<br />

Normae<br />

de gravioribus delictis<br />

Parte Prima<br />

NORME SOSTANZIALI<br />

§ 1. La Congregazione per la Dottrina della Fede, a norma dell’art. 52<br />

della Costituzione Apostolica Pastor Bonus 1 , giudica i delitti contro la<br />

1 Ioannes Paulus PP. II, Constitutio apostolica Pastor bonus, De Romana Curia,<br />

28 iunii 1988, art. 52, in AAS 80 (1988) 874: «Delicta contra fidem necnon graviora<br />

delicta, tum contra mores tum in sacramentorum celebratione commissa, quae ipsi<br />

delata fuerint, cognoscit atque, ubi opus fuerit, ad canonicas sanctiones declarandas<br />

aut irrogandas ad normam iuris, sive communis sive proprii, procedit».<br />

57


58<br />

fede e i delitti più gravi commessi contro i costumi o nella celebrazione<br />

dei sacramenti e, se del caso, procede a dichiarare o irrogare le sanzioni<br />

canoniche a norma del diritto, sia comune sia proprio, fatta salva la competenza<br />

della Penitenzieria Apostolica 2 e ferma restando la Agendi ratio<br />

in doctrinarum examine 3 .<br />

§ 2. Nei delitti di cui al § 1, per mandato del Romano Pontefice, la<br />

Congregazione per la Dottrina della Fede ha il diritto di giudicare i Padri<br />

Cardinali, i Patriarchi, i Legati della Sede Apostolica, i Vescovi, nonché<br />

le altre persone fisiche di cui al can. 1405 § 3 del Codice di Diritto Canonico<br />

4 e al can. 1061 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali 5 .<br />

§ 3. La Congregazione per la Dottrina della Fede giudica i delitti riservati<br />

di cui al § 1 a norma degli articoli seguenti.<br />

2 Ioannes Paulus PP. II, Constitutio apostolica Pastor bonus, De Romana Curia,<br />

28 iunii 1988, art. 118, in AAS 80 (1988) 890: «Pro foro interno, tum sacramentali<br />

tum non sacramentali, absolutiones, dispensationes, commutationes, sanationes,<br />

condonationes aliasque gratias eadem largitur».<br />

3 Congregatio pro Doctrina Fidei, Agendi ratio in doctrinarum examine, 29 iunii<br />

1997, in AAS 89 (1997) 830-835.<br />

4 Codex Iuris Canonici, can. 1405 - § 3. Rotae Romanae reservatur iudicare:<br />

1° Episcopos in contentiosis, firmo praescripto can. 1419 § 2;<br />

2° Abbatem primatem, vel Abbatem superiorem congregationis monasticae, et supremum<br />

Moderatorem institutorum religiosorum iuris pontificii;<br />

3° dioeceses aliasve personas ecclesiasticas, sive physicas sive iuridicas, quae Superiorem<br />

infra Romanum Pontificem non habent.<br />

5 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1061 - Coram tribunalibus Sedis<br />

Apostolicae conveniri debent personae, quae auctoritatem superiorem infra Romanum<br />

pontificem non habent, sive sunt personae physicae in ordine episcopatus non<br />

constitutae sive sunt personae iuridicae salvo can. 1063 § 4 nn. 3 et 4.


Art. 2<br />

§ 1. I delitti contro la fede, di cui all’art. 1, sono l’eresia, l’apostasia e<br />

lo scisma, a norma dei cann. 751 6 e 1364 7 del Codice di Diritto Canonico<br />

e dei cann. 1436 § 1 8 e 1437 9 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.<br />

§ 2. Nei casi di cui al § 1, a norma del diritto spetta all’Ordinario o al<br />

Gerarca rimettere, se del caso, la scomunica latae sententiae e svolgere<br />

il processo giudiziale in prima istanza o extragiudiziale per decreto, fatto<br />

salvo il diritto di appello o di ricorso alla Congregazione per la Dottrina<br />

della Fede.<br />

Art. 3<br />

§ 1. I delitti più gravi contro la santità dell’augustissimo Sacrificio e<br />

sacramento dell’Eucaristia riservati al giudizio della Congregazione per<br />

la Dottrina della Fede sono:<br />

1° l’asportazione o la conservazione a scopo sacrilego, o la profana-<br />

6 Codex Iuris Canonici, can. 751 - Dicitur haeresis, pertinax, post receptum baptismum,<br />

alicuius veritatis fide divina et catholica credendae denegatio, aut de eadem<br />

pertinax dubitatio; apostasia, fidei christianae ex toto repudiatio; schisma, subiectionis<br />

Summo Pontifici aut communionis cum Ecclesiae membris eidem subditis<br />

detrectatio.<br />

7 Codex Iuris Canonici, can. 1364 - § 1. Apostata a fide, haereticus vel schismaticus<br />

in excommunicationem latae sententiae incurrit, firmo praescripto can. 194, § 1, n.<br />

2; clericus praeterea potest poenis, de quibus in can. 1336, § 1, nn. 1, 2 et 3, puniri.<br />

- § 2. Si diuturna contumacia vel scandali gravitas postulet, aliae poenae addi possunt,<br />

non excepta dimissione e statu clericali.<br />

8 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1436 - § 1. Qui aliquam veritatem<br />

fide divina et catholica credendam denegat vel eam in dubium ponit aut fidem<br />

christianam ex toto repudiat et legitime monitus non resipiscit, ut haereticus aut<br />

apostata excommunicatione maiore puniatur, clericus praeterea aliis poenis puniri<br />

potest non exclusa depositione.<br />

9 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1437 - Qui subiectionem supremae<br />

Ecclesiae auctoritati aut communionem cum christifidelibus eidem subiectis<br />

detrectat et legitime monitus oboedientiam non praestat, ut schismaticus excommunicatione<br />

maiore puniatur.<br />

59


60<br />

zione delle specie consacrate 10 , di cui al can. 1367 del Codice di Diritto<br />

Canonico 11 e al can. 1442 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali 12 ;<br />

2° l’attentata azione liturgica del Sacrificio eucaristico di cui al can.<br />

1378 § 2 n. 1 del Codice di Diritto Canonico 13 ;<br />

3° la simulazione dell’azione liturgica del Sacrificio eucaristico di<br />

cui al can. 1379 del Codice di Diritto Canonico 14 e al can. 1443 del Codice<br />

dei Canoni delle Chiese Orientali 15 ;<br />

4° la concelebrazione del Sacrificio eucaristico vietata dal can. 908<br />

del Codice di Diritto Canonico 16 e dal can. 702 del Codice dei Canoni<br />

delle Chiese Orientali 17 , di cui al can. 1365 del Codice di Diritto Cano-<br />

10 Pontificium Consilium de Legum Textibus Interpretandis, Responsio ad<br />

propositum dubium, 4 iunii 1999 in AAS 91 (1999) 918.<br />

D. Utrum in can. 1367 CIC et 1442 CCEO verbum «abicere» intellegatur tantum ut<br />

actus proiciendi necne.<br />

R. Negative et ad mentem.<br />

Mens est quamlibet actionem Sacras Species voluntarie et graviter despicientem<br />

censendam esse inclusam in verbo «abicere».<br />

11 Codex Iuris Canonici, can. 1367 - Qui species consecratas abicit aut in sacrilegum<br />

finem abducit vel retinet, in excommunicationem latae sententiae Sedi Apostolicae<br />

reservatam incurrit; clericus praeterea alia poena, non exclusa dimissione e statu<br />

clericali, puniri potest.<br />

12 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1442 - Qui Divinam Eucharistiam<br />

abiecit aut in sacrilegum finem abduxit vel retinuit, excommunicatione maiore puniatur<br />

et, si clericus est, etiam aliis poenis non exclusa depositione.<br />

13 Codex Iuris Canonici, can. 1378 - § 2. In poenam latae sententiae interdicti vel, si<br />

sit clericus, suspensionis incurrit:<br />

1° qui ad ordinem sacerdotalem non promotus liturgicam eucharistici Sacrificii actionem<br />

attentat...<br />

14 Codex Iuris Canonici, can. 1379 - Qui, praeter casus de quibus in can. 1378, sacramentum<br />

se administrare simulat, iusta poena puniatur.<br />

15 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1443 - Qui Divinae Liturgiae vel<br />

aliorum sacramentorum celebrationem simulavit, congrua poena puniatur non exclusa<br />

excommunicatione maiore.<br />

16 Codex Iuris Canonici, can. 908 - Sacerdotibus catholicis vetitum est una cum sacerdotibus<br />

vel ministris Ecclesiarum communitatumve ecclesialium plenam communionem<br />

cum Ecclesia catholica non habentium, Eucharistiam concelebrare.<br />

17 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 702 - Sacerdotes catholici vetiti<br />

sunt una cum sacerdotibus vel ministris acatholicis Divinam Liturgiam concelebrare.


nico 18 e al can. 1440 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali 19 , insieme<br />

ai ministri delle comunità ecclesiali che non hanno la successione<br />

apostolica e non riconoscono la dignità sacramentale dell’ordinazione<br />

sacerdotale.<br />

§ 2. Alla Congregazione per la Dottrina della Fede è riservato anche il<br />

delitto che consiste nella consacrazione a fine sacrilego di una sola materia<br />

o di entrambe, nella celebrazione eucaristica o fuori di essa 20 . Colui<br />

che commette questo delitto, sia punito secondo la gravità del crimine,<br />

non esclusa la dimissione o la deposizione.<br />

Art. 4<br />

§ 1. I delitti più gravi contro la santità del sacramento della Penitenza<br />

riservati al giudizio della Congregazione per la Dottrina della Fede sono:<br />

1° l’assoluzione del complice nel peccato contro il sesto comandamento<br />

del Decalogo, di cui al can. 1378 § 1 del Codice di Diritto Canonico<br />

21 e al can. 1457 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali 22 ;<br />

2° l’attentata assoluzione sacramentale o l’ascolto vietato della confessione<br />

di cui al can. 1378 § 2, 2° del Codice di Diritto Canonico 23 ;<br />

3° la simulazione dell’assoluzione sacramentale di cui al can. 1379<br />

18 Codex Iuris Canonici, can. 1365 - Reus vetitae communicationis in sacris iusta poena<br />

puniatur.<br />

19 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1440 - Qui normas iuris de communicatione<br />

in sacris violat, congrua poena puniri potest.<br />

20 Codex Iuris Canonici, can. 927 - Nefas est, urgente etiam extrema necessitate, alteram<br />

materiam sine altera, aut etiam utramque extra eucharisticam celebrationem,<br />

consecrare.<br />

21 Codex Iuris Canonici, can. 1378 - § 1. Sacerdos qui contra praescriptum can. 977<br />

agit, in excommunicationem latae sententiae Sedi Apostolicae reservatam incurrit.<br />

22 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1457 - Sacerdos, qui complicem<br />

in peccato contra castitatem absolvit, excommunicatione maiore puniatur firmo<br />

can. 728 § 1, n. 2.<br />

23 Codex Iuris Canonici, can. 1378 - § 2. In poenam latae sententiae interdicti vel, si<br />

sit clericus, suspensionis incurrit: ... 2° qui, praeter casum de quo in § 1, cum sacramentalem<br />

absolutionem dare valide nequeat, eam impertire attentat, vel sacramentalem<br />

confessionem audit.<br />

61


62<br />

del Codice di Diritto Canonico 24 e al can. 1443 del Codice dei Canoni<br />

delle Chiese Orientali 25 ;<br />

4° la sollecitazione al peccato contro il sesto comandamento del Decalogo<br />

nell’atto o in occasione o con il pretesto della confessione, di cui<br />

al can. 1387 del Codice di Diritto Canonico 26 e al can. 1458 del Codice<br />

dei Canoni delle Chiese Orientali 27 , se diretta al peccato con lo stesso<br />

confessore;<br />

5° la violazione diretta e indiretta del sigillo sacramentale, di cui al<br />

can. 1388 § 1 del Codice di Diritto Canonico 28 e al can. 1456 § 1 del Codice<br />

dei Canoni delle Chiese Orientali 29 .<br />

§ 2. Fermo restando il disposto del § 1 n. 5, alla Congregazione per la<br />

Dottrina della Fede è riservato anche il delitto più grave consistente nella<br />

registrazione, fatta con qualunque mezzo tecnico, o nella divulgazione<br />

con i mezzi di comunicazione sociale svolta con malizia, delle cose<br />

che vengono dette dal confessore o dal penitente nella confessione sacramentale,<br />

vera o falsa. Colui che commette questo delitto, sia punito<br />

secondo la gravità del crimine, non esclusa la dimissione o la deposizione,<br />

se è un chierico 30 .<br />

24 Codex Iuris Canonici, can. 1379 - Qui, praeter casus de quibus in can. 1378, sacramentum<br />

se administrare simulat, iusta poena puniatur.<br />

25 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1443 - Qui Divinae Liturgiae vel<br />

aliorum sacramentorum celebrationem simulavit, congrua poena puniatur non exclusa<br />

excommunicatione maiore.<br />

26 Codex Iuris Canonici, can. 1387 - Sacerdos, qui in actu vel occasione vel praetextu<br />

confessionis paenitentem ad peccatum contra sextum Decalogi praeceptum sollicitat,<br />

pro delicti gravitate, suspensione, prohibitionibus, privationibus puniatur, et in<br />

casibus gravioribus dimittatur e statu clericali.<br />

27 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1458 - Sacerdos, qui in actu vel<br />

occasione vel praetextu confessionis paenitentem ad peccatum contra castitatem<br />

sollicitavit, congrua poena puniatur non exclusa depositione.<br />

28 Codex Iuris Canonici, can. 1388 - § 1. Confessarius, qui sacramentale sigillum directe<br />

violat, in excommunicationem latae sententiae Sedi Apostolicae reservatam<br />

incurrit; qui vero indirecte tantum, pro delicti gravitate puniatur.<br />

29 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1456 - § 1. Confessarius, qui sacramentale<br />

sigillum directe violavit, excommunicatione maiore puniatur firmo can.<br />

728, § 1, n. 1; si vero alio modo hoc sigillum fregit, congrua poena puniatur.<br />

30 Congregatio pro Doctrina Fidei, Decretum de sacramenti Paenitentiae dignitate<br />

tuenda, 23 septembris 1988, in AAS 80 (1988) 1367.


Art. 5<br />

Alla Congregazione per la Dottrina della Fede è riservato anche il delitto<br />

più grave di attentata sacra ordinazione di una donna:<br />

1° fermo restando il disposto del can. 1378 del Codice di Diritto Canonico,<br />

sia colui che attenta il conferimento del sacro ordine, sia la donna<br />

che attenta la recezione del sacro ordine, incorrono nella scomunica<br />

latae sententiae riservata alla Sede Apostolica;<br />

2° se poi colui che attenta il conferimento del sacro ordine o la donna<br />

che attenta la recezione del sacro ordine è un cristiano soggetto al Codice<br />

dei Canoni delle Chiese Orientali, fermo restando il disposto del can.<br />

1443 del medesimo Codice, sia punito con la scomunica maggiore, la<br />

cui remissione è pure riservata alla Sede Apostolica;<br />

3° se poi il reo è un chierico, può essere punito con la dimissione o la<br />

deposizione 31 .<br />

Art. 6<br />

§ 1. I delitti più gravi contro i costumi, riservati al giudizio della Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede, sono:<br />

1° il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso<br />

da un chierico con un minore di diciotto anni; in questo numero, viene<br />

equiparata al minore la persona che abitualmente ha un uso imperfetto<br />

della ragione;<br />

2° l’acquisizione o la detenzione o la divulgazione, a fine di libidine,<br />

di immagini pornografiche di minori sotto i quattordici anni da parte di<br />

un chierico, in qualunque modo e con qualunque strumento.<br />

§ 2. Il chierico che compie i delitti di cui al § 1 sia punito secondo la<br />

gravità del crimine, non esclusa la dimissione o la deposizione.<br />

31 Congregatio pro Doctrina Fidei, Decretum generale de delicto attentatae sacrae<br />

ordinationis mulieris, 19 decembris 2007, in AAS 100 (2008) 403.<br />

63


64<br />

Art. 7<br />

§ 1. Fatto salvo il diritto della Congregazione per la Dottrina della Fede<br />

di derogare alla prescrizione per i singoli casi, l’azione criminale relativa<br />

ai delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede si<br />

estingue per prescrizione in vent’anni.<br />

§ 2. La prescrizione decorre a norma del can. 1362 § 2 del Codice di<br />

Diritto Canonico 32 e del can. 1152 § 3 del Codice dei Canoni delle Chiese<br />

Orientali 33 . Ma nel delitto di cui all’art. 6 § 1 n. 1, la prescrizione inizia a<br />

decorrere dal giorno in cui il minore ha compiuto diciotto anni.<br />

Art. 8<br />

Seconda Parte<br />

NORME PROCEDURALI<br />

Titolo I<br />

Costituzione e competenza del Tribunale<br />

§ 1. La Congregazione per la Dottrina della Fede è il Supremo Tribunale<br />

Apostolico per la Chiesa Latina, nonché per le Chiese Orientali Cattoliche,<br />

nel giudicare i delitti definiti negli articoli precedenti.<br />

§ 2. Questo Supremo Tribunale giudica anche gli altri delitti, per i<br />

quali il reo viene accusato dal Promotore di Giustizia, in ragione della<br />

connessione della persona e della complicità.<br />

§ 3. Le sentenze di questo Supremo Tribunale, emesse nei limiti della<br />

propria competenza, non sono soggette all’approvazione del Sommo<br />

Pontefice.<br />

32 Codex Iuris Canonici, can. 1362 - § 2. Praescriptio decurrit ex die quo delictum patratum<br />

est, vel, si delictum sit permanens vel habituale, ex die quo cessavit.<br />

33 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1152 - § 3. Praescriptio decurrit ex<br />

die, quo delictum patratum est, vel, si delictum est permanens vel habituale, ex die,<br />

quo cessavit.


Art. 9<br />

§ 1. I giudici di questo Supremo Tribunale sono, per lo stesso diritto, i<br />

Padri della Congregazione per la Dottrina della Fede.<br />

§ 2. Presiede il collegio dei Padri, quale primo fra pari, il Prefetto della<br />

Congregazione e, in caso di vacanza o di impedimento del Prefetto, ne<br />

adempie l’ufficio il Segretario della Congregazione.<br />

§ 3. Spetta al Prefetto della Congregazione nominare anche altri giudici<br />

stabili o incaricati.<br />

Art. 10<br />

È necessario che siano nominati giudici sacerdoti di età matura, provvisti<br />

di dottorato in diritto canonico, di buoni costumi, particolarmente<br />

distinti per prudenza ed esperienza giuridica, anche se esercitano contemporaneamente<br />

l’ufficio di giudice o di consultore in un altro Dicastero<br />

della Curia Romana.<br />

Art. 11<br />

Per presentare e sostenere l’accusa, è costituito un Promotore di Giustizia,<br />

che sia sacerdote, provvisto di dottorato in diritto canonico, di<br />

buoni costumi, particolarmente distinto per prudenza ed esperienza giuridica,<br />

che adempia il suo ufficio in tutti i gradi di giudizio.<br />

Art. 12<br />

Per i compiti di Notaio e di Cancelliere sono designati sacerdoti, sia<br />

Officiali di questa Congregazione, sia esterni.<br />

Art. 13<br />

Funge da Avvocato e Procuratore un sacerdote, provvisto di dottorato<br />

in diritto canonico, che viene approvato dal Presidente del collegio.<br />

65


66<br />

Art. 14<br />

Negli altri Tribunali, poi, per le cause di cui nelle presenti norme,<br />

possono adempiere validamente gli uffici di Giudice, Promotore di Giustizia,<br />

Notaio e Patrono soltanto sacerdoti.<br />

Art. 15<br />

Fermo restando il prescritto del can. 1421 del Codice di Diritto Canonico<br />

34 e del can. 1087 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali 35 , alla<br />

Congregazione per la Dottrina della Fede è lecito concedere le dispense<br />

dai requisiti del sacerdozio, nonché del dottorato in diritto canonico.<br />

Art. 16<br />

Ogni volta che l’Ordinario o il Gerarca ha la notizia, almeno verisimile,<br />

di un delitto più grave, svolta l’indagine previa, la renda nota alla<br />

Congregazione per la Dottrina della Fede, la quale, se non avoca a sé<br />

la causa per circostanze particolari, ordina all’Ordinario o al Gerarca di<br />

procedere ulteriormente, fermo restando tuttavia, se del caso, il diritto di<br />

appello contro la sentenza di primo grado soltanto al Supremo Tribunale<br />

della medesima Congregazione.<br />

34 Codex Iuris Canonici, can. 1421 - § 1. In dioecesi constituantur ab Episcopo iudices<br />

dioecesani, qui sint clerici.<br />

§ 2. Episcoporum conferentia permittere potest ut etiam laici iudices constituantur,<br />

e quibus, suadente necessitate, unus assumi potest ad collegium efformandum.<br />

§ 3. Iudices sint integrae famae et in iure canonico doctores vel saltem licentiati.<br />

35 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1087 - § 1. In eparchia nominentur<br />

ab Episcopo eparchiali iudices eparchiales, qui sint clerici.<br />

§ 2. Patriarcha consulta Synodo permanenti vel Metropolita, qui Ecclesiae metropolitanae<br />

sui iuris praeest, consultis duobus Episcopis eparchialibus ordinatione<br />

episcopali senioribus permittere potest, ut etiam alii christifideles iudices nominentur,<br />

ex quibus suadente necessitate unus assumi potest ad collegium efformandum;<br />

in ceteris casibus hac in re adeatur Sedes Apostolica.<br />

§ 3. Iudices sint integrae famae, in iure canonico doctores vel saltem licentiati, prudentia<br />

et iustitiae zelo probati.


Art. 17<br />

Se il caso viene deferito direttamente alla Congregazione, senza condurre<br />

l’indagine previa, i preliminari del processo, che per diritto comune<br />

spettano all’Ordinario o al Gerarca, possono essere adempiuti dalla<br />

Congregazione stessa.<br />

Art. 18<br />

La Congregazione per la Dottrina della Fede, nelle cause ad essa legittimamente<br />

deferite, può sanare gli atti, fatto salvo il diritto alla difesa,<br />

se sono state violate leggi meramente processuali da parte dei Tribunali<br />

inferiori che agiscono per mandato della medesima Congregazione<br />

o secondo l’art. 16.<br />

Art. 19<br />

Fermo restando il diritto dell’Ordinario o del Gerarca, fin dall’inizio<br />

dell’indagine previa, di imporre quanto è stabilito nel can. 1722 del Codice<br />

di Diritto Canonico 36 o nel can. 1473 del Codice dei Canoni delle<br />

Chiese Orientali 37 , anche il Presidente di turno del Tribunale, su istanza<br />

del Promotore di Giustizia, ha la stessa potestà alle stesse condizioni determinate<br />

nei detti canoni.<br />

36 Codex Iuris Canonici, can. 1722 - Ad scandala praevenienda, ad testium libertatem<br />

protegendam et ad iustitiae cursum tutandum, potest Ordinarius, audito promotore<br />

iustitiae et citato ipso accusato, in quolibet processus stadio accusatum a sacro ministerio<br />

vel ab aliquo officio et munere ecclesiastico arcere, ei imponere vel interdicere<br />

commorationem in aliquo loco vel territorio, vel etiam publicam sanctissimae<br />

Eucharistiae participationem prohibere; quae omnia, causa cessante, sunt revocanda,<br />

eaque ipso iure finem habent, cessante processu poenali.<br />

37 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1473 - Ad scandala praevenienda,<br />

ad testium libertatem protegendam et ad iustitiae cursum tuendum potest Hierarcha<br />

audito promotore iustitiae et citato ipso accusato in quolibet statu et grado iudicii<br />

poenalis accusatum ab exercitio ordinis sacri, officii, ministerii vel alterius muneris<br />

arcere, ei imponere vel prohibere commorationem in aliquo loco vel territorio,<br />

vel etiam publicam Divinae Eucharistiae susceptione prohibere; quae omnia causa<br />

cessante sunt revocanda et ipso iure finem habent cessante iudicio poenali.<br />

67


68<br />

Art. 20<br />

Il Supremo Tribunale della Congregazione per la Dottrina della Fede<br />

giudica in seconda istanza:<br />

1° le cause giudicate in prima istanza dai Tribunali inferiori;<br />

2° le cause definite in prima istanza dal medesimo Supremo Tribunale<br />

Apostolico.<br />

Art. 21<br />

Titolo II<br />

L’ordine giudiziario<br />

§ 1. I delitti più gravi riservati alla Congregazione per la Dottrina della<br />

Fede vanno perseguiti in processo giudiziale.<br />

§ 2. Tuttavia, alla Congregazione per la Dottrina della Fede è lecito:<br />

1° nei singoli casi, d’ufficio o su istanza dell’Ordinario o del Gerarca,<br />

decidere di procedere per decreto extragiudiziale, di cui al can. 1720 del<br />

Codice di Diritto Canonico 38 e al can. 1486 del Codice dei Canoni delle<br />

Chiese Orientali 39 ; tuttavia, con l’intendimento che le pene espiatorie<br />

perpetue siano irrogate soltanto dietro mandato della Congregazione per<br />

la Dottrina della Fede;<br />

38 Codex Iuris Canonici, can. 1720 - Si Ordinarius censuerit per decretum extra iudicium<br />

esse procedendum:<br />

1° reo accusationem atque probationes, data facultate sese defendendi, significet,<br />

nisi reus, rite vocatus, comparere neglexerit;<br />

2° probationes et argumenta omnia cum duobus assessoribus accurate perpendat;<br />

3° si de delicto certo constet neque actio criminalis sit extincta, decretum ferat ad<br />

normam cann. 1342-1350, expositis, breviter saltem, rationibus in iure et in facto.<br />

39 Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, can. 1486 - § 1. Ad validitatem decreti,<br />

quo poena irrogatur, requiritur, ut:<br />

1° accusatus de accusatione atque probationibus certior fiat data sibi opportunitate<br />

ius ad sui defensionem plene exercendi, nisi ad normam iuris citatus comparere neglexit;<br />

2° discussio oralis inter Hierarcham vel eius delegatum et accusatum habeatur praesentibus<br />

promotore iustitiae et notario;<br />

3° in ipso decreto exponatur, quibus rationibus in facto et in iure punitio innitatur.<br />

§ 2. Poenae autem, de quibus in can. 1426, § 1, sine hac procedura imponi possunt,<br />

dummodo de earum acceptatione ex parte rei scripto constet.


2° deferire direttamente alla decisione del Sommo Pontefice in merito<br />

alla dimissione dallo stato clericale o alla deposizione, insieme alla<br />

dispensa dalla legge del celibato, i casi più gravi, quando consta manifestamente<br />

il compimento del delitto, dopo che sia stata data al reo la facoltà<br />

di difendersi.<br />

Art. 22<br />

Per giudicare una causa, il Prefetto costituisca un Turno di tre o di<br />

cinque giudici.<br />

Art. 23<br />

Se, in grado di appello, il Promotore di Giustizia porta un’accusa specificamente<br />

diversa, questo Supremo Tribunale può ammetterla e giudicarla,<br />

come se fosse in prima istanza.<br />

Art. 24<br />

§ 1. Nelle cause per i delitti di cui all’art. 4 § 1, il Tribunale non può<br />

rendere noto il nome del denunciante, né all’accusato, e neppure al suo<br />

Patrono, se il denunciante non ha dato espresso consenso.<br />

§ 2. Lo stesso Tribunale deve valutare con particolare attenzione la<br />

credibilità del denunciante.<br />

§ 3. Tuttavia, bisogna provvedere a che si eviti assolutamente qualunque<br />

pericolo di violazione del sigillo sacramentale.<br />

Art. 25<br />

Se emerge una questione incidentale, il Collegio definisca la cosa per<br />

decreto con la massima celerità.<br />

Art. 26<br />

§ 1. Fatto salvo il diritto di appello a questo Supremo Tribunale, terminata<br />

in qualunque modo l’istanza in un altro Tribunale, tutti gli atti<br />

69


70<br />

della causa siano trasmessi d’ufficio quanto prima alla Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede.<br />

§ 2. Il diritto del Promotore di Giustizia della Congregazione di impugnare<br />

la sentenza decorre dal giorno in cui la sentenza di prima istanza<br />

è stata notificata al medesimo Procuratore.<br />

Art. 27<br />

Contro gli atti amministrativi singolari emessi o approvati dalla Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede nei casi dei delitti riservati, si ammette<br />

il ricorso, presentato entro il termine perentorio di sessanta giorni<br />

utili, alla Congregazione Ordinaria (ossia, Feria IV) del medesimo Dicastero,<br />

la quale giudica il merito e la legittimità, eliminato qualsiasi ulteriore<br />

ricorso di cui all’art. 123 della Costituzione Apostolica Pastor bonus<br />

40 .<br />

Art. 28<br />

La cosa passa in giudicato:<br />

1° se la sentenza è stata emessa in seconda istanza;<br />

2° se l’appello contro la sentenza non è stato interposto entro un mese;<br />

3° se, in grado di appello, l’istanza andò perenta o si rinunciò ad essa;<br />

4° se fu emessa una sentenza a norma dell’art. 20.<br />

40 Ioannes Paulus PP. II, Constitutio apostolica Pastor bonus, De Romana Curia,<br />

28 iunii 1988, art. 52, in AAS 80 (1988) 891: Ǥ 1. Praeterea [Supremum Tribunal<br />

Signaturae Apostolicae] cognoscit de recursibus, intra terminum peremptorium<br />

triginta dierum utilium interpositis, adversus actus administrativos singulares sive<br />

a Dicasteriis Curiae Romanae latos sive ab ipsis probatos, quoties contendatur num<br />

actus impugnatus legem aliquam in decernendo vel in procedendo violaverit. § 2.<br />

In his casibus, praeter iudicium de illegitimitate, cognoscere etiam potest, si recurrens<br />

id postulet, de reparatione damnorum actu illegitimo illatorum. § 3. Cognoscit<br />

etiam de aliis controversiis administrativis, quae a Romano Pontifice vel a Romanae<br />

Curiae Dicasteriis ipsi deferantur necnon de conflictibus competentiae inter eadem<br />

Dicasteria».


Art. 29<br />

§ 1. Le spese giudiziarie si paghino secondo quanto stabilito dalla<br />

sentenza.<br />

§ 2. Se il reo non può pagare le spese, esse siano pagate dall’Ordinario<br />

o dal Gerarca della causa.<br />

Art. 30<br />

§ 1. Le cause di questo genere sono soggette al segreto pontificio 41 .<br />

§ 2. Chiunque viola il segreto o, per dolo o negligenza grave, reca altro<br />

danno all’accusato o ai testimoni, su istanza della parte lesa o anche<br />

d’ufficio sia punito dal Turno superiore con congrue pene.<br />

Art. 31<br />

In queste cause, insieme alle prescrizioni di queste norme, a cui sono<br />

tenuti tutti i Tribunali della Chiesa Latina e delle Chiese Orientali Cattoliche,<br />

si debbono applicare anche i canoni sui delitti e le pene e sul processo<br />

penale dell’uno e dell’altro Codice.<br />

* * *<br />

41 Secretaria Status, Rescriptum ex Audientia SS.mi Il 4 febbraio, quo Ordinatio<br />

generalis Romanae Curiae foras datur, 30 aprilis 1999, Regolamento generale della<br />

Curia Romana, 30 aprile 1999, art. 36 § 2, in AAS 91 (1999) 646: «Con particolare<br />

cura sarà osservato il segreto pontificio, a norma dell’Istruzione Secreta continere<br />

del 4 febbraio 1974».<br />

Secretaria Status seu Papalis, Rescriptum ex Audientia, instructio Secreta<br />

continere, De secreto pontificio, 4 februarii 1974, in AAS 66 (1974) 89-92:<br />

«Art. 1.- Secreto pontificio comprehenduntur: …<br />

4) Denuntiationes extra iudicium acceptae circa delicta contra fidem et contra mores,<br />

et circa delicta contra Paenitentiae sacramentum patrata, nec non processus et<br />

decisio, quae ad hasce denuntiationes pertinent, salvo semper iure eius, qui ad auctoritatem<br />

delatus est, cognoscendae denuntiationis, si id necessarium ad propriam<br />

defensionem fuerit. Denuntiantis autem nomen tunc tantum patefieri licebit, cum<br />

auctoritati opportunum videatur ut denuntiatus et is, qui eum denuntiaverit, simul<br />

compareant; …» (p. 90).<br />

71


72<br />

Introduzione storica<br />

alle Norme del Motu Proprio “Sacramentorum sanctitatis<br />

tutela” (2001)<br />

Il Codice di Diritto Canonico promulgato dal Papa Benedetto XV nel<br />

1917 riconosceva l’esistenza di un certo numero di reati canonici o “delitti”<br />

riservati alla competenza esclusiva della Sacra Congregazione del<br />

Sant’Uffizio, che, in quanto tribunale, era governata da una legge propria<br />

(cfr. can. 1555 CIC 1917).<br />

Pochi anni dopo la promulgazione del Codice del 1917, il Sant’Uffizio<br />

emanò un’Istruzione, la “Crimen Sollicitationis” (1922), che dava<br />

istruzioni dettagliate alle singole <strong>Diocesi</strong> e ai tribunali sulle procedure da<br />

adottare quando si dovevano trattare il delitto canonico di sollecitazione.<br />

Questo gravissimo delitto riguardava l’abuso della santità e della dignità<br />

del Sacramento della Penitenza da parte di un prete cattolico, che sollecitasse<br />

il penitente a peccare contro il sesto comandamento, con il confessore<br />

o con una terza persona. La normativa del 1922 aveva lo scopo di<br />

aggiornare alla luce del nuovo Codice di Diritto Canonico le indicazioni<br />

della Costituzione Apostolica “Sacramentorum Poenitentiae” promulgata<br />

dal Papa Benedetto XIV nel 1741. Si dovevano considerare diversi<br />

elementi che vanno a sottolineare la specificità della fattispecie (con risvolti<br />

meno rilevanti dal punto di vista del diritto penale civile): il rispetto<br />

della dignità del sacramento, l’inviolabilità del sigillo sacramentale, la<br />

dignità del penitente e il fatto che in molti casi il prete accusato non poteva<br />

essere interrogato su tutto quello che fosse capitato senza mettere in<br />

pericolo il sigillo sacramentale. Questa procedura speciale, perciò si basava<br />

su un metodo indiretto di raggiungere la certezza morale necessaria<br />

per giungere ad una decisione definitiva sul caso. Questo metodo indiretto<br />

includeva di indagare sulla credibilità della persona che accusava<br />

il prete e la vita e il comportamento del prete accusato. L’accusa stessa<br />

era considerata come una delle accuse più gravi che si potevano muovere<br />

contro un prete cattolico. Perciò, la procedura ebbe cura di assicurare<br />

che il prete che poteva essere vittima di un’accusa falsa o calunniosa<br />

venisse protetto dall’infamia finché non si provasse la sua colpevolezza.<br />

Ciò venne garantito dalla stretta riservatezza della procedura stessa, intesa<br />

a proteggere da un’indebita pubblicità tutte le persone coinvolte, fino<br />

alla decisione definitiva del tribunale ecclesiastico.


L’Istruzione del 1922 includeva una breve sezione dedicata ad un<br />

altro delitto canonico: il crimen pessimum, che trattava della condotta<br />

omosessuale da parte di un chierico. Questa ulteriore sezione determinava<br />

che le procedure speciali per i casi di sollecitazione fossero applicate<br />

anche per questa fattispecie, con i necessari adattamenti dovuti alla<br />

natura del caso. Le norme che riguardavano il crimen pessimum venivano<br />

estese all’odioso crimine dell’abuso sessuale di bambini prepuberi<br />

e alla bestialità.<br />

L’Istruzione “crimen sollicitationis” pertanto non ha mai inteso rappresentare<br />

l’intera policy della Chiesa cattolica circa condotte sessuali<br />

improprie da parte del clero, ma solo istituire una procedura che permettesse<br />

di rispondere a quella situazione del tutto singolare e particolarmente<br />

delicata che è la confessione, in cui alla completa apertura dell’intimità<br />

dell’anima da parte del penitente corrisponde, per legge divina, il<br />

dovere di assoluta riservatezza da parte del sacerdote. Solo progressivamente<br />

e per analogia essa è stata estesa ad alcuni casi di condotta immorale<br />

di sacerdoti. L’idea che sia necessaria una normativa organica sulla<br />

condotta sessuale di persone con responsabilità educativa è assai recente,<br />

perciò rappresenta un grave anacronismo voler giudicare in questa<br />

prospettiva i testi normativi canonici di buona parte del secolo scorso.<br />

L’Istruzione del 1922 veniva inviata ai Vescovi che avessero la necessità<br />

di trattare casi particolari che riguardavano la sollecitazione, l’omosessualità<br />

di un chierico, l’abuso sessuale di bambini e la bestialità. Nel<br />

1962, il Papa Giovanni XXIII autorizzò una ristampa dell’Istruzione del<br />

1922 con una breve aggiunta sulle procedure amministrative nei casi che<br />

coinvolgevano chierici religiosi. Le copie della ristampa del 1962 sarebbero<br />

dovute essere distribuite ai Vescovi radunati nel Concilio Vaticano II<br />

(1962-1965). Alcune copie della ristampa furono consegnate ai Vescovi<br />

che, nel frattempo, avevano bisogno di trattare casi riservati al Sant’Uffizio;<br />

tuttavia, la maggior parte delle copie non venne mai distribuita. Le<br />

riforme proposte dal Concilio Vaticano II comportavano anche una riforma<br />

del Codice di Diritto canonico del 1917 e della Curia romana. Il periodo<br />

fra il 1965 e il 1983 (l’anno in cui fu pubblicato il nuovo Codice di<br />

Diritto Canonico per la Chiesa latina) fu contrassegnato da differenti tendenze<br />

fra gli studiosi di diritto canonico in merito ai fini della legge penale<br />

canonica e alla necessità di un approccio decentralizzato ai casi, valorizzando<br />

l’autorità e il discernimento del Vescovi locali. Venne prefe-<br />

73


74<br />

rito un “atteggiamento pastorale” nei confronti delle condotte inappropriate;<br />

i processi canonici venivano da alcuni ritenuti anacronistici. Spesso<br />

prevalse il “modello terapeutico” nel trattamento dei casi di condotte<br />

inappropriate dei chierici. Ci si attendeva che il Vescovo fosse in grado<br />

di “guarire” più che di “punire”. Un’idea fin troppo ottimista a proposito<br />

dei benefici delle terapie psicologiche determinò molte decisioni che riguardavano<br />

il personale delle diocesi e degli istituti religiosi, a volte senza<br />

considerare adeguatamente le possibilità di una recidiva.<br />

In ogni modo, casi riguardanti la dignità del Sacramento della Penitenza,<br />

invece, dopo il Concilio rimasero alla Congregazione per la Dottrina<br />

della Fede (già Sant’Uffizio; il nome venne cambiato nel 1965), e<br />

l’Istruzione “Crimen sollicitationis” fu ancora usata per questi casi fino<br />

alle nuove norme fissate dal motu proprio “Sacramentorum sanctitatis<br />

tutela” del 2001.<br />

Nel periodo seguente al Concilio Vaticano II, furono presentati alla<br />

Congregazione per la Dottrina della Fede pochi casi riguardanti condotte<br />

sessuali inappropriate del clero relative a minori: alcuni di questi casi<br />

erano legati all’abuso del Sacramento della Penitenza; alcuni altri possono<br />

essere stati inviati tra le richieste di dispensa dagli obblighi dell’ordinazione<br />

sacerdotale e dal celibato (prassi talvolta definita “laicizzazione”),<br />

che furono trattate dalla Congregazione per la Dottrina della<br />

Fede sino al 1989 (dal 1989 al 2005 la competenza per tali dispense è<br />

passata alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti;<br />

dal 2005 ad oggi, gli stessi casi vengono trattati dalla Congregazione<br />

per il Clero).<br />

Il Codice di Diritto Canonico promulgato dal Papa Giovanni Paolo II<br />

nel 1983 rinnovò la disciplina in materia al can. 1395, § 2: “Il chierico<br />

che abbia commesso altri delitti contro il sesto precetto del Decalogo, se<br />

invero il delitto sia stato compiuto con violenza, o minacce, o pubblicamente,<br />

o con un minore al di sotto dei 16 anni, sia punito con giuste pene,<br />

non esclusa la dimissione dallo stato clericale, se il caso lo comporti”.<br />

Secondo il CIC 1983 i processi vengono celebrati nelle <strong>Diocesi</strong>. Gli<br />

appelli dalle sentenze giudiziali possono essere presentati presso la Rota<br />

Romana, mentre i ricorsi amministrativi contro i decreti penali vengono<br />

proposti presso la Congregazione per il Clero.<br />

Nel 1994, la Santa Sede concesse un indulto per i Vescovi degli Stati<br />

Uniti: l’età per definire il delitto canonico di abuso sessuale di un mi-


nore fu elevata a 18 anni . Inoltre, il tempo per la prescrizione fu esteso<br />

ad un periodo di 10 anni calcolato a partire dal compimento del 18° anno<br />

di età della vittima. Venne indicato esplicitamente ai Vescovi di svolgere<br />

i processi canonici nelle <strong>Diocesi</strong>. Gli appelli furono riservati alla Rota<br />

Romana, i ricorsi amministrativi alla Congregazione per il Clero. Durante<br />

questo periodo (1994-2001) non si fece alcun riferimento all’antica<br />

competenza del Sant’Uffizio per questi casi.<br />

L’indulto del 1994 per gli Stati Uniti fu esteso all’Irlanda nel 1996.<br />

Nel frattempo, la questione di procedure speciali per casi di abuso sessuale<br />

venne discussa nella Curia romana. Alla fine, il Papa Giovanni Paolo<br />

II decise di includere l’abuso sessuale di un minore di 18 anni commesso<br />

da un chierico nel nuovo elenco di delitti canonici riservati alla<br />

Congregazione per la Dottrina della Fede. La prescrizione per questi<br />

casi venne fissata in 10 anni a partire dal compimento del 18° anno<br />

di età della vittima. La nuova legge, un motu proprio dal titolo “Sacramentorum<br />

sanctitatis tutela”, fu promulgata il 30 aprile 2001. Una<br />

lettera firmata dal Cardinal Joseph Ratzinger e dall’Arcivescovo Tarcisio<br />

Bertone, rispettivamente Prefetto e Segretario della Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede, fu inviata a tutti i Vescovi cattolici il 18 maggio<br />

2001. La lettera informava i Vescovi della nuova legge e delle nuove<br />

procedure che sostituivano l’Istruzione “Crimen Sollicitationis”.<br />

In essa erano innanzitutto indicati quali fossero i delitti più gravi,<br />

sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti, riservati alla<br />

Congregazione; inoltre venivano indicate le speciali norme procedurali<br />

da osservarsi nei casi riguardanti tali gravi delitti, comprese le norme<br />

riguardanti la determinazione delle sanzioni canoniche e la loro imposizione.<br />

I delicta graviora riservati alla Congregazione per la Dottrina della<br />

Fede venivano elencati nel modo seguente: nell’ambito dei delitti contro<br />

la santità dell’augustissimo sacramento e sacrificio dell’Eucaristia:<br />

1° l’asportazione o la conservazione a scopo sacrilego, o la profanazione<br />

delle specie consacrate (can. 1367 CIC e can. 1442 CCEO);<br />

2° l’attentata azione liturgica del sacrificio eucaristico o la simulazione<br />

della medesima (can. 1378 § 2 n. 1 CIC e cann. 1379 CIC e 1443<br />

CCEO);<br />

3° la concelebrazione vietata del sacrificio eucaristico insieme a ministri<br />

di comunità ecclesiali, che non hanno la successione apostolica né<br />

75


76<br />

riconoscono la dignità sacramentale dell’ordinazione sacerdotale (cann.<br />

908 e 1365 CIC; cann. 702 e 1440 CCEO);<br />

4° la consacrazione a scopo sacrilego di una materia senza l’altra nella<br />

celebrazione eucaristica, o anche di entrambe al di fuori della celebrazione<br />

eucaristica (cf. can. 927 CIC);<br />

nell’ambito dei delitti contro la santità del sacramento della Penitenza:<br />

1° l’assoluzione del complice nel peccato contro il sesto comandamento<br />

del Decalogo (can. 1378 § 1 CIC e can. 1457 CCEO);<br />

2° la sollecitazione, nell’atto o in occasione o con il pretesto della<br />

confessione, al peccato contro il sesto comandamento del Decalogo, se<br />

è finalizzata a peccare con il confessore stesso (can. 1387 CIC e 1458<br />

CCEO);<br />

3° la violazione diretta del sigillo sacramentale (can. 1388 § 1 e 1456<br />

CCEO);<br />

nell’ambito, infine, dei delitti contro la morale:<br />

1° il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso<br />

da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età (cf. can. 1395<br />

§ 2 CIC ).<br />

Le norme processuali da seguirsi in questi casi venivano così indicate:<br />

qualora l’Ordinario o il Gerarca avesse notizia, almeno verosimile,<br />

della commissione di un delitto riservato, dopo aver svolto un’indagine<br />

preliminare, lo stesso la segnalasse alla Congregazione per la Dottrina<br />

della Fede, la quale (tranne l’ipotesi, per particolari circostanze, di avocazione<br />

a sé del caso) avrebbe indicato all’Ordinario o al Gerarca come<br />

procedere, fermo restando il diritto di appellare la sentenza di primo grado<br />

unicamente innanzi il Supremo Tribunale della medesima Congregazione;<br />

l’azione criminale, nei casi di delitti riservati alla Congregazione per<br />

la Dottrina della Fede, si estinguesse per prescrizione in un decennio.<br />

Veniva inoltre previsto che la prescrizione decorresse a norma dei cann.<br />

1362 § 2 CIC e 1152 § 3 CCEO, con l’unica eccezione del delitto contra<br />

sextum cum minore, nel qual caso venne sancito che la praescriptio decorresse<br />

a far data dal giorno in cui il minore avesse compiuto il 18° anno<br />

di età;<br />

nei Tribunali costituiti presso gli Ordinari o i Gerarchi, relativamente<br />

a queste cause, potessero ricoprire validamente l’ufficio di giudice,


di promotore di giustizia, di notaio e di patrono solamente dei sacerdoti<br />

e che, quando l’istanza nel Tribunale fosse in qualsiasi modo conclusa,<br />

tutti gli atti della causa fossero trasmessi quanto prima ex officio alla<br />

Congregazione per la Dottrina della Fede.<br />

Veniva inoltre stabilito che tutti i Tribunali della Chiesa latina e delle<br />

Chiese orientali cattoliche fossero tenuti ad osservare i canoni sui delitti<br />

e le pene e sul processo penale, rispettivamente dell’uno e dell’altro<br />

Codice, unitamente alle norme speciali, date dalla Congregazione per la<br />

Dottrina della Fede.<br />

A distanza di nove anni dalla promulgazione del Motu Proprio «Sacramentorum<br />

sanctitatis tutela», la Congregazione per la Dottrina della<br />

Fede, nell’intento di migliorare l’applicazione della legge, ha ritenuto<br />

necessario introdurre alcuni cambiamenti a queste norme, senza modificare<br />

il testo nella sua interezza, ma solo in alcune sue parti.<br />

Dopo un attento e accurato studio dei cambiamenti proposti, i membri<br />

della Congregazione per la Dottrina della Fede hanno sottoposto al<br />

Romano Pontefice il risultato delle proprie determinazioni che, lo stesso<br />

Sommo Pontefice, con decisione del 21 maggio <strong>2010</strong>, ha approvato, ordinandone<br />

la promulgazione.<br />

La versione delle Norme sui delicta graviora attualmente in vigore è<br />

quella approvata dal Santo Padre Benedetto XVI il 21 maggio <strong>2010</strong>.<br />

* * *<br />

Nota<br />

del Direttore della sala stampa della Santa Sede,<br />

P. Federico Lombardi,<br />

sul significato della pubblicazione<br />

delle nuove “Norme sui delitti più gravi”<br />

Nel 2001 il Santo Padre Giovanni Paolo II aveva promulgato un documento<br />

di grande importanza, il Motu Proprio “Sacramentorum sanctitatis<br />

tutela” che attribuiva alla Congregazione per la Dottrina della Fede<br />

la competenza per trattare e giudicare nell’ambito dell’ordinamento canonico<br />

una serie di delitti particolarmente gravi, per i quali la competenza<br />

era precedentemente attribuita anche ad altri Dicasteri o non era del<br />

tutto chiara.<br />

77


78<br />

Il Motu Proprio (la “legge” in senso stretto) era accompagnato da<br />

una serie di Norme applicative e procedurali note come “Normae de<br />

gravioribus delictis”. Nel corso dei nove anni successivi l’esperienza<br />

ha naturalmente suggerito l’integrazione e l’aggiornamento di tali<br />

Norme, in modo da poter sveltire o semplificare le procedure per renderle<br />

più efficaci, o tener conto di nuove problematiche. Ciò è avvenuto<br />

principalmente grazie all’attribuzione da parte del Papa di nuove<br />

“facoltà” alla Congregazione per la Dottrina della Fede, che però non<br />

erano state integrate organicamente nelle “Norme” iniziali. È ciò che<br />

è ora avvenuto, nell’ambito appunto di una revisione sistematica di tali<br />

Norme.<br />

I delitti gravissimi a cui si riferiva questa normativa riguardano realtà<br />

centrali per la vita della Chiesa, cioè i sacramenti dell’Eucaristia e della<br />

Penitenza, ma anche gli abusi sessuali commessi da un chierico con un<br />

minore al disotto dei 18 anni di età.<br />

La vasta risonanza pubblica avuta negli anni recenti da quest’ultimo<br />

tipo di delitti ha attirato grande attenzione e sviluppato un intenso dibattito<br />

sulle norme e procedure applicate dalla Chiesa per il giudizio e la<br />

punizione di essi.<br />

È giusto quindi che vi sia piena chiarezza sulla normativa oggi in vigore<br />

in questo campo e che questa stessa normativa si presenti in modo<br />

organico, così da facilitare l’orientamento di chiunque debba occuparsi<br />

di queste materie.<br />

Un primo contributo di chiarificazione – soprattutto ad uso degli operatori<br />

dell’informazione – era stato dato poco tempo fa con la pubblicazione<br />

sul Sito Internet della Santa Sede di una sintetica “Guida alla comprensione<br />

delle procedure di base della Congregazione per la Dottrina<br />

della Fede riguardo alle accuse di abusi sessuali”, ma la pubblicazione<br />

delle nuove Norme è tutt’altra cosa, offrendoci un testo giuridico ufficiale<br />

aggiornato, valido per tutta la Chiesa.<br />

Per facilitarne la lettura da parte di un pubblico non specialistico, interessato<br />

principalmente alla problematica relativa agli abusi sessuali,<br />

cerchiamo di metterne in luce alcuni aspetti rilevanti.<br />

Fra le novità introdotte rispetto alle Norme precedenti si devono sottolineare<br />

soprattutto quelle intese a rendere le procedure più spedite, come<br />

la possibilità di non seguire la “via processuale giudiziale” ma di<br />

procedere “per decreto extragiudiziale”, o quella di presentare al Santo


Padre in circostanze particolari i casi più gravi in vista della dimissione<br />

dallo stato clericale.<br />

Un’altra norma intesa a semplificare problemi precedenti e a tener<br />

conto dell’evoluzione della situazione nella Chiesa, riguarda la possibilità<br />

di avere come membri del personale dei tribunali, o come avvocati<br />

o procuratori, non solo più sacerdoti, ma anche laici. Analogamente, per<br />

svolgere tali funzioni non è più strettamente necessaria la laurea in diritto<br />

canonico, ma la competenza richiesta può essere comprovata anche in<br />

altro modo, ad esempio con il titolo di licenza.<br />

Da notare anche il passaggio del termine della prescrizione da dieci<br />

a venti anni, restando sempre la possibilità di deroga anche oltre tale periodo.<br />

Significativa la equiparazione ai minori delle persone con limitato<br />

uso di ragione, e la introduzione di una nuova fattispecie: la pedopornografia.<br />

Questa viene così definita: “l’acquisizione, la detenzione o la divulgazione”<br />

compiuta da un membro del clero “in qualsiasi modo e con<br />

qualsiasi mezzo, di immagini pornografiche aventi ad oggetto minori di<br />

anni 14”.<br />

Si ripropone la normativa sulla confidenzialità dei processi, a tutela<br />

della dignità di tutte le persone coinvolte.<br />

Un punto che non viene toccato, mentre spesso è oggetto di discussione<br />

in questi tempi, riguarda la collaborazione con le autorità civili.<br />

Bisogna tener conto che le Norme ora pubblicate sono parte dell’ordinamento<br />

penale canonico, in sé completo e pienamente distinto da quello<br />

degli Stati.<br />

A questo proposito si può tuttavia far notare quanto scritto nella già<br />

ricordata “Guida alla comprensione delle procedure…” pubblicata sul<br />

Sito della Santa Sede. In tale “Guida” la indicazione: “Va sempre dato<br />

seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda il deferimento<br />

di crimini alle autorità preposte”, è stata inserita nella Sezione dedicata<br />

alle “Procedure preliminari”. Ciò significa che nella prassi proposta<br />

dalla Congregazione per la Dottrina della Fede occorre provvedere<br />

per tempo ad ottemperare alle disposizioni di legge vigenti nei diversi<br />

Paesi e non nel corso del procedimento canonico o successivamente<br />

ad esso.<br />

La pubblicazione odierna delle Norme dà un grande contributo alla<br />

chiarezza e alla certezza del diritto in un campo in cui la Chiesa è forte-<br />

79


80<br />

mente impegnata oggi a procedere con rigore e con trasparenza, così da<br />

rispondere pienamente alle giuste attese di tutela della coerenza morale<br />

e della santità evangelica che i fedeli e l’opinione pubblica nutrono verso<br />

di essa, e che il Santo Padre ha continuamente ribadito.<br />

Naturalmente occorrono anche molte altre misure ed iniziative, da<br />

parte di diverse istanze ecclesiali.<br />

Per quanto riguarda la Congregazione per la Dottrina della Fede, essa<br />

sta attualmente studiando come aiutare gli Episcopati del mondo a formulare<br />

e sviluppare in modo coerente ed efficace le indicazioni e direttive<br />

necessarie ad affrontare la problematica degli abusi sessuali di minori<br />

da parte di membri del clero o nell’ambito di attività o istituzioni connesse<br />

alla Chiesa, con riguardo alla situazione e ai problemi della società<br />

in cui operano.<br />

Sarà un altro passo cruciale nel cammino perché la Chiesa traduca in<br />

prassi permanente e in consapevolezza continua i frutti degli insegnamenti<br />

e delle riflessioni maturati nel corso della dolorosa vicenda della<br />

“crisi” dovuta agli abusi sessuali da parte di membri del clero.<br />

Per completare questa breve rassegna sulle principali novità contenute<br />

nelle “Norme”, è bene osservare anche quelle che si riferiscono a delitti<br />

di altra natura. In realtà anche in questi casi non si tratta tanto di determinazioni<br />

nuove nella sostanza, quanto di inserimento di normative<br />

già vigenti, così da ottenere una normativa complessiva più ordinata e<br />

organica sui “delitti più gravi” riservati alla Congregazione per la Dottrina<br />

della Fede.<br />

Più specificamente sono stati inseriti: i delitti contro la fede (cioè eresia,<br />

apostasia e scisma), per i quali sono normalmente competenti gli Ordinari,<br />

ma la Congregazione diventa competente in caso di appello; la<br />

registrazione e divulgazione compiute maliziosamente delle confessioni<br />

sacramentali, sulle quali già era stato emesso un decreto di condanna<br />

nel 1988; l’attentata ordinazione delle donne, sulla quale pure esisteva<br />

già un decreto del 2007.<br />

* * *


Nota<br />

sulla banalizzazione della sessualità,<br />

a proposito di alcune letture di “Luce del mondo”<br />

21 dicembre <strong>2010</strong><br />

In occasione della pubblicazione del libro-intervista di Benedetto<br />

XVI, Luce del mondo, sono state diffuse diverse interpretazioni non corrette,<br />

che hanno generato confusione sulla posizione della Chiesa cattolica<br />

riguardo ad alcune questioni di morale sessuale. Il pensiero del Papa<br />

non di rado è stato strumentalizzato per scopi e interessi estranei al senso<br />

delle sue parole, che risulta evidente qualora si leggano interamente i capitoli<br />

dove si accenna alla sessualità umana. L’interesse del Santo Padre<br />

appare chiaro: ritrovare la grandezza del progetto di Dio sulla sessualità,<br />

evitandone la banalizzazione oggi diffusa.<br />

Alcune interpretazioni hanno presentato le parole del Papa come affermazioni<br />

in contraddizione con la tradizione morale della Chiesa, ipotesi<br />

che taluni hanno salutato come una positiva svolta e altri hanno appreso<br />

con preoccupazione, come se si trattasse di una rottura con la dottrina<br />

sulla contraccezione e con l’atteggiamento ecclesiale nella lotta<br />

contro l’Aids. In realtà, le parole del Papa, che accennano in particolare<br />

ad un comportamento gravemente disordinato quale è la prostituzione<br />

(cfr. Luce del mondo, prima ristampa, novembre <strong>2010</strong>, pp. 170-171),<br />

non sono una modifica della dottrina morale né della prassi pastorale<br />

della Chiesa.<br />

Come risulta dalla lettura della pagina in questione, il Santo Padre<br />

non parla della morale coniugale e nemmeno della norma morale sulla<br />

contraccezione. Tale norma, tradizionale nella Chiesa, è stata ripresa in<br />

termini assai precisi da Paolo VI nel n. 14 dell’enciclica Humanae vitae,<br />

quando ha scritto che è “esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto<br />

coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze<br />

naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la<br />

procreazione”. L’idea che dalle parole di Benedetto XVI si possa dedurre<br />

che in alcuni casi sia lecito ricorrere all’uso del profilattico per evitare<br />

gravidanze indesiderate è del tutto arbitraria e non risponde né alle<br />

sue parole né al suo pensiero. A questo riguardo il Papa propone invece<br />

vie umanamente e eticamente percorribili, per le quali i pastori sono<br />

81


82<br />

chiamati a fare “di più e meglio” (Luce del mondo, p. 206), quelle cioè<br />

che rispettano integralmente il nesso inscindibile di significato unitivo e<br />

procreativo in ogni atto coniugale, mediante l’eventuale ricorso ai metodi<br />

di regolazione naturale della fecondità in vista di una procreazione responsabile.<br />

Quanto poi alla pagina in questione, il Santo Padre si riferiva al caso<br />

completamente diverso della prostituzione, comportamento che la morale<br />

cristiana da sempre ha considerato gravemente immorale (cfr. Concilio<br />

Vaticano II, Costituzione pastorale Gaudium et spes, n. 27; Catechismo<br />

della Chiesa cattolica, n. 2355). La raccomandazione di tutta la<br />

tradizione cristiana – e non solo di quella – nei confronti della prostituzione<br />

si può riassumere nelle parole di san Paolo: “Fuggite la fornicazione”<br />

(1 Corinzi, 6, 18). La prostituzione va dunque combattuta e gli enti<br />

assistenziali della Chiesa, della società civile e dello Stato devono adoperarsi<br />

per liberare le persone coinvolte.<br />

A questo riguardo occorre rilevare che la situazione creatasi a causa<br />

dell’attuale diffusione dell’Aids in molte aree del mondo ha reso il problema<br />

della prostituzione ancora più drammatico. Chi sa di essere infetto<br />

dall’hiv e quindi di poter trasmettere l’infezione, oltre al peccato grave<br />

contro il sesto comandamento ne commette anche uno contro il quinto,<br />

perché consapevolmente mette a serio rischio la vita di un’altra persona,<br />

con ripercussioni anche sulla salute pubblica. In proposito il Santo<br />

Padre afferma chiaramente che i profilattici non costituiscono “la soluzione<br />

autentica e morale” del problema dell’aids e anche che “concentrarsi<br />

solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità”, perché<br />

non si vuole affrontare lo smarrimento umano che sta alla base della<br />

trasmissione della pandemia. È innegabile peraltro che chi ricorre al<br />

profilattico per diminuire il rischio per la vita di un’altra persona intende<br />

ridurre il male connesso al suo agire sbagliato. In questo senso il Santo<br />

Padre rileva che il ricorso al profilattico “nell’intenzione di diminuire<br />

il pericolo di contagio, può rappresentare tuttavia un primo passo sulla<br />

strada che porta ad una sessualità diversamente vissuta, più umana”.<br />

Si tratta di un’osservazione del tutto compatibile con l’altra affermazione<br />

del Santo Padre: “questo non è il modo vero e proprio per affrontare<br />

il male dell’hiv”.<br />

Alcuni hanno interpretato le parole di Benedetto XVI ricorrendo alla<br />

teoria del cosiddetto “male minore”. Questa teoria, tuttavia, è suscettibi-


le di interpretazioni fuorvianti di matrice proporzionalista (cfr. Giovanni<br />

Paolo II, enciclica Veritatis splendor, nn. 75-77). Un’azione che è un<br />

male per il suo oggetto, anche se un male minore, non può essere lecitamente<br />

voluta. Il Santo Padre non ha detto che la prostituzione col ricorso<br />

al profilattico possa essere lecitamente scelta come male minore, come<br />

qualcuno ha sostenuto. La Chiesa insegna che la prostituzione è immorale<br />

e deve essere combattuta. Se qualcuno, ciononostante, praticando<br />

la prostituzione e inoltre essendo infetto dall’hiv, si adopera per diminuire<br />

il pericolo di contagio anche mediante il ricorso al profilattico, ciò<br />

può costituire un primo passo nel rispetto della vita degli altri, anche se<br />

la malizia della prostituzione rimane in tutta la sua gravità. Tali valutazioni<br />

sono in linea con quanto la tradizione teologico-morale della Chiesa<br />

ha sostenuto anche in passato.<br />

In conclusione, nella lotta contro l’aids i membri e le istituzioni della<br />

Chiesa cattolica sappiano che occorre stare vicini alle persone, curando<br />

gli ammalati e formando tutti perché possano vivere l’astinenza<br />

prima del matrimonio e la fedeltà all’interno del patto coniugale. Al riguardo<br />

occorre anche denunciare quei comportamenti che banalizzano<br />

la sessualità, perché, come dice il Papa, proprio questi rappresentano<br />

la pericolosa ragione per cui tante persone nella sessualità non vedono<br />

più l’espressione del loro amore. “Perciò anche la lotta contro la banalizzazione<br />

della sessualità è parte del grande sforzo affinché la sessualità<br />

venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo<br />

sull’essere umano nella sua totalità” (Luce del mondo, p. 170).<br />

83


84<br />

Prot. N. 2554-11/09<br />

CONGREGAZIONE<br />

DELLE CAUSE DEI SANTI<br />

BELLUNEN.-FELTREN.<br />

Beatificationis et Canonizationis<br />

Servi Dei Ioannis Pauli I<br />

(Albini Luciani)<br />

Summi Pontificis.<br />

In Ordinario Congressu, die 20 mensis Februarii huius anni <strong>2010</strong><br />

celebrato, haec Congregatio de Causis Sanctorum sequens dubium disceptavit,<br />

nimirum: “An constet de validitate Inquisitionis Dioecesanae,<br />

apud Curiam eeclesiasticam Altamurensem-Gravinensem-Aquavivensem<br />

peractae, super asserta mira sanatione domini Iosephi Denora, intercessioni<br />

Servi Dei Ioannis Pauli I (Albini Luciani), Summi Pontificis,<br />

tributa: testes sint rite recteque examinati et iura producta legitime compulsata<br />

in casu et ad effectum de quo agitur”.<br />

Haec Congregatio, attento voto ex officio redacto reque diligenter<br />

perpensa, rescripsit: AFFIRMATIVE, seu constare de validitate praefatae<br />

Inquisitionis Dioecesanae in casu et ad effectum de quo agitur, sanatis<br />

de iure sanandis. Contrariis non obstantibus quibuslibet.<br />

Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 20 mensis<br />

Februarii A.D. <strong>2010</strong>.<br />

Angelus Amato, S.D.B.<br />

Archiepiscopus tit. Silensis<br />

Praefectus<br />

Michaël Di Ruberto<br />

Archiepiscopus tit. Biccarensis<br />

a Secretis


Conferenza<br />

Episcopale<br />

Italiana


<strong>Gravina</strong> in Puglia. Parrocchia Spirito Santo - altare.


Introduzione<br />

Per un Paese solidale.<br />

Chiesa Italiana e Mezzogiorno<br />

Documento dell’Episcopato Italiano<br />

1. La Chiesa in Italia e la questione meridionale<br />

A vent’anni dalla pubblicazione del documento Sviluppo nella solidarietà.<br />

Chiesa italiana e Mezzogiorno, vogliamo riprendere la riflessione<br />

sul cammino della solidarietà nel nostro Paese, con particolare attenzione<br />

al Meridione d’Italia e ai suoi problemi irrisolti, riproponendoli<br />

all’attenzione della comunità ecclesiale nazionale, nella convinzione<br />

«degli ineludibili doveri della solidarietà sociale e della comunione ecclesiale<br />

[…] alla luce dell’insegnamento del Vangelo e con spirito costruttivo<br />

di speranza» 1 .<br />

Torniamo sull’argomento non solo per celebrare l’anniversario del<br />

documento, né in primo luogo per stilare un bilancio delle cose fatte<br />

o omesse, e neppure per registrare con ingenua soddisfazione la qualificata<br />

presenza delle strutture ecclesiali nella vita quotidiana della società<br />

meridionale, ma per intervenire in un dibattito che coinvolge tanti<br />

soggetti e ribadire la consapevolezza del dovere e della volontà della<br />

Chiesa di essere presente e solidale in ogni parte d’Italia, per promuovere<br />

un autentico sviluppo di tutto il Paese. Nel 1989 sostenemmo: «il Pa-<br />

1 Conferenza Episcopale Italiana, Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e<br />

Mezzogiorno, 18 ottobre 1989, n. 1. «Tale documento – disse Giovanni Paolo II il<br />

9 novembre 1990 a Napoli, incontrando la popolazione in piazza Plebiscito – può<br />

ben essere considerato la traduzione non solo pastorale, ma anche politica, nel senso<br />

più alto del termine, del progetto di organizzazione della speranza nella vasta<br />

area del Mezzogiorno» (n. 3). Esso richiamava, a distanza di quarant’anni, la Lettera<br />

collettiva dell’Episcopato dell’Italia meridionale del 25 gennaio 1948 I problemi<br />

del Mezzogiorno, che, a sua volta, dopo aver analizzato la religiosità delle popolazioni<br />

del Sud, poneva in evidenza le profonde esigenze di giustizia nei rapporti di<br />

lavoro soprattutto in riferimento all’economia agraria meridionale, auspicando una<br />

«religione più pura ed una giustizia più piena» (n. 1).<br />

87


88<br />

ese non crescerà, se non insieme» 2 . Anche oggi riteniamo indispensabile<br />

che l’intera nazione conservi e accresca ciò che ha costruito nel tempo.<br />

Il bene comune, infatti, è molto più della somma del bene delle singole<br />

parti 3 .<br />

Ci spingono a intervenire la constatazione del perdurare del problema<br />

meridionale, anche se non nelle medesime forme e proporzioni del<br />

passato, e, strettamente connessi, il nostro compito pastorale e la responsabilità<br />

morale per le Chiese che sono in Italia. A ciò si aggiunge la consapevolezza<br />

della travagliata fase economica che anche il nostro Paese<br />

sta attraversando. Questi fattori si coniugano con una trasformazione<br />

politico-istituzionale, che ha nel federalismo un punto nevralgico, e con<br />

un’evoluzione socio-culturale, in cui si combinano il crescente pluralismo<br />

delle opzioni ideali ed etiche e l’inserimento di nuove presenze etnico-religiose<br />

per effetto dei fenomeni migratori. Non si può, infine, tralasciare<br />

la trasformazione della religiosità degli italiani che, pur conservando<br />

un carattere popolare, fortemente radicato soprattutto nel Sud, conosce<br />

processi di erosione per effetto di correnti di secolarizzazione. Affrontare<br />

la questione meridionale diventa in tale maniera un modo per<br />

dire una parola incisiva sull’Italia di oggi e sul cammino delle nostre<br />

Chiese.<br />

Tanti sono gli aspetti che si impongono all’attenzione: anzitutto il richiamo<br />

alla necessaria solidarietà nazionale, alla critica coraggiosa delle<br />

deficienze, alla necessità di far crescere il senso civico di tutta la popolazione,<br />

all’urgenza di superare le inadeguatezze presenti nelle classi<br />

dirigenti. Questi aspetti rendono difficile farsi carico della responsabilità<br />

di essere soggetto del proprio sviluppo. Sul versante pastorale, vogliamo<br />

anche cogliere l’occasione per incoraggiare le comunità stesse,<br />

affinché continuino a essere luoghi esemplari di nuovi rapporti interpersonali<br />

e fermento di una società rinnovata, ambienti in cui crescono veri<br />

credenti e buoni cittadini. A richiamare, poi, la nostra attenzione – e<br />

non per ultime – sono le molteplici potenzialità delle regioni meridiona-<br />

2 L’espressione fu desunta dal documento del Consiglio Episcopale Permanente La<br />

Chiesa italiana e le prospettive del Paese, 23 ottobre 1981, n. 8.<br />

3 Secondo le parole di Benedetto XVI, nella Lettera enciclica Caritas in veritate, 29<br />

giugno 2009, il bene comune è «il bene di quel “noi-tutti”, formato da individui, famiglie<br />

e gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale. Non è un bene ricercato<br />

per se stesso, ma per le persone che fanno parte della comunità sociale e che<br />

solo in essa possono realmente e più efficacemente conseguire il loro bene» (n. 7).


li, che hanno contribuito allo sviluppo del Nord e che, soprattutto grazie<br />

ai giovani, rappresentano uno dei bacini più promettenti per la crescita<br />

dell’intero Paese.<br />

Facciamo appello alle non poche risorse presenti nelle popolazioni e<br />

nelle comunità ecclesiali del Sud, a una volontà autonoma di riscatto, alla<br />

necessità di contare sulle proprie forze come condizione insostituibile<br />

per valorizzare tutte le espressioni di solidarietà che devono provenire<br />

dall’Italia intera nell’articolazione di una sussidiarietà organica. La prospettiva<br />

della condivisione e dell’impegno educativo diventa in questa<br />

ottica l’unica veramente credibile ed efficace.<br />

2. Guardare con amore al Mezzogiorno<br />

Ci rendiamo conto di trovarci in una congiuntura di radicali e incalzanti<br />

mutamenti. Molti di essi non saranno positivi per il Mezzogiorno,<br />

se esso non reagirà adeguatamente e non li trasformerà in opportunità.<br />

Potrebbero, infatti, acuirsi antiche debolezze e approfondirsi limiti radicati,<br />

che rischiano di isolare il Mezzogiorno tagliandolo fuori dai grandi<br />

processi di sviluppo.<br />

Le considerazioni che seguono non hanno il carattere di un’analisi<br />

economica, né presumono di avere nel merito della questione meridionale<br />

un profilo risolutore e definitivo. Vogliamo piuttosto lasciarci guidare<br />

dalla fiducia nella bontà di un giudizio ragionevole sulla situazione<br />

sociale e culturale del nostro Paese, illuminati dalla luce della fede coltivata<br />

nell’alveo della comunione ecclesiale, per dare un contributo alla<br />

comune fatica del pensare, facendo affidamento non tanto in una nostra<br />

autonoma capacità, ma soprattutto in quella grazia che accompagna chi<br />

confida nel Signore (cfr Sal 31, 10).<br />

Lo sviluppo dei popoli si realizza non in forza delle sole risorse materiali<br />

di cui si può disporre in misura più o meno larga, ma soprattutto grazie<br />

alla responsabilità del pensare insieme e gli uni per gli altri 4 . In questo<br />

peculiare pensiero solidale, noi ravvisiamo la tensione alla verità da<br />

cercare, conoscere e attuare. Ravvisiamo, altresì, il tentativo di valorizzare<br />

al meglio il patrimonio di cui tutti disponiamo, cioè la nostra intel-<br />

4 Ib., n. 19.<br />

89


90<br />

ligenza, la capacità di capire i problemi e di farcene carico, la creatività<br />

nel risolverli. Vi cogliamo soprattutto il comando del Signore, che ci<br />

spinge a metterci a servizio gli uni degli altri (cfr Gv 13, 14 e Gal 6, 2),<br />

perché soltanto questa reciprocità d’amore ci permette di essere riconosciuti<br />

da tutti come suoi discepoli (cfr Gv 13, 35). Il nostro guardare al<br />

Paese, con particolare attenzione al Mezzogiorno, vuole essere espressione,<br />

appunto, di quell’amore intelligente e solidale che sta alla base di<br />

uno sviluppo vero e giusto, in quanto tale condiviso da tutti, per tutti e alla<br />

portata di tutti 5 .<br />

Ci piace riaffermare, con Giovanni Paolo II, che spetta «alle genti del<br />

Sud essere le protagoniste del proprio riscatto, ma questo non dispensa<br />

dal dovere della solidarietà l’intera nazione» 6 . La Chiesa non si tira indietro<br />

di fronte a tale compito, perché nessuno, proprio nessuno, nel Sud<br />

deve vivere senza speranza. In questo spirito, il presente documento è il<br />

frutto di un cammino di riflessione e di condivisione promosso dai Vescovi<br />

delle diocesi meridionali e condiviso da tutto l’episcopato italiano,<br />

confluito nel Convegno Chiesa nel Sud, Chiese del Sud, celebrato a Napoli<br />

il 12-13 febbraio 2009, con l’apporto qualificato delle Facoltà teologiche<br />

e dei centri di studio meridionali 7 .<br />

3. L’Eucaristia: fonte e culmine della nostra condivisione<br />

La condivisione è il valore su cui, prioritariamente, vogliamo puntare.<br />

È un valore che ci è singolarmente congeniale; infatti trova origine e<br />

compimento nell’Eucaristia che, come discepoli del Signore, non possiamo<br />

disattendere nella sua esemplarità.<br />

Nella prima moltiplicazione dei pani e dei pesci, in cui l’evangelista<br />

Matteo prefigura la condivisione del banchetto eucaristico (cfr<br />

Mt 14, 13-21), Gesù dà ai suoi discepoli l’incarico di sovvenire ai bisogni<br />

della gente che lo seguiva: «voi stessi date loro da mangiare»<br />

(14, 16).<br />

5 «Se l’amore è intelligente, sa trovare anche i modi per operare secondo una previdente<br />

e giusta convenienza» (ib., n. 65).<br />

6 Discorso al III Convegno Ecclesiale Nazionale, Palermo 23 novembre 1995, n. 5.<br />

7 Cfr Russo A. (a cura di), Chiesa nel Sud Chiese del Sud. Nel futuro da credenti responsabili,<br />

Bologna 2009.


I termini usati per descrivere l’operato del Signore – in cui i discepoli<br />

vengono coinvolti e investiti di una diretta responsabilità – configurano,<br />

in un crescendo d’intensità, una triplice scansione dell’intervento in<br />

favore della folla. C’è anzitutto l’osservazione obiettiva della situazione.<br />

Segue il calcolo concreto delle risorse disponibili e la realistica consapevolezza<br />

del deficit con cui fare i conti. Infine troviamo l’assunzione<br />

di una responsabilità per gli altri, che si compie nello spazio creativo<br />

dell’iniziativa divina: «alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione,<br />

spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla» (14, 19). Nella<br />

sequenza eucaristica s’iscrive la consegna profetica del pane spezzato,<br />

che basterà e avanzerà (cfr 2Re 4, 43).<br />

Donare senza trattenere per sé: in ciò consiste lo specifico servizio<br />

dei discepoli di Gesù verso il mondo, un servizio la cui qualità ed efficacia<br />

non dipendono da un calcolo umano. Si tratta, infatti, non soltanto<br />

del “fare” a cui sono abituati i governanti delle nazioni, ma del “consegnare<br />

a Dio” – nello spazio orante del discernimento spirituale e pastorale<br />

– tutto ciò che si condivide con la gente, cioè i pochi pani e i pochi<br />

pesci. In questa condivisione riuscita l’Eucaristia si rivela veramente come<br />

la fonte e il compimento della vita della Chiesa.<br />

Facendo nostre le parole di Benedetto XVI sulla “centralità<br />

eucaristica” 8 , vogliamo ribadire che l’Eucaristia non si limita a disegnare<br />

l’immagine esemplare della Chiesa o a darle quell’energia spirituale<br />

della quale ha bisogno, ma le conferisce anche la forma, realizzando<br />

già al massimo grado, perché compiute in unione con Cristo, tutte quelle<br />

azioni che siamo chiamati a prolungare nella storia. Da questa inesauribile<br />

sorgente, tutti attingiamo forza (cfr Ef 6, 10).<br />

Per rispondere all’appello del Signore oggi, fondati nell’Eucaristia e<br />

nella sua esemplarità di condivisione, vogliamo qui riflettere sulla condizione<br />

del nostro Mezzogiorno.<br />

8 Cfr Benedetto XVI, Esortazione apostolica Sacramentum caritatis, 22 febbraio<br />

2007, n. 21.<br />

91


92<br />

I. IL MEZZOGIORNO ALLE PRESE<br />

CON VECChIE E NUOVE EMERGENZE<br />

4. Che cosa è cambiato in venti anni<br />

Profondi cambiamenti hanno segnato in questi ultimi venti anni il<br />

quadro generale internazionale, nazionale e anche quello del Mezzogiorno.<br />

In Italia, è cambiata la geografia politica, con la scomparsa di alcuni<br />

partiti e la nascita di nuove formazioni. È pure mutato il sistema di rappresentanza<br />

nel governo dei comuni, delle province e delle regioni, con<br />

l’elezione diretta dei rispettivi amministratori. L’avvio di un processo di<br />

privatizzazioni delle imprese pubbliche, il venir meno del sistema delle<br />

partecipazioni statali e la fine dell’intervento straordinario della Cassa<br />

del Mezzogiorno, di cui non vogliamo dimenticare gli aspetti positivi,<br />

hanno determinato nuovi scenari economici.<br />

È cambiato il rapporto con le sponde orientali e meridionali del Mediterraneo.<br />

La massiccia immigrazione dall’Europa dell’Est, dall’Africa<br />

e dall’Asia ha reso urgenti nuove forme di solidarietà. Molto spesso<br />

proprio il Sud è il primo approdo della speranza per migliaia di immigrati<br />

e costituisce il laboratorio ecclesiale in cui si tenta, dopo aver assicurato<br />

accoglienza, soccorso e ospitalità, un discernimento cristiano, un percorso<br />

di giustizia e promozione umana e un incontro con le religioni professate<br />

dagli immigrati e dai profughi 9 .<br />

Il contrastato e complesso fenomeno della globalizzazione dei mercati<br />

ha portato benefici ma ha anche rafforzato egoismi economici legati<br />

a un rapporto rigido tra costi e ricavi, mutando profondamente la geografia<br />

economica del pianeta e accrescendo la competizione sui mercati<br />

internazionali. Infine, con l’allargamento dell’Unione Europea, si sono<br />

dovuti riequilibrare gli aiuti, prevedendo finanziamenti in favore di nuove<br />

zone anch’esse deboli e depresse.<br />

La Chiesa non ha mancato di seguire con attenzione questi cambiamenti.<br />

Essa si sente chiamata a discernere, alla luce della sua dottrina so-<br />

9 Cfr Conferenza Episcopale Siciliana - Facoltà Teologica di Sicilia, Per un<br />

discernimento cristiano sull’Islam, Palermo 2004.


ciale, queste dinamiche storiche e sociali, consapevole della necessità di<br />

raccogliere con responsabilità le sfide che la globalizzazione presenta 10 .<br />

Il Vangelo ci indica la via del buon Samaritano (cfr Lc 10, 25-37): per<br />

i discepoli di Cristo la scelta preferenziale per i poveri significa aprirsi<br />

con generosità alla forza di libertà e di liberazione che lo Spirito continuamente<br />

ci dona, nella Parola e nell’Eucaristia.<br />

5. Uno sviluppo bloccato<br />

La complessa e contraddittoria ristrutturazione delle relazioni tra le<br />

istituzioni nazionali e il mercato non ha interrotto le politiche di aiuti per<br />

il Sud, veicolate attraverso nuovi strumenti e competenze a livello locale,<br />

soprattutto regionale, anche se resta da verificare se e come queste risorse<br />

siano state effettivamente utilizzate. Con rinnovata urgenza si pone<br />

la necessità di ripensare e rilanciare le politiche di intervento, con attenzione<br />

effettiva ai «portatori di interessi» 11 , in particolare i più deboli,<br />

al fine di generare iniziative auto-propulsive di sviluppo, realmente inclusive,<br />

con la consapevolezza che «sia il mercato che la politica hanno<br />

bisogno di persone aperte al dono reciproco» 12 , di una cultura politica<br />

che nutra l’attività degli amministratori di visioni adeguate e di solidi<br />

orizzonti etici per il servizio al bene comune.<br />

Il cambiamento istituzionale provocato dall’elezione diretta dei sindaci,<br />

dei presidenti delle province e delle regioni, non ha scardinato meccanismi<br />

perversi o semplicemente malsani nell’amministrazione della<br />

cosa pubblica, né ha prodotto quei benefici che una democrazia più diretta<br />

nella gestione del territorio avrebbe auspicato.<br />

Accenti di particolare gravità ha assunto la questione ecologica: nel<br />

quadro dello stravolgimento del mondo dell’agricoltura, sono progressivamente<br />

venute alla luce forme di sfruttamento del territorio che, come<br />

dimostra il fenomeno delle ecomafie, spingono con evidenza a prendere<br />

in considerazione, in tutti i suoi aspetti, l’«ecologia umana» 13 .<br />

10 Cfr Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Centesimus annus, 1° maggio 1991, nn.<br />

22-29. Cfr anche Caritas in veritate, n. 37.<br />

11 Ib., n. 40.<br />

12 Ib., n. 39.<br />

13 Ib., n. 51.<br />

93


94<br />

La globalizzazione, poi, vedendo accresciuta la competizione sui<br />

mercati internazionali, ha messo ancor più a nudo la fragilità del territorio,<br />

anche solo a motivo dell’allocazione delle industrie o comunque dei<br />

modelli economici adottati.<br />

Il complesso panorama politico ed economico nazionale e internazionale<br />

– aggravato da una crisi che non si lascia facilmente descrivere e<br />

circoscrivere – ha fatto crescere l’egoismo, individuale e corporativo, un<br />

po’ in tutta l’Italia, con il rischio di tagliare fuori il Mezzogiorno dai canali<br />

della ridistribuzione delle risorse, trasformandolo in un collettore di<br />

voti per disegni politico-economici estranei al suo sviluppo.<br />

6. Modernità e modernizzazione<br />

«L’allargamento del nostro concetto di ragione e dell’uso di essa è indispensabile<br />

per riuscire a pesare adeguatamente tutti i termini della questione<br />

dello sviluppo e della soluzione dei problemi socio-economici» 14 .<br />

In tale ottica, è necessario prendere in carico le non poche contraddizioni<br />

dei processi di modernizzazione, che negli ultimi vent’anni hanno subito<br />

un’ulteriore accelerazione e hanno messo in luce la necessità che il<br />

confronto e il dialogo, anche con quanti provengono da culture diverse,<br />

non prescinda dall’identità specifica degli uni e degli altri.<br />

Il Sud ha recepito spesso acriticamente la modernizzazione, patendo<br />

lo sradicamento disordinato dei singoli soggetti da una civiltà contadina<br />

che, invece di essere distrutta, doveva evolversi attraverso un graduale<br />

rinnovamento e una seria modernizzazione. Preso atto dell’ineluttabile<br />

mutamento dei tempi, bisognerebbe considerare che un’agricoltura<br />

moderna, emancipata da ogni retaggio di sfruttamento, consentirebbe<br />

un più equilibrato rapporto tra uomo e natura e, in esso, prospettive<br />

di lavoro non più degradante ma di effettivo sviluppo umano per le nuove<br />

generazioni.<br />

Dal punto di vista culturale, erano largamente presenti, accanto a valori<br />

di umanità e di religiosità autentici, forme di particolarismo familistico,<br />

di fatalismo e di violenza che rendevano problematica la crescita<br />

sociale e civile. Su questo terreno arcaico ha fatto irruzione la moder-<br />

14 Ib., n. 31.


nità avanzata che, paradossalmente, ha potenziato quegli antichi germi<br />

innestandovi la nuova mentalità, segnata dall’individualismo e dal nichilismo.<br />

L’assorbimento acritico di modelli comportamentali diffusi<br />

dai processi mediatici si è accompagnato al mantenimento di forme tradizionali<br />

di socializzazione, di falsa onorabilità e di omertà diffusa. In<br />

questo modo, una società che non aveva attraversato i processi della modernità<br />

si è trovata a superare tali prospettive senza averle assimilate in<br />

profondità.<br />

Una considerazione specifica merita, in questo contesto, la condizione<br />

femminile. Erede di una storia spesso segnata da sofferenza ed emarginazione,<br />

la donna costituisce per il Sud un’importante risorsa per la<br />

crescita e l’umanizzazione della comunità. Molte però sono le barriere<br />

ancora da superare, sia sul versante culturale che su quello sociale. Sussistono<br />

infatti visioni inaccettabili, come quelle alla base di un certo familismo<br />

o di una svalutazione della maternità e, più di recente, del ruolo<br />

di primo piano che le donne vengono a rivestire nella criminalità organizzata.<br />

Analisi aggiornate attribuiscono inoltre alle donne posizioni<br />

di marcato svantaggio nel superamento della disoccupazione e dell’inattività,<br />

con il risultato di vedersi riconosciuti meno diritti e inferiori opportunità.<br />

Ciononostante, la società meridionale è tuttora fortemente debitrice<br />

nei confronti della donna. Come scrivevamo nel 1989, essa «ha una ‘ministerialità’<br />

sociale straordinaria» 15 . Un insostituibile contributo nella direzione<br />

dell’emancipazione femminile e dello sviluppo collettivo è venuto<br />

in passato e tuttora va attribuito all’associazionismo religioso e alla<br />

preziosa opera svolta dalle donne nella comunità ecclesiale. Il Mezzogiorno<br />

non può fare a meno dell’originale e feconda partecipazione femminile<br />

per un suo sviluppo autentico e inclusivo.<br />

7. Europa e Mediterraneo<br />

In questo processo di incompiuta modernizzazione, il Mezzogiorno –<br />

collocato all’incrocio tra l’Europa e il Mediterraneo – si è trovato fortemente<br />

sollecitato dal già menzionato fenomeno della globalizzazione 16 .<br />

15 Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno, n. 31.<br />

16 Cfr Caritas in veritate, n. 57.<br />

95


96<br />

L’allargamento dell’Unione europea ha posto il Mezzogiorno di fronte<br />

a nuove opportunità ma anche a rischi inediti: da un lato, ha permesso<br />

l’accesso a canali finanziari e commerciali più ampi, dall’altro ha accresciuto<br />

la concorrenza, a causa dell’ingresso massiccio di Stati a basso<br />

reddito medio, più attraenti per le imprese in ragione del minor costo<br />

della manodopera.<br />

Purtroppo i dati statistici mostrano che il Mezzogiorno non coglie<br />

gran parte delle nuove opportunità per una scarsa capacità progettuale,<br />

una ancor più bassa capacità di mandare a effetto i progetti e mantenere<br />

in vita le nuove realizzazioni e, comunque, una radicale fragilità del suo<br />

tessuto sociale, culturale ed economico e, non per ultimo, la frequente<br />

mancanza di sicurezza. Eppure le sue vaste risorse, tuttora non valorizzate,<br />

potrebbero diventare opportunità di sviluppo nel grande mercato<br />

europeo, aprendo maggiori possibilità di sbocco per le imprese meridionali<br />

e promuovendo una nuova centralità geografica del Mediterraneo.<br />

Università e centri di ricerca, come anche imprese ed entità amministrative,<br />

hanno già stabilito in questi anni una serie di rapporti con realtà<br />

rivierasche affini sia europee sia nord-africane, in un confronto di modelli<br />

culturali, sociali ed economici tendenti a costruire una sorta di cittadinanza<br />

“aperta”, che può realizzarsi intorno al comune denominatore<br />

del Mediterraneo.<br />

In questa ottica, esso accentua la centralità del Mezzogiorno per la<br />

movimentazione delle persone e delle merci provenienti dal Medio<br />

Oriente e dagli altri Paesi asiatici. Le nuove potenzialità di sviluppo diventano,<br />

così, occasioni concrete, soprattutto se accresciute dalle necessarie<br />

infrastrutture, anche per innescare effetti moltiplicativi sul territorio<br />

in termini di reddito e di investimenti. Possiamo pertanto considerare<br />

quella del Mediterraneo una vera e propria opzione strategica per il<br />

Mezzogiorno e per tutto il Paese, inserito nel cammino europeo e aperto<br />

al mondo globalizzato.<br />

8. Per un federalismo solidale<br />

«Il principio di sussidiarietà va mantenuto strettamente connesso con il<br />

principio di solidarietà e viceversa, perché se la sussidiarietà senza la solidarietà<br />

scade nel particolarismo sociale, è altrettanto vero che la solidarietà


senza la sussidiarietà scade nell’assistenzialismo» 17 . La prospettiva di riarticolare<br />

l’assetto del Paese in senso federale costituirebbe una sconfitta per<br />

tutti, se il federalismo accentuasse la distanza tra le diverse parti d’Italia. Potrebbe<br />

invece rappresentare un passo verso una democrazia sostanziale, se<br />

riuscisse a contemperare il riconoscimento al merito di chi opera con dedizione<br />

e correttezza all’interno di un “gioco di squadra”. Un tale federalismo,<br />

solidale, realistico e unitario, rafforzerebbe l’unità del Paese, rinnovando il<br />

modo di concorrervi da parte delle diverse realtà regionali, nella consapevolezza<br />

dell’interdipendenza crescente in un mondo globalizzato. Ci è congeniale<br />

considerarlo come una modalità istituzionale atta a realizzare una più<br />

moderna organizzazione e ripartizione dei poteri e delle risorse, secondo la<br />

sempre valida visione regionalistica di don Luigi Sturzo e di Aldo Moro.<br />

Un sano federalismo, a sua volta, rappresenterebbe una sfida per il<br />

Mezzogiorno e potrebbe risolversi a suo vantaggio, se riuscisse a stimolare<br />

una spinta virtuosa nel bonificare il sistema dei rapporti sociali, soprattutto<br />

attraverso l’azione dei governi regionali e municipali, nel rendersi<br />

direttamente responsabili della qualità dei servizi erogati ai cittadini,<br />

agendo sulla gestione della leva fiscale. Tuttavia, la corretta applicazione<br />

del federalismo fiscale non sarà sufficiente a porre rimedio al divario<br />

nel livello dei redditi, nell’occupazione, nelle dotazioni produttive,<br />

infrastrutturali e civili. Sul piano nazionale, sarà necessario un sistema<br />

integrato di investimenti pubblici e privati, con un’attenzione verso le<br />

infrastrutture, la lotta alla criminalità e l’integrazione sociale. L’impegno<br />

dello Stato deve rimanere intatto nei confronti dei diritti fondamentali<br />

delle persone, perequando le risorse, per evitare che si creino di fatto diritti<br />

di cittadinanza differenziati a seconda dell’appartenenza regionale.<br />

In questo senso, l’imminente ricorrenza del centocinquantesimo anniversario<br />

dell’unità nazionale ci ricorda che la solidarietà, unita alla<br />

sussidiarietà, è una grande ricchezza per tutti gli italiani, oltre che un beneficio<br />

e un valore per l’intera Europa 18 . Proprio per non perpetuare un<br />

approccio assistenzialistico alle difficoltà del Meridione, occorre promuovere<br />

la necessaria solidarietà nazionale e lo scambio di uomini, idee<br />

e risorse tra le diverse parti del Paese. Un Mezzogiorno umiliato impoverisce<br />

e rende più piccola tutta l’Italia.<br />

17 Ib., n. 58.<br />

18 Cfr Giovanni Paolo II, Discorso al Parlamento italiano in seduta pubblica comune,<br />

14 novembre 2002.<br />

97


98<br />

9. Una piaga profonda: la criminalità organizzata<br />

Libertà e verità, e dunque giustizia e moralità, sono tra le condizioni<br />

necessarie di una vera democrazia, fondata sull’affermazione della dignità<br />

della persona e della soggettività della società civile 19 . Non è possibile<br />

mobilitare il Mezzogiorno senza che esso si liberi da quelle catene<br />

che non gli permettono di sprigionare le proprie energie. Torniamo, perciò,<br />

a condannare con forza una delle sue piaghe più profonde e durature<br />

– un vero e proprio «cancro» 20 , come lo definivamo già nel 1989, una<br />

«tessitura malefica che avvolge e schiavizza la dignità della persona» 21<br />

−, ossia la criminalità organizzata, rappresentata soprattutto dalle mafie<br />

che avvelenano la vita sociale, pervertono la mente e il cuore di tanti giovani,<br />

soffocano l’economia, deformano il volto autentico del Sud.<br />

La criminalità organizzata non può e non deve dettare i tempi e i ritmi<br />

dell’economia e della politica meridionali, diventando il luogo privilegiato<br />

di ogni tipo di intermediazione e mettendo in crisi il sistema democratico<br />

del Paese, perché il controllo malavitoso del territorio porta<br />

di fatto a una forte limitazione, se non addirittura all’esautoramento,<br />

dell’autorità dello Stato e degli enti pubblici, favorendo l’incremento<br />

della corruzione, della collusione e della concussione, alterando il mercato<br />

del lavoro, manipolando gli appalti, interferendo nelle scelte urbanistiche<br />

e nel sistema delle autorizzazioni e concessioni, contaminando<br />

così l’intero territorio nazionale.<br />

«La mafia sta prepotentemente rialzando la testa», hanno denunciato<br />

i Vescovi della Calabria. «Di fronte a questo pericolo, si sta purtroppo<br />

abbassando l’attenzione. Il male viene ingoiato. Non si reagisce. La<br />

società civile fa fatica a scuotersi. Chiaro per tutti il giogo che ci opprime.<br />

Le analisi sono lucide ma non efficaci. Si è consapevoli ma non<br />

protagonisti» 22 .<br />

In questi ultimi vent’anni le organizzazioni mafiose, che hanno messo<br />

radici in tutto il territorio italiano, hanno sviluppato attività economi-<br />

19 Cfr Centesimus annus, nn. 46-47.<br />

20 Cfr Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno, n. 14.<br />

21 Giovanni Paolo II, Incontro con i giovani nello stadio San Paolo, Napoli, 10 novembre<br />

1990, n. 3.<br />

22 Conferenza Episcopale Calabrese, Lettera alle nostre Chiese di Calabria nel<br />

fascino dei nostri santi meridionali, 13 febbraio 2005.


che, mutuando tecniche e metodi del capitalismo più avanzato, mantenendo<br />

al contempo ben collaudate forme arcaiche e violente di controllo<br />

sul territorio e sulla società. Non va ignorato, purtroppo, che è ancora<br />

presente una cultura che consente loro di rigenerarsi anche dopo le sconfitte<br />

inflitte dallo Stato attraverso l’azione delle forze dell’ordine e della<br />

magistratura. C’è bisogno di un preciso intervento educativo, sin dai<br />

primi anni di età, per evitare che il mafioso sia visto come un modello da<br />

imitare.<br />

L’economia illegale, peraltro, non si identifica totalmente con il fenomeno<br />

mafioso, essendo purtroppo diffuse attività illecite non sempre<br />

collegate alle organizzazioni criminali, ma ugualmente deleterie (usura,<br />

estorsione, evasione fiscale, lavoro nero…). Ciò rivela una carenza di<br />

senso civico, che compromette sia la qualità della convivenza sociale sia<br />

quella della vita politica e istituzionale, arrecando anche in questo caso<br />

un grave pregiudizio allo sviluppo economico, sociale e culturale.<br />

In questa situazione, la Chiesa è giunta a pronunciare, nei confronti<br />

della malavita organizzata, parole propriamente cristiane e tipicamente<br />

evangeliche, come “peccato”, “conversione”, “pentimento”, “diritto e<br />

giudizio di Dio”, “martirio”, le sole che le permettono di offrire un contributo<br />

specifico alla formazione di una rinnovata coscienza cristiana e<br />

civile.<br />

Queste parole sono state proferite con singolare veemenza da Giovanni<br />

Paolo II il 9 maggio 1993, nella Valle dei Templi, presso Agrigento<br />

e – mostrando una straordinaria forza profetica – sono state capaci di<br />

dare visibilità alla testimonianza di quanti hanno fatto, in questi ultimi<br />

vent’anni, della resistenza alla mafia il crocevia – spesso bagnato di sangue<br />

– del loro anelito alla giustizia e alla santità. Anche il Santo Padre<br />

Benedetto XVI ha rivolto, in occasione della 43ª Giornata Mondiale della<br />

Pace, un forte appello «alle coscienze di quanti fanno parte di gruppi<br />

armati di qualunque tipo. A tutti e a ciascuno dico: fermatevi, riflettete,<br />

e abbandonate la via della violenza! Sul momento, questo passo potrà<br />

sembrarvi impossibile, ma, se avrete il coraggio di compierlo, Dio vi<br />

aiuterà, e sentirete tornare nei vostri cuori la gioia della pace, che forse<br />

da tempo avete dimenticata» 23 .<br />

23 Angelus, 1° gennaio <strong>2010</strong>. Nella Nota pastorale Nuova evangelizzazione e pastorale,<br />

pubblicata nell’aprile 1994, la Conferenza episcopale siciliana affermava: «La<br />

mafia appartiene, senza possibilità di eccezioni, al regno del peccato e fa dei suoi<br />

99


100<br />

Vogliamo ricordare i numerosi testimoni immolatisi a causa della<br />

giustizia: magistrati, forze dell’ordine, politici, sindacalisti, imprenditori<br />

e giornalisti, uomini e donne di ogni categoria. Le comunità cristiane<br />

del Sud hanno visto emergere luminose testimonianze, come quella di<br />

don Pino Puglisi, di don Giuseppe Diana e del giudice Rosario Livatino,<br />

i quali – ribellandosi alla prepotenza della malavita organizzata – hanno<br />

vissuto la loro lotta in termini specificamente cristiani: armando, cioè, il<br />

loro animo di eroico coraggio per non arrendersi al male, ma pure consegnandosi<br />

con tutto il cuore a Dio.<br />

Riflettendo sulla loro testimonianza, si può comprendere che, in un<br />

contesto come quello meridionale, le mafie sono la configurazione più<br />

drammatica del “male” e del “peccato”. In questa prospettiva, non possono<br />

essere semplicisticamente interpretate come espressione di una religiosità<br />

distorta, ma come una forma brutale e devastante di rifiuto di<br />

Dio e di fraintendimento della vera religione: le mafie sono strutture di<br />

peccato 24 . Solo la decisione di convertirsi e di rifiutare una mentalità mafiosa<br />

permette di uscirne veramente e, se necessario, subire violenza e<br />

immolarsi.<br />

Si deve riconoscere che le Chiese debbono ancora recepire sino in<br />

fondo la lezione profetica di Giovanni Paolo II e l’esempio dei testimoni<br />

morti per la giustizia. Tanti sembrano cedere alla tentazione di non parlare<br />

più del problema o di limitarsi a parlarne come di un male antico e<br />

invincibile. La testimonianza di quanti hanno sacrificato la vita nella lotta<br />

o nella resistenza alla malavita organizzata rischia così di rimanere un<br />

esempio isolato. Solo l’annuncio evangelico di pentimento e di conversione,<br />

in riferimento al peccato-mafia, è veramente la buona notizia di<br />

Cristo (cfr Mc 1, 15), che non può limitarsi alla denuncia, perché è costitutivamente<br />

destinato a incarnarsi nella vita del credente.<br />

operatori altrettanti operai del maligno. Per questa ragione, tutti coloro che in qualsiasi<br />

modo deliberatamente fanno parte della mafia e ad essa aderiscono o pongono<br />

atti di connivenza con essa debbono sapere di essere e di vivere in insanabile opposizione<br />

al Vangelo di Gesù Cristo e, per conseguenza, di essere fuori dalla comunione<br />

della sua Chiesa» (n. 12).<br />

24 Cfr Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Reconciliatio et paenitentia, 2 dicembre<br />

1984, n. 16.


10. Povertà, disoccupazione, emigrazione<br />

La Chiesa in Italia continua a spendersi di fronte alle emergenze rappresentate<br />

dalla povertà, dalla disoccupazione e dall’emigrazione interna.<br />

Accanto alla risposta diretta della carità, non minore attenzione merita<br />

la via istituzionale della ricerca del bene comune, inteso come «esigenza<br />

di giustizia e di carità. Impegnarsi per il bene comune è prendersi<br />

cura, da una parte, e avvalersi, dall’altra, di quel complesso di istituzioni<br />

che strutturano giuridicamente, civilmente, politicamente, culturalmente<br />

il vivere sociale, che in tal modo prende forma di pólis, di città» 25 . La povertà<br />

è un fenomeno generale complesso e multidimensionale, che tocca<br />

aree dell’intero Paese. I dati negativi si concentrano però nelle regioni del<br />

Mezzogiorno, caratterizzate dalla presenza di molte famiglie monoreddito,<br />

con un alto numero di componenti a carico, con scarse relazioni sociali<br />

ed elevati tassi di disoccupazione. Questa situazione è favorita dalla<br />

bassa crescita economica e da una stagnante domanda di lavoro, che a loro<br />

volta provocano nuove povertà e accentuano il disagio sociale.<br />

La disoccupazione tocca in modo preoccupante i giovani e si riflette<br />

pesantemente sulla famiglia, cellula fondamentale della società. Non<br />

è facile individuare quali possano essere le migliori politiche del lavoro<br />

da realizzare nel Mezzogiorno: certamente, però, si deve onorare il principio<br />

di “sussidiarietà” e puntare sulla formazione professionale. I giovani<br />

del Meridione non devono sentirsi condannati a una perenne precarietà<br />

che ne penalizza la crescita umana e lavorativa.<br />

La disoccupazione non è frenata o alleggerita dal lavoro sommerso,<br />

che non è certo un sano ammortizzatore sociale e sconta talune palesi ingiustizie<br />

intrinseche (assenza di obblighi contrattuali e di contribuzioni<br />

assicurative, sfruttamento, controllo da parte della criminalità, ecc.).<br />

Il problema del lavoro, soprattutto giovanile, è attraversato da una “zona<br />

grigia” che si dibatte tra il non lavoro, il “lavoro nero” e quello precario;<br />

ciò causa delusione e frustrazione e allontana ancora di più il mercato<br />

del lavoro del Sud dagli standard delle altre aree europee.<br />

Il flusso migratorio dei giovani, soprattutto fra i venti e i trentacinque<br />

anni, verso il Centro-Nord e l’estero, è la risultante delle emergenze sopra<br />

accennate. Oggi sono anzitutto figure professionali di livello medio-<br />

25 Caritas in veritate, n. 7.<br />

101


102<br />

alto a costituire la principale categoria dei nuovi emigranti. Questo cambia<br />

i connotati della società meridionale, privandola delle risorse più importanti<br />

e provocando un generale depauperamento di professionalità e<br />

competenze, soprattutto nei campi della sanità, della scuola, dell’impresa<br />

e dell’impegno politico.<br />

Anche le comunità ecclesiali subiscono gli effetti negativi di tale fenomeno,<br />

sperimentando al loro interno inedite difficoltà pastorali che<br />

pregiudicano considerevolmente la trasmissione della fede alle nuove<br />

generazioni.<br />

II. PER COLTIVARE LA SPERANZA<br />

11. Un nuovo protagonismo della società civile e della comunità ecclesiale<br />

Il decennio successivo al 1989 è stato caratterizzato nelle regioni meridionali<br />

da un tasso di crescita che ha fatto sperare, anche se per poco,<br />

in una riduzione del divario con il resto dell’Italia. Tale tendenza positiva<br />

è stata parallela a una crescita della società civile, maggiormente consapevole<br />

di poter cambiare gradualmente una mentalità e una situazione<br />

da troppo tempo consolidate. Le coscienze dei giovani, che rappresentano<br />

una porzione significativa della popolazione del Mezzogiorno, possono<br />

muoversi con più slancio, perché meno disilluse, più coraggiose nel contrastare<br />

la criminalità e l’ingiustizia diffusa, più aperte a un futuro diverso.<br />

Sono soprattutto i giovani, infatti, ad aver ritrovato il gusto dell’associazionismo<br />

– tuttora particolarmente vivace in queste regioni –, dando<br />

vita a esperienze di volontariato e a reti di solidarietà, non volendo più<br />

sentirsi vittime della rassegnazione, della violenza e dello sfruttamento.<br />

Per questo sono scesi in piazza per gridare che il Mezzogiorno non è<br />

tutto mafia o un luogo senza speranza. I loro sono volti nuovi di uomini<br />

e donne che si espongono in prima persona, lavorano con rinnovata forza<br />

morale al riscatto della propria terra, lottano per vincere l’amarezza<br />

dell’emigrazione, per debellare il degrado di tanti quartieri delle periferie<br />

cittadine e sconfiggere la sfiducia che induce a rinviare nel tempo la<br />

formazione di una nuova famiglia. Sono volti non rassegnati, ma coraggiosi<br />

e forti, determinati a resistere e ad andare avanti.


In questo impegno di promozione umana e di educazione alla speranza<br />

si è costantemente spesa la parte migliore della Chiesa nel Sud, che<br />

non si è solo allineata con la società civile più coraggiosa, rigettando e<br />

stigmatizzando ogni forma di illegalità mafiosa, ma soprattutto si è presentata<br />

come testimone credibile della verità e luogo sicuro dove educare<br />

alla speranza per una convivenza civile più giusta e serena 26 . Le Chiese<br />

hanno fatto sorgere e accompagnato esperienze di rinnovamento pastorale<br />

e di mobilitazione morale, che hanno coinvolto numerosi laici e<br />

tante aggregazioni laicali, sia tradizionali sia di recente creazione, come<br />

le associazioni antiusura e antiracket. Espressione di tale vitalità è anche<br />

la fecondità di vocazioni alla vita consacrata e al ministero ordinato che<br />

esse conoscono pure in questo tempo.<br />

Così la Chiesa accoglie e ripropone con coraggio l’annuncio del Vangelo.<br />

Esso è veramente la buona notizia per chi è povero, umiliato, escluso<br />

e nello stesso tempo suona come monito ai superbi e ai prepotenti. È<br />

in forza di questo annuncio che il buon seme di Cristo, per vie tutte sue,<br />

comincia a germogliare e a portare frutto (cfr Mc 4, 26-27) anche nelle<br />

terre del Sud. Quando la Chiesa e i singoli cristiani agiscono per svegliare<br />

dallo stato di torpore (cfr Sal 49, 21) e dal rilassamento morale, che<br />

procura l’indurimento del cuore e la perdita del santo timore di Dio (cfr<br />

Is 63, 17), dando voce a chi non ha voce, allora testimoniano la stessa<br />

opera di speranza compiuta dai profeti e da Cristo Signore, venuto anzitutto<br />

a salvare «le pecore perdute della casa d’Israele» (Mt 15, 24).<br />

La comunità ecclesiale, guidata dai suoi pastori, riconosce e accompagna<br />

l’impegno di quanti combattono in prima linea per la giustizia<br />

sulle orme del Vangelo e operano per far sorgere «una nuova generazione<br />

di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore<br />

morale soluzioni di sviluppo sostenibile» 27 . Bisogna dunque favorire<br />

26 «Come non riconoscere che la gente del meridione, in tanti suoi esponenti, viene da<br />

tempo riproponendo le ragioni di una cultura della moralità, della legalità, della solidarietà,<br />

che sta progressivamente scalzando alla radice la mala pianta della criminalità<br />

organizzata? Io non posso non ripetere, a questo proposito, il grido che mi è<br />

uscito dal cuore ad Agrigento, nella Valle dei Templi: “‘Non uccidere’. Nessun uomo,<br />

nessuna associazione umana, nessuna mafia può cambiare e calpestare il diritto<br />

alla vita, questo diritto santissimo di Dio”» (Giovanni Paolo II, Discorso al III<br />

Convegno Ecclesiale Nazionale, Palermo, 23 novembre 1995, n. 5).<br />

27 Benedetto XVI, Omelia nella Celebrazione eucaristica sul sagrato del Santuario<br />

di Nostra Signora di Bonaria, Cagliari, 7 settembre 2008.<br />

103


104<br />

in tutti i modi nuove forme di partecipazione e di cittadinanza attiva, aiutando<br />

i giovani ad abbracciare la politica, intesa come servizio al bene<br />

comune ed espressione più alta della carità sociale 28 .<br />

12. Un esempio: il Progetto Policoro<br />

Tra i segnali concreti di rinnovamento e di speranza che hanno per<br />

protagonisti i giovani, vogliamo citare in particolare per tutti il “Progetto<br />

Policoro” 29 , avviato dall’incontro dei rappresentanti delle diocesi di<br />

Calabria, Basilicata e Puglia, a cui si unirono successivamente le diocesi<br />

di Campania, Sicilia, Abruzzo-Molise e Sardegna, con l’intento di affrontare<br />

il problema della disoccupazione giovanile, attivando iniziative<br />

di formazione a una nuova cultura del lavoro, promuovendo e sostenendo<br />

l’imprenditorialità giovanile e costruendo rapporti di reciprocità<br />

e sostegno tra le Chiese del Nord e quelle del Sud, potendo contare sulla<br />

fattiva collaborazione di aggregazioni laicali che si ispirano all’insegnamento<br />

sociale della Chiesa.<br />

Il “Progetto Policoro” costituisce una nuova forma di solidarietà e<br />

condivisione, che cerca di contrastare la disoccupazione, l’usura, lo<br />

sfruttamento minorile e il “lavoro nero”. I suoi esiti sono incoraggianti<br />

per il numero di diocesi coinvolte e di imprese sorte, per lo più cooperative,<br />

alcune delle quali lavorano con terreni e beni sottratti alla mafia.<br />

Il Progetto rappresenta uno spazio di evangelizzazione, formazione<br />

e promozione umana per sperimentare soluzioni inedite al problema della<br />

disoccupazione. Così le nostre comunità ecclesiali investono sulle capacità<br />

dei giovani di promuovere un autentico sviluppo e di dare una testimonianza<br />

cristiana caratterizzata dalla solidarietà e dal rispetto della<br />

legalità. Esso ha una finalità essenzialmente educativa: ha reso possibile<br />

la formazione di animatori di comunità e ha promosso iniziative di<br />

scambio e forme di reciprocità. Come tale, costituisce un modello e uno<br />

stimolo a promuovere iniziative analoghe.<br />

28 Cfr Compendio della dottrina sociale della Chiesa, n. 581.<br />

29 Nato all’indomani del Convegno Ecclesiale di Palermo su iniziativa di mons. Mario<br />

Operti, allora Direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro,<br />

con il coinvolgimento del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile e di Caritas<br />

Italiana. Il primo incontro si svolse a Policoro (MT) il 14 dicembre 1995.


Del resto, non mancano certo esperienze di carattere locale e non solo<br />

in ambito lavorativo, suscitate e sostenute dalle Caritas diocesane, nella<br />

forma di organizzazioni di volontariato e di centri di accoglienza per<br />

immigrati.<br />

13. Da un Sud differenziato un impegno unitario<br />

L’ultimo decennio del secolo passato ha visto sorgere in talune aree<br />

del Sud imprese efficienti, distretti industriali funzionanti, microimprenditorialità<br />

diffuse, agricoltura specializzata. Purtroppo tale periodo<br />

rischia di rappresentare solo una parentesi, se non si interviene anche<br />

con infrastrutture, servizi e istituzioni adeguate.<br />

Giova ricordare che il Mezzogiorno, dal punto di vista socio-economico,<br />

non è una realtà uniforme. Senza enfatizzare le differenze fra le diverse<br />

aree, bisogna riconoscere che si sono man mano create nel tempo<br />

condizioni per uno sviluppo diversificato, anche se i problemi e le emergenze<br />

comuni consentono ancora di parlare in maniera unitaria di Mezzogiorno.<br />

Perciò le regioni meridionali devono saper trovare una unità<br />

strategica, coordinandosi di fronte alle esigenze sociali in vista di una<br />

politica economica che porti effettivamente alla crescita.<br />

Non bisogna perdere di vista, in tal senso, ciò che di buono è stato fatto<br />

in questi anni, assicurando un intreccio, spesso virtuoso, tra intervento<br />

pubblico e iniziativa privata, tenendo conto anche delle mutate condizioni<br />

del contesto internazionale con l’allargamento dell’Unione europea<br />

e l’entrata sul mercato mondiale di nuovi protagonisti. Il Mezzogiorno<br />

può trovare una sua nuova centralità in primo luogo per la ricchezza<br />

di risorse umane inutilizzate e per la possibilità concreta di specializzare<br />

produttivamente il territorio. Solo così sarà possibile riscoprire<br />

e valorizzare le risorse tipiche del Meridione: la bellezza dell’ambiente<br />

naturale, il territorio e l’agricoltura, insieme al patrimonio culturale,<br />

di cui una parte rilevante è espressione della tradizione cristiana, senza<br />

trascurare quel tratto umano che caratterizza il clima di accoglienza e<br />

solidarietà proprio delle genti del Sud 30 .<br />

30 Già il documento del 1989 annoverava tra le caratteristiche dell’antropologia meridionale<br />

un’etica del lavoro, inteso come «fatica», sacrificio, ricerca sofferta di un<br />

posto di lavoro anche all’estero, l’amore alla vita e il culto dell’amicizia, il gusto<br />

105


106<br />

Non si può omettere un accenno al problema demografico, gravissimo<br />

per tutto il Paese. Il Sud, pur in mezzo a difficoltà economiche, continua,<br />

per ora, ad avere un tasso di natalità superiore alla media nazionale.<br />

Questa preziosa risorsa esprime fiducia verso il futuro ed è la prima<br />

concreta attuazione della speranza nell’accoglienza della vita, manifestando<br />

peraltro il legame inscindibile tra condizioni sociali ed economiche<br />

e questione antropologica 31 . È perciò necessario favorire questa linea<br />

di tendenza in tutto il Paese, ma soprattutto al Sud, dove più numerose<br />

sono le giovani donne e più forte il capitale culturale della famiglia.<br />

III. LE RISORSE DELLA RECIPROCITÀ<br />

E LA CURA PER L’EDUCAZIONE<br />

14. La missione pastorale della Chiesa<br />

Le comunità cristiane costituiscono un inestimabile patrimonio e<br />

un fattore di sviluppo e di coesione di cui si avvale l’intero tessuto sociale.<br />

Lo sono in quanto realtà ecclesiali, edificate dalla Parola di Dio,<br />

dall’Eucaristia e dalla comunione fraterna, dedite alla formazione delle<br />

coscienze e alla testimonianza della verità e dell’amore. Fedeli alla loro<br />

identità, costituiscono anche un prezioso tessuto connettivo nel territorio,<br />

un centro nevralgico di progettualità culturale, una scuola di passione<br />

e di dedizione civile.<br />

Nelle comunità cristiane si sperimentano relazioni significative e fraterne,<br />

caratterizzate dall’attenzione all’altro, da un impegno educativo<br />

condiviso, dall’ascolto della Parola e dalla frequenza ai sacramenti. Sono<br />

luoghi «dove le giovani generazioni possono imparare la speranza,<br />

non come utopia, ma come fiducia tenace nella forza del bene. Il bene<br />

vince e, se a volte può apparire sconfitto dalla sopraffazione e dalla furbizia,<br />

in realtà continua ad operare nel silenzio e nella discrezione portando<br />

frutti nel lungo periodo» 32 . Questo è il rinnovamento sociale cri-<br />

della diversità e della pluriformità, il senso della famiglia come centro di affetti, di<br />

fecondità ed espressione di solidarietà, infine una sentita religiosità popolare (cfr<br />

Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno, nn. 10-11).<br />

31 Cfr Caritas in veritate, n. 75.<br />

32 Benedetto XVI, Omelia nella Celebrazione eucaristica sul piazzale del Santuario<br />

di S. Maria de finibus Terrae, S. Maria di Leuca, 14 giugno 2008.


stiano, «basato sulla trasformazione delle coscienze, sulla formazione<br />

morale, sulla preghiera; sì, perché la preghiera dà la forza di credere e<br />

lottare per il bene anche quando umanamente si sarebbe tentati di scoraggiarsi<br />

e di tirarsi indietro» 33 .<br />

È questo il primo, insostituibile apporto che le Chiese nel Sud hanno<br />

da offrire alla società civile: le risorse spirituali, morali e culturali<br />

che germogliano da un rinnovato annuncio del Vangelo e dall’esperienza<br />

cristiana, dalla presenza capillare nel territorio delle parrocchie, delle<br />

comunità religiose, delle aggregazioni laicali e specialmente dell’Azione<br />

Cattolica, delle istituzioni educative e di carità, fanno vedere e toccare<br />

l’amore di Dio e la maternità della Chiesa, popolo che cammina nella<br />

storia e punto di riferimento per la gente, di cui condivide giorno dopo<br />

giorno le fatiche e le speranze.<br />

Nell’esperienza delle popolazioni del Mezzogiorno un ruolo importante<br />

svolge la pietà popolare, di cui la Chiesa apprezza il valore, vigilando<br />

nel contempo per ricondurne a purezza di fede le molteplici manifestazioni,<br />

in particolare le feste religiose dei santi patroni. In essa bisogna<br />

riconoscere un patrimonio spirituale che non cessa di alimentare<br />

il senso del vivere di tanti fedeli, infondendo loro coraggio, pazienza,<br />

perseveranza, solidarietà, capacità di resistenza al male e speranza oltre<br />

ogni ostacolo e difficoltà.<br />

Le comunità ecclesiali devono avvertire l’urgenza di testimoniare<br />

questa attesa di novità per una speranza che guardi con fiducia al futuro.<br />

A esse, a cominciare dal tessuto delle parrocchie, è affidata la missione<br />

di curare la qualità della vita spirituale e dell’azione pastorale, promuovendo<br />

forme di condivisione e di scambio che accrescano il senso della<br />

comunione ecclesiale e fermentino la coscienza e la responsabilità in<br />

tutti gli aspetti della vita sociale e civile.<br />

Il cristiano non si rassegna mai alle dinamiche negative della storia:<br />

nutrendo la virtù della speranza, da sempre coltiva la consapevolezza<br />

che il cambiamento è possibile e che, perciò, anche la storia può e deve<br />

convertirsi e progredire.<br />

33 Ib.<br />

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108<br />

15. Condivisione ecclesiale<br />

Nello scambio tra le Chiese va promosso ogni impegno a superare le<br />

chiusure prodotte da inerzie e stanchezze, da una prassi pastorale ripetitiva,<br />

per giovarsi delle reciproche ricchezze, sperimentando la bellezza<br />

di essere Chiese con qualità e beni spirituali differenti, che attendono di<br />

poter donare e ricevere quanto il Signore ha suscitato e fatto crescere in<br />

ciascuna di esse.<br />

D’altra parte, se non saranno per prime le nostre comunità a sentire<br />

il desiderio dello scambio e del mutuo aiuto, come potremo aspettarci<br />

che le disuguaglianze e le distanze siano superate negli altri ambiti della<br />

convivenza nazionale? Al contrario, proprio la forza di questo intreccio<br />

di volontà di condivisione e di arricchimento reciproco sul piano spirituale<br />

e pastorale diventa fermento, motivazione e incoraggiamento perché<br />

tutta la vita sociale, anche nelle sue dimensioni economiche e politiche,<br />

sia spinta verso traguardi sempre più alti di giustizia e di solidarietà.<br />

La Chiesa, che nasce dalla relazione d’amore attuata nello Spirito tra<br />

Gesù e il Padre, vive e si arricchisce nello scambio tra singoli fedeli, comunità<br />

e Chiese sorelle. A partire dalla comunione di fede e di preghiera,<br />

potrà realizzarsi anche in Italia un mutuo scambio di sacerdoti, di diaconi<br />

permanenti e di laici qualificati che, spinti dalla carità, guardano oltre<br />

il proprio campanile e si prendono a cuore le sorti di chi è lontano. Qualcosa<br />

del genere è già in atto, dal momento che, a motivo dell’emigrazione,<br />

forze ecclesiali vive del Meridione si trasferiscono in altre parti del<br />

Paese. Non mancano, in senso inverso, presenze ed esperienze ecclesiali<br />

che affluiscono dal Nord verso il Sud.<br />

Ogni Chiesa custodisce una ricchezza spirituale da condividere con<br />

le altre Chiese del Paese, tutte cariche di esperienze pastorali e capaci di<br />

iniziativa. Grazie alla reciproca interazione, esse potranno rispondere<br />

alle attese del tempo presente, per divenire fermento di una società rinnovata<br />

nella qualità delle persone e nella gestione delle dinamiche comunitarie.<br />

Siamo consapevoli che il patrimonio di fede e di comunione ecclesiale<br />

è in vari modi minacciato da processi culturali e sociali di secolarizzazione<br />

e da fenomeni di incremento del pluralismo ideale e religioso. Non<br />

dimentichiamo, nondimeno, che proprio le regioni meridionali attesta-


no ancora largamente un forte radicamento popolare del senso religioso<br />

e cristiano della vita. Le difficoltà del tempo presente possono diventare<br />

un motivo in più per vincere la tentazione dello scoraggiamento, accrescendo<br />

il senso di responsabilità dei credenti.<br />

16. Le sfide culturali<br />

Il problema dello sviluppo del Mezzogiorno non ha solo un carattere<br />

economico, ma rimanda inevitabilmente a una dimensione più profonda,<br />

che è di carattere etico, culturale e antropologico: ogni riduzione<br />

economicistica – specie se intesa unicamente come ‘politica delle opere<br />

pubbliche’ – si è rivelata e si rivelerà sbagliata e perdente, se non perfino<br />

dannosa.<br />

Cultura del bene comune, della cittadinanza, del diritto, della buona<br />

amministrazione e della sana impresa nel rifiuto dell’illegalità: sono<br />

i capisaldi che attendono di essere sostenuti e promossi all’interno di un<br />

grande progetto educativo. La Chiesa deve alimentare costantemente le<br />

risorse umane e spirituali da investire in tale cultura per promuovere il<br />

ruolo attivo dei credenti nella società. Infatti «per la Chiesa il messaggio<br />

sociale del Vangelo non deve essere considerato una teoria, ma prima di<br />

tutto un fondamento e una motivazione per l’azione» 34 .<br />

Ai fedeli laici, in particolare, è affidata una missione propria nei diversi<br />

settori dell’agire sociale e nella politica. «Il compito immediato di<br />

agire in ambito politico per costruire un giusto ordine nella società non<br />

è dunque della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici, che operano come<br />

cittadini sotto propria responsabilità: si tratta di un compito della più<br />

grande importanza, al quale i cristiani laici italiani sono chiamati a dedicarsi<br />

con generosità e con coraggio, illuminati dalla fede e dal magistero<br />

della Chiesa e animati dalla carità di Cristo» 35 .<br />

In una prospettiva di impegno per il cambiamento, soprattutto i giovani<br />

sono chiamati a parlare e testimoniare la libertà nel e del Mezzogiorno.<br />

Non sembri un paradosso evocare il bisogno di riappropriarsi<br />

della libertà e della parola in una società democratica, ma i giovani del<br />

34 Centesimus annus, n. 57.<br />

35 Benedetto XVI, Discorso al IV Convegno Ecclesiale Nazionale, Verona, 19 otto-<br />

bre 2006.<br />

109


110<br />

Sud sanno bene che cosa significhino omertà, favori illegali consolidati,<br />

gruppi di pressione criminale, territori controllati, paure diffuse, itinerari<br />

privilegiati e protetti. Ma sanno anche che le idee, quando sono forti<br />

e vengono accompagnate da un cambiamento di mentalità e di cultura,<br />

possono vincere i fantasmi della paura e della rassegnazione e favorire<br />

una maturazione collettiva. Essi possono contribuire ad abbattere i tanti<br />

condizionamenti presenti nella società civile.<br />

L’esigenza di investire in legalità e fiducia sollecita un’azione pastorale<br />

che miri a cancellare la divaricazione tra pratica religiosa e vita civile<br />

e spinga a una conoscenza più approfondita dell’insegnamento sociale<br />

della Chiesa, che aiuti a coniugare l’annuncio del Vangelo con la testimonianza<br />

delle opere di giustizia e di solidarietà.<br />

«La maggiore forza a servizio dello sviluppo è un umanesimo<br />

cristiano» 36 . Per questa ragione, rivendichiamo alla dimensione educativa,<br />

umana e religiosa, un ruolo primario nella crescita del Mezzogiorno:<br />

uno sviluppo autentico e integrale ha nell’educazione le sue fondamenta<br />

più solide, perché assicura il senso di responsabilità e l’efficacia<br />

dell’agire, cioè i requisiti essenziali del gusto e della capacità di intrapresa.<br />

I veri attori dello sviluppo non sono i mezzi economici, ma le<br />

persone. E le persone, come tali, vanno educate e formate: «lo sviluppo<br />

è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini<br />

politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene<br />

comune» 37 .<br />

17. La questione educativa, priorità ineludibile<br />

Sin dal 1996 i Vescovi siciliani hanno additato la sfida educativa come<br />

la più decisiva per lo sviluppo integrale del Sud 38 . Essi hanno spiegato<br />

chiaramente che le metamorfosi sociali ed economiche che si sono attuate<br />

anche nel Mezzogiorno hanno reso sempre più incerto sia il senso<br />

36 Caritas in veritate, n. 78.<br />

37 Ib., n. 71.<br />

38 Conferenza Episcopale Siciliana, «Finché non sorga come stella la sua giustizia».<br />

Riflessione dei Vescovi di Sicilia nel 50° anniversario dello Statuto della Regione<br />

Siciliana, 15 maggio 1996.


della socialità sia quello della legalità. Il deficit di senso della socialità<br />

«ha prodotto tendenze egoistiche, gonfiando il catalogo dei diritti e delle<br />

pretese dei singoli, esaltando l’individualismo, lasciando in ombra i<br />

doveri, le relazioni, le responsabilità» 39 . L’indebolimento del senso di legalità,<br />

poi, «ha prodotto un inquinamento esteso e profondo che investe<br />

non soltanto la devianza penale, ma la stessa cultura delle regole di una<br />

convivenza ordinata» 40 . Questa analisi rimane tuttora valida, così come<br />

la proposta di rilanciare un serio e vigoroso processo educativo, destinato<br />

specialmente ai giovani, perché siano formati a dare un contributo<br />

qualificato alla società.<br />

Di fatto è nel campo dell’educazione delle giovani generazioni, a livello<br />

scolare, ma anche universitario e post-universitario, nonché professionale,<br />

che si riscontra oggi una tendenza al ribasso, che omologa<br />

in negativo tutte le regioni d’Italia. Si deve reagire urgentemente contro<br />

questo progressivo degrado.<br />

Il Mezzogiorno può divenire un laboratorio in cui esercitare un modo<br />

di pensare diverso rispetto ai modelli che i processi di modernizzazione<br />

spesso hanno prodotto, cioè la capacità di guardare al versante invisibile<br />

della realtà e di restare ancorati al risvolto radicale di ciò che conosciamo<br />

e facciamo: al gratuito e persino al grazioso, e non solo all’utile e a<br />

ciò che conviene; al bello e persino al meraviglioso, e non solo al gusto e<br />

a ciò che piace; alla giustizia e persino alla santità, e non solo alla convenienza<br />

e all’opportunità.<br />

Per far maturare questa particolare sensibilità, spirituale e culturale a<br />

un tempo, è necessario impegnarsi in una nuova proposta educativa, rigenerando<br />

e riordinando gli ambiti in cui ci si spende per l’educazione e<br />

la formazione dei giovani. La questione scolastica dev’essere affrontata<br />

come espressione della questione morale e culturale che preoccupa tutti<br />

in Italia e che nel Mezzogiorno raggiunge livelli drammatici.<br />

Una concreta espressione di attenzione pastorale potrebbe consistere<br />

nella definizione di percorsi mirati per i giovani più dotati, in particolare<br />

per quelli che si trasferiscono nel Centro-Nord per continuare gli studi.<br />

Quest’azione dovrebbe coinvolgere anche le autorità civili, come forma<br />

di investimento per disporre domani di una classe dirigente adeguatamente<br />

preparata, valorizzando tutte le risorse nazionali ed europee. Un<br />

39 Ib., n. 14.<br />

40 Ib.<br />

111


112<br />

ruolo educativo particolare riveste la famiglia e, al suo interno, in particolare<br />

la presenza tradizionale e ricca di sapienza della donna.<br />

A maggior ragione ci sentiamo provocati dalla sfida educativa sul<br />

versante intraecclesiale della catechesi. Questa pure, nelle parrocchie e<br />

in ogni realtà associativa, va ripensata e rinnovata. Essa dev’essere dotata<br />

il più possibile di una efficacia performativa: non può, cioè, limitarsi a<br />

essere scuola di dottrina, ma deve diventare occasione d’incontro con la<br />

persona di Cristo e laboratorio in cui si fa esperienza del mistero ecclesiale,<br />

dove Dio trasforma le nostre relazioni e ci forma alla testimonianza<br />

evangelica di fronte e in mezzo al mondo. Da essa dipende non soltanto<br />

la corretta ed efficace trasmissione della fede alle nuove generazioni,<br />

ma anche lo stimolo a curare e maturare una qualità alta della vita<br />

credente negli adolescenti e nei giovani.<br />

In questo quadro trova spazio l’esigenza di ripensare e di rilanciare le<br />

scuole di formazione sociale e politica, come pure le iniziative di formazione<br />

comunitaria intensiva.<br />

18. Alla scuola dei testimoni<br />

Nello svolgimento della nostra missione educativa, un ruolo di prima<br />

grandezza è svolto dall’insegnamento e dalla testimonianza dei santi,<br />

che sono «come una parola di Dio» incarnata, rivolta a noi qui e ora 41 .<br />

Accanto a loro, rifulgono non poche grandi personalità spirituali, rappresentative<br />

anche ai nostri giorni della Chiesa del Mezzogiorno.<br />

Fra queste, abbiamo già ricordato don Pino Puglisi, prete palermitano,<br />

parroco nel quartiere Brancaccio, dove fu ucciso dalla mafia il 15 settembre<br />

1993. Egli seppe magistralmente coniugare, soprattutto nell’impegno<br />

educativo tra i giovani, le due istanze fondamentali dell’evangelizzazione<br />

e della promozione umana 42 , che configurano l’orizzonte di<br />

quell’umanesimo integrale, che trova nell’Eucaristia origine e compimento.<br />

Dalla vicenda “eucaristica” di don Puglisi, come di chiunque ha reso<br />

testimonianza a Cristo fino al dono della propria vita, si può ricavare,<br />

appunto, la consapevolezza credente che pane e Vangelo non possono<br />

essere disgiunti né nelle attese della nostra gente, né nella volontà di<br />

41 Cfr Lumen gentium, n. 50b.<br />

42 Cfr Paolo VI, Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, 8 dicembre 1975, n. 31.


Dio. Il pane dà l’idea della quotidianità nel sostentamento di ciascuno:<br />

è simbolo della possibilità di vivere, a volte di sopravvivere, che invochiamo<br />

ogni giorno nella preghiera che Cristo ci ha consegnato (cfr Lc<br />

11, 3). Il Vangelo ci è donato e spiegato da colui che lo ha annunciato<br />

per primo, con la sua stessa Pasqua, come un granello di senapa (cfr Mc<br />

4, 30-32), come un pizzico di sale (cfr Mt 5, 13), come un frammento di<br />

lievito (cfr Mt 13, 33), come un chicco di frumento che marcisce per poi<br />

germogliare tra le zolle di un terreno altrimenti destinato a restare sterile<br />

(cfr Gv 12, 24): cioè come appello esigente all’umile ma coraggioso<br />

dono di sé. Don Pino Puglisi lo sapeva e lo insegnava ai giovani che partecipavano<br />

agli incontri e ai campi vocazionali da lui organizzati per la<br />

diocesi di Palermo, come pure ai ragazzi della sua parrocchia.<br />

Si può ben dire ai giovani del Mezzogiorno che pane e Vangelo non<br />

possono e non devono essere separati: l’impegno sociale di don Puglisi<br />

non può essere separato dalla fede cristiana che lo animò e lo sostenne,<br />

non solo in mezzo a tante difficoltà, ma persino di fronte alla morte violenta<br />

presentita e accettata.<br />

INVITO AL CORAGGIO E ALLA SPERANZA<br />

19. Un invito…<br />

Giunti alla conclusione, noi Vescovi rivolgiamo un invito alla speranza<br />

alle comunità ecclesiali del Paese, in particolare del Mezzogiorno, e a<br />

tutti gli uomini di buona volontà. Contro ogni tentazione di torpore e di<br />

inerzia, abbiamo il dovere di annunciare che i cambiamenti sono possibili.<br />

Non si tratta di ipotizzare scenari politici diversi, quanto, piuttosto,<br />

di sostituire alla logica del potere e del benessere la pratica della condivisione<br />

radicata nella sobrietà e nella solidarietà.<br />

Proprio per dare ragione della speranza che ci guida, noi, Pastori del<br />

gregge di Cristo, ci siamo fatti carico di una valutazione della situazione<br />

sociale ed ecclesiale che caratterizza oggi, tra luci e ombre, la condizione<br />

delle genti del Sud. La consolazione che ci viene dalle Scritture (cfr<br />

Rm 15, 4) e la consapevolezza di essere Chiesa ci donano, nonostante<br />

tutto, uno sguardo fiducioso, perché siamo certi che Dio ha a cuore progetti<br />

di vita e di crescita per tutti. Sappiamo anche che l’amore di Cri-<br />

113


114<br />

sto ci spinge a ricercare il bene comune, nel rispetto della dignità di ogni<br />

persona, senza cedere a paure ed egoismi che alimentano miopi interessi<br />

di parte e mortificano la nostra tradizione solidaristica.<br />

Vorremmo consegnarvi quel tesoro di speranza e di carità che è già<br />

all’opera per la potenza dello Spirito nelle nostre Chiese, contrassegnate<br />

da una ricchezza di umanità e di ingegno, cui deve corrispondere una<br />

rinnovata volontà di dedizione e un più convinto impegno. Sono risorse<br />

preziose, che stenteranno a sprigionarsi fino a quando gli uomini e le<br />

donne del Sud non comprenderanno che non possono attendere da altri<br />

ciò che dipende da loro e che va contrastata ogni forma di rassegnazione<br />

e fatalismo. Una mentalità inoperosa e rinunciataria può rivelarsi un<br />

ostacolo insormontabile allo sviluppo, più dannoso della mancanza di<br />

risorse economiche e di strutture adeguate.<br />

Per le comunità cristiane e per i singoli fedeli un atteggiamento costruttivo<br />

rappresenta lo spazio spirituale entro cui progettare e attivare<br />

ogni iniziativa pastorale per crescere nella speranza. Svelare la verità<br />

di un disordine abilmente celato e saturo di complicità, far conoscere<br />

la sofferenza degli emarginati e degli indifesi, annunciando ai poveri,<br />

in nome di Dio e della sua giustizia, che un mutamento è possibile, è<br />

uno stile profetico che educa a sperare. Occorre però che il senso cristiano<br />

della vita diventi fermento e anima di una società riscattata da ritardi<br />

e ingiustizie, capace di stare al passo del cammino economico, sociale e<br />

culturale del Paese intero.<br />

Ci rivolgiamo, perciò, alle comunità ecclesiali italiane, affinché accrescano<br />

la coscienza condivisa della responsabilità di tutti nei confronti<br />

di ciascuno e di ciascuno nei confronti di tutti. Consapevoli che la pratica<br />

della solidarietà, lungi dall’impoverire, arricchisce e moltiplica, dobbiamo<br />

adoperarci perché chi è rimasto indietro si adegui al passo degli<br />

altri. Il nostro non è un ottimismo di facciata, ma una speranza radicata<br />

nel segno sacramentale dell’Eucaristia. La predicazione profetica di Gesù<br />

suscitava stupore perché annunciava un’esistenza degna, diversa, rinnovata,<br />

una moralità più giusta e praticabile, attivando energie altrimenti<br />

trascurate e sprecate, innescando l’attesa di una trasformazione possibile.


20. …e un appello<br />

Ecco allora il nostro appello: bisogna osare il coraggio della speranza!<br />

Vorremmo congedarci da voi incoraggiandovi a uno a uno, carissimi,<br />

con le stesse esortazioni della Scrittura.<br />

Anzitutto scriviamo a voi, sacerdoti, come a figli e amici 43 , perché ricordandovi<br />

dei vostri fratelli presbiteri la cui vita è stata immolata, considerando<br />

attentamente l’esito finale della loro vita, ne imitiate la fede<br />

(cfr Eb 13, 7), perseverando nel vostro annuncio per confortare i miseri e<br />

per fasciare le piaghe dei cuori spezzati (cfr Is 61, 1).<br />

A voi associamo nel nostro ricordo e nella nostra preghiera quanti faticano<br />

a servizio del santo Vangelo e dei poveri, cominciando dai diaconi,<br />

eletti dispensatori della carità, e dagli altri ministri, abbracciando pure<br />

l’Azione Cattolica, le altre associazioni, i movimenti e le aggregazioni<br />

ecclesiali. In tutti lo Spirito Santo sia effuso come gioia e speranza,<br />

perché nessuno si abbatta a causa delle difficoltà e delle incomprensioni<br />

e proceda con la forza del Signore per ricostruire le vecchie rovine e rialzare<br />

gli antichi ruderi (cfr Is 61, 4), infondendo in quanti sono nella prova<br />

la pace che solo il Signore può dare (cfr Gv 16, 33).<br />

Scriviamo a voi, consacrati e consacrate all’amore del Signore, lampade<br />

di speranza che ardete nel santuario di Dio, che è la Chiesa: non<br />

venga meno la preghiera in voi, che rammentate le promesse al Signore,<br />

perché egli non abbandoni l’opera delle sue mani (cfr Sal 138, 8).<br />

Scriviamo a voi, famiglie, che siete cellule vive della Chiesa, indirizzandovi<br />

una parola di speranza, perché abbiate coraggio nelle tribolazioni<br />

del mondo (cfr Gv 16, 33) e non vi lasciate intimorire dai messaggi<br />

di morte e di terrore. State saldi in un solo spirito e combattete unanimi<br />

per la fede del Vangelo (cfr Fil 1, 27). A questo educate i vostri figli,<br />

perché crescano nel timore del Signore amando questa nostra terra come<br />

madre e non come luogo conteso da privilegi, avidità ed egoismi.<br />

Scriviamo a voi giovani, perché sappiate che in voi Cristo vuole operare<br />

cose grandi: rivestitevi perciò di speranza e costruite la casa comune<br />

nel vincolo dell’amore fraterno e nella fede salda. Se la parola di Dio<br />

dimora in voi, potete vincere il maligno in tutti i suoi volti (cfr 1Gv 2, 14)<br />

e dare un futuro alla nostra terra.<br />

43 Cfr Christus Dominus, n. 16.<br />

115


116<br />

Scriviamo a voi, uomini e donne di buona volontà, cercatori di giustizia<br />

e di pace, perché, anche se sconosciuti al mondo, siete conosciutissimi<br />

da Dio (cfr 2Cor 6, 9) e affrettate con la vostra fatica la venuta del Signore<br />

(cfr 1Pt 3, 12).<br />

Su tutti scenda la nostra benedizione di pace e di grazia nel Signore.<br />

Roma, 21 febbraio <strong>2010</strong><br />

Prima Domenica di Quaresima


Carissimi,<br />

ANNUNCIO E CATEChESI<br />

PER LA VITA CRISTIANA<br />

Lettera alle comunità, ai presbiteri e ai catechisti<br />

nel quarantesimo del Documento di base<br />

Il rinnovamento della catechesi<br />

la pubblicazione del Documento di base Il rinnovamento della catechesi<br />

(DB), avvenuta quarant’anni fa, il 2 febbraio 1970, ha segnato «un momento<br />

storico e decisivo per la fede cattolica del popolo italiano» 1 . La<br />

Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi<br />

desidera riproporre all’attenzione di tutte le componenti della comunità<br />

ecclesiale le linee portanti di questo documento ed evidenziare<br />

gli effetti positivi che esso ha prodotto nell’azione pastorale. Riteniamo<br />

anche importante segnalare le sfide con cui devono fare i conti oggi<br />

l’evangelizzazione e la catechesi, e le nuove esigenze a cui devono rispondere<br />

nel contesto del nostro Paese, profondamente mutato rispetto<br />

a quarant’anni fa.<br />

I. Il valore permanente del documento di base<br />

1. Il Concilio Vaticano II è stato come il “grembo materno” del DB:<br />

ha favorito il nascere e l’impiantarsi di una nuova sensibilità missiona-<br />

1 Queste le parole di Paolo VI nella sua allocuzione alla VI Assemblea Generale della<br />

CEI, l’11 aprile 1970: «Altro fatto, per il quale la Conferenza Episcopale merita encomio,<br />

è la pubblicazione del vostro Documento pastorale sul rinnovamento della<br />

catechesi. È un documento che segna un momento storico e decisivo per la fede cattolica<br />

del Popolo italiano. È un documento, in cui si riflette l’attualità dell’insegnamento<br />

dottrinale, quale emerge dalla elaborazione dogmatica del recente Concilio.<br />

È un documento ispirato alla carità del dialogo pedagogico, che dimostra cioè la<br />

premura e l’arte di parlare con discorso appropriato, autorevole e piano, alla mentalità<br />

dell’uomo moderno. Faremo bene a darvi importanza, e a farne la radice d’un<br />

grande concorde, instancabile rinnovamento per la catechesi della presente generazione.<br />

Esso rivendica la funzionalità del magistero della Chiesa: gli dobbiamo onore<br />

e fiducia»: Atti della VI Assemblea Generale, Roma 6-11 aprile 1970, p. 18.<br />

117


118<br />

ria; ha introdotto nuove tematiche, un nuovo linguaggio, un nuovo metodo<br />

di lavoro. Esso fu elaborato con la collaborazione di tutte le Chiese<br />

d’Italia. Nella fase della sua stesura, ogni diocesi fu chiamata a esprimersi<br />

nello stile del dialogo, della ricerca e del confronto dinamico per<br />

contribuire alla ricezione condivisa dell’insegnamento del Concilio Vaticano<br />

II. L’esperienza ecclesiale, singolare e coinvolgente, dell’elaborazione<br />

del testo ha avuto il pregio di valorizzare in chiave di missione<br />

le quattro grandi costituzioni conciliari: Sacrosantum concilium, Lumen<br />

gentium, Dei Verbum, Gaudium et spes. Esso è diventato così la prima<br />

strada attraverso la quale i documenti conciliari sono arrivati alla base. Il<br />

DB ha stimolato le comunità ecclesiali e in particolare i catechisti a conoscere<br />

e assimilare il Magistero conciliare.<br />

2. Sul piano dei contenuti della fede, esso ha offerto una visione rinnovata<br />

della rivelazione: Dio si è manifestato agli uomini mediante<br />

eventi e parole e si è consegnato a noi in Cristo, per chiamarci e ammetterci<br />

alla piena comunione con sé (cap. 1). Di questa rivelazione, tutta<br />

la Chiesa è chiamata a farsi annunciatrice, attraverso molteplici espressioni,<br />

perché tutta la Chiesa è missionaria (cap. 2). Il DB ci ha insegnato<br />

che il centro vivo della catechesi è la persona di Gesù e che la catechesi<br />

ha lo scopo di farcelo conoscere, di educarci ad accoglierlo, a seguirlo, a<br />

entrare in comunione vitale con colui che ci introduce nel mistero della<br />

Trinità, della Chiesa e dell’uomo rinnovato dallo Spirito (cap. 4). Il DB<br />

ha anche aiutato a veicolare una visione rinnovata della fede, intesa non<br />

solo come adesione dell’intelligenza alle verità del messaggio cristiano,<br />

ma prima di tutto come adesione della mente e del cuore alla persona di<br />

Cristo, come accoglienza, dialogo, comunione e intimità con Dio in Gesù<br />

Cristo. La catechesi ha la finalità non solo di trasmettere i contenuti<br />

della fede, ma di educare la “mentalità di fede”, di iniziare alla vita ecclesiale,<br />

di integrare fede e vita (cap. 3), insegnandoci a leggere il nostro<br />

tempo alla luce della parola di Dio (cap. 5).<br />

3. Il DB ci ha offerto una visione rinnovata della Chiesa, grembo che<br />

genera alla vita in Cristo mediante l’iniziazione cristiana, comunità tutta<br />

responsabile dell’evangelizzazione e dell’educazione della vita di fede.<br />

Per svolgere questa sua missione, essa si avvale dei catechisti, che sono<br />

maestri, educatori e testimoni della fede. Ma nella Chiesa ogni cristiano,


in forza del battesimo e della cresima, è responsabile dell’evangelizzazione:<br />

una responsabilità differenziata, ma comune (capp. 8 e 10). Questo<br />

impegno di evangelizzazione deve raggiungere le persone nella loro<br />

concreta situazione di vita. Esse non sono semplici destinatari della catechesi,<br />

ma protagonisti del proprio cammino di fede (cap. 7). Il carattere<br />

ecclesiale della catechesi ne evidenzia anche la dimensione ecumenica:<br />

la passione per l’unità del Corpo di Cristo e la corretta conoscenza<br />

delle diverse tradizioni e confessioni cristiane devono animare tutta la<br />

catechesi e farne una scuola di impegno per l’unità che il Signore vuole.<br />

4. Il DB ci ha insegnato anche quali sono le fonti della catechesi: la<br />

Sacra Scrittura; la tradizione, luogo della trasmissione e dell’incontro<br />

con la parola di Dio vissuta e professata; la liturgia, celebrazione del mistero<br />

di Cristo; le opere del creato. Queste fonti danno alla catechesi una<br />

dimensione di annuncio e di contemplazione della storia della salvezza<br />

(cap. 6). Anche il contesto sociale va guardato con gli occhi della fede:<br />

esso non è solo lo spazio in cui annunciare la parola di Dio, ma è anche il<br />

luogo teologico in cui Dio si manifesta, attraverso i segni dei tempi (cfr<br />

n. 77). Esso ci ha offerto inoltre una rinnovata visione pedagogica e metodologica,<br />

che ci chiede di essere fedeli alla parola di Dio e alle esigenze<br />

della persona; che afferma validi sia i metodi che partono dalla situazione<br />

dei soggetti o dall’attualità, sia quelli che partono dalla rivelazione,<br />

purché in ambedue i casi si arrivi a far incontrare le persone con Gesù<br />

Cristo e il suo messaggio (cap. 9).<br />

5. Nel cammino della Chiesa italiana il DB ha soprattutto messo in<br />

evidenza il primato dell’evangelizzazione, anche se questo compito primario<br />

della pastorale è stato di fatto quasi totalmente demandato alla catechesi.<br />

Esso ha offerto in germe le linee portanti degli orientamenti pastorali<br />

elaborati dai Vescovi italiani nel corso dei quattro decenni trascorsi:<br />

Il piano pastorale “Evangelizzazione e sacramenti” (1973) ha costituito<br />

il primo frutto del DB e ha stimolato la Chiesa in Italia a passare da<br />

una pastorale sacramentale a una pastorale dell’evangelizzazione.<br />

Gli orientamenti pastorali “Comunione e comunità” (1981) hanno richiamato<br />

la comunità ecclesiale a svolgere il suo compito primario di<br />

grembo materno che genera i cristiani e li educa alla vita di fede.<br />

119


120<br />

Il decennio dedicato a “Evangelizzazione e testimonianza della carità”<br />

(1991) ci ha ricordato che la vita cristiana matura si esprime nella carità<br />

vissuta.<br />

Gli orientamenti pastorali “Comunicare il Vangelo in un mondo che<br />

cambia” (2001) hanno sottolineato che la catechesi deve essere preparata<br />

dal primo annuncio del Vangelo, a sua volta concentrato intorno alla<br />

persona.<br />

6. Il DB ha avviato l’elaborazione dei nuovi catechismi per la vita<br />

cristiana 2 . La Lettera dei Vescovi per la riconsegna del testo «Il rinnovamento<br />

della catechesi» (3 aprile 1988), nel riaffermare la validità del<br />

DB, diede inizio alla seconda stesura dei catechismi. Inoltre essa sottolineò<br />

l’urgenza di orientare la catechesi in senso marcatamente missionario,<br />

integrandola in una pastorale organica e dando priorità alla catechesi<br />

degli adulti. Il DB ha favorito il sorgere dei catechisti e la loro formazione,<br />

riconoscendo che la vitalità della comunità cristiana dipende in maniera<br />

decisiva dalla presenza e dal valore dei catechisti (n. 184). In questa<br />

luce, il valore del DB va ribadito senza esitazioni, né può essere sminuito<br />

dal fatto che in alcuni casi la sua ricezione non sia stata del tutto<br />

corretta. Ciò vale, per esempio, nel caso in cui si fosse messo in ombra<br />

l’aspetto veritativo della fede in nome del primato della comunicazione<br />

esperienziale. Tale opzione, infatti, non corrisponde alle intenzioni del<br />

testo, le cui potenzialità esigono di essere esplicitate e attuate ancora oggi<br />

anche in questa specifica direzione.<br />

II. Il contesto attuale<br />

7. Nei quarant’anni trascorsi, sono sorti scenari culturali e religiosi<br />

nuovi che, se da una parte richiedono costante fedeltà agli orientamenti<br />

del DB, dall’altra esigono scelte pastorali e catechistiche nuove. L’Italia<br />

conserva ancora larghe tracce di tradizione cristiana, ma è segnata<br />

anche da un processo di secolarizzazione. Si diffonde una concezione<br />

2 Furono pubblicati ad experimentum il catechismo per i bambini (1973), i catechismi<br />

dei fanciulli e dei ragazzi (1975-1977), il catechismo degli adolescenti (1978),<br />

dei giovani (1979) e degli adulti (1981). Dal 1991 al 1997 si pubblicarono i catechismi<br />

rivisti ed approvati dalla Sede Apostolica.


della vita, da cui è escluso ogni riferimento al Trascendente. Ciò dipende<br />

da molteplici influssi culturali, quali: il razionalismo, che assolutizza<br />

la ragione a scapito della fede; lo scientismo, secondo cui ha senso parlare<br />

solo di ciò che si può sperimentare; il relativismo, che radicalizza<br />

la libertà individuale e l’autonomia incondizionata dell’uomo nel darsi<br />

un proprio sistema di significati, rifiutando ogni imperativo etico fondato<br />

sull’affermazione della verità; il materialismo consumista, che esalta<br />

l’avere e il benessere materiale.<br />

8. In questo contesto culturale si diffonde l’indifferenza religiosa:<br />

molti adulti e giovani attribuiscono scarsa importanza alla fede religiosa,<br />

vivendo nell’incertezza e nel dubbio, senza sentire il bisogno di risolvere<br />

i loro interrogativi. L’irrilevanza attribuita alla fede è dovuta anche<br />

al fatto che la formazione cristiana della maggior parte dei giovani<br />

e degli adulti si conclude nella preadolescenza: essi, perciò, conservano<br />

un’immagine infantile di Dio e della religione cristiana, con scarsa presa<br />

nella loro vita. Non negano Dio; semplicemente non sono interessati.<br />

A questi processi si aggiunge il soggettivismo, che induce molti cristiani<br />

a selezionare in maniera arbitraria i contenuti della fede e della morale<br />

cristiana, a relativizzare l’appartenenza ecclesiale e a vivere l’esperienza<br />

religiosa in forma individualistica.<br />

9. La religione, di conseguenza, viene relegata nella sfera del privato,<br />

con la conseguente relativizzazione dei contenuti storici e dottrinali<br />

del messaggio cristiano e dei modelli di comportamento che ne derivano.<br />

Ridotta a fatto meramente individuale, la religione perde gradualmente<br />

rilevanza anche nella vita dei singoli. Su tutto ciò, incide anche il<br />

crescente pluralismo culturale e la pervasività della comunicazione multimediale,<br />

fenomeno del quale si devono cogliere anche le provocazioni<br />

positive e le opportunità per un nuovo annuncio del Vangelo e una piena<br />

umanizzazione della società. In questo contesto, si parla opportunamente<br />

di “emergenza educativa” 3 , senza però ignorare i tanti segni di speranza<br />

e le numerose esperienze positive in atto nelle nostre comunità. Si<br />

può dire, in sintesi, che la Chiesa si trova in Italia di fronte a una situazione<br />

profondamente mutata rispetto a quella del 1970, quando il DB fu<br />

3 Cfr Benedetto XVI, Lettera alla <strong>Diocesi</strong> e alla Città di Roma sul compito urgente<br />

dell’educazione, 21 gennaio 2008.<br />

121


122<br />

pubblicato. Ciò conferma la necessità di non smentirne né dimenticarne<br />

le grandi intuizioni, ma chiede anche di compiere ulteriori passi in avanti<br />

nell’opera di evangelizzazione e di catechesi. Quali sono le esigenze,<br />

poste in luce dal contesto attuale, a cui la Chiesa che è in Italia deve rispondere?<br />

III Le nuove esigenze pastorali<br />

10. I documenti pastorali elaborati dalla CEI nell’ultimo decennio<br />

hanno evidenziato l’esigenza di una svolta missionaria dell’azione pastorale,<br />

innervandola decisamente nel primo annuncio 4 . Il DB non ignora<br />

il problema del primo annuncio, di cui tratta in forma sintetica, ma significativa<br />

nel cap. 2: «L’esperienza pastorale attesta, infatti, che non si<br />

può sempre supporre la fede in chi ascolta. Occorre ridestarla in coloro<br />

nei quali è spenta, rinvigorirla in coloro che vivono nell’indifferenza,<br />

farla scoprire con impegno personale alle nuove generazioni e continuamente<br />

rinnovarla in quelli che la professano senza sufficiente convinzione<br />

o la espongono a grave pericolo. Anche i cristiani ferventi, del resto,<br />

hanno sempre bisogno di ascoltare l’annuncio delle verità e dei fatti fondamentali<br />

della salvezza e di conoscerne il senso radicale, che è la “lieta<br />

novella” dell’amore di Dio» (n. 25). Aggiunge che il primo annuncio deve<br />

essere preceduto e accompagnato «dal dialogo leale con quanti hanno<br />

una fede diversa o non hanno alcuna fede» (n. 26). I Vescovi italiani hanno<br />

richiamato l’urgenza del primo annuncio anche nella Lettera per la<br />

riconsegna (cfr n. 7). Oggi molti ritengono che la fede non sia necessaria<br />

per vivere bene. Perciò prima di educare la fede, bisogna suscitarla:<br />

con il primo annuncio, dobbiamo far ardere il cuore delle persone, confidando<br />

nella potenza del Vangelo, che chiama ogni uomo alla conversione<br />

e ne accompagna tutte le fasi della vita. Il primo annuncio, infatti,<br />

non è solo quello che precede l’iniziazione cristiana, ma è una dimensione<br />

trasversale di ogni proposta pastorale, anche di quelle rivolte ai credenti<br />

e ai praticanti: «di primo annuncio vanno innervate tutte le azioni<br />

pastorali» 5 . Bisogna anche ricordare che il primo annuncio è in molti ca-<br />

4 Cfr in particolare Conferenza Episcopale Italiana, Il volto missionario delle<br />

parrocchie in un mondo che cambia, 30 maggio 2004, n. 6.<br />

5 Ib.


si una vera e propria premessa al catecumenato sia per gli adulti, sia per<br />

i fanciulli e i ragazzi. Una seria pastorale di primo annuncio e la presenza<br />

del catecumenato sono «una singolare opportunità per il rinnovamento<br />

delle comunità cristiane» 6 .<br />

11. Il DB aveva collocato la catechesi all’interno della comunità cristiana<br />

tutta intera (cfr n. 200), così come l’Esortazione Apostolica di<br />

Paolo VI Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975) la situò nell’ambito<br />

dell’azione evangelizzatrice della Chiesa. Durante la fase di verifica dei<br />

catechismi (1984-1987), si sentì il bisogno di precisare il rapporto tra la<br />

catechesi e le altre azioni pastorali, come si legge nella Lettera per la riconsegna:<br />

«Giova ricordare che la catechesi… è una tappa specifica e<br />

ben caratterizzata del processo di evangelizzazione globale della Chiesa.<br />

Tappa che sollecita un “prima”, il kerigma che suscita la fede, e apre<br />

a un “dopo”, la celebrazione e la testimonianza. Tappa comunque che<br />

non può mai mancare. La catechesi non è tutto, ma tutto nella Chiesa ha<br />

bisogno di catechesi: la liturgia, i sacramenti, la testimonianza, il servizio,<br />

la carità» (n. 6). Il Convegno Ecclesiale di Verona (2006) ha invitato<br />

la Chiesa italiana a costruire tutto l’agire pastorale attorno alla persona:<br />

«Mettere la persona al centro costituisce una chiave preziosa per rinnovare<br />

in senso missionario la pastorale e superare il rischio del ripiegamento,<br />

che può colpire le nostre comunità» 7 . Questo rinnovato accento<br />

sulla persona nei suoi snodi fondamentali apre per la catechesi il tempo<br />

di una riformulazione del contenuto, del metodo e dello stile, inserendola<br />

più chiaramente in un cammino di formazione che comprende le molteplici<br />

dimensioni della vita cristiana. In tal senso, giova anche ricordare<br />

la necessità della piena integrazione negli itinerari formativi delle persone<br />

disabili (o, come oggi si preferisce dire, “diversamente abili”), quale<br />

ricchezza e testimonianza per l’intera comunità 8 .<br />

6 Consiglio Episcopale Permanente, L’iniziazione cristiana. 1. Orientamenti per<br />

il catecumenato degli adulti, 31 marzo 1997, n. 40.<br />

7 Conferenza Episcopale Italiana, “Rigenerati per una speranza viva” (1Pt 1,<br />

3): testimoni del grande “sì” di Dio all’uomo, 29 giugno 2007, n. 22.<br />

8 Tale attenzione, già presente in DB, n. 127, è esplicitata nella nota del Consiglio<br />

Episcopale Permanente, L’iniziazione cristiana. 2. Orientamenti per l’iniziazione<br />

dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni, 23 maggio 1999, nn. 58-59. Cfr anche<br />

Ufficio Catechistico Nazionale, L’iniziazione cristiana alle persone disabili.<br />

Orientamenti e proposte, Bologna 2004.<br />

123


124<br />

12. Il cap. 8 del DB ha sottolineato la responsabilità di tutta la comunità<br />

nello svolgimento della catechesi: «si deve riconoscere la responsabilità<br />

dell’intera chiesa locale in ordine alla catechesi. Né va dimenticato<br />

che la chiesa locale fa catechesi principalmente per quello che essa è, in<br />

progressiva, anche se imperfetta coerenza, con quello che dice» (n. 145).<br />

Il paragrafo conclusivo del DB afferma: «prima sono i catechisti e poi i<br />

catechismi; anzi, prima ancora, sono le comunità ecclesiali. Infatti come<br />

non è concepibile una comunità cristiana senza una buona catechesi, così<br />

non è pensabile una buona catechesi senza la partecipazione dell’intera<br />

comunità» (n. 200). Nonostante le ripetute affermazioni del DB circa<br />

il ruolo della Chiesa locale, e in particolare della comunità parrocchiale,<br />

nei confronti della catechesi, questa fondamentale indicazione pastorale<br />

– come ammette anche la Lettera per la riconsegna – non sembra sia stata<br />

adeguatamente recepita dalle nostre comunità. Questa carenza, in un<br />

contesto secolarizzato, compromette molto l’efficacia della catechesi.<br />

Perciò è necessario educare la coscienza missionaria della comunità tutta<br />

intera, stimolandola a diventare attraente, accogliente e educante: una<br />

comunità che accoglie le persone come sono e fa vivere loro esperienze<br />

significative di vita cristiana; una comunità in cui i praticanti accostano<br />

gli indifferenti e i non credenti, stabiliscono con loro rapporti di amicizia<br />

e narrano la propria esperienza di fede, sull’esempio di quanto proposto<br />

nella Lettera ai cercatori di Dio 9 . Questa sottolineatura della responsabilità<br />

dell’intera comunità verso la catechesi è inseparabile dall’attenzione<br />

al ruolo fondamentale che in essa hanno il Vescovo e i presbiteri, quali<br />

«educatori nella fede» 10 . Va qui richiamato anche il compito primario<br />

delle famiglie quanto all’iniziazione cristiana dei propri figli e alla loro<br />

educazione alla mentalità e alla vita di fede.<br />

13. Il DB ha sottolineato la priorità della catechesi degli adulti e dei<br />

giovani (n. 124). Di fatto, questo obiettivo primario di formare cristiani<br />

adulti, capaci di rendere ragione esplicitamente della loro fede con la vita<br />

e con la parola, è rimasto spesso disatteso dalle nostre comunità. Eppure<br />

indicazioni e proposte non sono mancate. Le note pastorali dei Vescovi<br />

del decennio trascorso hanno sottolineato più volte l’urgenza di<br />

9 Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi,<br />

Lettera ai cercatori di Dio, 12 aprile 2009.<br />

10 Presbyterorum ordinis, n. 6.


promuovere la formazione permanente di giovani e adulti cristiani, perché<br />

siano testimoni significativi e annunciatori credibili del Vangelo negli<br />

areopaghi del nostro tempo, capaci di raccontare la loro esperienza<br />

di fede. Dice al riguardo la Nota Il volto missionario delle parrocchie in<br />

un mondo che cambia: «Una parrocchia dal volto missionario deve assumere<br />

la scelta coraggiosa di servire la fede delle persone in tutti i momenti<br />

e i luoghi in cui si esprime… L’adulto oggi si lascia coinvolgere<br />

in un processo di formazione e in un cambiamento di vita soltanto dove<br />

si sente accolto e ascoltato negli interrogativi che toccano le strutture<br />

portanti della sua esistenza: gli affetti, il lavoro, il riposo» (n. 9). Una<br />

proposta analoga viene fatta per quanto riguarda il mondo dei giovani:<br />

«Missionarietà verso i giovani vuol dire entrare nei loro mondi, frequentando<br />

i loro linguaggi, rendendo missionari gli stessi giovani, con la fermezza<br />

della verità e il coraggio dell’integralità della proposta evangelica»<br />

(ib.).<br />

14. L’iniziazione cristiana è «espressione di una comunità che educa<br />

con tutta la sua vita e manifesta la sua azione dentro una concreta esperienza<br />

di ecclesialità. L’iniziazione cristiana non è quindi una delle tante<br />

attività della comunità cristiana, ma l’attività che qualifica l’esprimersi<br />

proprio della Chiesa nel suo essere inviata a generare alla fede e realizzare<br />

se stessa come madre» 11 . Se da un lato non va disperso quel patrimonio,<br />

che vede ancora una significativa adesione di fanciulli e ragazzi<br />

alla catechesi, dall’altro si impone un’ulteriore riflessione, «se si vuole<br />

che le nostre parrocchie mantengano la capacità di offrire a tutti la possibilità<br />

di accedere alla fede» 12 in modo autentico e positivo. Molte parrocchie<br />

e diocesi italiane, a seguito anche della pubblicazione delle tre Note<br />

pastorali sull’iniziazione cristiana (1997-2003), hanno dato vita a sperimentazioni<br />

di cammini di iniziazione con proposte diverse, comprendenti<br />

sia un percorso ordinario, sia l’itinerario catecumenale, sia la catechesi<br />

familiare o i percorsi sostenuti da movimenti e associazioni. Queste<br />

sperimentazioni hanno evidenziato come l’iniziazione cristiana cominci<br />

quando i genitori chiedono il Battesimo per il loro bambino a poche<br />

settimane o mesi di vita, così del resto già indicato dai catechismi<br />

11 Ufficio Catechistico Nazionale, La formazione dei catechisti per l’Iniziazione<br />

cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, 4 giugno 2006, n. 6.<br />

12 Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n. 7.<br />

125


126<br />

della CEI 13 . Anche per i fanciulli che incominciano la catechesi a 6/7 anni,<br />

è oggi quanto mai necessario un adeguato primo annuncio del Vangelo,<br />

che possa condurli insieme ai genitori a un inserimento globale nella<br />

vita cristiana anche attraverso la celebrazione dei sacramenti della Confermazione<br />

e dell’Eucaristia 14 , insieme a itinerari penitenziali, che culminano<br />

nel sacramento della Riconciliazione. Non bisogna dimenticare<br />

che «veniamo battezzati e cresimati in ordine all’Eucaristia. Tale dato<br />

implica l’impegno di favorire nella prassi pastorale una comprensione<br />

più unitaria del percorso di iniziazione cristiana» 15 .<br />

15. Il DB afferma la necessità di attualizzare il messaggio biblico:<br />

«Cristo può essere accolto, se è presentato come evento salvifico presente<br />

nelle vicende quotidiane degli uomini» (n. 55). Esso accoglie i metodi<br />

propri dell’esegesi per interpretare meglio il messaggio biblico 16 . A<br />

tal fine è fondamentale dare a tutti i fedeli la possibilità di accedere alla<br />

Bibbia 17 , obiettivo primario dell’Apostolato biblico. Per cogliere la continuità<br />

dell’azione salvifica di Dio nell’oggi, occorre imparare a leggere<br />

i “segni dei tempi” in modo da portare il messaggio biblico dentro gli<br />

avvenimenti e le matrici culturali del nostro tempo, secondo l’intuizione<br />

portante del progetto culturale della Chiesa italiana. La storia, in base<br />

all’insegnamento del Concilio Vaticano II, non è solo il contesto in cui<br />

annunciare la parola di Dio, ma è anche il luogo teologico in cui Dio si<br />

manifesta attraverso i segni dei tempi. La catechesi deve aiutare le persone<br />

a leggere la storia come storia di salvezza, dove Dio opera oggi e<br />

dove l’uomo è chiamato a collaborare da protagonista. Senza tale impostazione,<br />

la catechesi rischia di ridursi alla sola funzione trasmissiva<br />

della fede e di non svolgere una funzione generativa della fede della comunità.<br />

In questa prospettiva, il DB invita a tenere sempre presenti i problemi<br />

del nostro tempo: «Chiunque voglia fare all’uomo d’oggi un discorso<br />

efficace su Dio, deve muovere dai problemi umani e tenerli sem-<br />

13 Il cammino iniziatico successivo al Catechismo dei bambini è sostenuto dai testi: Io<br />

sono con voi, Venite con me, Sarete miei testimoni e Vi ho chiamati amici.<br />

14 Cfr Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n. 7.<br />

15 Benedetto XVI, Esortazione Apostolica Sacramentum caritatis, 22 febbraio<br />

2007, n. 17. Cfr anche Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia,<br />

n. 7.<br />

16 Cfr Dei Verbum, nn. 12-13.<br />

17 Ib., n. 26.


pre presenti nell’esporre il messaggio. È questa, del resto, esigenza intrinseca<br />

per ogni discorso cristiano su Dio… La sua parola è destinata a<br />

irrompere nella storia, per rivelare a ogni uomo la sua vera vocazione e<br />

dargli modo di realizzarla» (n. 77).<br />

16. La catechesi deve educare non solo a leggere i “segni dei tempi”,<br />

ma anche a valorizzare il rapporto tra fede e ragione, con particolare attenzione<br />

a porre le “ragioni della fede” in dialogo con la cultura, per poter<br />

scegliere ciò che è buono, vero, nobile, puro amabile, onorato, ciò<br />

che è virtù e merita lode 18 . Deve educare i cristiani a considerare alla luce<br />

del Vangelo i problemi morali che emergono nella vita dei singoli e nella<br />

convivenza sociale 19 . Deve contribuire a lievitare le culture con l’annuncio<br />

del Vangelo, a potenziare i valori di cui esse sono portatrici e a liberarle<br />

dai germi patogeni che talora portano con sé. Inoltre, la catechesi<br />

deve educare i cristiani a dialogare con tutti gli uomini. «Il dialogo infatti<br />

aiuta ad ascoltare e a capire meglio il cuore dei propri contemporanei,<br />

e spesso, in tal modo, a capire meglio la vita e lo stesso Vangelo…<br />

Proprio perché il Vangelo divenga cultura e questo seme divino possa<br />

dare i suoi frutti più belli nella storia, noi cristiani vivremo nella compagnia<br />

degli uomini l’ascolto e il confronto, la condivisione dell’impegno<br />

per la promozione della giustizia e della pace, di condizioni di vita più<br />

degne per ogni persona e per tutti i popoli, fiduciosi in un arricchimento<br />

reciproco per il bene di tutti» 20 .<br />

17. Nel delineare la finalità della catechesi, il DB ha di fatto privilegiato<br />

la preoccupazione di nutrire e guidare la mentalità di fede, trasmettendo<br />

integra la parola di Dio, in tutto il suo rigore e il suo vigore:<br />

«Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare<br />

la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come<br />

insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo»<br />

(n. 38). In questo contesto, è progressivamente maturata l’esigenza<br />

di dare rinnovata attenzione alla dimensione dottrinale della fede, al fine<br />

di favorirne la conoscenza, l’approfondimento e la testimonianza, nel-<br />

18 Cfr Fil 4, 8.<br />

19 Cfr Gaudium et spes, nn. 16 e 62.<br />

20 Conferenza Episcopale Italiana, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia,<br />

29 giugno 2001, n. 60.<br />

127


128<br />

la comunione con tutta la Chiesa e il suo Magistero, in particolare come<br />

espresso nel Catechismo della Chiesa Cattolica (1997), punto di riferimento<br />

autorevole per tutti i battezzati. Ai catechisti in particolare si chiede<br />

«un investimento educativo capace di rinnovare gli itinerari formativi,<br />

per renderli più adatti al tempo presente e significativi per la vita delle<br />

persone, con una nuova attenzione per gli adulti. La formazione… deve<br />

essere in grado di dare significato alle esperienze quotidiane, interpretando<br />

la domanda di senso che alberga nella coscienza di molti» 21 .<br />

Ciò può avvenire in modo particolare testimoniando e narrando la fede<br />

a partire da una vita spirituale intensa: Dio si è rivelato agli uomini con<br />

gradualità, «con eventi e parole intimamente connessi» 22 , per suscitare in<br />

essi l’accoglienza del suo amore e ammetterli alla comunione con sé. Il<br />

DB al n. 15 afferma che la Chiesa, nell’esercizio della sua missione profetica,<br />

deve lasciarsi guidare da questa pedagogia di Dio. Pertanto i catechisti,<br />

oltre a narrare e spiegare il messaggio cristiano (traditio), devono<br />

preoccuparsi di fornire a ciascuno gli strumenti espressivi, perché<br />

possano riesprimere con la vita e la parola ciò che hanno ricevuto (redditio).<br />

Una comunicazione che si esaurisse nel solo processo di trasmissione<br />

produrrebbe cristiani “infanti”, che “non parlano”, “muti e invisibili”,<br />

e alla fine perderebbe ogni rilevanza nella vita delle persone. Il cristiano<br />

è un testimone che, per rendere ragione della sua fede, non può limitarsi<br />

a compiere le opere dell’amore, ma deve anche narrare ciò che<br />

Dio ha fatto e sta facendo nella sua vita, e così suscitare negli altri la speranza<br />

e il desiderio di Gesù 23 . Questa, peraltro, è sempre stata la finalità<br />

della ricca produzione catechistica della Chiesa in Italia, che oggi deve<br />

essere rilanciata e rinnovata per rispondere meglio ai cambiamenti culturali<br />

e pastorali in atto.<br />

18. Vorremmo in conclusione rivolgerci a tutti voi, che avete a cuore<br />

l’annuncio del Vangelo e la crescita della vita di fede delle donne e degli<br />

uomini nostri compagni di strada: il Signore Gesù chiede alle nostre<br />

21 Cfr “Rigenerati per una speranza viva” (1Pt 1, 3): testimoni del grande “sì” di Dio<br />

all’uomo, n. 17.<br />

22 Dei Verbum, n. 2.<br />

23 «Ogni cristiano deve saper dare ragione della propria speranza, narrando l’opera di<br />

Dio nella sua esistenza e nella storia dell’umanità»: “Rigenerati per una speranza<br />

viva” (1Pt 1, 3): testimoni del grande “sì” di Dio all’uomo, n. 11.


comunità e a ciascuno di noi di testimoniare l’amore di Dio per l’uomo<br />

e di prolungare nel tempo la manifestazione di quel grande ‘sì’ che Dio<br />

«ha detto all’uomo, alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e<br />

alla nostra intelligenza» 24 . Egli ci chiama a testimoniare che Dio è dalla<br />

parte dell’uomo, è suo amico e alleato. Questo amore infinito di Dio<br />

va annunciato prima di tutto con l’attenzione alle persone, con le opere<br />

dell’amore e con scelte di vita in loro favore. Siamo tutti impegnati in<br />

una seria riflessione su come il progetto catechistico italiano è stato ed è<br />

realizzato nelle nostre comunità. Non rassegniamoci a lasciare che l’uomo<br />

viva solo in superficie, o che diventi schiavo del conformismo. Aiutiamo<br />

ciascuno a prendere in mano la propria vita in compagnia di Gesù,<br />

per rispondere alle inquietudini e agli interrogativi più profondi e scoprire<br />

Lui come “via, verità e vita” (Gv 14, 6). Nel guardare a questa meta,<br />

che è anche la sfida che ci è posta dinanzi, rendiamo grazie al Signore<br />

per l’immenso lavoro di annuncio della fede e di catechesi compiuto<br />

in questi quarant’anni: Dio solo ne conosce i frutti e vede quanto amore,<br />

quanta fede e quanta passione vi sono stati investiti. Possa Egli trasformare<br />

questa memoria grata, che è insieme anche consapevolezza dei<br />

nostri limiti, in un rinnovato slancio, affinché il Vangelo raggiunga tutto<br />

l’uomo in ogni fratello e sorella, e ciascuno, credendo, abbia accesso<br />

alla pienezza della vita che viene da Dio nel Signore Gesù e nella forza<br />

del suo Spirito.<br />

Roma, 4 aprile <strong>2010</strong><br />

Pasqua di Risurrezione<br />

24 Ib., n. 10.<br />

La Commissione Episcopale<br />

per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi<br />

129


130<br />

<strong>Anno</strong>tazione nell’atto di matrimonio<br />

della scelta del regime applicabile<br />

ai rapporti patrimoniali tra i coniugi<br />

La scelta del regime patrimoniale rientra fra le dichiarazioni che<br />

possono essere annotate nell’atto di matrimonio contratto in forma concordataria.<br />

La presente nota dell’Ufficio Nazionale per i problemi giuridici,<br />

pubblicata con il nulla osta della Segreteria di Stato (Prot. N.<br />

5070/10/RS del 17 novembre <strong>2010</strong>), segnala la facoltà, riconosciuta agli<br />

sposi dall’articolo 30, comma 1, della legge 31 maggio 1995, n. 218, nel<br />

caso in cui almeno uno dei due sia cittadino straniero o risieda all’estero,<br />

di convenire che i loro rapporti patrimoniali siano regolati dalla legge<br />

dello Stato straniero e indica il formulario da utilizzare allo scopo.<br />

Alla nota sono allegati i formulari aggiornati dei moduli I, XV e XVI.<br />

Ufficio nazionale<br />

per i problemi giuridici<br />

Prot. n. 299/<strong>2010</strong>/UPG Roma, 23 novembre <strong>2010</strong><br />

<strong>Anno</strong>tazione nell’atto di matrimonio della scelta del regime applicabile<br />

ai rapporti patrimoniali tra i coniugi, ai sensi dell’articolo<br />

30, comma 1, della legge 31 maggio 1995, n. 218.<br />

L’articolo 8, n. 1, dell’Accordo che apporta modificazioni al Concordato<br />

Lateranense, sottoscritto dalla Santa Sede e dalla Repubblica Italiana<br />

il 18 febbraio 1984, stabilisce che nell’atto di matrimonio, contratto<br />

secondo le norme del diritto canonico e destinato a conseguire gli effetti<br />

civili, «potranno essere inserite le dichiarazioni dei coniugi consentite<br />

secondo la legge civile» (cfr anche il Decreto generale sul matrimonio<br />

canonico, promulgato dalla Conferenza Episcopale Italiana il 5 novembre<br />

1990, n. 25).<br />

L’articolo 30, comma 1, della legge 31 maggio 1995, n. 218, recante<br />

“Riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato”, dispo-


ne: «I rapporti patrimoniali tra coniugi sono regolati dalla legge applicabile<br />

ai loro rapporti personali. I coniugi possono tuttavia convenire per<br />

iscritto che i loro rapporti patrimoniali sono regolati dalla legge dello<br />

Stato di cui almeno uno di essi è cittadino o nel quale almeno uno di essi<br />

risiede».<br />

La scelta del regime patrimoniale, nella fattispecie succitata, rientra<br />

fra le dichiarazioni che possono essere annotate nell’atto di matrimonio,<br />

ai sensi dell’articolo 69, comma 1, lettera b, del “Regolamento per la revisione<br />

e la semplificazione dell’ordinamento dello stato civile, a norma<br />

dell’articolo 2, comma 12, della legge 15 maggio 1997, n. 127”, approvato<br />

con decreto del Presidente della Repubblica 3 novembre 2000,<br />

n. 396.<br />

Da ciò consegue che, limitatamente alla fattispecie di matrimonio canonico<br />

con effetti civili nel quale almeno uno degli sposi sia cittadino<br />

straniero o risieda all’estero, in calce all’atto di matrimonio può essere<br />

apposta la seguente dichiarazione:<br />

«Gli sposi, alla presenza dei testimoni sopraindicati, ai sensi<br />

dell’articolo 30, comma 1, della legge 31 maggio 1995, n. 218, dichiarano<br />

che i loro rapporti patrimoniali sono regolati dalla legge<br />

____________________ » [indicare il nome dello Stato scelto, del quale<br />

almeno uno di essi è cittadino o nel quale almeno uno di essi risiede,<br />

solo se diverso dall’Italia].<br />

Tale dichiarazione deve essere sottoscritta dagli sposi, dai testimoni e<br />

dal ministro di culto che assiste al matrimonio. Qualora lo sposo (la sposa)<br />

sia minorenne, si richiede inoltre la firma dei genitori. La dichiarazione<br />

deve essere apposta negli stessi termini e sottoscritta dalle stesse<br />

persone anche nel secondo originale dell’atto di matrimonio, da trasmettere<br />

all’ufficiale dello stato civile per la trascrizione agli effetti civili.<br />

La dichiarazione, conforme al numero 184 delle formule per la redazione<br />

degli atti dello stato civile stabilite nell’allegato A al decreto del<br />

Ministero dell’interno 5 aprile 2002, può essere apposta in calce agli atti<br />

di matrimonio attualmente in uso (cfr Moduli XV e XVI).<br />

131


132<br />

Nei nuovi stampati, dovranno essere aggiornati i formulari per l’annotazione<br />

delle dichiarazioni dei coniugi consentite secondo la legge civile<br />

(cfr allegati). Mentre i moduli I (nella sezione “Altri adempimenti”)<br />

e XVI (nella nota 1) sono stati oggetto di lievi modifiche, il modulo XV<br />

è stato completamente rivisto nella seconda parte e nelle note per recepire<br />

le dichiarazioni sui rapporti patrimoniali previste dall’articolo 30,<br />

comma 1, della legge 31 maggio 1995, n. 218.<br />

La presente nota è conforme alla circolare del Ministero dell’interno,<br />

Dipartimento per gli affari interni e territoriali, 15 marzo <strong>2010</strong>, n.<br />

0003274.<br />

Mons. Adolfo Zambon<br />

Direttore


Ripartizione delle somme<br />

derivanti dall’otto per mille dell’IRPEF<br />

per l’anno <strong>2010</strong><br />

La 61 a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana<br />

preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre<br />

2009 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, la somma<br />

relativa all’8 per mille irpef che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel<br />

corso dell’anno <strong>2010</strong> risulta pari a € 1.067.032.535,28 (€ 90.021.557,25<br />

a titolo di conguaglio per l’anno 2007 e € 977.010.978,03 a titolo di anticipo<br />

dell’anno <strong>2010</strong>);<br />

considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate<br />

dalla Presidenza della CEI;<br />

visti i paragrafi 1 e 5 della delibera CEI n. 57,<br />

approva<br />

le seguenti determinazioni<br />

1. La somma di € 1.067.032.535,28, di cui in premessa, è così ripartita<br />

e assegnata:<br />

a) all’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero:<br />

357.700.000,00;<br />

per le esigenze di culto e pastorale: 452.332.535,28 di cui:<br />

alle diocesi: 156 milioni;<br />

per l’edilizia di culto: 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla<br />

nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche<br />

nel Sud d’Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei<br />

beni culturali ecclesiastici);<br />

al Fondo per la catechesi e l’educazione cristiana: 37.032.535,28;<br />

ai Tribunali Ecclesiastici Regionali: 12.000.000,00;<br />

per esigenze di culto e pastorale di rilievo nazionale: 57.300.000,00;<br />

133


134<br />

c) per gli interventi caritativi: 227.000.000,00 di cui:<br />

alle diocesi: 97 milioni;<br />

per interventi nei Paesi del terzo mondo: 85 milioni;<br />

per esigenze caritative di rilievo nazionale: 45 milioni.<br />

2. Alla voce “Fondo per la catechesi e l’educazione cristiana” è ulteriormente<br />

destinata la somma di € 6.000.000,00, prelevandola<br />

dall’avanzo di gestione del bilancio consuntivo della Conferenza Episcopale<br />

Italiana per l’anno 2009.<br />

3. Eventuali variazioni in positivo o in negativo della somma di cui in<br />

premessa derivanti dalle comunicazioni definitive dell’Amministrazione<br />

statale competente saranno imputate al “fondo di riserva” costituito<br />

presso la CEI.


Modifica<br />

degli statuti-tipo<br />

degli Istituti per il sostentamento del clero<br />

La varietà e la complessità dei rapporti instaurati dagli Istituti Diocesani<br />

e Interdiocesani per il sostentamento del clero per la gestione<br />

dei loro patrimoni hanno reso sempre più difficile il rispetto dei termini<br />

statutari originariamente previsti per l’approvazione e la comunicazione<br />

del bilancio consuntivo (cfr Notiziario CEI 1985, 12/436;452-<br />

453;466).<br />

Al fine di consentire il rispetto di questo adempimento, la 61 a Assemblea<br />

Generale ha modificato i termini per l’approvazione e la comunicazione<br />

del bilancio consuntivo previsti dall’articolo 16, lettera b), degli<br />

statuti-tipo dei predetti Istituti.<br />

La 61 a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana<br />

esaminati gli atti preparatori e udita la relazione svolta in aula circa<br />

l’opportunità di riconsiderare i termini previsti dalla disciplina statutaria<br />

per l’approvazione e la trasmissione dei bilanci consuntivi degli Istituti<br />

diocesani e interdiocesani per il sostentamento del clero;<br />

visti i decreti emanati il 20 luglio 1985 dal Presidente della CEI, in<br />

forza delle speciali facoltà ricevute con lettera del Prefetto del Consiglio<br />

per gli Affari Pubblici della Chiesa in data 18 dicembre 1984 (prot. n.<br />

8355), con i quali sono stati approvati lo statuto dell’Istituto centrale per<br />

il sostentamento del clero e gli schemi di statuto per l’erezione degli Istituti<br />

diocesani e interdiocesani per il sostentamento del clero;<br />

visto l’articolo 75, commi secondo e terzo, delle Norme approvate<br />

con il Protocollo stipulato tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede il 15<br />

novembre 1984,<br />

approva la seguente<br />

delibera<br />

135


136<br />

§ 1. La lettera b) dell’articolo 16 dello statuto-tipo degli Istituti diocesani<br />

per il sostentamento del clero è così modificata:<br />

“Sulla base degli schemi uniformi predisposti dalla C.E.I.:<br />

[…]<br />

b) entro il mese di aprile di ciascun anno, il Consiglio di Amministrazione<br />

compila e approva il bilancio consuntivo e la relazione relativi<br />

all’esercizio precedente e, con il visto del Vescovo diocesano, li trasmette<br />

non oltre il 31 maggio allo stesso Istituto Centrale per la definitiva<br />

approvazione; tale approvazione costituisce il presupposto per l’effettuazione<br />

degli eventuali conguagli e la condizione per eventuali future<br />

integrazioni”.<br />

§ 2. La lettera b) dell’articolo 16 dello statuto-tipo degli Istituti interdiocesani<br />

per il sostentamento del clero nelle diocesi unite «in persona<br />

Episcopi» o «aeque principaliter» è così modificata:<br />

“Sulla base degli schemi uniformi predisposti dalla C.E.I.:<br />

[…]<br />

b) entro il mese di aprile di ciascun anno, il Consiglio di Amministrazione<br />

compila e approva il bilancio consuntivo e la relazione relativi<br />

all’esercizio precedente e, con il visto del Vescovo delle diocesi partecipanti,<br />

li trasmette non oltre il 31 maggio allo stesso Istituto Centrale per<br />

la definitiva approvazione; tale approvazione costituisce il presupposto<br />

per l’effettuazione degli eventuali conguagli e la condizione per eventuali<br />

future integrazioni”.<br />

§ 3. La lettera b) dell’articolo 16 dello statuto-tipo degli Istituti interdiocesani<br />

per il sostentamento del clero costituiti congiuntamente da più<br />

Vescovi è così modificata:<br />

“Sulla base degli schemi uniformi predisposti dalla C.E.I.:<br />

[…]<br />

b) entro il mese di aprile di ciascun anno, il Consiglio di Amministrazione<br />

compila e approva il bilancio consuntivo e la relazione relativi<br />

all’esercizio precedente e, con il visto dei Vescovi delle diocesi partecipanti,<br />

li trasmette non oltre il 31 maggio allo stesso Istituto Centrale per<br />

la definitiva approvazione; tale approvazione costituisce il presupposto<br />

per l’effettuazione degli eventuali conguagli e la condizione per eventuali<br />

future integrazioni”.


Messaggio<br />

ai sacerdoti che operano in Italia<br />

Carissimi,<br />

noi Vescovi, riuniti in Assemblea Generale, abbiamo avvertito il forte<br />

desiderio di scrivervi mentre l’<strong>Anno</strong> Sacerdotale si avvia alla conclusione.<br />

Il nostro primo pensiero è sempre per voi, e lo è stato ancora di più in<br />

questi mesi. Incalzati da accuse generalizzate, che hanno prodotto amarezza<br />

e dolore e gettato il sospetto su tutti, abbiamo pregato e invitato a<br />

pregare per voi. Non sono mancate occasioni di ascolto e di dialogo per<br />

condividere la grazia e la benedizione del ministero ordinato. Ora, tutti<br />

insieme vogliamo esprimervi la nostra cordiale stima e vicinanza, ispirata<br />

dalla comune responsabilità ecclesiale.<br />

La nostra vuole essere, anzitutto, una parola di gratitudine. La gloria<br />

di Dio risplende nella vostra vita consumata nella fedeltà al Signore e<br />

all’uomo, perché siete pazienti nelle tribolazioni, perseveranti nella prova,<br />

animati da carità, fede e speranza. Noi siamo fieri di voi! Il bene che<br />

offrite alle nostre comunità nell’esercizio ordinario del ministero è incalcolabile<br />

e, insieme ai fedeli, noi ve ne siamo grati. La vostra consolazione<br />

non dipenda dai risultati pastorali, ma attinga alla presenza amica<br />

dello Spirito Paraclito e alla partecipazione al calice del Signore, dal cui<br />

amore siamo stati conquistati.<br />

È anche una parola con cui ci invitiamo a vicenda a perseverare nel<br />

cammino di conversione e di penitenza. La vocazione alla santità ci spinge<br />

a non rassegnarci alle fragilità e al peccato. Essa è un appello accorato<br />

di Gesù e un imperativo per tutti: venite a me!... rimanete in me!... seguitemi!<br />

Questa irresistibile sollecitazione ci commuove e ci spinge ad<br />

andare avanti, ci aiuta a non adagiarci sulle comodità, a non lasciarci distogliere<br />

dall’essenziale, a non rassegnarci a ciò che è solo abituale nel<br />

ministero.<br />

La Chiesa ci affida il Vangelo che illumina i nostri passi, corregge le<br />

nostre derive, ispira i pensieri e i sentimenti del cuore e sostiene il desiderio<br />

di bene presente nell’animo di ciascuno. Accogliamo con gioia la<br />

sua parola di speranza e di verità, desiderosi di lasciarci educare da lui.<br />

Davanti a noi sta una promessa: «Ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno<br />

ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui<br />

137


138<br />

ed egli con me» (Ap 3, 20). La chiamata che ci ha afferrato e plasmato ci<br />

aiuterà a superare anche le tribolazioni di questo tempo, corrispondendo<br />

con rinnovato slancio al mandato che ci è stato affidato.<br />

È, infine, una parola di incoraggiamento. Quando il Signore ha inviato<br />

i discepoli in missione ha detto loro: «Io sono con voi tutti i giorni<br />

fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20). Non ci ha promesso una vita facile,<br />

ma una presenza che non verrà mai meno. Senza di lui siamo nulla e<br />

non possiamo fare niente; dimorando in lui i nostri frutti saranno abbondanti<br />

e duraturi. La sua compagnia non ci mette al sicuro dagli attacchi<br />

del maligno né ci rende impeccabili, ma ci assicura che il male non avrà<br />

mai l’ultima parola, perché chi si fa carico del proprio peccato può sempre<br />

rialzarsi e riprendere il cammino. Vi sostenga la comunione del presbiterio,<br />

la nostra paternità, la certezza della presenza del Signore Risorto<br />

che rende possibile attraversare ogni prova.<br />

Gratitudine, conversione, incoraggiamento: questo vi diciamo per essere<br />

ancora più uniti nel condividere l’impegno e la gioia del ministero a<br />

servizio delle nostre Chiese e del Paese.<br />

Ci protegga la Vergine Maria. Ci benedica Dio che dona senza misura<br />

la consolazione di sperimentarlo vivo nella fede.<br />

Roma, 28 maggio <strong>2010</strong><br />

I Vescovi delle Chiese che sono in Italia


Dichiarazione sulla questione dell’esposizione<br />

di simboli religiosi cristiani<br />

La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, riunitasi il<br />

16 giugno <strong>2010</strong>, ha approvato la seguente dichiarazione sulla questione<br />

dell’esposizione di simboli religiosi cristiani nelle scuole, in vista<br />

dell’imminente decisione della Corte europea dei diritti umani n.<br />

30814/06 Lautsi c. Italia.<br />

In vista dell’imminente decisione della Corte europea dei diritti<br />

dell’uomo, intendiamo richiamare l’attenzione sull’importanza che la<br />

questione dell’esposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche assume<br />

in relazione ai sentimenti religiosi delle popolazioni e alle tradizioni delle<br />

Nazioni d’Europa.<br />

La presenza dei simboli religiosi e in particolare della croce, che riflette<br />

il sentimento religioso dei cristiani di qualsiasi denominazione,<br />

non si traduce in un’imposizione e non ha valore di esclusione, ma esprime<br />

una tradizione che tutti conoscono e riconoscono nel suo alto valore<br />

spirituale, e come segno di un’identità aperta al dialogo con ogni uomo<br />

di buona volontà, di sostegno a favore dei bisognosi e dei sofferenti, senza<br />

distinzione di fede, etnia o nazionalità.<br />

Auspichiamo che nell’esame di una questione così delicata si tenga<br />

conto dei sentimenti religiosi della popolazione e di questi valori, come<br />

pure del fatto che in tutti i Paesi europei si è affermato e si va sviluppando<br />

sempre più positivamente il diritto di libertà religiosa, di cui l’esposizione<br />

dei simboli religiosi rappresenta un’importante espressione. Le<br />

Chiese cristiane favoriscono ovunque il dialogo con altre Chiese e religioni<br />

e agiscono come parte integrante delle rispettive realtà nazionali,<br />

che in materia di simboli religiosi conoscono normative diverse e un’autonoma<br />

evoluzione sociale e giuridica. Una scelta non penalizzante per<br />

la simbologia religiosa risulterebbe in linea con il principio di sussidiarietà<br />

che presiede al rapporto tra Stati e istituzioni europee, nel rispetto<br />

delle tradizioni millenarie di ciascun popolo e di ciascuna Nazione.<br />

Roma, 16 giugno <strong>2010</strong><br />

La Presidenza<br />

della Conferenza Episcopale Italiana<br />

139


140<br />

Rendiconto,<br />

previsto dall’art. 44 della legge 20 maggio 1985, n. 222,<br />

relativo all’utilizzazione delle somme<br />

pervenute nell’anno 2009<br />

all’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero<br />

e alla Conferenza Episcopale Italiana<br />

in forza degli artt. 46 e 47 della medesima legge<br />

L’articolo 44 della legge 20 maggio 1985, n. 222, dispone che la Conferenza<br />

Episcopale Italiana trasmetta annualmente all’autorità statale<br />

competente il rendiconto relativo all’effettiva utilizzazione delle somme<br />

di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo comma, della stessa legge e lo pubblichi<br />

sul «Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana», organo ufficiale<br />

della Conferenza medesima.<br />

In adempimento a tale disposizione, si pubblica il rendiconto relativo<br />

all’anno 2009, con alcune annotazioni illustrative, inviato dal Presidente<br />

della CEI, Card. Angelo Bagnasco, al Ministro dell’Interno, On.<br />

Roberto Maroni, con lettera in data 30 giugno <strong>2010</strong>, prot. n. 476/<strong>2010</strong>,<br />

ai sensi dell’art. 20 del regolamento di esecuzione della legge 222/1985,<br />

approvato con dPR 13 febbraio 1987, n. 33.<br />

Nell’indicare i singoli dati si segue l’ordine delle lettere del comma<br />

secondo dell’art. 44:<br />

* Lettera a) - Numero dei sacerdoti a favore dei quali si è provveduto<br />

nell’anno 2009:<br />

sacerdoti abili a prestare un servizio a tempo pieno in favore delle<br />

diocesi n. 34.421<br />

sacerdoti non abili a prestare un servizio a tempo pieno in favore<br />

delle diocesi n. 2.981<br />

* Lettera b) - Somma stabilita dalla Conferenza Episcopale Italiana<br />

per il dignitoso sostentamento dei sacerdoti (al netto dei contributi<br />

previdenziali dovuti al Fondo Clero dell’INPS e al lordo delle ritenute<br />

fiscali):


sacerdoti abili a prestare un servizio a tempo pieno:<br />

da un minimo di € 11.865,60 (€ 988,80 mensili x 12 mensilità)<br />

a un massimo di € 22.396,22 (€ 1.866,36 mensili x 12 mensilità)<br />

sacerdoti non abili a prestare un servizio a tempo pieno:<br />

sacerdoti: € 16.018,56 (€ 1.334,88 mensili x 12 mensilità)<br />

Vescovi emeriti: € 19.578,24 (€ 1.631,52 mensili x 12 mensilità)<br />

* Lettera c) - Ammontare complessivo delle somme di cui agli articoli<br />

46 e 47 destinate al sostentamento del clero:<br />

erogazioni liberali pervenute all’Istituto Centrale per il sostentamento<br />

del clero e deducibili a termini dell’art. 46 € 16.561.825<br />

importo destinato dalla CEI a valere sull’anticipo dell’8 per mille<br />

IRPEF € 381.300.000<br />

* Lettera d) - Numero dei sacerdoti a cui è stata assicurata l’intera<br />

remunerazione: n. 183<br />

* Lettera e) - Numero dei sacerdoti a cui è stata assicurata un’integrazione:<br />

n. 31.829<br />

* Lettera f) - Ammontare delle ritenute fiscali e dei contributi previdenziali<br />

operati ai sensi dell’art. 25:<br />

ritenute fiscali € 74.464.605<br />

contributi previdenziali € 27.781.158<br />

* Lettera g) - Interventi finanziari dell’Istituto Centrale a favore dei<br />

singoli Istituti per il sostentamento del clero € 372.321.870<br />

* Lettera h) - Interventi operati per le altre finalità previste dall’art. 48:<br />

1. Esigenze di culto della popolazione<br />

La somma destinata a questa finalità è stata pari a<br />

€ 381.238.542,68.<br />

In particolare, essa è stata così ripartita:<br />

per l’edilizia di culto: € 170.000.000;<br />

alle diocesi, per il sostegno delle attività di culto e pastorale:<br />

€ 136.000.000;<br />

141


142<br />

per interventi di rilievo nazionale definiti dalla CEI:<br />

€ 37.438.000;<br />

per il “fondo speciale” finalizzato alla promozione della catechesi<br />

e dell’educazione cristiana: € 27.300.542,68;<br />

per l’attività dei Tribunali ecclesiastici regionali per le cause matrimoniali:<br />

€ 10.500.000.<br />

Interventi caritativi in Italia e nei paesi del terzo mondo<br />

La somma destinata a questa finalità è stata pari a € 205.000.000.<br />

In particolare, essa è stata così ripartita:<br />

alle diocesi, per interventi caritativi a favore della collettività nazionale:<br />

€ 90.000.000;<br />

per interventi caritativi di rilievo nazionale definiti dalla CEI:<br />

€ 30.000.000;<br />

per interventi caritativi a favore di paesi del terzo mondo:<br />

€ 85.000.000.<br />

* * *<br />

ANNOTAZIONI<br />

L’art. 44 della legge 20 maggio 1985, n. 222 dispone: “la Conferenza<br />

Episcopale Italiana trasmette annualmente all’autorità statale competente<br />

un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme<br />

di cui agli articoli 46, 47 [e 50, terzo comma]”, e indica gli elementi che<br />

“tale rendiconto deve comunque precisare”.<br />

sostentamento del clero cattolico<br />

1. Quanto al dato di cui alla lettera a) dell’art. 44, comma secondo:<br />

Il numero di 37.402 (34.421 + 2.981) individua i sacerdoti inseriti nel<br />

sistema di sostentamento nel corso del 2009, compresi coloro che sono<br />

deceduti tra il 2 gennaio e il 31 dicembre dello stesso anno.<br />

I primi (34.421) sono coloro che hanno avuto titolo a una remunerazione<br />

per il ministero svolto a tempo pieno in servizio delle diocesi (cf.


art. 24); i secondi (2.981) sono coloro a cui si è provveduto a titolo di<br />

previdenza integrativa (cf. art. 27, comma primo), non essendo essi più<br />

in grado di svolgere un servizio a tempo pieno.<br />

2. Quanto ai dati di cui alla lettera b):<br />

L’esistenza di un importo minimo e di un importo massimo di remunerazione<br />

assicurato ai sacerdoti deriva dalle scelte operate nella definizione<br />

del sistema remunerativo.<br />

A ciascun sacerdote spetta un numero X di punti; ogni anno la CEI<br />

determina il valore monetario del singolo punto (per il 2009: € 12,36);<br />

la remunerazione assicurata corrisponde al prodotto del numero dei punti<br />

per il valore del punto.<br />

Il numero dei punti varia in concreto per ciascun sacerdote, perché<br />

a partire da un numerobase uguale per tutti (nel 2009: 80 punti mensili)<br />

sono attribuiti punti ulteriori (fino a un massimo di 151 punti mensili)<br />

al verificarsi di circostanze previste dalla normativa data dalla CEI ai<br />

sensi dell’art. 75 della legge n. 222/1985 e secondo gli indirizzi del can.<br />

281 del codice di diritto canonico (oneri particolari connessi con l’esercizio<br />

di taluni uffici; anzianità nell’esercizio del ministero sacerdotale;<br />

spese per alloggio in mancanza di casa canonica; condizioni di speciale<br />

difficoltà).<br />

3. Quanto ai dati di cui alla lettera c):<br />

Le offerte deducibili previste dall’art. 46, destinate al sostentamento<br />

del clero cattolico nel 2009, sono state pari a € 16.561.825.<br />

Si tratta dell’importo complessivo delle erogazioni liberali versate nel<br />

corso del 2008 dai donanti sui conti correnti postale e bancari dell’Istituto<br />

Centrale oppure presso gli Istituti diocesani per il sostentamento del<br />

clero all’uopo delegati, del quale l’Istituto Centrale ha avuto conoscenza<br />

esauriente soltanto dopo la chiusura dell’esercizio 2008, al ricevimento<br />

delle rendicontazioni degli enti collettori; conseguentemente detto importo<br />

è stato destinato al sostentamento del clero nell’esercizio successivo<br />

(2009).<br />

143


144<br />

La somma di € 381.300.000 corrisponde all’importo trasmesso dalla<br />

CEI all’Istituto Centrale prelevandolo dal versamento complessivo di<br />

€ 967.538.542,68 effettuato dallo Stato nell’anno 2009 ai sensi dell’ultimo<br />

comma dell’art. 47.<br />

4. Quanto ai dati di cui alle lettere d) ed e):<br />

Come è noto, il sistema di sostentamento del clero cattolico è impostato<br />

secondo i seguenti criteri:<br />

I sacerdoti che svolgono servizio in favore della diocesi “comunicano<br />

annualmente all’Istituto diocesano per il sostentamento del clero:<br />

la remunerazione che, secondo le norme stabilite dal Vescovo diocesano,<br />

sentito il Consiglio presbiterale, ricevono dagli enti ecclesiastici<br />

presso i quali esercitano il ministero;<br />

gli stipendi eventualmente ad essi corrisposti da altri soggetti” (art. 33).<br />

“L’Istituto verifica, per ciascun sacerdote, i dati ricevuti a norma<br />

dell’art. 33. Qualora la somma dei proventi di cui al medesimo articolo<br />

non raggiunga la misura determinata dalla Conferenza Episcopale Italiana<br />

a norma dell’articolo 24, primo comma, l’Istituto stabilisce l’integrazione<br />

spettante, dandone comunicazione all’interessato” (art. 34,<br />

comma primo).<br />

“Gli Istituti diocesani per il sostentamento del clero provvedono<br />

all’integrazione di cui all’art. 34 con i redditi del loro patrimonio.<br />

Qualora tali redditi risultino insufficienti, gli Istituti richiedono<br />

all’Istituto Centrale la somma residua necessaria ad assicurare ad ogni<br />

sacerdote la remunerazione nella misura stabilita” (art. 35, commi primo<br />

e secondo).<br />

In pratica possono dunque verificarsi tre situazioni:<br />

Taluni sacerdoti non ricevono alcuna remunerazione dall’ente ecclesiastico,<br />

perché questo è impossibilitato a intervenire in loro favore per<br />

mancanza totale di mezzi; se il sacerdote non ha altre entrate computabili,<br />

gli si deve l’intera remunerazione.


I sacerdoti versanti in questa condizione sono stati 183.<br />

Altri sacerdoti ricevono una remunerazione da enti ecclesiastici o godono<br />

di altre entrate computabili; se con queste risorse non raggiungono<br />

la misura di remunerazione loro attribuita (cf. quanto annotato più sopra<br />

alla lettera B), hanno diritto di ricevere una integrazione fino alla concorrenza<br />

di tale misura.<br />

I sacerdoti versanti in questa condizione sono stati 31.829.<br />

Altri sacerdoti, infine, che ricevono una remunerazione da enti ecclesiastici<br />

o godono di altre entrate computabili, raggiungono con questi<br />

apporti o addirittura superano la misura di remunerazione loro attribuita;<br />

in questo caso non è dovuta loro alcuna integrazione.<br />

I sacerdoti versanti in questa condizione sono stati 5.390.<br />

5. Quanto al dato di cui alla lettera f):<br />

A proposito delle ritenute fiscali è opportuno ricordare che si tratta di<br />

quelle operate dall’Istituto Centrale su due possibili componenti della<br />

remunerazione dei sacerdoti:<br />

la remunerazione ricevuta da enti ecclesiastici;<br />

la remunerazione totale o l’integrazione ricevuta dagli Istituti per il<br />

sostentamento del clero.<br />

È da sottolineare, peraltro, che il carico fiscale complessivo che è gravato<br />

sui sacerdoti nel 2009 è maggiore dell’importo indicato: quando,<br />

per esempio, a comporre la remunerazione attribuita al sacerdote concorre<br />

uno stipendio (insegnamento della religione cattolica nelle scuole,<br />

assistenza spirituale negli ospedali o nelle carceri, ecc.) le ritenute sul<br />

medesimo sono operate direttamente dallo Stato. È noto inoltre che lo<br />

Stato effettua le ritenute sulle pensioni di cui eventualmente i sacerdoti<br />

godono.<br />

A proposito dei contributi previdenziali si precisa che si tratta di quelli<br />

dovuti, ai sensi della legge 22 dicembre 1973, n. 903, per il Fondo speciale<br />

clero costituito presso l’INPS, l’iscrizione al quale è obbligatoria<br />

per ogni sacerdote secolare avente cittadinanza italiana e per ogni sacer-<br />

145


146<br />

dote non avente cittadinanza italiana, ma presente sul territorio italiano<br />

al servizio di diocesi italiane.<br />

6. Quanto alla lettera g):<br />

Se si confrontano i dati relativi al primo e terzo comma del precedente<br />

punto 3 delle presenti annotazioni (€ 397.861.825) e la somma erogata<br />

dall’Istituto Centrale ai singoli Istituti diocesani per il sostentamento<br />

del clero (€ 372.321.870) – utilizzata per la corresponsione ai sacerdoti<br />

delle integrazioni e degli assegni di previdenza, per il versamento dei<br />

contributi previdenziali al Fondo Clero dell’INPS, per il pagamento del<br />

premio di una polizza sanitaria integrativa in favore del Clero – si constata<br />

la differenza positiva di € 25.539.955. Tale somma sarà utilizzata<br />

per le esigenze del sostentamento del clero dell’anno successivo.<br />

7. Quanto alla lettera h):<br />

1. esigenze di culto della popolazione<br />

A) Una quota di € 170 milioni è stata destinata all’“edilizia di<br />

culto”. Considerato il decremento delle somme pervenute alla C.E.I.<br />

nell’anno 2009 in forza degli articoli 46 e 47 della legge 222/1985 e al fine<br />

di mantenere costante, rispetto all’anno precedente, la somma destinata<br />

a questa finalità, la Conferenza Episcopale Italiana ha stabilito di<br />

destinarvi l’ulteriore quota di € 17 milioni, prelevandola dall’“accantonamento”<br />

costituito presso la CEI nel 2003 (indicato alla lettera h, n.<br />

3, del Rendiconto presentato in data 8 luglio 2004 e descritto al n. 7, sub<br />

3, delle relative <strong>Anno</strong>tazioni),raggiungendo in tal modo la somma complessiva<br />

di € 187 milioni. Come noto, in questa voce sono stati riuniti i<br />

fondi destinati alla costruzione e ristrutturazione di edifici di culto cattolico<br />

e delle pertinenti opere parrocchiali (€ 122 milioni) e quelli destinati<br />

alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici (€ 65 milioni).<br />

Il primo ambito di intervento (nuova edilizia di culto) è finalizzato a<br />

rispondere alle esigenze di mobilità della popolazione sul territorio nazionale,<br />

con particolare riferimento agli insediamenti abitativi nelle pe-


iferie urbane, e a dotare le comunità parrocchiali di adeguate infrastrutture<br />

(per es. case canoniche, locali per la catechesi). Un apposito comitato<br />

esamina i progetti presentati, li valuta alla luce degli orientamenti<br />

dei competenti organi ecclesiastici e propone alla Segreteria Generale il<br />

contributo da assegnare, in osservanza delle specifiche disposizioni della<br />

CEI in materia.<br />

Questi contributi si configurano come concorso nella spesa che le<br />

diocesi italiane devono affrontare per la dotazione di chiese, con le relative<br />

nuove opere d’arte, e altri edifici per servizi religiosi alle comunità<br />

parrocchiali che ne sono sprovviste.<br />

Possono essere concessi finanziamenti con le seguenti modalità:<br />

1. come concorso erogato durante la costruzione, fino a un massimo<br />

del 75% del costo preventivo dell’opera, entro i limiti parametrali<br />

approvati dal Consiglio Episcopale Permanente;<br />

2. come concorso erogato durante gli interventi su fabbricati esistenti:<br />

- fino a un massimo del 50% del costo preventivo dell’opera, entro<br />

i richiamati limiti parametrali, quando si tratta di trasformazioni,<br />

consolidamento statico, antisismico, adeguamento a norma degli<br />

impianti tecnologici, delle strutture e rifacimento delle coperture;<br />

- fino a un massimo del 75% del costo preventivo dell’opera, entro<br />

gli stessi limiti parametrali, quando si tratta di interventi su edifici<br />

dichiarati strutturalmente inagibili;<br />

3. come concorso erogato durante la costruzione, l’acquisto e conseguente<br />

adattamento di edifici da destinare a casa canonica nel sud<br />

d’Italia, nonché per gli interventi necessari per rendere abitabili le<br />

case canoniche dichiarate strutturalmente inagibili nel sud d’Italia,<br />

fino a un massimo dell’85% del costo preventivo dell’opera,<br />

entro i citati limiti parametrali;<br />

4. come concorso erogato durante gli interventi di restauro, risanamento<br />

conservativo e consolidamento di case canoniche nel sud<br />

d’Italia non dichiarate strutturalmente inagibili, fino a un massimo<br />

del 65% del costo preventivo dell’opera, entro i richiamati limiti<br />

parametrali;<br />

5. come contributo annuale costante, per la durata di dieci anni, nella<br />

misura del 10% della spesa ammessa a contributo in sede di approvazione<br />

del progetto, entro gli stessi limiti parametrali.<br />

147


148<br />

L’istruttoria di una richiesta di finanziamento per l’edilizia di culto<br />

mediamente si protrae da dodici a diciotto mesi, a causa dei tempi necessari<br />

all’esame, alle eventuali integrazioni e alla definizione della pratica<br />

sotto il profilo tecnico, amministrativo, giuridico, liturgico e artistico.<br />

Da ciò ne è derivato che la maggior parte dei contributi assegnati nel<br />

corso dell’esercizio 2009, che va dal 1° giugno 2009 al 31 maggio <strong>2010</strong>,<br />

sono rimasti a carico degli stanziamenti per l’edilizia di culto effettuati<br />

negli anni precedenti. L’ammontare complessivo dei contributi assegnati<br />

dalla Conferenza Episcopale Italiana nel predetto periodo è stato<br />

di euro 65.413.934 per 112 progetti, dei quali:<br />

50 relativi a edifici di culto;<br />

40 relativi a case canoniche (di cui 39 nel sud d’Italia);<br />

15 relativi a locali di ministero pastorale;<br />

7 relativi a case canoniche e locali di ministero pastorale.<br />

L’intera somma destinata alla “nuova edilizia di culto” verrà comunque<br />

erogata per i progetti approvati.<br />

Il secondo tipo di intervento è finalizzato primariamente al restauro e<br />

al consolidamento statico di edifici di culto di interesse storico-artistico<br />

e delle loro pertinenze; in secondo luogo alla conservazione e consultazione<br />

di archivi e biblioteche diocesani e alla promozione di musei diocesani<br />

o di interesse diocesano nonché di archivi e biblioteche appartenenti<br />

a Istituti di vita consacrata e a Società di vita apostolica, all’installazione<br />

di impianti di sicurezza per gli edifici di culto e le loro dotazioni<br />

storico-artistiche, al restauro di organi a canne. Le descritte modalità<br />

di intervento, operate in coerenza con gli indirizzi contenuti nelle Intese<br />

stipulate con il Ministero per i beni e le attività culturali in attuazione<br />

dell’art. 12 dell’Accordo di revisione del Concordato lateranense nonché<br />

in considerazione dell’intrinseca unicità dell’edificio di culto e delle<br />

opere d’arte in esso conservate e della comune destinazione al culto,<br />

mirano a salvaguardare il patrimonio di fede, arte e storia racchiuso nelle<br />

chiese, nei monumenti sacri, negli archivi, nelle biblioteche e nei musei<br />

diocesani.<br />

I finanziamenti sono concessi con le seguenti modalità:<br />

1. come concorso erogato per il restauro e consolidamento statico di<br />

edifici di culto di interesse storico-artistico, fino a un massimo del


50% del costo preventivo dell’opera, entro i limiti parametrali approvati<br />

dal Consiglio Episcopale Permanente;<br />

2. come concorso erogato per la conservazione e consultazione di archivi<br />

e biblioteche diocesani e alla promozione di musei diocesani<br />

o di interesse diocesano, nonché l’installazione di impianti di sicurezza<br />

per gli edifici di culto e le loro dotazioni storico-artistiche,<br />

in misura fissa per ciascun ente, a seconda della tipologia di intervento,<br />

approvata dal Consiglio Episcopale Permanente;<br />

3. come concorso erogato per il restauro di organi a canne, fino a un<br />

massimo del 50% del costo preventivo, entro i richiamati limiti<br />

parametrali.<br />

Riguardo a questo tipo di intervento, soprattutto in riferimento al restauro<br />

e al consolidamento statico di edifici di culto di interesse storico-artistico<br />

e delle loro pertinenze, il tempo che intercorre tra il momento<br />

della presentazione dell’istanza di contributo e quello della sua definizione<br />

sotto i profili tecnici-amministrativi varia, mediamente, da tre a<br />

otto mesi. Ciò ha determinato che la maggior parte dei contributi assegnati<br />

nel corso dell’esercizio 2009, che va dal 1° luglio 2009 al 30 giugno<br />

<strong>2010</strong>, è rimasta a carico dello stanziamento per i beni culturali effettuato<br />

nel 2009, mentre la parte restante è rimasta a carico degli stanziamenti<br />

effettuati negli anni precedenti. L’ammontare complessivo dei<br />

contributi assegnati dalla Conferenza Episcopale Italiana nel predetto<br />

periodo è stato di euro 65.663.005 per 841 progetti, dei quali:<br />

446 relativi al restauro e consolidamento statico di edifici di culto e<br />

all’adeguamento delle relative pertinenze;<br />

173 relativi alla conservazione e consultazione di archivi e biblioteche<br />

diocesani e alla promozione di musei diocesani o di interesse diocesano;<br />

52 relativi alla conservazione e consultazione di archivi e biblioteche<br />

di Istituti di vita consacrata e di Società di vita apostolica;<br />

76 relativi all’installazione di impianti di sicurezza per gli edifici di<br />

culto e le loro dotazioni storico-artistiche;<br />

94 relativi al restauro di organi a canne.<br />

L’intera somma destinata alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici<br />

verrà comunque erogata per i progetti approvati.<br />

149


150<br />

B) Una quota di € 136 milioni è stata destinata alle 226 diocesi italiane,<br />

per il sostegno delle attività di culto e di pastorale. Per le ragioni illustrate<br />

al precedente n. 7, sub 1, lettera A, la Conferenza Episcopale Italiana<br />

ha stabilito di destinare a questa finalità l’ulteriore quota di € 20<br />

milioni, prelevandola dall’“accantonamento” costituito presso la CEI<br />

nel 2003, raggiungendo in tal modo la somma complessiva di € 156 milioni.<br />

La ripartizione della somma tra le diocesi è avvenuta secondo i seguenti<br />

criteri: una quota base (€ 352.412,00) eguale per ciascuna diocesi<br />

(per quelle aventi una popolazione inferiore ai 20 mila abitanti: €<br />

117.470,67), una quota variabile a seconda del numero degli abitanti (€<br />

1,2917 per abitante).<br />

I criteri e gli indirizzi per l’individuazione delle finalità di culto e di<br />

pastorale alle quali destinare la somma ricevuta sono contenuti in un’apposita<br />

circolare inviata dalla CEI ai Vescovi diocesani, tenendo come<br />

punto di riferimento la descrizione delle attività di religione e di culto<br />

contenuta nell’art. 16, lett. a) della legge n. 222/1985: attività dirette<br />

all’esercizio del culto e alla cura delle anime, alla formazione del clero e<br />

dei religiosi, a scopi missionari, alla catechesi, all’educazione cristiana.<br />

Pare utile evidenziare che taluni di questi impegni (come, ad esempio,<br />

gli aiuti agli enti ecclesiastici per il sostentamento dei sacerdoti addetti e<br />

il sostegno alle iniziative in favore del clero anziano e malato) si traducono<br />

in ulteriori interventi in favore del clero.<br />

Agli stessi criteri ci si è attenuti nel fornire ai Vescovi gli schemi per<br />

il rendiconto annuale.<br />

C) Una quota di € 37.438.000 è stata destinata a sostegno di attività<br />

di culto e pastorale a rilievo nazionale, individuate in concreto dalla Presidenza<br />

della CEI, sentito il Consiglio Episcopale Permanente. Anche<br />

per quest’anno si segnalano, tra gli altri e a titolo esemplificativo, contributi:<br />

alle facoltà teologiche, affidate alla diretta responsabilità dei Vescovi<br />

italiani, per le attività di formazione del clero e dei religiosi; alle<br />

diocesi, per il sostegno a sacerdoti stranieri impegnati in corsi di studi di<br />

specializzazione che collaborano all’attività pastorale delle parrocchie;<br />

a enti e associazioni operanti nell’ambito della catechesi, dell’educazione<br />

cristiana e per scopi missionari; a istituti che assistono sacerdoti e religiosi<br />

in situazione di disagio spirituale, psicologico e vocazionale; ad


associazioni di fedeli e aggregazioni laicali per progetti e attività specifiche<br />

di apostolato e animazione pastorale.<br />

D) Una quota di € 27.300.542,68 è stata destinata per il “fondo speciale”,<br />

costituito presso la CEI, finalizzato alla promozione della catechesi<br />

e dell’educazione cristiana. Per le ragioni illustrate al precedente<br />

n. 7, sub 1, lettera A, la Conferenza Episcopale Italiana ha stabilito di<br />

destinare a questa finalità l’ulteriore quota di € 5 milioni, prelevandola<br />

dall’“accantonamento” costituito presso la CEI nel 2003, raggiungendo<br />

in tal modo la somma complessiva di € 32.300.542,68.<br />

E) Una quota di € 10.500.000 è stata destinata per l’attività dei Tribunali<br />

ecclesiastici regionali per le cause matrimoniali.<br />

2.1. interventi caritativi a favore della collettività<br />

nazionale<br />

A) Una quota di € 90 milioni è stata destinata alle 226 diocesi italiane<br />

per interventi caritativi a favore della collettività nazionale.<br />

La ripartizione della somma tra le diocesi è avvenuta secondo i seguenti<br />

criteri: una quota base (€ 203.778,52) uguale per ciascuna diocesi<br />

(per quelle aventi una popolazione inferiore ai 20 mila abitanti: €<br />

67.926,17), una quota variabile a seconda del numero degli abitanti (€<br />

0,7460 per abitante).<br />

B) Una quota di € 30 milioni è stata destinata per interventi caritativi<br />

in Italia aventi rilievo nazionale, individuati in concreto dalla Presidenza<br />

della C.E.I., sentito il Consiglio Episcopale Permanente. Anche<br />

per quest’anno si segnalano, tra gli altri e a titolo esemplificativo, contributi:<br />

per il terremoto in Abruzzo (€ 5.000.000); a monasteri di clausura<br />

femminili che versano in condizioni di particolare necessità; alla Caritas<br />

Italiana che coordina interventi sul territorio riguardanti i seguenti<br />

ambiti: il sostegno alle famiglie particolarmente disagiate, l’accoglienza<br />

e l’assistenza degli anziani, dei senzatetto e dei rifugiati, il recupero<br />

delle vittime della tratta di esseri umani, iniziative orientate a favorire<br />

il reinserimento lavorativo, sociale e comunitario di detenuti; contri-<br />

151


152<br />

buti a fondazioni ed enti senza scopo di lucro che operano per l’assistenza<br />

ai poveri, agli emarginati e ai profughi, per la prevenzione dell’usura,<br />

per il reinserimento sociale di disoccupati ed ex tossicodipendenti, per il<br />

sostegno di soggetti disabili; contributi ad associazioni e centri in difesa<br />

della vita umana.<br />

Il criterio per l’ammissibilità delle domande è l’oggettiva rilevanza<br />

nazionale degli interventi; le persone giuridiche richiedenti devono essere,<br />

di norma, canonicamente riconosciute e soggette alla giurisdizione<br />

ecclesiastica.<br />

2.2. interventi caritativi a favore di paesi del terzo<br />

mondo<br />

Nell’anno 2009 una quota di € 85 milioni è stata destinata agli interventi<br />

caritativi a favore del terzo mondo.<br />

Le assegnazioni vengono definite da un apposito Comitato. Relativamente<br />

ai fondi dell’anno 2009 sono pervenuti n. 550 progetti, di cui<br />

quelli finora approvati sono stati 197. Sono stati respinti i progetti che<br />

non rientravano negli ambiti previsti dalla legge n. 222/1985, o la cui realizzazione<br />

è stata giudicata meno urgente o non in linea con il Regolamento<br />

indicante il quadro dei criteri generali di intervento e le priorità<br />

contenutistiche e geografiche.<br />

I progetti finanziati promuovono la formazione in molteplici ambiti:<br />

dall’alfabetizzazione alla formazione professionale in campo sanitario,<br />

agricolo-ambientale, economico, cooperativo e delle comunicazioni sociali;<br />

non si trascura il sostegno alle associazioni locali per l’acquisizione<br />

di competenze gestionali, né la formazione universitaria e la promozione<br />

della donna. Oltre al sostegno offerto a questa tipologia di progetti<br />

prioritari, si segnalano anche taluni interventi consistenti per emergenze<br />

che ricorrentemente insorgono nelle aree interessate all’azione del Comitato:<br />

l’entità degli stanziamenti varia nel caso di gravi calamità nazionali<br />

rispetto a interventi più mirati per emergenze locali.<br />

Di seguito si elencano taluni progetti, tra quelli maggiormente significativi,<br />

per la cui realizzazione sono stati concessi contributi.<br />

- In ambito scolastico: formazione di insegnanti per le scuole primarie<br />

e secondarie in Burkina Faso, India, Mali, Camerun, Bolivia e Perù;<br />

promozione della formazione culturale attraverso l’apertura di bibliote-


che classiche e multimediali in Niger; creazione di un centro di formazione<br />

socio-educativa nelle zone rurali dell’Uruguay; realizzazione di<br />

un centro di alfabetizzazione per ragazzi e di formazione professionale<br />

per giovani nella Repubblica Democratica del Congo; avvio di un programma<br />

universitario per la formazione a distanza in Argentina; implementazione<br />

di un programma educativo per bambini lavoratori in India;<br />

formazione alla non violenza ed educazione alla pace nelle scuole diocesane<br />

in Niger e in Colombia; realizzazione di corsi di formazione per<br />

operatori turistici con orientamento socio-culturale in Argentina; promozione<br />

dell’alfabetizzazione di bambini marginalizzati o appartenenti<br />

a comunità fuori casta in India; integrazione scolastica per bambini audiolesi<br />

in Bénin; realizzazione di un master universitario a distanza in<br />

social entrepreneurship and management in Kenya.<br />

- In ambito sanitario: avvio di una banca del sangue in India; acquisto<br />

di equipaggiamenti per i centri di radioterapia dell’ospedale Spirito Santo<br />

a Bombay e del Lourdes Hospital a Verapoly in India; progetto Dream<br />

per la prevenzione e la cura dell’AIDS in Africa; potenziamento delle attività<br />

sanitarie nella Repubblica Democratica del Congo; allestimento<br />

ed equipaggiamento di un centro materno infantile in Perù; ampliamento<br />

di un centro sanitario a Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo)<br />

e acquisto dei relativi equipaggiamenti; supporto al consolidamento<br />

del sistema sanitario e dei servizi materni e infantili in Etiopia; acquisto<br />

di equipaggiamenti ospedalieri in Tanzania; rinnovo delle attrezzature<br />

per la rianimazione neonatale dell’ospedale Gesù Maria Giuseppe<br />

a Quixada in Brasile; potenziamento dei servizi di un centro per disabili<br />

fisici a Ouagadougou (Burkina Faso); creazione di un centro di salute<br />

in una zona rurale del Rwanda; miglioramento dei servizi di fisioterapia<br />

nell’ambulatorio Hogar Padre Olallo a Camagüey (Cuba); acquisto di<br />

un’unità di fisioterapia ad Amman (Giordania); formazione permanente<br />

del personale sanitario ed educazione alla salute della popolazione presso<br />

l’ospedale Raoul Follereau di Bissau (Guinea Bissau); formazione di<br />

personale sanitario in Sudan.<br />

- Nel settore della promozione umana: creazione di un laboratorio<br />

tessile per l’avviamento al lavoro femminile in Tanzania; rafforzamento<br />

delle organizzazioni di giovani agricoltori con lo sviluppo di tecniche di<br />

coltura e giardinaggio in Burkina Faso; realizzazione di una scuola professionale<br />

per ragazzi di strada a Bangalore (India); rinnovamento dei<br />

153


154<br />

macchinari tipografici a Santarém (Brasile) e Tacna y Moquegua (Perù);<br />

creazione di un laboratorio d’arte e corsi di formazione in Camerun; implementazione<br />

di un allevamento equino in Uganda; sostegno allo sviluppo<br />

agricolo in Guatemala; realizzazione di un sistema di approvvigionamento<br />

di acqua potabile a Concepción (Paraguay); promozione e<br />

formazione di donne tribali e “dalit” in India; formazione professionale<br />

dei detenuti del carcere di Nampula in Mozambico per favorirne il reinserimento<br />

sociale post-carcerario; creazione di un allevamento ovino in<br />

Guinea Conakry; creazione di una banca del cereale in Mali.<br />

Tra le emergenze e le calamità per le quali si è intervenuti nel 2009 si<br />

segnalano:<br />

- Filippine, Indonesia e Samoa (alluvione): € 2.000.000;<br />

- Sri Lanka (emergenza umanitaria): € 1.200.000;<br />

- Burkina Faso (inondazioni) € 370.000.<br />

L’intera somma destinata agli interventi caritativi verrà comunque<br />

erogata per i progetti approvati. Si segnala, inoltre, che la somma € 85<br />

milioni destinata nell’anno 2008 è stata interamente erogata per finanziare<br />

566 dei 1.346 progetti presentati.


Presentazione<br />

EDUCARE<br />

ALLA VITA BUONA DEL VANGELO<br />

Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano<br />

per il decennio <strong>2010</strong>-2020<br />

Gli Orientamenti pastorali per il decennio <strong>2010</strong>-2020 intendono offrire<br />

alcune linee di fondo per una crescita concorde delle Chiese in Italia<br />

nell’arte delicata e sublime dell’educazione. In essa noi Vescovi riconosciamo<br />

una sfida culturale e un segno dei tempi, ma prima ancora<br />

una dimensione costitutiva e permanente della nostra missione di rendere<br />

Dio presente in questo mondo e di far sì che ogni uomo possa incontrarlo,<br />

scoprendo la forza trasformante del suo amore e della sua verità,<br />

in una vita nuova caratterizzata da tutto ciò che è bello, buono e vero. È<br />

questo un tema a cui più volte ci ha richiamato Papa Benedetto XVI, il<br />

cui magistero costituisce il riferimento sicuro per il nostro cammino ecclesiale<br />

e una fonte di ispirazione per la nostra proposta pastorale.<br />

La scelta di dedicare un’attenzione specifica al campo educativo affonda<br />

le radici nel IV Convegno ecclesiale nazionale, celebrato a Verona<br />

nell’ottobre 2006, con il suo messaggio di speranza fondato sul “sì”<br />

di Dio all’uomo attraverso suo Figlio, morto e risorto perché noi avessimo<br />

la vita. Educare alla vita buona del Vangelo significa, infatti, in primo<br />

luogo farci discepoli del Signore Gesù, il Maestro che non cessa di<br />

educare a una umanità nuova e piena. Egli parla sempre all’intelligenza<br />

e scalda il cuore di coloro che si aprono a lui e accolgono la compagnia<br />

dei fratelli per fare esperienza della bellezza del Vangelo. La Chiesa<br />

continua nel tempo la sua opera: la sua storia bimillenaria è un intreccio<br />

fecondo di evangelizzazione e di educazione. Annunciare Cristo, vero<br />

Dio e vero uomo, significa portare a pienezza l’umanità e quindi seminare<br />

cultura e civiltà. Non c’è nulla, nella nostra azione, che non abbia<br />

una significativa valenza educativa.<br />

La scelta dell’Episcopato italiano per questo decennio è segno di una<br />

premura che nasce dalla paternità spirituale di cui siamo rivestiti per grazia<br />

e che condividiamo in primo luogo con i sacerdoti. Siamo ben con-<br />

155


156<br />

sapevoli, inoltre, delle energie profuse con tanta generosità nel campo<br />

dell’educazione da consacrati e laici, che testimoniano la passione educativa<br />

di Dio in ogni campo dell’esistenza umana. A ciascuno consegniamo<br />

con fiducia questi orientamenti, con l’auspicio che le nostre comunità,<br />

parte viva del tessuto sociale del Paese, divengano sempre più<br />

luoghi fecondi di educazione integrale.<br />

Maria, che accompagnò la crescita di Gesù in sapienza, età e grazia,<br />

ci aiuti a testimoniare la vicinanza amorosa della Chiesa a ogni persona,<br />

grazie al Vangelo, fermento di crescita e seme di felicità vera.<br />

Roma, 4 ottobre <strong>2010</strong><br />

Festa di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia<br />

Introduzione<br />

Angelo Card. Bagnasco<br />

Presidente della Conferenza Episcopale Italiana<br />

Alla scuola di Cristo, maestro e pedagogo<br />

1. Nel corso dei secoli Dio ha educato il suo popolo, trasformando<br />

l’avvicendarsi delle stagioni dell’uomo in una storia di salvezza: «Egli<br />

lo trovò in una terra deserta, in una landa di ululati solitari. Lo circondò,<br />

lo allevò, lo custodì come la pupilla del suo occhio. Come un’aquila<br />

che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali e lo<br />

prese, lo sollevò sulle sue ali. Il Signore, lui solo lo ha guidato, non c’era<br />

con lui alcun dio straniero» (Dt 32, 10-12).<br />

Di questa storia noi ci sentiamo partecipi.<br />

La guida di Dio, in tutta la sua forza e tenerezza, si è fatta pienamente<br />

e definitivamente visibile in Gesù di Nazaret. Clemente Alessandrino,<br />

un autore del II secolo, gli attribuì il titolo di “pedagogo”: è Lui il maestro<br />

e il redentore dell’umanità, il pastore le cui orme guidano al cielo.<br />

Clemente individua nella Chiesa, sposa e madre del maestro, la “scuola”<br />

dove Gesù insegna, e conclude con questa esortazione: «O allievi<br />

della divina pedagogia! Orsù, completiamo la bellezza del volto della<br />

Chiesa e corriamo, noi piccoli, verso la Madre buona; diventando ascol-


tatori del Logos, glorifichiamo il divino piano provvidenziale, grazie al<br />

quale l’uomo viene sia educato dalla pedagogia divina che santificato in<br />

quanto bambino di Dio: è cittadino dei cieli, mentre viene educato sulla<br />

terra; riceve lassù per Padre colui che in terra impara a conoscere» 1 .<br />

Mentre risuonano in noi le parole del Vangelo – «uno solo è il vostro<br />

Maestro e voi siete tutti fratelli» (Mt 23, 8) – vorremmo poter dire con<br />

Sant’Agostino: «Parliamo a voi come a condiscepoli alla stessa scuola<br />

del Signore… Sotto questo Maestro, la cui cattedra è il cielo – è per mezzo<br />

delle sue Scritture che dobbiamo essere formati – fate dunque attenzione<br />

a quelle poche cose che vi dirò» 2 .<br />

All’educazione, dunque, intendiamo dedicare questo decennio.<br />

Un rinnovato impegno ecclesiale<br />

2. Da sempre la Chiesa riserva peculiare attenzione all’educazione.<br />

La nostra scelta intende, in particolare, riproporre e approfondire l’insegnamento<br />

del Concilio Vaticano II: «La santa madre Chiesa, nell’adempimento<br />

del mandato ricevuto dal suo divin Fondatore, che è quello di<br />

annunziare il mistero della salvezza a tutti gli uomini e di edificare tutto<br />

in Cristo, ha il dovere di occuparsi dell’intera vita dell’uomo, anche di<br />

quella terrena, in quanto connessa con la vocazione soprannaturale; essa<br />

perciò ha un suo compito specifico in ordine al progresso e allo sviluppo<br />

dell’educazione» 3 .<br />

Molti passi del recente cammino della Chiesa in Italia hanno trovato<br />

convergenza sul tema educativo. Il decennio appena concluso è stato<br />

illuminato dall’esperienza spirituale del Grande Giubileo del 2000, che<br />

incoraggiava a “prendere il largo”, come fecero un giorno gli Apostoli,<br />

rispondendo all’invito del Signore (cfr Lc 5, 4). La coincidenza del Giubileo<br />

con l’inizio del nuovo millennio ha aiutato a collocare con ancora<br />

maggiore chiarezza il mistero di Cristo nel grande orizzonte della storia<br />

della salvezza. Il cristianesimo, infatti, è religione calata nella storia.<br />

Lo scriveva Giovanni Paolo II, spiegando che l’incarnazione del Figlio<br />

nel grembo di Maria, culminata nella Pasqua e nel dono dello Spiri-<br />

1 Clemente Alessandrino, Pedagogo III, 99, 1.<br />

2 Sant’Agostino, Discorso 270, 1.<br />

3 Concilio Vaticano II, Dichiarazione Gravissimum educationis, proemio.<br />

157


158<br />

to, «costituisce il cuore pulsante del tempo, l’ora misteriosa in cui il Regno<br />

di Dio si è fatto vicino (cfr Mc 1, 15), anzi ha messo radici, come seme<br />

destinato a diventare un grande albero (cfr Mc 4, 30-32), nella nostra<br />

storia» 4 .<br />

Frutto di questa consapevolezza sono stati gli Orientamenti pastorali<br />

pubblicati nel 2001, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia 5 .<br />

A essi seguì nel 2004 la Nota pastorale Il volto missionario delle parrocchie<br />

in un mondo che cambia 6 , dove l’attenzione si rivolgeva in modo<br />

speciale a queste comunità, perché in esse trova concretezza la vocazione<br />

della Chiesa a essere segno della fecondità del Vangelo nel territorio.<br />

Al centro del decennio, si è situato il IV Convegno ecclesiale nazionale,<br />

tenuto a Verona nell’ottobre 2006. In esso si è manifestato il volto<br />

di «un popolo in cammino nella storia, posto a servizio della speranza<br />

dell’umanità intera, con la multiforme vivacità di una comunità ecclesiale<br />

animata da una sempre più robusta coscienza missionaria» 7 . A Verona<br />

siamo stati sostenuti dalla parola di Benedetto XVI, il quale ci ha riproposto<br />

il grande sì che in Gesù Cristo «Dio ha detto all’uomo e alla sua<br />

vita, all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza» 8 .<br />

3. Alla luce di questa esperienza, sono state focalizzate alcune scelte<br />

di fondo: il primato di Dio nella vita e nell’azione delle nostre Chiese,<br />

la testimonianza quale forma dell’esistenza cristiana e l’impegno in<br />

una pastorale che, convergendo sull’unità della persona, sia in grado di<br />

«rinnovarsi nel segno della speranza integrale, dell’attenzione alla vita,<br />

dell’unità tra le diverse vocazioni, le molteplici soggettività ecclesiali, le<br />

dimensioni fondamentali dell’esperienza cristiana» 9 . Al tempo stesso ha<br />

4 Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Novo millennio ineunte, 6 gennaio 2001, n. 5.<br />

5 Conferenza Episcopale Italiana, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia.<br />

Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il primo decennio del 2000,<br />

29 giugno 2001.<br />

6 Conferenza Episcopale Italiana, Nota pastorale Il volto missionario delle parrocchie<br />

in un mondo che cambia, 30 maggio 2004.<br />

7 Conferenza Episcopale Italiana, “Rigenerati per una speranza viva” (1Pt<br />

1,3): testimoni del grande “sì” di Dio all’uomo. Nota pastorale dopo il 4° Convegno<br />

ecclesiale nazionale, 29 giugno 2007, n. 1.<br />

8 Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al IV Convegno nazionale della Chiesa<br />

italiana, Verona, 19 ottobre 2006.<br />

9 “Rigenerati per una speranza viva”, n. 4.


incontrato un consenso crescente l’opzione di declinare la testimonianza<br />

nel mondo secondo gli ambiti fondamentali dell’esistenza umana, cercando<br />

nelle esperienze quotidiane l’alfabeto per comporre le parole con<br />

le quali ripresentare al mondo l’amore infinito di Dio 10 .<br />

In tal modo si è fatta strada la consapevolezza che è proprio l’educazione<br />

la sfida che ci attende nei prossimi anni: «ci è chiesto un investimento<br />

educativo capace di rinnovare gli itinerari formativi, per renderli<br />

più adatti al tempo presente e significativi per la vita delle persone, con<br />

una nuova attenzione per gli adulti» 11 .<br />

Il Santo Padre ci incoraggia in questa direzione, mettendo in evidenza<br />

l’urgenza di dedicarsi alla formazione delle nuove generazioni. Egli<br />

riconosce che l’educare, se mai è stato facile, oggi assume caratteristiche<br />

più ardue; siamo di fronte a «una grande ‘emergenza educativa’,<br />

confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri<br />

sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di<br />

dare un senso alla propria vita» 12 .<br />

4. Queste ragioni ci inducono a impegnarci nel decennio pastorale<br />

<strong>2010</strong>-2020 in un’approfondita verifica dell’azione educativa della Chiesa<br />

in Italia, così da promuovere con rinnovato slancio questo servizio al<br />

bene della società. In piena docilità allo Spirito, vogliamo operare con<br />

disponibilità all’ascolto e al dialogo, mettendo a disposizione di tutti la<br />

buona notizia dell’amore paterno di Dio per ogni uomo.<br />

In qualità di pastori, posti a servizio delle comunità che ci sono affidate,<br />

proponiamo le nostre riflessioni sull’educazione a partire dall’incontro<br />

con Gesù Cristo e il suo Vangelo, del quale quotidianamente sperimentiamo<br />

la forza sanante e liberante.<br />

A noi sta a cuore la proposta esplicita e integrale della fede, posta al<br />

centro della missione che la Chiesa ha ricevuto dal Signore. Questa fede<br />

vogliamo annunciare, senza alcuna imposizione, testimoniando con gioia<br />

la bellezza del dono ricevuto, consapevoli che porta frutto solo quando<br />

è accolto nella libertà.<br />

10 Cfr ib., n. 12.<br />

11 Ib., n. 17.<br />

12 Benedetto XVI, Lettera alla <strong>Diocesi</strong> e alla città di Roma sul compito urgente<br />

dell’educazione, 21 gennaio 2008.<br />

159


160<br />

Il Vangelo fa emergere in ognuno le domande più urgenti e profonde,<br />

permette di comprenderne l’importanza, di dare un ordine ai problemi e<br />

di collocarli nell’orizzonte della vita sociale.<br />

Una speranza affidabile, anima dell’educazione<br />

5. Tra i compiti affidati dal Maestro alla Chiesa c’è la cura del bene<br />

delle persone, nella prospettiva di un umanesimo integrale e trascendente<br />

13 . Ciò comporta la specifica responsabilità di educare al gusto dell’autentica<br />

bellezza della vita, sia nell’orizzonte proprio della fede, che matura<br />

nel dono pasquale della vita nuova, sia come prospettiva pedagogica<br />

e culturale, aperta alle donne e agli uomini di qualsiasi religione e cultura,<br />

ai non credenti, agli agnostici e a quanti cercano Dio. Chi educa è<br />

sollecito verso una persona concreta, se ne fa carico con amore e premura<br />

costante, perché sboccino, nella libertà, tutte le sue potenzialità. Educare<br />

comporta la preoccupazione che siano formate in ciascuno l’intelligenza,<br />

la volontà e la capacità di amare, perché ogni individuo abbia il<br />

coraggio di decisioni definitive 14 . Riecheggia in queste parole l’insegnamento<br />

del Concilio Vaticano II: «Ogni uomo ha il dovere di tener fermo<br />

il concetto della persona umana integrale, in cui eccellono i valori della<br />

intelligenza, della volontà, della coscienza e della fraternità, che sono<br />

fondati tutti in Dio Creatore e sono stati mirabilmente sanati ed elevati<br />

in Cristo» 15 .<br />

Non ignoriamo, certo, le difficoltà che l’educazione si trova oggi a<br />

fronteggiare. Fra queste, spicca lo scetticismo riguardo la sua stessa possibilità,<br />

sicché i progetti educativi diventano programmi a breve termine,<br />

mentre una corrente fredda scuote gli spazi classici della famiglia e<br />

della scuola. Noi stessi ne siamo turbati e sentiamo l’esigenza impellente<br />

di ribadire il valore dell’educazione proprio a partire da questi suoi<br />

luoghi fondamentali.<br />

Come pastori della Chiesa il nostro pensiero va pure a tutte le altre<br />

resistenze, provocate dal peccato che distoglie e indebolisce la volontà<br />

13 Cfr Benedetto XVI, Lettera enciclica Caritas in veritate, 29 giugno 2009, n. 18.<br />

14 Cfr Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al IV Convegno nazionale della<br />

Chiesa italiana.<br />

15 Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale Gaudium et spes, n. 61.


dell’uomo e lo induce ad azioni malvagie 16 . Cogliamo in tutta la loro gravità<br />

le parole del Papa, quando avverte che «oggi la nostra speranza è insidiata<br />

da molte parti e rischiamo di ridiventare anche noi, come gli antichi<br />

pagani, uomini ‘senza speranza e senza Dio in questo mondo’, come<br />

scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani di Efeso (Ef 2, 12). Proprio da<br />

qui nasce la difficoltà forse più profonda per una vera opera educativa:<br />

alla radice della crisi dell’educazione c’è infatti una crisi di fiducia nella<br />

vita» 17 .<br />

«Anima dell’educazione, come dell’intera vita, può essere solo una<br />

speranza affidabile» 18 . La sua sorgente è Cristo risuscitato da morte. Dalla<br />

fede in lui nasce una grande speranza per l’uomo, per la sua vita, per la<br />

sua capacità di amare. In questo noi individuiamo il contributo specifico<br />

che dalla visione cristiana giunge all’educazione, perché «dall’essere<br />

‘di’ Gesù deriva il profilo di un cristiano capace di offrire speranza, teso<br />

a dare un di più di umanità alla storia e pronto a mettere con umiltà se<br />

stesso e i propri progetti sotto il giudizio di una verità e di una promessa<br />

che supera ogni attesa umana» 19 .<br />

Mentre, dunque, avvertiamo le difficoltà nel processo di trasmissione<br />

dei valori alle giovani generazioni e di formazione permanente degli<br />

adulti, conserviamo la speranza, sapendo di essere chiamati a sostenere<br />

un compito arduo ed entusiasmante: riconoscere nei segni dei tempi le<br />

tracce dell’azione dello Spirito, che apre orizzonti impensati, suggerisce<br />

e mette a disposizione strumenti nuovi per rilanciare con coraggio il servizio<br />

educativo.<br />

6. Ci rivolgiamo anzitutto alle nostre comunità, cui intendiamo offrire<br />

le linee pastorali che emergono dalla scelta dell’educazione come attenzione<br />

portante di questo decennio e che si intrecciano con tutto l’agire<br />

della Chiesa. Confidiamo in tal modo di offrire una proposta significativa<br />

per ogni persona a cui sta a cuore il futuro dell’umanità e delle<br />

nuove generazioni.<br />

A partire dalle linee guida contenute in questo documento, negli anni<br />

a venire saranno indicati ulteriori approfondimenti e sviluppi su aspetti<br />

16 Cfr ib., n. 13.<br />

17 Lettera alla <strong>Diocesi</strong> e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione.<br />

18 Ib.<br />

19 “Rigenerati per una speranza viva”, n. 7.<br />

161


162<br />

specifici, connessi con il tema dell’educazione. Fin da ora chiediamo alle<br />

comunità cristiane di procedere alla verifica degli itinerari formativi<br />

esistenti e al consolidamento delle buone pratiche educative in atto.<br />

Invitiamo specialmente i presbiteri e quanti condividono con loro il<br />

servizio e la responsabilità educativa ad accogliere con cuore aperto questi<br />

orientamenti: essi non intendono aggiungere cosa a cosa, ma stimolano<br />

a esplicitare le potenzialità educative già presenti, aprendosi con coraggio<br />

alla fantasia dello Spirito e al soffio della missione. Solo un’educazione<br />

che aiuti a penetrare il senso della realtà, valorizzandone tutte le<br />

dimensioni, consente di immettervi germi di risurrezione capaci di rendere<br />

buona la vita, di superare il ripiegamento su di sé, la frammentazione<br />

e il vuoto di senso che affliggono la nostra società.<br />

Con umiltà e con vivo senso dei nostri limiti, ma pure con evangelica<br />

parresía e confidenza nel tesoro che il Signore ha posto nelle nostre mani,<br />

ci esortiamo a vicenda a metterci a servizio del Vangelo per l’educazione<br />

integrale di quanti vorranno accogliere il dono che abbiamo ricevuto<br />

e che offriamo a tutti.<br />

CAPITOLO I<br />

EDUCARE IN UN MONDO ChE CAMBIA<br />

È tempo di discernimento<br />

7. L’opera educativa della Chiesa è strettamente legata al momento e<br />

al contesto in cui essa si trova a vivere, alle dinamiche culturali di cui è<br />

parte e che vuole contribuire a orientare. Il “mondo che cambia” è ben<br />

più di uno scenario in cui la comunità cristiana si muove: con le sue urgenze<br />

e le sue opportunità, provoca la fede e la responsabilità dei credenti.<br />

È il Signore che, domandandoci di valutare il tempo, ci chiede di<br />

interpretare ciò che avviene in profondità nel mondo d’oggi, di cogliere<br />

le domande e i desideri dell’uomo: «Quando vedete una nuvola salire<br />

da ponente, subito dite: ‘Arriva la pioggia’, e così accade. E quando<br />

soffia lo scirocco, dite: ‘Farà caldo’, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare<br />

l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete<br />

valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?» (Lc 12,<br />

54-57).


«Bisogna, infatti, conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo,<br />

le sue attese, le sue aspirazioni e il suo carattere spesso drammatico», ci<br />

ha ricordato il Concilio Vaticano II, indicando pure il metodo: «Per svolgere<br />

questo compito, è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni<br />

dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo<br />

adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi<br />

degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni<br />

reciproche» 20 . Tutto il popolo di Dio, dunque, con l’aiuto dello Spirito,<br />

ha il compito di esaminare ogni cosa e di tenere ciò che è buono (cfr 1Ts<br />

5, 21), riconoscendo i segni e i tempi dell’azione creatrice dello Spirito.<br />

Compiendo tale discernimento, la Chiesa si pone accanto a ogni uomo,<br />

condividendone gioie e speranze, tristezze e angosce e diventando così<br />

solidale con la storia del genere umano.<br />

Mentre sperimentiamo le difficoltà in cui si dibatte l’opera educativa<br />

in una società spesso incapace di assicurare riferimenti affidabili, nutriamo<br />

una grande fiducia, sapendo che il tempo dell’educazione non è finito.<br />

Perciò vogliamo metterci alla ricerca di risposte adeguate e non ci<br />

scoraggiamo, sapendo di poter contare su una “riserva escatologica” alla<br />

quale quotidianamente attingere: la speranza che non delude (cfr Rm<br />

5, 5).<br />

Così sostenuti, vogliamo prendere coscienza, insieme a tutti gli educatori,<br />

di alcuni aspetti problematici della cultura contemporanea – come<br />

la tendenza a ridurre il bene all’utile, la verità a razionalità empirica,<br />

la bellezza a godimento effimero – cercando di riconoscere anche le domande<br />

inespresse e le potenzialità nascoste, e di far leva sulle risorse offerte<br />

dalla cultura stessa.<br />

8. Un segno dei tempi è senza dubbio costituito dall’accresciuta sensibilità<br />

per la libertà in tutti gli ambiti dell’esistenza: il desiderio di libertà<br />

rappresenta un terreno d’incontro tra l’anelito dell’uomo e il messaggio<br />

cristiano. Nell’educazione, la libertà è il presupposto indispensabile<br />

per la crescita della persona. Essa, infatti, non è un semplice punto<br />

di partenza, ma un processo continuo verso il fine ultimo dell’uomo,<br />

cioè la sua pienezza nella verità dell’amore. «L’uomo può volgersi al bene<br />

soltanto nella libertà. I nostri contemporanei stimano grandemente e<br />

20 Gaudium et spes, n. 4.<br />

163


164<br />

perseguono con ardore tale libertà, e a ragione… La dignità dell’uomo<br />

richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere… L’uomo<br />

perviene a tale dignità quando, liberandosi da ogni schiavitù di passioni,<br />

tende al suo fine mediante la scelta libera del bene» 21 . Questa ricerca diffusa<br />

di libertà e di amore rimanda a valori a partire dai quali è possibile<br />

proporre un percorso educativo, capace di offrire un’esperienza integrale<br />

della fede e della vita cristiana.<br />

Un’autentica educazione deve essere in grado di parlare al bisogno di<br />

significato e di felicità delle persone. Il messaggio cristiano pone l’accento<br />

sulla forza e sulla pienezza di gioia (cfr Gv 17, 13) donate dalla fede,<br />

che sono infinitamente più grandi di ogni desiderio e attesa umani.<br />

Il compito dell’educatore cristiano è diffondere la buona notizia che il<br />

Vangelo può trasformare il cuore dell’uomo, restituendogli ragioni di vita<br />

e di speranza. Siamo nel mondo con la consapevolezza di essere portatori<br />

di una visione della persona che, esaltandone la verità, la bontà e la<br />

bellezza, è davvero alternativa al sentire comune.<br />

Nei nodi della cultura contemporanea<br />

9. Considerando le trasformazioni avvenute nella società, alcuni<br />

aspetti, rilevanti dal punto di vista antropologico, influiscono in modo<br />

particolare sul processo educativo: l’eclissi del senso di Dio e l’offuscarsi<br />

della dimensione dell’interiorità, l’incerta formazione dell’identità<br />

personale in un contesto plurale e frammentato, le difficoltà di dialogo<br />

tra le generazioni, la separazione tra intelligenza e affettività. Si tratta<br />

di nodi critici che vanno compresi e affrontati senza paura, accettando la<br />

sfida di trasformarli in altrettante opportunità educative.<br />

Le persone fanno sempre più fatica a dare un senso profondo all’esistenza.<br />

Ne sono sintomi il disorientamento, il ripiegamento su se stessi<br />

e il narcisismo, il desiderio insaziabile di possesso e di consumo, la ricerca<br />

del sesso slegato dall’affettività e dall’impegno di vita, l’ansia e la<br />

paura, l’incapacità di sperare, il diffondersi dell’infelicità e della depressione.<br />

Ciò si riflette anche nello smarrimento del significato autentico<br />

dell’educare e della sua insopprimibile necessità. Il mito dell’uomo “che<br />

21 Ib., n. 17.


si fa da sé” finisce con il separare la persona dalle proprie radici e dagli<br />

altri, rendendola alla fine poco amante anche di se stessa e della vita.<br />

Le cause di questo disagio sono molteplici – culturali, sociali ed economiche<br />

– ma al fondo di tutto si può scorgere la negazione della vocazione<br />

trascendente dell’uomo e di quella relazione fondante che dà senso<br />

a tutte le altre: «Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce<br />

nemmeno a comprendere chi egli sia» 22 .<br />

Siamo così condotti alle radici dell’“emergenza educativa”, il cui<br />

punto cruciale sta nel superamento di quella falsa idea di autonomia che<br />

induce l’uomo a concepirsi come un “io” completo in se stesso, laddove,<br />

invece, egli diventa “io” nella relazione con il “tu” e con il “noi”. Tale<br />

distorsione è stata magistralmente illustrata dal Santo Padre: «Una radice<br />

essenziale consiste – mi sembra – in un falso concetto di autonomia<br />

dell’uomo: l’uomo dovrebbe svilupparsi solo da se stesso, senza imposizioni<br />

da parte di altri, i quali potrebbero assistere il suo autosviluppo,<br />

ma non entrare in questo sviluppo. In realtà, è essenziale per la persona<br />

umana il fatto che diventa se stessa solo dall’altro, l’‘io’ diventa se stesso<br />

solo dal ‘tu’ e dal ‘noi’, è creato per il dialogo, per la comunione sincronica<br />

e diacronica. E solo l’incontro con il ‘tu’ e con il ‘noi’ apre l’‘io’<br />

a se stesso. Perciò la cosiddetta educazione antiautoritaria non è educazione,<br />

ma rinuncia all’educazione: così non viene dato quanto noi siamo<br />

debitori di dare agli altri, cioè questo ‘tu’ e ‘noi’ nel quale si apre l’‘io’ a<br />

se stesso» 23 .<br />

10. Oggi la formazione dell’identità personale avviene in un contesto<br />

plurale, caratterizzato da diversi soggetti di riferimento: non solo la<br />

famiglia, la scuola, il lavoro, la comunità ecclesiale, ma anche ambienti<br />

meno definiti e tuttavia influenti, quali la comunicazione multimediale e<br />

le occasioni del tempo libero.<br />

La molteplicità dei riferimenti valoriali, la globalizzazione delle<br />

proposte e degli stili di vita, la mobilità dei popoli, gli scenari resi possibili<br />

dallo sviluppo tecnologico costituiscono elementi nuovi e rilevanti,<br />

che segnano il venir meno di un modo quasi automatico di prospettare<br />

modelli di identità e inaugurano dinamiche inedite. La cultura<br />

22 Caritas in veritate, n. 78.<br />

23 Benedetto XVI, Discorso alla 61 a Assemblea Generale della CEI, 27 maggio<br />

<strong>2010</strong> (cfr Appendice).<br />

165


166<br />

globale, mentre sembra annullare le distanze, finisce con il polarizzare<br />

le differenze, producendo nuove solitudini e nuove forme di esclusione<br />

sociale.<br />

Anche i rapporti con culture ed esperienze religiose diverse, resi più<br />

intensi dall’aumento dei flussi migratori e dalla facilità delle comunicazioni,<br />

possono costituire una risorsa feconda, da valorizzare senza indulgere<br />

a irenismi e semplificazioni o cedere a eccessivi timori e diffidenze.<br />

Queste condizioni, in cui si colloca oggi il percorso formativo, se<br />

comportano maggiore fatica e rischi inediti rispetto al passato, accrescono<br />

lo spazio di libertà della persona nelle proprie decisioni e fanno<br />

appello alla sua responsabilità. Ciò è di fondamentale importanza anche<br />

per la scelta religiosa, perché al centro della relazione dell’uomo con<br />

Dio c’è la libertà.<br />

In una società caratterizzata dalla molteplicità di messaggi e dalla<br />

grande offerta di beni di consumo, il compito più urgente diventa, dunque,<br />

educare a scelte responsabili. Per questo, sin dai primi anni di vita,<br />

l’educazione non può pensare di essere neutrale, illudendosi di non condizionare<br />

la libertà del soggetto. Il proprio comportamento e stile di vita<br />

– lo si voglia o meno – rappresentano di fatto una proposta di valori o<br />

disvalori. È ingiusto non trasmettere agli altri ciò che costituisce il senso<br />

profondo della propria esistenza. Un simile travisamento restringerebbe<br />

l’educazione nei confini angusti del sentire individuale e distruggerebbe<br />

ogni possibile profilo pedagogico.<br />

Di fronte agli educatori cristiani, come pure a tutti gli uomini di buona<br />

volontà, si presenta, pertanto, la sfida di contrastare l’assimilazione<br />

passiva di modelli ampiamente divulgati e di superarne l’inconsistenza,<br />

promuovendo la capacità di pensare e l’esercizio critico della ragione.<br />

11. In tale contesto è importante individuare un’altra radice dell’emergenza<br />

educativa nello scetticismo e nel relativismo, che Benedetto XVI<br />

interpreta come esclusione delle «due fonti che orientano il cammino<br />

umano», cioè la natura e la Rivelazione: «La natura viene considerata<br />

oggi come una cosa puramente meccanica, quindi che non contiene<br />

in sé alcun imperativo morale, alcun orientamento valoriale: è una cosa<br />

puramente meccanica, e quindi non viene alcun orientamento dall’essere<br />

stesso. La Rivelazione viene considerata o come un momento dello


sviluppo storico, quindi relativo come tutto lo sviluppo storico e culturale,<br />

o – si dice – forse c’è rivelazione, ma non comprende contenuti, solo<br />

motivazioni. E se tacciono queste due fonti, la natura e la Rivelazione,<br />

anche la terza fonte, la storia, non parla più, perché anche la storia diventa<br />

solo un agglomerato di decisioni culturali, occasionali, arbitrarie, che<br />

non valgono per il presente e per il futuro» 24 .<br />

Per questo, prosegue il Santo Padre, «fondamentale è quindi ritrovare<br />

un concetto vero della natura come creazione di Dio che parla a noi;<br />

il Creatore, tramite il libro della creazione, parla a noi e ci mostra i valori<br />

veri. E poi così anche ritrovare la Rivelazione: riconoscere che il libro<br />

della creazione, nel quale Dio ci dà gli orientamenti fondamentali, è decifrato<br />

nella Rivelazione, è applicato e fatto proprio nella storia culturale<br />

e religiosa, non senza errori, ma in una maniera sostanzialmente valida,<br />

sempre di nuovo da sviluppare e da purificare. Così, in questo ‘concerto’<br />

– per così dire – tra creazione decifrata nella Rivelazione, concretizzata<br />

nella storia culturale che sempre va avanti e nella quale noi ritroviamo<br />

sempre più il linguaggio di Dio, si aprono anche le indicazioni per<br />

un’educazione che non è imposizione, ma realmente apertura dell’‘io’ al<br />

‘tu’, al ‘noi’ e al ‘Tu’ di Dio» 25 .<br />

12. L’educazione è strutturalmente legata ai rapporti tra le generazioni,<br />

anzitutto all’interno della famiglia, quindi nelle relazioni sociali.<br />

Molte delle difficoltà sperimentate oggi nell’ambito educativo sono<br />

riconducibili al fatto che le diverse generazioni vivono spesso in mondi<br />

separati ed estranei. Il dialogo richiede invece una significativa presenza<br />

reciproca e la disponibilità di tempo.<br />

All’impoverimento e alla frammentazione delle relazioni, si aggiunge<br />

il modo con cui avviene la trasmissione da una generazione all’altra. I<br />

giovani si trovano spesso a confronto con figure adulte demotivate e poco<br />

autorevoli, incapaci di testimoniare ragioni di vita che suscitino amore<br />

e dedizione. A soffrirne di più è la famiglia, primo luogo dell’educazione,<br />

lasciata sola a fronteggiare compiti enormi nella formazione della<br />

persona, senza un contesto favorevole e adeguati sostegni culturali, sociali<br />

ed economici. Lo sforzo grava soprattutto sulle donne, alle quali la<br />

cura della vita è affidata in modo del tutto speciale. La famiglia, tuttavia,<br />

24 Ib.<br />

25 Ib.<br />

167


168<br />

resta la comunità in cui si colloca la radice più intima e più potente della<br />

generazione alla vita, alla fede e all’amore.<br />

13. La formazione integrale è resa particolarmente difficile dalla separazione<br />

tra le dimensioni costitutive della persona, in special modo<br />

la razionalità e l’affettività, la corporeità e la spiritualità. La mentalità<br />

odierna, segnata dalla dissociazione fra il mondo della conoscenza e<br />

quello delle emozioni, tende a relegare gli affetti e le relazioni in un orizzonte<br />

privo di riferimenti significativi e dominato dall’impulso momentaneo.<br />

Si avverte, amplificato dai processi della comunicazione, il peso<br />

eccessivo dato alla dimensione emozionale, la sollecitazione continua<br />

dei sensi, il prevalere dell’eccitazione sull’esigenza della riflessione<br />

e della comprensione.<br />

Questa separazione tra le dimensioni della persona ha inevitabili ripercussioni<br />

anche sui modelli educativi, per cui educare equivale a fornire<br />

informazioni funzionali, abilità tecniche, competenze professionali.<br />

Non raramente, si arriva a ridurre l’educazione a un processo di socializzazione<br />

che induce a conformarsi agli stereotipi culturali dominanti 26 .<br />

Il modello della spontaneità porta ad assolutizzare emozioni e pulsioni:<br />

tutto ciò che “piace” e si può ottenere diventa buono. Chi educa rinuncia<br />

così a trasmettere valori e a promuovere l’apprendimento delle<br />

virtù; ogni proposta direttiva viene considerata autoritaria.<br />

Già Paolo VI, indicando alcune linee fondamentali di quella che egli<br />

chiamava «l’arte sovrana di educare», osservava: «Se l’educatore fermasse<br />

la sua fatica soltanto ad un paziente, meticoloso, e, se volete,<br />

scientifico rilievo dell’ambiente, in cui oggi il ragazzo svolge la sua vita,<br />

fa la sua esperienza e plasma la sua personalità, non farebbe opera completa…<br />

L’educatore non è un osservatore passivo dei fenomeni della vita<br />

giovanile; deve essere un amico, un maestro, un allenatore, un medico,<br />

un padre, a cui non tanto interessa notare il comportamento del suo<br />

pupillo in determinate circostanze, quanto preservarlo da inutili offese<br />

e allenarlo a capire, a volere, a godere, a sublimare la sua esperienza» 27 .<br />

Benedetto XVI, a sua volta, spiega che l’educazione non può risolver-<br />

26 Cfr Comitato per il progetto culturale, La sfida educativa. Rapporto-proposta<br />

sull’educazione, Laterza, Bari-Roma 2009, pp. 8-10.<br />

27 Paolo VI, Discorso per il 40° anniversario del Movimento Aspiranti della GIAC,<br />

21 marzo 1964.


si in una didattica, in un insieme di tecniche e nemmeno nella trasmissione<br />

di principi; il suo scopo è, piuttosto, quello di «formare le nuove<br />

generazioni, perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti<br />

di una memoria significativa che non è solo occasionale, ma accresciuta<br />

dal linguaggio di Dio che troviamo nella natura e nella Rivelazione,<br />

di un patrimonio interiore condiviso, della vera sapienza che, mentre riconosce<br />

il fine trascendente della vita, orienta il pensiero, gli affetti e il<br />

giudizio» 28 .<br />

Una vera relazione educativa richiede l’armonia e la reciproca fecondazione<br />

tra sfera razionale e mondo affettivo, intelligenza e sensibilità,<br />

mente, cuore e spirito. La persona viene così orientata verso il senso globale<br />

di se stessa e della realtà, nonché verso l’esperienza liberante della<br />

continua ricerca della verità, dell’adesione al bene e della contemplazione<br />

della bellezza.<br />

Dall’accoglienza all’integrazione<br />

14. In questo tempo di grande mobilità dei popoli, la Chiesa è sollecitata<br />

a promuovere l’incontro e l’accoglienza tra gli uomini: «i vari<br />

popoli costituiscono infatti una sola comunità. Essi hanno una sola<br />

origine» 29 .<br />

In tale prospettiva, la nostra attenzione si rivolge in modo particolare<br />

al fenomeno delle migrazioni di persone e famiglie, provenienti da culture<br />

e religioni diverse. Esso fa emergere opportunità e problemi di integrazione,<br />

nella scuola come nel mondo del lavoro e nella società. Per<br />

la Chiesa e per il Paese si tratta senza dubbio di una delle più grandi sfide<br />

educative.<br />

Come sottolinea Benedetto XVI, «l’avvenire delle nostre società poggia<br />

sull’incontro tra i popoli, sul dialogo tra le culture nel rispetto delle<br />

identità e delle legittime differenze» 30 . I diritti fondamentali della persona<br />

devono costituire il punto focale dell’impegno di corresponsabilità<br />

delle istituzioni pubbliche nazionali e internazionali, che riusciranno<br />

28 Discorso alla 61 a Assemblea Generale della CEI, 27 maggio <strong>2010</strong>.<br />

29 Concilio Vaticano II, Dichiarazione Nostra aetate, n. 1.<br />

30 Benedetto XVI, Discorso all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della<br />

pastorale per i migranti e gli itineranti, 28 maggio <strong>2010</strong>.<br />

169


170<br />

a offrire prospettive di convivenza tra i popoli solo «tramite linee oculate<br />

e concertate per l’accoglienza e l’integrazione, consentendo occasioni<br />

di ingresso nella legalità, favorendo il giusto diritto al ricongiungimento<br />

familiare, all’asilo e al rifugio, compensando le necessarie misure restrittive<br />

e contrastando il deprecabile traffico di persone» 31 .<br />

All’accoglienza deve seguire la capacità di gestire la compresenza di<br />

culture, credenze ed espressioni religiose diverse. Purtroppo si registrano<br />

forme di intolleranza e di conflitto, che talora sfociano anche in manifestazioni<br />

violente. L’opera educativa deve tener conto di questa situazione<br />

e aiutare a superare paure, pregiudizi e diffidenze, promuovendo<br />

la mutua conoscenza, il dialogo e la collaborazione. Particolare attenzione<br />

va riservata al numero crescente di minori, nati in Italia, figli di stranieri.<br />

L’acquisizione di uno spirito critico e l’apertura al dialogo, accompagnati<br />

da una maggiore consapevolezza e testimonianza della propria<br />

identità storica, culturale e religiosa, contribuiscono a far crescere personalità<br />

solide, allo stesso tempo disponibili all’accoglienza e capaci di<br />

favorire processi di integrazione.<br />

La comunità cristiana educa a riconoscere in ogni straniero una persona<br />

dotata di dignità inviolabile, portatrice di una propria spiritualità<br />

e di un’umanità fatta di sogni, speranze e progetti. Molti di coloro che<br />

giungono da lontano sono fratelli nella stessa fede: come tali la Chiesa<br />

li accoglie, condividendo con loro anche l’annuncio e la testimonianza<br />

del Vangelo.<br />

L’approccio educativo al fenomeno dell’immigrazione può essere la<br />

chiave che spalanca la porta a un futuro ricco di risorse e spiritualmente<br />

fecondo.<br />

Per la crescita integrale della persona<br />

15. In questo quadro si inserisce a pieno titolo la proposta educativa<br />

della comunità cristiana, il cui obiettivo fondamentale è promuovere<br />

lo sviluppo della persona nella sua totalità, in quanto soggetto in relazione,<br />

secondo la grandezza della vocazione dell’uomo e la presenza in<br />

31 Ib.


lui di un germe divino. «La vera formazione consiste nello sviluppo armonioso<br />

di tutte le capacità dell’uomo e della sua vocazione personale,<br />

in accordo ai principi fondamentali del Vangelo e in considerazione<br />

del suo fine ultimo, nonché del bene della collettività umana di cui l’uomo<br />

è membro e nella quale è chiamato a dare il suo apporto con cristiana<br />

responsabilità» 32 . Così la persona diventa capace di cooperare al bene<br />

comune e di vivere quella fraternità universale che corrisponde alla sua<br />

vocazione 33 .<br />

Per tali ragioni la Chiesa non smette di credere nella persona umana:<br />

«il primo contributo che possiamo offrire è quello di testimoniare la nostra<br />

fiducia nella vita e nell’uomo, nella sua ragione e nella sua capacità<br />

di amare. Essa non è frutto di un ingenuo ottimismo, ma ci proviene da<br />

quella ‘speranza affidabile’ (Spe salvi, 1) che ci è donata mediante la fede<br />

nella redenzione operata da Gesù Cristo» 34 .<br />

Impegnandosi nell’educazione, la Chiesa si pone in fecondo rapporto<br />

con la cultura e le scienze, suscitando responsabilità e passione e valorizzando<br />

tutto ciò che incontra di buono e di vero. La fede, infatti, è radice<br />

di pienezza umana, amica della libertà, dell’intelligenza e dell’amore.<br />

Caratterizzata dalla fiducia nella ragione, l’educazione cristiana contribuisce<br />

alla crescita del corpo sociale e si offre come patrimonio per tutti,<br />

finalizzato al perseguimento del bene comune.<br />

Le virtù umane e quelle cristiane, infatti, non appartengono ad ambiti<br />

separati. Gli atteggiamenti virtuosi della vita crescono insieme, contribuiscono<br />

a far maturare la persona e a svilupparne la libertà, determinano<br />

la sua capacità di abitare la terra, di lavorare, gioire e amare, ne assecondano<br />

l’anelito a raggiungere la somiglianza con il sommo bene, che<br />

è Dio Amore.<br />

32 Paolo VI, Discorso alla Federazione Europea per l’educazione cattolica degli<br />

adulti, 3 maggio 1971.<br />

33 Cfr Gaudium et spes, n. 3; Caritas in veritate, n. 11.<br />

34 Benedetto XVI, Discorso alla 59 a Assemblea Generale della CEI, 28 maggio<br />

2009.<br />

171


172<br />

CAPITOLO II<br />

GESÙ, IL MAESTRO<br />

16. Di fronte ai nodi che oggi caratterizzano la sfida educativa, ci mettiamo<br />

ancora una volta alla scuola di Gesù. Lo facciamo con grande fiducia,<br />

sapendo che egli è il «Maestro buono» (Mc 10, 17), che ha parlato e ha<br />

agito, mostrando nella vita il suo insegnamento. Nel gesto della lavanda<br />

dei piedi dei suoi discepoli, nell’ora in cui li amò sino alla fine, egli si presenta<br />

ancora come colui che ci educa con la sua stessa vita (cfr Gv 13, 14).<br />

Gesù è per noi non “un” maestro, ma “il” Maestro. La sua autorità,<br />

grazie alla presenza dinamica dello Spirito, raggiunge il cuore e ci forma<br />

interiormente, aiutandoci a gestire, nei modi e nelle forme più idonee,<br />

anche i problemi educativi.<br />

«Si mise a insegnare loro molte cose»<br />

17. «Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di<br />

loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise ad insegnare<br />

loro molte cose… E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba<br />

verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani<br />

e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani<br />

e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro» (Mc 6, 34.39-<br />

41). Questa pagina del Vangelo secondo Marco è un testo ricco di risonanze<br />

anticotestamentarie 35 : ci mostra Gesù nell’atteggiamento del pastore<br />

che raccoglie le sue pecore e se ne prende cura mediante l’insegnamento<br />

e, con una prodigiosa frazione del pane, sfama cinquemila persone.<br />

La folla segue Gesù mossa dalla speranza di ricevere qualcosa di decisivo.<br />

Pur provenendo da città e situazioni diverse, appare animata da<br />

un desiderio comune. Gesù stesso si fa interprete delle attese profonde<br />

dei presenti. Lo sguardo che rivolge loro non è distaccato, ma partecipe,<br />

perché non scorge una folla anonima, bensì persone, di cui coglie il bisogno<br />

inespresso. Gesù vede in loro «pecore che non hanno pastore»: è<br />

una metafora che rivela la situazione di un popolo che soffre per la mancanza<br />

di una guida autorevole o è disorientato da maestri inaffidabili.<br />

35 Cfr Nm 27,17; 1Re 22,17; Gdt 11,19; Ez 34,8; Zc 10,2.


Lo smarrimento della folla suscita in Gesù una “compassione”, che<br />

non è un’emozione superficiale, ma è lo stesso sentire con cui Dio, nella<br />

vicenda dell’esodo, ha ascoltato il gemito del suo popolo e se ne è preso<br />

cura con vigore e tenerezza. Il bisogno delle persone interpella costantemente<br />

Gesù, che risponde ogni volta manifestando l’amore compassionevole<br />

del Padre.<br />

18. La prima azione di Gesù è l’insegnamento: «si mise a insegnare<br />

loro molte cose». Potrebbe sorgere spontanea la domanda se non sarebbe<br />

stato più opportuno provvedere subito al nutrimento di tanta gente.<br />

Gesù, però, è cosciente di essere anzitutto il Maestro: per questo, con<br />

l’autorevolezza che viene dal Padre, comincia con l’indicare le vie della<br />

vita autentica. Egli rivela il mondo nuovo voluto da Dio e chiama a esserne<br />

parte, sollecitando ciascuno a cooperare alla sua edificazione nella<br />

pace. Il popolo che egli pasce è invitato ad ascoltare la sua parola, che<br />

conduce e fa riposare su pascoli erbosi (cfr Sal 23, 2). Gesù non smetterà<br />

di insegnare, parlando al cuore, neppure di fronte all’incomprensione<br />

della folla e dei suoi stessi discepoli.<br />

Il dono della parola si completa in quello del pane: «spezzò i pani e<br />

li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero». L’ascolto della parola<br />

costituisce la premessa indispensabile della condivisione. Si vede già, in<br />

filigrana, la prassi eucaristica della comunità cristiana. Nello stesso tempo,<br />

Gesù si prende cura dei bisogni concreti delle persone, preoccupandosi<br />

che tutti abbiano da mangiare.<br />

Nel gesto della moltiplicazione dei pani e dei pesci è condensata la<br />

vita intera di Gesù che si dona per amore, per dare pienezza di vita. Neppure<br />

il suo corpo ha tenuto per sé: «prendete», «mangiate». L’insegnamento<br />

del Maestro trova compimento nel dono della sua esistenza: Gesù<br />

è la parola che illumina e il pane che nutre, è l’amore che educa e forma<br />

al dono della propria vita: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6, 37).<br />

Dio educa il suo popolo<br />

19. Non mancano, certo, nel Vangelo altri episodi in cui Gesù mostra<br />

il suo volto di educatore. Anche nel racconto dei due discepoli di Emmaus,<br />

ad esempio, Gesù è il Maestro che apre la mente dei discepoli e<br />

173


174<br />

scalda loro il cuore spiegando «in tutte le Scritture ciò che si riferiva a<br />

lui» (Lc 24, 27). Nella prima moltiplicazione dei pani, però, Gesù è presentato<br />

come il pastore del tempo ultimo, il depositario della premura di<br />

Dio per il suo popolo. Alla luce di Cristo, compimento di tutta la rivelazione,<br />

possiamo leggere nella storia della salvezza il progetto di Dio che<br />

educa il suo popolo. Ripercorriamone le tappe fondamentali.<br />

L’esodo dall’Egitto è il tempo della formazione d’Israele, perché, accogliendo<br />

e mettendo in pratica i comandamenti di Dio, diventi il popolo<br />

dell’alleanza (cfr Dt 8, 1). Il cammino nel deserto ha un carattere esemplare:<br />

le crisi, la fame e la sete, sono descritte come atti educativi, «per<br />

sapere quello che avevi nel cuore… per farti capire che l’uomo non vive<br />

soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore»<br />

(Dt 8, 2-3). L’esortazione divina crea la consapevolezza interiore:<br />

«Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il figlio,<br />

così il Signore, tuo Dio, corregge te» (Dt 8, 5).<br />

Anche nell’annuncio dei profeti la storia è intesa come un cammino<br />

educativo, segnato da conflitti e riconciliazioni, perdite e ritrovamenti,<br />

tensioni e incontri. Come negli scritti sapienziali, Dio è presentato attraverso<br />

le figure del padre, della madre e del maestro.<br />

L’immagine paterna è proposta dal profeta Osea. Il Signore ama e<br />

perciò chiama il suo figlio, Israele: gli insegna a camminare, lo prende in<br />

braccio e lo cura, lo attrae a sé con legami di bontà e vincoli d’amore, lo<br />

solleva alla guancia e si china per nutrirlo, mettendo in conto anche i fallimenti<br />

(cfr Os 11, 3-4).<br />

Isaia, a sua volta, propone un’immagine materna di toccante tenerezza:<br />

«Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati.<br />

Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme<br />

sarete consolati» (Is 66, 12-13).<br />

Nel libro del Siracide, infine, Dio appare come educatore attraverso<br />

la mediazione degli uomini, specialmente nella relazione fra maestro<br />

e discepolo. Il maestro si sente padre del discepolo, che chiama «figlio<br />

mio»; gli si presenta anzitutto come innamorato della sapienza e gli<br />

si propone come modello (cfr Sir 24, 30-34), esortandolo a seguirlo con<br />

zelo e a frequentarlo ogni giorno, fino a consumare la soglia della sua<br />

casa (cfr Sir 51, 23-27). Nell’opera d’insegnamento egli genera il giovane<br />

discepolo, aiutandolo a diventare adulto, capace di giudicare e di scegliere.


Nella storia della salvezza, dunque, si manifestano la guida provvidenziale<br />

di Dio e la sua pedagogia misericordiosa, che raggiungono la<br />

pienezza in Gesù Cristo; in lui trovano compimento e risplendono la legge<br />

e i profeti (cfr Mc 9, 2-10). «È Lui il Maestro alla cui scuola riscoprire<br />

il compito educativo come un’altissima vocazione alla quale ogni fedele,<br />

con diverse modalità, è chiamato» 36 .<br />

Gesù Cristo è la via, che conduce ciascuno alla piena realizzazione di<br />

sé secondo il disegno di Dio. È la verità, che rivela l’uomo a se stesso e<br />

ne guida il cammino di crescita nella libertà. È la vita, perché in lui ogni<br />

uomo trova il senso ultimo del suo esistere e del suo operare: la piena comunione<br />

di amore con Dio nell’eternità.<br />

Prima di ritornare al Padre, Gesù promette ai suoi discepoli il dono<br />

dello Spirito Santo, attraverso il quale continuerà la sua opera educativa.<br />

Lo Spirito di verità è mandato per aiutare coloro che lo riceveranno a<br />

comprendere e interiorizzare tutto quello che Gesù ha detto e insegnato<br />

e per parlare delle cose future (cfr Gv 16, 13).<br />

La Chiesa discepola, madre e maestra<br />

20. La Chiesa è luogo e segno della permanenza di Gesù Cristo nella<br />

storia. Anche nel suo compito educativo, come in tutto ciò che essa è e<br />

opera, attinge da Cristo e ne diventa discepola, seguendone le orme, grazie<br />

al dono dello Spirito Santo 37 .<br />

Gli Atti degli Apostoli descrivono in forma tipica la vita della Chiesa<br />

appena nata e la sua crescita nella fede: «Erano perseveranti nell’insegnamento<br />

degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle<br />

preghiere. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune;<br />

vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti,<br />

secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme<br />

nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia<br />

e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo»<br />

(At 2, 42-47).<br />

Ascolto assiduo della parola di Dio, celebrazione liturgica e comunione<br />

nella carità sono, dunque, le dimensioni costitutive della vita ec-<br />

36 Discorso alla 59 a Assemblea Generale della CEI, 28 maggio 2009.<br />

37 Cfr Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica Dei Verbum, n. 8.<br />

175


176<br />

clesiale; esse hanno un’intrinseca forza educativa, poiché mediante il loro<br />

continuo esercizio il credente è progressivamente conformato a Cristo.<br />

Mentre testimonia la fede in letizia e semplicità, la comunità diviene<br />

capace di condividere i beni materiali e spirituali. Già così il compito<br />

educativo si mostra quale «esigenza costitutiva e permanente della vita<br />

della Chiesa» 38 .<br />

21. La Chiesa educa in quanto madre, grembo accogliente, comunità<br />

di credenti in cui si è generati come figli di Dio e si fa l’esperienza del<br />

suo amore. A lei si rivolgeva Sant’Agostino: «Oh Chiesa cattolica, oh<br />

madre dei cristiani nel senso più vero… tu educhi ed ammaestri tutti: i<br />

fanciulli con tenerezza infantile, i giovani con forza, i vecchi con serenità,<br />

ciascuno secondo l’età, secondo le sue capacità non solo corporee ma<br />

anche psichiche. Chi debba essere educato, ammonito o condannato, tu<br />

lo insegni a tutti con solerzia, mostrando che non si deve dare tutto a tutti,<br />

ma a tutti amore e a nessuno ingiustizia» 39 .<br />

Avendo il compito di servire la ricerca della verità, la Chiesa è anche<br />

maestra. Essa «per obbedire al divino mandato: ‘Istruite tutte le genti’<br />

(Mt 28, 19), è tenuta ad operare instancabilmente ‘affinché la parola<br />

di Dio corra e sia glorificata’ (2Ts 3, 1)… Per volontà di Cristo la Chiesa<br />

cattolica è maestra di verità e sua missione è di annunziare e di insegnare<br />

autenticamente la verità che è Cristo, e nello stesso tempo di dichiarare e<br />

di confermare autoritativamente i principi dell’ordine morale che scaturiscono<br />

dalla stessa natura umana» 40 .<br />

Formare alla vita secondo lo Spirito<br />

22. La Chiesa promuove nei suoi figli anzitutto un’autentica vita spirituale,<br />

cioè un’esistenza secondo lo Spirito (cfr Gal 5, 25). Essa non è<br />

frutto di uno sforzo volontaristico, ma è un cammino attraverso il quale<br />

il Maestro interiore apre la mente e il cuore alla comprensione del mistero<br />

di Dio e dell’uomo: lo Spirito che «il Padre manderà nel mio no-<br />

38 a Discorso alla 59 Assemblea Generale della CEI, 28 maggio 2009.<br />

39 Sant’Agostino, I costumi della Chiesa cattolica e i costumi dei Manichei, I, 30,<br />

62-63.<br />

40 Concilio Vaticano II, Dichiarazione Dignitatis humanae, n. 14.


me vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv<br />

14, 26).<br />

Lo Spirito forma il cristiano secondo i sentimenti di Cristo, guida alla<br />

verità tutta intera, illumina le menti, infonde l’amore nei cuori, fortifica<br />

i corpi deboli, apre alla conoscenza del Padre e del Figlio, e dà «a tutti<br />

dolcezza nel consentire e nel credere alla verità» 41 .<br />

La formazione spirituale tende a farci assimilare quanto ci è stato rivelato<br />

in Cristo, affinché la nostra esistenza possa corrispondere ogni<br />

giorno di più al suo dono: «Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi<br />

trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere<br />

la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm<br />

12, 2).<br />

L’azione dello Spirito plasma la vita in questa prospettiva: «Il culto<br />

gradito a Dio diviene così un nuovo modo di vivere tutte le circostanze<br />

dell’esistenza in cui ogni particolare viene esaltato, in quanto vissuto<br />

dentro il rapporto con Cristo e come offerta a Dio» 42 .<br />

Rinati nel battesimo per mezzo dello Spirito Santo, possiamo camminare<br />

in una vita nuova, liberi dalla schiavitù del peccato e resi capaci di<br />

amare Dio e i fratelli con lo stesso amore di Cristo: «camminate secondo<br />

lo Spirito – ci esorta San Paolo – e non sarete portati a soddisfare il desiderio<br />

della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo<br />

Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda,<br />

sicché voi non fate quello che vorreste» (Gal 5, 16-17).<br />

I santi rivelano con la loro vita l’azione potente dello Spirito che li ha<br />

rivestiti dei suoi doni e li ha resi forti nella fede e nell’amore. Ogni cristiano<br />

è chiamato a seguirne l’esempio, cogliendo il frutto dello Spirito,<br />

che è «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà,<br />

mitezza, dominio di sé» (Gal 5, 22).<br />

Promuovere un’autentica vita spirituale risponde alla richiesta, oggi<br />

diffusa, di accompagnamento personale. Si tratta di un compito delicato<br />

e importante, che richiede profonda esperienza di Dio e intensa vita interiore.<br />

In questa luce, devono essere attentamente vagliati i segni di risveglio<br />

religioso presenti nella società: essi possono rivelare l’azione dello<br />

Spirito e la ricerca di un senso che dia unità all’esistenza.<br />

41 Dei Verbum, n. 5.<br />

42 Benedetto XVI, Esortazione apostolica Sacramentum caritatis, 22 febbraio<br />

2007, n. 71.<br />

177


178<br />

23. L’accoglienza del dono dello Spirito porta ad abbracciare tutta la<br />

vita come vocazione. Nel nostro tempo, è facile all’uomo ritenersi l’unico<br />

artefice del proprio destino e pertanto concepirsi «senza vocazione» 43 .<br />

Per questo è importante che nelle nostre comunità ciascuno impari a riconoscere<br />

la vita come dono di Dio e ad accoglierla secondo il suo disegno<br />

d’amore.<br />

Come ha affermato il Concilio Vaticano II, Gesù Cristo, manifestandoci<br />

il mistero del Padre e del suo amore, ha rivelato anche l’uomo a se<br />

stesso, rendendogli nota la sua altissima vocazione 44 , che è essenzialmente<br />

chiamata alla santità, ossia alla perfezione dell’amore 45 .<br />

La nostra azione educativa deve «riproporre a tutti con convinzione<br />

questa ‘misura alta’ della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della<br />

comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa<br />

direzione» 46 . La Chiesa attinge alla sua grande tradizione spirituale, proponendo<br />

ai fedeli cammini di santità, con un’adeguata direzione spirituale,<br />

necessaria al discernimento della chiamata.<br />

24. Lo Spirito del Signore Gesù suscita e alimenta le molteplici dimensioni<br />

dell’azione educativa. Ne richiamiamo alcune in dettaglio.<br />

La dimensione missionaria. «Riceverete la forza dallo Spirito Santo<br />

che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta<br />

la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1, 8). È lo Spirito<br />

a formare la Chiesa per la missione, la testimonianza e l’annuncio. Grazie<br />

alla sua forza, la Chiesa diventa segno e strumento della comunione<br />

di tutti gli uomini tra loro e con Dio, manifesta l’amore fraterno da cui<br />

ciascuno può riconoscere i discepoli del Signore (cfr Gv 13, 35) e proclama<br />

in ogni lingua le grandi opere di Dio tra i popoli (cfr At 2, 9-11).<br />

La dimensione ecumenica e dialogica. Lo Spirito è principio di unità:<br />

«un solo corpo e un solo Spirito, come una sola è la speranza alla quale<br />

siete stati chiamati, quella della vostra vocazione» (Ef 4, 4). Egli unisce<br />

intimamente in Cristo tutti i battezzati, suscitando in loro il deside-<br />

43 Pontificia Opera delle vocazioni ecclesiastiche, Nuove vocazioni per una<br />

nuova Europa, 8 dicembre 1997, n. 11c.<br />

44 Cfr Gaudium et spes, n. 22.<br />

45 Cfr Lumen gentium, cap. V.<br />

46 Novo millennio ineunte, n. 31.


io della comunione visibile; ispira l’incontro tra le diverse confessioni<br />

cristiane, perché convergano verso l’unità voluta dal Signore; incoraggia<br />

il dialogo con i credenti di altre religioni e con ogni uomo di buona<br />

volontà.<br />

La dimensione caritativa e sociale. Il punto culminante della formazione<br />

secondo lo Spirito è l’amore: «Se parlassi le lingue degli uomini<br />

e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba<br />

o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi<br />

tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta<br />

fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla»<br />

(1Cor 13, 1-2). Con la sua opera educativa la Chiesa intende essere<br />

testimone dell’amore di Dio nell’offerta di se stessa; nell’accoglienza<br />

del povero e del bisognoso; nell’impegno per un mondo più giusto, pacifico<br />

e solidale; nella difesa coraggiosa e profetica della vita e dei diritti<br />

di ogni donna e di ogni uomo, in particolare di chi è straniero, immigrato<br />

ed emarginato; nella custodia di tutte le creature e nella salvaguardia<br />

del creato.<br />

La dimensione escatologica. L’educazione cristiana orienta la persona<br />

verso la pienezza della vita eterna. È lo Spirito che «attesta che siamo<br />

figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi<br />

di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare<br />

anche alla sua gloria» (Rm 8, 16-17). Ciò non allontana dall’impegno<br />

nelle realtà terrene, ma preserva dal cadere nell’idolatria di se stessi,<br />

delle cose e del mondo 47 . La persona umana, infatti, «è un’unità di anima<br />

e corpo, nata dall’amore creatore di Dio e destinata a vivere eternamente.<br />

L’essere umano si sviluppa quando cresce nello spirito, quando la sua<br />

anima conosce se stessa e le verità che Dio vi ha germinalmente impresso,<br />

quando dialoga con se stesso e il suo Creatore» 48 .<br />

47 Cfr Gaudium et spes, nn. 33-39.<br />

48 Caritas in veritate, n. 76.<br />

179


180<br />

CAPITOLO III<br />

EDUCARE, CAMMINO DI RELAZIONE E DI FIDUCIA<br />

Un desiderio che trova risposta<br />

25. In Gesù, maestro di verità e di vita che ci raggiunge nella forza<br />

dello Spirito, noi siamo coinvolti nell’opera educatrice del Padre e siamo<br />

generati come uomini nuovi, capaci di stabilire relazioni vere con<br />

ogni persona. È questo il punto di partenza e il cuore di ogni azione educativa.<br />

Una delle prime pagine del Vangelo secondo Giovanni ci aiuta a ritrovare<br />

alcuni tratti essenziali della relazione educativa tra Gesù e i suoi<br />

discepoli, fondata sull’atteggiamento di amore di Gesù e vissuta nella<br />

fedeltà di chi accetta di stare con lui (cfr Mc 3, 14) e di mettersi alla sua<br />

sequela.<br />

Giovanni Battista posa il suo sguardo su Gesù che passa e lo indica ai<br />

suoi discepoli. Due di loro, avendo udito la testimonianza del Battista, si<br />

mettono alla sequela di Gesù. A questo punto, è lui a volgersi indietro e a<br />

prendere l’iniziativa del dialogo con una domanda, che è la prima parola<br />

che l’evangelista pone sulle labbra del Signore.<br />

«Che cosa cercate?» (1, 38): suscitare e riconoscere un desiderio. La<br />

domanda di Gesù è una prima chiamata che incoraggia a interrogarsi sul<br />

significato autentico della propria ricerca. È la domanda che Gesù rivolge<br />

a chiunque desideri stabilire un rapporto con lui: è una “pro-vocazione”<br />

a chiarire a se stessi cosa si stia cercando davvero nella vita, a discernere<br />

ciò di cui si sente la mancanza, a scoprire cosa stia realmente a cuore.<br />

Dalla domanda traspare l’atteggiamento educativo di Gesù: egli è il<br />

Maestro che fa appello alla libertà e a ciò che di più autentico abita nel<br />

cuore, facendone emergere il desiderio inespresso. In risposta, i due discepoli<br />

gli domandano a loro volta: «Maestro, dove dimori?». Mostrano<br />

di essere affascinati dalla persona di Gesù, interessati a lui e alla bellezza<br />

della sua proposta di vita. Prende avvio, così, una relazione profonda<br />

e stabile con Gesù, racchiusa nel verbo “dimorare”.<br />

«Venite e vedrete» (1, 39): il coraggio della proposta. Dopo una successione<br />

di domande, giunge la proposta. Gesù rivolge un invito esplicito<br />

(«venite»), a cui associa una promessa («vedrete»). Ci mostra, così,<br />

che per stabilire un rapporto educativo occorre un incontro che susci-


ti una relazione personale: non si tratta di trasmettere nozioni astratte,<br />

ma di offrire un’esperienza da condividere. I due discepoli si rivolgono<br />

a Gesù chiamandolo Rabbì, cioè maestro: è un chiaro segnale della loro<br />

intenzione di entrare in relazione con qualcuno che possa guidarli e faccia<br />

fiorire la vita.<br />

«Rimasero con lui» (1,39): accettare la sfida. Accettando l’invito di<br />

Gesù, i discepoli si mettono in gioco decidendo d’investire tutto se stessi<br />

nella sua proposta. Dall’esempio di Gesù apprendiamo che la relazione<br />

educativa esige pazienza, gradualità, reciprocità distesa nel tempo. Non<br />

è fatta di esperienze occasionali e di gratificazioni istantanee. Ha bisogno<br />

di stabilità, progettualità coraggiosa, impegno duraturo.<br />

«Signore, da chi andremo?» (6, 68): perseverare nell’impresa. L’itinerario<br />

educativo dei discepoli di Gesù ci conduce a Cafarnao (cfr 6,<br />

1-71). Dopo aver ascoltato le sue parole esigenti, molti si erano scoraggiati<br />

e non erano più disposti a seguirlo. Il loro abbandono suscita la reazione<br />

di Gesù, che pone ai Dodici una domanda sferzante: «Volete andarvene<br />

anche voi?» (6, 67). I discepoli misurano così il prezzo della<br />

scelta. La relazione con Gesù non può continuare per inerzia. Ha, invece,<br />

bisogno di una rinnovata decisione, come dichiara pubblicamente<br />

Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo<br />

creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (6, 68-69). Egli<br />

solo ha parole che rendono la vita degna di essere vissuta.<br />

«Signore, tu lavi i piedi a me?» (13, 6): accettare di essere amato. Nel<br />

Cenacolo, prima della festa di Pasqua, la relazione di Gesù con i discepoli<br />

vive un nuovo e decisivo passaggio quando questi apre il suo animo<br />

compiendo il gesto della lavanda dei piedi (cfr 13, 2-20). L’evangelista<br />

prepara il lettore al sorprendente racconto con un’espressione che ricapitola<br />

tutta la vita di Gesù: «Avendo amato i suoi che erano nel mondo,<br />

li amò fino alla fine» (13, 1). La lavanda dei piedi è un gesto rivoluzionario<br />

che rovescia i rapporti abituali tra maestro e discepoli, tra padrone<br />

e servi. Il rifiuto di Pietro di farsi lavare i piedi lascia intuire l’incomprensione<br />

del discepolo davanti a un’iniziativa così sconvolgente e<br />

lontana dalle sue aspettative. Pietro fa fatica ad accettare di essere in debito:<br />

è arduo lasciarsi amare, credere in un Dio che si propone non come<br />

padrone, ma come servitore della vita. È difficile ricevere un dono con<br />

animo libero: nell’atto di essere “lavato” da Cristo, Pietro intuisce di dovergli<br />

tutto.<br />

181


182<br />

«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (13,<br />

34): vivere la relazione nell’amore. Prima di congedarsi dai suoi, Gesù<br />

consegna loro il suo testamento. Tra le sue parole spicca il comandamento<br />

dell’amore fraterno (cfr 13, 34-35; 15, 9-11). L’amore è il compimento<br />

della relazione, il fine di tutto il cammino. Il rapporto tra maestro<br />

e discepolo non ha niente a che vedere con la dipendenza servile: si<br />

esprime nella libertà del dono. Tre sono le sue caratteristiche: l’estrema<br />

dedizione («Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita<br />

per i propri amici»: 15, 13); la familiarità confidente («tutto ciò che ho<br />

udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi»: 15, 15); la scelta libera e<br />

gratuita («Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi»: 15, 16). Il frutto<br />

di questa esperienza è la missione che Gesù affida ai suoi discepoli: «Da<br />

questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per<br />

gli altri» (13, 35; cfr 15, 12-17).<br />

Un incontro che genera un cammino<br />

26. «Cristiani si diventa, non si nasce» 49 . Questo notissimo detto di<br />

Tertulliano sottolinea la necessità della dimensione propriamente educativa<br />

nella vita cristiana. Si tratta di un itinerario condiviso, in cui educatori<br />

ed educandi intrecciano un’esperienza umana e spirituale profonda<br />

e coinvolgente.<br />

Educare richiede un impegno nel tempo, che non può ridursi a interventi<br />

puramente funzionali e frammentari; esige un rapporto personale<br />

di fedeltà tra soggetti attivi, che sono protagonisti della relazione educativa,<br />

prendono posizione e mettono in gioco la propria libertà. Essa si<br />

forma, cresce e matura solo nell’incontro con un’altra libertà; si verifica<br />

solo nelle relazioni personali e trova il suo fine adeguato nella loro maturazione.<br />

27. Esiste un nesso stretto tra educare e generare: la relazione educativa<br />

s’innesta nell’atto generativo e nell’esperienza di essere figli 50 .<br />

L’uomo non si dà la vita, ma la riceve. Allo stesso modo, il bambino im-<br />

49 Tertulliano, Apologetico, 18,4.<br />

50 Cfr Giovanni Paolo II, Lettera alle famiglie Gratissimam sane, 2 febbraio 1994,<br />

n. 16.


para a vivere guardando ai genitori e agli adulti. Si inizia da una relazione<br />

accogliente, in cui si è generati alla vita affettiva, relazionale e intellettuale.<br />

Il legame che si instaura all’interno della famiglia sin dalla nascita lascia<br />

un’impronta indelebile. L’apporto di padre e madre, nella loro complementarità,<br />

ha un influsso decisivo nella vita dei figli. Spetta ai genitori<br />

assicurare loro la cura e l’affetto, l’orizzonte di senso e l’orientamento<br />

nel mondo. Oggi viene enfatizzata la dimensione materna, mentre appare<br />

più debole e marginale la figura paterna. In realtà, è determinante<br />

la responsabilità educativa di entrambi. È proprio la differenza e la reciprocità<br />

tra il padre e la madre a creare lo spazio fecondo per la crescita<br />

piena del figlio. Ciò è vero perfino quando i genitori vivono situazioni di<br />

crisi e di separazione.<br />

Il ruolo dei genitori e della famiglia incide anche sulla rappresentazione<br />

e sull’esperienza di Dio. Il loro compito di educare alla fede si inserisce<br />

nella capacità generativa della comunità cristiana, volto concreto<br />

della Chiesa madre. Pure in questo ambito, si tratta di avviare un processo<br />

che dal battesimo si sviluppi in un percorso di iniziazione che accompagni,<br />

nutra e porti a maturazione.<br />

28. La risposta al dono della vita si attua nel corso dell’esistenza.<br />

L’immagine del cammino ci fa comprendere che l’educazione è un processo<br />

di crescita che richiede pazienza. Progredire verso la maturità impegna<br />

la persona in una formazione permanente, caratterizzata da alcuni<br />

elementi chiave: il tempo, il coraggio, la meta.<br />

L’educazione, costruita essenzialmente sul rapporto educatore ed<br />

educando, non è priva di rischi e può sperimentare crisi e fallimenti: richiede<br />

quindi il coraggio della perseveranza. Entrambi sono chiamati a<br />

mettersi in gioco, a correggere e a lasciarsi correggere, a modificare e a<br />

rivedere le proprie scelte, a vincere la tentazione di dominare l’altro.<br />

Il processo educativo è efficace quando due persone si incontrano e<br />

si coinvolgono profondamente, quando il rapporto è instaurato e mantenuto<br />

in un clima di gratuità oltre la logica della funzionalità, rifuggendo<br />

dall’autoritarismo che soffoca la libertà e dal permissivismo che rende<br />

insignificante la relazione. È importante sottolineare che ogni itinerario<br />

educativo richiede che sia sempre condivisa la meta verso cui procedere.<br />

183


184<br />

Al centro dell’esperienza cristiana c’è l’incontro tra la libertà di Dio e<br />

quella dell’uomo, che non si annullano a vicenda. La libertà dell’uomo,<br />

infatti, viene continuamente educata dall’incontro con Dio, che pone la<br />

vita dei suoi figli in un orizzonte nuovo: «Abbiamo creduto all’amore di<br />

Dio – così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita.<br />

All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande<br />

idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà<br />

alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» 51 .<br />

La meta del cammino consiste nella perfezione dell’amore. Il Maestro<br />

ci esorta: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,<br />

48). Nell’itinerario verso la vita piena, Gesù ci invita a seguirlo sulla via<br />

delle beatitudini, strada di gioiosa pienezza, e sul sentiero della croce, supremo<br />

atto d’amore consumato sino alla fine (cfr Gv 19, 30; 13, 1).<br />

Con la credibilità del testimone<br />

29. Ogni adulto è chiamato a prendersi cura delle nuove generazioni,<br />

e diventa educatore quando ne assume i compiti relativi con la dovuta<br />

preparazione e con senso di responsabilità.<br />

L’educatore è un testimone della verità, della bellezza e del bene, cosciente<br />

che la propria umanità è insieme ricchezza e limite. Ciò lo rende<br />

umile e in continua ricerca. Educa chi è capace di dare ragione della speranza<br />

che lo anima ed è sospinto dal desiderio di trasmetterla. La passione<br />

educativa è una vocazione, che si manifesta come un’arte sapienziale<br />

acquisita nel tempo attraverso un’esperienza maturata alla scuola di altri<br />

maestri. Nessun testo e nessuna teoria, per quanto illuminanti, potranno<br />

sostituire l’apprendistato sul campo.<br />

L’educatore compie il suo mandato anzitutto attraverso l’autorevolezza<br />

della sua persona. Essa rende efficace l’esercizio dell’autorità; è<br />

frutto di esperienza e di competenza, ma si acquista soprattutto con la<br />

coerenza della vita e con il coinvolgimento personale. Educare è un lavoro<br />

complesso e delicato, che non può essere improvvisato o affidato<br />

solo alla buona volontà.<br />

Il senso di responsabilità si esplica nella serietà con cui si svolge il<br />

51 Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, 25 dicembre 2005, n. 1.


proprio servizio. Senza regole di comportamento, fatte valere giorno per<br />

giorno anche nelle piccole cose, e senza educazione della libertà non si<br />

forma la coscienza, non si allena ad affrontare le prove della vita, non si<br />

irrobustisce il carattere.<br />

Infine, l’educatore si impegna a servire nella gratuità, ricordando che<br />

«Dio ama chi dona con gioia» (2Cor 9, 7). Nessuno è padrone di ciò che<br />

ha ricevuto, ma ne è custode e amministratore, chiamato a edificare un<br />

mondo migliore, più umano e più ospitale. Ciò vale pure per i genitori,<br />

chiamati non soltanto a dare la vita, ma anche ad aiutare i figli a intraprendere<br />

la loro personale avventura.<br />

Passione per l’educazione<br />

30. Quanti accettano la scommessa dell’educazione possono talvolta<br />

sentirsi disorientati. Viviamo, infatti, in un contesto problematico, che<br />

induce a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso<br />

della verità e del bene e, in ultima analisi, della bontà della vita. Ciò indebolisce<br />

l’impegno a «trasmettere da una generazione all’altra qualcosa<br />

di valido e di certo, regole di comportamento, obiettivi credibili intorno<br />

ai quali costruire la propria vita» 52 . Tali difficoltà, però, non sono insuperabili;<br />

«sono piuttosto, per così dire, il rovescio della medaglia di<br />

quel dono grande e prezioso che è la nostra libertà, con la responsabilità<br />

che giustamente l’accompagna» 53 .<br />

Illuminati dalla fede nel nostro Maestro e incoraggiati dal suo esempio,<br />

noi abbiamo invece buone ragioni per ritenere di essere alle soglie<br />

di un tempo opportuno per nuovi inizi. Occorre, però, ravvivare il coraggio,<br />

anzi la passione per l’educare. È necessario formare gli educatori,<br />

motivandoli a livello personale e sociale, e riscoprire il significato e le<br />

condizioni dell’impegno educativo. Infatti, «a differenza di quanto avviene<br />

in campo tecnico o economico, dove i progressi di oggi possono<br />

sommarsi a quelli del passato, nell’ambito della formazione e della crescita<br />

morale delle persone non esiste una simile possibilità di accumulazione,<br />

perché la libertà dell’uomo è sempre nuova e quindi ciascuna persona<br />

e ciascuna generazione deve prendere di nuovo, e in proprio, le sue<br />

52 Lettera alla diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione.<br />

53 Ib.<br />

185


186<br />

decisioni. Anche i più grandi valori del passato non possono semplicemente<br />

essere ereditati, vanno fatti nostri e rinnovati attraverso una, spesso<br />

sofferta, scelta personale» 54 .<br />

Una relazione che si trasforma nel tempo<br />

31. La credibilità dell’educatore è sottoposta alla sfida del tempo, viene<br />

costantemente messa alla prova e deve essere continuamente riconquistata.<br />

La relazione educativa si sviluppa lungo tutto il corso dell’esistenza<br />

umana e subisce trasformazioni specifiche nelle diverse fasi.<br />

Le età della vita sono profondamente mutate: oggi è venuto meno<br />

quel clima di relazioni che agevolava, con gradualità e rispetto del mondo<br />

interiore, il passaggio alle età successive. Si parla di “infanzia rubata”,<br />

cioè di una società che rovescia sui bambini messaggi e stimoli pensati<br />

per i grandi.<br />

La sete di conoscenza e di relazioni amicali caratterizza i ragazzi,<br />

che accolgono l’azione educativa quando essa è volta non solo al sapere,<br />

ma anche al fare e alla valorizzazione delle loro capacità. L’esperienza<br />

cattura il loro interesse e li rende protagonisti: è riscontrabile quando<br />

sono coinvolti come gruppo in servizi verso gli altri. Il processo educativo<br />

è fortemente legato alla sfera affettiva, per cui è rilevante la qualità<br />

del rapporto che l’educatore riesce a stabilire con ciascuno. Per crescere<br />

serenamente, il ragazzo ha bisogno di ambienti ricchi di umanità e<br />

positività.<br />

Gli adolescenti percorrono le tappe della crescita con stati d’animo<br />

che oscillano tra l’entusiasmo e lo scoraggiamento. Soffrono per l’insicurezza<br />

che accompagna la loro età, cercano l’amicizia, godono nello<br />

stare insieme ai coetanei e avvertono il desiderio di rendersi autonomi<br />

dagli adulti e in specie dalla famiglia di origine. In questa fase, hanno bisogno<br />

di educatori pazienti e disponibili, che li aiutino a riordinare il loro<br />

mondo interiore e gli insegnamenti ricevuti, secondo una progressiva<br />

scelta di libertà e responsabilità. Nella vita di relazione e nell’azione maturano<br />

la loro coscienza morale e il senso della vita come dono. Un tratto<br />

centrale della crescita, che oggi per vari aspetti assume caratteri pro-<br />

54 Ib.


lematici, è quello dello sviluppo affettivo e sessuale: va affrontato serenamente,<br />

ma anche con la massima cura, perché incide profondamente<br />

sull’armonia della persona.<br />

32. Ai giovani vogliamo dedicare un’attenzione particolare. Molti di<br />

loro manifestano un profondo disagio di fronte a una vita priva di valori<br />

e di ideali. Tutto diventa provvisorio e sempre revocabile. Ciò causa<br />

sofferenza interiore, solitudine, chiusura narcisistica oppure omologazione<br />

al gruppo, paura del futuro e può condurre a un esercizio sfrenato<br />

della libertà. A fronte di tali situazioni, è presente nei giovani una grande<br />

sete di significato, di verità e di amore. Da questa domanda, che talvolta<br />

rimane inespressa, può muovere il processo educativo. Nei modi e nei<br />

tempi opportuni, diversi e misteriosi per ciascuno, essi possono scoprire<br />

che solo Dio placa fino in fondo questa sete.<br />

Benedetto XVI, dopo aver riconosciuto quanto nell’odierno contesto<br />

culturale sia difficile per un giovane vivere da cristiano, aggiunge: «Mi<br />

sembra che questo sia il punto fondamentale nella nostra cura pastorale<br />

per i giovani: attirare l’attenzione sulla scelta di Dio, che è la vita. Sul<br />

fatto che Dio c’è. E c’è in modo molto concreto. E insegnare l’amicizia<br />

con Gesù Cristo» 55 .<br />

Questo cammino, con le sue esigenze radicali, deve tendere all’incontro<br />

con Gesù mediante il riconoscimento della sua identità di Figlio<br />

di Dio e Salvatore; l’appartenenza consapevole alla Chiesa; la conoscenza<br />

amorevole e orante della Sacra Scrittura; la partecipazione attiva<br />

all’Eucaristia; l’accoglienza delle esigenze morali della sequela; l’impegno<br />

di fraternità verso tutti gli uomini; la testimonianza della fede sino al<br />

dono sincero di sé.<br />

Particolarmente importanti risultano per i giovani le esperienze di<br />

condivisione nei gruppi parrocchiali, nelle associazioni e nei movimenti,<br />

nel volontariato, nel servizio in ambito sociale e nei territori di missione.<br />

In esse imparano a stimarsi non solo per quello che fanno, ma soprattutto<br />

per quello che sono. Spesso tali esperienze si rivelano decisive<br />

per l’elaborazione del proprio orientamento vocazionale, così da poter<br />

rispondere con coraggio e fiducia alle chiamate esigenti dell’esistenza<br />

cristiana: il matrimonio e la famiglia, il sacerdozio ministeriale, le va-<br />

55 Benedetto XVI, Incontro quaresimale con il clero romano, 7 febbraio 2008.<br />

187


188<br />

rie forme di consacrazione, la missione ad gentes, l’impegno nella professione,<br />

nella cultura e nella politica 56 .<br />

Occorre tenere presenti, poi, alcuni nodi esistenziali propri dell’età<br />

giovanile: pensiamo ai problemi connessi a una visione corretta della relazione<br />

tra i sessi, alla precarietà negli affetti, alla devianza, alle difficoltà<br />

legate al corso degli studi, all’ingresso nel mondo del lavoro e al ricambio<br />

generazionale.<br />

La comunità cristiana si rivolge ai giovani con speranza: li cerca, li<br />

conosce e li stima; propone loro un cammino di crescita significativo.<br />

I loro educatori devono essere ricchi di umanità, maestri, testimoni e<br />

compagni di strada, disposti a incontrarli là dove sono, ad ascoltarli, a<br />

ridestare le domande sul senso della vita e sul loro futuro, a sfidarli nel<br />

prendere sul serio la proposta cristiana, facendone esperienza nella comunità.<br />

I giovani sono una risorsa preziosa per il rinnovamento della Chiesa e<br />

della società. Resi protagonisti del proprio cammino, orientati e guidati<br />

a un esercizio corresponsabile della libertà, possono davvero sospingere<br />

la storia verso un futuro di speranza.<br />

Negli ambiti della vita quotidiana<br />

33. L’opera educativa si gioca sempre all’interno delle relazioni fondamentali<br />

dell’esistenza; è efficace nella misura in cui incontra la persona,<br />

nell’insieme delle sue esperienze. Come è emerso dal Convegno ecclesiale<br />

di Verona, gli ambiti della vita affettiva, del lavoro e della festa,<br />

della fragilità umana, della tradizione e della cittadinanza rappresentano<br />

un’articolazione molto utile per rileggere l’impegno educativo, al quale<br />

offrono stimoli e obiettivi.<br />

Si mostra così la rilevanza antropologica dell’educazione cristiana e<br />

si favorisce una considerazione unitaria della persona nell’azione pastorale.<br />

Attraverso questa multiforme attenzione educativa, potrà «emergere<br />

soprattutto quel grande ‘sì’ che in Gesù Cristo Dio ha detto all’uomo<br />

e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza;<br />

come, pertanto, la fede nel Dio dal volto umano porti la gioia nel<br />

56 Cfr Conferenza Episcopale Italiana, Per un Paese solidale. Chiesa italiana e<br />

Mezzogiorno, 21 febbraio <strong>2010</strong>, n. 17.


mondo» 57 . In questo modo, la comunità dei credenti testimonia l’amore<br />

profondo della Chiesa per l’uomo e per il suo futuro e l’atteggiamento di<br />

servizio che la anima.<br />

Una storia di santità<br />

34. Nell’opera educativa della Chiesa emerge con evidenza il ruolo<br />

primario della testimonianza, perché l’uomo contemporaneo ascolta<br />

più volentieri i testimoni che i maestri, e se ascolta i maestri lo fa perché<br />

sono anche testimoni credibili e coerenti della Parola che annunciano e<br />

vivono 58 . Nella storia della Chiesa in Italia sono presenti e documentate<br />

innumerevoli opere e istituzioni formative – scuole, università, centri<br />

di formazione professionale, oratori – promosse da diocesi, parrocchie,<br />

istituti di vita consacrata e aggregazioni laicali. Molte sono le figure<br />

esemplari – tra cui non pochi santi – che hanno fatto dell’impegno<br />

educativo la loro missione e hanno dato vita a iniziative singolari, parecchie<br />

delle quali mantengono ancora oggi la loro validità e sono un prezioso<br />

contributo al bene della società.<br />

L’azione di questi grandi educatori si fonda sulla convinzione che occorra<br />

«illuminare la mente per irrobustire il cuore» e sull’intima percezione<br />

che «l’educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone,<br />

e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte<br />

e non ce ne mette in mano la chiave» 59 . Nell’opera dei grandi testimoni<br />

dell’educazione cristiana, secondo la genialità e la creatività di ciascuno,<br />

troviamo i tratti fondamentali della azione educativa: l’autorevolezza<br />

dell’educatore, la centralità della relazione personale, l’educazione<br />

come atto di amore, una visione di fede che dà fondamento e orizzonte<br />

alla ricerca di senso dei giovani, la formazione integrale della persona,<br />

la corresponsabilità per la costruzione del bene comune.<br />

<strong>Insieme</strong> a tali figure, dobbiamo ricordare il segno lasciato da tanti<br />

educatori che, in ogni stato di vita, con la loro testimonianza umile e<br />

57 Discorso al IV Convegno nazionale della Chiesa italiana.<br />

58 Cfr Paolo VI, Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, 8 dicembre 1975, n.<br />

41.<br />

59 Eugenio Ceria, Memorie biografiche di san Giovanni Bosco, vol. XVI, SEI, Torino<br />

1935, p. 447.<br />

189


190<br />

quotidiana, hanno inciso in modo profondo sulla nostra maturazione.<br />

Mentre va riconosciuto e apprezzato il lavoro straordinario di numerosi<br />

insegnanti, animatori e catechisti, si avverte il bisogno di suscitare e sostenere<br />

una nuova generazione di cristiani che si dedichi all’opera educativa,<br />

capace di assumere come scelta di vita la passione per i ragazzi e<br />

per i giovani, disposta ad ascoltarli, accoglierli e accompagnarli, a far loro<br />

proposte esigenti anche in contrasto con la mentalità corrente.<br />

Particolare importanza assume la formazione dei seminaristi, dei diaconi<br />

e dei presbiteri al ruolo di educatori. La vicinanza quotidiana dei sacerdoti<br />

alle famiglie li rende per eccellenza i formatori dei formatori e le<br />

guide spirituali che, nella comunità, sostengono il cammino della fede di<br />

ogni battezzato.<br />

CAPITOLO IV<br />

LA ChIESA, COMUNITÀ EDUCANTE<br />

«Un solo corpo e un solo spirito»<br />

35. Nell’unico corpo di Cristo, che è la Chiesa, ogni battezzato ha ricevuto<br />

da Dio una personale chiamata per l’edificazione e la crescita<br />

della comunità: «Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza<br />

alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione… Ed<br />

egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri<br />

ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare<br />

i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di<br />

Cristo» (Ef 4, 4.11-12).<br />

Nella Chiesa unità non significa uniformità, ma comunione di ricchezze<br />

personali. Proprio esprimendo nella loro diversità l’abbondanza<br />

dei doni di Gesù risorto, i vari carismi concorrono alla vita e alla crescita<br />

del corpo ecclesiale e convergono nel riconoscimento della signoria di<br />

Cristo: «finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del<br />

Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della<br />

pienezza di Cristo… agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di<br />

crescere in ogni cosa, tendendo a lui, che è il capo, Cristo» (Ef 4, 13.15).<br />

Dall’unità in Cristo scaturisce l’impegno a vivere questo dono nei diversi<br />

ambiti della vita, a cominciare dalla famiglia: tra coniugi (cfr Ef 5,


21-33) e tra genitori e figli: «Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore,<br />

perché questo è giusto… E voi, padri, non esasperate i vostri figli, ma<br />

fateli crescere nella disciplina e negli insegnamenti del Signore» (Ef 6,<br />

1.4). Anche nella vita sociale i cristiani sono chiamati a manifestare questo<br />

spirito di comunione e di unità (cfr Ef 6, 5-9).<br />

La complessità dell’azione educativa sollecita i cristiani ad adoperarsi<br />

in ogni modo affinché si realizzi «un’alleanza educativa tra tutti coloro<br />

che hanno responsabilità in questo delicato ambito della vita sociale<br />

ed ecclesiale» 60 . Fede, cultura ed educazione interagiscono, ponendo<br />

in rapporto dinamico e costruttivo le varie dimensioni della vita. La separazione<br />

e la reciproca estraneità dei cammini formativi, sia all’interno<br />

della comunità cristiana sia in rapporto alle istituzioni civili, indebolisce<br />

l’efficacia dell’azione educativa fino a renderla sterile. Se si vuole<br />

che essa ottenga il suo scopo, è necessario che tutti i soggetti coinvolti<br />

operino armonicamente verso lo stesso fine. Per questo occorre elaborare<br />

e condividere un progetto educativo che definisca obiettivi, contenuti<br />

e metodi su cui lavorare.<br />

Il primato educativo della famiglia<br />

36. Nell’orizzonte della comunità cristiana, la famiglia resta la prima<br />

e indispensabile comunità educante. Per i genitori, l’educazione è un dovere<br />

essenziale, perché connesso alla trasmissione della vita; originale e<br />

primario rispetto al compito educativo di altri soggetti; insostituibile e<br />

inalienabile, nel senso che non può essere delegato né surrogato 61 .<br />

Educare in famiglia è oggi un’arte davvero difficile. Molti genitori<br />

soffrono, infatti, un senso di solitudine, di inadeguatezza e, addirittura,<br />

d’impotenza. Si tratta di un isolamento anzitutto sociale, perché la società<br />

privilegia gli individui e non considera la famiglia come sua cellula<br />

fondamentale.<br />

Padri e madri faticano a proporre con passione ragioni profonde per<br />

vivere e, soprattutto, a dire dei “no” con l’autorevolezza necessaria. Il<br />

legame con i figli rischia di oscillare tra la scarsa cura e atteggiamen-<br />

60 Discorso alla 59 a Assemblea Generale della CEI, 28 maggio 2009.<br />

61 Cfr Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Familiaris consortio, 22 novembre<br />

1981, n. 36.<br />

191


192<br />

ti possessivi che tendono a soffocarne la creatività e a perpetuarne la dipendenza<br />

62 . Occorre ritrovare la virtù della fortezza nell’assumere e sostenere<br />

decisioni fondamentali, pur nella consapevolezza che altri soggetti<br />

dispongono di mezzi potenti, in grado di esercitare un’influenza<br />

penetrante.<br />

La famiglia, a un tempo, è forte e fragile. La sua debolezza non deriva<br />

solo da motivi interni alla vita della coppia e al rapporto tra genitori e<br />

figli. Molto più pesanti sono i condizionamenti esterni: il sostegno inadeguato<br />

al desiderio di maternità e paternità, pur a fronte del grave problema<br />

demografico; la difficoltà a conciliare l’impegno lavorativo con<br />

la vita familiare, a prendersi cura dei soggetti più deboli, a costruire rapporti<br />

sereni in condizioni abitative e urbanistiche sfavorevoli. A ciò si<br />

aggiunga il numero crescente delle convivenze di fatto, delle separazioni<br />

coniugali e dei divorzi, come pure gli ostacoli di un quadro economico,<br />

fiscale e sociale che disincentiva la procreazione. Non si possono<br />

trascurare, tra i fattori destabilizzanti, il diffondersi di stili di vita che rifuggono<br />

dalla creazione di legami affettivi stabili e i tentativi di equiparare<br />

alla famiglia forme di convivenza tra persone dello stesso sesso.<br />

Nonostante questi aspetti, l’istituzione familiare mantiene la sua missione<br />

e la responsabilità primaria per la trasmissione dei valori e della<br />

fede. Se è vero che la famiglia non è la sola agenzia educatrice, soprattutto<br />

nei confronti dei figli adolescenti, dobbiamo ribadire con chiarezza<br />

che c’è un’impronta che essa sola può dare e che rimane nel tempo. La<br />

Chiesa, pertanto, si impegna a sostenere i genitori nel loro ruolo di educatori,<br />

promuovendone la competenza mediante corsi di formazione, incontri,<br />

gruppi di confronto e di mutuo sostegno.<br />

37. L’educazione alla fede avviene nel contesto di un’esperienza concreta<br />

e condivisa. Il figlio vive all’interno di una rete di relazioni educanti<br />

che fin dall’inizio ne segna la personalità futura. Anche l’immagine<br />

di Dio, che egli porterà dentro di sé, sarà caratterizzata dall’esperienza<br />

religiosa vissuta nei primi anni di vita. Di qui l’importanza che i genitori<br />

si interroghino sul loro compito educativo in ordine alla fede: «come<br />

viviamo la fede in famiglia?»; «quale esperienza cristiana sperimentano<br />

i nostri figli?»; «come li educhiamo alla preghiera?». Esemplare pun-<br />

62 Cfr La sfida educativa, pp. 25-48.


to di riferimento resta la famiglia di Nazaret, dove Gesù «cresceva in sapienza,<br />

età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2, 52).<br />

Ogni famiglia è soggetto di educazione e di testimonianza umana e<br />

cristiana e come tale va valorizzata, all’interno della capacità di generare<br />

alla fede propria della Chiesa. A essa sacerdoti, catechisti e animatori<br />

devono riferirsi, per una stretta collaborazione e in spirito di servizio.<br />

L’impegno della comunità, in particolare nell’itinerario dell’iniziazione<br />

cristiana, è fondamentale per offrire alle famiglie il necessario supporto.<br />

Spetta ai genitori, insieme agli altri educatori, promuovere il cammino<br />

vocazionale dei figli, anche attraverso esperienze condivise, nelle quali<br />

i ragazzi possano affrontare i temi della crescita fisica, affettiva, relazionale<br />

per una positiva educazione all’amore casto e responsabile 63 . Una<br />

particolare attenzione dovrà essere offerta, inoltre, ai genitori rimasti soli,<br />

per sostenerli nel loro compito.<br />

La preparazione al matrimonio deve assumere i tratti di un itinerario<br />

di riscoperta della fede e di inserimento nella vita della comunità ecclesiale<br />

64 . Il tempo del fidanzamento può essere valorizzato come un’occasione<br />

unica per introdurli alla bellezza del Vangelo, che essi possono<br />

percepire in modo più profondo perché la sperimentano nella ricerca<br />

di una relazione d’amore. È quindi auspicabile che nelle comunità parrocchiali<br />

incontrino coppie mature da cui essere incoraggiate e sostenute<br />

nel passo decisivo. La cura delle giovani coppie è altrettanto importante:<br />

si tratta di custodire le fasi iniziali della vita coniugale, di farsi loro<br />

compagni e di porre le basi di un cammino di formazione che duri per<br />

tutta la vita.<br />

38. La famiglia va dunque amata, sostenuta e resa protagonista attiva<br />

dell’educazione non solo per i figli, ma per l’intera comunità. Deve<br />

crescere la consapevolezza di una ministerialità che scaturisce dal<br />

sacramento del matrimonio e chiama l’uomo e la donna a essere segno<br />

dell’amore di Dio che si prende cura di ogni suo figlio 65 .<br />

Corroborate da specifici itinerari di spiritualità, le famiglie devono<br />

63 Cfr Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n. 7.<br />

64 Cfr Conferenza Episcopale Italiana, Direttorio di pastorale familiare per la<br />

Chiesa in Italia Annunciare, celebrare, servire il “Vangelo della famiglia”, 25 luglio<br />

1993, cap. 3.<br />

65 Familiaris consortio, n. 39.<br />

193


194<br />

a loro volta aiutare la parrocchia a diventare «famiglia di famiglie» 66 .<br />

Gruppi di sposi possono costituire modelli di riferimento anche per le<br />

coppie in difficoltà, oltre che aprirsi al servizio verso i fidanzati e i genitori<br />

che chiedono il battesimo per i figli, verso le famiglie segnate da<br />

gravi difficoltà, disabilità e sofferenze. Si sente il bisogno di coppie cristiane<br />

che affrontino i temi sociali e politici che toccano l’istituto familiare,<br />

i figli e gli anziani. Sostenere adeguatamente la famiglia, con scelte<br />

politiche ed economiche appropriate, attente in particolare ai nuclei<br />

numerosi, diventa un servizio all’intera collettività.<br />

Nel cantiere dell’educazione cristiana<br />

39. Ogni Chiesa particolare dispone di un potenziale educativo straordinario,<br />

grazie alla sua capillare presenza nel territorio. In quanto luogo<br />

d’incontro con il Signore Gesù e di comunione tra fratelli, la comunità<br />

cristiana alimenta un’autentica relazione con Dio; favorisce la formazione<br />

della coscienza adulta; propone esperienze di libera e cordiale appartenenza,<br />

di servizio e di promozione sociale, di aggregazione e di festa.<br />

La parrocchia, in particolare, vicina al vissuto delle persone e agli<br />

ambienti di vita, rappresenta la comunità educante più completa in ordine<br />

alla fede. Mediante l’evangelizzazione e la catechesi, la liturgia e<br />

la preghiera, la vita di comunione nella carità, essa offre gli elementi essenziali<br />

del cammino del credente verso la pienezza della vita in Cristo.<br />

La catechesi, primo atto educativo della Chiesa nell’ambito della sua<br />

missione evangelizzatrice, accompagna la crescita del cristiano dall’infanzia<br />

all’età adulta e ha come sua specifica finalità «non solo di trasmettere<br />

i contenuti della fede, ma di educare la ‘mentalità di fede’, di<br />

iniziare alla vita ecclesiale, di integrare fede e vita» 67 . Per questo la catechesi<br />

sostiene in modo continuativo la vita dei cristiani e in particolare<br />

gli adulti, perché siano educatori e testimoni per le nuove generazioni.<br />

66 Conferenza Episcopale Italiana, Comunione e comunità nella Chiesa domestica,<br />

1° ottobre 1981, n. 24.<br />

67 Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi,<br />

Annuncio e catechesi per la vita cristiana, 4 aprile <strong>2010</strong>, n. 2; cfr Gravissimum<br />

educationis, n. 4.


La liturgia è scuola permanente di formazione attorno al Signore risorto,<br />

«luogo educativo e rivelativo» 68 in cui la fede prende forma e viene<br />

trasmessa. Nella celebrazione liturgica il cristiano impara a «gustare<br />

com’è buono il Signore» (Sal 34, 9; cfr 1Pt 2, 3), passando dal nutrimento<br />

del latte al cibo solido (cfr Eb 5, 12-14), «fino a raggiungere la<br />

misura della pienezza di Cristo» (Ef 4, 13). Tra le numerose azioni svolte<br />

dalla parrocchia, «nessuna è tanto vitale o formativa della comunità<br />

quanto la celebrazione domenicale del giorno del Signore e della sua<br />

Eucaristia» 69 .<br />

La carità educa il cuore dei fedeli e svela agli occhi di tutti il volto di<br />

una comunità che testimonia la comunione, si apre al servizio, si mette<br />

alla scuola dei poveri e degli ultimi, impara a riconoscere la presenza<br />

di Dio nell’affamato e nell’assetato, nello straniero e nel carcerato,<br />

nell’ammalato e in ogni bisognoso. La comunità cristiana è pronta ad accogliere<br />

e valorizzare ogni persona, anche quelle che vivono in stato di<br />

disabilità o svantaggio. Per questo vanno incentivate proposte educative<br />

e percorsi di volontariato adeguati all’età e alla condizione delle persone,<br />

mediante l’azione della Caritas e delle altre realtà ecclesiali che operano<br />

in questo ambito, anche a fianco dei missionari.<br />

40. Esperienza fondamentale dell’educazione alla vita di fede è l’iniziazione<br />

cristiana, che «non è quindi una delle tante attività della comunità<br />

cristiana, ma l’attività che qualifica l’esprimersi proprio della Chiesa<br />

nel suo essere inviata a generare alla fede e realizzare se stessa come<br />

madre» 70 . Essa ha gradualmente assunto un’ispirazione catecumenale,<br />

che conduce le persone a una progressiva consapevolezza della fede,<br />

mediante itinerari differenziati di catechesi e di esperienza di vita cristiana.<br />

La celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, seguita<br />

da un’adeguata mistagogia, rappresenta il compimento di questo cammino<br />

verso la piena maturità cristiana.<br />

In un ambiente spesso indifferente se non addirittura ostile al messaggio<br />

del Vangelo, la Chiesa riscopre il linguaggio originario dell’annuncio,<br />

che ha in sé due caratteristiche educative straordinarie: la dimensio-<br />

68 Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n. 49.<br />

69 Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Dies Domini, 31 maggio 1998, n. 35.<br />

70 Ufficio Catechistico Nazionale, La formazione dei catechisti per l’iniziazione<br />

cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, 4 giugno 2006, n. 6.<br />

195


196<br />

ne del dono e l’appello alla conversione continua. Il primo annuncio della<br />

fede rappresenta l’anima di ogni azione pastorale. Anche l’iniziazione<br />

cristiana deve basarsi su questa evangelizzazione iniziale, da mantenere<br />

viva negli itinerari di catechesi, proponendo relazioni capaci di coinvolgere<br />

le famiglie e integrate nell’esperienza dell’anno liturgico. Il primo<br />

annuncio è rivolto in modo privilegiato agli adulti e ai giovani, soprattutto<br />

in particolari momenti di vita come la preparazione al matrimonio,<br />

l’attesa dei figli, il catecumenato per gli adulti 71 .<br />

La parrocchia, crocevia delle istanze educative<br />

41. Solo una comunità accogliente e dialogante può trovare le vie<br />

per instaurare rapporti di amicizia e offrire risposte alla sete di Dio che<br />

è presente nel cuore di ogni uomo 72 . Oggi si impone la ricerca di nuovi<br />

linguaggi, non autoreferenziali e arricchiti dalle acquisizioni di quanti<br />

operano nell’ambito della comunicazione, della cultura e dell’arte 73 . Per<br />

questo è necessario educare a una fede più motivata, capace di dialogare<br />

anche con chi si avvicina alla Chiesa solo occasionalmente, con i credenti<br />

di altre religioni e con i non credenti. In tale prospettiva, il progetto<br />

culturale orientato in senso cristiano stimola in ciascun battezzato e<br />

in ogni comunità l’approfondimento di una fede consapevole, che abbia<br />

piena cittadinanza nel nostro tempo, così da contribuire anche alla crescita<br />

della società 74 .<br />

La parrocchia – Chiesa che vive tra le case degli uomini – continua a essere<br />

il luogo fondamentale per la comunicazione del Vangelo e la formazione<br />

della coscienza credente; rappresenta nel territorio il riferimento immediato<br />

per l’educazione e la vita cristiana a un livello accessibile a tutti;<br />

favorisce lo scambio e il confronto tra le diverse generazioni; dialoga con<br />

le istituzioni locali e costruisce alleanze educative per servire l’uomo.<br />

71 Cfr Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la<br />

catechesi, Questa è la nostra fede. Nota pastorale sul primo annuncio del Vangelo,<br />

15 maggio 2005.<br />

72 Cfr Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la<br />

catechesi, Lettera ai cercatori di Dio, 12 aprile 2009.<br />

73 Cfr Benedetto XVI, Incontro con gli artisti nella Cappella Sistina, 21 novembre<br />

2009.<br />

74 Cfr “Rigenerati per una speranza viva”, n. 13.


Essa è animata dal contributo di educatori, animatori e catechisti, autentici<br />

testimoni di gratuità, accoglienza e servizio. La formazione di tali<br />

figure costituisce un impegno prioritario per la comunità parrocchiale,<br />

attenta a curarne, insieme alla crescita umana e spirituale, la competenza<br />

teologica, culturale e pedagogica.<br />

Questo obiettivo resterà disatteso se non si riuscirà a dar vita a una<br />

“pastorale integrata” secondo modalità adatte ai territori e alle circostanze,<br />

come già avviene in talune sperimentazioni avviate a livello diocesano<br />

75 .<br />

42. Un ambito in cui tale approccio ha permesso di compiere passi significativi<br />

è quello dei giovani e dei ragazzi. La necessità di rispondere<br />

alle loro esigenze porta a superare i confini parrocchiali e ad allacciare<br />

alleanze con le altre agenzie educative. Tale dinamica incide anche<br />

su quell’espressione, tipica dell’impegno educativo di tante parrocchie,<br />

che è l’oratorio. Esso accompagna nella crescita umana e spirituale le<br />

nuove generazioni e rende i laici protagonisti, affidando loro responsabilità<br />

educative. Adattandosi ai diversi contesti, l’oratorio esprime il<br />

volto e la passione educativa della comunità, che impegna animatori, catechisti<br />

e genitori in un progetto volto a condurre il ragazzo a una sintesi<br />

armoniosa tra fede e vita. I suoi strumenti e il suo linguaggio sono quelli<br />

dell’esperienza quotidiana dei più giovani: aggregazione, sport, musica,<br />

teatro, gioco, studio.<br />

43. Nelle diocesi e nelle parrocchie sono attive tante aggregazioni<br />

ecclesiali: associazioni e movimenti, gruppi e confraternite. Si tratta di<br />

esperienze significative per l’azione educativa, che richiedono di essere<br />

sostenute e coordinate. In esse i fedeli di ogni età e condizione sperimentano<br />

la ricchezza di autentiche relazioni fraterne; si formano all’ascolto<br />

della Parola e al discernimento comunitario; maturano la capacità di testimoniare<br />

con efficacia il Vangelo nella società.<br />

Tra queste realtà, occupa un posto specifico e singolare l’Azione Cattolica,<br />

che da sempre coltiva uno stretto legame con i pastori della Chiesa,<br />

assumendo come proprio il programma pastorale della Chiesa locale<br />

e costituendo per i soci una scuola di formazione cristiana. Le figure<br />

75 Cfr Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n. 11.<br />

197


198<br />

di grandi laici che ne hanno segnato la storia sono un richiamo alla vocazione<br />

alla santità, meta di ogni battezzato.<br />

44. La pietà popolare costituisce anche ai giorni nostri una dimensione<br />

rilevante della vita ecclesiale e può diventare veicolo educativo di valori<br />

della tradizione cristiana, riscoperti nel loro significato più autentico.<br />

Purificata da eventuali eccessi e da elementi estranei e rinnovata<br />

nei contenuti e nelle forme, permette di raggiungere con l’annuncio tante<br />

persone che altrimenti resterebbero ai margini della vita ecclesiale. In<br />

essa devono risaltare la parola di Dio, la predicazione e la catechesi, la<br />

preghiera e i sacramenti dell’Eucaristia e della riconciliazione e, non ultimo,<br />

l’impegno per la carità verso i poveri.<br />

45. Un ruolo educativo particolare è riservato nella Chiesa alla vita<br />

consacrata. Prima ancora che per attività specifiche, essa rappresenta<br />

una risorsa educativa all’interno del popolo di Dio per la sua indole<br />

escatologica 76 . In quanto caratterizzata da una speciale configurazione a<br />

Cristo casto, povero e obbediente, costituisce una testimonianza fondamentale<br />

per tutte le altre forme di vita cristiana, indicando la meta ultima<br />

della storia in quella speranza che sola può animare ogni autentico processo<br />

educativo.<br />

Gli istituti di vita consacrata, poiché hanno per lo più una presenza<br />

che va oltre la singola diocesi e spesso sono composti anche da membri<br />

provenienti da altri Paesi, possono favorire la comunione tra le diverse<br />

Chiese particolari e la loro apertura alla mondialità.<br />

Una particolare attenzione va riservata a quegli istituti che per carisma<br />

specifico si dedicano espressamente a compiti educativi: «questo è<br />

uno dei doni più preziosi che le persone consacrate possono offrire anche<br />

oggi alla gioventù, facendola oggetto di un servizio pedagogico ricco<br />

di amore» 77 . È importante, al fine di valorizzarne la presenza sul territorio,<br />

percorrere vie di più stretta collaborazione e intesa con le Chiese<br />

locali.<br />

Anche quando difficoltà vocazionali impongono agli istituti la scelta<br />

sofferta di concentrare attività e servizi, è bene che ogni decisione in me-<br />

76 Cfr Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Vita consecrata, 25 marzo 1996, n.<br />

26.<br />

77 Ib., n. 96.


ito tenga conto di un dialogo previo e di una valutazione comune con la<br />

Chiesa locale interessata.<br />

La scuola e l’università<br />

46. La scuola si trova oggi ad affrontare una sfida molto complessa,<br />

che riguarda la sua stessa identità e i suoi obiettivi. Essa, infatti, ha il<br />

compito di trasmettere il patrimonio culturale elaborato nel passato, aiutare<br />

a leggere il presente, far acquisire le competenze per costruire il futuro,<br />

concorrere, mediante lo studio e la formazione di una coscienza<br />

critica, alla formazione del cittadino e alla crescita del senso del bene comune.<br />

La forte domanda di conoscenze e di capacità professionali e i rapidi<br />

cambiamenti economici e produttivi inducono spesso a promuovere<br />

un sistema efficiente più nel dare istruzioni sul “come fare” che sul<br />

senso delle scelte di vita e sul “chi essere”. Di conseguenza, anche il docente<br />

tende a essere considerato non tanto un maestro di cultura e di vita,<br />

quanto un trasmettitore di nozioni e di competenze e un facilitatore<br />

dell’apprendimento; tutt’al più, un divulgatore di comportamenti socialmente<br />

accettabili 78 .<br />

Consapevole di ciò, la comunità cristiana vuole intensificare la collaborazione<br />

permanente con le istituzioni scolastiche attraverso i cristiani<br />

che vi operano, le associazioni di genitori, studenti e docenti, i movimenti<br />

ecclesiali, i collegi e i convitti, mettendo in atto un’adeguata ed efficace<br />

pastorale della scuola e dell’educazione.<br />

Occorre investire, con l’apporto delle diverse componenti del mondo<br />

scolastico, ecclesiale e civile, in una scuola che promuova, anzitutto,<br />

una cultura umanistica e sapienziale, abilitando gli studenti ad affrontare<br />

le sfide del nostro tempo. In particolare, essa deve abilitare all’ingresso<br />

competente nel mondo del lavoro e delle professioni, all’uso sapiente<br />

dei nuovi linguaggi, alla cittadinanza e ai valori che la sorreggono: la solidarietà,<br />

la gratuità, la legalità e il rispetto delle diversità. Così la scuola<br />

mantiene aperto il dialogo con gli altri soggetti educativi – in primo<br />

luogo la famiglia – con i quali è chiamata a perseguire obiettivi convergenti.<br />

Il carattere pubblico non ne pregiudica l’apertura alla trascenden-<br />

78 Cfr La sfida educativa, pp. 49-71.<br />

199


200<br />

za e non impone una neutralità rispetto a quei valori morali che sono alla<br />

base di ogni autentica formazione della persona e della realizzazione<br />

del bene comune.<br />

In questa prospettiva, è determinante la formazione degli insegnanti,<br />

dei dirigenti scolastici e del personale amministrativo e ausiliario, chiamati<br />

a essere capaci di ascolto delle esperienze che ogni alunno porta<br />

con sé, accostandosi a lui con umiltà, rispetto e disponibilità.<br />

47. Al raggiungimento di questi obiettivi può dare un qualificato contributo<br />

il docente di religione cattolica, che insegna una disciplina curriculare<br />

inserita a pieno titolo nelle finalità della scuola e promuove un<br />

proficuo dialogo con i colleghi, rappresentando – in quanto figura competente<br />

e qualificata – una forma di servizio della comunità ecclesiale<br />

all’istituzione scolastica.<br />

L’insegnamento della religione cattolica permette agli alunni di affrontare<br />

le questioni inerenti il senso della vita e il valore della persona,<br />

alla luce della Bibbia e della tradizione cristiana. Lo studio delle fonti e<br />

delle forme storiche del cattolicesimo è parte integrante della conoscenza<br />

del patrimonio storico, culturale e sociale del popolo italiano e delle<br />

radici cristiane della cultura europea. Infatti, «la dimensione religiosa…<br />

è intrinseca al fatto culturale, concorre alla formazione globale della<br />

persona e permette di trasformare la conoscenza in sapienza di vita» 79 .<br />

Per questo motivo «la scuola e la società si arricchiscono di veri laboratori<br />

di cultura e di umanità, nei quali, decifrando l’apporto significativo<br />

del cristianesimo, si abilita la persona a scoprire il bene e a crescere nella<br />

responsabilità, a ricercare il confronto ed a raffinare il senso critico, ad<br />

attingere dai doni del passato per meglio comprendere il presente e proiettarsi<br />

consapevolmente verso il futuro» 80 .<br />

48. La scuola cattolica e i centri di formazione professionale d’ispirazione<br />

cristiana fanno parte a pieno titolo del sistema nazionale di<br />

istruzione e formazione. Nel rispetto delle norme comuni a tutte le scuole,<br />

essi hanno il compito di sviluppare una proposta pedagogica e culturale<br />

di qualità, radicata nei valori educativi ispirati al Vangelo.<br />

79 Benedetto XVI, Discorso agli insegnanti di religione cattolica, 25 aprile 2009.<br />

80 Ib.


Il principio dell’uguaglianza tra le famiglie di fronte alla scuola impone<br />

non solo interventi di sostegno alla scuola cattolica, ma il pieno<br />

riconoscimento, anche sotto il profilo economico, dell’opportunità di<br />

scelta tra la scuola statale e quella paritaria. La scuola cattolica potrà essere<br />

così sempre più accessibile a tutti, in particolare a quanti versano in<br />

situazioni difficili e disagiate. Il confronto e la collaborazione a pari titolo<br />

tra istituti pubblici, statali e non statali, possono contribuire efficacemente<br />

a rendere più agile e dinamico l’intero sistema scolastico, per rispondere<br />

meglio all’attuale domanda formativa.<br />

La scuola cattolica costituisce una grande risorsa per il Paese. In<br />

quanto parte integrante della missione ecclesiale, essa va promossa e sostenuta<br />

nelle diocesi e nelle parrocchie, superando forme di estraneità<br />

o di indifferenza e contribuendo a costruire e valorizzare il suo progetto<br />

educativo. In quanto scuola paritaria, e perciò riconosciuta nel suo carattere<br />

di servizio pubblico, essa rende effettivamente possibile la scelta<br />

educativa delle famiglie, offrendo un ricco patrimonio culturale a servizio<br />

delle nuove generazioni.<br />

49. L’università svolge un ruolo determinante per la formazione delle<br />

nuove generazioni, garantendo una preparazione che consente di orientarsi<br />

nella complessità culturale odierna.<br />

Il mondo universitario ha il compito di promuovere competenze che<br />

abbraccino l’ampiezza dei problemi, attente alle esigenze di senso e alle<br />

implicazioni etiche degli studi e delle ricerche nei diversi campi del sapere.<br />

«Tale capacità – scriveva il Beato John H. Newman – è il risultato<br />

di una formazione scientifica della mente; è una facoltà acquisita di giudizio,<br />

chiarezza di visione, sagacia, sapienza, ampiezza filosofica della<br />

mente e auto-controllo e serenità intellettuali» 81 .<br />

«Che cosa è l’università? Qual è il suo compito? … Penso si possa dire<br />

che la vera, intima origine dell’università stia nella brama di conoscenza<br />

che è propria dell’uomo. Egli vuole sapere che cosa sia tutto ciò che lo<br />

circonda. Vuole verità» 82 . L’università rappresenta pertanto un luogo di<br />

incontro e di dialogo tra studenti, docenti e personale tecnico e ammini-<br />

81 J.H. Newman, L’idea di università, VII, 1, in Scritti sull’università, Bompiani, Milano<br />

2008, p. 313.<br />

82 Benedetto XVI, Allocuzione per l’incontro con l’Università degli studi di Roma<br />

“La Sapienza”, 17 gennaio 2008.<br />

201


202<br />

strativo, che condividono un ambiente ricco di risorse per l’intera società.<br />

Il raccordo tra l’università e la Chiesa locale è promosso attraverso la<br />

pastorale universitaria, pienamente inserita nell’impegno di evangelizzazione<br />

della cultura e di formazione dei giovani. Va valorizzato il particolare<br />

contributo reso dai cristiani: con il «servizio del pensiero, essi tramandano<br />

alle giovani generazioni i valori di un patrimonio culturale arricchito<br />

da due millenni di esperienza umanistica e cristiana» 83 .<br />

In dialogo con le istituzioni universitarie statali, un ruolo peculiare<br />

spetta alle Facoltà teologiche e agli Istituti superiori di scienze religiose<br />

presenti su tutto il territorio nazionale, all’Università Cattolica del<br />

Sacro Cuore e alla LUMSA. Essi mirano alla formazione integrale della<br />

persona, suscitando la ricerca del bello, del buono, del vero e dell’uno; a<br />

far maturare competenze per una comprensione viva del messaggio cristiano<br />

e a renderne ragione nel contesto culturale odierno; «a promuovere<br />

una nuova sintesi umanistica, un sapere che sia sapienza capace di<br />

orientare l’uomo alla luce dei principi primi e dei suoi fini ultimi, un sapere<br />

illuminato dalla fede» 84 .<br />

La responsabilità educativa della società<br />

50. La comunità cristiana offre il suo contributo e sollecita quello<br />

di tutti perché la società diventi sempre più terreno favorevole all’educazione.<br />

Favorendo condizioni e stili di vita sani e rispettosi dei valori,<br />

è possibile promuovere lo sviluppo integrale della persona, educare<br />

all’accoglienza dell’altro e al discernimento della verità, alla solidarietà<br />

e al senso della festa, alla sobrietà e alla custodia del creato, alla mondialità<br />

e alla pace, alla legalità, alla responsabilità etica nell’economia e<br />

all’uso saggio delle tecnologie 85 .<br />

Ciò richiede il coinvolgimento non solo dei genitori e degli insegnanti,<br />

ma anche degli uomini politici, degli imprenditori, degli artisti, degli<br />

83 Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Ecclesia in Europa, 28 giugno 2003, n.<br />

59.<br />

84 Benedetto XVI, Discorso ai docenti dei Pontifici atenei romani e ai partecipanti<br />

all’Assemblea generale della federazione internazionale delle università cattoliche,<br />

19 novembre 2009.<br />

85 Cfr Caritas in veritate, n. 36.


sportivi, degli esperti della comunicazione e dello spettacolo. La società<br />

nella sua globalità, infatti, costituisce un ambiente vitale dal forte impatto<br />

educativo; essa veicola una serie di riferimenti fondamentali che condizionano<br />

in bene o in male la formazione dell’identità, incidendo profondamente<br />

sulla mentalità e sulle scelte di ciascuno.<br />

Inoltre, i vari ambienti di vita e di relazione – non ultimi quelli del divertimento,<br />

del tempo libero e del turismo – esercitano un’influenza talvolta<br />

maggiore di quella dei luoghi tradizionali, come la famiglia e la<br />

scuola. Essi offrono perciò preziose opportunità perché non manchi, in<br />

tutti gli spazi sociali, una proposta educativa integrale.<br />

La comunicazione nella cultura digitale<br />

51. La comunità cristiana guarda con particolare attenzione al mondo<br />

della comunicazione come a una dimensione dotata di una rilevanza imponente<br />

per l’educazione. La tecnologia digitale, superando la distanza<br />

spaziale, moltiplica a dismisura la rete dei contatti e la possibilità di informarsi,<br />

di partecipare e di condividere, anche se rischia di far perdere<br />

il senso di prossimità e di rendere più superficiali i rapporti.<br />

La crescita vorticosa e la diffusione planetaria di questi mezzi, favorite<br />

dal rapido sviluppo delle tecnologie digitali, in molti casi acuiscono il<br />

divario tra le persone, i gruppi sociali e i popoli. Soprattutto, non cresce di<br />

pari passo la consapevolezza delle implicazioni sociali, etiche e culturali<br />

che accompagnano il diffondersi di questo nuovo contesto esistenziale.<br />

Agendo sul mondo vitale, i processi mediatici arrivano a dare forma<br />

alla realtà stessa. Essi intervengono in modo incisivo sull’esperienza<br />

delle persone e permettono un ampliamento delle potenzialità umane.<br />

Dall’influsso più o meno consapevole che esercitano, dipende in buona<br />

misura la percezione di noi stessi, degli altri e del mondo. Essi vanno<br />

considerati positivamente, senza pregiudizi, come delle risorse, pur richiedendo<br />

uno sguardo critico e un uso sapiente e responsabile.<br />

Il loro ruolo nei processi educativi è sempre più rilevante: le tradizionali<br />

agenzie educative sono state in gran parte soppiantate dal flusso<br />

mediatico. Un obiettivo da raggiungere, dunque, sarà anzitutto quello di<br />

educare alla conoscenza di questi mezzi e dei loro linguaggi e a una più<br />

diffusa competenza quanto al loro uso.<br />

203


204<br />

Il modo di usarli è il fattore che decide quale valenza morale possano<br />

avere. Su questo punto, pertanto, deve concentrarsi l’attenzione educativa,<br />

al fine di sviluppare la capacità di valutarne il messaggio e gli influssi,<br />

nella consapevolezza della considerevole forza di attrazione e di<br />

coinvolgimento di cui essi dispongono. Un particolare impegno deve essere<br />

posto nel tutelare l’infanzia, anche con concreti ed efficaci interventi<br />

legislativi.<br />

Pure in questo campo, l’impresa educativa richiede un’alleanza fra i<br />

diversi soggetti. Perciò sarà importante aiutare le famiglie a interagire<br />

con i media in modo corretto e costruttivo, e mostrare alle giovani generazioni<br />

la bellezza di relazioni umane dirette. Inoltre, si rivela indispensabile<br />

l’apporto dei mezzi della comunicazione promossi dalla comunità<br />

cristiana (tv, radio, giornali, siti internet, sale della comunità) e l’impegno<br />

educativo negli itinerari di formazione proposti dalle realtà ecclesiali.<br />

Un ruolo importante potrà essere svolto dagli animatori della comunicazione<br />

e della cultura, che si stanno diffondendo nelle nostre comunità,<br />

secondo le indicazioni contenute nel Direttorio sulle comunicazioni<br />

sociali 86 .<br />

L’impegno educativo sul versante della nuova cultura mediatica dovrà<br />

costituire negli anni a venire un ambito privilegiato per la missione<br />

della Chiesa.<br />

CAPITOLO V<br />

INDICAZIONI PER LA PROGETTAZIONE PASTORALE<br />

52. Le indicazioni che seguono intendono suggerire alcune linee di<br />

fondo, perché ogni Chiesa particolare possa progettare il proprio cammino<br />

pastorale in sintonia con gli orientamenti nazionali. La condivisione<br />

di queste prospettive, accolte e sviluppate a livello locale, favorirà<br />

l’azione concorde delle comunità ecclesiali, chiamate ad assumere consapevolmente<br />

la responsabilità educativa nell’orizzonte culturale e sociale.<br />

86 Cfr Conferenza Episcopale Italiana, Direttorio sulle comunicazioni sociali<br />

nella missione della Chiesa. Comunicazione e missione, 18 giugno 2004, cap. VI;<br />

cfr anche Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al Convegno nazionale “Testimoni<br />

digitali”, 24 aprile <strong>2010</strong>.


Esigenze fondamentali<br />

53. Alla base del nostro cammino, sta la necessità di prendere coscienza<br />

delle caratteristiche e dell’urgenza della questione educativa.<br />

L’educazione, infatti, se è compito di sempre, si presenta ogni volta con<br />

aspetti di novità. Per questo non può risolversi in semplici ripetizioni,<br />

ma deve anzitutto prestare la giusta attenzione alla qualità e alle dinamiche<br />

della vita sociale.<br />

Oggi è necessario curare in particolare relazioni aperte all’ascolto, al<br />

riconoscimento, alla stabilità dei legami e alla gratuità. Ciò significa:<br />

cogliere il desiderio di relazioni profonde che abita il cuore di ogni<br />

uomo, orientandole alla ricerca della verità e alla testimonianza della carità;<br />

porre al centro della proposta educativa il dono come compimento<br />

della maturazione della persona;<br />

far emergere la forza educativa della fede verso la pienezza della relazione<br />

con Cristo nella comunione ecclesiale.<br />

L’intera vita ecclesiale ha una forte valenza educativa. La comunità<br />

cristiana, a partire dalle parrocchie, deve avvertire l’urgenza di stare accanto<br />

ai genitori per offrire loro con disponibilità e competenza proposte<br />

educative valide. In particolare, l’azione pastorale andrà accompagnata<br />

da una costante opera di discernimento, realisticamente calibrato<br />

sull’esistente, ma volto a mettere in luce le risorse e le esperienze positive<br />

su cui far leva.<br />

Nell’ottica della corresponsabilità educativa della comunità ecclesiale,<br />

andrà condotta un’attenta verifica delle scelte pastorali sinora compiute:<br />

- A livello nazionale, sarà opportuno valutare gli effetti dei progetti<br />

educativi e gli strumenti elaborati dalla Conferenza Episcopale nei vari<br />

ambiti pastorali. Avendo particolare attenzione all’impostazione emersa<br />

dal Convegno ecclesiale di Verona, occorrerà considerare quanto essa<br />

abbia favorito lo sviluppo di una pastorale integrata e missionaria. A tale<br />

verifica potranno offrire un valido contributo anche le Conferenze Episcopali<br />

Regionali.<br />

- A livello locale, si tratta di considerare con realismo i punti di debolezza<br />

e di sofferenza presenti nei diversi contesti educativi, come pure le<br />

esperienze positive in atto. In particolare, si suggerisce un esame attento<br />

sia dei cammini di formazione dei catechisti, degli operatori pastorali e<br />

205


206<br />

degli insegnanti di religione cattolica, sia dei percorsi educativi delle associazioni<br />

e dei movimenti.<br />

È evidente che la valutazione dell’impegno educativo per un suo rilancio<br />

progettuale può essere attuata solo in riferimento all’integralità<br />

e alla centralità del soggetto umano. Alla base della progettazione pastorale<br />

vi è la visione cristiana della persona: l’idea di educazione che<br />

da essa proviene possiede una sua specifica originalità, anche se è aperta<br />

a diversi apporti e si pone in dialogo con tutti, in particolare con le<br />

scienze umane. Appare urgente valorizzare la dimensione trascendente<br />

dell’educazione, per la formazione di persone aperte a Dio e capaci di<br />

dedicarsi al bene della comunità.<br />

Obiettivi e scelte prioritarie<br />

54. La lettura della prassi educativa, alla luce dei cambiamenti culturali,<br />

stimola nuove scelte di progettazione, riferite ad alcuni ambiti privilegiati.<br />

a. L’iniziazione cristiana<br />

L’iniziazione cristiana mette in luce la forza formatrice dei sacramenti<br />

per la vita cristiana, realizza l’unità e l’integrazione fra annuncio, celebrazione<br />

e carità, e favorisce alleanze educative. Occorre confrontare<br />

le esperienze di iniziazione cristiana di bambini e adulti nelle Chiese<br />

locali, al fine di promuovere la responsabilità primaria della comunità<br />

cristiana, le forme del primo annuncio, gli itinerari di preparazione al<br />

battesimo e la conseguente mistagogia per i fanciulli, i ragazzi e i giovani,<br />

il coinvolgimento della famiglia, la centralità del giorno del Signore<br />

e dell’Eucaristia, l’attenzione alle persone disabili, la catechesi degli<br />

adulti quale impegno di formazione permanente 87 .<br />

87 Oltre ai documenti della CEI già citati, cfr le tre Note pastorali del Consiglio Episcopale<br />

Permanente sull’iniziazione cristiana: L’iniziazione cristiana 1. Orientamenti<br />

per il catecumenato degli adulti, 30 marzo 1997; L’iniziazione cristiana 2.<br />

Orientamenti per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni,<br />

23 maggio 1999; L’iniziazione cristiana 3. Orientamenti per il risveglio della fede<br />

e il completamento dell’iniziazione in età adulta, 8 giugno 2003.


In questo decennio sarà opportuno discernere, valutare e promuovere<br />

una serie di criteri che dalle sperimentazioni in atto possano delineare<br />

il processo di rinnovamento della catechesi, soprattutto nell’ambito<br />

dell’iniziazione cristiana. È necessario, inoltre, un aggiornamento degli<br />

strumenti catechistici, tenendo conto del mutato contesto culturale e dei<br />

nuovi linguaggi della comunicazione 88 .<br />

b. Percorsi di vita buona<br />

Ogni ambito del vissuto umano è interpellato dalla sfida educativa.<br />

Dobbiamo domandarci come le indicazioni maturate nel Convegno ecclesiale<br />

di Verona siano state recepite e attuate in ordine al rinnovamento<br />

dell’azione ecclesiale e alla formazione dei laici, chiamati a coniugare<br />

una matura spiritualità e il senso di appartenenza ecclesiale con un amore<br />

appassionato per la città degli uomini e la capacità di rendere ragione<br />

della propria speranza nelle vicende del nostro tempo.<br />

- Tra i processi di accompagnamento alla costruzione dell’identità<br />

personale, merita particolare rilievo l’educazione alla vita affettiva, a<br />

partire dai più piccoli. È importante che a loro in modo speciale sia annunciato<br />

«il Vangelo della vita buona, bella e beata che i cristiani possono<br />

vivere sulle tracce del Signore Gesù» 89 . È urgente accompagnare<br />

i giovani nella scoperta della loro vocazione con una proposta che<br />

sappia presentare e motivare la bellezza dell’insegnamento evangelico<br />

sull’amore e sulla sessualità umana, contrastando il diffuso analfabetismo<br />

affettivo 90 . Particolare cura richiede la formazione al matrimonio<br />

cristiano e alla vita familiare. Il rinnovamento di tali itinerari è necessario<br />

per renderli cammini efficaci di fede e di esperienza spirituale 91 . Questo<br />

percorso dovrà continuare anche mediante gruppi di sposi e di spiritualità<br />

familiare, animati da coppie preparate e testimoni di unità e fedeltà<br />

nell’amore.<br />

88 Cfr Annuncio e catechesi per la vita cristiana, n. 17.<br />

89 Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n. 57.<br />

90 Cfr “Rigenerati per una speranza viva”, n. 12.<br />

91 Cfr Ufficio Liturgico Nazionale - Ufficio Catechistico Nazionale - Ufficio<br />

Nazionale per la pastorale della famiglia - Servizio Nazionale per<br />

la pastorale giovanile, Celebrare il “mistero grande” dell’amore. Indicazioni<br />

per la valorizzazione pastorale del nuovo Rito del matrimonio, 14 febbraio 2006.<br />

207


208<br />

- La capacità di vivere il lavoro e la festa come compimento della vocazione<br />

personale appartiene agli obiettivi dell’educazione cristiana. È<br />

importante impegnarsi perché ogni persona possa vivere «un lavoro che<br />

lasci uno spazio sufficiente per ritrovare le proprie radici a livello personale,<br />

familiare e spirituale» 92 , prendendosi cura degli altri nella fatica del<br />

lavoro e nella gioia della festa, rendendo possibile la condivisione solidale<br />

con chi soffre, è solo o nel bisogno. Oltre a promuovere una visione<br />

autentica e umanizzante di questi ambiti fondamentali dell’esistenza,<br />

la comunità cristiana è chiamata a valorizzare le potenzialità educative<br />

dell’associazionismo legato alle professioni, al tempo libero, allo sport<br />

e al turismo.<br />

- L’esperienza della fragilità umana si manifesta in tanti modi e in<br />

tutte le età, ed è essa stessa, in certo modo, una “scuola” da cui imparare,<br />

in quanto mette a nudo i limiti di ciascuno. Per queste ragioni il tema<br />

della fragilità entra a pieno titolo nella dinamica del rapporto educativo,<br />

nella formazione e nella ricerca del senso, nelle relazioni di aiuto e<br />

di accompagnamento. Pur nella particolarità di tali situazioni, che non si<br />

lasciano rinchiudere in schemi e programmi, non possono mancare nelle<br />

proposte formative la contemplazione della croce di Gesù, il confronto<br />

con le domande suscitate dalla sofferenza e dal dolore, l’esperienza<br />

dell’accompagnamento delle persone nei passaggi più difficili, la testimonianza<br />

della prossimità, così da costruire un vero e proprio cammino<br />

di educazione alla speranza.<br />

- La Chiesa esiste per comunicare: è essa stessa tradizione vivente,<br />

trasmissione incessante del Vangelo ricevuto, nei modi culturalmente<br />

più fecondi e rilevanti, affinché ogni uomo possa incontrare il Risorto,<br />

che è via, verità e vita. Nel suo nucleo essenziale, la tradizione è trasmissione<br />

di una cultura – fatta di atteggiamenti, comportamenti, costumi di<br />

vita, idee, conoscenze, espressioni artistiche, religiose e politiche – e di<br />

un patrimonio spirituale all’interno del quale crescono e si formano le<br />

persone nel volgere delle generazioni. Nell’ampio ventaglio di forme in<br />

cui la Chiesa attua questa responsabilità, un aspetto particolarmente importante<br />

è l’educazione alla comunicazione, mediante la conoscenza,<br />

la fruizione critica e la gestione dei media. Anche questa nuova frontiera<br />

passa attraverso le vie ordinarie della pastorale delle parrocchie, del-<br />

92 Caritas in veritate, n. 63.


le associazioni e delle comunità religiose, avvalendosi di apposite iniziative<br />

di formazione. Mentre resta necessario investire risorse adeguate<br />

– di persone e mezzi – in questo ambito, occorre sostenere l’impegno di<br />

quanti operano da cristiani nell’universo della comunicazione.<br />

- Avvertiamo infine la necessità di educare alla cittadinanza responsabile.<br />

L’attuale dinamica sociale appare segnata da una forte tendenza<br />

individualistica che svaluta la dimensione sociale, fino a ridurla a una<br />

costrizione necessaria e a un prezzo da pagare per ottenere un risultato<br />

vantaggioso per il proprio interesse. Nella visione cristiana l’uomo<br />

non si realizza da solo, ma grazie alla collaborazione con gli altri e ricercando<br />

il bene comune. Per questo appare necessaria una seria educazione<br />

alla socialità e alla cittadinanza, mediante un’ampia diffusione dei<br />

principi della dottrina sociale della Chiesa, anche rilanciando le scuole<br />

di formazione all’impegno sociale e politico. Una cura particolare andrà<br />

riservata al servizio civile e alle esperienze di volontariato in Italia e<br />

all’estero. Si dovrà sostenere la crescita di una nuova generazione di laici<br />

cristiani, capaci di impegnarsi a livello politico con competenza e rigore<br />

morale 93 .<br />

c. Alcuni luoghi significativi<br />

Nell’ottica di una decisa scommessa per l’educazione e della ricerca<br />

di sinergie e alleanze educative, un’attenzione specifica andrà rivolta ad<br />

alcune esperienze peculiari.<br />

- La reciprocità tra famiglia, comunità ecclesiale e società. Questi<br />

luoghi emblematici dell’educazione devono stabilire una feconda alleanza<br />

per valorizzare gli organismi deputati alla partecipazione; promuovere<br />

il dialogo, l’incontro e la collaborazione tra i diversi educatori; attivare<br />

e sostenere iniziative di formazione su progetti condivisi. In questa<br />

alleanza va riconosciuto e sostenuto il primato educativo della famiglia.<br />

Nell’ambito parrocchiale, inoltre, è necessario attivare la conoscenza e<br />

la collaborazione tra catechisti, insegnanti – in particolare di religione<br />

cattolica – e animatori di oratori, associazioni e gruppi. La scuola e il territorio,<br />

con le sue molteplici esperienze e forme aggregative (palestre,<br />

93 Cfr Benedetto XVI, Omelia nella Celebrazione eucaristica sul sagrato del Santuario<br />

di Nostra Signora di Bonaria, Cagliari, 7 settembre 2008.<br />

209


210<br />

scuole di calcio e di danza, laboratori musicali, associazioni di volontariato…),<br />

rappresentano luoghi decisivi per realizzare queste concrete<br />

modalità di alleanza educativa.<br />

- La promozione di nuove figure educative. Occorre promuovere una<br />

diffusa responsabilità del laicato, perché germini la sensibilità ad assumere<br />

compiti educativi nella Chiesa e nella società. In relazione ad ambiti<br />

pastorali specifici dovranno svilupparsi figure quali laici missionari<br />

che portino il primo annuncio del Vangelo nelle case e tra gli immigrati;<br />

accompagnatori dei genitori che chiedono per i figli il battesimo<br />

o i sacramenti dell’iniziazione; catechisti per il catecumenato dei giovani<br />

e degli adulti; formatori degli educatori e dei docenti; evangelizzatori<br />

di strada, nel mondo della devianza, del carcere e delle varie forme di<br />

povertà.<br />

- La formazione teologica. Per questi obiettivi, un particolare contributo<br />

è richiesto alle Facoltà teologiche, ai Seminari, agli Istituti superiori<br />

di scienze religiose, alle scuole di formazione teologica. Si potrà<br />

così contare su educatori e operatori pastorali qualificati per un’educazione<br />

attenta alle persone, rispondente alle domande poste alla fede dalla<br />

cultura e in grado di rendere ragione della speranza in Cristo nei diversi<br />

ambienti di vita.<br />

55. Consideriamo urgente puntare nel corso del decennio su alcune<br />

priorità, al fine di dare impulso e forza al compito educativo delle nostre<br />

comunità.<br />

- La cura della formazione permanente degli adulti e delle famiglie.<br />

Questa scelta qualificante, già presente negli orientamenti pastorali dei<br />

decenni passati, merita ulteriore sviluppo, accoglienza e diffusione nelle<br />

parrocchie e nelle altre realtà ecclesiali. Un’attenzione particolare andrà<br />

riservata alla prima fase dell’età adulta, quando si assumono nuove responsabilità<br />

nel campo del lavoro, della famiglia e della società.<br />

- Il rilancio della vocazione educativa degli istituti di vita consacrata,<br />

delle associazioni e dei movimenti ecclesiali. Si tratta di riproporre<br />

la tradizione educativa di realtà che hanno dato molto alla formazione<br />

di sacerdoti, religiosi e laici. Bisogna perciò che le parrocchie e gli altri<br />

soggetti ecclesiali sviluppino una pastorale integrata e missionaria, in<br />

particolare negli ambiti di frontiera dell’educazione.


- La promozione di un ampio dibattito e di un proficuo confronto sulla<br />

questione educativa anche nella società civile, al fine di favorire convergenze<br />

e un rinnovato impegno da parte di tutte le istituzioni e i soggetti<br />

interessati.<br />

Affidati alla guida materna di Maria<br />

56. Il volto di un popolo si plasma in famiglia. È qui che “i suoi membri<br />

acquisiscono gli insegnamenti fondamentali. Essi imparano ad amare<br />

in quanto sono amati gratuitamente, imparano il rispetto di ogni altra<br />

persona in quanto sono rispettati, imparano a conoscere il volto di Dio in<br />

quanto ne ricevono la prima rivelazione da un padre e da una madre pieni<br />

di attenzione” 94 .<br />

Soprattutto grazie alla donna è possibile riscoprire i valori che rendono<br />

umana la società: ella “conserva l’intuizione profonda che il meglio<br />

della sua vita è fatto di attività orientate al risveglio dell’altro, alla sua<br />

crescita, alla sua protezione” 95 .<br />

Maria, donna esemplare, porge alla Chiesa lo specchio in cui essa è<br />

invitata a riconoscere la propria identità, gli affetti del cuore, gli atteggiamenti<br />

e i gesti che Dio attende da lei.<br />

Con questa disponibilità, ci poniamo sotto lo sguardo della Madre di<br />

Dio, perché ci guidi nel cammino dell’educazione.<br />

Maria, Vergine del silenzio,<br />

non permettere che davanti alle sfide di questo tempo<br />

la nostra esistenza sia soffocata dalla rassegnazione o dall’impotenza.<br />

Aiutaci a custodire l’attitudine all’ascolto,<br />

grembo nel quale la parola diventa feconda<br />

e ci fa comprendere che nulla è impossibile a Dio.<br />

Maria, Donna premurosa,<br />

destaci dall’indifferenza che ci rende stranieri a noi stessi.<br />

94 Congregazione per la dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa<br />

cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo,<br />

31 maggio 2004.<br />

95 Ib.<br />

211


212<br />

Donaci la passione che ci educa a cogliere il mistero dell’altro<br />

e ci pone a servizio della sua crescita.<br />

Liberaci dall’attivismo sterile,<br />

perché il nostro agire scaturisca da Cristo, unico Maestro.<br />

Maria, Madre dolorosa,<br />

che dopo aver conosciuto l’infinita umiltà di Dio nel Bambino di Betlemme,<br />

hai provato il dolore straziante di stringerne tra le braccia il corpo<br />

martoriato,<br />

insegnaci a non disertare i luoghi del dolore;<br />

rendici capaci di attendere con speranza quell’aurora pasquale<br />

che asciuga le lacrime di chi è nella prova.<br />

Maria, Amante della vita,<br />

preserva le nuove generazioni<br />

dalla tristezza e dal disimpegno.<br />

Rendile per tutti noi sentinelle<br />

di quella vita che inizia il giorno in cui ci si apre,<br />

ci si fida e ci si dona.


Conferenza<br />

Episcopale<br />

Pugliese


<strong>Gravina</strong> in Puglia. Parrocchia Spirito Santo - sede.


Verbale<br />

della riunione ordinaria<br />

3-5 febbraio <strong>2010</strong><br />

Appia Palace Hotel<br />

Massafra (TA)<br />

La Conferenza Episcopale Pugliese (CEP) si è riunita nei giorni 3-4-<br />

5 febbraio <strong>2010</strong> presso l’Appia Palace Hotel di Massafra (diocesi di Castellaneta).<br />

Presiede la sessione S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo<br />

di Bari-Bitonto e Presidente CEP. L’O.d.g. è il seguente:<br />

3 febbraio: Comunicazioni di Mons. Presidente<br />

Convegno regionale sul Laicato<br />

4 febbraio: Seminario Regionale<br />

Facoltà Teologica<br />

Incontro con i Religiosi e le Religiose<br />

5 febbraio: Riflessione sui beni culturali<br />

Relazioni delle Commissioni pastorali regionali<br />

Varie ed eventuali<br />

Sono presenti gli Ecc.mi: Cacucci (presidente); Tamburrino (vicepresidente);<br />

Papa; D’Ambrosio; Talucci; Pichierri; Negro; Scarafile;<br />

Padovano; Calabro; Paciello; Caliandro; Di Molfetta; Fragnelli; Martella;<br />

Renna; Cornacchia; Pisanello; Castoro (segretario). Assente per convalescenza:<br />

S.E. Mons. De Grisantis.<br />

1. Comunicazioni del Presidente<br />

Mons. Cacucci rivolge un caloroso saluto a Mons. Vincenzo Pisanello,<br />

Vescovo eletto di Oria, dandogli il benvenuto nella Conferenza Episcopale<br />

Pugliese ed augurandogli un fecondo apostolato. Mons. Pisa-<br />

215


216<br />

nello ringrazia e invita gli Ecc.mi Vescovi a partecipare alla sua consacrazione<br />

episcopale che avrà luogo il giorno 8 aprile, nella Cattedrale di<br />

Otranto.<br />

Il Presidente, inoltre, si fa portavoce dei saluti di Mons. De Grisantis,<br />

ancora convalescente ma in confortante ripresa, di Mons. Ruppi, di<br />

Mons. Todisco, di Mons. Ruotolo, e di Mons. Casale. Quest’ultimo ha<br />

inviato un biglietto con alcune brevi riflessioni sul Convegno regionale<br />

del Laicato. A tutti gli Ecc.mi Confratelli assenti il ricordo, la preghiera<br />

e l’augurio della CEP.<br />

Mons. Cacucci passa a riferire circa alcuni punti trattati nell’ultimo<br />

Consiglio Permanente della CEI:<br />

Il Cardinale Bagnasco nella Prolusione ha auspicato una nuova generazione<br />

di politici cattolici ed una maggiore coerenza dei cristiani in politica.<br />

Per l’Assemblea CEI di maggio è stato già scelto il tema (“L’impegno<br />

educativo”). È stata anche esaminata la bozza degli Orientamenti<br />

pastorali per il decennio. Si potrà prevedere una data per lo studio degli<br />

Orientamenti anche a livello CEP.<br />

Il Documento sul Mezzogiorno sarà inviato ai singoli Vescovi nei<br />

prossimi giorni. Eventuali osservazioni vanno inviate direttamente alla<br />

Segreteria CEI. Si prevede che possa essere pubblicato prima di Pasqua.<br />

Revisione del Messale. Mons. Cacucci dà la parola a Mons. Di Molfetta,<br />

il quale informa sui lavori della Commissione episcopale per la Liturgia<br />

e sui temi ancora in esame, che saranno portati alla prossima Assemblea<br />

CEI. Mons. Di Molfetta informa, inoltre, che il nuovo Rito delle<br />

Esequie, dopo l’approvazione della CEI ad Assisi, è stato consegnato<br />

alla Congregazione per il Culto Divino, per la “recognitio”.<br />

2. Convegno Regionale sul Laicato<br />

Mons. Fragnelli presenta il lavoro svolto dall’Istituto Pastorale Pugliese:<br />

Lettera di indizione e Strumento di lavoro (Allegati 1 e 2). I Vescovi<br />

esprimono vivo ringraziamento, approvano per sommi capi i due<br />

testi e danno suggerimenti per migliorarli nella forma e nel contenuto.<br />

Si chiede, in particolare, che lo Strumento di lavoro si articoli su que-


sti tre punti: l’identità, la comunione e la missione. Per quanto riguarda<br />

la missione, si abbiano presenti i cinque ambiti del Convegno di Verona.<br />

La Lettera di indizione sarà pubblicata nella prima domenica di Quaresima.<br />

3. Seminario Regionale di Molfetta<br />

Don Luigi Renna presenta la relazione (Allegato 3) sul Seminario Regionale<br />

Pugliese con i seguenti punti: 1) L’équipe educativa. 2) La comunità<br />

del Seminario (204 alunni). 3) Il biennio di discernimento. 4) Il<br />

triennio di formazione. 5) Il VI anno. 6) La traccia formativa. 7) Gli incontri<br />

con le famiglie e i parroci. 8) Esperienze particolari. 9) Richieste.<br />

10) Proposte Per il VI anno. 11) La comunità dell’<strong>Anno</strong> Propedeutico<br />

(22 alunni). Sull’<strong>Anno</strong> Propedeutico relaziona Don Gianni Caliandro.<br />

Mons. Cacucci ringrazia Don Renna e Don Caliandro per le relazioni<br />

e per il lavoro che con dedizione svolgono a servizio delle Chiese in Puglia<br />

e porta a conoscenza una Nota di S.E. Mons. Gualtiero Bassetti sulla<br />

visita al Seminario Regionale di Molfetta. La Nota gli è stata consegnata<br />

in via riservata e sarà poi inviata in forma ufficiale. Mons. Bassetti<br />

esprime il suo apprezzamento per la conduzione del Seminario e fa alcune<br />

considerazioni al riguardo (Allegato 4).<br />

a. Si passa a discutere la proposta sul VI anno.<br />

Negro: il VI anno va considerato a sé e va separato dal biennio della<br />

Licenza. Condivido la proposta dei tre periodi compatti, residenziali,<br />

così da introdurre gradualmente i seminaristi in diocesi.<br />

Paciello: buona la proposta. Non periodi troppo prolungati, perché i<br />

ragazzi possano assumere impegni pastorali in parrocchia. Se non assumono<br />

impegni duraturi in parrocchia, si rischia di svuotare il loro tempo<br />

in diocesi. Il VI anno potrebbe essere fatto anche fuori del Seminario, in<br />

una struttura adeguata, con corsi intensi.<br />

Tamburrino: nel VI anno si deve favorire il prolungamento del processo<br />

formativo. È più importante l’impegno formativo di quello pastorale.<br />

D’Ambrosio: propongo che ogni periodo sia di tre settimane. La specializzazione<br />

deve avere inizio dopo il VI anno. Dopo il V anno la for-<br />

217


218<br />

mazione non può dirsi ancora completa. Quindi è primario l’impegno<br />

nella formazione.<br />

Negro: meglio non affidare ai seminaristi del VI anno un diretto impegno<br />

pastorale in diocesi.<br />

Fragnelli: sono favorevole al VI anno formativo a tutti gli effetti. Meglio<br />

tre periodi di tre settimane, oltre gli Esercizi spirituali.<br />

Castoro: perché non prevedere anche qualche esperienza missionaria,<br />

come è avvenuto ad Oria, dove un seminarista del VI anno è stato da<br />

me inviato nella missione che quella diocesi ha in Albania? Il risultato è<br />

stato più che positivo.<br />

Papa: buona la proposta del Rettore, con il programma previsto.<br />

Talucci: il tempo del VI anno che si passa in diocesi è finalizzato a<br />

formare, non ad aiutare il parroco.<br />

Cacucci: si può approvare la base minima di tre periodi (ottobre, gennaio<br />

e aprile) di due settimane più gli Esercizi spirituali. Poi verificheremo.<br />

Omnes Patres: favorevoli alla proposta di Mons. Cacucci.<br />

b. Qualche considerazione sul progetto formativo.<br />

Negro: ringrazia Don Renna e Don Caliandro e invita a riformulare<br />

il progetto formativo del Seminario: “Ad immagine del Buon Pastore”.<br />

Va ripensato sulla base dei nuovi documenti del Santo Padre e della Santa<br />

Sede.<br />

Padovano: il numero del Propedeutico si è ridotto facendo filtro nelle<br />

diocesi, com’era stato auspicato. Chiedo che il discernimento non scivoli<br />

al IV o V anno. Se si vedono zone d’ombra in un ragazzo, meglio bloccarlo<br />

prima, al I o al II anno, altrimenti può essere troppo tardi.<br />

Papa: condivido la riflessione di Mons. Padovano. Poiché lo studio<br />

è parte integrante del cammino vocazionale, stimolare i ragazzi perché,<br />

per quanto possibile, sostengano gli esami in tempo. L’impegno nello<br />

studio è uno dei segni vocazionali.<br />

Don Renna ringrazia per aver approvato all’unanimità la proposta del<br />

VI anno. Si sta già lavorando al progetto formativo. Si spera che possa<br />

essere pronto fra due anni. Chiede poi che si prenda in considerazione<br />

fin da ora la nomina dei nuovi collaboratori. Per quanto riguarda il Propedeutico,<br />

sarebbe auspicabile che rimanesse ancora per qualche anno<br />

Don Gianni Caliandro.


Cacucci: Don Caliandro merita ogni elogio da parte dei Vescovi di<br />

Puglia per aver svolto un lavoro prezioso in Seminario, strutturando ex<br />

novo il percorso propedeutico. Anche Mons. Bassetti ha molto apprezzato<br />

il lavoro di Don Caliandro e l’impostazione data al propedeutico.<br />

Tuttavia, non possiamo ignorare la lettera che Don Caliandro ha scritto<br />

a noi Vescovi, facendo presente il desiderio, dopo i sette anni a Molfetta,<br />

di poter fare una diretta esperienza pastorale in parrocchia. Inoltre, in<br />

questi ultimi mesi, si sono aggiunti problemi familiari: qualche giorno<br />

dopo il decesso del padre, avvenuto in novembre, si è gravemente ammalata<br />

la mamma. È giusto rispettare la sua richiesta di tornare in diocesi.<br />

Egli potrà rimanere responsabile del Centro Regionale Vocazioni. I<br />

Vescovi acconsentono. L’interessato ringrazia ed accetta.<br />

c. Nomine per il prossimo anno:<br />

come Responsabile del Propedeutico viene scelto Don Pietro Rubini,<br />

del clero di Molfetta. Ha 40 anni, è rettore del Seminario diocesano,<br />

assistente di Azione cattolica, direttore dell’Ufficio liturgico. È stato anche<br />

segretario del Vescovo e vice parroco. Mons. Martella si dice d’accordo.<br />

I Vescovi ringraziano e approvano;<br />

come Padre spirituale viene scelto Don Antonio Giancane, del clero<br />

di Lecce. Ha 45 anni ed è rettore del Seminario diocesano. È già stato<br />

animatore a Molfetta ed ha alle spalle anche una esperienza di vita monastica.<br />

Mons. D’Ambrosio dà il suo consenso ma si riserva di parlare<br />

con l’interessato. I Vescovi ringraziano e approvano;<br />

come Animatore viene scelto Don Francesco D’Oronzo, del clero di<br />

Trani-Barletta-Bisceglie. Mons. Pichierri dà il suo benestare. I Vescovi<br />

ringraziano e approvano.<br />

Per le nomine di altri tre Animatori se ne parlerà alla prossima riunione.<br />

4. Facoltà Teologica Pugliese<br />

Mons. Palese, Preside, presenta una Relazione sulle attività della<br />

Facoltà (Allegato 5) e un Quadro sintetico delle iscrizioni (Allegato<br />

6).<br />

Papa ringrazia il Preside per l’esposizione ed il prezioso lavoro che<br />

svolge. È opportuno che cresca il numero degli Ordinari. È bene che i<br />

219


220<br />

docenti non prendano impegni duraturi in altri Atenei. Favorire la stabilità<br />

della docenza.<br />

Renna lamenta che l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di San<br />

Severo, avendo solo il triennio, diventa sempre più povero, perché molti<br />

si iscrivono direttamente all’ISSR di Foggia.<br />

Negro: perché non pensare seriamente ad un’altra specializzazione in<br />

Facoltà, magari di indirizzo più pastorale?<br />

Cornacchia: il Preside e i docenti della Facoltà dovrebbero segnalare<br />

ai Vescovi quei giovani particolarmente dotati che potrebbero in futuro<br />

essere impiegati nell’insegnamento così che si possa consentire loro<br />

di specializzarsi adeguatamente. Questo vale anche per i futuri formatori<br />

dei seminari.<br />

Fragnelli: condivido la richiesta di Mons. Cornacchia. Auspico una<br />

maggiore intesa tra la Facoltà e l’Istituto Pastorale Pugliese.<br />

Talucci chiede se i professori che ricevono inviti ad insegnare fuori<br />

regione hanno bisogno del permesso del proprio Vescovo. Auspica inoltre<br />

che la specializzazione possa avere un particolare riguardo alla dimensione<br />

educativa e spirituale del ministero del presbitero.<br />

Martella: il biennio filosofico a Molfetta avrebbe bisogno di un salto<br />

di qualità. La diocesi di Molfetta si sta attrezzando per accogliere studenti,<br />

soprattutto specializzandi, in case canoniche, per evitare che viaggino<br />

tutti i giorni e consentire loro di fare esperienza in una comunità<br />

presbiterale.<br />

Di Molfetta suggerisce di prendere in considerazione anche la possibilità<br />

che la eventuale nuova specializzazione in Facoltà sia di indirizzo<br />

pastorale-liturgico.<br />

Caliandro esprime apprezzamento e gratitudine per la crescita della<br />

Facoltà. C’è un bisogno crescente di persone specialiste in scienze umane,<br />

cioè per formare i nuovi formatori.<br />

Tamburrino fa due osservazioni: un ISSR deve manifestare sensibilità<br />

verso la comunità diocesana in cui è inserito; in qualche ISSR è stata<br />

riscontrata una certa difficoltà a riconoscere esami e titoli conseguiti<br />

in altri ISSR.<br />

Cacucci: la Facoltà ha registrato uno sviluppo incoraggiante, grazie<br />

all’impegno di Mons. Palese, al quale va anche il merito di aver favorito<br />

la comunione fra i tre Istituti. Ora bisogna lavorare perché la nostra Facoltà<br />

si imponga a livello nazionale, per la sua attività didattica e di ri-


cerca. L’équipe dei docenti deve costituirsi sempre più come comunità<br />

educante, assieme ai superiori del Seminario. Si sta camminando in questa<br />

direzione, basta pensare alle pubblicazioni fatte. Quanto alla specializzazione<br />

in teologia pastorale, si sta pensando.<br />

Palese ringrazia per la fiducia e l’attenzione. La Facoltà è stata costituita<br />

appena cinque anni fa e non tutto può essere perfetto. Ci vuole<br />

tempo, ci vuole una tradizione. Ringrazia per la biblioteca del Seminario<br />

messa a disposizione della Facoltà. Ringrazia per l’ospitalità data<br />

dal Seminario ai professori. Egli lamenta che la condizione culturale degli<br />

studenti è bassa e lacunosa. Senza voler colpevolizzare le nuove generazioni,<br />

come aiutarle? Ci vuole tempo per avere docenti ‘ordinari’. Si<br />

sta lavorando. E ci si sta attivando anche per una nuova specializzazione.<br />

Gli ISSR sono ‘istituti accademici’, che rilasciano titoli di laurea e<br />

magistrali; non devono però essere un doppione della Facoltà, ma essere<br />

più pastorali.<br />

5. Incontro con i Religiosi e le Religiose<br />

P. Francesco Neri, presidente della CISM, Suor Amerilde Di Pierro,<br />

presidente dell’USMI e la Prof.ssa Maria Nobile, coordinatrice del CI-<br />

IS (Istituti Secolari), presentano ciascuno una relazione sull’attività del<br />

proprio organismo (Allegati 5-6-7).<br />

Cacucci ringrazia e ricorda che lo scorso anno era emersa l’esigenza di<br />

costituire la Commissione regionale mista, che finalmente è stata realizzata.<br />

Nel 1998 si è celebrato il Convegno ecclesiale sulla vita consacrata.<br />

Nel 2011 avrà luogo il Convegno ecclesiale sul laicato. Tutti dobbiamo<br />

sentirci impegnati in questo importante appuntamento per la Chiesa che è<br />

in Puglia. Anche i consacrati saranno chiamati a dare il loro apporto.<br />

Renna: come un prisma, la realtà dei consacrati e delle consacrate<br />

presenta molte sfaccettature. Nelle diocesi di Puglia c’è il rispetto per la<br />

vita consacrata e da parte dei consacrati c’è un buon inserimento nelle<br />

Chiese locali. Nel gennaio scorso ha avuto luogo la prima riunione della<br />

Commissione mista, per preparare il Convegno CEI di marzo prossimo,<br />

su “La vita consacrata e le diocesi”. È prevista un’altra riunione della<br />

Commissione per vedere la ricaduta del Convegno CEI nella nostra<br />

regione.<br />

221


222<br />

Cacucci: un impegno della Commissione mista sarà anche quello di<br />

coordinare le presenze della vita consacrata in regione e di rivedere la<br />

mappa dell’Atlante della vita religiosa in Puglia.<br />

Paciello: è importante che un superiore religioso prima che proceda<br />

alle nomine ascolti il Vescovo del luogo. La vita consacrata è parte viva<br />

della diocesi, perciò se i consacrati e le consacrate sentono di non essere<br />

tenuti nella dovuta considerazione nei progetti pastorali diocesani, a vari<br />

livelli, è bene che lo dicano per poter rimediare.<br />

Papa: gli istituti secolari meritano da parte nostra una particolare attenzione.<br />

Spesso sono di alta qualità spirituale. La vita religiosa, sia maschile<br />

che femminile, è caratterizzata da uno stile di fraternità: che sia<br />

additata come segno profetico in questo nostro tempo impregnato di cultura<br />

individualistica. I religiosi che reggono una parrocchia abbiano ben<br />

distinti i conti economici della parrocchia da quelli della comunità religiosa.<br />

Preoccupa l’invecchiamento della vita religiosa femminile. Noi<br />

Vescovi dobbiamo aiutare le religiose a vivere questo momento di crisi,<br />

perché non ci si scoraggi.<br />

Padovano: stiamo facendo tutto quello che è nelle nostre possibilità<br />

per dare ossigeno alla vita religiosa femminile? Per esempio, nella pastorale<br />

vocazionale, c’è attenzione a questo? Perché non alternare, nella<br />

direzione del CDV, un sacerdote e una suora?<br />

Cornacchia: oltre al Centro Regionale Vocazioni, c’è il Consiglio<br />

Regionale Vocazioni, di cui fanno parte tutte le famiglie religiose e gli<br />

Istituti secolari.<br />

Fragnelli: dobbiamo riscoprire l’aspetto profetico della vita religiosa;<br />

c’è un invecchiamento, ma ci sono anche fermenti nuovi. È bene comunicarci<br />

esperienze e nuovi percorsi.<br />

Talucci: come si inserisce l’Ordo virginum nel panorama della vita<br />

religiosa?<br />

Paciello: nelle comunità parrocchiali ci avvaliamo della collaborazione<br />

di tante persone, giovani e ragazzi: perché non siamo attenti a porre<br />

loro delle domande sul loro progetto di vita, come annuncio esplicito<br />

di proposta vocazionale? L’Ordo virginum è all’origine della vita consacrata<br />

nella Chiesa, ma forse non è facilmente governabile.<br />

Sr Mariella (alcantarina) ringrazia per l’incontro e chiede ai Vescovi<br />

di aiutare la vita religiosa ad uscire dai propri cortili chiusi e a fare spazio<br />

ai fermenti nuovi, per giungere a nuove configurazioni. Inoltre, gli<br />

Istituti religiosi a volte sperimentano la loro debolezza nelle contratta-


zioni con enti statali. Si ha l’impressione che c’è “una emarginazione<br />

per insignificanza”. Questo deve far riflettere tutti.<br />

Renna auspica che i prossimi incontri con CISM, USMI e CIIS si<br />

svolgano su un tema particolare.<br />

Cacucci: sarebbe bene fare una riunione CEP sui problemi della vita<br />

religiosa femminile. Il CIIS è una zona di frontiera e potrà avere una parte<br />

importante nel Convegno regionale sul laicato.<br />

6. Riflessioni sui Beni Culturali<br />

Don Gaetano Coviello, responsabile dell’Ufficio regionale Beni Culturali,<br />

non è potuto intervenire di persona alla riunione, per motivi di salute,<br />

ed ha inviato una sintetica relazione (Allegato 8). I Vescovi ritengono<br />

di rimandare la trattazione dell’argomento ad una prossima riunione,<br />

con la presenza di Don Coviello.<br />

7. Relazioni delle Commissioni Regionali Pastorali<br />

I Vescovi incaricati relazionano sull’attività delle proprie Commissioni<br />

pastorali (Allegati 9-13).<br />

8. Varie ed eventuali<br />

a. Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese. Viene distribuita ai<br />

Vescovi la relazione annuale del TERP per ogni singola diocesi. Mons.<br />

Cacucci legge una lettera del Vicario Giudiziale, Mons. Luca Murolo, il<br />

quale fa presente la necessità di individuare nuovi Giudici, in sostituzione<br />

di quelli che hanno lasciato l’incarico nell’ultimo anno. Intanto propone<br />

la nomina a Giudice di Don Emanuele Tupputi, del clero di Trani-<br />

Barletta-Bisceglie, sul quale c’è già il parere favorevole del suo Arcivescovo.<br />

I Presuli ringraziano Mons. Pichierri e approvano. Nella lettera,<br />

Mons. Murolo richiama inoltre l’attenzione dei Vescovi sulla necessità<br />

di individuare, per lo studio delle cause, alcuni psicologi e psichiatri ben<br />

qualificati, di buona reputazione e di sani principi, secondo le indicazioni<br />

di Dignitas Connubii (Allegato 14).<br />

223


224<br />

b. Mons. Castoro presenta la situazione della FACI di Puglia dopo<br />

che il Presidente di tale Associazione, Don Michele Di Nunzio, ha lasciato<br />

la nostra regione. Considerando che nel 2011 ci sarà l’assemblea<br />

elettiva regionale, egli propone che sia l’attuale Vice Presidente, Don<br />

Leo Abbascià, del clero di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo,<br />

ad assumere la responsabilità della FACI di Puglia, fino alla elezione del<br />

nuovo Presidente a norma del diritto. I Vescovi approvano.<br />

c. Calendario CEP: 20 aprile a Molfetta; 3 giugno a Conversano; 5-11<br />

ottobre viaggio ecumenico in Inghilterra.<br />

I lavori terminano con il pranzo del 5 febbraio, durante il quale Mons.<br />

Cacucci a nome di tutti ringrazia vivamente Mons. Fragnelli per la generosa<br />

ospitalità offerta ai Vescovi.<br />

Michele Castoro<br />

Segretario C.E.P.


Lettera di indizione del<br />

Terzo Convegno Ecclesiale Regionale<br />

“I laici nella chiesa<br />

e nella società pugliese, oggi”<br />

San Giovanni Rotondo, 28 aprile - 1 maggio 2011<br />

Carissimi presbiteri, consacrati e laici<br />

della nostra amata terra di Puglia,<br />

mercoledì scorso, col rito delle ceneri, siamo entrati nella Quaresima.<br />

In questo tempo forte – anno dopo anno – veniamo sospinti nel cammino<br />

dell’autentica conversione, personale e comunitaria. Sulle orme di Gesù,<br />

modello di preghiera e di vita, ci riscopriamo fratelli che tornano alla<br />

casa del Padre, mentre lo Spirito Santo, sapienza e forza nella lotta spirituale,<br />

ci fa pregustare la gioia pasquale. Al culmine della Quaresima, vivremo<br />

la Messa del Crisma, principale manifestazione della comunione<br />

ecclesiale attorno al Vescovo: nell’anno sacerdotale, le nostre stupende<br />

Cattedrali di Puglia vibreranno ancora più intensamente di fronte al<br />

dono degli oli santi, nella preghiera corale per i presbiteri, convocati per<br />

rinnovare le loro promesse. Il nuovo Crisma, segno sacramentale della<br />

nostra partecipazione alla consacrazione di Cristo Gesù, ci presenta al<br />

mondo come comunità regale, sacerdotale e profetica, germe vivo che<br />

testimonia Gesù Risorto, speranza del mondo.<br />

In questo contesto, carissimi, siamo lieti di indire il terzo Convegno<br />

Ecclesiale Pugliese, che si celebrerà a San Giovanni Rotondo (Foggia)<br />

dal 28 aprile al 1° maggio 2011.<br />

Vi convochiamo per riflettere insieme su “I laici nella chiesa e nella<br />

società pugliese, oggi”. Questa attenzione specifica si è fatta urgente nel<br />

nostro tempo in cui – come dice il Papa – “sono necessarie sia la preparazione<br />

professionale sia la coerenza morale” in tutti gli ambiti della vita<br />

(Caritas in veritate, 71). Abbiamo bisogno di laici “mossi dal desiderio<br />

di comunicare il dono dell’incontro con Cristo e la certezza della dignità<br />

umana. […] Ad essi spetta di farsi carico della testimonianza della ca-<br />

225


226<br />

rità specialmente con i più poveri, sofferenti e bisognosi come anche di<br />

assumere ogni impegno cristiano volto a costruire condizioni di sempre<br />

maggiore giustizia e pace nella convivenza umana, così da aprire nuove<br />

frontiere al vangelo!” (Discorso al Pontificio Consiglio per i laici del<br />

15/11/2008). Pertanto è nostro vivo desiderio che i membri del Popolo<br />

santo di Dio – presbiteri, consacrati e laici – destinatari e protagonisti di<br />

questo importante evento ecclesiale, riscoprano la grandezza della vocazione<br />

laicale. Nel solco del Concilio Ecumenico Vaticano II e dell’Esortazione<br />

Apostolica Christifideles laici, vogliamo che nelle nostre Chiese<br />

maturi un’ecclesiologia di comunione più compiuta, rinvigorendo la<br />

corresponsabilità ecclesiale dei laici e potenziando la loro formazione.<br />

Solo così, insieme ai tanti testimoni pugliesi di santità laicale, “alimenteremo<br />

la speranza” (Benedetto XVI) delle nuove generazioni e contribuiremo<br />

al rinnovamento evangelico della società pugliese.<br />

Questo terzo Convegno Ecclesiale Regionale si pone in continuità<br />

con i precedenti, che hanno scandito il cammino delle nostre Chiese. Il<br />

primo – “Crescere insieme in Puglia” (Bari 29 aprile - 2 maggio 1993)<br />

– rimane un monito sempre attuale a passare “dalla disgregazione alla<br />

comunione” (nota pastorale conclusiva - 11 gennaio 1994); il secondo<br />

– “La vita consacrata in Puglia” (Taranto/Martina Franca 30 aprile -<br />

2 maggio 1998) – continua a presentarci il carisma dei consacrati come<br />

profeti nelle Chiese di Puglia (nota conclusiva - 2 febbraio 1999). Questo<br />

terzo Convegno, ribadendo la ferma volontà di discernere e camminare<br />

insieme in Regione, accende i riflettori sulla vocazione dei laici di<br />

fronte ai doni e alle sfide dell’ora presente. Con tutta la Chiesa italiana<br />

faremo tesoro delle indicazioni emerse nel Convegno nazionale di Verona<br />

(ottobre 2006) e approfondiremo il tema dell’educazione, lasciandoci<br />

interpellare dal contesto sociale del nostro territorio pugliese, chiamato<br />

a vivere la sua vocazione allo sviluppo e alla solidarietà. Le singole<br />

<strong>Diocesi</strong>, nel rispetto della loro storia, sensibilità e programmazione, promuoveranno<br />

itinerari di riflessione in preparazione all’appuntamento di<br />

San Giovanni Rotondo. Non mancheranno eventi regionali di studio e di<br />

approfondimento, che l’Istituto Pastorale Pugliese avrà cura di promuovere.<br />

Ogni Chiesa particolare si impegnerà a sviluppare il dopo-Convegno,<br />

perché la ricchezza spirituale e pastorale che da esso ci aspettiamo,<br />

sia riversata nel cammino di tutta la società pugliese.


Maria, Regina della Puglia, i Santi Apostoli Pietro e Paolo, San Pio<br />

da Pietrelcina – nel cui Santuario concluderemo in devoto pellegrinaggio<br />

questo Terzo Convegno Ecclesiale – e tutti santi laici della nostra terra<br />

sostengano i nostri passi con la loro potente intercessione.<br />

Nel consegnare questa Lettera alle nostre Chiese, perché venga fatta<br />

conoscere in questa prima domenica di Quaresima, di cuore vi benediciamo.<br />

Molfetta, 21 febbraio <strong>2010</strong>, I Domenica di Quaresima<br />

I vostri vescovi<br />

francesco cacucci<br />

Arcivescovo di Bari-Bitonto, Presidente della CEP<br />

Domenico Umberto d’Ambrosio<br />

Arcivescovo di Lecce<br />

Francesco Pio Tamburrino<br />

Arcivescovo di Foggia-Bovino<br />

Benigno Luigi Papa<br />

Arcivescovo di Taranto<br />

Rocco Talucci<br />

Arcivescovo di Brindisi-Ostuni<br />

Michele Castoro<br />

Arcivescovo di Manfredonia-Vieste-S. Giovanni Rotondo<br />

Donato Negro<br />

Arcivescovo di Otranto<br />

Giovan Battista Pichierri<br />

Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie<br />

227


228<br />

Raffaele Calabro<br />

Vescovo di Andria<br />

Pietro Maria Fragnelli<br />

Vescovo di Castellaneta<br />

Felice di Molfetta<br />

Vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano<br />

Domenico Padovano<br />

Vescovo di Conversano-Monopoli<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />

Domenico Cornacchia<br />

Vescovo di Lucera-Troia<br />

Luigi Martella<br />

Vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi<br />

Domenico Caliandro<br />

Vescovo di Nardò-Gallipoli<br />

Lucio Renna<br />

Vescovo di San Severo<br />

Vito De Grisantis<br />

Vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca<br />

Vincenzo Pisanello<br />

Vescovo eletto di Oria


Verbale<br />

della riunione ordinaria<br />

20 aprile <strong>2010</strong><br />

Seminario Regionale<br />

Molfetta<br />

La Conferenza Episcopale Pugliese si è riunita in sessione ordinaria<br />

martedì 20 aprile <strong>2010</strong> presso il Seminario Regionale di Molfetta.<br />

La riunione è iniziata alle ore 9.30, con la recita dell’Ora media, ed è<br />

stata presieduta da S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-<br />

Bitonto, Presidente della CEP.<br />

Argomenti all’O.d.g.:<br />

Comunicazioni di Mons. Presidente.<br />

Esame della Bozza degli Orientamenti pastorali CEI per il prossimo<br />

decennio.<br />

Seminario Regionale di Molfetta.<br />

Osservatorio Giuridico Regionale (incontro con l’Avv. Giuseppe Del<br />

Prete).<br />

Varie ed eventuali.<br />

Sono presenti gli Ecc.mi: Cacucci (presidente); Tamburrino (vicepresidente);<br />

Papa; D’Ambrosio; Ruppi; Talucci; Pichierri; Negro; Padovano;<br />

Calabro; Caliandro; Renna; Di Molfetta; Fragnelli; Martella; Cornacchia;<br />

Pisanello; Castoro (segretario).<br />

Assente giustificato: Ecc.mo Paciello.<br />

Alla riunione partecipa anche Mons. Gerardo Antonazzo, amministratore<br />

diocesano di Ugento-Santa Maria di Leuca.<br />

1. Comunicazioni del Presidente<br />

Mons. Cacucci rivolge un pensiero commosso a Mons. Vito De Grisantis,<br />

morto dopo lunga malattia nei giorni scorsi, ed invita ad una pre-<br />

229


230<br />

ghiera di suffragio per l’anima del compianto Confratello. Egli poi dà<br />

il benvenuto a Mons. Antonazzo, amministratore diocesano di Ugento-<br />

Santa Maria di Leuca.<br />

Mons. Cacucci invita poi a segnalare alcuni nomi da proporre alla Segreteria<br />

Generale della CEI per incarichi di prossima scadenza. Vengono<br />

indicati:<br />

- S.E. Mons. Francesco Pio TAMBURRINO, Arcivescovo di Foggia-<br />

Bovino, come candidato alla Presidenza della Commissione Episcopale<br />

per la Liturgia.<br />

- S.E. Mons. Marcello SEMERARO, Vescovo di Albano, come candidato<br />

alla Presidenza della Commissione Episcopale per la Dottrina<br />

della fede, l’annuncio e la catechesi.<br />

- S.E. Mons. Donato NEGRO, Arcivescovo di Otranto, come candidato<br />

alla Presidenza della Commissione Episcopale per la Famiglia e la<br />

Vita.<br />

- S.E. Mons. Vincenzo PISANELLO, Vescovo di Oria, come candidato<br />

a Membro del Consiglio per gli Affari Economici della CEI.<br />

Mons. Cacucci ricorda anche che in autunno ci sarà un’Assemblea<br />

straordinaria CEI nei giorni 8-11 novembre e che dal 14 al 17 ottobre<br />

avrà luogo a Reggio Calabria la Settimana Sociale dei Cattolici Italiani,<br />

esortando tutti i Vescovi ad intervenire.<br />

Per eventuali casi di preti pedofili, occorre rivolgersi immediatamente<br />

alla Segreteria CEI per la prassi da seguire.<br />

2. Esame della bozza degli Orientamenti Pastorali CEI<br />

Mons. Presidente introduce la discussione sul testo. Segue un ampio<br />

confronto tra tutti i Vescovi presenti. Si riporta qui di seguito quanto è<br />

emerso e che verrà inviato alla Segreteria Generale della CEI.<br />

Non sono mancate innanzitutto parole di apprezzamento per il lavoro<br />

svolto, riconoscendo peraltro che questo documento si presenta diverso<br />

dagli altri, volutamente breve e sobrio, e che molto viene demandato alle<br />

chiese locali. Neppure si è dimenticato che questo documento è solo<br />

la base per ulteriori interventi della CEI sul tema dell’educazione, come<br />

viene accennato nel testo. Qualche Vescovo ha osservato, però, che stiamo<br />

giungendo con molta fretta a questo documento.


Qualche osservazione più critica, in senso generale, ritiene che tale<br />

bozza presenti un impianto fragile, anche se può ritenersi una buona sintesi<br />

circa il tema educativo. In realtà, appare un’antropologia frammentata<br />

e con diverse lacune. Non emerge, per esempio: come diventare oggi<br />

cristiano? Come educare? Quali strategie educative? Quali itinerari<br />

educativi?<br />

Sulla stessa titolazione “Maestro, dove dimori?” si è espressa qualche<br />

perplessità. Si è convinti, invece, che “Maestro, dove abiti?” possa<br />

essere più efficace.<br />

Qualche Vescovo si è posta la seguente domanda: “Come regge questo<br />

documento alle variabili di questi anni?”. Vista la rapidità dei cambiamenti<br />

della società, la convinzione è che quanto è scritto non possa<br />

reggere, non risponde ai requisiti fondamentali della pedagogia. È carente<br />

per quanto riguarda il soggetto educando; è carente circa il ruolo<br />

della famiglia, la comunità ecclesiale; è carente ancora circa il rapporto<br />

tra comunità ecclesiale e comunità civile.<br />

Qualcuno si è chiesto se la pastorale indicata nella bozza sia giusta<br />

per il momento che viviamo. La convinzione è che sia comunque insufficiente.<br />

Nelle scuole, per esempio, non si parla di educazione, ma di<br />

formazione. Pertanto sarebbe utile distinguere tra educazione e formazione.<br />

Così, sembra che nella bozza vi sia un’eccessiva sottolineatura<br />

dell’ evangelizzazione a scapito dell’educazione.<br />

Si osserva ancora che il documento non può tralasciare di mettere a<br />

fuoco il fondamento teologico dell’educazione. Dio infatti educa il popolo,<br />

e perché lo fa? D’altra parte, è la comunità cristiana che può mettere<br />

in evidenza questo aspetto specifico e fondamentale. Il messaggio biblico,<br />

a partire dal mondo ebraico, è una fonte inesauribile per aiutare il<br />

giovane a interpretare la realtà a partire proprio dalla fede.<br />

Qualcuno ha osservato che manca nella bozza l’afflato esperienziale.<br />

Non si fa riferimento al processo dell’Incarnazione. Si coglie nel documento<br />

qualcosa di troppo intellettualistico e poco concreto. In questo<br />

senso si suggerisce che ci sia maggiore attenzione al giovane, alla scuola,<br />

al fatto che ci si è staccati un po’ dal mondo della scuola, alla pastorale<br />

giovanile. Non c’è un accenno all’oratorio…<br />

Non pochi Vescovi hanno sottolineato che manca un equilibrio tra<br />

aspetto umano e aspetto cristiano nell’educazione. Si suggerisce l’apporto<br />

delle scienze umane e il dialogo con il mondo della cultura, con<br />

231


232<br />

esperti pedagogisti. Tanto più che per questo documento c’è tanta attesa<br />

non soltanto nel mondo ecclesiale.<br />

Qualche osservazione ha riguardato dei punti particolari della Bozza.<br />

I nn. 45-48 siano più estesi, ci sono considerazioni troppo stringenti<br />

ed anche per quanto riguarda l’insegnamento della religione. La Bozza<br />

si sforza di dare l’identikit dell’educatore, ma è sfumato l’identikit<br />

dell’educando che vive situazioni molto variegate. A riguardo i nn. 30-<br />

31 potrebbero essere più ampi.<br />

Nel cap. II si parla del mondo che cambia, ma non si traggono le conseguenze.<br />

Sulle alleanze educative non si può contare, per esempio, sulla<br />

famiglia, così come essa vive oggi.<br />

Di fronte a queste carenze, i cristiani sono chiamati a rafforzare l’impegno<br />

educativo, cercando di sviluppare il senso di appartenenza alla<br />

comunità cristiana; occorre, inoltre, guardare alla cultura del mondo non<br />

in senso negativo ma in senso critico, perché non tutto quello che il mondo<br />

propone è condivisibile.<br />

Si vorrebbe che il documento non trascurasse di insistere sull’impegno<br />

di educare alla carità, alla gratuità e alla speranza. Non dimenticare<br />

neppure che l’educazione è un’arte nella quale tutti siamo protagonisti<br />

e destinatari.<br />

3. Seminario Regionale di Molfetta<br />

Mons. Cacucci porta a conoscenza dei Vescovi la lettera che il Cardinale<br />

Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica gli ha inviato<br />

dopo la Visita Apostolica fatta al Seminario Regionale di Molfetta<br />

da S.E. Mons. Gualtiero Bassetti (Allegato 1). I Vescovi ringraziano la<br />

Santa Sede per l’apprezzamento espresso circa la conduzione del Seminario<br />

e assicurano che le osservazioni ivi contenute saranno tenute in alta<br />

considerazione.<br />

Mons. Luigi Renna, rettore del Seminario regionale, propone alcune<br />

nomine nel Collegio dei Revisori dei Conti del Seminario. I Vescovi<br />

nominano Presidente dei Revisori Don Franco Blasi, dell’arcidiocesi<br />

di Brindisi-Ostuni, e Revisore Don Vincenzo D’Ercole, della diocesi<br />

di Cerignola-Ascoli Satriano.<br />

Mons. Rettore osserva che sono da individuare ancora alcuni buoni


sacerdoti per il ruolo di “animatore”. Vengono presi in rassegna alcuni<br />

nomi e invitati i rispettivi Vescovi a metterli a disposizione. La decisione<br />

viene rimandata alla prossima riunione.<br />

4. Osservatorio Giuridico Regionale<br />

L’Avv. Giuseppe Del Prete, incaricato dell’Osservatorio Giuridico<br />

regionale, informa i Vescovi sull’attività svolta dall’Osservatorio ad un<br />

anno dalla sua istituzione (Allegato 2). I Vescovi ringraziano e fanno alcune<br />

osservazioni per rendere più efficiente il servizio.<br />

5. Varie ed eventuali<br />

Mons. Cacucci informa che S.E. Mons. Franco Agostinelli, Vescovo<br />

di Grosseto e Correttore Nazionale delle Confraternite di Misericordia,<br />

chiede che sia nominato un Correttore Regionale. I Vescovi nominano<br />

Don Michele Colucci, dell’arcidiocesi di Taranto.<br />

Don Gaetano Coviello, responsabile dell’Ufficio regionale per i Beni<br />

Culturali, interviene per informare i Vescovi circa un fraintendimento<br />

relativo all’assegnazione dei Contributi Comunitari (Fondo Europeo<br />

di Sviluppo Regionale, FESR 2007-<strong>2010</strong>) agli enti ecclesiastici (Allegato<br />

3).<br />

Mons. Fragnelli informa circa i Seminari di preparazione al Terzo<br />

Convegno Ecclesiale regionale (Allegato 4).<br />

Prima della conclusione, si concorda l’Ordine del Giorno della prossima<br />

riunione del 3 giugno: 1. Riflessione circa il Documento CEI “Per<br />

un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno” (introduce Mons. Papa);<br />

2. Convegno Regionale sul Laicato (definizione del programma); 3.<br />

Seminario Regionale di Molfetta; 4. Varie ed eventuali.<br />

Con la recita del Regina Coeli la riunione si chiude alle ore 13.30.<br />

Michele Castoro<br />

Segretario<br />

233


234<br />

Verbale<br />

della riunione ordinaria<br />

3 giugno <strong>2010</strong><br />

Villa Menelao<br />

Turi (BA)<br />

La Conferenza Episcopale Pugliese si è riunita in sessione ordinaria<br />

giovedì 3 giugno <strong>2010</strong> presso Villa Menelao, in Turi (diocesi di Conversano-Monopoli).<br />

La riunione è iniziata alle ore 9.30, con la recita dell’Ora media, ed è<br />

stata presieduta da S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-<br />

Bitonto, Presidente della CEP.<br />

Argomenti all’O.d.g.:<br />

Riflessione sul Documento CEI “Per un Paese solidale. Chiesa italiana<br />

e Mezzogiorno” (introduce Mons. Papa);<br />

Convegno Regionale sul Laicato (definizione del programma);<br />

Seminario Regionale di Molfetta;<br />

Varie ed eventuali.<br />

Sono presenti gli Ecc.mi: Cacucci (presidente); Tamburrino (vicepresidente);<br />

Papa; D’Ambrosio; Talucci; Todisco; Pichierri; Negro; Padovano;<br />

Paciello; Caliandro; Renna; Di Molfetta; Fragnelli; Martella;<br />

Cornacchia; Castoro (segretario).<br />

Assenti giustificati: Ecc.mi Calabro e Pisanello.<br />

Alla riunione partecipa anche Mons. Gerardo Antonazzo, amministratore<br />

diocesano di Ugento-Santa Maria di Leuca.<br />

1. Riflessione sul Documento CEI “Per un Paese solidale. Chiesa italiana<br />

e mezzogiorno”<br />

Mons. Papa presenta il Documento CEI del 21 febbraio <strong>2010</strong>: “Per<br />

un Paese solidale. Chiesa italiana e mezzogiorno”, offrendo interessanti


spunti di riflessione. Si tratta di un documento che guarda al mezzogiorno<br />

come ad una questione che interpella l’intera nazione. La chiave di<br />

lettura del documento è da trovare nell’Enciclica “Caritas in veritate” di<br />

Benedetto XVI: guardare al mezzogiorno “con amore intelligente e solidale”.<br />

L’Enciclica, infatti è il testo più citato (ben 14 volte) nel documento<br />

CEI. Mons. Papa si sofferma sulle singole parti, evidenziando il<br />

filo conduttore del documento. Nella Prima Parte, rileva il rapporto “solidarietà<br />

e sussidiarietà”, due principi che vanno sempre coniugati insieme.<br />

Nella Seconda Parte, evidenzia la necessità di un progetto unitario<br />

della Chiesa nel meridione, per affrontare le emergenze comuni alle varie<br />

diocesi. Nella Terza Parte, rimarca come il fattore principale di sviluppo<br />

è l’umanesimo cristiano. Al progresso economico deve corrispondere<br />

uno sviluppo etico e culturale. Il vero sviluppo si persegue solo con<br />

una formazione adeguata perché i veri protagonisti dello sviluppo non<br />

sono i mezzi economici ma gli uomini, che vanno educati e formati.<br />

Mons. Talucci informa che nella sua arcidiocesi ha dovuto presentare<br />

nei giorni scorsi questo documento CEI. Occorre tradurlo in loco, con le<br />

varie prospettive che apre.<br />

Mons. Negro: il problema del mezzogiorno non è di tipo economico,<br />

ma di tipo democratico. Occorre più stato sociale, più stato di diritto,<br />

più stato democratico. Purtroppo, la questione meridionale esiste anche<br />

all’interno della Chiesa italiana, dove si riscontra in alcune fasce un<br />

pregiudizio etnico-sociale. Occorre uscire dal pessimismo, rilanciare la<br />

speranza, rafforzare il rapporto clero-laicato, rinsaldare la comunione<br />

nel clero.<br />

Mons. Tamburrino: il documento è provvidenziale e organico, ad uso<br />

interno. Rimane il problema del rapporto con le autorità civili.<br />

Mons. Di Molfetta: occorre mettere questo documento nel circuito<br />

sociale, con interventi, convegni ecc.<br />

Mons. Martella: La Chiesa diventi modello della società, dove purtroppo<br />

i litigi tra i politici si riflettono sulle scelte del governo. È opportuno<br />

che questo documento, con la problematica che affronta, venga inserito<br />

tra le tematiche del prossimo Convegno Regionale sul laicato.<br />

Mons. Padovano: il Sud ricuperi il protagonismo; basta con l’assistenzialismo.<br />

Il Sud ha le potenzialità per crescere, magari dando spazio<br />

alle cooperative. La Chiesa deve collaborare con le autorità civili, fare<br />

alleanza con tutte le agenzie preposte al bene comune.<br />

235


236<br />

D’Ambrosio: è bene dialogare con le forze politiche. Vorrei spendere<br />

una parola di apprezzamento per il Progetto Policoro: è il modo con cui<br />

la Chiesa si fa carico dei problemi sociali. In molte diocesi sta operando<br />

bene, dando speranza ai giovani e risposta all’emergenza educativa.<br />

Mons. Caliandro: il Sud deve far crescere la sua anima, attraverso un<br />

capillare impegno educativo.<br />

Mons. Renna: ci sono potenzialità tra la nostra gente; occorre favorire<br />

una cultura di condivisione tra le Chiese, tra le comunità parrocchiali.<br />

Mons. Cacucci: porterò queste riflessioni alla riunione dei Presidenti<br />

delle Conferenze Episcopali del meridione, in preparazione alla prossima<br />

Settimana sociale di Reggio Calabria. È giusta la collaborazione con<br />

i politici, ma spetta agli organismi laicali di ispirazione cristiana intessere<br />

un dialogo con loro. Non è il caso di fare proclami. Ci possono essere<br />

degli accordi istituzionali, ma – come insegna il Concilio – siano i laici<br />

ad impegnarsi nelle realtà terrene.<br />

2. Convegno Regionale sul Laicato<br />

Mons. Fragnelli presenta una bozza del programma del Convegno<br />

(Allegato 1) e dei tre Seminari preparatori. Segue un’ampia discussione,<br />

con proposte e suggerimenti, di cui Mons. Fragnelli prende nota. Si auspica<br />

che nella prossima riunione CEP (possibilmente in autunno) il programma<br />

definitivo sia approvato.<br />

3. Seminario Regionale di Molfetta<br />

Mons. Luigi Renna, rettore del Seminario Regionale di Molfetta, informa<br />

i Vescovi circa la concessione del Nulla Osta in vista delle ordinazioni<br />

e presenta il Calendario del VI anno (Allegato 2).<br />

Quanto agli Animatori, dopo la scelta di Don Pietro Rubini, come<br />

responsabile del Propedeutico, Mons. Rettore chiede che vengano nominati<br />

‘animatori’ Don Antonio Andriulo, della diocesi di Oria, e Don<br />

Cosimo Belvito, della diocesi di Conversano-Monopoli. Mons. Pisanello<br />

si dichiara disposto a cedere Don Andriulo e Mons. Padovano a cedere<br />

Don Belvito. I Vescovi ringraziano e approvano.


4. Varie ed eventuali<br />

Mons. Cacucci informa che il Preside della Facoltà Teologica Pugliese<br />

chiede il rinnovo del mandato come componenti del Consiglio di Amministrazione<br />

della Facoltà per Mons. Vincenzo Pisanello, Vescovo di<br />

Oria, e per il Dott. Domenico Morea, dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto. I<br />

Vescovi approvano all’unanimità.<br />

Mons. Cacucci chiede infine di fissare una riunione della CEP per<br />

l’autunno, al fine di definire il programma del Convegno Regionale sul<br />

Laicato. Si sceglie come data il 3 novembre prossimo.<br />

Con la recita dell’Angelus la riunione si chiude alle ore 13.00.<br />

Michele Castoro<br />

Segretario<br />

237


238<br />

Verbale<br />

della riunione ordinaria<br />

3 novembre <strong>2010</strong><br />

Seminario Regionale<br />

Molfetta<br />

La Conferenza Episcopale Pugliese si è riunita in sessione ordinaria<br />

mercoledì 3 novembre <strong>2010</strong> a Molfetta (BA), presso il Pontificio Seminario<br />

Regionale.<br />

La riunione è iniziata alle ore 9.30, con la recita dell’Ora media, ed è<br />

stata presieduta da S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-<br />

Bitonto, Presidente della CEP.<br />

Argomenti all’O.d.g.:<br />

Approvazione del Programma del III Convegno Ecclesiale Regionale.<br />

Esame dello Statuto della Facoltà Teologica Pugliese.<br />

Comunicazioni del Presidente.<br />

Varie ed eventuali.<br />

Sono presenti gli Ecc.mi: Cacucci (presidente); Tamburrino (vicepresidente);<br />

Papa; D’Ambrosio; Todisco; Franco; Talucci; Pichierri;<br />

Negro; Padovano; Calabro; Caliandro; Paciello; Di Molfetta; Martella;<br />

Fragnelli; Cornacchia; Pisanello; Angiuli; Castoro (segretario).<br />

È presente anche Mons. Antonazzo, Amministratore diocesano di<br />

Ugento-Santa Maria di Leuca.<br />

Assente giustificato l’Ecc.mo Renna.<br />

Mons. Cacucci rivolge un saluto di benvenuto a Mons. Vito Angiuli,<br />

Vescovo eletto di Ugento-Santa Maria di Leuca, augurando a nome di<br />

tutta la Conferenza Episcopale Pugliese un proficuo ministero episcopale.<br />

Mons. Angiuli ringrazia ed invita i Vescovi alla sua Ordinazione episcopale,<br />

che avrà luogo il 4 dicembre nella Cattedrale di Bari. Comunica,<br />

inoltre, che il suo ingresso in diocesi avverrà il 19 successivo.


1. Approvazione Programma del III Convegno Ecclesiale Regionale<br />

Mons. Fragnelli presenta il programma definitivo del Convegno (Allegato<br />

1), che sottopone all’approvazione degli Ecc.mi Confratelli. Segue<br />

un ampio dibattito, nel corso del quale – oltre a ringraziare Mons.<br />

Fragnelli e l’Istituto Pastorale Pugliese per l’ottimo lavoro che vanno<br />

svolgendo – si suggeriscono alcune varianti al programma. In particolare,<br />

si chiede di prevedere due Tavole Rotonde: una il 2° giorno su “I laici<br />

nella Chiesa” e l’altra il 3° giorno su “I laici nella società”. Si ritiene importante<br />

dare la giusta attenzione al sociale.<br />

Si auspica anche che dal Convegno emergano prospettive per il futuro,<br />

che potranno essere inserite anche nel Messaggio finale. Per ottenere<br />

questo bisogna organizzare bene l’attività dei laboratori all’interno del<br />

Convegno.<br />

Si raccomanda, inoltre, di inserire tra gli invitati anche i Provinciali<br />

degli Istituti religiosi presenti in Regione e personalità regionali del<br />

mondo della scuola, del lavoro, della magistratura ecc.<br />

Inoltre, si suggerisce il coinvolgimento dei mass-media locali e regionali<br />

e una Conferenza stampa per informare sullo scopo e sul contenuto<br />

del Convegno, perché venga colto nel suo giusto significato di<br />

‘evento ecclesiale’.<br />

I Vescovi infine approvano il programma, con le modifiche su indicate.<br />

2. Esame dello Statuto della Facoltà Teologica Pugliese<br />

Mons. Palese, Preside della Facoltà, presenta alcune modifiche allo<br />

Statuto suggerite dal Consiglio di Facoltà e dalla Commissione di Alto<br />

Patronato (Allegati 2 e 3).<br />

I Vescovi approvano il nuovo testo dello Statuto, secondo le modifiche<br />

apportate dal Consiglio di Facoltà e i suggerimenti della Commissione<br />

di Alto Patronato, indicando altre correzioni e integrazioni (Allegato<br />

4). Il nuovo testo, così modificato, sarà sottoposto all’approvazione<br />

della Congregazione per l’Educazione Cattolica.<br />

239


240<br />

3. Comunicazioni del Presidente<br />

Mons. Cacucci comunica con soddisfazione che il ricorso al TAR<br />

dall’Associazione dei Medici Cattolici contro la legge regionale, che<br />

escludeva dai Consultori pubblici gli operatori sanitari ‘obiettori’, ha<br />

avuto esito favorevole. Grande merito del successo è da assegnarsi, oltre<br />

che alla menzionata Associazione, all’impegno del Forum delle Associazioni<br />

Familiari.<br />

Mons. Talucci chiede la riconferma ‘per un secondo triennio’ del Sig.<br />

Nicola Di Vietro (della diocesi di Andria) a Segretario della consulta Regionale<br />

del Laicato. I Vescovi approvano.<br />

Mons. Castoro informa che è scaduto il mandato quinquennale degli<br />

“Incaricati Regionali per i Beni Culturali” e dei “Delegati Regionali per<br />

l’Edilizia di Culto”. I Vescovi decidono di confermare ‘per un secondo<br />

quinquennio’:<br />

- i tre Delegati Regionali per l’Edilizia di Culto: Arch. Giuseppe<br />

FIORILLO, per le diocesi della Provincia ecclesiastica di Lecce (Lecce,<br />

Brindisi-Ostuni, Otranto, Ugento-Santa Maria di Leuca, Nardò-Gallipoli)<br />

e le diocesi della Provincia ecclesiastica di Taranto (Taranto, Oria,<br />

Castellaneta); Geom. Bruno RESSA, per le diocesi della Provincia ecclesiastica<br />

di Bari-Bitonto (Bari-Bitonto, <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva<br />

delle Fonti, Andria, Conversano-Monopoli, Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi,<br />

Trani-Barletta-Bisceglie); Arch. Nazareno GABRIELLI,<br />

per le diocesi della Provincia ecclesiastica di Foggia-Bovino (Foggia-<br />

Bovino, Cerignola-Ascoli Satriano, Lucera-Troia, Manfredonia-Vieste-<br />

San Giovanni Rotondo, San Severo).<br />

- i due Incaricati Regionali per i Beni Culturali: Arch. Giuseppe<br />

FIORILLO, per le diocesi della Provincia ecclesiastica di Lecce (Lecce,<br />

Brindisi-Ostuni, Otranto, Ugento-Santa Maria di Leuca, Nardò-Gallipoli)<br />

e della Provincia ecclesiastica di Taranto (Taranto, Oria, Castellaneta);<br />

Rev.do Gaetano COVIELLO, per le diocesi della Provincia<br />

ecclesiastica di Bari-Bitonto (Bari-Bitonto, <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva<br />

delle Fonti, Andria, Conversano-Monopoli, Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi,<br />

Trani-Barletta-Bisceglie) e le diocesi della Provincia ecclesiastica<br />

di Foggia-Bovino (Foggia-Bovino, Cerignola-Ascoli Satriano,<br />

Lucera-Troia, Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, San Severo).


Mons. Castoro presenta la richiesta del Movimento Apostolico Sordi<br />

- Sezione Puglia di ottenere il riconoscimento ufficiale della Conferenza<br />

Episcopale Pugliese. Poiché il Movimento è presente solo in tre-quattro<br />

diocesi, i Vescovi auspicano che, prima del riconoscimento da parte<br />

della CEP, è bene attendere che esso si diffonda anche in altre diocesi.<br />

Allo scopo, potrà avvalersi dell’impegno dell’Assistente Ecclesiastico<br />

Regionale.<br />

Mons. Cacucci, infine, chiede di stabilire la data della prossima riunione<br />

CEP, che viene fissata per i giorni 8-10 febbraio. All’OdG: il Seminario<br />

regionale, la Facoltà Teologica, il Tribunale Ecclesiastico Regionale,<br />

le relazioni delle varie Commissioni pastorali.<br />

Mons. D’Ambrosio invita a tenere la prossima riunione CEP dell’8-10<br />

febbraio a Lecce, nella Casa ‘Pastor Bonus’. I Vescovi ringraziano e accettano.<br />

La riunione si conclude alle ore 13.30 con la preghiera dell’Angelus.<br />

Michele Castoro<br />

Segretario<br />

241


<strong>Gravina</strong> in Puglia. Parrocchia Spirito Santo - presbiterio.


Tribunale<br />

Ecclesiastico<br />

Regionale Pugliese


Relazione<br />

dell’attività del Tribunale nell’anno 2009<br />

agli Eccellentissimi Vescovi<br />

della Regione Puglia<br />

febbraio <strong>2010</strong><br />

Eccellenze Reverendissime,<br />

Propongo alla vostra attenzione la relazione sull’attività svolta dal<br />

nostro Tribunale Regionale durante l’anno 2009, con le cifre che riguardano<br />

il numero delle cause, i motivi per cui i fedeli della nostra regione<br />

hanno chiesto la dichiarazione di nullità del loro matrimonio e la durata<br />

delle convivenze coniugali.<br />

Oltre ai dati complessivi, in allegato sono riportati anche quanto può<br />

riguardare le singole diocesi.<br />

1. Le cause (cfr. Allegato n. 2)<br />

A) Nel 2009 sono stati introdotti 221 nuovi libelli (11 in meno del<br />

2008);<br />

sono state concluse con decisione 254 cause (tante quante nel 2008);<br />

con dispensa super rato 1 causa<br />

ne sono state archiviate 22;<br />

al 31 Dicembre 2009 risultano pendenti 577 cause (al 31 Dicembre<br />

2008 risultavano pendenti 633 cause).<br />

Delle cause concluse con decisione<br />

197 si sono concluse affermativamente, cioè con la dichiarazione di<br />

nullità del matrimonio<br />

57 si sono concluse negativamente, cioè con il riconoscimento della<br />

validità del matrimonio<br />

B) Le motivazioni principali:<br />

Matrimoni dichiarati nulli:<br />

81 per esclusione della indissolubilità;<br />

64 per esclusione della prole;<br />

48 per mancanza di uso di ragione, difetto di discrezione di giu-<br />

245


246<br />

dizio e per incapacità ad assumere gli obblighi coniugali (iuxta can.<br />

1095, n. 1, n. 2 e n. 3);<br />

47 per simulazione totale del consenso;<br />

12 per timore;<br />

6 per esclusione della fedeltà;<br />

3 per condizione;<br />

2 per esclusione del bonum coniugum;<br />

1 per dolo;<br />

1 per errore di qualità (iuxta can. 1097 § 2);<br />

1 per impotenza;<br />

1 per vincolo precedente.<br />

C) Durata della convivenza dopo la celebrazione: dai 221 libelli<br />

presentati nel 2009 risulta che 179 unioni matrimoniali sono durate tra<br />

7 giorni e 10 anni (cfr. Allegato n. 5).<br />

Alcune considerazioni<br />

* * *<br />

Voglio mettere in evidenza che dopo il 1998 in cui furono introdotti<br />

300 libelli, e il 2001 in cui ne furono introdotti 311, il 2009 è stato l’anno<br />

in cui c’è stato una notevole diminuzione perché sono stati introdotti<br />

221 libelli.<br />

A - Per quanto riguarda la spiegazione del fenomeno del numero<br />

delle richieste di nullità, mi sento di confermare quanto riferii nella mia<br />

relazione dello scorso anno e cioè:<br />

è evidente la fiducia dei fedeli nella Chiesa alla quale (nella maggior<br />

parte dei casi) essi si rivolgono per far chiarezza circa il proprio stato di<br />

vita matrimoniale per quindi intraprendere un cammino spirituale proficuo;<br />

la facilità di accesso al Tribunale per i fedeli intenzionati ad iniziare<br />

una causa di nullità poiché la CEI nel 1998 fissò il contributo dei fedeli<br />

per le spese processuali che attualmente è di Euro 500, e determinò<br />

l’onorario per gli avvocati di fiducia, che attualmente è tra un minimo di<br />

Euro 1500 e un massimo di Euro 2850;


la presenza dei Patroni Stabili che svolgono la consulenza e l’assistenza<br />

gratuitamente.<br />

B - Per quanto riguarda i capi di nullità<br />

resta sempre alto il numero delle sentenze di nullità a motivo della simulazione<br />

totale del consenso e della esclusione della indissolubilità,<br />

della prole e della fedeltà e a motivo del grave difetto di discrezione di<br />

giudizio e della incapacità ad assumere gli obblighi essenziali del matrimonio<br />

per cause di natura psichica.<br />

Da questi dati risulta che molti giovani si accostano al matrimonio o<br />

con serie fragilità psicologiche o con superficialità circa gli impegni che<br />

lo stesso matrimonio comporta per tutta la vita.<br />

Nella fase istruttoria del processo, dalle deposizioni delle parti interessate,<br />

emerge che durante la preparazione remota e prossima al matrimonio<br />

qualcosa non ha funzionato.<br />

Pertanto forse bisognerebbe insistere molto nel rendere i cosiddetti<br />

“corsi per fidanzati” veri e propri itinerari di evangelizzazione del sacramento<br />

del matrimonio in cui il parroco e gli operatori suoi collaboratori,<br />

in un clima di serena fiducia personale con i nubendi, possano verificare<br />

per quanto possibile le loro reali intenzioni e la loro effettiva preparazione<br />

al sacramento.<br />

Lo stesso “processetto” dovrebbe essere valorizzato come preziosa<br />

occasione pastorale.<br />

Quasi sempre, quando si tratta di richieste di nullità aventi per oggetto<br />

la esclusione delle proprietà del matrimonio, i giudici ponenti fanno<br />

richiesta alle Curie vescovili della copia del processetto matrimoniale<br />

e ci si accorge che purtroppo esso è fatto in maniera superficiale, con<br />

la registrazione di risposte stereotipate e non personalizzate e tante volte<br />

si constata che gli stessi interessati non ricordano neppure di aver fatto<br />

quell’incontro con il parroco.<br />

Se alla fine dei vari momenti di verifica sorgesse un dubbio, il parroco<br />

con molta discrezione può comunicare ai fidanzati che vi è qualcosa<br />

su cui devono confrontarsi o da approfondire, senza tuttavia rivelare<br />

ad essi il contenuto dei singoli colloqui (infatti è tenuto al segreto circa<br />

l’esame dei fidanzati): successivamente egli potrà valutare se gli eventuali<br />

problemi siano stati sciolti o meno.<br />

247


248<br />

Se, nonostante tutti i leciti e possibili tentativi, rimanesse il dubbio<br />

circa l’effettiva. preparazione dei nubendi, qualora esso non tocchi la<br />

validità del matrimonio, il parroco non può rifiutare il matrimonio (per<br />

il diritto che ogni persona ha di sposarsi): tuttavia non mancherà di far<br />

presente alla coppia i possibili rischi a cui va incontro, magari per la loro<br />

immaturità o per la fragilità della relazione o per alcune circostanze<br />

esterne.<br />

In alcuni casi il parroco potrebbe anche fare una nota scritta a parte,<br />

oltre al verbale del processetto, in cui descrivere più dettagliatamente la<br />

situazione.<br />

Se invece vi fosse certezza della presenza di un problema che tocca la<br />

validità delle nozze, allora il parroco non può procedere al matrimonio,<br />

essendo questa una decisione molto delicata e grave, egli potrà opportunamente<br />

chiedere un parere alla sua Curia.<br />

Mi piace qui riportare quanto affermato nelle premesse del nuovo Rito<br />

del Matrimonio:<br />

n. 20: “Nello svolgimento della preparazione, considerata la mentalità<br />

del popolo circa il matrimonio e la famiglia, i pastori si impegnino ad<br />

annunciare alla luce della fede il significato evangelico del vicendevole<br />

amore dei futuri sposi. Anche i requisiti giuridici riguardanti la celebrazione<br />

valida e lecita del matrimonio possono essere utili a promuovere<br />

tra i fidanzati una fede viva e un amore fecondo per costituire una famiglia<br />

cristiana”.<br />

n. 21: “Se però, risultato vano ogni sforzo, i fidanzati apertamente ed<br />

espressamente affermano di respingere ciò che la Chiesa intende quando<br />

si celebra il matrimonio di battezzati, non è lecito al pastore d’anime<br />

ammetterli alla celebrazione. Sebbene a malincuore, deve prendere atto<br />

della realtà e spiegare agli interessati che non la Chiesa, ma loro stessi,<br />

in tali circostanze, rendono impossibile quella celebrazione che peraltro<br />

chiedono (F.C. n.68)”.<br />

Credo sia utile fare qualche esempio recente. Quest’anno si è ripresentato<br />

il caso di un processo documentale per un matrimonio nullo a<br />

motivo dell’esistenza di un vincolo precedente. La causa di tutto è stata<br />

la grave omissione del parroco della parrocchia dove si celebrò il primo<br />

matrimonio il quale non comunicò al parroco di battesimo dello spo-


so l’avvenuto matrimonio per l’annotazione nel registro dei battezzati.<br />

Un militare che per la giovane età non poteva celebrare il matrimonio<br />

concordatario, nel 1997 si sposò solo religiosamente, con il permesso<br />

del Vicario generale della sua diocesi, perché la fidanzata era incinta.<br />

Questi, qualche anno dopo il matrimonio religioso contrasse con la<br />

stessa sposa il matrimonio civile. Dopo alcuni anni si separò e ottenne<br />

la sentenza del divorzio. Nel 2007, esibendo la sentenza di divorzio e<br />

il certificato di battesimo senza l’annotazione del matrimonio religioso<br />

avvenuto (in quanto il parroco della parrocchia in cui si celebrò il matrimonio<br />

religioso non provvide a comunicarlo alla parrocchia di battesimo),<br />

contrasse il matrimonio concordatario con un’altra donna.<br />

* * *<br />

Mi permetto tornare a sottoporre alla Vostra considerazione, affidandole<br />

al Vostro cuore, tre note di cui già accennai nelle relazioni degli anni<br />

precedenti.<br />

1) Si tratta di diversi insegnanti di Religione (che dovrebbero essere<br />

educatori e testimoni di fede per i loro alunni), i quali, con un matrimonio<br />

fallito alle spalle, ricorrono al nostro Tribunale per chiedere la nullità.<br />

Naturalmente, il motivo per cui ricorrono al Tribunale Ecclesiastico<br />

è “per non perdere il posto di lavoro”. Ciò che fa meraviglia è che o<br />

sono stati superficiali nella scelta del partner o sono stati essi stessi ad<br />

escludere l’indissolubilità, o la fedeltà o la prole! Ogni commento è superfluo!<br />

2) Se una delle parti è stata causa della nullità per dolo o per simulazione,<br />

il Tribunale, considerate tutte le circostanze del caso, appone il<br />

divieto di contrarre un nuovo matrimonio senza la previa consultazione<br />

dell’Ordinano del luogo in cui il nuovo matrimonio deve essere celebrato<br />

(cfr. Istr. “Dignitas Connubii” art. 251 § 2).<br />

Anche quest’anno abbiamo riscontrato più casi in cui, a persone alle<br />

quali il Tribunale aveva posto il divieto di passare a nuove nozze sacramentali,<br />

con molta facilità sia stato rimosso il divieto di risposarsi e,<br />

dopo qualche anno, avendo “imparato” come si può fare un matrimonio<br />

nullo, sono tornati in Tribunale per introdurre una nuova causa di nullità.<br />

Mi permetto suggerire che il divieto sia rimosso da parte dell’Or-<br />

249


250<br />

dinario dopo che l’interessato ha dimostrato un vero cambiamento di<br />

mentalità e, con serietà (e non con una semplice firma su un prestampato),<br />

pronunci un giuramento di impegno di accettare il matrimonio sacramento<br />

senza riserve sugli elementi e sulle proprietà essenziali del sacramento<br />

del matrimonio.<br />

3) Alcune volte è capitato che i parroci richiesti di fornire garanzie<br />

sulla credibilità o sulla moralità delle persone o sull’effettivo stato di<br />

precarietà, compiacenti con le parti, forniscono notizie non corrispondenti<br />

al vero, creando disagio al Tribunale, dimostrando scarsa credibilità.<br />

2. L’attività dei giudici (cfr. Allegato n. 1)<br />

Nell’anno 2009 sono state decise 254 cause. Le cause pendenti,<br />

che al 31 Dicembre del 2008 sono state 633, al 31 Dicembre 2009 risultano<br />

577.<br />

Posso attestare che tutti i giudici e gli uditori hanno svolto il loro servizio<br />

con sacrificio, specialmente se si tiene conto che molti di essi contemporaneamente<br />

hanno altri impegni pastorali nelle proprie diocesi.<br />

Il Tribunale potrebbe dare risposte più sollecite ai fedeli che si rivolgono<br />

se ci fossero altri giudici.<br />

Negli ultimi due anni hanno lasciato l’attività presso il Tribunale<br />

Mons. Leonardo Erriquenz, della <strong>Diocesi</strong> di Conversano-Monopoli,<br />

don Michele Di Nunzio, della <strong>Diocesi</strong> di Foggia-Bovino, don Antonio<br />

Neri, della <strong>Diocesi</strong> di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, don Antonio<br />

Magnocavallo, parroco della parrocchia di rito bizantino S. Giovanni<br />

Crisostomo di Bari.<br />

Il 14 settembre 2009 il giudice don Nunzio Palmiotti della <strong>Diocesi</strong> di<br />

Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, ha presentato le dimissioni, accolte<br />

dai Vescovi pugliesi.<br />

Per offrire un più efficace servizio ai tanti fedeli che si rivolgono al<br />

Tribunale, mi permetto di chiedere, se è possibile, che il vuoto creatosi<br />

nell’organico e che fra qualche anno sarà ancora maggiore, sia colmato<br />

dalla presenza efficiente di altri sacerdoti competenti e disponibili. Tutti<br />

siamo convinti che il lavoro che si svolge nel Tribunale ha una valenza<br />

pastorale.


La Conferenza Episcopale nella sessione del 6 Ottobre u.s. ha nominato<br />

giudice P. Giuseppe Tomiri, frate minore, messo a disposizione dal<br />

Ministro provinciale della provincia religiosa della Puglia-Molise.<br />

3. L’attività del nostro Tribunale come sede di appello<br />

per il Tribunale Nazionale di Albania<br />

Come vi informai nella relazione dello scorso anno, già con Decreto<br />

del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica del 23 Gennaio<br />

2004 il nostro Tribunale Regionale fu designato come Tribunale di seconda<br />

istanza per le cause trattate in primo grado dal Tribunale Ecclesiastico<br />

Interdiocesano (nazionale) di Scutari (Albania). Dopo quattro anni,<br />

nel mese di Giugno 2008 il Vicario Giudiziale di quel Tribunale, Sac.<br />

Giovanni Kemal Kokona, ha trascorso una settimana a Bari per prendere<br />

contatti con gli Operatori di questo Tribunale e per uno scambio di idee.<br />

Nel mese di Novembre e di Dicembre del 2008 sono pervenute le prime<br />

due cause che sono state definite con Decreto di ratifica nei mesi di Marzo<br />

e di Maggio del 2009. Anche per questo ulteriore lavoro che è già iniziato<br />

e che, secondo gli accordi tra gli Ecc.mi Moderatori Mons. Cacucci,<br />

Arcivescovo di Bari e Mons. Angelo Massafra, Arcivescovo di Scutari,<br />

vuol essere una collaborazione di servizio tra Chiese sorelle, si rende<br />

necessaria la presenza di altre unità nell’organico dei giudici del nostro<br />

Tribunale.<br />

4. Difensori del vincolo e promotore di giustizia (cfr. Allegato n. 1)<br />

Il titolare dell’Ufficio di Difensore del Vincolo è Mons. Felice Posa.<br />

Con lui hanno collaborato come difensori del Vincolo sostituti 2 sacerdoti<br />

e 7 laici. Tutti hanno svolto il loro compito con impegno e competenza.<br />

Anche nell’anno 2009 l’Ufficio di Promotore di Giustizia è stato svolto<br />

da Mons. Felice Posa e quando ciò è risultato incompatibile, perché<br />

impegnato come “Difensore del Vincolo”, detto incarico è stato svolto<br />

dal Sac. Ignazio Pansini.<br />

251


252<br />

5. I costi e i tempi<br />

Per quanto riguarda i costi delle cause, torno a ricordare, perché ne<br />

siano informati i parroci e tramite loro se ne dia notizia, che già dal mese<br />

di marzo 2007 il contributo delle parti alle spese processuali è il seguente:<br />

la parte attrice, che invoca il ministero del Tribunale, è tenuta a versare<br />

Euro 500 al momento della presentazione del libello; la parte convenuta<br />

non è tenuta ad alcuna contribuzione, ove partecipi all’istruttoria<br />

senza patrocinio. Nel caso in cui nomini un patrono di fiducia o ottenga<br />

di usufruire dell’assistenza di un patrono stabile, è tenuta a versare<br />

Euro 250.<br />

Per quanto riguarda la durata delle cause, devo dire che, stando al<br />

numero di esse e alla disponibilità dei giudici, è non meno di due anni.<br />

Certe volte i tempi si allungano quando, dovendo verificare la incapacità<br />

psicologica o psichica si rende necessaria la perizia di un perito<br />

d’ufficio, psichiatra o psicologo. A questo proposito, aggiungo che si<br />

trova difficoltà a reperire specialisti (specialmente gli psichiatri) disponibili,<br />

che oltre alla competenza professionale, si ispirino ad una chiara<br />

antropologia cristiana.<br />

Torno a proporre l’appello già rivolto negli anni scorsi: sarebbe utile<br />

che dai Vescovi giungesse qualche sicura indicazione di professionisti,<br />

psichiatri o psicologi, con le caratteristiche suddette in modo tale<br />

che l’albo dei periti sia più ampio e l’incarico per le perizie possa essere<br />

distribuito equamente e possa essere espletato in tempi più brevi.<br />

6. Patroni stabili (cfr. Allegato n. 6)<br />

I Patroni Stabili del nostro Tribunale sono l’avv. Franca Maria Lorusso<br />

e l’avvocato rotale Concetta Farinato. Poiché il numero dei fedeli che<br />

chiedono le consulenze e l’assistenza tecnica dei Patroni Stabili è abbastanza<br />

considerevole, il nostro Tribunale ha chiesto alla CEI la possibilità<br />

di nominare un terzo patrono stabile e nel bilancio preventivo è stata<br />

inserita la voce ad hoc.<br />

Sono contento che la Conferenza Episcopale Regionale, nella sessio-


ne del 6 ottobre 2009, ha nominato, ad annum l’avv. Antonella Angelillo<br />

della <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva.<br />

Voglio ancora ricordare, perché sia noto ai fedeli, che secondo il can.<br />

1490 del Codice di Diritto Canonico e dell’art. 6 delle Norme della CEI<br />

“circa il regime amministrativo dei Tribunali Ecclesiastici Regionali Italiani<br />

e l’attività di patrocinio svolta presso gli stessi” i Patroni Stabili<br />

fanno parte dell’organico del Tribunale.<br />

Secondo le suddette Norme, ai Patroni Stabili i fedeli possono rivolgersi<br />

per ottenere la consulenza canonica circa la loro situazione matrimoniale<br />

e per avvalersi del loro patrocinio.<br />

Il servizio di consulenza avviene ordinariamente nella sede del Tribunale<br />

e, una volta al mese, nelle sedi delle <strong>Diocesi</strong> dei capoluoghi di<br />

provincia, in un ufficio delle rispettive Curie, così come stabilito dal nostro<br />

Regolamento.<br />

Per potersi avvalere del patrocinio di uno dei Patroni Stabili, la parte<br />

che ne abbia interesse deve farne richiesta scritta e motivata al Preside<br />

del Collegio giudicante. Questi accoglie la richiesta, tenuto conto delle<br />

ragioni addotte e delle effettive disponibilità di servizio.<br />

Il Patrono Stabile non riceve alcun compenso dai fedeli né per la consulenza,<br />

né per il patrocinio o la rappresentanza in giudizio, in quanto alla<br />

retribuzione dei Patroni Stabili provvede il Tribunale, attingendo dalle<br />

risorse messe a disposizione a tal fine dalla CEI.<br />

I nostri Patroni Stabili durante l’anno 2009 hanno introdotto n.<br />

36 libelli così come è indicato nell’allegato n. 6.<br />

Il numero delle consulenze da essi svolte è il seguente:<br />

n. 134 a Bari, n. 32 a Foggia, n. 12 a Brindisi, n. 54 a Taranto, n.<br />

89 a Lecce<br />

Attualmente, i nostri Patroni Stabili tra le cause introdotte nel 2009<br />

e quelle degli anni precedenti, stanno seguendo n. 47 cause l’avv. Concetta<br />

Farinato e n. 67 cause l’avv. Franca Maria Lorusso.<br />

Intanto mi sembra necessario e doveroso ricordare che il Patrono stabile<br />

non è l’Avvocato d’ufficio, poiché alle situazioni di indigenza è possibile<br />

provvedere con il gratuito patrocinio assicurato dai liberi professionisti<br />

iscritti all’Albo, secondo un turno determinato dal Vicario Giudiziale.<br />

253


254<br />

7. I patroni di fiducia (cfr. Allegati n. 7 e n. 8)<br />

Ritengo ancora utile che sia a tutti noto l’elenco aggiornato degli avvocati<br />

residenti in Puglia, ammessi a patrocinare nel nostro Tribunale<br />

perché ai fedeli che si rivolgono alle Curie Diocesane o ai Consultori Familiari<br />

siano date esatte informazioni.<br />

L’Albo è costituito dai professionisti che hanno conseguito il titolo<br />

di Avvocato Rotale, da quelli che sono Laureati in Diritto Canonico, dai<br />

Licenziati “vere periti” in Diritto Canonico e dai giovani Licenziati ammessi<br />

“ad biennium” al fine di concedere la possibilità di conseguire il<br />

dottorato.<br />

Il Consiglio Episcopale Permanente della CEI, nel mese di marzo<br />

2007, ha stabilito che l’onorario per i Patroni di fiducia è determinato<br />

dal Preside del Collegio giudicante (e non dall’avvocato), tra un minimo<br />

di Euro 1.500 ed un massimo di Euro 2.850 (escluso IVA e ulteriori<br />

oneri, sostenuti dal Patrono, che non possono essere compresi in tali<br />

onorari).<br />

8. La cancelleria e la sede del Tribunale<br />

La Cancelleria è retta da don Vito Spinelli con la collaborazione di<br />

due “addetti alla Cancelleria” e da sette notai-attuari. Il lavoro svolto in<br />

cancelleria che consiste nell’assistenza ai giudici e nella attenzione a seguire<br />

tutte le pratiche, dall’accettazione del libello fino alla spedizione<br />

di quanto è necessario alla sede del Tribunale di Benevento, oltre a soddisfare<br />

il rapporto con il pubblico e con gli avvocati, è veramente encomiabile.<br />

Il nostro Tribunale ha il sito internet: www.terpuglia.it visitando il<br />

quale si possono apprendere tutte le notizie utili riguardanti l’indirizzo<br />

della sede, l’organico del Personale che opera, l’elenco degli avvocati,<br />

il Regolamento del Tribunale e le Norme della CEI “circa il regime amministrativo<br />

dei Tribunali Ecclesiastici Regionali Italiani e l’attività di<br />

patrocinio svolta presso gli stessi”, le statistiche annuali, e le relazioni<br />

dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.


La sede del Tribunale è in Largo S. Sabino 1 Bari<br />

L’indirizzo di posta elettronica: amministrazione@terpuglia.it<br />

9. Conclusione<br />

A nome di tutti gli operatori del Tribunale confermo la piena e fedele<br />

collaborazione in questo impegno che ci è stato affidato, rinnovando la<br />

gratitudine per la fiducia riposta in noi.<br />

Sac. Luca Murolo<br />

Vicario Giudiziale<br />

255


256<br />

Organico del Tribunale<br />

nell’anno <strong>2010</strong><br />

Allegato n. 1<br />

Moderatore S.E. Mons. Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto<br />

Vicario Giudiziale Mons. Luca Murolo (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Vicario Giudiziale em. Mons. Luigi Stangarone (Bari-Bitonto)<br />

Vicario Giudiziale agg. Mons. Antonio Caricato (Lecce)<br />

Vicario Giudiziale agg. Sac. Pasquale Larocca (Bari-Bitonto)<br />

Vicario Giudiziale agg. Mons. Filippo Salvo (Trani-Barletta-Bisceglie)<br />

Giudici Mons. Angelo Altavilla (Oria)<br />

Sac. Gianfranco Aquino (Oria)<br />

Sac. Baldassarre Chiarelli (Castellaneta)<br />

Mons. Mario Cota (San Severo)<br />

Sac. Pietro De Punzio (Brindisi-Ostuni)<br />

Mons. Nicola Dileo (<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva<br />

delle Fonti)<br />

Sac. Agostino Divittorio (Cerignola-Ascoli Satriano)<br />

Mons. Domenico Fusillo (Conversano-Monopoli)<br />

Mons. Giacomo Giampetruzzi (Bari-Bitonto)<br />

Dott. Antonio Lia (Bari-Bitonto)<br />

P. Lorenzo Lorusso o.p. (Bari-Bitonto)<br />

Sac. Massimo Mancino (Nardò-Gallipoli)<br />

Mons. Giuseppe Montanaro (Taranto)<br />

Mons. Pasquale Morelli (Taranto)<br />

Mons. Paolo Oliva (Taranto)<br />

Sac. Giuseppe Pica (Nardò-Gallipoli)<br />

Sac. Antonio Sozzo (Lecce)<br />

P. Giuseppe Tomiri o.f.m. (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi)


Difensori del Vincolo<br />

Titolare Mons. Felice Posa (<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva<br />

delle Fonti)<br />

Sostituti Mons. Giuseppe Laterza (Conversano-Monopoli)<br />

Sac. Ignazio Pansini (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Dott. Giuseppe Albanese (Bari-Bitonto)<br />

Dott.ssa Valentina Bovio (Bari-Bitonto)<br />

Dott.ssa Fabiana Campa (Lecce)<br />

Dott. Damiano De Nuccio (Ugento-Santa Maria di<br />

Leuca)<br />

Dott.ssa Margherita Di Ponzio (Taranto)<br />

Dott. Vito Giannelli (Bari-Bitonto)<br />

Dott. Giuseppe Nuzzi (<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva<br />

delle Fonti)<br />

Dott. Fabio Alberto Russo (Bari-Bitonto)<br />

Promotore di Giustizia<br />

Dott. Paolo Stefanì (Bari-Bitonto)<br />

Titolare Mons. Felice Posa (<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva<br />

delle Fonti)<br />

Aggiunto Sac. Ignazio Pansini (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Uditori Sac. Giovanni Pinto (Lucera-Troia)<br />

Sac. Emanuele Tupputi (Trani-Barletta-Bisceglie)<br />

Dott.ssa Maria Colaluce (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Dott. Vittorio Palumbieri (Trani-Barletta-Bisceglie)<br />

Patroni stabili Avv. Antonella Angelillo (<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva<br />

delle Fonti)<br />

Avv. Concetta Farinato (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Avv. Franca M. Lorusso (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi)<br />

257


258<br />

Cancelleria<br />

Cancelliere - Notaio Sac. Vito Spinelli (Bari-Bitonto)<br />

Addetti alla Cancelleria Rag. Alfonso de Leo (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Rag. Patrizio Tarantino (Bari-Bitonto)<br />

Amministrazione Prof. Benedetto Morea (Bari-Bitonto)<br />

Dott. Carlo Cassano (Bari-Bitonto)<br />

Attuari - Notai<br />

Sostituti Rag. Leonardo Amato (Bari-Bitonto)<br />

Rag. M. Antonietta Baronchelli (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Rag. Vito Colaianni (Bari-Bitonto)<br />

Rag. Antonio Iurilli (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi)<br />

Rag. Angela Sette (Bari-Bitonto)<br />

Dott. Liborio Tridente (Trani-Barletta-Bisceglie)<br />

Rag. Rosa Zaffanella (Bari-Bitonto)<br />

Dott. Francesco Mosè Radi (Cerignola-Ascoli Satriano)


Relazione al 31.12.2009<br />

Cause introdotte 221<br />

Cause archiviate 22<br />

Rato 1<br />

Cause decise 254<br />

Decise<br />

Affermative 197<br />

Negative 57<br />

Totale 254<br />

Capi di nullità<br />

Allegato n. 2<br />

Esclusione dell’indissolubilità 81 affermative 45 negative<br />

Esclusione della prole 64 affermative 33 negative<br />

Simulazione totale del consenso 47 affermative 40 negative<br />

Incapacità ad assumere gli obblighi coniugali 29 affermative 34 negative<br />

Defectus discretionis iudicii 19 affermative 26 negative<br />

Timore 12 affermative 21 negative<br />

Esclusione della fedeltà 6 affermative 12 negative<br />

Errore di qualità 1 affermative 7 negative<br />

Impotenza 1 affermative 2 negative<br />

Condizione 3 affermative 3 negative<br />

Esclusione del bonum coniugum 2 affermative 14 negative<br />

Esclusione della comunione di vita 0 affermative 2 negative<br />

Dolo 1 affermative 9 negative<br />

Impedimento per vincolo precedente 1 affermative 0 negative<br />

La somma dei capi ammessi o respinti non corrisponde al numero<br />

delle sentenze affermative o negative in quanto alcune volte nella stessa<br />

sentenza il Tribunale si è pronunziato su più capi, alcuni dei quali vengono<br />

ammessi e altri respinti.<br />

259


260<br />

<strong>Diocesi</strong> di provenienza<br />

delle 221 cause introdotte nell’anno 2009<br />

<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti 5<br />

Andria 7<br />

Bari-Bitonto 44<br />

Brindisi-Ostuni 20<br />

Castellaneta 9<br />

Cerignola-Ascoli Satriano 1<br />

Conversano-Monopoli 14<br />

Foggia-Bovino 13<br />

Lecce 16<br />

Lucera-Troia 3<br />

Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo 7<br />

Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi 12<br />

Nardò-Gallipoli 13<br />

Oria 18<br />

Otranto 8<br />

San Severo 4<br />

Taranto 16<br />

Trani-Barletta-Bisceglie 7<br />

Ugento-Santa Maria di Leuca 4<br />

Totale 221<br />

Allegato n. 3


Professioni<br />

Allegato n. 4<br />

Attori Attrici Convenuti Convenute<br />

Agricoltore 1 1 3 5<br />

Artigiano 6 2 1 1<br />

Casalinga 17 32<br />

Commerciante 10 1 7 4<br />

Commessa 2 1 1 1<br />

Disoccupato 2 5 3 10<br />

Forze dell’Ordine<br />

Impiegato 32 25 18 19<br />

Imprenditore 2 3 2<br />

Infermiere 2 2 4<br />

Insegnante 2 9 2 4<br />

Libero Professionista 16 14 16 19<br />

Marittimo 2<br />

Medico<br />

Militari 18 6<br />

Operaio 28 10 35 8<br />

Studente 1 13 1 12<br />

Pensionato 1<br />

Totale 121 100 100 121<br />

Attori 121<br />

Attrici 100<br />

Totale parte attrice 221<br />

Convenuti 100<br />

Convenute 121<br />

Totale parte convenuta 221<br />

261


262<br />

Durata della convivenza matrimoniale<br />

delle coppie che hanno introdotto il libello<br />

nell’anno 2009<br />

7 giorni 1<br />

13 giorni 1<br />

21 giorni 1<br />

27 giorni 1<br />

1 mese 3<br />

2 mesi 3<br />

3 mesi 6<br />

4 mesi 6<br />

5 mesi 5<br />

6 mesi 6<br />

7 mesi 3<br />

8 mesi 3<br />

9 mesi 3<br />

10 mesi 6<br />

11 mesi 1<br />

1 anno 18<br />

14 mesi 1<br />

15 mesi 3<br />

16 mesi 1<br />

17 mesi 1<br />

18 mesi 2<br />

19 mesi 1<br />

20 mesi 1<br />

2 anni 28<br />

3 anni 14<br />

4 anni 10<br />

5 anni 11<br />

6 anni 15<br />

7 anni 5<br />

8 anni 8<br />

9 anni 7<br />

10 anni 4<br />

11 anni 6<br />

12 anni 4<br />

13 anni 1<br />

14 anni 2<br />

15 anni 2<br />

16 anni 1<br />

18 anni 3<br />

19 anni 2<br />

20 anni 1<br />

23 anni 1<br />

26 anni 1<br />

29 anni 1<br />

30 anni 1<br />

Coppie non dichiarate 16<br />

Totale 221<br />

Allegato n. 5


Statistiche sull’attività del Tribunale<br />

in particolare per la diocesi di<br />

<strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />

<strong>Anno</strong> 2009<br />

Totale cause decise<br />

Totale cause decise nella<br />

<strong>Diocesi</strong><br />

aff. neg.<br />

254 6 6 0<br />

Capi di nullità Totale Aff. Neg. Arch.<br />

Esclusione della indissolubilità 4 3 1<br />

Esclusione della prole 1 1 0<br />

Timore 1 0 1<br />

Defectus discretionis iudicii 1 0 1<br />

Incapacità ad assumere gli obblighi coniugali 2 1 1<br />

Simulazione totale del consenso 2 1 1<br />

Errore di persona 0 0 0<br />

Errore di qualità 2 0 2<br />

Esclusione della fedeltà 0 0 0<br />

Dolo 0 0 0<br />

Impotenza 0 0 0<br />

Condizione 1 1 0<br />

Esclusione del bonum coniugum 1 0 1<br />

Difetto di forma canonica 0 0 0<br />

Esclusione della sacra mentalità 0 0 0<br />

La somma dei capi ammessi o respinti non corrisponde al numero<br />

delle sentenze affermative o negative in quanto alcune volte nella stessa<br />

sentenza il Tribunale si è pronunziato su più capi, alcuni dei quali vengono<br />

ammessi e altri respinti.<br />

263


<strong>Gravina</strong> in Puglia. Parrocchia Spirito Santo - ambone.


Atti<br />

del Vescovo


Messa Crismale<br />

Cattedrale di <strong>Altamura</strong>, 31 marzo <strong>2010</strong><br />

Saluto iniziale<br />

Omelie<br />

“La pace sia con voi”<br />

Cari Sacerdoti, Fratelli e Sorelle, possa questa solenne celebrazione<br />

inondare di grazia e di pace i vostri cuori: grazia per il dono del sacerdozio;<br />

pace per un vero incontro di risurrezione spirituale.<br />

Questa è la Messa Crismale dell’<strong>Anno</strong> Sacerdotale e della fase centrale<br />

del cammino sinodale.<br />

Disponiamo i nostri cuori ad accogliere con apertura interiore e prontezza<br />

di spirito i doni e le istanze dello Spirito, per dare a Cristo, alla<br />

Chiesa e al mondo le risposte che si attendono da noi.<br />

Unendoci ai Confratelli infermi e sentendo vicini i Confratelli che sono<br />

nella Pasqua eterna, come Pietro dopo il rinnegamento, volgiamo fiduciosi<br />

lo sguardo verso Cristo, per domandarGli perdono per i peccati<br />

nostri e dei sacerdoti di tutto il mondo.<br />

“Sta’ in silenzio<br />

davanti al Signore<br />

e spera in Lui”<br />

(Sal 37, 7)<br />

Omelia<br />

Carissimi fratelli Presbiteri e Diaconi,<br />

ci siamo radunati in solenne assemblea per fare memoria del giorno<br />

in cui “Colui che ci ama… ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il Suo<br />

Dio e Padre” (Ap 1, 5-8); ha effuso il Suo Spirito sopra di noi; ci ha consacrati<br />

con l’unzione e ci ha mandati per annunziare ai poveri il lieto annunzio<br />

(cfr Lc 4, 18).<br />

267


268<br />

Siamo qui, circondati dai fedeli provenienti da tutte le comunità della<br />

<strong>Diocesi</strong>, per cantare con loro “l’amore del Signore” (responsorio) e riconfermare<br />

alla presenza di Dio e della Chiesa, le promesse fatte al Vescovo<br />

nell’ordinazione.<br />

Quel giorno, alla domanda: “Vuoi essere unito sempre più strettamente<br />

a Cristo Sommo Sacerdote… consacrando te stesso a Dio per la salvezza<br />

di tutti gli uomini?”, abbiamo risposto con sincerità e convinzione:<br />

“Si, con l’aiuto di Dio, lo voglio”.<br />

Consapevoli, infatti, che siamo stati chiamati, non dagli uomini, ma<br />

da Dio per gli uomini, e che siamo stati consacrati per essere nel mondo<br />

testimoni di Cristo e della Sua opera di salvezza (cfr Orazione), ci siamo<br />

impegnati a essere “uniti sempre più strettamente a Cristo” in una crescente<br />

intimità con Lui (cfr Rito di ordinazione).<br />

Poi siamo stati immessi e ci siamo immersi nel ministero, desiderosi<br />

di lavorare per Lui, ma forse, senza avere attenzione e tempo da dedicare<br />

a Lui. La scusa del “da fare”, la presunzione di “saper fare” e di “poter<br />

fare da soli”, senza imparare da Lui come lavorare per gli uomini, ci<br />

ruba o riduce il tempo dello stare con Lui, e non ci fa sentire il bisogno di<br />

incontrare i fratelli sacerdoti.<br />

Per operare il rinnovamento interiore, scopo e meta dell’anno sacerdotale,<br />

dobbiamo ripartire dal rivedere il nostro rapporto personale con<br />

Gesù; la nostra capacità e fedeltà dello “stare con Lui” (Mc 3, 14).<br />

La testimonianza e la spiritualità del Curato d’Ars, che il Santo Padre<br />

ci ha proposto come modello, forse, sotto certi aspetti, ci appare “cosa di<br />

altri tempi”, non più proponibile ai nostri giorni.<br />

In realtà, quanto più “borghese” è il nostro castello mentale, tanto più<br />

fuori moda ci appare la testimonianza dei Santi.<br />

Alla luce degli incresciosissimi e scandalosi fatti irlandesi e della<br />

pressante esortazione del Papa a ritornare alle fonti genuine e insostituibili<br />

di una autentica e sostanziosa vita spirituale, è tempo che mettiamo<br />

sulla bilancia la consistenza della nostra spiritualità sacerdotale.<br />

I Confratelli Irlandesi non sono demoni, e noi non siamo angeli.<br />

Quando esplode lo starnuto, il raffreddore ha già preso possesso delle<br />

vie respiratorie; e quando cade un albero, la radice era marcita da tempo.<br />

Le deviazioni e gli scandali sono frutti ritardati di remoti e abituali<br />

vuoti interiori, di fedeltà infedele, di mancanza di fede, di ripiegamento<br />

su se stessi.


La Lettera del Santo Padre ai Cattolici di Irlanda ci interpella personalmente<br />

e ci chiede di verificare la tenuta del nostro rapporto con Dio,<br />

la profondità della nostra interiorità, per non correre il rischio di essere<br />

semplici prestatori di servizi, attivisti della religione, funzionari del sacro,<br />

servitori di devozioni, esposti ai venti della mentalità edonistica e<br />

delle mode perverse dei nostri tempi.<br />

Dobbiamo aiutarci a vicenda a ripartire dal nostro cuore, dove è la radice<br />

di tutto quello che di male vediamo intorno a noi.<br />

Riscoprire il silenzio<br />

Don Massimo Camisasca, il mese scorso, ha pubblicato “Padre”, un<br />

libro dedicato ai preti, che ha come sottotitolo una domanda: “Ci saranno<br />

ancora sacerdoti nel futuro della Chiesa?” Uno dei capitoli è dedicato<br />

al “silenzio”.<br />

Il silenzio, scrive l’Autore, è per il prete ciò che è l’ancora per la nave.<br />

L’ancora permette alla nave di non essere sballottata dalle onde; fa<br />

poggiare la nave su un fondale profondo e invisibile, ma reale e sicuro.<br />

L’ancora di tutti, ma particolarmente del Prete e dei Consacrati, non<br />

può essere il loro “da fare”.<br />

L’attività stanca, svuota, distrugge se non è irrorata e vivificata da<br />

un continuo rapporto con Dio. Racchiudere ed esprimere il nostro ministero<br />

nelle cose da fare, è lasciare la nave al largo, senza ancora: si agita<br />

inutilmente e va alla deriva.<br />

Purtroppo, tutti possiamo illuderci di salvare gli altri con le attività<br />

e l’agitazione. In realtà ci disperdiamo in un “fare” scomposto e senza<br />

senso, con l’aggravante di scambiare per carità e generosità, la nostra incapacità<br />

di entrare dentro di noi.<br />

La vera carità, invece, parte dall’incontro con Dio e fa sentire il bisogno<br />

di rientrare in Dio.<br />

Tutti conosciamo Madre Teresa di Calcutta come la grande camminatrice<br />

della carità. Lei diceva di se stessa: “Io sono solo una donna che<br />

prega”; e alle sue figlie, che formava e incitava alla carità, insegnava il<br />

segreto primordiale del silenzio: “Dio è amico del silenzio. Nel silenzio<br />

il firmamento proclama la gloria di Dio. Nel silenzio dei nostri cuori<br />

Dio ci parlerà, se noi smettiamo di parlare e gli diamo una opportunità<br />

269


270<br />

mettendoci in ascolto… Neanche Dio può fare niente per qualcuno che<br />

sia già pieno. Bisogna svuotarsi di tutto per lasciarlo entrare” (da “Una<br />

piccola matita”).<br />

Cos’è il silenzio?<br />

Il silenzio non è mutismo, né semplice assenza di suoni e di rumori.<br />

Il silenzio è il tempio in cui abita e si manifesta la gloria di Dio; è il<br />

comando che precede tutta la Legge: “Ascolta, Israele!” (Dt 6, 4); è la<br />

beatitudine che fa scoprire e comprendere le altre otto: “Beati piuttosto<br />

coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano” (Lc 11, 28); è la<br />

beatitudine riservata a chi crede, come Maria di Betania, che tacere per<br />

ascoltare è la cosa migliore e necessaria. Il silenzio, infatti, non è stare<br />

zitti e soli, ma ricercare il volto di Dio (Sal 27, 8), per stare con Lui, fonte<br />

di chiarezza e di giusta visione delle realtà.<br />

Il silenzio è il custode della Parola, il Maestro che svela la profondità<br />

delle Scritture per entrare in Dio e nella comunione Trinitaria; è il pozzo<br />

di Giacobbe dove si attinge Acqua che zampilla per la vita eterna (Gv<br />

4, 14); è l’incontro segreto di Nicodemo con Cristo, in cui si scopre la<br />

necessità di “nascere dall’alto per vedere il Regno di Dio” (Gv 3, 3).<br />

Necessità del silenzio<br />

Il molto parlare e il poco riflettere portano alla stoltezza e alle guerre,<br />

alla superficialità e allo smarrimento. Il mondo in cui viviamo ha bisogno<br />

di polmoni che respirano il silenzio.<br />

Dobbiamo cercare il silenzio, non per non sentire; ma per sentire più<br />

in profondità; per scoprire, stando in disparte, il volto di Cristo e assimilarne<br />

i lineamenti.<br />

Se non riserviamo il tempo per “stare in disparte” (Mc 3, 14) con Lui,<br />

ci manca la fonte a cui attingere il rinnovamento continuo del nostro essere<br />

e del nostro operare: il seme, se non scende nel silenzio e nel nascondimento<br />

del terreno, resta sterile e solo per tutta la vita.<br />

Quando siamo agitati e turbati come il lago di Genezaret in tempesta,<br />

solo se accogliamo il comando di Cristo: “Taci, calmati” (Mc 4, 40) ritroviamo<br />

la serenità e la pace.


Senza il silenzio che ascolta, tutto il mistero cristiano resta semplice<br />

conoscenza intellettuale, le parole restano suoni superficiali, senza risonanza<br />

e accoglienza interiore.<br />

Se non abbiamo esperienza della necessità e dei benefici del silenzio,<br />

è difficile che portiamo giovani, educatori, genitori, sulla strada verso<br />

l’Oreb; cioè avvertiamo tutta l’incapacità di far comprendere l’importanza<br />

dei momenti di solitudine.<br />

I frutti del silenzio<br />

Il silenzio porta alla presenza di Dio, al godimento di Dio, al gusto<br />

della preghiera; genera unità interiore e possesso di se stessi, fecondità<br />

di pensiero, sentimenti di pace e zelo apostolico.<br />

Solo chi sa ascoltare il silenzio comprende la verità, la bellezza e la<br />

felicità che sgorga dallo stare “faccia a faccia” con Dio.<br />

Il silenzio, quando è vero incontro con Dio, ci “scalza”, come Mosè<br />

al Roveto ardente; ci denuda di tutte le bugie che ci diciamo, le giustificazioni<br />

che ci diamo, le paure che ci imprigionano; mette a tacere tutte le<br />

meschinità, i pregiudizi e gli individualismi, le presunzioni e le autoreferenzialità<br />

che ci portiamo dentro.<br />

Il silenzio ci riempie dello Spirito di Dio che parla nelle Scritture, ci<br />

insegna il linguaggio della misericordia, dell’amore, dell’umiltà. Quando<br />

uno vive il silenzio, gli altri si accorgono che è una persona abitata da<br />

Dio.<br />

Gli ostacoli del silenzio<br />

Purtroppo i moderni mezzi di comunicazione mediatica portano alla<br />

incomunicabilità con Dio e con le persone fisiche; deformano lo sguardo<br />

sui comportamenti umani; atrofizzano le capacità intellettive, offrono<br />

cibi culturali precotti; impigriscono la capacità e la volontà di pensare,<br />

di produrre pensiero; fanno correre il rischio di diventare dei cd o dei<br />

dvd, che non sanno quello che dicono o quello che mostrano.<br />

Se al fascino della moderna tecnologia aggiungiamo le attività e gli<br />

impegni del ministero pastorale, dobbiamo riconoscere umilmente, tut-<br />

271


272<br />

ti, che gli spazi di solitudine col Signore e il dialogo interiore ininterrotto<br />

con Lui non hanno una corsia preferenziale nella nostra vita.<br />

Imparare il silenzio<br />

Esaminiamoci continuamente se per caso non preghiamo solo quando<br />

siamo nell’esercizio delle nostre mansioni liturgiche o pastorali.<br />

È importante il silenzio orante della prima ora del giorno, perché tutta<br />

la nostra giornata sia trasparenza della presenza di Cristo nelle parole,<br />

nelle azioni, nei modi.<br />

Se crediamo nel silenzio, cercheremo di non barattare ritiri, momenti<br />

formativi, incontri di fraternità, occasioni di aggiornamento, preghiera<br />

personale, esercizi spirituali, con il nostro discutibile “da fare”.<br />

Se ci priviamo di questi momenti, non solo ci esponiamo a una pericolosa<br />

anoressia spirituale, ma diventiamo anche padri che negano il pane<br />

ai figli.<br />

La partecipazione agli esercizi spirituali diocesani, più che un adempimento<br />

di legge canonica, vuole essere un segno del personale impegno,<br />

nell’anno sacerdotale, di fedeltà all’obbedienza promessa; di accoglienza<br />

e di rispetto dei propri confratelli; di disponibilità a cogliere ogni<br />

occasione per costruire la comunione presbiterale; di consapevolezza<br />

di dover dare buon esempio al popolo, il quale gioisce immensamente<br />

quando vede unità, fraternità e spiritualità nei propri sacerdoti.<br />

Essere sacerdoti significa bruciare di zelo per la casa del Signore.<br />

Lo zelo pastorale è anelito di missione, è esigenza di annunzio, bisogno<br />

di condividere l’esperienza del Cristo; è gioia di comunicare ad altri<br />

il dono di aver conosciuto e seguito Gesù; è consapevolezza che ogni<br />

persona che non conosce Cristo è morta dentro, è nelle tenebre, priva del<br />

fondamento della speranza.<br />

Questo fuoco si mantiene vivo fino all’ultimo respiro della nostra vita<br />

se è alimentato ogni giorno nel silenzio che incontra e ascolta.<br />

Maria, la Vergine del silenzio, ci sia maestra e guida verso la Casa dove,<br />

chiusa la porta, incontriamo il Padre che si fa trovare, vede e ascolta<br />

nel segreto (cfr Mt 6, 6).<br />

Lei, Madre ed Educatrice che serbava ogni cosa meditandola nel Suo<br />

cuore, (cfr Lc 2, 19; 2, 51), ci ricordi ogni giorno che:


il “da fare” è un nemico insidioso e un alibi falso;<br />

il silenzio orante e in ascolto è parte essenziale ed integrante del ministero<br />

pastorale;<br />

solo sul Sinai, sull’Oreb, nella Tenda del Convegno Mosè ed Elia<br />

incontrarono il Signore;<br />

Dio vuole vedere il nostro volto, più di quanto noi non desideriamo<br />

vedere il Suo.<br />

* * *<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

Omelia<br />

per l’Ordinazione Presbiterale<br />

di Don Stefano Nacucchi e P. Marcio Oliveira Duarte, pf<br />

Cattedrale di <strong>Gravina</strong>, 10 aprile <strong>2010</strong><br />

“I discepoli gioirono al vedere il Signore” (Gv 20, 21).<br />

Era il giorno di Pasqua, il “Giorno del Signore”. Il Risorto, incontrando<br />

i discepoli, comunica loro il Suo Spirito, il mandato ricevuto dal Padre,<br />

il potere di rimettere i peccati.<br />

Otto giorni dopo, “Giorno del Signore”, Gesù mostra a Tommaso i<br />

segni Pasquali: il Suo corpo crocifisso e glorioso.<br />

Era il “Giorno del Signore”, quando l’apostolo Giovanni, “preso dallo<br />

Spirito” vide il Figlio dell’Uomo in abiti sacerdotali.<br />

L’apostolo cade ai suoi piedi; il Risorto pone su di lui la Sua destra; lo<br />

rassicura di essere il Signore della vita e gli ordina di scrivere ciò che vede<br />

e ascolta.<br />

Pasqua-Eucaristia-Ordine Sacro<br />

Siamo nel cuore della celebrazione della Pasqua, al centro della celebrazione<br />

eucaristica, all’inizio della celebrazione del sacramento<br />

dell’ordine del presbiterato.<br />

273


274<br />

La liturgia della seconda domenica di Pasqua mette bene in evidenza<br />

l’intimo rapporto che c’è tra la Pasqua, il Sacramento dell’Eucaristia e il<br />

Sacramento dell’Ordine.<br />

La Pasqua non è una cornice casuale dell’ordinazione, e la celebrazione<br />

eucaristica non è un semplice contenitore del sacramento dell’ordine.<br />

Pasqua, Eucaristia e Ordine Sacro sono opera dello Spirito Santo:<br />

tre eventi dell’unica opera di salvezza.<br />

L’importanza di questa celebrazione, la portata storica di questo giorno,<br />

in cui Don Stefano e Padre Marcio diventano sacerdoti, non proviene<br />

dalla commozione che pervade il cuore di tutti; ma da una particolare<br />

irruzione dello Spirito Santo nel cuore degli Ordinandi e, di riflesso, su<br />

tutta la nostra Chiesa Locale.<br />

Fra poco, Cristo, per mezzo del Vescovo, dirà a Padre Marcio e a Don<br />

Stefano, ciò che ha detto agli Apostoli il giorno di Pasqua: “Ricevete lo<br />

Spirito Santo”.<br />

E lo Spirito, che ha già operato nel cammino spirituale e vocazionale<br />

degli ordinandi, e opererà nel loro ministero, oggi prende possesso di loro<br />

e fa sintesi di tutta la loro esistenza.<br />

Assemblea<br />

Questa assemblea, allora, non è un festoso raduno formatosi per l’invito<br />

ricevuto da Marcio e Stefano; ma è stata preparata dal Signore per<br />

il giorno in cui Egli stesso si sarebbe reso presente sacramentalmente in<br />

loro.<br />

Cari Stefano e Marcio, questa assemblea è il popolo per il quale Cristo<br />

vi ha chiamati, vi ha plasmati, e oggi vi unisce intimamente al suo<br />

ministero sacerdotale, donandovi il Suo Spirito.<br />

Quest’assemblea è segno della vostra appartenenza: siete della Chiesa,<br />

per la Chiesa.<br />

Ingresso<br />

Tutti i momenti, i riti e i segni della celebrazione sono rivelatori di ciò<br />

che lo Spirito ha fatto in voi e di ciò che vorrà operare per mezzo vostro.


La processione di ingresso, lo snodarsi del cammino verso l’altare ci<br />

ha fatto quasi vedere con gli occhi il cammino che Cristo, per mezzo del<br />

suo Spirito, ha fatto nella vostra vita, dal momento della chiamata fino al<br />

suo compimento.<br />

Ma l’incedere verso l’altare è segno anche del vostro cammino verso<br />

il sacerdozio. È sintesi degli anni di preparazione spirituale, culturale,<br />

pastorale.<br />

Atto Penitenziale<br />

Ma per quanto intensi e impegnati siano stati gli anni di formazione<br />

in seminario, quando ci si trova alla presenza del Signore che affida<br />

una missione, ci si sente sommamente indegni e inadeguati: l’atto penitenziale<br />

di oggi e di ogni giorno deve essere una costante consapevolezza<br />

della vostra indegnità e un quotidiano bisogno di affidarvi alla bontà<br />

del Signore.<br />

Eccomi<br />

Dopo che, nel silenzio, avete accolto la Parola, alla chiamata della<br />

Chiesa, avete risposto “Eccomi”. Quell’“Eccomi” ha la portata delle risposte<br />

alle grandi chiamate bibliche; è l’eco, il prolungamento, il memoriale<br />

dell’“Eccomi” di Abramo, di Mosè, dei Profeti, di Maria, del Verbo<br />

di Dio.<br />

È la sintesi e la formulazione ufficiale di tutte le risposte date al Signore<br />

lungo il cammino.<br />

È una dichiarazione di disponibilità a voler essere sempre in questo<br />

atteggiamento di prontezza, senza calcoli, senza pretese di garanzie, senza<br />

condizioni, desideri e preferenze.<br />

Nella fedeltà a quell’“Eccomi”, senza incoerenze, opinioni dissenzienti,<br />

assenze volute, c’è tutta la gioia, la pace, la pienezza dell’essere<br />

prete; l’esperienza della libertà da se stessi e dai propri interessi.<br />

275


276<br />

Dignitas<br />

Chiedendo ai vostri formatori se siete degni del sacerdozio, non volevo<br />

sapere se non siete corrotti, ma se avete la “dignitas” sacerdotale,<br />

la spiritualità, l’animo docile a lasciarvi condurre dal Signore; la volontà<br />

sincera di compiere sempre la Sua Volontà; se volete essere “uomini<br />

di Dio”, perché appartenete a Lui, perché siete desiderosi di annunziare<br />

Lui, di portare a Lui.<br />

Lo voglio<br />

Voi, la volontà di vivere così il vostro sacerdozio la esprimerete fra<br />

poco rispondendo alle domande che vi porrò.<br />

Nel vostro “si, lo voglio”, più volte ripetuto, affermerete ufficialmente<br />

di voler spendere nel ministero tutta la vostra vita; di voler essere docili<br />

cooperatori del Vescovo a servizio del popolo; di rinunciare per sempre<br />

a vivere da persone private; di voler prolungare nel tempo la missione<br />

del Verbo Eterno di Dio con la fedeltà alla Parola e l’annuncio del<br />

Vangelo; di voler presiedere l’Eucaristia in modo tale da diventare “porta”<br />

per far entrare nel mistero il Popolo di Dio; di voler fare della preghiera<br />

un atto specifico del ministero, un servizio dovuto alla Chiesa, un<br />

prolungamento della preghiera del Signore nel cenacolo; di voler unire<br />

l’offerta della vostra vita all’offerta del Cristo, di voler giungere “con<br />

l’aiuto di Dio”, fino al martirio, pur di essere fedeli alla consegna della<br />

vostra vita, nell’obbedienza al Vescovo e nello spendere per l’esercizio<br />

del ministero tutto: pensieri, sentimenti, forze, volontà, corpo, beni.<br />

Litanie dei Santi<br />

Le promesse che farete al Signore sono tante e tali, che il Vescovo<br />

inviterà l’assemblea a invocare, con le litanie dei Santi, l’intercessione<br />

dell’assemblea celeste, perché venga in aiuto della vostra debolezza.<br />

Durante questo dialogo orante di comunione con tutti i Santi e le Sante,<br />

voi sarete prostrati, come Giovanni davanti al Figlio dell’Uomo, (Ap<br />

1), con il volto e la bocca nella polvere, in atto di adorazione, come Abra-


mo, come Mosè, in totale abbandono e supplica di aiuto, come Gesù nel<br />

Getsemani.<br />

Silenzio e imposizione delle mani<br />

Al canto seguirà il silenzio, il silenzio del coro, dell’assemblea, del<br />

Vescovo, della Chiesa.<br />

Siamo al centro della celebrazione del sacramento dell’ordine, nel<br />

cuore del tempio, nel sancta sanctorum della liturgia; è il momento<br />

dell’invocazione, dell’effusione, dell’irruzione dello Spirito sugli ordinandi.<br />

Lo Spirito Santo, attraverso l’imposizione silenziosa delle mani, alla<br />

quale partecipano, in segno di comunione, tutti i presbiteri, e la preghiera<br />

consacratoria che segue, prende possesso di Marcio e Stefano, della<br />

loro vita, della loro volontà, della loro persona per renderli partecipi del<br />

sacerdozio ministeriale di Cristo.<br />

Il lavoro pastorale che Don Stefano e Padre Marcio svolgeranno, non<br />

sarà un ufficio ricevuto dagli uomini, ma conseguenza dello Spirito invocato<br />

su di loro. Le gioie, le fatiche, i frutti, le sofferenze, le amarezze,<br />

gli sforzi, le richieste dei fedeli, le obbedienze, i sacrifici che concretizzeranno<br />

il vostro ministero, non vi chiederanno di “fare” i preti, ma di<br />

“essere” preti, cioè di essere sempre ciò che oggi lo Spirito vi rende: partecipi<br />

della missione di Cristo-servo per amore.<br />

Vestizione<br />

Tutto ciò che lo Spirito, effondendosi su di voi, opera in modo invisibile,<br />

viene in qualche modo evidenziato dai segni conclusivi del rito<br />

dell’ordinazione.<br />

La vestizione della stola sacerdotale e della casula è simbolo dello<br />

Spirito che prende la vostra umanità e rivela ciò che siete diventati. Il gesto<br />

di indossare le vesti sacre lo farete nella ferialità del ministero: indossatele<br />

non solo per dare decoro all’azione sacra, ma anche per far<br />

memoria di che cosa Cristo ha fatto per voi; per prendere rinnovata consapevolezza<br />

di ciò che siete.<br />

277


278<br />

Unzione<br />

L’unzione delle mani con il sacro Crisma deve essere un richiamo costante<br />

ad esercitare nel ministero tutte le virtù e i doni dello Spirito Santo.<br />

L’olio, che in cucina è alimento, nella lampada è luce, in medicina<br />

è balsamo e medicamento, in cosmesi è profumo, in officina è lubrificante,<br />

è simbolo della multiforme grazia dello Spirito che deve manifestarsi<br />

nella vostra azione pastorale, attraverso la carità, il buon esempio,<br />

l’umiltà, lo zelo pastorale, lo spirito di fede, la disponibilità.<br />

Pane e vino<br />

Vi consegnerò il pane ed il vino, perché l’Eucaristia sia centro della<br />

vostra vita, alimento delle virtù teologali, fortezza per lottare.<br />

Ma anche per dirvi che tutto ciò che siete e farete deve diventare in<br />

Cristo e con Cristo, Eucaristia a onore e gloria del Padre e per la salvezza<br />

dei fratelli.<br />

Abbraccio di pace<br />

L’abbraccio di pace, che conclude il rito, non è un semplice augurio<br />

che distrae e interrompe la continuità della celebrazione. È, invece, un<br />

gesto di accoglienza, quasi un patto di fraternità e di unità; un segno di<br />

comunione, che scaturisce dall’imposizione delle mani a cui tutti i presbiteri<br />

hanno partecipato, e che esprime la promessa di far fruttificare la<br />

comunione sacramentale in comunione pastorale e fraterna.<br />

Silenzio e abbraccio<br />

Così il nostro sacerdozio, che nasce tra il silenzio dell’imposizione<br />

delle mani e l’abbraccio di pace, non può fare a meno del silenzio della<br />

preghiera e del dialogo fraterno.


Maria - Curato D’Ars - Don Eustachio<br />

Non posso concludere queste poche riflessioni senza alzare lo sguardo<br />

alla Vergine Maria, Mater Purissima, e Regina Apuliae, per invocarne<br />

la materna intercessione su Stefano, Marcio, i seminaristi e i sacerdoti;<br />

al Santo Curato D’Ars, perché resti luminoso punto di riferimento per<br />

tutti gli anni di vita sacerdotale; a Don Eustachio Montemurro, per aver<br />

dato a <strong>Gravina</strong> e alla <strong>Diocesi</strong> un segno di protezione e di benevolenza,<br />

facendo rifiorire, con la sua intercessione, i Piccoli Fratelli del Santissimo<br />

Sacramento e per averli donati anche a <strong>Gravina</strong>.<br />

Grazie<br />

L’ultimo pensiero è un grazie a quanti hanno contribuito alla formazione<br />

di Stefano e Marcio, alle loro famiglie, per i sacrifici affrontati; a<br />

Padre Giovanni, rifondatore e Superiore Generale dei Piccoli Fratelli,<br />

per aver pensato a <strong>Gravina</strong>; alle Suore del Sacro Costato per aver contribuito<br />

concretamente a rendere possibile la presenza fra noi dei Piccoli<br />

Fratelli; a quanti si sono impegnati per questa celebrazione.<br />

Dossologia<br />

Per questo giorno, “fatto dal Signore”, per rallegrarci ed esultare, sia<br />

gloria e onore, benedizione e rendimento di grazie alla Santissima Trinità.<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

279


280<br />

Omelia<br />

in occasione del 50° di Ordinazione Presbiterale<br />

di Don Saverio e Don Michele Paternoster<br />

<strong>Gravina</strong>, 3 luglio <strong>2010</strong><br />

La ricorrenza di un Cinquantesimo di sacerdozio è un’occasione propizia<br />

e preziosa per fare una più attenta riflessione sul grande dono e mistero<br />

del sacerdozio.<br />

L’abitudine di vedere volti, gesti, modi di essere, ci fa dimenticare di<br />

chiederci: “Chi c’è dietro quel modo di agire, di parlare, di essere”.<br />

Il sacerdote non è tutto e solo quello che si vede: noi vediamo l’uomo<br />

con i suoi pregi, i suoi difetti, le sue doti, le sue capacità, le sue luci e le<br />

sue ombre, la sua giovinezza o la sua anzianità…, ma la sua identità vera,<br />

piena, completa, la sua persona intima, profonda è un’altra.<br />

Il sacerdote non è “solo un uomo”, non è uno come gli altri, e basta.<br />

Per capire meglio quanto sto affermando, partiamo da Gesù: la gente<br />

che lo seguiva, lo ascoltava, nel suo modo di agire vedeva comportamenti<br />

che lo avvicinavano a Giovanni Battista o ai profeti del passato;<br />

ma Gesù non era né Giovanni Battista, né un profeta tornato in vita.<br />

Solo Pietro riesce ad andare oltre l’apparenza e a vedere in Gesù il Figlio<br />

del Dio vivo: ma ci riesce perché illuminato dall’alto, con la luce<br />

della fede.<br />

Solo la Parola di Dio e la luce della fede ci possono aiutare a comprendere<br />

chi è il sacerdote.<br />

Il sacerdote, dice la Scrittura nella Lettera agli Ebrei, è uno preso tra<br />

gli uomini e costituito a servizio degli uomini nelle cose che riguardano<br />

Dio.<br />

Il prete è una persona “presa”, cioè chiamata da Cristo, come gli Apostoli,<br />

come i 72 Discepoli dei quali parla il Vangelo di oggi, e mandato<br />

davanti a Lui in ogni città e luogo dove egli vuole recarsi.<br />

Come Abramo, il sacerdote è chiamato a camminare nella perfezione<br />

dell’obbedienza davanti a Dio.<br />

Come gli Apostoli e i 72 Discepoli, non deve essere attaccato a nulla<br />

e a nessuno, per poter andare dovunque è mandato.


Come Gesù, dovunque va, in qualunque casa entra, qualsiasi persona<br />

incontra, deve essere un portatore di pace, cioè deve donare Cristo, far<br />

sentire la presenza di Cristo.<br />

Il sacerdote è colui che nella sua persona deve portare Dio tra la gente.<br />

Isaia (I Lettura) ci ha detto che, per mezzo dei suoi ministri, Dio vuole<br />

fare scorrere un fiume di pace su Gerusalemme, cioè sulla Chiesa. Per<br />

mezzo dei sacerdoti, Cristo vuol far sentire agli uomini e alle donne di<br />

ogni tempo la sua tenerezza di padre e di madre; li vuole nutrire, portare<br />

in braccio, consolare, come una madre fa con il proprio figlio.<br />

Tutto questo ha fatto Gesù e continua a farlo per mezzo di coloro che<br />

Egli chiama.<br />

Di questa missione era consapevole l’Apostolo Paolo (II Lettura).<br />

Diceva di sé:<br />

io porto le piaghe di Gesù;<br />

io sono stato crocifisso con Gesù;<br />

io sono stato reso partecipe della Passione e della missione di Gesù;<br />

io voglio vantarmi soltanto di Gesù: del resto, non mi importa più<br />

niente,<br />

perché non sono più io che vivo;<br />

sento che Cristo vive in me;<br />

non ho più i miei pensieri, i miei sentimenti, ma quelli di Gesù.<br />

Questa è l’esperienza che è chiamato a fare ogni sacerdote. Il sacerdote<br />

è la presenza di Gesù in mezzo al suo popolo.<br />

Nel rito di ordinazione, per mezzo dell’imposizione delle mani e l’invocazione<br />

dello Spirito, Gesù si dona totalmente a loro, comunica loro<br />

la propria unzione sacerdotale, regale, profetica, li identifica talmente a<br />

sé, da renderli Sua Presenza, da consegnare se stesso e la Sua missione<br />

nelle loro mani. Dopo che avranno ricevuto lo Spirito,<br />

chi ascolta loro, ascolta Lui;<br />

chi disprezza loro, disprezza Lui;<br />

non vivranno più per se stessi, ma per Lui;<br />

non penseranno e non parleranno più con la propria testa e le proprie<br />

parole, ma col pensiero e la parola di Lui;<br />

il loro ministero non sarà più un agire di uomini, ma azione salvifica<br />

di Cristo.<br />

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282<br />

Il sacerdote impersona Cristo, non come un attore che interpreta un<br />

personaggio, ma perché chiamato, preso, costituito da Cristo come suo<br />

ambasciatore.<br />

Nella Solenne Celebrazione di chiusura dell’<strong>Anno</strong> Sacerdotale, Benedetto<br />

XVI ha detto: “Dio ritiene degli uomini capaci di agire e di essere<br />

presenti in vece Sua: questa audacia di Dio è la cosa veramente grande<br />

che si nasconde nella parola «Sacerdozio»”.<br />

Quando il sacerdote ha “una chiara coscienza dell’identità ricevuta<br />

nell’ordinazione sacerdotale”, quando vive “un profondo radicamento<br />

nella viva amicizia con Cristo”, quando lascia che Cristo governi l’esistenza<br />

sacerdotale, è “pieno di gioia, aperto a tutti… delicato verso i più<br />

deboli, i piccoli, i semplici, i peccatori”: gusta la gioia di esser prete; il<br />

popolo di Dio sente la presenza di Gesù; i non credenti avvertono i segni<br />

di una luce, di una forza che a loro manca.<br />

Il Santo Padre, il 26 maggio <strong>2010</strong>, ha detto che “Attraverso di noi il<br />

Signore raggiunge le anime, le istruisce, le custodisce, le guida”. Il sacerdote<br />

“è il tramite attraverso il quale, Cristo stesso ama gli uomini”.<br />

È questa la fonte della gioia della vita sacerdotale; è questa la ragione<br />

del suo impegno di assimilare Cristo; da questa coscienza di essere presenza<br />

viva di Cristo-Servo, sgorga dal cuore del sacerdote lo zelo pastorale,<br />

lo slancio per la missione, il bisogno di vivere la comunione con il<br />

Signore, con i Confratelli, con il Popolo di Dio.<br />

“Sacerdos Alter Christus”: è un’espressione che non si usa più; ma<br />

il sacerdote del terzo millennio non ha cambiato identità: il sacerdote è<br />

presenza di Gesù in mezzo a noi.<br />

Ecco perché, in circostanze particolarmente importanti, come il cinquantesimo<br />

di ordinazione, il popolo di Dio sente il bisogno di manifestare<br />

la sua fede nella “unicità” e nella grandezza dei sacerdoti, di ringraziare<br />

il Signore per averli chiamati, di pregare per loro in segno di affetto<br />

e di riconoscenza.<br />

Credo che tutto questo voglia esprimere l’esultanza, la presenza, la<br />

preghiera di questo popolo e di questo presbiterio per i loro cari “Don<br />

Saverio e Don Michele”.<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo


Omelia<br />

per la Celebrazione di apertura<br />

del Primo Sinodo Pastorale Diocesano<br />

Santuario Maria SS. del Buoncammino in <strong>Altamura</strong>, 7 dicembre <strong>2010</strong><br />

Primi Vespri della Solennità dell’Immacolata Concezione<br />

Maria primizia dell’umanità<br />

La Solennità dell’Immacolata pone davanti agli occhi della nostra fede<br />

la donna preservata da ogni macchia di peccato originale;<br />

la donna piena di grazia,<br />

Madre del Figlio di Dio,<br />

Sposa splendente di bellezza,<br />

Modello di santità,<br />

Inizio della Chiesa (cfr. Prefazio).<br />

Nello splendore della santità dell’Immacolata, la liturgia ci fa intravedere<br />

anche la vocazione di tutta l’umanità; Paolo, nella Lettera agli<br />

Efesini, ci fa prendere coscienza che:<br />

anche noi siamo stati benedetti da Dio Padre;<br />

anche noi, in Cristo, siamo stati scelti, prima della creazione del mondo,<br />

per essere santi e immacolati al suo cospetto,<br />

per essere suoi figli adottivi, a lode della Sua gloria (cfr. Ef 1, 3-6.11-12).<br />

La Genesi (3, 9-15), tra Dio “Creatore” e l’uomo “decaduto”, ci ha<br />

mostrato una donna, la prima Eva.<br />

Il Vangelo di Luca, tra Dio “Salvatore” e l’uomo “redento”, ci ha presentato<br />

la nuova Eva, Maria.<br />

A Nazaret, la disobbedienza rovinosa di Eva diventa l’“Eccomi” obbediente<br />

di Maria.<br />

La maternità di Maria e della Chiesa<br />

S. Bernardo, l’ultimo dei Padri della Chiesa (1090-1153), in un sermone,<br />

rivolgendosi ad Adamo, gli dice: “Adamo, non dire più: La donna<br />

283


284<br />

che mi desti a compagna, m’ha dato di quel frutto (Gn 3,12). Di’ piuttosto:<br />

la donna che m’hai dato mi ha nutrito di quel frutto benedetto” (Sermone<br />

“De Aquaeductu”, 5-6).<br />

E, in un’omelia sull’Annunciazione, rivolgendosi alla Vergine, le dice<br />

che Adamo, Abramo, Davide, i Santi Patriarchi, l’umanità è in pianto<br />

e in attesa, e la supplica di aprire “il cuore alla fede, le labbra all’assenso,<br />

il grembo al Creatore”.<br />

Sant’Anselmo, il più autorevole pensatore della Chiesa dell’XI secolo,<br />

dice che, a causa del peccato di Adamo, “erano tutte morte le cose,<br />

perché avevano perduto la dignità originale”. Ma quando “Dio, che<br />

aveva creato ogni cosa, si fece Lui stesso creatura di Maria, ha ricreato<br />

così tutto quello che aveva creato”. “Questi beni così grandi sono venuti<br />

dal frutto benedetto del grembo benedetto di Maria Benedetta. Per<br />

la pienezza della tua grazia… le creature che sono sulla terra gioiscono<br />

di essere rinnovate”.<br />

Benedetto XVI, nel libro-intervista “Luce del mondo”, commentando<br />

le parole di Gesù “chi fa la volontà del Padre mio, è per me fratello, sorella<br />

e madre”, scrive: “così egli trasmetteva a noi il compito della maternità,<br />

per rendere ancora possibile per così dire, la nascita di Dio in<br />

questo tempo… La nascita di Dio… in un senso più ampio e più profondo,<br />

deve accadere nuovamente in ogni generazione e ogni cristiano è<br />

chiamato a questo” (p. 220).<br />

La missione della Chiesa<br />

Generare Cristo per gli uomini del proprio tempo: è questa la missione<br />

che la Chiesa ha ricevuto da Cristo stesso.<br />

Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione “Gaudium et spes”, ha affermato<br />

che la Chiesa “è come il fermento e quasi l’anima della società<br />

umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di<br />

Dio” (40a); “La Chiesa… a questo soltanto mira: che venga il regno di<br />

Dio e si realizzi la salvezza dell’intera umanità” (45a).<br />

Perché l’intera umanità potesse entrare nel Regno di Dio e ottenere la<br />

salvezza, il Figlio di Dio, dice il Concilio: “si è fatto egli stesso carne,<br />

per operare, Lui l’uomo perfetto, la salvezza di tutti”; perché “è Lui il fine<br />

della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della ci-


viltà, il centro del genere umano, la gioia del cuore, la pienezza delle loro<br />

aspirazioni” (GS 45b). Nessuna creatura può fare a meno di Cristo.<br />

Nella solennità dell’Immacolata, la nostra Chiesa entra in Sinodo,<br />

non per una coincidenza fortuita, ma per scelta.<br />

Se è vero che la Chiesa è santa e peccatrice, che ha bisogno costantemente<br />

di essere “riformata”, è anche vero che, come Chiesa particolare,<br />

siamo nella condizione di peccato, bisognosi di conversione e di rinnovamento,<br />

per compiere la missione che ci è stata affidata.<br />

Attraverso il Sinodo, il Signore ci viene incontro, ci cerca, per chiederci<br />

“Dove sei, Chiesa di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva?”.<br />

Noi entriamo in Sinodo non per nasconderci, ma per prendere atto<br />

della nostra nudità; non per giustificare il nostro peccato, né per attribuire<br />

ad altri la responsabilità delle nostre colpe, ma per presentarci al Signore<br />

che ci chiama ad essere santi e immacolati nella carità, accompagnati<br />

dalla nuova Eva, da Maria; per dire al Signore che vogliamo nutrirci<br />

del frutto del grembo della nuova Eva, di Cristo Figlio di Dio e Figlio<br />

di Maria, della Sua Parola, del Suo Corpo, per ritrovare la forza di fare la<br />

Sua Volontà, per rispondere con fedeltà al Suo progetto di amore.<br />

Il Sinodo<br />

La nostra <strong>Diocesi</strong>, nel XXV anno della sua nuova conformazione, ha<br />

bisogno di fare un Check-Up completo del suo stato di salute, alla luce<br />

dello Spirito Santo.<br />

Un Sinodo, infatti, per una <strong>Diocesi</strong>, è la Pentecoste che si perpetua e<br />

si rinnova nel tempo. È azione dello Spirito sempre presente nella Chiesa.<br />

È un evento unico e privilegiato, in cui un gran numero di fratelli si<br />

incontrano per celebrare il mistero della loro fraternità, riscoprire e rinforzare<br />

la comunione, dare impulso nuovo alla missione.<br />

Questa assemblea, composta da Presbiteri, Diaconi, Religiosi e Fedeli<br />

laici, riuniti intorno al Vescovo, è segno di una Chiesa che vuole vivere<br />

in modo più profondo il suo mistero. È segno di una Chiesa che vuole<br />

essere ciò che è.<br />

285


286<br />

La Chiesa è Comunione<br />

Il mistero della Chiesa è di essere Corpo di Cristo, e quindi è essenzialmente<br />

“comunione”. Una comunione che ha radice nella partecipazione<br />

alla vita della Trinità e che si vive costruendo l’unità nella diversità<br />

e orientando la diversità verso l’unità.<br />

La <strong>Diocesi</strong> non è solo, né principalmente, circoscrizione territoriale,<br />

ma è soprattutto il Corpo di Cristo presente in un preciso contesto umano.<br />

La Parola, fonte di Comunione<br />

Luce, nutrimento, fonte e via della fedeltà, della comunione e della<br />

missionarietà della Chiesa è la Parola di Dio.<br />

Il Patriarca Antonios Naguib, al Sinodo per il Medio-Oriente, il 18<br />

ottobre scorso, ha affermato: “Abbiamo bisogno che la Parola di Dio,<br />

evangelizzi la nostra vita, affinché la nostra vita evangelizzi la nostra<br />

società”. Entriamo in Sinodo per prendere meglio coscienza che la Parola<br />

deve prendere carne, assumere pensieri, sentimenti, comportamenti di<br />

chi evangelizza e di chi ascolta.<br />

L’esistenza umana, per essere trasformata, deve assumere la forma<br />

della Parola.<br />

Per modellare evangelicamente la società e non permettere di essere<br />

materialisticamente deformati, bisogna che la <strong>Diocesi</strong> e ogni comunità<br />

diventino una pagina biblica aperta sul territorio, e ogni cristiano diventi<br />

un seme di Vangelo.<br />

Il nostro tempo ha fame e sete di Parola. Dobbiamo domandarci se la<br />

mancanza di domanda, l’apparente rifiuto o la ricerca di surrogati sofisticati<br />

non dipendano dal pane rappreso o dall’acqua stantia che noi offriamo.<br />

Il Sinodo è di tutti<br />

Un Sinodo è un impegno troppo gravoso per non suscitare eventuali<br />

riserve, dissensi, commiserazioni, atteggiamenti passivi e disimpegnati.<br />

Non c’è da meravigliarsi: umanamente, è una grande impalcatura


che, una volta smontata, potrebbe non lasciare intravedere nessuna costruzione.<br />

Una cosa è certa che questo avverrebbe, non per l’impegno di chi crede<br />

nel Sinodo e fa generosamente e fedelmente la sua parte, ma a causa<br />

di chi, eventualmente, lo ignora, di chi sta alla finestra a guardare, di chi<br />

sta bene col “vecchio”, di chi si prende davanti a Dio e alla storia la responsabilità<br />

di incrociare le braccia.<br />

Quando si celebra un Sinodo, le attese, giustamente, sono molte! Sono<br />

certo che noi tutti: Delegati Sinodali, Comunità Parrocchiali e Religiose,<br />

Associazioni e Movimenti, singoli Fedeli, con la preghiera, la riflessione,<br />

l’informazione, l’apertura di mente, l’interesse, faremo di tutto<br />

per non deludere le aspettative, e soprattutto per preparare i cuori ad<br />

accettare gli orientamenti sinodali.<br />

Ma che cosa dobbiamo aspettarci dal Sinodo?<br />

Le attese del Sinodo<br />

Dal Sinodo devono germogliare:<br />

La coscienza che, pur essendo nella Chiesa sin dal giorno del battesimo;<br />

pur essendo noi sacerdoti, pastori da molti anni, forse non abbiamo<br />

capito ancora molto l’inestimabile valore del dono ricevuto, né di ciò<br />

che rappresentiamo per il mondo, della cui salvezza siamo responsabili;<br />

Una chiara consapevolezza che, pur non mancando nel mondo, come<br />

in ogni tempo, semi di speranza, aspirazioni di bene, impegno per la giustizia,<br />

c’è, però, una società in apnea, bisognosa di luce, di esperienza di<br />

Dio, per ritrovare la strada della Verità e della Vita;<br />

La coscienza che siamo minoranza che annunzia un messaggio difficile;<br />

che siamo impari di fronte alla vastità della missione da compiere.<br />

Non è il numero dei testimoni il primo problema, ma la loro qualità e la<br />

coesione della loro testimonianza;<br />

Un forte e indiscusso bisogno di unità, di comunione, di dialogo, di<br />

collaborazione, di condivisione. Nessun sacerdote o fedele laico, nessuna<br />

comunità parrocchiale o associativa possono da soli dare risposte<br />

adeguate alle urgenze e ai problemi che il contesto culturale, i mezzi<br />

di comunicazione, le scoperte della scienza e il progresso della tecnica<br />

pongono;<br />

287


288<br />

All’impegno di una ritrovata autenticità di testimonianza di vita, bisogna<br />

aggiungere lo sforzo di uscire da prassi pastorali fatte di ripetizioni<br />

senz’anima, di pratiche morte, di riti muti. Da organizzatori di iniziative<br />

solitarie o di circostanza, dobbiamo diventare annunciatori instancabili<br />

e coordinati di un Cristo che affascina e afferra;<br />

Dobbiamo uscire dal cenacolo, per incontrare uomini, donne, ambienti<br />

che parlano lingue diverse da quella del Vangelo.<br />

Concretamente, dobbiamo fare un grande e comunitario balzo in<br />

avanti:<br />

nella formazione spirituale di noi sacerdoti e nel coinvolgimento pastorale<br />

dei laici;<br />

nella catechesi a tutte le fasce di età;<br />

nella Celebrazione di una liturgia viva, dignitosa, partecipata, rispettosa<br />

delle norme;<br />

nella valorizzazione pastorale delle donne consacrate;<br />

nella capacità di progettare una pastorale unitaria e di attuarla in équipe;<br />

nella preparazione dei catechisti, anche sotto l’aspetto pedagogico,<br />

didattico, sociologico;<br />

nell’educazione umana e religiosa dei ragazzi;<br />

nel servizio ai poveri e agli immigrati come impegno di ogni comunità<br />

e di tutta la comunità;<br />

nel mettere al primo posto l’accompagnamento vocazionale dei giovani<br />

e delle famiglie;<br />

nel dialogo fraterno, rispettoso, cordiale, collaborativo con i fratelli<br />

delle Chiese cristiane evangeliche;<br />

in una maggiore presenza nel mondo del lavoro e della fragilità umana;<br />

nell’attuazione di iniziative di volontariato missionario e di apertura<br />

alla mondialità.<br />

Conclusione<br />

Una favola di Esopo (poeta greco del VI sec. a.C.), che ho letto qualche<br />

giorno fa, racconta di una foresta in fiamme e di tutti gli animali che<br />

fuggono via. Un piccolo colibrì, visto l’incendio, vola verso le fiamme.<br />

Lo incontra un leone, che gli chiede dove va; il colibrì risponde che va


a spegnere l’incendio. Il leone replica: “Come puoi tu, con una goccia<br />

d’acqua, pretendere di spegnere una foresta in fiamme?” “Io faccio la<br />

mia parte”, risponde il colibrì, e vola verso la foresta.<br />

Il Sinodo è opera dello Spirito Santo. Solo lo Spirito Santo può rianimare<br />

la <strong>Diocesi</strong>, ravvivare il suo zelo, dare slancio alla sua missione.<br />

Tutto questo, però, lo Spirito lo compie attraverso i piccoli colibrì che<br />

siamo noi.<br />

Lasciamoci guidare dallo Spirito, rendiamoci disponibili alle sue mozioni,<br />

mettiamoci in movimento e “camminiamo insieme”, sotto la guida<br />

di Maria.<br />

All’“Eccomi, manda me” del Figlio di Dio; all’“Eccomi, sono la serva<br />

del Signore” di Maria, risponda come eco e continuità il nostro “Eccomi”<br />

al Signore, che ci chiama a vivere il Sinodo dal di dentro, per farci,<br />

a nostra volta, portatori e strumenti di salvezza.<br />

Per amore dell’uomo, Dio non ha risparmiato il proprio Figlio; per<br />

amore dell’umanità, Maria ha messo tutta se stessa a disposizione dello<br />

Spirito.<br />

Per amore della Chiesa, di cui siamo membra, per amore degli uomini<br />

del nostro tempo, per amore del progetto di amore di Dio, sentiamo<br />

tutti il grande privilegio e l’enorme responsabilità di dare al Sinodo la<br />

nostra goccia d’acqua: lo Spirito la farà diventare un fiume di Acqua Viva,<br />

che zampilla Vita eterna per questa Chiesa che Egli ama e vuole santa<br />

e immacolata, sposa splendente di bellezza e di santità.<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

289


290<br />

“La diversità dei carismi nell’unica carità”<br />

I. I carismi nella Chiesa<br />

Di che cosa parliamo?<br />

Relazione<br />

tenuta al Convegno Nazionale<br />

dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio<br />

S. Giovanni Rotondo, 2 luglio <strong>2010</strong><br />

Interventi<br />

Nel Concilio Vaticano II si discusse vivacemente su due concetti di<br />

carisma:<br />

carisma come dono straordinario, miracoloso, eccezionale dato da<br />

Dio;<br />

carisma come dono di grazia dato da Dio e diffuso in varie forme nella<br />

Chiesa.<br />

In LG 12 si vede che prevalse il secondo concetto. Infatti i Padri del<br />

Concilio riconoscono che la Gerarchia non pretende di avere il monopolio<br />

dei doni dello Spirito, perché “tutti i fedeli ricevono doni di grazia, la<br />

cui diversità è un gran bene per la Chiesa e il mondo” (A. Vanhoye).<br />

Un discorso approfondito sui carismi ci porterebbe a considerare:<br />

i carismi in senso generale e specifico;<br />

i carismi nel N.T. e nell’approfondimento teologico;<br />

il rapporto tra carisma e carità; tra carisma e grazia; tra carisma e Spirito<br />

Santo;<br />

tra carisma come dono di grazia e talento naturale;<br />

ma tutti questi aspetti ci porterebbero lontano dallo scopo per cui siamo<br />

qui.<br />

“Charisma” è una parola greca che viene dal verbo “charizomai”,


che significa “mostrarsi gentile, generoso”, “regalare qualcosa”. Carisma<br />

significa “dono generoso - regalo”.<br />

Nel N.T. carisma non designa mai un regalo fatto da un uomo, ma<br />

sempre un dono che viene da Dio.<br />

Nel N.T. “carisma” è presente 16 volte nelle Lettere Paoline (con significati<br />

diversi: la redenzione [Rom 5, 15-16], la grazia, la vita<br />

eterna [Rom 6, 23], una volta in 1Pt 4, 10).<br />

Ma nei capitoli 12 della Lettera ai Romani e della Prima Lettera ai<br />

Corinzi, S. Paolo intende per carismi: doni particolari distribuiti<br />

secondo il beneplacito di Dio per il bene di ciascuno e l’utilità<br />

di tutti.<br />

In questa conversazione, noi parliamo di carismi solo in questo senso.<br />

Non è possibile determinare un elenco completo dei carismi.<br />

Nel N.T., tra i carismi ordinari più frequenti troviamo l’insegnamento,<br />

il servizio, la beneficenza, l’esortazione, l’ispirazione, il governo, la<br />

forza dell’annuncio (parresìa).<br />

Diversità dei carismi - unico Spirito<br />

I carismi sono diversi e sono doni dell’unico Spirito; Rom 12, 6: “Abbiamo<br />

doni diversi, secondo la Grazia data a ciascuno di noi”; 1Cor 12,<br />

4: “Vi sono carismi diversi, ma uno solo è lo Spirito”.<br />

S. Cirillo di Gerusalemme, per spiegare questo concetto si serve<br />

dell’immagine dell’acqua:<br />

come l’acqua è generatrice di molte forme di vita, così lo Spirito Santo<br />

vivifica ogni cosa.<br />

L’acqua dal cielo scende sempre allo stesso modo, ma produce molti<br />

effetti diversi nella palma, nella vite, sull’erba.<br />

L’acqua è unica, non può essere diversa, ma si adatta agli esseri che la<br />

ricevono, e diventa per ognuno il dono di cui ha bisogno.<br />

Anche lo Spirito Santo, pur essendo uno, distribuisce a ognuno la grazia<br />

e i doni di cui ha bisogno lui e la comunità. Lo Spirito dà i carismi per<br />

il bene comune e per la crescita nella carità di chi li riceve.<br />

1Cor 12, 7: “A ciascuno è data una manifestazione particolare dello<br />

spirito per il bene comune”.<br />

291


292<br />

L’immagine del corpo<br />

S. Paolo costruisce la sua ecclesiologia sull’immagine del corpo e<br />

delle membra, in Rom 12, 4-6 e in 1Cor 12, 12-26.<br />

Il corpo ha molte membra;<br />

ogni membro ha funzioni specifiche e diverse;<br />

ogni membro è in funzione di tutte le altre membra;<br />

nessun membro può fare a meno delle altre membra;<br />

ogni membro deve star bene e funzionare al meglio per il bene di tutto<br />

il corpo;<br />

tra le membra del corpo, la diversità è necessaria: la loro complementarietà<br />

rende possibile l’unità. Così noi nel battesimo diventiamo membra<br />

dell’unico corpo della Chiesa di cui Cristo è il capo.<br />

Siamo stati concepiti e nati come figli di Dio e Chiesa, nell’unità delle<br />

Persone Divine.<br />

In Cristo siamo un corpo solo, e quindi membra gli uni degli altri:<br />

nessun membro si può allontanare, isolare, separare dagli altri; e quindi<br />

nessun carisma può essere vissuto in modo privato, esclusivo, individuale,<br />

né da parte della persona, né da parte del gruppo.<br />

S. Paolo (1Cor 13, 1-3) dice che senza la carità i carismi più strabilianti<br />

non hanno nessuna utilità.<br />

In 1Cor 12, 15ss. S. Paolo avverte che un’insistenza eccessiva sui carismi<br />

può creare negli uni complessi di inferiorità, negli altri superbia,<br />

con conseguente pericolo dell’unità di tutti: “Se il piede dicesse: poiché<br />

non sono mano, non appartengo al corpo, non per questo non farebbe<br />

parte del corpo”.<br />

Un altro pericolo dal quale S. Paolo mette in guardia è l’autonomia.<br />

In 1Cor 14, 37ss. scrive: “Chi ritiene di essere profeta o dotato di doni<br />

dello Spirito, deve riconoscere che quanto vi scrivo è comandamento del<br />

Signore. Se qualcuno non lo riconosce, neppure lui viene riconosciuto”.<br />

Cioè, i carismi individuali non possono essere motivo per sottrarsi<br />

all’obbedienza verso la gerarchia.<br />

L’esempio di P. Pio in questo è straordinario e illuminante.


II. I Gruppi di Preghiera nella Chiesa<br />

I Gruppi di Preghiera di P. Pio sono “Chiesa”, perché:<br />

sono nati come risposta di P. Pio a un’esortazione di Pio XII.<br />

Il carisma di fondo dei Gruppi di Preghiera: “l’avvento del Regno di<br />

Dio” in un mondo scristianizzato, superstizioso, ateo, ignorante delle<br />

scritture, è il cuore e l’identità stessa della Chiesa.<br />

La missione dei Gruppi di Preghiera è risposta del popolo di Dio al<br />

Concilio Vaticano II e al Magistero dei Papi, secondo la spiritualità e<br />

l’esempio di P. Pio.<br />

Pregare per la Chiesa, con la Chiesa, nella Chiesa; partecipare alle<br />

sofferenze di Cristo in spirito di riparazione; testimoniare la carità verso<br />

i sofferenti e i bisognosi… è essere Chiesa.<br />

I traguardi indicati da P. Pio ai figli spirituali, sono i traguardi consegnati<br />

da Gesù alla Chiesa:<br />

P. Pio: Diventare “fari di luce”;<br />

Gesù: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5, 14).<br />

P. Pio: “Vivai di fede”;<br />

Gesù: “Vedano le vostre opere buone e rendano gloria al padre vostro<br />

che è nei cieli” (Mt 5, 16).<br />

P. Pio: Diventare “focolai d’amore”;<br />

Gesù: “Amatevi come io ho amato voi” (Gv 15, 12); “Non c’è amore<br />

più grande di chi dà la vita per i propri amici” (Gv 15, 13).<br />

Sentirsi Chiesa<br />

Non basta gioire nel riconoscere che i Gruppi di Preghiera sono Chiesa;<br />

bisogna che gli “iscritti” “si sentano” Chiesa.<br />

Tutte le aggregazioni laicali devono essere costantemente attente a non<br />

cadere in errori di prospettiva, non farsi convincere da illusioni ottiche,<br />

come pensare che sia il sole a girare intorno alla terra, o che il proprio treno<br />

sia in movimento, quando è quello accanto che sta camminando.<br />

Cioè: la Chiesa non è a servizio del gruppo; non è un semplice contenitore<br />

del gruppo; non viene dopo il gruppo. Ma è il gruppo in funzione<br />

della Chiesa, a servizio della Chiesa, una risorsa della Chiesa.<br />

293


294<br />

I singoli e il gruppo vivono il carisma per essere Chiesa, per il bene di<br />

tutto il corpo. È vitale per qualunque aggregazione ecclesiale “sentirsi”<br />

Chiesa, parte di un corpo, in funzione di tutto il corpo; vivere pienamente<br />

il carisma perché ne riceva beneficio tutto il corpo.<br />

I Gruppi di Preghiera respirano la spiritualità di Francesco e di P. Pio<br />

per vivere meglio la consapevolezza di essere Chiesa, per scoprire, vivere<br />

e gustare l’appartenenza alla comunità cristiana.<br />

Se attraverso il Gruppo di Preghiera prendo meglio coscienza di essere<br />

Chiesa, scopro che la vita della <strong>Diocesi</strong>, i progetti e le attività pastorali<br />

della <strong>Diocesi</strong> e della Parrocchia mi appartengono, mi chiamano, mi<br />

interpellano.<br />

Gli impegni dello Statuto dei Gruppi di Preghiera e le pratiche suggerite<br />

da Padre Pio non sono un traguardo, un punto di arrivo; ma solo<br />

mezzi, impegni di gruppo, momenti di un cammino spirituale quotidiano,<br />

di un personale incontro con la Parola, di una testimonianza di presenza,<br />

di servizio, di carità nella comunità.<br />

Qualche esempio in negativo, ma che spero non vi riguarda, mi permette<br />

di rendere più incisivo questo concetto:<br />

non posso essere assente a momenti importanti di vita ecclesiale, perché<br />

il Gruppo ha i suoi appuntamenti.<br />

Non posso andare in Chiesa solo per gli appuntamenti del Gruppo.<br />

Non ho un Vescovo solo quando il Gruppo ne ha bisogno, ma anche<br />

quando c’è un convegno, un corso di formazione, un evento, un’assemblea,<br />

una visita pastorale, una missione, un sinodo.<br />

S. Paolo, in 1Cor 14, 26, scrive che la diversità dei doni, e quindi delle<br />

aggregazioni, non è per la confusione, per primeggiare, per emergere,<br />

per la vanità, per acquistare prestigio o diritti, per le divisioni e le contese,<br />

ma per l’edificazione.<br />

Certamente P. Pio, quando pensava di far nascere i Gruppi di Preghiera,<br />

non immaginava dei “circoli di devoti”, ma dei cenacoli in cui lo Spirito<br />

fa crescere i fedeli nella preghiera e nella carità, per essere lievito<br />

nella comunità e nella Chiesa.<br />

Preghiera e carità, per i Gruppi di Preghiera, come per tutti i cristiani<br />

impegnati, sono la riserva di ossigeno e la tuta spaziale per entrare nel-


lo spazio rarefatto del mondo e permettere alla Chiesa di annunziare Cristo.<br />

È necessario non diminuire la pressione spirituale e la temperatura di<br />

carità volute dal fondatore S. Pio.<br />

Bisogna vigilare perché la sua ispirazione non sia svuotata e ridotta a<br />

una pia devozione personale.<br />

I Gruppi di Preghiera devono sentirsi apostoli<br />

nella Chiesa,<br />

della Chiesa,<br />

per la Chiesa.<br />

Ma per portare il mondo a Cristo, bisogna portare prima se stessi, attraverso<br />

un costante cammino di conversione, di conformazione al Vangelo,<br />

di formazione al servizio e all’apostolato.<br />

Per questo motivo, bisogna presentare e aprire la spiritualità di P. Pio<br />

ai giovani e alle giovani famiglie, non solo perché siano oggi un’orma<br />

viva della presenza di S. Pio, ma soprattutto perché, guidati e sostenuti<br />

dal carisma dei Gruppi di Preghiera, continuino la sua missione di annunziare<br />

Cristo al mondo.<br />

295


296<br />

Fuori le mafie dalla Murgia<br />

Intervento durante la manifestazione antimafia<br />

organizzata e promossa<br />

dal “Coordinamento <strong>Altamura</strong> per la Legalità”<br />

<strong>Altamura</strong>, 26 settembre <strong>2010</strong><br />

Se non sono male informato, dovrebbe entrare in circolazione, in questi<br />

giorni, un film, intitolato “Prove tecniche di un mondo migliore”.<br />

Vorrei tanto che questa manifestazione fosse una prova tecnica di impegno<br />

continuo per un’<strong>Altamura</strong> migliore.<br />

1 - Sono qui non per lanciare anatemi e condanne. Certo, la mafia, la<br />

criminalità comune o organizzata meritano tutte le condanne del mondo;<br />

ma se le condanne non sono seguite da fatti concreti, diventano alibi per<br />

acquietare la propria coscienza.<br />

Per lottare contro l’illegalità, non basta dimostrare il proprio dissenso<br />

per fatti delittuosi verificatisi.<br />

La forza delle cosche, prima che le armi, è la paura, la solitudine e il<br />

silenzio delle vittime; è l’omertà di chi sa e non parla; è l’indifferenza<br />

della comunità; è il parlarne solo dopo un episodio criminoso.<br />

Quando imperversa il crimine, il racket, l’usura, l’illegalità… la responsabilità,<br />

anche se in modo diverso, è di tutti.<br />

Come un terreno abbandonato è invaso da rovi, sterpaglie e animali<br />

di ogni tipo, così un contesto sociale non educato e curato diventa facile<br />

preda e regno della malavita. E la cura culturale della società dipende<br />

da ognuno.<br />

2 - Sono venuto a gridare con voi: “Fuori le mafie dalla Murgia”. Ma<br />

mi chiedo anche: “Cosa mettiamo al posto delle mafie?”.<br />

Certamente mi risponderete: “la legalità”! E io vi chiedo: “Come si fa<br />

crescere la legalità?”.<br />

Il “seme” della legalità ce l’ha dato il Signore quando ha scritto la sua<br />

legge nel nostro cuore; ma dipende da noi farlo sviluppare e crescere.<br />

La maglietta bianca della manifestazione deve essere “segno” di una<br />

promessa alla città e alle vittime: voglio essere leale e coraggioso costruttore<br />

di legalità… non perché non ucciderò e non rapinerò; ma per-


ché voglio essere cittadino onesto, rispettoso delle leggi, fedele al dovere;<br />

solidale verso gli altri.<br />

3 - Se vogliamo lottare contro la criminalità, non bastano le condanne,<br />

non basta la repressione; non si cura la malattia uccidendo il malato.<br />

Bisogna partire da lontano: dalla formazione, dall’educazione dei<br />

giovani, dalla cura della famiglia. Bullismo e microcriminalità nascono<br />

in famiglie dissestate o inesistenti.<br />

Molti furti, rapine, omicidi commessi da giovani anche minorenni,<br />

nascono dal bisogno di procurarsi denaro facile e con ogni mezzo.<br />

Dai comportamenti delinquenziali alla manovalanza mafiosa, il passo<br />

è breve; ma è anche breve la distanza dal restare per terra in una pozza<br />

di sangue, dopo averne sparso tanto e commesso tanti crimini.<br />

4 - Oggi tra i giovani circola uno slogan, da cui possono scaturire tanti<br />

mali: “Il futuro è questa notte”. In questo contesto, pregno di pessimismo<br />

e di disimpegno, dobbiamo seminare gesti di speranza.<br />

Ad <strong>Altamura</strong> e dintorni non ci sono solo i fatti di cronaca nera che interessano<br />

gli organi di informazione; ci sono anche tante altre realtà di<br />

segno diverso, che spesso non si sa nemmeno che esistano.<br />

Accanto all’impegno costante e instancabile delle Forze dell’Ordine,<br />

c’è l’impegno della Chiesa sul piano operativo e sul piano educativo.<br />

Sul piano operativo ci sono:<br />

La Comunità alloggio per donne e bambini presso Casa San Lorenzo;<br />

Il Centro Famiglia (in 4 Città della <strong>Diocesi</strong>) che offre:<br />

sostegno psicologico;<br />

mediazione familiare;<br />

consulenza legale;<br />

accoglienza di donne in difficoltà;<br />

campi estivi per minori disagiati;<br />

aiuto allo studio per minori;<br />

incontri di formazione.<br />

La Mensa della Carità ad <strong>Altamura</strong>, a <strong>Gravina</strong>, a Santeramo;<br />

Un Banco Alimentare in tutti i Paesi della <strong>Diocesi</strong>; in un anno sono<br />

stati distribuiti oltre 3000 quintali di alimenti a 3500 famiglie;<br />

Per la prevenzione e la lotta all’usura siamo convenzionati con la<br />

Fondazione “San Nicola e SS. Medici” e abbiamo in <strong>Diocesi</strong> un centro<br />

297


298<br />

di ascolto. È allo studio una collaborazione con il Comune di <strong>Altamura</strong>,<br />

per l’aiuto a persone a rischio di usura.<br />

Ci sono la Caritas Diocesana e le Caritas parrocchiali che spendono<br />

centinaia di migliaia di euro per far fronte a ogni tipo di piccole emergenze<br />

per immigrati e famiglie locali.<br />

Sul piano educativo, oltre il normale, costante impegno primario<br />

della Chiesa per la formazione morale del popolo, c’è una scuola di formazione<br />

socio-politica; il Progetto Policoro per la formazione dei giovani<br />

all’imprenditoria; la formazione al volontariato e alla mondialità attraverso<br />

varie iniziative di solidarietà con i Paesi poveri; l’animazione<br />

estiva nelle parrocchie per ragazzi che non vanno in vacanza.<br />

Tutto questo avviene senza la conoscenza e la partecipazione della<br />

grande comunità; invece, può e deve essere frutto dell’impegno di tutti.<br />

5 - Se vogliamo contribuire efficacemente alla lotta alla criminalità,<br />

dobbiamo scegliere la sobrietà ed educare alla sobrietà.<br />

Se non fermiamo e non riduciamo i bisogni, …non solo non fermiamo<br />

la malavita, ma la facciamo crescere; perché l’aumento dei bisogni<br />

e la mancanza di risorse portano alla illegalità. In un mondo globalizzato<br />

e in una economia di mercato, è difficile capire e accettare la necessità<br />

della sobrietà.<br />

Può apparire addirittura utopistica, impossibile una scelta simile. E<br />

invece, è possibile: a livello imprenditoriale, ci sono aziende che adottano<br />

una “economia di comunione”, dividendo gli utili in tre parti, di cui<br />

una destinata ai paesi poveri.<br />

Una testimonianza convincente viene dai Focolarini di Loppiano (FI).<br />

6 - Prima di concludere, vorrei rispondere alla domanda che mi è stata<br />

fatta: “Cosa dice la Chiesa e che cosa fa per la lotta alla criminalità”.<br />

Senza intenzione di fare polemica, non posso non farvi osservare che,<br />

quando la Chiesa alza la voce, la si mette a tacere, non solo eliminando<br />

don Puglisi, don Diana e tanti altri, ma accusandola anche dagli stalli del<br />

Parlamento, dalle sedi di partito, dagli organi di informazione, di intromissione<br />

indebita nella laicità dello Stato, perché difende la vita, la legge<br />

naturale, i diritti umani, la inviolabilità della famiglia.<br />

A qualcuno che, direttamente o indirettamente, mi ha accusato di non<br />

parlare del problema dell’acqua, dell’ambiente, dell’usura, della disoc-


cupazione, mi sono permesso di chiedere “dov’è, quando ne parlo”, e se<br />

è la sua porta quella alla quale bussano tutti quelli che vivono sulla propria<br />

pelle i drammi della vita e delle ingiustizie degli uomini.<br />

È giusto chiedersi cosa dice e cosa fa la Chiesa; ma senza dimenticare<br />

che la Chiesa siamo tutti noi.<br />

Un’<strong>Altamura</strong> migliore è possibile: dipende da me e da te.<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

299


300<br />

Messaggio<br />

per la Giornata del Seminario<br />

8 dicembre <strong>2010</strong><br />

“Quanti pani avete? Andate a vedere” (Mc 6, 38)<br />

Messaggi<br />

Il Vangelo di Marco (6, 24-44), racconta che Gesù, guardando le folle,<br />

gli sembrò di vedere tante pecore senza pastori; ne ebbe tanta compassione<br />

che, pur essendo stanco, si mise ad insegnare.<br />

Anche gli Apostoli, in quella occasione, ebbero pietà della stanchezza<br />

e della fame di quella moltitudine; ma, per risolvere il problema, pensarono<br />

di doversene liberare. Gesù, invece, li inchioda con una domanda<br />

e un comando: “Quanti pani avete? Andate a vedere!” (Mc 6, 38).<br />

Quest’interrogativo e quest’ordine, messi in rapporto a una Giornata<br />

Vocazionale, acquistano significati profondi e offrono molti spunti di attenta<br />

riflessione.<br />

Il risultato dell’indagine fatta dagli Apostoli fu: “cinque pani e due pesci”.<br />

Unica soluzione possibile dell’emergenza verificatasi era far disseminare<br />

la gente per villaggi e masserie in cerca di cibo e di accoglienza.<br />

Con un pane ogni mille persone, era impossibile anche dare una briciola<br />

ciascuno. Ma i Dodici non avevano fatto caso a chi era Colui che<br />

aveva posto la domanda e dato il comando. Infatti, i cinque pani, quando<br />

furono investiti dalla potenza creatrice dello Spirito di Cristo, hanno sfamato<br />

cinquemila uomini.<br />

Letta in chiave vocazionale, questa pagina di Marco diventa quasi<br />

cronaca attuale.<br />

Se i “cinquemila” sono il mondo bisognoso del Vangelo di salvezza;<br />

se i pani sono i “chiamati”; se gli Apostoli sono gli “Educatori”, dobbiamo<br />

riconoscere che oggi, nonostante ogni contraria apparenza, gli uomini<br />

hanno fame di Cristo e della Sua Parola. Cristo ama il mondo degli<br />

uomini; è presente in mezzo al suo popolo; non vuole abbandonarlo. Domanda<br />

solo di verificare quanti pani ci sono negli zaini, nei borselli, nei


marsupi di ragazzi irrequieti, di adolescenti ineducati e violenti, di giovani<br />

ideologicamente segnati, di giovanissimi dal cuore pulito, di fanciulli<br />

con gli occhi limpidi. Con quei pani, Cristo può sfamare le moltitudini<br />

della terra; ma se non sono “tirati fuori”, possono diventare vite<br />

ammuffite, vuote, sbagliate, dannose, fallite, inutili.<br />

È vero! Le vocazioni sono poche; ma non perché Cristo non ha più<br />

compassione di un numero sterminato di pecore senza pastori. Oggi,<br />

tanti sacerdoti, genitori, educatori, sono convinti che i pani non possono<br />

moltiplicarsi e rinunciano anche ad “andare a vedere”, cioè a fare costantemente<br />

azione educativa, formazione spirituale, pastorale vocazionale,<br />

accompagnamento di discernimento. Quanti piccoli pani, in venti<br />

secoli, generosamente offertisi a Cristo, hanno saziato di Parola di Dio,<br />

di gesti di amore, di mezzi di grazia, moltitudini incalcolabili.<br />

È impossibile enumerarli, ma basta pensare a contadinelli come Giovanni<br />

Maria Vianney, Giovanni Bosco, Angelo Roncalli; a fragili donne<br />

come Teresa di Calcutta, Francesca Cabrini, Teresa di Lisieux; a giovani<br />

inquieti finché non hanno incontrato Cristo, come Agostino di Ippona,<br />

Francesco di Assisi, Carlo De Focauld.<br />

Cristo, che ha promesso di dare al suo popolo pastori secondo il suo<br />

cuore, può trasformare in pane profumato anche i cuori più distratti e insensibili;<br />

ma non può fare nulla se noi non ci liberiamo della sconfortante<br />

convinzione che i pani sono solo cinque e che è impossibile sfamare<br />

“tanta gente” (Gv 6, 9).<br />

La scarsezza delle vocazioni non giustifica la rassegnazione, ma è<br />

una chiamata ad andare a cercare i “pani” nascosti, perché la potenza<br />

creatrice di Cristo possa moltiplicarli.<br />

La vastità e le difficoltà della missione non ci autorizzano a incrociare<br />

le braccia, ma sono segno che nella moltitudine ci sono i “pani” da<br />

scoprire per metterli nelle mani di Cristo.<br />

Il mondo e l’uomo li salva Cristo, ma non senza la mediazione, la gioiosa<br />

e generosa dedizione di quanti Egli chiama a farsi portatori e strumenti<br />

di salvezza.<br />

Il comando “Andate a vedere” interpella sacerdoti, genitori, educatori,<br />

comunità parrocchiali e religiose, aggregazioni ecclesiali.<br />

301


302<br />

I luoghi dove “vedere” sono la famiglia, la parrocchia, i gruppi, il volontariato.<br />

L’ora più idonea per “vedere” sono il dialogo personale, la confessione<br />

e la direzione spirituale, la catechesi, l’esperienza di servizio e di<br />

gruppo.<br />

La chiave per aprire gli zaini dei cuori è la forza della testimonianza e<br />

l’amore gratuito di chi è inviato a “vedere”.<br />

La gioia e la generosità di dare a Cristo il proprio pane per nutrire di<br />

grazia di salvezza gli uomini, sgorgano dalla preghiera incessante di tutte<br />

le comunità e le famiglie cristiane.<br />

La “madia” nella quale vengono custoditi, curati, resi fragranti e profumati<br />

i pani di cui Cristo ha bisogno è il Seminario. Nel nostro bel Seminario<br />

ci sono molti posti, ma pochi pani.<br />

Dunque, la domanda e il comando di Gesù interpellano tutti. Da tutti<br />

Cristo attende fattive risposte; ne va di mezzo la salvezza del mondo.<br />

La Vergine Immacolata, pane fragrante di grazia, profumato di virtù,<br />

gioiosamente offertasi a Dio per amore degli uomini, sia modello e mediatrice<br />

di grazia per il nostro impegno.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 21 novembre <strong>2010</strong>, Solennità di Cristo Re,<br />

Festa della Presentazione di Maria al Tempio<br />

* * *<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

Messaggio augurale<br />

in occasione della Santa Pasqua <strong>2010</strong><br />

“Sta in silenzio<br />

davanti al Signore<br />

e spera in Lui” (Sal 37, 7).<br />

Tremò inorridita la terra,<br />

il cielo, turbato, si scosse,


il tempio lacerò il suo velo<br />

accogliendo<br />

il Tuo ultimo spiro.<br />

Ma quando l’amore del Padre<br />

Ti cinse le vesti di gloria<br />

anche il masso del sepolcro<br />

restò muto e senza peso<br />

nel suo riversarsi stupìto.<br />

Sei risorto nel silenzio:<br />

non dei morti e del frastuono,<br />

ma del silenzio e della vita<br />

Tu sei Dio e Signore.<br />

Il silenzio adorante<br />

dei pascoli di Betlem<br />

e l’estasi mistica<br />

di Maria, Tua Madre,<br />

hanno avvolto in fasce<br />

il Tuo natale nel mondo.<br />

La pace intima<br />

del nido di Nazareth<br />

custodì silenziosa<br />

la Parola Divina<br />

finché attesa non giunse<br />

l’ora voluta<br />

dall’Eterno Disegno.<br />

Nella quiete orante<br />

delle notti col Padre<br />

germogliava l’annunzio<br />

della vita beata<br />

e del perdono di Dio,<br />

che mai viene meno.<br />

Nel silenzio di Sicar<br />

Tu doni acqua viva<br />

303


304<br />

e nel cuore ospitale<br />

di Maria di Betania<br />

deponi la gioia<br />

della parte migliore.<br />

Il segno di Giona<br />

che a Israele annunziasti<br />

era il silenzio di tomba<br />

del sepolcro glorioso,<br />

grembo fecondo<br />

di vita per noi.<br />

Con i colori del silenzio<br />

or ritrai nei cuori<br />

Tue divine sembianze<br />

e modelli con arte<br />

apostoli, vergini e santi.<br />

Anch’io con l’altra Maria,<br />

prima dell’alba,<br />

venga ogni giorno<br />

sulla via del silenzio,<br />

fuori le mura,<br />

per camminare da “risorto”<br />

sulle strade del mondo.<br />

La potenza di Roma<br />

ti ignora,<br />

la sapienza di Atene<br />

* * *<br />

Messaggio augurale<br />

in occasione del Santo Natale <strong>2010</strong><br />

Mario, Vescovo


ti deride,<br />

Corinto ha paradisi di piacere,<br />

Gerusalemme ha il suo re,<br />

il suo Tempio, i suoi Dottori.<br />

Chi sei tu, figlio di Maria?<br />

Che vieni a fare?<br />

Io sono Sapienza Eterna:<br />

porto la Verità<br />

a chi crede di sapere.<br />

Sono l’Amore del Padre:<br />

insegno la Via<br />

agli smarriti di cuore.<br />

Sono Figlio di Dio:<br />

dono la Vita<br />

a chi è nella morte.<br />

Tu, dunque, per l’uomo<br />

che non è uomo,<br />

ti fai Uomo?<br />

Per le nazioni<br />

che vendono armi<br />

e producono uranio<br />

ti fai Pace?<br />

Per politici<br />

insipienti e litigiosi,<br />

Tu, Re, ti fai servo?<br />

Per operai agitati,<br />

precari e disoccupati<br />

ti fai artigiano?<br />

Sono qui per voi,<br />

schiavi della<br />

nausea monotona<br />

del vostro vivere inquieto.<br />

Sono qui, amico fedele,<br />

compagno di viaggio,<br />

305


306<br />

per trarvi fuori<br />

dal consumismo folle<br />

di vite avvelenate.<br />

Sono qui, primo martire,<br />

per essere fortezza<br />

di chi muore per la fede.<br />

Riconosciamo<br />

che ci sei necessario<br />

e non lo sapevamo;<br />

abbiamo bisogno di Te<br />

e ti ignoriamo.<br />

Venite a Betlemme!<br />

Venite a me!<br />

Sono io che sazio<br />

ogni desiderio del cuore,<br />

riempio di luce<br />

gli occhi dell’anima,<br />

apro orizzonti invisibili,<br />

dono la gioia vera.<br />

Solo io dò dignità<br />

a chi ha sbagliato,<br />

apro la mano del ricco,<br />

ricolmo di speranza<br />

il cuore del povero.<br />

Veramente Tu solo<br />

sei la Chiave<br />

che rivela all’uomo<br />

il suo mistero.<br />

Solo in Te l’uomo<br />

diventa uomo.<br />

Sii Tu benedetto<br />

nei secoli.<br />

Mario, Vescovo


Carissimi Fratelli e Sorelle,<br />

la Pace sia con voi!<br />

Ascoltatori della Parola<br />

Testimoni di Speranza<br />

Lettera Pastorale<br />

per la Quaresima <strong>2010</strong><br />

Lettere<br />

Ai Sacerdoti e ai Diaconi<br />

Alle persone di Vita Consacrata<br />

Ai Fedeli laici<br />

Mi piace salutarvi così; non per augurarvi un po’ di tranquillità dopo<br />

il chiasso e il frastuono del carnevale; ma perché, mentre ci accingiamo<br />

a intraprendere il cammino quaresimale, la mente e il cuore sono già<br />

rivolti nella speranza verso il Sepolcro vuoto e l’incontro nel Cenacolo<br />

con Cristo Risorto.<br />

Che c’è tra carnevale e quaresima?<br />

Se i giorni di carnevale fossero solo un’occasione per far compiere<br />

ai bambini un fantasioso viaggio nel mondo dei sogni, e per far riflettere<br />

gli adulti, attraverso l’ironia dei carri allegorici, sugli aspetti ridicoli e<br />

fragili dei comportamenti umani, sarebbero un “ingresso” bello e gioioso<br />

nel tempo più prezioso dell’anno liturgico: la quaresima!<br />

Purtroppo il carnevale non è soltanto sogno, ironia e gioia condivisa:<br />

è anche altro; è un invito a “scatenarsi” in sregolatezze fatte con la complicità<br />

delle maschere.<br />

Ed ecco che carnevale e quaresima diventano termini antitetici; sinonimi,<br />

l’uno di pazza gioia e di spensierata, anonima trasgressione; e<br />

l’altro, di grigia e lugubre atmosfera di chiese listate di viola, di sermoni<br />

apocalittici.<br />

307


308<br />

In verità dobbiamo riconoscere che non abbiamo bisogno del carnevale<br />

per mascherare il nostro volto, e che è provvidenziale l’offerta di un<br />

tempo, quello quaresimale, per ritrovare la nostra identità e riappropriarci<br />

della verità di noi stessi e delle cose.<br />

La quaresima, dopo lo “scatenarsi” del carnevale, offre la possibilità<br />

di “liberarsi” di quei legami che, ogni giorno, impediscono di andare liberamente<br />

incontro al Signore e ai fratelli.<br />

In alcuni paesi, la sera dell’ultimo giorno di carnevale, si usa suonare<br />

la campana con lunghi, mesti rintocchi. Alcuni interpretano quei rintocchi<br />

come annuncio triste della fine di carnevale; altri, come segno della<br />

penitenza che bisogna fare dopo i comportamenti licenziosi avuti.<br />

Forse, se quel suono fosse festoso, esprimerebbe meglio ciò che la<br />

quaresima è: tempo e cammino nella speranza; annuncio di possibilità<br />

di rinnovamento e di novità di vita; offerta di riconciliazione con Dio e<br />

di risurrezione interiore; proposta, probabilmente anche ultima, di conversione.<br />

Il rischio dell’assuefazione<br />

“Conversione” è la parola che percorre tutto il cammino dell’Antica<br />

e Nuova Alleanza; è l’esortazione ritornante della liturgia della Chiesa,<br />

specialmente nel tempo di quaresima.<br />

Mi chiedo se non ci siamo talmente assuefatti a questo suono verbale<br />

da non essere più in grado di coglierne l’essenzialità, l’urgenza, la necessità,<br />

il peso salvifico.<br />

“Convertitevi” è il primo invito che risuona nelle parole di fuoco di<br />

Giovanni Battista (Mt 3, 1); è la prima esortazione di Gesù, all’inizio del<br />

ministero pubblico (Mc 1, 15); è il punto di arrivo di Pietro nel discorso<br />

di Pentecoste (At 3, 38).<br />

In realtà, per accettare l’idea di convertirsi, per avvertire la stoltezza<br />

della non-decisione a tornare indietro, bisogna prendere coscienza di essere<br />

sulla strada sbagliata in affannosa rincorsa di miraggi ingannevoli.<br />

Non “induriamo il volto” come fece Gesù quando “prese la ferma decisione<br />

di mettersi in cammino verso Gerusalemme” per la Pasqua (Lc 9,<br />

51), perché l’invito a convertirci ci dà la sensazione di perdere la libertà.<br />

Ma anche questo è un inganno!


La prima sensazione che si prova quando ci si “arrende” a Cristo è di<br />

essere stati liberati da Lui, di essere rinati, di entrare in una vita nuova.<br />

Chi si alza dai piedi di un confessore, dopo aver deposto nel pentimento<br />

tutti i propri sbandamenti, avverte, anche a livello fisico, la partecipazione<br />

alla risurrezione di Cristo.<br />

Schiavitù e libertà<br />

La verità è che siamo schiavi e crediamo di essere liberi. Cerchiamo<br />

la libertà, ma ci piace essere schiavi. Vogliamo essere liberi da regole,<br />

schemi, principi, richiami, correzioni; rifiutiamo chiunque non ci fa fare<br />

tutto quello che desideriamo e ci piace, ma non ci rendiamo conto che,<br />

così facendo, avanziamo sul morbido cuscino di sabbie mobili che soffocano<br />

man mano che ci si lascia risucchiare.<br />

In passato si rendevano schiavi uomini e donne, derubandoli della libertà;<br />

oggi si fanno schiavi offrendo spazi falsi di libertà. In passato si<br />

era consapevoli e si soffriva di essere schiavi; oggi difficilmente ci si<br />

rende conto di perdere il bene più grande a causa dell’alcool, delle droghe,<br />

delle notti da sballo, del sesso, della ricerca del piacere, del benessere<br />

a tutti i costi, dell’apparire, del denaro, delle lotterie, di internet, dei<br />

modelli propinati dai mezzi di comunicazione, della criminalità, dell’individualismo<br />

egoista, della negazione di ogni valore naturale, del rifiuto<br />

pregiudiziale di Dio.<br />

Dalla schiavitù alla depressione<br />

La società consumistica e relativistica è un killer con i guanti di velluto:<br />

non uccide, ma opprime e soffoca, facendo cadere le sue vittime nella<br />

depressione. Tutti siamo testimoni di quanto questo male sia sempre più<br />

diffuso e dilagante e di quali tragici comportamenti generi.<br />

A nessuno sfugge “il vuoto” che caratterizza il nostro tempo, il clima<br />

di diffusa indifferenza verso tutto e tutti, a partire dal dato religioso, per<br />

passare al rispetto di se stessi, ai rapporti familiari, al senso del dovere,<br />

alla responsabilità verso persone e Istituzioni.<br />

309


310<br />

Oggi, chi si dichiara non credente non si affatica nemmeno a negare<br />

Gesù Cristo, perché, quand’anche Dio esistesse, non interessa, non costituisce<br />

problema. E quel che è più grave, è che questo modo di sentire<br />

diventa sempre più un fenomeno di massa, mentre il non valore, l’effimero,<br />

il non senso prendono il sopravvento, perché sono molto più allettanti<br />

e convincenti di chiunque pone problemi o costringe a porsi domande.<br />

Nel cuore le radici del male<br />

Le radici di questa ingiusta impostazione della propria vita e i semi<br />

del male che ramifica sempre più, “sono nel cuore umano”, dice Papa<br />

Benedetto XVI nel Messaggio per la quaresima <strong>2010</strong>. “Per entrare nella<br />

giustizia è pertanto necessario – scrive il Papa – uscire da quell’illusione<br />

di autosufficienza, da quello stato profondo di chiusura, che è l’origine<br />

stessa dell’ingiustizia”.<br />

Siamo ingiusti, dunque, innanzitutto perché non diamo a Dio la gloria<br />

e l’obbedienza che gli spettano e ci salvano; perché non diamo al<br />

prossimo l’amore e la solidarietà che ci rendono unica famiglia di Dio;<br />

perché non diamo a noi stessi la luce e la grazia che ci vengono dalla Parola<br />

di Dio e dai Sacramenti. Siamo poveri di grazia di Dio, di amore del<br />

prossimo; ma quello che ci preoccupa di più è non essere privi del possesso<br />

di beni materiali.<br />

In tempo di crisi economica, mentre vengono meno milioni di posti<br />

di lavoro, allettati dalle proposte consumistiche della pubblicità, con la<br />

crescita a dismisura delle separazioni e dei divorzi, delle condizioni di<br />

solitudine e di privazione dei mezzi di sostentamento, è facile mettere<br />

da parte qualsiasi considerazione morale o religiosa, per procurarsi con<br />

qualunque mezzo il necessario per vivere o la soddisfazione dei propri<br />

desideri.<br />

Purificare il cuore<br />

Tutti, ognuno nella sua personale esperienza di vita, abbiamo bisogno<br />

di invertire la direzione a tante tensioni e attenzioni che ci portano


fuori centro. Il cammino liturgico e il clima intensamente spirituale della<br />

quaresima sono un’occasione preziosa per radicali revisioni.<br />

Il digiuno e l’astinenza quaresimali, non ci chiedono solo di osservare<br />

alcune restrizioni alimentari, ma soprattutto di rinunciare a tutto ciò<br />

che ci allontana dall’essenziale, cioè dal rapporto con Dio e da chi è più<br />

vicino al Suo cuore: i piccoli, i malati, gli ultimi, i bisognosi di amore.<br />

La Parola educa il cuore<br />

Il primo dono di amore che dobbiamo fare, anche a chi non ha bisogno<br />

di pane e di vestito, è un capillare annuncio del Vangelo nelle famiglie,<br />

particolarmente in quelle più lontane o in condizioni di maggiore<br />

fragilità morale e sociale.<br />

Grande rispetto e attenta cura pastorale devono caratterizzare i rapporti<br />

con divorziati risposati, e coppie di fatto; ma le situazioni irregolari<br />

non possono impedirci di far conoscere ai genitori il pensiero del Signore,<br />

e di educare i figli nella Verità, perché non pensino che tutto è lecito e<br />

che una scelta di vita vale l’altra.<br />

Nelle comunità, sia parrocchiali che religiose, come negli ambiti associativi<br />

ecclesiali, si sviluppino intrattenimenti prolungati per la lettura,<br />

l’ascolto e l’accoglienza della Parola di Dio. È l’ascolto e la stabilità<br />

fedele sulla Parola, dice Paolo ai Corinzi, che assicura la salvezza (cfr<br />

1 Cor 15, 1-3).<br />

Alla luce della Parola, infatti, si riscalda il cuore e si illuminano gli<br />

occhi della mente per verificare la propria coerenza e correggersi. Ammaestrato<br />

e plasmato dalla Parola di Dio, il cuore si dilata e diventa capace<br />

e desideroso di accogliere “ogni uomo nel grande seno della carità”<br />

(Benedetto XVI).<br />

Se impariamo ad “ascoltare” e tradurre in opere la Voce del Signore,<br />

diventiamo trombe che scuotono le coscienze, suscitano interrogativi e<br />

inquietudini in famiglia, nel posto di lavoro, in società.<br />

I presbiteri: discepoli e maestri<br />

Una più forte e incisiva impronta deve lasciare questa quaresima nella<br />

vita e nel ministero di noi sacerdoti. Questa è la quaresima dell’<strong>Anno</strong><br />

311


312<br />

Sacerdotale; è la quaresima dell’anno in cui ci viene presentata la fedeltà<br />

di Cristo per risvegliare, rinverdire la nostra fedeltà presbiterale.<br />

Sentiamoci chiamati a un serio impegno di formazione umana, spirituale,<br />

dottrinale che permanga anche al di là dell’<strong>Anno</strong> Sacerdotale.<br />

Io vi ringrazio, cari Sacerdoti, anche a nome del popolo di Dio, per la<br />

serietà e la fedeltà con cui state vivendo tutti i momenti di preghiera, di<br />

comunione, di fraternità dell’<strong>Anno</strong> Sacerdotale.<br />

Le celebrazioni e l’adorazione eucaristica tra le Unità Pastorali stanno<br />

dando tanta edificazione ai fedeli, mentre accrescono la fraternità<br />

presbiterale e fortificano i vincoli di comunione pastorale.<br />

Pregare insieme è il modo più efficace per gustare la cordialità e<br />

l’affetto tra i presbiteri e soprattutto per dare testimonianza di unità e<br />

dell’importanza primaria della vita eucaristica per l’efficacia del lavoro<br />

apostolico.<br />

Ma queste esperienze unitarie devono essere quasi tappe dell’impegno<br />

personale e feriale nella cura spirituale e culturale di noi stessi.<br />

Il Santo Padre Benedetto XVI, nell’Udienza Generale del 3 febbraio<br />

<strong>2010</strong>, parlando di San Domenico, ha detto: “Lo sviluppo della<br />

cultura impone a coloro che svolgono il ministero della Parola, ai vari<br />

livelli, di essere ben preparati. Esorto, dunque, tutti, pastori e laici,<br />

a coltivare questa dimensione culturale della fede, affinché la bellezza<br />

della verità cristiana possa essere meglio compresa e la fede possa<br />

essere veramente nutrita, rafforzata e anche difesa. In questo anno<br />

sacerdotale, invito i seminaristi e i sacerdoti a stimare il valore spirituale<br />

dello studio. La qualità del ministero sacerdotale dipende anche<br />

dalla generosità con cui ci si applica allo studio delle verità rivelate”.<br />

I consacrati: esploratori della terra promessa<br />

L’invito che il Santo Padre fa a sacerdoti e seminaristi ad arricchirsi<br />

di interiorità e di scienza, per nutrire e rafforzare la fede del popolo<br />

di Dio, mi fa pensare a Mosè che invia dodici capi delle tribù di Israele<br />

per esplorare la regione di Canaan. I dodici tornano con rigogliosi frutti<br />

della valle di Ebron (Nm 13) per convincere il popolo a perseverare nel<br />

cammino verso la terra promessa.


Tra questi esploratori, accanto ai presbiteri e ai seminaristi, vedo<br />

quanto mai essenziale la presenza delle persone consacrate, particolarmente<br />

delle claustrali. La loro preghiera di intercessione è indispensabile<br />

per un fruttuoso lavoro dei presbiteri; lo ha magistralmente ricordato<br />

Benedetto XVI nell’omelia per la Giornata della Vita Consacrata: “Le<br />

persone consacrate” sono “chiamate a portare nel cuore e nella preghiera<br />

le angosce e le attese degli uomini, specie di quelli che sono lontani<br />

da Dio”. Le claustrali, stando con il Signore, sotto la croce, prendono<br />

su di sé “le sofferenze e le prove degli altri” e offrono “con gioia ogni<br />

cosa per la salvezza del mondo”.<br />

È quaresima per tutti<br />

Ma portatori di salvezza sono tutti i figli e le figlie di Dio che, specialmente<br />

nel tempo di grazia della quaresima, si avvicinano sempre più a<br />

Dio, per trascinare anche altri. Questo contributo di esempio e di grazia<br />

diventa più prezioso ed efficace quando è avvalorato da condizioni di fatica,<br />

di infermità, di solitudine, di sofferenza fisica o spirituale.<br />

La quaresima, dunque, è di tutti e viene per tutti. Tutti ne abbiamo bisogno;<br />

tutti possiamo e dobbiamo valorizzarla come tempo di rinnovamento<br />

e di salvezza.<br />

È quaresima per il mondo del lavoro: per chi è incatenato ad un posto<br />

di lavoro; per chi è privo del diritto di lavorare. La durezza del vivere<br />

quotidiano e l’amarezza delle umiliazioni, offerte al Signore e sopportate<br />

con l’aiuto della Sua Grazia, evitano l’indurimento del cuore ed educano<br />

tutta la famiglia a una maggiore serietà di vita.<br />

È quaresima per i carcerati: se il tempo di reclusione non li aiuta<br />

a giungere a una risurrezione interiore, la loro liberazione non avviene<br />

nemmeno quando si apriranno per loro le porte del carcere. Tanti santi e<br />

pensatori hanno incontrato Dio nell’esperienza della prigione.<br />

È quaresima per tutti gli educatori, in famiglia, nella scuola, nelle<br />

parrocchie: vivendo meglio un rapporto di discepolato verso la Parola<br />

di Dio, diventa più credibile e autorevole la loro missione educativa.<br />

313


314<br />

Il secondo anno di visita pastorale mi ha portato nelle scuole, per incontrare,<br />

non gli alunni, ma i docenti, i plasmatori delle coscienze, coloro<br />

che hanno la grave responsabilità, insieme alla famiglia e alla Chiesa,<br />

di preparare le nuove generazioni ad entrare da persone libere nell’Università,<br />

nel mondo del lavoro, della politica, della professione.<br />

Gli incontri fatti finora sono stati molto seguiti, partecipati, animati<br />

e graditi. La domanda coralmente espressa da dirigenti, da docenti, rappresentanti<br />

di classe e di istituto è stata di una maggiore collaborazione<br />

tra scuola, parrocchia e famiglia.<br />

Da qualche parte, in questi incontri, non sono mancate assenze dovute<br />

a pregiudizi verso la Chiesa o a chiusure mentali. Quanti finora hanno<br />

partecipato, hanno potuto constatare che il Vescovo non ha dato lezioni<br />

o direttive, né ha preteso ingerenze indebite; ma si è messo in ascolto di<br />

quanti operano nella scuola, per incoraggiarli nella loro delicata, alta, irrinunciabile<br />

missione, e per raccogliere esperienze, conoscenze, proposte,<br />

richieste di cui intende fare tesoro per un migliore e più efficace approccio<br />

educativo ai giovani da parte della Chiesa.<br />

Quando è in gioco la formazione, anche di una sola persona, non c’è<br />

posto per l’autoreferenzialità, il pregiudizio, la chiusura alla trascendenza,<br />

alle realtà spirituali.<br />

I valori inculcati da Cristo e dal suo Vangelo, prima di essere “cristiani”,<br />

sono “valori umani”. Da duemila anni chiunque accetta Cristo diventa<br />

pienamente “uomo” o “donna”. In tanto disorientamento giovanile<br />

e davanti al vuoto pauroso di un contesto sociale senza punti di riferimento,<br />

senza principi, senza modelli, come fa un educatore agnostico a<br />

trovare le risposte necessarie alle domande di senso che i giovani, anche<br />

inconsciamente, pongono? La piena del fiume della corruzione ormai<br />

ha tracimato fin sulle soglie della preadolescenza: basta l’osservazione<br />

dei fatti e dei comportamenti, per prendere atto che manca l’essenziale,<br />

e rendersi conto di quali sono i risultati delle scelte laiciste che hanno sedotto<br />

la cultura contemporanea.<br />

È quaresima per i malati gravi, per quanti si curano senza speranza di<br />

guarigione: unendo alle terapie il balsamo della Parola di Dio e il conforto<br />

della preghiera, ogni giorno di dolore e ogni notte insonne diventano gemme<br />

preziose per il giorno eterno, dove non ci saranno più né lacrime, né tenebre,<br />

né solitudine, perché la luce del Risorto riempie il tempio del cielo.


È quaresima per gli adolescenti e i giovani. Anche se hanno molte<br />

primavere davanti a sé, sono essi i più bisognosi di invertire con urgenza<br />

la marcia per non diventare tamarischi sterili in deserti senza vita (cfr<br />

Ger 17, 5-6).<br />

In questo cammino di conversione non possono essere soli. Bisogna<br />

che i sacerdoti, i catechisti, i consigli pastorali, i gruppi famiglia, si interroghino<br />

su che cosa fare per formarsi, prepararsi e agire. È necessario<br />

prendere coscienza che la questione educativa in parrocchia, in famiglia,<br />

nei gruppi è di un’urgenza tale che non permette rinvii e giustificazioni<br />

per non agire.<br />

È quaresima per chi ha in mano il potere delle leggi e della giustizia:<br />

l’eccessiva sicurezza di sé e la convinzione di non aver nulla da rivedere<br />

come membri di poteri istituzionali dai quali dipende la stabilità della<br />

nazione, sul piano culturale, sociale, etico, metterebbe a rischio il futuro<br />

di un Paese dalle profonde radici cristiane.<br />

Cittadini a servizio della speranza<br />

In questa quaresima, attraverso la scelta di uomini e donne ai quali<br />

affideremo la sorte di Regione e Comuni, siamo chiamati a dire il nostro<br />

pensiero sull’intangibilità della vita, sui diritti inviolabili dell’essere<br />

umano, sulla dignità della persona, sul rispetto della natura, sui principi<br />

etici che sono alla base della cultura, dell’ordinamento sociale delle<br />

nostre comunità.<br />

L’impegno politico, che non è esclusivo dei candidati o di chi viene<br />

eletto, ma di tutti i cittadini, è un’espressione alta del vivere civile<br />

in una società libera e democratica; è un compito che ogni credente deve<br />

assumersi come forma di servizio nei confronti dell’intera comunità,<br />

per contribuire alla migliore composizione dei governi locali. È segno<br />

di maturità umana, culturale e cristiana fare scelte non dettate da illusorie<br />

promesse, da interessi clientelari, da emotività suscitate da gratuiti<br />

imbonitori.<br />

Oggi più che mai, senza fare nomi di persone o di schieramenti, dobbiamo<br />

aiutare le coscienze, specialmente delle nuove generazioni, a fare<br />

scelte libere, coerenti, orientate al vero bene comune.<br />

315


316<br />

Coloro che ci governano non possono essere assorbiti totalmente da<br />

problemi di gestione o, peggio ancora, da aperture a visioni pseudo culturali<br />

e degradanti della società, al fine di assicurarsi l’appoggio di quanti,<br />

per interessi ideologici o condizioni di vita, auspicano una società<br />

senza radici, senza cardini, senza principi etici, senza l’attenzione primaria<br />

alla formazione dei giovani e al recupero di quei valori cristiani<br />

che, soli, assicurano la formazione integrale della persona e la costruzione<br />

solida della città terrena. La responsabilità della scelta di persone degne<br />

e capaci di assumersi questi compiti è tutta nelle nostre mani.<br />

Quaresima e Sinodo<br />

Carissimi, la quaresima <strong>2010</strong> coincide con la elaborazione dello<br />

“Strumento di lavoro del Sinodo”, con la scelta dei delegati sinodali, con<br />

la programmazione delle sessioni dell’assemblea sinodale che si inaugurerà<br />

nella prossima festa dell’Immacolata.<br />

Perché il Sinodo coinvolga non solo i delegati, ma anche ogni fedele<br />

e tutte le comunità, e trovi cuori disposti ad accoglierne i decreti e a metterli<br />

in pratica, percorriamo con grande impegno l’itinerario quaresimale<br />

e giungiamo “rinnovati” e “risorti” al grande evento di grazia che il<br />

Signore ci farà vivere.<br />

Maria, donna, figlia e madre della speranza, ci custodisca e ci conforti<br />

nel cammino.<br />

La pace sia con voi.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 11 febbraio <strong>2010</strong>,<br />

memoria della B.M.V. di Lourdes<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo


Ai Rev.mi Sacerdoti<br />

e Diaconi della <strong>Diocesi</strong><br />

“Fammi conoscere, Signore, le Tue vie,<br />

insegnami i tuoi sentieri.<br />

Guidami nella Tua fedeltà e istruiscimi,<br />

perché sei Tu il Dio della mia salvezza” (Sal 24, 1).<br />

Carissimi fratelli Sacerdoti e Diaconi,<br />

l’<strong>Anno</strong> Sacerdotale volge ai termine!<br />

Vengono meno le accentuazioni sul sacerdozio ministeriale, le iniziative<br />

straordinarie, ma non i richiami che il Signore ci sta facendo in<br />

questi giorni per mezzo dell’Apostolo Paolo: “La carità non abbia finzioni…<br />

gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo…<br />

Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella<br />

preghiera, solleciti nelle necessità dei fratelli… Abbiate i medesimi<br />

sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi<br />

invece a quelle umili” (Rom 12, 9 ss).<br />

Lungo l’anno, noi e il Popolo di Dio abbiamo chiesto a Gesù, fonte<br />

divina e modello sommo del nostro sacerdozio, il coraggio di saper dire<br />

a noi stessi la verità, l’amore all’obbedienza, un cuore aperto al futuro,<br />

attento alle attese del presente, per essere, noi, trasparenza di Cristo<br />

fra gli uomini.<br />

Stiamo lavorando intensamente per la preparazione dello strumento<br />

di lavoro delle sessioni sinodali che inaugureremo nella Solennità<br />

dell’Immacolata.<br />

Ma, prima di rinnovare, unificare, precisare la vita pastorale, è<br />

necessaria una profonda aratura del terreno; urge un ricambio di<br />

persone, di mansioni e di luoghi di ministero.<br />

Quando, sotto l’azione dello Spirito, senza accezione di persone, nel<br />

pieno rispetto di ognuno, animati solo dal bisogno di fare la Volontà di<br />

Dio significata dal bene delle anime, si rinnovano le zolle della vigna del<br />

Signore, la fecondità della terra e del lavoro è assicurata.<br />

317


318<br />

Durante il ritiro spirituale di maggio, vi invitavo a deporre nelle mani<br />

di Maria la vostra persona, il vostro ufficio, la vostra disponibilità, il vostro<br />

“eccomi” dell’ordinazione e della Messa Crismale.<br />

Ora vi chiedo, non senza timore e tremore, ma con profonda e ferma<br />

consapevolezza della necessità della richiesta, di mettervi nella disposizione<br />

interiore di accettare ciò che il Signore vorrà da ognuno.<br />

ho fiducia che tutti, anche se con qualche sofferenza o distacco,<br />

daremo esempio alle Comunità, di obbedienza, di spirito di fede, di<br />

unità, di ascolto del popolo di Dio che da molto tempo attende, anche<br />

col cambio dei Pastori, un nuovo inizio.<br />

Non è superfluo ripetere che le decisioni che vi presenterò, sono punto<br />

di arrivo di ore e giorni di preghiera, di molta riflessione, di attenzione<br />

ai vostri bisogni spirituali personali, di consapevole responsabilità di<br />

dover mettere al primo posto il “Bonum animarum”.<br />

I sacerdoti ai quali il Signore chiederà di lasciare temporaneamente<br />

o definitivamente l’ufficio di parroco, non pensino né di essere<br />

messi da parte, né di doversi ritirare a vita privata. La prontezza<br />

a rinunciare a qualunque ufficio non ci dispensa dal dovere di<br />

essere servi di Cristo, della Parola e della Chiesa, fino all’ultimo respiro.<br />

Nella Chiesa vi sono molti ministeri e carismi e soprattutto molti bisogni<br />

di evangelizzazione, di formazione, di assistenza spirituale, di promozione<br />

culturale, ai quali ci si può dedicare con maggiore libertà e impegno.<br />

Può darsi che non troviate sagge alcune o tutte le scelte del Vescovo;<br />

quanto a me, vi posso dire che fra le diverse possibilità e le molte difficoltà,<br />

ho seguito la via che, davanti a Dio, mi sembrava la migliore o la<br />

più opportuna.<br />

Con la presente vi dò appuntamento per il giorno 14 giugno presso<br />

l’Episcopio di <strong>Gravina</strong> alle ore 17,00.<br />

Tutti i Sacerdoti e i Diaconi che saranno interpellati, avranno i mesi<br />

di luglio e agosto per prendere contatti con le nuove realtà; preparare<br />

eventuali consegne; in settembre, nel modo che sarà indicato, si faranno<br />

gli spostamenti programmati.<br />

Carissimi Confratelli, quanto il Signore sta per chiedervi ha bisogno<br />

di molta grazia dall’Alto, per cui vi prego di unirvi alla mia preghiera<br />

per voi.


Io celebro ogni giorno per voi, per invocare su voi e sopra di me i doni<br />

dello Spirito Santo.<br />

In attesa di incontravi, vi abbraccio e vi benedico.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 6 giugno <strong>2010</strong>, Solennità del Corpus Domini<br />

* * *<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

Ai Rev.di<br />

Presbiteri e Diaconi<br />

della <strong>Diocesi</strong><br />

Carissimi,<br />

prima che comincino le attività estive dei ragazzi, i campiscuola, i<br />

pellegrinaggi e le pause di riposo, vi chiedo ancora qualche momento di<br />

tempo, perché ho bisogno innanzitutto di dirvi “grazie” per la testimonianza<br />

di disponibilità, di fede e di obbedienza che avete dato a me, ai<br />

confratelli e al Popolo di Dio, a seguito degli annunci di cambiamento<br />

del 14 giugno scorso.<br />

Qualche manifestazione di reazione e di dissenso merita tutta la comprensione<br />

da parte mia, perché a qualcuno ho chiesto un’obbedienza difficile.<br />

Non pretendo che tutti condividiate metodo e ragioni della “aratura”,<br />

annunziata e decisa; ma affermo con serena certezza che la nostra<br />

Chiesa, al traguardo dell’<strong>Anno</strong> Sacerdotale e alla vigilia delle Assemblee<br />

Sinodali, sta vivendo una “stagione profetica”, voluta dallo Spirito<br />

e “compiuta” da voi.<br />

Voi, grazie alla vostra fede e alla vostra obbedienza, siete i protagonisti<br />

di un evento forse mai verificatosi in una Chiesa Locale.<br />

Sono sicuro che l’esempio della vostra disponibilità lascerà un’orma<br />

nella storia; ma soprattutto ho fiducia che il Signore ringiovanirà le vostre<br />

energie sacerdotali, rinvigorirà il vostro zelo pastorale, vi ricolmerà<br />

di grazie e di benedizioni.<br />

319


320<br />

Per questo ritengo che questo momento è un’occasione da non perdere<br />

per il progresso del vostro cammino spirituale e per la fecondità del<br />

vostro servizio pastorale, sia se il Signore vi affida nuovi e maggiori impegni,<br />

sia se vi propone dolorose rinunce.<br />

L’augurio che vi faccio e la speranza che ho nel cuore è che il Popolo<br />

di Dio, in questa circostanza possa misurare il vero spessore umano, spirituale,<br />

ecclesiale dei suoi sacerdoti e diaconi.<br />

I cambiamenti annunziati non hanno solo risvolti spirituali, ma comportano<br />

aspetti pratici da affrontare; vi dò, pertanto, alcune indicazioni<br />

sulle cose da fare nei mesi di luglio e di agosto.<br />

1 - Chi deve lasciare la parrocchia:<br />

metta in ordine i registri dei sacramenti, l’inventano, l’amministrazione;<br />

con l’aiuto dei laici riordini gli ambienti e li liberi di ciò che è personale;<br />

presenti il bilancio parrocchiale aggiornato al 31 agosto <strong>2010</strong>, in Curia<br />

e al nuovo parroco;<br />

consegni eventuali somme accantonate in vista di acquisti, lavori di<br />

restauro e di ristrutturazione, specificando per iscritto lo scopo per cui<br />

devono essere utilizzate;<br />

entro la prima domenica di settembre (5-09-<strong>2010</strong>) programmi col<br />

Consiglio Pastorale celebrazioni e momenti di commiato con la comunità<br />

e resti in parrocchia fino al sabato successivo (11-09-<strong>2010</strong>), anche per<br />

gli adempimenti giuridico-amministrativi con la Curia.<br />

2 - Chi deve assumere un nuovo ufficio di parroco:<br />

prenda contatti col parroco uscente e con i suoi collaboratori, in date<br />

concordate lungo i mesi di luglio e di agosto;<br />

la seconda domenica di settembre inizi il ministero nella nuova parrocchia<br />

prendendone possesso con la lettura, in tutte le Messe, della bolla<br />

di nomina.<br />

Il Vescovo, all’Assemblea dell’Incoronata di Foggia, il 4 settembre<br />

<strong>2010</strong>, alla presenza dei rappresentanti di tutte le Comunità Parrocchiali,<br />

consegnerà le bolle di nomina ai nuovi parroci.


Tutti i nuovi parroci presteranno giuramento e faranno la professione<br />

di fede davanti all’assemblea.<br />

I rappresentanti dei Consigli Pastorali di ogni parrocchia incontreranno<br />

e accoglieranno il nuovo parroco, scambiando con lui il segno di<br />

pace.<br />

Mi è gradita la circostanza di questo messaggio, per invitarvi a partecipare<br />

alla Concelebrazione Giubilare di Don Saverio e Don Michele<br />

Paternoster (3 luglio, ore 20,00 - Centro Giovanile “Benedetto XIII”<br />

- <strong>Gravina</strong>) e di Don Luigi Dimarno (5 settembre, ore 11,30 - San Sepolcro<br />

- <strong>Altamura</strong>).<br />

Vi saluto cordialmente.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 24 giugno <strong>2010</strong>,<br />

Natività di San Giovanni Battista<br />

* * *<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

Ai Presbiteri e Diaconi<br />

Ai Religiosi e alle Religiose<br />

Alle Aggregazioni Laicali<br />

Al Popolo di Dio della <strong>Diocesi</strong><br />

Carissimi,<br />

l’incontro al Santuario dell’Incoronata per l’XI Assemblea Pastorale<br />

Diocesana, ha una rilevanza straordinaria, perché precede di tre mesi<br />

l’apertura solenne delle Assemblee sinodali, divenendone quasi porta<br />

che introduce nelle iniziative della vigilia.<br />

Dal Santuario dell’Incoronata al Santuario del Buoncammino (sede<br />

dell’apertura del Sinodo), dalle feste mariane di settembre alla grande<br />

Solennità dell’Immacolata Concezione sentiremo la presenza tutelare<br />

di Maria Madre della Chiesa sui lavori del Sinodo e sul nuovo cammino<br />

che molti confratelli presbiteri e diaconi e molte comunità parrocchiali<br />

sono chiamati a fare.<br />

321


322<br />

All’Incoronata, infatti tutti i presbiteri che hanno ricevuto un nuovo<br />

ufficio di parroco faranno pubblica professione di fede e giuramento<br />

di fedeltà; riceveranno i decreti di nomina e incontreranno le rispettive<br />

comunità scambiando un segno di pace con alcuni rappresentanti della<br />

parrocchia alla quale si è inviati.<br />

La giornata di sabato 4 settembre <strong>2010</strong> sarà articolata nel modo seguente:<br />

Ore 10.00 Rosario nel Santuario<br />

Ore 10.30 S. Messa nel Santuario<br />

Ore 11.30 Assemblea all’aperto<br />

Ore 13.00 Pranzo<br />

Pomeriggio libero.<br />

Chiedo a tutti la sensibilità ecclesiale e la carità fraterna di partecipare,<br />

anche se, come presbiteri e laici, non si è direttamente interessati<br />

a trasferimenti. L’importanza e la grandezza della propria <strong>Diocesi</strong> non è<br />

dovuta a fama o antichità di origine, ma dal modo vivo, fedele, comunionale<br />

con cui ogni presbitero o laico vive il proprio essere Chiesa e appartenere<br />

alla Chiesa.<br />

In attesa di incontrarvi, vi saluto fraternamente e vi benedico.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 2 agosto <strong>2010</strong><br />

* * *<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo


Ai Rev.di<br />

Presbiteri e Diaconi<br />

Diocesani e Religiosi<br />

Carissimi,<br />

questa lettera è un semplice biglietto per ricordarvi fraternamente che<br />

venerdì, 15 ottobre <strong>2010</strong>, riprendiamo i nostri incontri mensili di spiritualità.<br />

Come vi avevo annunziato durante l’Assemblea Pastorale dell’Incoronata,<br />

ci incontreremo nella sala allestita per lo svolgimento delle sessioni<br />

sinodali, per presentarvela in anteprima e per ambientare in un contesto<br />

iconografico che parla di Chiesa, l’omonimo tema che il Padre Predicatore<br />

svolgerà nei Ritiri Spirituali <strong>2010</strong>-2011.<br />

Animerà i ritiri P. Alfredo Marchello, Docente di Sacra Scrittura a<br />

Santa Fara.<br />

L’aula sinodale, come sapete, si trova presso la Chiesa della Trasfigurazione,<br />

in Via Santeramo ad <strong>Altamura</strong>.<br />

Il ritiro avrà inizio alle ore 9.30; l’adorazione eucaristica e le confessioni<br />

si faranno nella Chiesa Parrocchiale; l’incontro spirituale sì concluderà<br />

alle ore 12.30. Non è necessario portare il Breviario per l’Ora<br />

Media.<br />

Con la speranza che il 15 ottobre sia pronta la pubblicazione dello<br />

“Strumento di Lavoro” del Sinodo per potervelo consegnare, vi aspetto e<br />

vi saluto cordialmente.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 7 ottobre <strong>2010</strong>, Memoria B. M. V. del Rosario<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

323


324<br />

Santissima Trinità,<br />

Dio unico ed eterno,<br />

Amore creatore e redentore;<br />

Preghiera<br />

per il Primo Sinodo Diocesano<br />

Padre che ci hai amato tanto<br />

da darci il Tuo Figlio;<br />

Gesù, Via, Verità e Vita<br />

che ci hai amato fino alla fine<br />

col sacrificio di te stesso<br />

e col dono della Tua Parola<br />

e del Tuo Corpo;<br />

Spirito Santo, che ci fai Chiesa<br />

per renderci partecipi<br />

della vita di amore e di grazia<br />

del Padre e del Figlio,<br />

illumina e guida<br />

questo tuo popolo<br />

in cammino sinodale.<br />

Suscita nei Sacerdoti,<br />

nei Consacrati<br />

e in tutti i Battezzati<br />

un sincero desiderio<br />

di conversione<br />

e di novità di vita.<br />

Donaci l’umiltà di riconoscere<br />

i mali, i peccati e le omissioni<br />

Preghiere


che affliggono la nostra <strong>Diocesi</strong>,<br />

e il coraggio di rinnovare<br />

l’azione pastorale secondo le attese<br />

e le esigenze dei tempi.<br />

Fa’ che diveniamo pietre vive<br />

di comunione fraterna<br />

e instancabili testimoni<br />

del Vangelo della carità<br />

per essere, come Maria,<br />

Madre e Modello della Chiesa,<br />

costruttori di cieli nuovi e terra nuova.<br />

Amen.<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

325


326<br />

Intenzioni di preghiera<br />

per il Primo Sinodo Diocesano<br />

Dicembre <strong>2010</strong> L’Annuncio e la Catechesi<br />

Perché tutte le famiglie cristiane si aprano all’annunzio del Vangelo e si<br />

lascino penetrare e guidare dalla Sua Luce in tutte le circostanze della<br />

vita, per testimoniare con l’esempio e la parola, la fede che devono trasmettere<br />

alle nuove generazioni, preghiamo.<br />

Gennaio 2011 La Famiglia<br />

Perché nelle famiglie della <strong>Diocesi</strong>, tutti godano della grazia e della pienezza<br />

del sacramento del matrimonio: i genitori si amino nella fedeltà e<br />

nell’apertura alla vita; i figli crescano nella conoscenza e nel timore del<br />

Signore; i parenti, i vicini, gli amici vivano nella concordia e si impegnino<br />

insieme in opere di promozione umana e di solidarietà cristiana,<br />

preghiamo.<br />

Febbraio 2011 I Giovani<br />

Perché tutti i responsabili della formazione umana e cristiana dei giovani,<br />

i governanti e le agenzie di comunicazione culturale e sociale, aiutino<br />

i giovani a scoprire la castità come via di equilibrio interiore, maturazione<br />

affettiva della persona, segno di vero amore, fondamento per scelte<br />

matrimoniali libere, vere e stabili, preghiamo.<br />

Marzo 2011 Vocazione e Missione<br />

Perché i sacerdoti e gli educatori siano più solleciti e attenti a formare i<br />

ragazzi e i giovani alla mondialità; li aiutino a scoprire il progetto di Dio<br />

sulla loro persona; propongano senza timore gli ideali alti della consacrazione,<br />

della vita contemplativa e della missione, preghiamo.<br />

aprile 2011 Cultura e Comunicazioni<br />

Perché nella <strong>Diocesi</strong> si formino operatori culturali e della comunicazione,<br />

capaci di riconoscere il bisogno di Dio che è nel cuore dell’uomo e<br />

di dare risposte a quanti si smarriscono nel buio intellettuale e morale,<br />

causato dall’allontanamento dalla fonte della Verità, preghiamo.


Ma G G i o 2011 Liturgia e Sacramenti<br />

Perché la liturgia sia offerta con dignità e intima partecipazione dai ministri<br />

e da tutta l’assemblea; dia onore e gloria al Padre; renda, attraverso<br />

i segni, visibile e presente il mistero pasquale di Cristo e l’azione santificante<br />

dello Spirito; accresca nel cuore dei fedeli la fede, la speranza e la<br />

carità, preghiamo.<br />

GiuGno 2011 Carità e promozione umana<br />

Perché la carità sia centro e culmine della testimonianza di quanti partecipano<br />

al banchetto del Signore; perché tutti i membri della Comunità<br />

Cristiana sappiano riconoscere le nuove e più dolorose povertà morali e<br />

sociali, e si sentano fattivamente responsabili verso coloro che sono nel<br />

bisogno, preghiamo.<br />

lu G l i o 2011 Lavoro e Questioni Sociali<br />

Perché tutti, specialmente i giovani, comprendano la necessità della formazione<br />

sociale e politica, per essere presenza cristiana significativa<br />

in tutti gli ambiti della vita, e promuovano, attraverso il volontariato e<br />

l’impegno politico, testimonianze concrete di ascolto, di sostegno e di<br />

servizio, per la costruzione di una società fondata sulla giustizia, sulla<br />

dignità e sulla pace, preghiamo.<br />

aG o s t o 2011 Vita - Salute - Sofferenza<br />

Perché le giovani generazioni siano educate in famiglia e nella comunità<br />

cristiana alla consapevolezza del valore della vita e al dovere della cura<br />

della salute, e tutti coloro che sono segnati dalla malattia e dalla disabilità<br />

siano circondati dalla vicinanza morale, spirituale e affettiva della<br />

parrocchia, preghiamo.<br />

setteMbre 2011 Presbiteri e Diaconi<br />

Perché i sacerdoti e i diaconi vivano una comunione fraterna sempre<br />

più profonda; si prestino reciproca e gratuita collaborazione; sentano<br />

un’esigenza crescente di unità, di vita interiore e di preghiera; e i fedeli<br />

imparino a guardarli, non solo come servi della comunità, ma anche come<br />

fratelli da rispettare, amare e aiutare, preghiamo.<br />

327


328<br />

ottobre 2011 Vita Consacrata e Ministeri<br />

Perché i Religiosi e i Consacrati, con la santità della vita, facciano crescere<br />

nel popolo la stima per la vita consacrata, e perché le famiglie, le<br />

associazioni e gli educatori formino il cuore dei ragazzi e dei giovani alle<br />

realtà spirituali, per renderli capaci di riconoscere la voce del Signore,<br />

preghiamo.<br />

noveMbre 2011 Laici<br />

Perché i fedeli laici, alimentando la loro fede nell’ascolto, nella preghiera<br />

e con la grazia dei sacramenti, sotto la guida dei pastori, diventino<br />

protagonisti sempre più formati e responsabili della vita della Chiesa, e<br />

testimoni gioiosi, fedeli e coraggiosi del Vangelo nella famiglia e nella<br />

società, preghiamo.<br />

DiceMbre 2011 Ecumenismo - Dialogo<br />

Perché ogni battezzato prenda coscienza di essere costruttore di unità<br />

all’interno della Chiesa e con le altre Chiese cristiane; perché si intensifichino<br />

gli incontri biblici e di preghiera tra le diverse confessioni, e<br />

diventiamo tutti molto più attenti alla presenza numerosa di credenti di<br />

altre religioni, per instaurare rapporti di dialogo, di pace e di reciproca<br />

accoglienza, preghiamo.<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo


Prot. n. 03/<strong>2010</strong><br />

Costituzione<br />

del Consiglio Presbiterale<br />

Decreti<br />

a seguito della scadenza del mandato del Consiglio Presbiterale, avvenuta<br />

in data 1 marzo 2009;<br />

visto lo Statuto del medesimo Consiglio, promulgato con Decreto<br />

del 18 maggio 1998;<br />

visti i risultati della consultazione elettorale del 22 gennaio <strong>2010</strong>, nel<br />

corso della quale il Presbiterio ha eletto i membri facenti parte del medesimo<br />

Consiglio;<br />

procedendo con questo stesso atto alla scelta dei membri di nomina<br />

vescovile;<br />

a norma del can. 497 del CJC e dell’art. 3 del suddetto Statuto,<br />

con il presente Decreto<br />

che risulta così composto:<br />

costituisco<br />

il consiglio presbiterale<br />

a) Membri di diritto<br />

Sac. Vito Colonna Vicario Generale<br />

Sac. Giacomo Fiore Vicario Episcopale<br />

Sac. Saverio Ciaccia Vicario Episcopale<br />

Sac. Domenico Giannuzzi Vicario Episcopale<br />

Sac. Vito Nuzzi Vicario Episcopale<br />

Sac. Nunzio Falcicchio Rettore del Seminario Diocesano<br />

329


330<br />

b) Membri eletti dal Presbiterio<br />

Sac. Angelantonio Cianciotta<br />

Sac. Giuseppe Creanza<br />

Sac. Michele Lombardi<br />

Sac. Giuseppe Loviglio<br />

Sac. Giovanni Giove<br />

Sac. Domenico Natale<br />

P. Mario Marino, ofmConv.<br />

P. Vittorio Ciaccia, ofmConv.<br />

c) Membri nominati dal Vescovo<br />

Sac. Vito Incampo<br />

Sac. Nicola Chiarulli<br />

Sac. Michele Gramegna<br />

Sac. Saverio Paternoster<br />

Sac. Rocco Scalera<br />

Mons. Felice Posa<br />

P. Maurizio Bevilacqua, cmf<br />

P. Daniele Carraro, smm<br />

P. Massimiliano Marsico, ofmConv.<br />

A norma del suddetto Statuto, il Consiglio Presbiterale rimane in carica<br />

per cinque anni, a partire dalla data odierna.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 2 febbraio <strong>2010</strong>, Festa della Presentazione<br />

del Signore<br />

Il Vice Cancelliere Vescovile<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo


Prot. n. 06/<strong>2010</strong><br />

Costituzione<br />

del Collegio dei Consultori<br />

a seguito della scadenza del mandato del Collegio dei Consultori,<br />

avvenuta in data 1 aprile 2009;<br />

visto il mio Decreto in data 2 febbraio <strong>2010</strong>, con il quale ho costituito<br />

il Consiglio Presbiterale per i prossimi cinque anni;<br />

visto l’art. 19 dello Statuto del medesimo Consiglio, promulgato con<br />

Decreto del 18 maggio 1998;<br />

a norma del can. 502 § 1 del CJC,<br />

con il presente Decreto<br />

costituisco<br />

il collegio dei consultori<br />

che risulta così composto:<br />

Sac. Vito Colonna<br />

Sac. Angelantonio Cianciotta<br />

Sac. Michele Lombardi<br />

Sac. Giovanni Giove<br />

Sac. Domenico Natale<br />

Sac. Michele Gramegna<br />

P. Massimiliano Marsico, ofmConv.<br />

A norma del diritto, il Collegio dei Consultori rimane in carica per<br />

cinque anni, a partire dalla data odierna.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 14 marzo <strong>2010</strong>, 4 a domenica di Quaresima<br />

Il Vice Cancelliere Vescovile<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

331


332<br />

Prot. n. 21/<strong>2010</strong><br />

Costituzione “in solidum”<br />

delle Parrocchie di S. Giovanni Battista<br />

e di S. Giovanni Evangelista<br />

in <strong>Gravina</strong><br />

La necessità di adeguare l’azione pastorale alle esigenze attuali e il<br />

dovere del Vescovo di prendere atto delle modifiche demografiche del<br />

territorio della <strong>Diocesi</strong>, sia nei centri storici, sia nelle zone periferiche<br />

della città, mi impongono il dovere di trovare soluzioni idonee al migliore<br />

servizio pastorale dei fedeli.<br />

Poiché il centro storico di <strong>Gravina</strong> va sempre più riducendosi numericamente,<br />

diventa impossibile una cura pastorale esclusiva ed articolata<br />

per ogni parrocchia.<br />

Pertanto, a norma del can. 517 § 1 del CJC, con il presente Decreto<br />

unisco “in solidum”<br />

le Parrocchie di S. Giovanni Battista<br />

e di S. Giovanni Evangelista<br />

in <strong>Gravina</strong>,<br />

affidando la funzione di Moderatore al Parroco di S. Giovanni Battista.<br />

Perché l’unione “in solidum” non sia puramente fittizia, stabilisco<br />

che:<br />

sia unico il Programma Pastorale, unico il Consiglio Pastorale Parrocchiale<br />

(CPP) ed il Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici<br />

(CPAE), con rappresentanti delle due Parrocchie;<br />

i bilanci parrocchiali saranno presentati distinti e firmati ambedue dai<br />

due Co-Parroci e dai membri del Consiglio Parrocchiale per gli Affari<br />

Economici;<br />

restano distinti i due Uffici parrocchiali, con i relativi registri ed archivi.


Consapevole che non bastano i decreti a segnare un cammino nuovo,<br />

i due Co-Parroci metteranno tutto l’impegno, affinché le due Comunità<br />

possano fare un’esperienza gioiosa e fruttuosa di comunione piena e di<br />

cammino unitario.<br />

La Vergine Assunta, il Battista e l’Apostolo prediletto sostengano e<br />

benedicano questo nuovo inizio.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 15 agosto <strong>2010</strong>, Solennità dell’Assunzione<br />

della Beata Vergine Maria<br />

Il Vice Cancelliere Vescovile<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

333


334<br />

Prot. n. 22/<strong>2010</strong><br />

Costituzione “in solidum”<br />

delle Parrocchie dello Spirito Santo<br />

e dei Santi Pietro e Paolo<br />

in <strong>Gravina</strong><br />

A seguito di un ampio e complesso rinnovo delle figure poste a guida<br />

delle Comunità parrocchiali;<br />

al fine di affrontare in modo più efficace le problematiche pastorali;<br />

visto che le Parrocchie dello Spirito Santo e dei Santi Pietro e Paolo<br />

in <strong>Gravina</strong>, non solo sono limitrofe, ma abbracciano un ampio territorio<br />

che, dal punto di vista sociale, culturale, religioso e morale, presenta<br />

omogeneità di caratteristiche e di esigenze;<br />

volendo far in modo che i presbiteri inviati a prendersi cura di quella<br />

larga porzione del popolo di Dio non siano soli nella programmazione<br />

e nell’azione;<br />

nell’intento di promuovere esperienze sempre più solide di unità di<br />

azione pastorale e di fraterna comunione presbiterale;<br />

a norma del can. 517 § 1 del CJC, con il presente Decreto<br />

unisco “in solidum”<br />

le Parrocchie dello Spirito Santo e dei Santi Pietro e Paolo<br />

in <strong>Gravina</strong>.<br />

Stabilisco, inoltre, che:<br />

le due Parrocchie avranno un unico Consiglio Pastorale Parrocchiale<br />

(CPP) ed un unico Programma Pastorale complementare e coordinato,<br />

in modo che ci sia distinzione, sussidiarietà ed organicità;<br />

i documenti, i manifesti, la stampa delle iniziative comuni porteranno<br />

le intestazioni o il logo delle due Parrocchie;<br />

per la vita interna e i documenti degli Uffici parrocchiali, ogni Parrocchia<br />

avrà carta intestata propria;<br />

i bilanci parrocchiali saranno distinti; il Consiglio Parrocchiale per<br />

gli Affari Economici (CPAE) sarà formato da membri dell’una e dell’altra<br />

Parrocchia;<br />

Co-Presidenti del CPP e del CPAE saranno i due Co-Parroci;


uno dei due Co-Parroci svolgerà, su indicazione del Vescovo, la funzione<br />

di Moderatore;<br />

ogni Parrocchia curerà registri parrocchiali, inventario ed archivio<br />

propri.<br />

Consapevole che non bastano i decreti a segnare un cammino nuovo,<br />

i due Co-Parroci metteranno tutto l’impegno, affinché le due Comunità<br />

possano fare un’esperienza gioiosa e fruttuosa di comunione piena e di<br />

cammino unitario.<br />

Lo Spirito Santo illumini e sostenga l’azione di Pastori e fedeli; l’intercessione<br />

degli Apostoli Pietro e Paolo accompagni questo nuovo cammino<br />

comunitario.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 15 agosto <strong>2010</strong>, Solennità dell’Assunzione<br />

della Beata Vergine Maria<br />

Il Vice Cancelliere Vescovile<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

335


336<br />

Prot. n. 23/<strong>2010</strong><br />

Costituzione “in solidum”<br />

delle Parrocchie di<br />

S. Eustachio, S. Agostino e S. Lucia<br />

in Acquaviva delle Fonti<br />

I rapidi mutamenti dell’era della globalizzazione e della tecnica informatica<br />

hanno, come inevitabile riflesso, un altrettanto vorticoso modo<br />

di pensare, di vivere e di operare.<br />

Sul piano ecclesiale, è impensabile oggi un’azione pastorale tradizionale,<br />

affidata ad un singolo Sacerdote, limitata nelle risorse umane, frazionata<br />

nei programmi, isolata nei contesti.<br />

La complessità dei problemi spirituali, morali, educativi, familiari,<br />

sociali, culturali e materiali da affrontare, e la necessità di ricercare linguaggi,<br />

metodi, iniziative, luoghi, condivisione di risorse, di competenze<br />

e di responsabilità, esigono con urgenza una ferma e convinta impostazione<br />

pastorale fondata sull’unità, alla ricerca dell’unità, resa efficace<br />

ed incisiva da una solida e costante testimonianza di unità.<br />

Per queste ragioni, ritengo che, salve le Unità Pastorali costituite, la<br />

continuazione e lo sviluppo delle iniziative unitarie in atto, alcune parrocchie,<br />

per esigenze strutturali, siano costituite “in solidum”.<br />

Pertanto, restando “cittadina” l’Unità Pastorale in Acquaviva delle<br />

Fonti, e conservando ciascuna delle sette parrocchie la propria identità<br />

e personalità giuridica, a norma del can. 517 § 1 del CJC, con il presente<br />

Decreto<br />

costituisco “in solidum”<br />

le Parrocchie di S. Eustachio (Cattedrale), S. Agostino e S. Lucia<br />

in Acquaviva delle Fonti.<br />

La costituzione “in solidum” comporta la funzione di Moderatore di<br />

uno dei Parroci, la costituzione di un unico Consiglio Pastorale, di un unico<br />

Consiglio per gli Affari Economici e un unico Programma Pastorale.<br />

Restano distinti gli Uffici parrocchiali, le registrazioni degli atti, le<br />

amministrazioni, ma tutto viene conosciuto, concordato e programmato<br />

dai Presbiteri e dagli Organismi di consiglio.


Sarà impegno costante dei Sacerdoti educare e formare i fedeli laici<br />

ad un nuovo modo di camminare nella fede e di testimoniarla.<br />

I Santi Patroni delle suddette Comunità ottengano, con la loro intercessione,<br />

grazie di piena comunione e di fruttuosa missione evangelizzatrice.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 15 agosto <strong>2010</strong>, Solennità dell’Assunzione<br />

della Beata Vergine Maria<br />

Il Vice Cancelliere Vescovile<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

337


338<br />

Prot. Sin.le n. VIII/<strong>2010</strong><br />

Decreto di Apertura<br />

delle Assemblee Sinodali<br />

<strong>2010</strong> - 7 Dicembre - 2011<br />

A tutti i fratelli e le sorelle, chiamati a vario titolo a partecipare personalmente<br />

alla prima, grande Assise Sinodale Diocesana, e a tutti i Figli<br />

di Dio che sono nella Chiesa di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle<br />

Fonti, in questo momento solenne della vita e della storia della <strong>Diocesi</strong>,<br />

mentre ci accingiamo, come gli Apostoli, a riunirci per metterci in ascolto<br />

di ciò che lo Spirito ha da dire alla nostra Chiesa (cfr. Ap 1, 11), auguro<br />

di cuore “grazia e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Nostro Gesù<br />

Cristo” (Rm 1, 7).<br />

La parola ferma, rassicurante e confortatrice di Cristo “Io sono la via,<br />

la verità e la vita” (Gv 14, 6), che ha guidato i nostri passi nel cammino<br />

di riflessione e di ricerca iniziato dopo l’indizione del Sinodo, il 22 maggio<br />

2008, ci accoglie e ci sostiene nella fase culminante dei lavori sinodali,<br />

perché la nostra Chiesa, in un tempo caratterizzato da smarrimento<br />

di pensiero e di principi etici, ma anche dal bisogno di ricerca e di speranza,<br />

possa essere faro elevato di verità e casa di salvezza.<br />

Durante la fase preparatoria, ci siamo messi alla scuola del Concilio<br />

Vaticano II e del Magistero, nell’intento di rendere “Conciliare” il nostro<br />

modo di essere “Chiesa” e la nostra azione pastorale. Ora, dopo:<br />

l’ampia consultazione svoltasi nelle parrocchie e in molte realtà ecclesiali;<br />

il lavoro di sintesi delle risposte date ai questionari;<br />

le diverse bozze dei lineamenti fatte dalle dodici Commissioni preparatorie;<br />

la rielaborazione fatta dalla Segreteria Generale del Sinodo, per stilare<br />

lo “Strumento di Lavoro”;<br />

la pubblicazione del Regolamento del Sinodo;<br />

le nomine dei Delegati Sinodali,<br />

tutto è pronto per entrare nella terza fase del Sinodo, che si svolgerà<br />

in quattro Sessioni, ognuna delle quali comprenderà tre Sedute. Ogni<br />

Seduta consisterà in tre giornate di riunioni.


La solenne inaugurazione dell’Assemblea Sinodale si svolgerà nella<br />

nuova struttura polifunzionale del Santuario di Maria SS. del Buoncammino<br />

in <strong>Altamura</strong>, il 7 dicembre <strong>2010</strong>, alle ore 18.00.<br />

I lavori sinodali avranno inizio il 10 dicembre <strong>2010</strong>, alle ore 17.30,<br />

nell’aula allestita per la celebrazione del Sinodo, al secondo piano della<br />

Chiesa della Trasfigurazione, in via Santeramo, ad <strong>Altamura</strong>.<br />

La Solenne Concelebrazione conclusiva del Sinodo si svolgerà il 7<br />

dicembre 2011.<br />

L’anno delle Sessioni Sinodali deve essere, per tutte le Comunità e<br />

per ogni fedele, un anno di preghiera, di revisione, di conversione e di<br />

preparazione del cuore ad accogliere i decreti sinodali per viverli, osservarli<br />

ed insegnarli con rinnovata fedeltà.<br />

Il Sinodo è un dono di inestimabile valore dello Spirito alla nostra<br />

Chiesa. Ma ad ogni grande dono corrisponde una più grande responsabilità<br />

di valorizzarlo, per immettere un nuovo afflato di unità, di comunione<br />

e di missione nella vela della nostra Chiesa Locale.<br />

La Vergine Maria, Madre della Chiesa, e tutti i nostri Santi Protettori<br />

intercedano perché siano perseveranti le nostre volontà e fruttuoso il nostro<br />

impegno.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 29 agosto <strong>2010</strong><br />

Il Cancelliere Vescovile<br />

Sac. Vito Incampo<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

339


340<br />

Prot. Sin.le n. IX/<strong>2010</strong><br />

Decreto di costituzione<br />

degli Organi del Sinodo<br />

In ottemperanza agli adempimenti previsti dal Regolamento del Sinodo<br />

in vista delle assemblee sinodali, col presente<br />

decreto<br />

a norma degli articoli 25, 27, 30, 31, 33, 35, 36, costituisco i seguenti<br />

Organi Sinodali:<br />

la Segreteria Generale,<br />

la Commissione Teologico-canonica,<br />

la Commissione per i Testi Sinodali,<br />

la Commissione Liturgica,<br />

la Commissione Organizzativa.<br />

Contestualmente, nomino i relativi Membri che li compongono:<br />

Per la Segreteria Generale<br />

nomino<br />

Don Domenico Giannuzzi Segretario Generale<br />

Don Giovanni Giove Vice Segretario Generale<br />

Don Vito Incampo Membro<br />

P. Massimiliano Marsico, ofmConv. Membro<br />

Per la Commissione Teologico-Canonica<br />

nomino<br />

Don Giovanni Giove Presidente<br />

Mons. Felice Posa Membro<br />

Mons. Nicola Dileo Membro<br />

Don Giacomo Lorusso Membro<br />

Don Giuseppe Creanza Membro


Per la Commissione per i Testi Sinodali<br />

nomino<br />

Don Vito Incampo Presidente<br />

Don Saverio Ciaccia Membro<br />

Don Nicola Chiarulli Membro<br />

Don Vito Cassese Membro<br />

Don Giuseppe Pietroforte Membro<br />

Don Giovanni Bruno Membro<br />

Don Vincenzo Lopano Membro<br />

Don Sante Ferrulli Membro<br />

P. Juan Gustavo Pez, cmf Membro<br />

Don Rocco Scalera Membro<br />

Don Michele Lombardi Membro<br />

Don Angelantonio Cianciotta Membro<br />

Don Giovanni Giove Vice Segretario Generale<br />

Per la Commissione Liturgica<br />

nomino<br />

Don Alessandro Amapani Presidente<br />

Don Vincenzo Panaro Membro<br />

Filippo Buonamassa Membro<br />

Paolo Dantile Membro<br />

Maria Acquaviva Membro<br />

Nina Martimucci Membro<br />

Per la Commissione Organizzativa<br />

nomino<br />

Don Nunzio Falcicchio Presidente<br />

Marisa Piazza Membro<br />

Anna Garziano Membro<br />

Carlo Moramarco Membro<br />

341


342<br />

Salvatore Trotta Membro<br />

Angelo Calia Membro<br />

Massimo Marvulli Membro<br />

I compiti delle singole Commissioni e della Segreteria Generale sono<br />

specificati dal Regolamento del Sinodo. Tutte le persone nominate in<br />

questo Decreto restano in carica fino alla pubblicazione del Libro del Sinodo.<br />

Dal Palazzo Vescovile, 29 agosto <strong>2010</strong><br />

Il Cancelliere Vescovile<br />

Sac. Vito Incampo<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo


Mons. Vescovo ha nominato:<br />

Nomine<br />

1 gennaio <strong>2010</strong> P. Juan Gustavo Pez, cmf, Vicario parrocchiale<br />

della Parrocchia di Santa Maria del Carmine in<br />

<strong>Altamura</strong> (Prot. n. 01/<strong>2010</strong>).<br />

31 gennaio <strong>2010</strong> il Sig. Cirilli Saverio, Commissario dell’Arciconfraternita<br />

Maria SS. Annunziata, con sede in <strong>Gravina</strong>,<br />

per la durata di un anno (Prot. n. 02/<strong>2010</strong>).<br />

11 febbraio <strong>2010</strong> P. Massimiliano Marsico, ofmConv., Cappellano<br />

dell’Ospedale Civile di Spinazzola (Prot. n.<br />

04/<strong>2010</strong>).<br />

8 aprile <strong>2010</strong> P. Marcio Oliveira Duarte, pf, Assistente Ecclesiastico<br />

del Gruppo Scout A.G.E.S.C.I. “<strong>Gravina</strong><br />

2” (Prot. n. 08/<strong>2010</strong>).<br />

20 maggio <strong>2010</strong> il Sac. Stefano Nacucchi, Vicario parrocchiale<br />

della Parrocchia di S. Pietro Apostolo in Spinazzola<br />

(Prot. n. 14/<strong>2010</strong>).<br />

23 maggio <strong>2010</strong> il Sac. Vincenzo Lopano, Assistente Ecclesiastico<br />

A.G.E.S.C.I. per la Zona “Peucetia” (Prot. n.<br />

15/<strong>2010</strong>).<br />

29 giugno <strong>2010</strong> il Sac. Michele Gramegna, Presidente e Legale<br />

Rappresentante dell’Ente Ecclesiastico “Sacro<br />

Monte dei Morti”, con sede in <strong>Gravina</strong> (Prot. n.<br />

18/<strong>2010</strong>).<br />

11 agosto <strong>2010</strong> il Sac. Giovanni Monitillo, Cappellano dell’Ospedale<br />

Civile di <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 20/<strong>2010</strong>).<br />

21 agosto <strong>2010</strong> Mons. Luigi Dimarno, Economo Diocesano, per<br />

un altro quinquennio (Prot. n. 24/<strong>2010</strong>).<br />

343


344<br />

1 settembre <strong>2010</strong> Mons. Felice Posa, Vicario Giudiziale, per un altro<br />

quinquennio (Prot. n. 25/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Vito Colonna, Parroco delle Parrocchie<br />

unite “in solidum” di S. Maria Assunta nella Cattedrale<br />

e di S. Nicola dei Greci in <strong>Altamura</strong> (Prot.<br />

n. 26/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Sante Ferrulli, Parroco della Parrocchia<br />

di S. Michele Arcangelo in <strong>Altamura</strong> (Prot. n.<br />

27/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Carlo Carducci, Parroco “in solidum” moderatore,<br />

e il Sac. Michele Capodiferro, Parroco<br />

“in solidum” delle Parrocchie di S. Giovanni Battista<br />

e S. Giovanni Evangelista in <strong>Gravina</strong> (Prot. n.<br />

28/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Pasquale Settembre, Parroco della Parrocchia<br />

Mater Ecclesiae in <strong>Gravina</strong> (Prot. n.<br />

29/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Nicola Chiarulli, Parroco della Parrocchia<br />

di S. Sepolcro in <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 30/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Giovanni Giove, Parroco della Parrocchia<br />

del Sacro Cuore di Gesù in <strong>Altamura</strong> (Prot. n.<br />

31/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Vincenzo Lopano, Parroco della Parrocchia<br />

di S. Agostino in <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 32/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Giuseppe Cifarelli, Parroco della Parrocchia<br />

del SS. Redentore in <strong>Altamura</strong> (Prot. n.<br />

33/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Saverio Ciaccia, Parroco della Parrocchia<br />

di S. Domenico in <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 34/<strong>2010</strong>);


il Sac. Michele Gramegna, Parroco della Parrocchia<br />

del SS. Crocifisso in <strong>Gravina</strong> (Prot. n.<br />

35/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Vito Cassese, Parroco “in solidum” moderatore,<br />

e il Sac. Giuseppe Loviglio, Parroco “in<br />

solidum” delle Parrocchie dello Spirito Santo e dei<br />

Santi Pietro e Paolo in <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 36/<strong>2010</strong>);<br />

P. Aparecido José da Silva, pf, Parroco “in solidum”<br />

moderatore, e il Sac. Nicola Lorusso, Parroco<br />

“in solidum” della Parrocchia di Gesù Buon<br />

Pastore in <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 37/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Domenico Giannuzzi, Parroco “in solidum”<br />

moderatore, Mons. Felice Posa, Parroco “in<br />

solidum”, ed il Sac. Francesco Colamonaco, Parroco<br />

“in solidum” delle Parrocchie di S. Eustachio,<br />

S. Agostino e S. Lucia in Acquaviva delle Fonti<br />

(Prot. n. 38/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Andrea Wisniewski, Parroco “in solidum”<br />

moderatore, e il Sac. Nicola Nardulli, Parroco “in<br />

solidum” della Parrocchia del Sacro Cuore in Acquaviva<br />

delle Fonti (Prot. n. 39/<strong>2010</strong>);<br />

P. Oronzio Fiore, ffb, Amministratore parrocchiale<br />

della Parrocchia di Maria SS. Addolorata in<br />

Poggiorsini (Prot. n. 40/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Tommaso Lerario, Cappellano dell’Ente<br />

Ecclesiastico Ospedale “F. Miulli” in Acquaviva<br />

delle Fonti (Prot. n. 41/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Giuseppe Perrucci, Vicario parrocchiale<br />

delle Parrocchie unite “in solidum” di S. Maria Assunta<br />

nella Cattedrale e di S. Nicola dei Greci in<br />

<strong>Altamura</strong> (Prot. n. 42/<strong>2010</strong>);<br />

345


346<br />

P. Marcio Oliveira Duarte, pf, Vicario parrocchiale<br />

della Parrocchia di Gesù Buon Pastore in<br />

<strong>Gravina</strong> (Prot. n. 43/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Giacomo Lorusso, Vicario parrocchiale<br />

della Parrocchia di Mater Ecclesiae in <strong>Gravina</strong><br />

(Prot. n. 44/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Giuseppe Logruosso, Vicario parrocchiale<br />

delle Parrocchie unite “in solidum” dello Spirito<br />

Santo e dei SS. Pietro e Paolo in <strong>Gravina</strong> (Prot. n.<br />

45/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Vincenzo Confetti, Vicario parrocchiale<br />

della Parrocchia di S. Domenico in Acquaviva delle<br />

Fonti (Prot. n. 46/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Francesco Elia, Vicario parrocchiale della<br />

Parrocchia del SS. Crocifisso in Santeramo in Colle<br />

(Prot. n. 47/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Vito Incampo, Collaboratore parrocchiale<br />

della Parrocchia della SS. Trinità nella Chiesa della<br />

Trasfigurazione in <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 48/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Vito Incampo, Rettore della Chiesa della<br />

SS. Annunziata e Padre Spirituale della Confraternita<br />

della SS. Annunziata dei Pastori in <strong>Altamura</strong><br />

(Prot. n. 49/<strong>2010</strong>);<br />

Mons. Giuseppe Lofrese, Collaboratore parrocchiale<br />

della Parrocchia della Madonna delle Grazie<br />

in <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 50/<strong>2010</strong>).<br />

12 settembre <strong>2010</strong> Mons. Saverio Paternoster, Notaio dell’Ufficio<br />

di Curia di <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 51/<strong>2010</strong>);


Mons. Guerino Perrucci, Vicario parrocchiale<br />

della Parrocchia di S. Agostino in <strong>Altamura</strong> (Prot.<br />

n. 52/<strong>2010</strong>);<br />

Mons. Nicola Dileo, Cappellano del Monastero<br />

delle Clarisse e Rettore della Chiesa di Santa<br />

Chiara in <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 53/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Giovanni Monitillo, Rettore della Chiesa<br />

di S. Maria delle Grazie e Padre Spirituale della<br />

Confraternita di S. Pasquale Baylon in <strong>Altamura</strong><br />

(Prot. n. 54/<strong>2010</strong>);<br />

Mons. Nicola Dileo, Collaboratore parrocchiale<br />

della Parrocchia di S. Teresa in <strong>Altamura</strong> (Prot. n.<br />

55/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Francesco Saverio Colonna, Collaboratore<br />

parrocchiale della Parrocchia del Sacro Cuore<br />

di Gesù in <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 56/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Nicola Scarcella, Cappellano del Monastero<br />

delle Domenicane e Rettore della Chiesa di Santa<br />

Maria in <strong>Gravina</strong> (Prot. n. 57/<strong>2010</strong>);<br />

il Diac. Angelo Goffredo, Collaboratore presso<br />

la Parrocchia S. Maria Assunta in <strong>Altamura</strong>; il<br />

Diac. Benito Bolognese, Collaboratore presso la<br />

Parrocchia S. Teresa in <strong>Altamura</strong>; il Diac. Pietro<br />

Dipace, Collaboratore presso la Parrocchia S.<br />

Agostino in <strong>Altamura</strong>; il Diac. Leonardo Ferrulli,<br />

Collaboratore presso la Parrocchia S. Anna in<br />

<strong>Altamura</strong>; il Diac. Vincenzo Savino, Collaboratore<br />

presso la Parrocchia S. Giovanni Battista in <strong>Gravina</strong>;<br />

il Diac. Antonio Tremamunno, Collaboratore<br />

presso la Parrocchia S. Domenico in <strong>Gravina</strong>; il<br />

Diac. Gaetano Lenoci, Collaboratore presso la<br />

347


348<br />

Parrocchia S. Eustachio in Acquaviva delle Fonti;<br />

il Diac. Pasquale Caporusso, Collaboratore presso<br />

la Parrocchia S. Domenico in Acquaviva delle<br />

Fonti; il Diac. Giuseppe Angelillo, Collaboratore<br />

presso la Parrocchia Sacro Cuore in Acquaviva<br />

delle Fonti; il Diac. Emilio Leone, Collaboratore<br />

presso la Parrocchia S. Erasmo in Santeramo in<br />

Colle; il Diac. Giuseppe Nuzzolese, Collaboratore<br />

presso la Parrocchia SS. Crocifisso in Santeramo<br />

in Colle (Prot. n. 58/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Vito Colonna, Canonico del Capitolo della<br />

Cattedrale di <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 60/<strong>2010</strong>);<br />

Mons. Guerino Perrucci, Canonico del Capitolo<br />

della Cattedrale di <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 61/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Giovanni Monitillo, Canonico del Capitolo<br />

della Cattedrale di <strong>Altamura</strong> (Prot. n. 62/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Carlo Carducci, Canonico del Capitolo<br />

della Basilica Cattedrale di <strong>Gravina</strong> (Prot. n.<br />

63/<strong>2010</strong>);<br />

Mons. Michele Paternoster, Canonico del Capitolo<br />

della Basilica Cattedrale di <strong>Gravina</strong> (Prot. n.<br />

64/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Nicola Scarcella, Canonico del Capitolo<br />

della Basilica Cattedrale di <strong>Gravina</strong> (Prot. n.<br />

65/<strong>2010</strong>).<br />

20 ottobre <strong>2010</strong> il Sac. Stefano Nacucchi, Assistente Ecclesiastico<br />

del Gruppo Scout A.G.E.S.C.I. “Spinazzola 1”<br />

(Prot. n. 68/<strong>2010</strong>).


1 novembre <strong>2010</strong> il Sac. Giuseppe Chironna, Cappellano dell’Opera<br />

dell’Apostolato Marittimo Italiano (Prot. n.<br />

70/<strong>2010</strong>).<br />

7 dicembre <strong>2010</strong> il Signor Filippo Giordano, Direttore del Coro<br />

Diocesano della <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva<br />

delle Fonti (Prot. n. 72/<strong>2010</strong>).<br />

Mons. Vescovo ha confermato:<br />

Conferme<br />

21 marzo <strong>2010</strong> il Signor D’Eramo Giovanni, Priore dell’Arciconfraternita<br />

del SS. Sacramento, con sede in Santeramo<br />

in Colle (Prot. n. 07/<strong>2010</strong>).<br />

15 aprile <strong>2010</strong> la Signora Lenoci Carmela, Priore dell’Arciconfraternita<br />

di Maria SS. Immacolata, con sede in<br />

Acquaviva delle Fonti (Prot. n. 11/<strong>2010</strong>).<br />

31 maggio <strong>2010</strong> il Comitato Feste in onore di Maria SS. del Bosco<br />

in Spinazzola per l’anno <strong>2010</strong> (Prot. 16/<strong>2010</strong>).<br />

15 giugno <strong>2010</strong> il Comitato Feste in onore di Maria SS. del<br />

Buoncammino in <strong>Altamura</strong> per l’anno <strong>2010</strong><br />

(Prot. 17/<strong>2010</strong>).<br />

15 luglio <strong>2010</strong> il Signor Martimucci Carlo, Priore della Confraternita<br />

di S. Biagio, con sede in <strong>Altamura</strong> (Prot. n.<br />

19/<strong>2010</strong>).<br />

349


350<br />

Mons. Vescovo ha autorizzato:<br />

Autorizzazioni<br />

8 aprile <strong>2010</strong> il Sac. Vito Cassese, Parroco della Parrocchia dei<br />

Santi Pietro e Paolo in <strong>Gravina</strong>, a ricontrattare con<br />

la Banca Sella di Arditi-Galati, con sede in Bari, il<br />

mutuo di € 600.000,00, già stipulato con la Banca<br />

di Credito Cooperativo di Cassano delle Murge e<br />

Tolve (Prot. n. 09/<strong>2010</strong>).<br />

14 aprile <strong>2010</strong> il Sac. Michele Lombardi, Parroco della Parrocchia<br />

di S. Pietro Apostolo in Spinazzola, a richiedere<br />

un fido bancario di € 50.000,00 presso la Banca<br />

di Credito Cooperativo di Spinazzola, al fine di<br />

ristrutturare la Casa del Clero sita in Spinazzola,<br />

Piazza Plebiscito n. 13 (Prot. n. 10/<strong>2010</strong>).<br />

24 aprile <strong>2010</strong> il Sac. Vito Colonna, Legale rappresentante della<br />

Chiesa-Santuario Maria SS. del Buoncammino in<br />

<strong>Altamura</strong>, ad accendere un contratto di mutuo chirografario<br />

di € 350.000,00, della durata di cinque<br />

anni, presso la Banca Popolare di Milano, Agenzia<br />

di <strong>Altamura</strong>, al fine di completare la struttura polifunzionale<br />

adiacente l’antico Santuario (Prot. n.<br />

12/<strong>2010</strong>).<br />

17 maggio <strong>2010</strong> la costituzione del “Comitato Festa Patronale<br />

<strong>Gravina</strong> in Puglia”, con sede in <strong>Gravina</strong> in Puglia<br />

(Prot. n. 13/<strong>2010</strong>).<br />

12 settembre <strong>2010</strong> il Sig. D’Eramo Giovanni, Priore dell’Arciconfraternita<br />

del SS. Sacramento in Santeramo in Colle,<br />

a stipulare un contratto di mutuo ipotecario di<br />

€ 140.000,00, della durata di quindici anni, presso<br />

la Banca di Credito Cooperativo di Santeramo<br />

in Colle, al fine di risarcire il Sig. Nuzzi France-


sco, affittuario uscente di un immobile di proprietà<br />

della stessa Arciconfraternita, per i miglioramenti<br />

fondiari apportati al medesimo immobile (Prot. n.<br />

59/<strong>2010</strong>).<br />

16 ottobre <strong>2010</strong> il Sac. Giuseppe Pietroforte, Parroco della Parrocchia<br />

di S. Domenico in Acquaviva delle Fonti,<br />

ad acquistare un immobile sito nel Comune di Acquaviva<br />

delle Fonti, Via C. Forte nn. 7 e 9, di proprietà<br />

dei Coniugi Flace Ottavio e Magarielli Rosa<br />

(Prot. n. 66/<strong>2010</strong>).<br />

20 ottobre <strong>2010</strong> il Sac. Michele Lombardi, Parroco della Parrocchia<br />

S. Pietro Apostolo in Spinazzola, ad alienare<br />

un fondo rustico in agro di Minervino Murge, Contrada<br />

Casale Ciani, di mq. 1.628 (Prot. n. 67/<strong>2010</strong>).<br />

27 ottobre <strong>2010</strong> il Sac. Vito Nuzzi, Parroco della Parrocchia di S.<br />

Erasmo in Santeramo in Colle, ad acquistare un<br />

immobile sito nel Comune di Santeramo in Colle,<br />

Via Annunziata n. 30, non essendo andato a buon<br />

fine l’acquisto di altro immobile, autorizzato in data<br />

15 ottobre 2007 (Prot. n. 69/<strong>2010</strong>).<br />

10 dicembre <strong>2010</strong> il Sac. Saverio Paternoster, Presidente e legale<br />

rappresentante della Fondazione “Benedetto XIII”,<br />

con sede in <strong>Gravina</strong>, a stipulare un contratto di mutuo<br />

ipotecario, della durata di 29 anni, presso la<br />

Banca Popolare di Puglia e Basilicata, destinato al<br />

consolidamento della debitoria di € 3.530.000,00<br />

in essere presso il medesimo Istituto di Credito a<br />

nome della suddetta Fondazione, in relazione al<br />

finanziamento a suo tempo ad essa accordato per<br />

la realizzazione dell’omonimo Centro Giovanile,<br />

ubicato in <strong>Gravina</strong>, ex S.S. 96 km. 72,130 (Prot. n.<br />

73/<strong>2010</strong>).<br />

351


352<br />

27 dicembre <strong>2010</strong> il Sac. Vito Cassese, Parroco della Parrocchia<br />

dello Spirito Santo in <strong>Gravina</strong>, a stipulare un contratto<br />

di finanziamento bancario di € 200.000,00<br />

con la Banca Sella Sud Arditi-Galati, con sede in<br />

Bari, al fine di dotare di opere d’arte la nuova chiesa<br />

parrocchiale (Prot. n. 76/<strong>2010</strong>).<br />

29 dicembre <strong>2010</strong> il Sac. Nicola Chiarulli, Parroco della Parrocchia<br />

di S. Sepolcro in <strong>Altamura</strong>, a stipulare un contratto<br />

di mutuo di €. 25.000,00, della durata di cinque<br />

anni, presso la Banca Popolare di Milano, al fine di<br />

estinguere completamente, senza ulteriori pendenze,<br />

il debito contratto con l’impresa costruttrice in<br />

occasione dei lavori di ristrutturazione della chiesa<br />

parrocchiale (Prot. n. 77/<strong>2010</strong>).<br />

Mons. Vescovo ha concesso la licenza:<br />

Licenze<br />

10 marzo <strong>2010</strong> a S.E. Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio,<br />

Arcivescovo Metropolita di Lecce, per conferire il<br />

Ministero dell’Accolitato al Seminarista Antonio<br />

Scaramuzzi, alunno del Pontificio Seminario Regionale<br />

“Pio XI” di Molfetta (Prot. n. 05/<strong>2010</strong>).<br />

1 dicembre <strong>2010</strong> a S.E. Mons. Lucio Renna, Vescovo di San Severo,<br />

per conferire il Ministero del Lettorato al Seminarista<br />

Michele Lorusso, alunno del Pontificio<br />

Seminario Regionale “Pio XI” di Molfetta (Prot. n.<br />

71/<strong>2010</strong>).<br />

13 dicembre <strong>2010</strong> al Sac. Vincenzo Mazzotta, Parroco dei Santi Nicola<br />

e Cecilia in <strong>Gravina</strong>, per alienare il diritto di<br />

livello enfiteutico gravante su un immobile ubicato<br />

nel Comune di <strong>Gravina</strong> in Puglia, Via Fighera n. 32<br />

(Prot. 74/<strong>2010</strong>).


15 dicembre <strong>2010</strong> a Mons. Giuseppe Lofrese, Presidente e legale<br />

rappresentante del Capitolo della Basilica Cattedrale<br />

di <strong>Gravina</strong>, per affrancare il diritto di livello<br />

enfiteutico gravante su un immobile ubicato nel<br />

Comune di <strong>Gravina</strong> in Puglia, Via Fighera n. 32<br />

(Prot. n. 75/<strong>2010</strong>).<br />

Onorificenze<br />

Con Biglietti della Segreteria di Stato in data 19 giugno <strong>2010</strong>, il Santo<br />

Padre Benedetto XVI ha nominato Cappellani di Sua Santità i Rev.di:<br />

Sac. Luigi Dimarno<br />

Sac. Michele Paternoster<br />

Sac. Saverio Paternoster<br />

Sinodo Diocesano<br />

Mons. Vescovo, a norma del Regolamento del Sinodo Diocesano, ha nominato:<br />

29 agosto <strong>2010</strong> Sac. Domenico Giannuzzi, Segretario Generale<br />

delle Assemblee Sinodali (Prot. Sin.le n. 24/A-<br />

<strong>2010</strong>);<br />

Sac. Giovanni Giove, Vice Segretario del Sinodo e<br />

Presidente della Commissione Teologico-Canonica<br />

(Prot. Sin.le n. 24/B-<strong>2010</strong>);<br />

Sac. Vito Incampo, Membro della Segreteria Generale<br />

e Membro della Commissione per i Testi Sinodali<br />

(Prot. Sin.le n. 24/C-<strong>2010</strong>);<br />

P. Massimiliano Marsico, ofmConv., Membro<br />

della Segreteria Generale (Prot. Sin.le n. 24/D-<br />

<strong>2010</strong>);<br />

353


354<br />

Sac. Giacomo Lorusso, Membro della Commissione<br />

Teologico-Canonica (Prot. Sin.le n. 25/A-<br />

<strong>2010</strong>);<br />

Mons. Felice Posa, Membro della Commissione<br />

Teologico-Canonica (Prot. Sin.le n. 25/B-<strong>2010</strong>);<br />

Mons. Nicola Dileo, Membro della Commissione<br />

Teologico-Canonica (Prot. Sin.le n. 25/C-<strong>2010</strong>);<br />

Sac. Giuseppe Creanza, Membro della Commissione<br />

Teologico-Canonica (Prot. Sin.le n. 25/D-<br />

<strong>2010</strong>);<br />

Sac. Saverio Ciaccia, Membro della Commissione<br />

per i Testi Sinodali (Prot. Sin.le n. 26/A-<strong>2010</strong>);<br />

Sac. Nicola Chiarulli, Membro della Commissione<br />

per i Testi Sinodali (Prot. Sin.le n. 26/B-<strong>2010</strong>);<br />

Sac. Vito Cassese, Membro della Commissione<br />

per i Testi Sinodali (Prot. Sin.le n. 26/C-<strong>2010</strong>);<br />

Sac. Giuseppe Pietroforte, Membro della Commissione<br />

per i Testi Sinodali (Prot. Sin.le n. 26/D-<br />

<strong>2010</strong>);<br />

Sac. Giovanni Bruno, Membro della Commissione<br />

per i Testi Sinodali (Prot. Sin.le n. 26/E-<strong>2010</strong>);<br />

Sac. Vincenzo Lopano, Membro della Commissione<br />

per i Testi Sinodali (Prot. Sin.le n. 26/F-<strong>2010</strong>);<br />

Sac. Sante Ferrulli, Membro della Commissione<br />

per i Testi Sinodali (Prot. Sin.le n. 26/G-<strong>2010</strong>);


P. Juan Gustavo Pez, cmf, Membro della Commissione<br />

per i Testi Sinodali (Prot. Sin.le n. 26/H-<br />

<strong>2010</strong>);<br />

Sac. Rocco Scalera, Membro della Commissione<br />

per i Testi Sinodali (Prot. Sin.le n. 26/I-<strong>2010</strong>);<br />

Sac. Michele Lombardi, Membro della Commissione<br />

per i Testi Sinodali (Prot. Sin.le n. 26/L-<br />

<strong>2010</strong>);<br />

Sac. Angelantonio Cianciotta, Membro della<br />

Commissione per i Testi Sinodali (Prot. Sin.le n.<br />

26/M-<strong>2010</strong>);<br />

Sac. Alessandro Amapani, Presidente della Commissione<br />

Liturgica (Prot. Sin.le n. 27/A-<strong>2010</strong>);<br />

Sac. Vincenzo Panaro, Membro della Commissione<br />

Liturgica (Prot. Sin.le n. 27/B-<strong>2010</strong>);<br />

Filippo Buonamassa, Membro della Commissione<br />

Liturgica (Prot. Sin.le n. 27/C-<strong>2010</strong>);<br />

Tonia Colangiulo, Membro della Commissione<br />

Liturgica (Prot. Sin.le n. 27/D-<strong>2010</strong>);<br />

Maria Acquaviva, Membro della Commissione<br />

Liturgica (Prot. Sin.le n. 27/E-<strong>2010</strong>);<br />

Nina Martimucci, Membro della Commissione<br />

Liturgica (Prot. Sin.le n. 27/F-<strong>2010</strong>);<br />

Sac. Nunzio Falcicchio, Presidente della Commissione<br />

Organizzativa e Responsabile del Settore<br />

Informazione (Prot. Sin.le n. 28/A-<strong>2010</strong>);<br />

355


356<br />

Marisa Piazza, Membro della Commissione Organizzativa<br />

(Prot. Sin.le n. 28/B-<strong>2010</strong>);<br />

Anna Garziano, Membro della Commissione Organizzativa<br />

(Prot. Sin.le n. 28/C-<strong>2010</strong>);<br />

Carlo Moramarco, Membro della Commissione<br />

Organizzativa (Prot. Sin.le n. 28/D-<strong>2010</strong>);<br />

Salvatore Trotta, Membro della Commissione Organizzativa<br />

(Prot. Sin.le n. 28/E-<strong>2010</strong>);<br />

Angelo Calia, Membro della Commissione Organizzativa<br />

(Prot. Sin.le n. 28/F-<strong>2010</strong>);<br />

Massimo Marvulli, Membro della Commissione<br />

Organizzativa (Prot. Sin.le n. 28/G-<strong>2010</strong>);<br />

Membri di Diritto:<br />

Sac. Vito Colonna (Prot. Sin.le n. 29/A-<strong>2010</strong>),<br />

Sac. Giacomo Fiore (Prot. Sin.le n. 29/B-<strong>2010</strong>),<br />

Sac. Saverio Ciaccia (Prot. Sin.le n. 29/C-<strong>2010</strong>),<br />

Sac. Domenico Giannuzzi (Prot. Sin.le n. 29/D-<br />

<strong>2010</strong>), Sac. Vito Nuzzi (Prot. Sin.le n. 29/E-<strong>2010</strong>),<br />

Mons. Felice Posa (Prot. Sin.le n. 29/F-<strong>2010</strong>),<br />

Mons. Nicola Dileo (Prot. Sin.le n. 29/G-<strong>2010</strong>),<br />

Mons. Giuseppe Lofrese (Prot. Sin.le n. 29/H-<br />

<strong>2010</strong>), Mons. Giovanni Tritto (Prot. Sin.le n. 29/<br />

I-<strong>2010</strong>), P. Mario Marino, ofmConv. (Prot. Sin.le<br />

n. 29/L-<strong>2010</strong>), Sac. Domenico Natale (Prot. Sin.le<br />

n. 29/M-<strong>2010</strong>), Sac. Giuseppe Loviglio (Prot. Sin.<br />

le n. 29/N-<strong>2010</strong>);<br />

Membri Eletti:<br />

Sac. Giuseppe Creanza (Prot. Sin.le n. 30/A-<br />

<strong>2010</strong>), Sac. Vincenzo Mazzotta (Prot. Sin.le n. 30/<br />

B-<strong>2010</strong>), Sac. Tommaso Lerario (Prot. Sin.le n.


30/C-<strong>2010</strong>), Sac. Miroslaw Korenkiewicz (Prot.<br />

Sin.le n. 30/D-<strong>2010</strong>), Diac. Antonio Tremamunno<br />

(Prot. Sin.le n. 31-<strong>2010</strong>), P. Giacomo Paris,<br />

smm (Prot. Sin.le n. 32/A-<strong>2010</strong>), P. Marcio Oliveira<br />

Duarte, pf (Prot. Sin.le n. 32/B-<strong>2010</strong>), Sr.<br />

Antonella Miola (Prot. Sin.le n. 33/A-<strong>2010</strong>), Sr.<br />

Chiaraluce Noviello (Prot. Sin.le n. 33/B-<strong>2010</strong>),<br />

Sr. Maria Loviglio (Prot. Sin.le n. 33/C-<strong>2010</strong>), Sr.<br />

Nila Micarandayo (Prot. Sin.le n. 33/D-<strong>2010</strong>),<br />

Sr. Piera Romano (Prot. Sin.le n. 33/E-<strong>2010</strong>), Sr.<br />

Filomena Morra (Prot. Sin.le n. 33/F-<strong>2010</strong>), Maria<br />

Filippa Lombardi (Prot. Sin.le n. 34/A-<strong>2010</strong>),<br />

Rachele Cafaro (Prot. Sin.le n. 34/B-<strong>2010</strong>), Francesco<br />

Laurieri (Prot. Sin.le n. 35 Alt./1-<strong>2010</strong>),<br />

Paolo Acquaviva (Prot. Sin.le n. 35 Alt./2-<strong>2010</strong>),<br />

Angelo Goffredo (Prot. Sin.le n. 35 Alt./3-<strong>2010</strong>),<br />

Paola Massaro (Prot. Sin.le n. 35 Alt./4-<strong>2010</strong>),<br />

Grazia Lorusso (Prot. Sin.le n. 35 Alt./5-<strong>2010</strong>),<br />

Nunzio Perrucci (Prot. Sin.le n. 35 Alt./6-<strong>2010</strong>),<br />

Maria Lorusso (Prot. Sin.le n. 35 Alt./7-<strong>2010</strong>),<br />

Gennaro Clemente (Prot. Sin.le n. 35 Alt./8-<br />

<strong>2010</strong>), Maria Marroccoli (Prot. Sin.le n. 35 Alt./9-<br />

<strong>2010</strong>), Massimiliano Scalera (Prot. Sin.le n. 35<br />

Alt./10-<strong>2010</strong>), Giovanni Perrucci (Prot. Sin.le n.<br />

35 Alt./11-<strong>2010</strong>), Teresa Ferrulli (Prot. Sin.le n.<br />

35 Alt./12-<strong>2010</strong>), Chiara Berloco (Prot. Sin.le n.<br />

35 Alt./13-<strong>2010</strong>), Lucia Centoducati (Prot. Sin.le<br />

n. 35 Alt./14-<strong>2010</strong>), Francesco Vicenti (Prot. Sin.<br />

le n. 35 Alt./15-<strong>2010</strong>), Irene Mazzilli (Prot. Sin.le<br />

n. 35 Gra./1-<strong>2010</strong>), Michele Laddaga (Prot. Sin.le<br />

n. 35 Gra./2-<strong>2010</strong>), Raffaella Fusilli (Prot. Sin.le<br />

n. 35 Gra./3-<strong>2010</strong>), Antonietta Abbattista (Prot.<br />

Sin.le n. 35 Gra./4-<strong>2010</strong>), Salvatore Conca (Prot.<br />

Sin.le n. 35 Gra./5-<strong>2010</strong>), Cira Digiesi (Prot. Sin.<br />

le n. 35 Gra./6-<strong>2010</strong>), Domenica Albanese (Prot.<br />

Sin.le n. 35 Gra./7-<strong>2010</strong>), Domenico Rutigliano<br />

(Prot. Sin.le n. 35 Gra./8-<strong>2010</strong>), Vincenzo Savi-<br />

357


358<br />

no (Prot. Sin.le n. 35 Gra./9-<strong>2010</strong>), Salvatore Ernesto<br />

(Prot. Sin.le n. 35 Gra./10-<strong>2010</strong>), Michele<br />

Loglisci (Prot. Sin.le n. 35 Gra./11-<strong>2010</strong>), Filippo<br />

Caporusso (Prot. Sin.le n. 35 Acq./1-<strong>2010</strong>),<br />

Domenico Radogna (Prot. Sin.le n. 35 Acq./2-<br />

<strong>2010</strong>), Vito Leonardo Noviello (Prot. Sin.le n. 35<br />

Acq./3-<strong>2010</strong>), Pasquale Caporusso (Prot. Sin.le<br />

n. 35 Acq./4-<strong>2010</strong>), Franco Maselli (Prot. Sin.le<br />

n. 35 Acq./5-<strong>2010</strong>), Cinzia Surico (Prot. Sin.le n.<br />

35 Acq./6-<strong>2010</strong>), Domenico Iacobellis (Prot. Sin.<br />

le n. 35 Acq./7-<strong>2010</strong>), Erasmo Natuzzi (Prot. Sin.<br />

le n. 35 Sant./1-<strong>2010</strong>), Luciano Sabino Rampino<br />

(Prot. Sin.le n. 35 Sant./2-<strong>2010</strong>), Francesco Digirolamo<br />

(Prot. Sin.le n. 35 Sant./3-<strong>2010</strong>), Lidia<br />

Demarinis (Prot. Sin.le n. 35 Spin./1-<strong>2010</strong>), Livia<br />

Di Giulio (Prot. Sin.le n. 35 Spin./2-<strong>2010</strong>), Savino<br />

Caputo (Prot. Sin.le n. 35 Pogg./1-<strong>2010</strong>);<br />

Membri scelti dal Vescovo:<br />

Sac. Alessandro Amapani (Prot. Sin.le n. 36/A<br />

1-<strong>2010</strong>), Sac. Giovanni Bruno (Prot. Sin.le n.<br />

36/A 2-<strong>2010</strong>), Sac. Carlo Carducci (Prot. Sin.le<br />

n. 36/A 3-<strong>2010</strong>), Sac. Vito Cassese (Prot. Sin.le n.<br />

36/A 4-<strong>2010</strong>), Sac. Nicola Chiarulli (Prot. Sin.le<br />

n. 36/A 5-<strong>2010</strong>), Sac. Angelantonio Cianciotta<br />

(Prot. Sin.le n. 36/A 6-<strong>2010</strong>), Sac. Giuseppe Cifarelli<br />

(Prot. Sin.le n. 36/A 7-<strong>2010</strong>), Sac. Francesco<br />

Saverio Colonna (Prot. Sin.le n. 36/A 8-<strong>2010</strong>), P.<br />

Aparecido Josè da Silva, pf (Prot. Sin.le n. 36/A<br />

9-<strong>2010</strong>), Sac. Nunzio Falcicchio (Prot. Sin.le n.<br />

36/A 10-<strong>2010</strong>), Sac. Sante Ferrulli (Prot. Sin.le n.<br />

36/A 11-<strong>2010</strong>), Sac. Giovanni Giove (Prot. Sin.le<br />

n. 36/A 12-<strong>2010</strong>), Sac. Michele Gramegna (Prot.<br />

Sin.le n. 36/A 13-<strong>2010</strong>), Sac. Vito Incampo (Prot.<br />

Sin.le n. 36/A 14-<strong>2010</strong>), Sac. Domenico Laddaga<br />

(Prot. Sin.le n. 36/A 15-<strong>2010</strong>), Sac. Michele Lombardi<br />

(Prot. Sin.le n. 36/A 16-<strong>2010</strong>), Sac. Vincen-


zo Lopano (Prot. Sin.le n. 36/A 17-<strong>2010</strong>), Sac.<br />

Giacomo Lorusso (Prot. Sin.le n. 36/A 18-<strong>2010</strong>),<br />

Sac. Giuseppe Manfredi (Prot. Sin.le n. 36/A 19-<br />

<strong>2010</strong>), P. Massimiliano Marsico, ofmConv. (Prot.<br />

Sin.le n. 36/A 20-<strong>2010</strong>), Sac. Giovanni Monitillo<br />

(Prot. Sin.le n. 36/A 21-<strong>2010</strong>), Sac. Vincenzo Panaro<br />

(Prot. Sin.le n. 36/A 22-<strong>2010</strong>), Mons. Saverio<br />

Paternoster (Prot. Sin.le n. 36/A 23-<strong>2010</strong>), P.<br />

Juan Gustavo Pez, cmf (Prot. Sin.le n. 36/A 24-<br />

<strong>2010</strong>), Sac. Giuseppe Pietroforte (Prot. Sin.le n.<br />

36/A 25-<strong>2010</strong>), Sac. Rocco Scalera (Prot. Sin.le<br />

n. 36/A 26-<strong>2010</strong>), Sac. Pasquale Settembre (Prot.<br />

Sin.le n. 36/A 27-<strong>2010</strong>), Sac. Andrea Wisniewski<br />

(Prot. Sin.le n. 36/A 28-<strong>2010</strong>), P. Enzo Fiore, ffb<br />

(Prot. Sin.le n. 36/A 29-<strong>2010</strong>), Maria Acquaviva<br />

(Prot. Sin.le n. 36/B 1-<strong>2010</strong>), Anna Garziano<br />

(Prot. Sin.le n. 36/B 2-<strong>2010</strong>), Marisa Piazza (Prot.<br />

Sin.le n. 36/B 3-<strong>2010</strong>), Silvana Spano (Prot. Sin.<br />

le n. 36/B 4-<strong>2010</strong>), Maria Cagnazzi (Prot. Sin.le<br />

n. 36/C 1-<strong>2010</strong>), Angelo Sante Calia (Prot. Sin.le<br />

n. 36/C 2-<strong>2010</strong>), Pasquale Castellano (Prot. Sin.<br />

le n. 36/C 3-<strong>2010</strong>), Biagio Clemente (Prot. Sin.<br />

le n. 36/C 4-<strong>2010</strong>), Rocco Cornacchia (Prot. Sin.<br />

le n. 36/C 5-<strong>2010</strong>), Nicola Corrado Salati (Prot.<br />

Sin.le n. 36/C 6-<strong>2010</strong>), Lea Digesù (Prot. Sin.le n.<br />

36/C 7-<strong>2010</strong>), Pietro Dipace (Prot. Sin.le n. 36/C<br />

8-<strong>2010</strong>), Palma Diprimo (Prot. Sin.le n. 36/C<br />

9-<strong>2010</strong>), Grazia Farella (Prot. Sin.le n. 36/C 10-<br />

<strong>2010</strong>), Leonardo Ferrulli (Prot. Sin.le n. 36/C<br />

11-<strong>2010</strong>), Vittoria Fiorentino (Prot. Sin.le n. 36/C<br />

12-<strong>2010</strong>), Franca Ladisa (Prot. Sin.le n. 36/C<br />

13-<strong>2010</strong>), Domenica Lucariello (Prot. Sin.le n.<br />

36/C 14-<strong>2010</strong>), Nicola Lucariello (Prot. Sin.le n.<br />

36/C 15-<strong>2010</strong>), Nina Martimucci (Prot. Sin.le n.<br />

36/C 16-<strong>2010</strong>), Carlo Moramarco (Prot. Sin.le n.<br />

36/C 17-<strong>2010</strong>), Domenico Putino (Prot. Sin.le n.<br />

36/C 18-<strong>2010</strong>), Paola Tirelli (Prot. Sin.le n. 36/C<br />

359


360<br />

19-<strong>2010</strong>), Lorenzo Lorusso (Prot. Sin.le n. 36/C<br />

20-<strong>2010</strong>), Maria Francesca Tirelli (Prot. Sin.le<br />

n. 36/C 21-<strong>2010</strong>), Filomena Balestra (Prot. Sin.<br />

le n. 36/D 1-<strong>2010</strong>), Filippo Buonamassa (Prot.<br />

Sin.le n. 36/D 2-<strong>2010</strong>), Francesco Dimattia (Prot.<br />

Sin.le n. 36/D 3-<strong>2010</strong>), Francesco Granieri (Prot.<br />

Sin.le n. 36/D 4-<strong>2010</strong>), Maria Grassi (Prot. Sin.<br />

le n. 36/D 5-<strong>2010</strong>), Nunzio Langiulli (Prot. Sin.<br />

le n. 36/D 6-<strong>2010</strong>), Massimo Marvulli (Prot. Sin.<br />

le n. 36/D 7-<strong>2010</strong>), Tiziana Visceglia (Prot. Sin.<br />

le n. 36/D 8-<strong>2010</strong>), Raffaele Nicoletti (Prot. Sin.<br />

le n. 36/D 9-<strong>2010</strong>), Nella Petrafesa (Prot. Sin.<br />

le n. 36/D 10-<strong>2010</strong>), Filippo Rosa (Prot. Sin.le<br />

n. 36/D 11-<strong>2010</strong>), Rino Tarantino (Prot. Sin.le<br />

n. 36/D 12-<strong>2010</strong>), Salvatore Trotta (Prot. Sin.le<br />

n. 36/D 13-<strong>2010</strong>), Piero Amendolara (Prot. Sin.<br />

le n. 36/D 14-<strong>2010</strong>), Giuseppina Raguso (Prot.<br />

Sin.le n. 36/D 15-<strong>2010</strong>), Giuseppe Baldassarre<br />

(Prot. Sin.le n. 36/E 1-<strong>2010</strong>), Anna Bosco (Prot.<br />

Sin.le n. 36/E 2-<strong>2010</strong>), Rosa Caferra (Prot. Sin.<br />

le n. 36/E 3-<strong>2010</strong>), Monica Larenza (Prot. Sin.<br />

le n. 36/E 4-<strong>2010</strong>), Giacomo Martielli (Prot.<br />

Sin.le n. 36/E 5-<strong>2010</strong>), Carlo Milano (Prot. Sin.<br />

le n. 36/E 6-<strong>2010</strong>), Angela Novielli (Prot. Sin.le<br />

n. 36/E 7-<strong>2010</strong>), Doriana Rita Nuzzi (Prot. Sin.<br />

le n. 36/E 8-<strong>2010</strong>), Candida Tangorra (Prot. Sin.<br />

le n. 36/E 9-<strong>2010</strong>), Tonia Colangiulo (Prot. Sin.<br />

le n. 36/E 10-<strong>2010</strong>), Martino Bitetti (Prot. Sin.le<br />

n. 36/F 1-<strong>2010</strong>), Michele D’Ambrosio (Prot. Sin.<br />

le n. 36/F 2-<strong>2010</strong>), Francesco Disanto (Prot. Sin.<br />

le n. 36/F 3-<strong>2010</strong>), Pietro Maffei (Prot. Sin.le n.<br />

36/F 4-<strong>2010</strong>), Nicola Mastrosimone (Prot. Sin.le<br />

n. 36/F 5-<strong>2010</strong>), Anna Orfino (Prot. Sin.le n. 36/F<br />

6-<strong>2010</strong>), Annunziata Santoro (Prot. Sin.le n. 36/F<br />

7-<strong>2010</strong>), Anna Volpe (Prot. Sin.le n. 36/F 8-<strong>2010</strong>),<br />

Angela Mammucci (Prot. Sin.le n. 36/G 1-<strong>2010</strong>),<br />

Antonello Miccoli (Prot. Sin.le n. 36/G 2-<strong>2010</strong>),<br />

Francesco Vitucci (Prot. Sin.le n. 36/H-<strong>2010</strong>).


20 ottobre <strong>2010</strong> Leonardo Ferrulli, Moderatore dell’area “Annunzio<br />

e Catechesi”; P. Massimiliano Marsico,<br />

ofmConv., Moderatore dell’area “Comunione”;<br />

Giuseppe Baldassarre, Moderatore dell’area<br />

“Carità”, Maria Cagnazzi, “Moderatore dell’area<br />

“Liturgia” (Prot. Sin.le n. 39/<strong>2010</strong>);<br />

il Sac. Vito Incampo, Presidente della Commissione<br />

per i Testi Sinodali (Prot. Sin.le n. 40/<strong>2010</strong>).<br />

Mons. Vescovo, a norma del Regolamento del Sinodo Diocesano, ha invitato<br />

a partecipare alle Sedute Sinodali, in qualità di “Osservatori”, i<br />

ministri delle Chiese Cristiane non in piena comunione presenti in <strong>Diocesi</strong>:<br />

28 novembre <strong>2010</strong> Giuseppe Tuccitto, Pastore della Chiesa Cristiana<br />

Evangelica Battista di <strong>Gravina</strong> (Prot. Sin.le n.<br />

45/1-<strong>2010</strong>), Ruggiero Lattanzio, Pastore della<br />

Chiesa Cristiana Evangelica Battista di <strong>Altamura</strong><br />

(Prot. Sin.le n. 45/2-<strong>2010</strong>), Claudio Calà, Pastore<br />

della Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno<br />

di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Santeramo (Prot. Sin.le<br />

n. 45/3-<strong>2010</strong>), Tommaso Vittorio, Pastore della<br />

Chiesa Cristiana Evangelica di <strong>Altamura</strong> (Prot.<br />

Sin.le n. 45/4-<strong>2010</strong>).<br />

Mons. Vescovo, a norma del Regolamento del Sinodo Diocesano, ha invitato<br />

a partecipare alle Sedute Sinodali, in qualità di “Uditore”:<br />

11 dicembre <strong>2010</strong> Tommaso Cardano (Prot. Sin.le n. 46/1-<strong>2010</strong>).<br />

361


362<br />

Ordinazioni<br />

Il 10 aprile <strong>2010</strong>, nella Basilica Concattedrale di <strong>Gravina</strong>, Mons. Vescovo<br />

ha conferito l’Ordine del Presbiterato ai Diaconi Don Stefano<br />

Nacucchi e P. Marcio Oliveira Duarte, pf, del Clero diocesano.<br />

Il 20 settembre <strong>2010</strong>, nella Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore in<br />

Acquaviva delle Fonti, Mons. Vescovo ha conferito l’Ordine del Diaconato<br />

al Seminarista Vincenzo Saracino, della medesima Comunità parrocchiale,<br />

incardinandolo nel Clero diocesano.<br />

Ministeri<br />

Il 5 gennaio <strong>2010</strong>, nella Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo<br />

in <strong>Gravina</strong>, Mons. Vescovo ha conferito il Ministero dell’Accolitato<br />

al Seminarista Vincenzo Saracino, della Comunità parrocchiale del Sacro<br />

Cuore in Acquaviva delle Fonti, ed al Signor Filippo Buonamassa,<br />

della Comunità parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo in <strong>Gravina</strong>; il Ministero<br />

del Lettorato al Signor Vito Antonio Palella, della Comunità parrocchiale<br />

del Sacro Cuore in <strong>Altamura</strong>.<br />

Il 14 marzo <strong>2010</strong>, nella Cappella Maggiore del Pontificio Seminario<br />

Regionale “Pio XI” di Molfetta, S.E. Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio,<br />

Arcivescovo di Lecce, previe lettere dimissorie del Vescovo diocesano,<br />

ha conferito il Ministero dell’Accolitato al Seminarista Antonio<br />

Scaramuzzi, della Comunità parrocchiale del SS. Crocifisso in Santeramo<br />

in Colle.<br />

Il 6 giugno <strong>2010</strong>, durante la Celebrazione del Corpus Domini in Spinazzola,<br />

Mons. Vescovo ha istituito Ministri straordinari della Comunione<br />

i Signori:<br />

Rinaldi Giacinto (Parrocchia S. Maria Assunta in <strong>Altamura</strong>)<br />

Colonna Antonio, Cornacchia Maria, Dantile Domenico, Dantile<br />

Paolo Vito, Gramegna Caterina, Lorusso Grazia, Quattromini<br />

Grazia, Ventricelli Pasquale (Parrocchia S. Sepolcro in <strong>Altamura</strong>)


Mastrovito Giovanni, Tafuni Giuseppe (Parrocchia S. Teresa in<br />

<strong>Altamura</strong>)<br />

Farinola Angela, Loverre Maria Celeste, Mazzilli Irene, Muncipinto<br />

Anna, Pepe Serafina, Spano Vito (Parrocchia Gesù Buon<br />

Pastore in <strong>Gravina</strong>)<br />

Berloco Palma Vita (Parrocchia S. Giovanni Battista in <strong>Gravina</strong>)<br />

Gramegna Antonio, Lasalandra Luigia (Parrocchia Santi Pietro e<br />

Paolo in <strong>Gravina</strong>)<br />

Balestra Filomena (Parrocchia SS. Crocifisso in <strong>Gravina</strong>)<br />

Forcillo Marilena (Parrocchia S. Maria Maggiore in Acquaviva<br />

delle Fonti)<br />

Il 25 luglio <strong>2010</strong>, nella Chiesa parrocchiale del SS. Crocifisso in <strong>Gravina</strong>,<br />

Mons. Vescovo ha conferito il Ministero dell’Accolitato al Seminarista<br />

Francesco Granieri, della medesima Comunità parrocchiale.<br />

Il 12 dicembre <strong>2010</strong>, nella Cappella Maggiore del Pontificio Seminario<br />

Regionale “Pio XI” di Molfetta, S.E. Mons. Lucio Renna, Vescovo di<br />

San Severo, previe lettere dimissorie del Vescovo diocesano, ha conferito<br />

il Ministero del Lettorato al Seminarista Michele Lorusso, della Comunità<br />

parrocchiale dei Santi Nicola e Cecilia in <strong>Gravina</strong>.<br />

363


364<br />

In pace Domini<br />

Necrologi<br />

Si è spento il 24 gennaio <strong>2010</strong>, all’età di 82 anni, Mons. Carlo Caputo,<br />

Cappellano di Sua Santità e Canonico Teologo del Capitolo della<br />

Basilica Cattedrale di <strong>Gravina</strong>.<br />

Nato a <strong>Gravina</strong> il 23 aprile 1928, dopo aver frequentato il Ginnasio<br />

nel Seminario Diocesano di <strong>Gravina</strong> ed il Liceo nel Seminario Regionale<br />

di Molfetta, aveva completato gli studi teologici nel Pontificio Seminario<br />

Campano di Posillipo (Napoli).<br />

Ordinato Sacerdote il 15 agosto 1951 nella Cattedrale di <strong>Gravina</strong> da<br />

Mons. Giovanni Maria Sanna, aveva conseguito la Laurea in Teologia il<br />

21 aprile 1952.<br />

Dal 1952 al 1958 aveva ricoperto l’incarico di Vice Parroco di S. Giovanni<br />

Battista e Mansionario del Capitolo Cattedrale di <strong>Gravina</strong>, svolgendo<br />

contemporaneamente il ministero di Cappellano delle Suore Carmelitane,<br />

Assistente fondatore del locale Circolo ACLI e ACAI, Assistente<br />

dei Coltivatori Diretti e Assistente Diocesano AIMC e Movimento<br />

Maestri di Azione Cattolica.<br />

Nominato Parroco di S. Domenico in <strong>Gravina</strong> il 7 dicembre 1958, ha<br />

svolto tale ufficio per più di quarant’anni.<br />

Nel contempo, è stato anche Insegnante di Religione nella Scuola<br />

Media Statale (dal 1958 al 1979), Assistente Diocesano delle Donne<br />

di Azione Cattolica, Coordinatore della Zona Pastorale “<strong>Gravina</strong> Sud-<br />

Est”, Incaricato Interdiocesano per la Pastorale del Lavoro e per l’Emigrazione,<br />

Membro del Consiglio Presbiterale e, dal 1979 al 1995, Cappellano<br />

dell’Ospedale “Santa Maria del Piede” in <strong>Gravina</strong>.<br />

Dopo la rinuncia all’ufficio di Parroco il 31 maggio 2001, è stato nominato<br />

Canonico Teologo del Capitolo della Basilica Cattedrale e Notaio<br />

dell’Ufficio distaccato della Curia di <strong>Gravina</strong>, collaborando presso la<br />

Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, sempre in <strong>Gravina</strong>.<br />

Il 31 gennaio 2001 era stato nominato Cappellano di Sua Santità.<br />

* * *


Si è spento il 19 aprile <strong>2010</strong>, alla veneranda età di 99 anni, Mons. Gaetano<br />

Lenoci, Cappellano di Sua Santità e Canonico del Capitolo della<br />

Cattedrale di Acquaviva delle Fonti.<br />

Nato ad Acquaviva delle Fonti l’11 dicembre 1911, aveva compiuto<br />

quasi interamente la sua formazione al sacerdozio, dal primo Ginnasio<br />

al terzo anno di Teologia, presso il Seminario Abbaziale dei Benedettini<br />

di Subiaco, completando l’ultimo anno di Teologia presso il Seminario<br />

Regionale di Molfetta.<br />

Ordinato Sacerdote il 25 luglio 1935 nella Cattedrale di Acquaviva<br />

delle Fonti da Mons. Domenico Dell’Aquila, già nel 1936 fu nominato<br />

Maestro Organista della stessa Cattedrale di Acquaviva delle Fonti.<br />

Direttore Diocesano dell’Apostolato della Preghiera nel 1945, nel<br />

1946 fu nominato Parroco della Cattedrale di Acquaviva delle Fonti,<br />

Canonico Teologo del Capitolo Cattedrale, Assistente Diocesano della<br />

Gioventù Maschile di Azione Cattolica e Assistente Diocesano dei Cavalieri<br />

di S. Vincenzo e delle Dame di Carità.<br />

Dal 1948 al 1972 è stato Direttore dell’Opera Diocesana di Assistenza<br />

(ODA).<br />

Dopo la rinuncia all’ufficio di Parroco il 26 dicembre 1956, fu nominato<br />

Rettore della Chiesa del Carmine in Acquaviva delle Fonti e Padre<br />

Spirituale della omonima Confraternita. Dal 1965 fino al 2008, invece,<br />

fu Rettore della Chiesa di S. Benedetto.<br />

Insegnante di Religione per diversi anni presso l’Istituto Professionale<br />

e l’Istituto Tecnico Commerciale di Acquaviva delle Fonti, dava anche<br />

lezioni private di latino e greco.<br />

All’interno del Capitolo della Cattedrale di Acquaviva delle Fonti,<br />

ha ricoperto la dignità di Cantore (dal 1953), Primicerio, con mansioni<br />

di Arcidiacono, essendo Don Giovanni Palombella infermo in casa (dal<br />

1966) e Presidente (dal 1989 al 2007). Inoltre, è stato anche Membro del<br />

Consiglio di Amministrazione della Fabbriceria della Cattedrale di Acquaviva<br />

delle Fonti e Membro del Consiglio Presbiterale.<br />

Fin dal 16 novembre 1956, era stato nominato Cameriere Segreto<br />

(Cappellano) di Sua Santità.<br />

* * *<br />

365


366<br />

Si è spento il 23 maggio <strong>2010</strong>, all’età di 83 anni, Mons. Giuseppe<br />

Cipriani, Cappellano di Sua Santità, Parroco di S. Giovanni Evangelista<br />

in <strong>Gravina</strong>, Primicerio del Capitolo Cattedrale di <strong>Gravina</strong> e Notaio<br />

dell’Ufficio distaccato della Curia di <strong>Gravina</strong>.<br />

Nato a <strong>Gravina</strong> il 15 settembre 1927, aveva frequentato il Ginnasio<br />

nel Seminario Diocesano di <strong>Gravina</strong>, completando gli studi liceali e teologici<br />

nel Seminario Regionale di Molfetta.<br />

Ordinato Sacerdote il 10 settembre 1950 nella Cattedrale di <strong>Gravina</strong><br />

da Mons. Giovanni Maria Sanna, fu subito nominato Vice Rettore ed Insegnante<br />

nel Seminario Diocesano di <strong>Gravina</strong>.<br />

Mansionario del Capitolo Cattedrale di <strong>Gravina</strong> dal 1952, il 29 settembre<br />

1956 fu nominato Rettore del medesimo Seminario e Direttore<br />

dell’Opera delle Vocazioni.<br />

Durante gli stessi anni, ha svolto anche gli incarichi di Direttore Diocesano<br />

delle Pontificie Opere Missionarie (dal 1959 al 1967), Delegato<br />

Vescovile “ad Moniales” e Confessore di diversi Istituti di Suore, Assistente<br />

Diocesano delle Donne di Azione Cattolica.<br />

Il 16 novembre 1964 fu nominato Parroco di S. Giovanni Evangelista<br />

in <strong>Gravina</strong>, svolgendo tale ufficio fino alla morte.<br />

Insegnante di Religione per diversi anni presso l’Istituto Professionale<br />

Statale di <strong>Gravina</strong>, è stato anche Presidente e Legale rappresentante<br />

del Sacro Monte dei Morti in <strong>Gravina</strong> (dal 1963 fino alla morte), Direttore<br />

dell’Ufficio Amministrativo Diocesano (nel 1978), Amministratore<br />

del Beneficio dei Parroci (nel 1979), Membro del Collegio dei Revisori<br />

dei Conti dell’Istituto Interdiocesano per il Sostentamento del Clero<br />

(dal 1985 al 1987) e Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione<br />

dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero (dal 1998 al<br />

2005).<br />

Vicario Episcopale per la zona di <strong>Gravina</strong>, Spinazzola e Poggiorsini<br />

(dal 1987 al 1993), è stato anche Membro del Consiglio Presbiterale e<br />

del Collegio dei Consultori (dal 1989 al 1994).<br />

Canonico del Capitolo Cattedrale di <strong>Gravina</strong> fin dal 1960, dal 1993<br />

era Primicerio del medesimo Capitolo Cattedrale e, dal 7 ottobre 1998,<br />

Notaio dell’Ufficio distaccato della Curia di <strong>Gravina</strong>.<br />

Il 26 marzo 1988 era stato nominato Cappellano di Sua Santità.<br />

* * *


Il 4 marzo <strong>2010</strong> è deceduto anche Don Giuseppe Lassandro, della<br />

Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, nato a Santeramo<br />

in Colle il 2 maggio 1931 ed ordinato Sacerdote il 14 luglio 1957.<br />

Dal 1992 al 2006 è stato Cappellano dell’Ospedale “F. Miulli” di Acquaviva<br />

delle Fonti e Assistente Spirituale del Gruppo Scout “Acquaviva<br />

1” per la Comunità Capi e il Clan (dal 1999 al 2002).<br />

Dal 2006 al 2008 è stato Collaboratore della Parrocchia di S. Erasmo<br />

in Santeramo in Colle.<br />

367


Atti<br />

della Curia


<strong>Gravina</strong> in Puglia. Parrocchia Spirito Santo - crocifisso.


Consiglio Presbiterale<br />

Verbale delle elezioni<br />

per il rinnovo del Consiglio Presbiterale<br />

per il quinquennio <strong>2010</strong>-2015<br />

Oggi, venerdì 22 gennaio <strong>2010</strong>, presso il Centro Giovanile “Benedetto<br />

XIII”, in occasione del Ritiro mensile del Clero, si è riunito il Presbiterio<br />

della <strong>Diocesi</strong> di <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti per procedere<br />

all’elezione per il rinnovo del Consiglio Presbiterale per il quinquennio<br />

<strong>2010</strong>-2015.<br />

Alle ore 12.00 viene insediato il seggio elettorale, così composto:<br />

Presidente: Sac. Vito Incampo, Cancelliere<br />

Segretario: Sac. Vincenzo Panaro, Vice Cancelliere<br />

Scrutatori: Mons. Felice Posa, Sac. Giuseppe Loviglio<br />

Vengono distribuite le schede e si procede alle votazioni.<br />

A norma degli articoli 4 e 5 dello Statuto del Consiglio Presbiterale,<br />

promulgato il 18 maggio 1998, hanno diritto attivo di elezione tutti i<br />

Presbiteri incardinati nella <strong>Diocesi</strong>, i Presbiteri incardinati in altre <strong>Diocesi</strong><br />

e i Presbiteri membri di un Istituto Religioso o di una Società di Vita<br />

Apostolica, che risiedono in <strong>Diocesi</strong> ed esercitano un incarico pastorale<br />

ricevuto dal Vescovo; hanno diritto passivo di elezione tutti i Presbiteri<br />

di cui innanzi, ad esclusione dei membri di diritto: il Vicario Generale<br />

(Sac. Vito Colonna), i Vicari Episcopali (Sac. Giacomo Fiore, Sac.<br />

Saverio Ciaccia, Sac. Domenico Giannuzzi, Sac. Vito Nuzzi), il Rettore<br />

del Seminario Diocesano (Sac. Nunzio Falcicchio); inoltre, a norma<br />

dell’art. 27 c del suddetto Statuto, non possono essere eletti i seguenti<br />

Sacerdoti, già membri del Consiglio per due mandati consecutivi: Sac.<br />

Francesco Saverio Colonna, Sac. Vito Incampo, Sac. Giuseppe Manfredi,<br />

Sac. Giovanni Bruno, Sac. Giacomo Lorusso, Sac. Saverio Paternoster,<br />

Sac. Pasquale Settembre.<br />

Il seggio resta aperto fino alle ore 12.45. Chiuso il seggio, si procede<br />

allo spoglio delle schede:<br />

votanti: 66, su 90 aventi diritto<br />

371


372<br />

schede valide: 66<br />

schede bianche: 0<br />

schede nulle: 0<br />

Esito delle votazioni<br />

Lista n. 1: <strong>Altamura</strong><br />

Cianciotta Sac. Angelantonio: voti n. 19<br />

Creanza Sac. Giuseppe: voti n. 17<br />

Chiarulli Sac. Nicola: voti n. 14<br />

Cifarelli Sac. Giuseppe: voti n. 12<br />

Panaro Sac. Vincenzo, Amapani Sac. Alessandro: voti n. 10<br />

Lopano Sac. Vincenzo: voti n. 8<br />

Ferrulli Sac. Sante, Elia Sac. Francesco: voti n. 6<br />

Carducci Sac. Carlo: voti n. 3<br />

Simone Mons. Oronzo, Dimarno Sac. Luigi, Chironna Sac. Giuseppe:<br />

voti n. 2<br />

Carlucci Mons. Diego, Fiore Mons. Antonio, Lorusso Mons. Antonio,<br />

Perrucci Mons. Guerino, Dileo Mons. Nicola, Lorusso Mons. Venturo,<br />

Lorusso Sac. Michele, Perrucci Sac. Giuseppe, Monitillo Sac. Giovanni,<br />

Fiore Fr. Oronzio: voti n. 1<br />

Lista n. 2: <strong>Gravina</strong>-Spinazzola-Poggiorsini<br />

Lombardi don Michele: voti n. 40<br />

Loviglio don Giuseppe: voti n. 25<br />

Gramegna don Michele: voti n. 18<br />

Lofrese Mons. Giuseppe, Cassese don Vito, Logruosso don Giuseppe:<br />

voti n. 8<br />

Paternoster don Michele, Capodiferro don Michele: voti n. 4<br />

Lorusso don Nicola: voti n. 3<br />

Mazzotta don Vincenzo, Scarcella don Nicola: voti n. 2<br />

Cipriani Mons. Giuseppe, Casino Mons. Angelo, Nuzzi don Giuseppe,<br />

Ferrante Mons. Andrea: voti n. 1<br />

Lista n. 3: Acquaviva delle Fonti-Santeramo<br />

Giove don Giovanni: voti n. 29<br />

Natale don Domenico: voti n. 19


Scalera don Rocco: voti n. 14<br />

Lerario don Tommaso: voti n. 12<br />

Pietroforte don Giuseppe: voti n. 11<br />

Posa Mons. Felice: voti n. 9<br />

Laddaga don Domenico: voti n. 7<br />

Nardulli don Nicola: voti n. 5<br />

Tritto Mons. Giovanni, Wisniewski don Andrea: voti n. 4<br />

Colamonaco don Francesco: voti n. 3<br />

Lassandro don Giuseppe, Korenkiewicz don Mirko: voti n. 2<br />

Lenoci Mons. Gaetano, Serini don Domenico, Confetti don Vincenzo:<br />

voti n. 1<br />

Lista n. 4: Religiosi<br />

Marino P. Mario: voti n. 27<br />

Ciaccia P. Vittorio: voti n. 14<br />

Bevilacqua P. Maurizio: voti n. 12<br />

Cenciarelli P. Pasquale: voti n. 11<br />

Paris P. Giacomo: voti n. 10<br />

Carraro P. Daniele: voti n. 8<br />

Marsico P. Massimiliano: voti n. 7<br />

Gentile don Antonio: voti n. 5<br />

Otello P. Francesco, Rosa P. Nicola, Tondo P. Giuseppe: voti n. 4<br />

Cavalera don Mario, Pez P. Juan Gustavo, Personeni P. Giovanni: voti<br />

n. 3<br />

Monaco don Giovanni, Stiano don Giuseppe, Da Silva P. Aperecido<br />

José: voti n. 2<br />

Protopapa P. Giovanni: voti n. 1<br />

Le operazioni di scrutinio terminano alle ore 13.00, con la proclamazione<br />

degli eletti: i primi due Presbiteri maggiormente suffragati di ciascuna<br />

delle liste, a norma dell’art. 13 dello Statuto.<br />

Sac. Vincenzo Panaro<br />

Segretario<br />

Scrutatori<br />

Mons. Felice Posa<br />

Sac. Giuseppe Loviglio<br />

Sac. Vito Incampo<br />

Presidente<br />

373


374<br />

Rendiconto<br />

relativo alla assegnazione delle somme<br />

derivanti dall’otto per mille dell’IRPEF<br />

per l’esercizio <strong>2010</strong><br />

I. PER ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE<br />

- contributo ricevuto dalla c.e.i. nel <strong>2010</strong> 567.114,00<br />

- interessi netti maturati sui depositi bancari e sugli investimenti:<br />

al 30.09.2009 1.645,97<br />

al 31.12.2009 407,40<br />

al 31.03.<strong>2010</strong> 1.842,91<br />

al 30.06.<strong>2010</strong> 435,15<br />

4.331,43<br />

- fondo diocesano di garanzia relativo agli esercizi precedenti 450.000,00<br />

- somme impegnate per iniziative pluriennali esercizi precedenti<br />

- somme assegnate nell’esercizio 2009 e non erogate al 31.03.<strong>2010</strong> 256.455,98<br />

a) Totale delle somme da assegnare per l’anno <strong>2010</strong> 1.277.901,41<br />

A. Esercizio del culto:<br />

1. Nuovi complessi parrocchiali 84.221,43<br />

2. Conservazione o restauro edifici di culto già esistenti<br />

o altri beni culturali ecclesiastici 37.789,90<br />

3. Arredi sacri delle nuove parrocchie 50.000,00<br />

4. Sussidi liturgici 36.116,00<br />

5. Formazione di operatori liturgici 5.000,00<br />

6. Centro Giovanile 20.000,00<br />

B. Esercizio e cura delle anime:<br />

1. Attività pastorali straordinarie 28.924,00<br />

2. Curia diocesana e centri pastorali diocesani 60.000,00<br />

3. Tribunale ecclesiastico diocesano 2.000,00<br />

4. Mezzi di comunicazione sociale a finalità pastorale 50.532,00<br />

5. Istituto di scienze religiose 4.000,00<br />

6. Archivi e biblioteche di enti ecclesiastici 5.000,00<br />

7. Manutenzione straordinaria di case canoniche e/o locali<br />

di ministero pastorale 59.956,31<br />

8. Parrocchie in condizioni di straordinaria necessità 25.000,00<br />

9. Enti ecclesiastici per il sostentamento dei sacerdoti addetti 4.000,00<br />

233.127,33


10. Clero anziano e malato 3.000,00<br />

11. Rimborsi collaboratori 5.000,00<br />

C. Formazione del clero:<br />

1. Seminario diocesano, interdiocesano, regionale 100.000,42<br />

2. Rette di seminaristi e sacerdoti studenti a Roma<br />

o presso altre facoltà ecclesiastiche 2.071,00<br />

3. Formazione permanente del clero 15.180,00<br />

4. Restauro Seminario 160.000,00<br />

D. Scopi missionari:<br />

1. Centro missionario diocesano e animazione missionaria 1.000,00<br />

2. Cura pastorale degli immigrati presenti in diocesi 5.000,00<br />

E. Catechesi ed educazione cristiana:<br />

1. Oratori e patronati per ragazzi e giovani 3.000,00<br />

2. Istituzioni Regionali 2.000,00<br />

F. Contributo al servizio diocesano per la promozione<br />

del sostegno economico alla Chiesa 1.200,00<br />

G. Altre assegnazioni:<br />

1. Casa San Lorenzo 3.800,35<br />

2. Manutenzione Casa Mastrogiacomo 4.000,00<br />

h. Somme impegnate per iniziative pluriennali:<br />

1. Fondo diocesano di garanzia<br />

(fino al 10% del contributo dell’anno <strong>2010</strong>) 50.000,00<br />

2. Fondo diocesano di garanzia relativo<br />

agli esercizi precedenti 450.000,00<br />

247.412,31<br />

277.251,42<br />

6.000,00<br />

5.000,00<br />

1.200,00<br />

7.800,35<br />

500.000,00<br />

b) Totale delle assegnazioni 1.277.791,41<br />

375


376<br />

II. PER INTERVENTI CARITATIVI<br />

- contributo ricevuto dalla c.e.i. nel <strong>2010</strong> 353.451,69<br />

- interessi netti maturati sui depositi bancari e sugli investimenti:<br />

al 30.09.2009 - 4,46<br />

al 31.12.2009 158,79<br />

al 31.03.<strong>2010</strong> 28,76<br />

al 30.06.<strong>2010</strong> 67,51<br />

250,60<br />

- somme impegnate per iniziative pluriennali esercizi precedenti<br />

- somme assegnate nell’esercizio 2009 e non erogate al 31.03.<strong>2010</strong> 130.500,00<br />

a) Totale delle somme da assegnare per l’anno <strong>2010</strong> 484.202,29<br />

A. Distribuzione a persone bisognose:<br />

1. Da parte della diocesi 60.550,60<br />

2. Da parte delle parrocchie 35.000,00<br />

3. Da parte di altri enti ecclesiastici 57.460,00<br />

B. Opere caritative diocesane:<br />

1. In favore di extracomunitari 10.500,00<br />

2. In favore di tossicodipendenti 40.000,00<br />

3. In favore di anziani 40.000,00<br />

4. In favore di portatori di handicap 40.000,00<br />

5. In favore di altri bisognosi 19.191,69<br />

6. Fondo antiusura (diocesano o regionale) 20.000,00<br />

C. Opere caritative parrocchiali:<br />

1. In favore di extracomunitari 10.500,00<br />

2. In favore di portatori di handicap 20.000,00<br />

3. In favore di altri bisognosi 25.000,00<br />

4. Emergenze 23.000,00<br />

D. Opere caritative di altri enti ecclesiastici:<br />

1. Fondazione Benedetto XIII 20.000,00<br />

2. Opere Caritative Religiose 30.000,00<br />

3. Casa di Accoglienza Loglisci 12.000,00<br />

153.010,60<br />

169.691,69<br />

78.500,00<br />

62.000,00


E. Altre assegnazioni:<br />

1. Gemellaggio Awasa 15.000,00<br />

2. Opere caritative missionarie 6.000,00<br />

21.000,00<br />

b) Totale delle assegnazioni 484.202,29<br />

Il parere del Consiglio diocesano per gli affari economici è stato<br />

espresso nella riunione tenutasi in data 8 novembre <strong>2010</strong><br />

Il parere del Collegio dei Consultori è stato espresso nella riunione<br />

tenutasi in data 8 novembre <strong>2010</strong><br />

L’incaricato diocesano per la promozione del sostegno economico alla<br />

Chiesa è stato sentito dal Vescovo in data 8 novembre <strong>2010</strong><br />

Il direttore della Caritas diocesana è stato sentito dal Vescovo in merito<br />

agli interventi caritativi in data 8 novembre <strong>2010</strong><br />

<strong>Altamura</strong>, 13 novembre <strong>2010</strong><br />

il vescovo diocesano<br />

Mario Paciello<br />

377


378<br />

Rendiconto<br />

relativo alla erogazione<br />

delle somme derivanti dall’otto per mille dell’IRPEF<br />

per l’esercizio 2009<br />

I. PER ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE<br />

A. Esercizio del culto:<br />

1. Conservazione o restauro edifici di culto già esistenti o altri beni<br />

culturali ecclesiastici 10.000,00<br />

2. Sussidi liturgici 3.500,00<br />

3. Centro Giovanile 20.000,00<br />

B. Esercizio e cura delle anime:<br />

1. Attività pastorali straordinarie 37.905,66<br />

2. Curia diocesana e centri pastorali diocesani 60.000,00<br />

3. Mezzi di comunicazione sociale a finalità pastorale 37.061,55<br />

4. Manutenzione straordinaria di case canoniche e/o locali<br />

di ministero pastorale 39.342,69<br />

5. Enti ecclesiastici per il sostentamento dei sacerdoti addetti 4.000,00<br />

6. Clero anziano e malato 2.015,00<br />

7. Rimborso collaboratori 7.100,00<br />

C. Formazione del clero:<br />

1. Seminario diocesano, interdiocesano, regionale 80.250,58<br />

2. Rette di seminaristi e sacerdoti studenti a Roma<br />

o presso altre facoltà ecclesiastiche 4.000,00<br />

3. Formazione permanente del clero 7.100,00<br />

4. Restauro Seminario 160.000,00<br />

D. Scopi missionari:<br />

E. Catechesi ed educazione cristiana:<br />

1. Istituzioni Regionali 450,00<br />

33.500,00<br />

187.424,90<br />

251.350,58<br />

0,00<br />

450,00


F. Contributo al servizio diocesano per la promozione del<br />

sostegno economico alla Chiesa:<br />

G. Altre erogazioni:<br />

1. Fitto locali Parrocchia Spirito Santo 14.459,00<br />

2. Manutenzione Casa di accoglienza “Mastrogiacomo” 4.865,00<br />

0,00<br />

19.324,00<br />

a) totale delle erogazioni effettuate nel 2009 492.049,48<br />

Riepilogo<br />

- Totale delle somme da erogare per l’anno 2009 1.248.548,32<br />

- A dedurre totale delle erogazioni effettuate<br />

nell’anno 2009 (fino al 31 marzo <strong>2010</strong>) 492.049,48<br />

- Differenza 756.498,84<br />

L’importo “differenza” è così suddiviso:<br />

* Fondo diocesano di garanzia<br />

(fino al 10% del contributo dell’anno 2009)<br />

50.000,00<br />

* Fondo diocesano di garanzia relativo agli esercizi<br />

precedenti<br />

400.000,00<br />

Totale fondo diocesano di garanzia<br />

(da riportare nel rendiconto assegnazioni <strong>2010</strong>)<br />

450.000,00<br />

*Altre somme assegnate nell’esercizio 2009 e non erogate<br />

al 31.03.<strong>2010</strong><br />

(da riportare nel rendiconto assegnazioni <strong>2010</strong>) 314.326,97<br />

- interessi netti del 30/09/09; 31/12/09 e 31/03/10 3.944,63<br />

- assegni emessi o bonifici effettuati ma non ancora<br />

contabilizzati nell’e/c<br />

32.165,58<br />

Saldo conto corrente e/o deposito titoli al 31 marzo <strong>2010</strong> 800.437,18<br />

379


380<br />

II. PER INTERVENTI CARITATIVI<br />

A. Distribuzione a persone bisognose:<br />

1. Da parte della diocesi 33.350,00<br />

2. Da parte delle parrocchie 40.300,00<br />

3. Da parte di altri enti ecclesiastici 8.250,00<br />

B. Opere caritative diocesane:<br />

1. In favore di extracomunitari 7.200,00<br />

2. In favore di tossicodipendenti 50.000,00<br />

3. In favore di anziani 50.000,00<br />

4. In favore di portatori di handicap 40.000,00<br />

5. In favore di altri bisognosi 6.500,00<br />

6. Fondo antiusura (diocesano o regionale) 20.000,00<br />

C. Opere caritative parrocchiali:<br />

1. In favore di extracomunitari 5.000,00<br />

2. In favore di portatori di handicap 1.000,00<br />

3. Emergenze 7.000,00<br />

D. Opere caritative di altri enti ecclesiastici:<br />

1. Fondazione Benedetto XIII 20.000,00<br />

2. Opere caritative 22.000,00<br />

3. Casa di accoglienza “Loglisci” 9.000,00<br />

E. Altre erogazioni:<br />

1. Opere caritative missionarie 7.100,00<br />

81.900,00<br />

173.700,00<br />

13.000,00<br />

51.000,00<br />

7.100,00<br />

b) totale delle erogazioni 326.700,00<br />

Riepilogo<br />

- Totale delle somme da erogare per l’anno 2009 476.575,16<br />

- A dedurre totale delle erogazioni effettuate<br />

nell’anno 2009 (fino al 31 marzo <strong>2010</strong>)<br />

326.700,00<br />

- Differenza 149.875,16<br />

L’importo “differenza” è così suddiviso:


* Altre somme assegnate nell’esercizio 2009 e<br />

non erogate al 31.03.<strong>2010</strong><br />

(da riportare nel rendiconto assegnazioni <strong>2010</strong>)<br />

160.038,10<br />

- Interessi netti del 30/09/09; 31/12/09 e 31/03/10 183,09<br />

- Assegni emessi o bonifici effettuati ma non ancora<br />

contabilizzati nell’e/c<br />

Saldo conto corrente e/o deposito titoli al 31 marzo <strong>2010</strong> 160.221,19<br />

Si allegano:<br />

1. relazione esplicativa del rendiconto relativo alle somme erogate;<br />

2. fotocopia delle pagine di tutti gli estratti conto bancari dal<br />

01.07.2009 al 31.03.<strong>2010</strong>;<br />

3. documentazione dei depositi amministrati o della gestione patrimoniale<br />

nel caso in cui le disponibilità siano state temporaneamente<br />

investite.<br />

Si attesta che:<br />

· il presente “Rendiconto” è stato sottoposto alla verifica del Consiglio<br />

Diocesano per gli affari economici;<br />

· il “Rendiconto” è pubblicato nel bollettino ufficiale della diocesi.<br />

l’economo diocesano il vescovo diocesano<br />

Sac. Luigi Dimarno Mario Paciello<br />

381


<strong>Gravina</strong> in Puglia. Parrocchia Spirito Santo - vetrata.


Diario<br />

del Vescovo


GENNAIO <strong>2010</strong><br />

Ven. 1 Celebrazione Eucaristica ore 11,30 – Cattedrale – <strong>Gravina</strong>;<br />

Sab. 2 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Dom. 3 Celebrazione Eucaristica ore 10,00 – Sant’Erasmo –<br />

Santeramo;<br />

Lun. 4 Celebrazione Eucaristica in onore di Santa Caterina<br />

Volpicelli ore 18,00 – Cattedrale – <strong>Altamura</strong>;<br />

Mar. 5 Incontro per il Sinodo con la Segreteria Generale ore<br />

10,00 – Sant’Anna - <strong>Altamura</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica per conferimento dei ministeri<br />

istituiti ore 18,00 – Ss. Pietro e Paolo – <strong>Gravina</strong>;<br />

Mer. 6 Celebrazione Eucaristica e inaugurazione Mensa della<br />

Carità ore 11,00 – San Francesco – <strong>Gravina</strong>;<br />

Ven. 8 Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Sab. 9 Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Dom. 10 Celebrazione Eucaristica ore 11,00 con Battesimi –<br />

Cattedrale - <strong>Altamura</strong>;<br />

Lun. 11/15 I° Turno Esercizi Spirituali Diocesani - Fonte Avellana<br />

– Serra Sant’Abbondio (P.U.);<br />

Dom. 17 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Lun. 18 Apertura Settimana Unità dei Cristiani ore 19,30 – Sacro<br />

Cuore – Santeramo;<br />

Merc. 20 Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Giov. 21 Visita Pastorale alle Scuole;<br />

385


386<br />

Ven. 22 Aggiornamento Clero;<br />

Incontro sul Sinodo – Centro Giovanile “Benedetto<br />

XIII” – <strong>Gravina</strong>;<br />

Sab. 23 Premiazione Istituto Chiarulli – Acquaviva;<br />

Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Lun. 25 Esequie di Mons. Carlo Caputo – Cattedrale - <strong>Gravina</strong>;<br />

Mer. 27 Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Ven. 29/31 Incontro con le Suore Oblate del Sacro Cuore di Gesù -<br />

Roma;<br />

FEBBRAIO <strong>2010</strong><br />

Lun. 1 Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Mar. 2 Incontro con gli ordinandi presbiteri - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Mer. 3/5 C.E.P.;<br />

Sab. 6 Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Inaugurazione ABMC – <strong>Altamura</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 17,00 - Suore Battistine -<br />

Angri;<br />

Dom. 7 Celebrazione Eucaristica ore 18,30 per vestizione<br />

Confraternita San Sepolcro – San Sepolcro - <strong>Altamura</strong>;<br />

Lun. 8 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Curia Diocesana – <strong>Altamura</strong>;<br />

Dal tipografo Grilli con gli ordinandi;


Mar. 10 Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Giov. 11 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro con i tecnici per progetto Carmine nuovo;<br />

Ven. 12 Incontro per il Sinodo con la Segreteria Generale ore<br />

9,30 – Sant’Anna - <strong>Altamura</strong>;<br />

Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Sab. 13 Udienze – Curia - <strong>Altamura</strong>;<br />

Dom. 14 Festa Diocesana dei Fidanzati con Celebrazione Eucaristica<br />

– Centro Giovanile “Benedetto XIII” - <strong>Gravina</strong>;<br />

Lun. 15 Incontro con la Delegazione Caritas Italiana – Molfetta;<br />

Partecipazione alla Conferenza di Don Andrea Manto<br />

– Ospedale Miulli – Acquaviva delle Fonti;<br />

Mar. 16 Visita al Sacro Cuore di Santeramo;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Merc. 17 Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19,00 – “Sacre Ceneri” –<br />

Cattedrale – <strong>Gravina</strong>;<br />

Giov. 18 Atto Notarile – Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Ven. 19 Ritiro del Clero – Centro Giovanile “Benedetto XIII”<br />

– <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro con i tecnici della parrocchia Spirito Santo di<br />

<strong>Gravina</strong>;<br />

Sab. 20 Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Benedizione Casa Canonica – Spinazzola;<br />

Dom. 21 Celebrazione Eucaristica ore 8,00 – Monastero S. Maria<br />

- <strong>Gravina</strong>;<br />

387


388<br />

Lun. 22 Presidenza di Caritas Italiana - Roma;<br />

Commissione CEI della Salute presso Caritas;<br />

Mar. 23 Consiglio Nazionale di Caritas Italiana - Roma;<br />

Mer. 24 Consiglio Nazionale di Caritas Italiana - Roma;<br />

Giov. 25 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Ven. 26 Incontro con i cappellani dell’Ospedale “Miulli” – Acquaviva;<br />

Aggiornamento Clero ore 10,00 presso le Suore Vocazioniste<br />

- Acquaviva;<br />

Sab. 27 Visita al cantiere del SS. Redentore – <strong>Altamura</strong>;<br />

Incontro per “Creative; Catechesi per animatori e docenti”<br />

– Salesiani – Santeramo;<br />

Dom. 28 Celebrazione Eucaristica e Rito di Elezione per i Catecumeni<br />

ore 11,00 – Cattedrale – <strong>Altamura</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 17,00 per “Creative; Catechesi<br />

per animatori e docenti” - Salesiani – Santeramo;<br />

MARZO <strong>2010</strong><br />

Lun. 1 Visita alla Parrocchia SS. Rosario ore 9,30 – <strong>Altamura</strong>;<br />

Mar. 2 Celebrazione Eucaristica ore 11,00; Festa Patronale S.<br />

Maria di Costantinopoli - Cattedrale – Acquaviva;<br />

Mer. 3 Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Presentazione della Lettera Pastorale Quaresimale ore<br />

20,00 – S. Maria della Consolazione – <strong>Altamura</strong>;<br />

Ven. 5 Visita alla Salma di Don Giuseppe Lassandro – Santeramo;<br />

Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Presentazione della Lettera Pastorale Quaresimale ore<br />

20,00 – S. Matteo – <strong>Gravina</strong>;


Sab. 6 Celebrazione Eucaristica ore 18,00 – Santuario dell’Incoronata<br />

- Foggia;<br />

Lun. 8 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Mar. 9 Celebrazione Eucaristica ore 7,30 per Capitolo delle<br />

Clarisse - <strong>Altamura</strong>;<br />

Mer. 10 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Partecipazione al “Graffio” TeleNorba ore 20,30 –<br />

Conversano;<br />

Ven. 12 Incontro ore 9,30 con i sacerdoti a Fornello – <strong>Altamura</strong>;<br />

Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Sab. 13 Udienze – Curia - <strong>Altamura</strong>;<br />

Catechesi sulla Lettera Pastorale Quaresimale ore<br />

19,30 – S. Anna – <strong>Altamura</strong>;<br />

Dom. 14 Celebrazione Eucaristica ore 11,30 per il Week-end dei<br />

Giovani di A.C. –Salesiani – Santeramo;<br />

Lun. 15 Celebrazione Eucaristica ore 19,00 per i Vescovi e Sacerdoti<br />

defunti Cattedrale – <strong>Gravina</strong>;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Mar. 16 Udienze – Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Inaugurazione Torneo di Calcetto ore 18,00 – Seminario<br />

Diocesano – <strong>Gravina</strong>;<br />

Mer. 17 Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Gio. 18 Conferenza Stampa al Teatro Piccinni ore 9,30 per la<br />

presentazione del Kairos <strong>2010</strong> – Bari;<br />

Consiglio Affari Economici ore 15,30 – Ospedale<br />

“Miulli” - Acquaviva;<br />

Ven. 19 Esequie di Don Angelo Cristallo ore 10.30 – Santa Teresa<br />

- <strong>Altamura</strong>;<br />

389


390<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19,00 – Parrocchia S.<br />

Giuseppe - Bari;<br />

Sab. 20 Cresime adolescenti ore 18,30 – Ss. Nicola e Cecilia –<br />

<strong>Gravina</strong>;<br />

Dom. 21 Ritiro USMI - Suore Divino Zelo – <strong>Altamura</strong>;<br />

Cresime adolescenti ore 18,30 – SS. Rosario di Pompei<br />

– <strong>Altamura</strong><br />

Mer. 24 Incontro con i Vicari ore 10,00 – Curia – <strong>Altamura</strong>;<br />

Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Gio. 25 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19,00 per gli Addetti al<br />

Tribunale - Cattedrale – <strong>Altamura</strong>;<br />

Sab. 27 Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 17,30 – Santuario Madonna<br />

del Bosco – Spinazzola;<br />

Dom. 28 Domenica delle Palme; Celebrazione Eucaristica ore<br />

11,00 - Cattedrale – <strong>Altamura</strong>;<br />

Incontro con gli ordinandi presbiteri;<br />

Lun. 29 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Mer. 31 Messa Crismale ore 18,00 – Cattedrale – <strong>Altamura</strong>;<br />

APRILE <strong>2010</strong><br />

Gio. 1 Messa in Caena Domini ore 19,00 – Cattedrale – Acquaviva;<br />

Ven. 2 Azione Liturgica ore 16,00 – Cattedrale – <strong>Gravina</strong>;<br />

Processione del Legno Santo ore 19,00 – <strong>Gravina</strong>;<br />

Sab. 3 Veglia Pasquale e battesimi dei Catecumeni ore 22,30<br />

– Cattedrale – <strong>Altamura</strong>;


Dom. 4 Pasqua di Risurrezione<br />

Celebrazione Eucaristica ore 11.00 - Cattedrale - Acquaviva;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19.00 - Cattedrale – <strong>Gravina</strong>;<br />

Mar. 6 Celebrazione Eucaristica ore 10.30 - Santuario Madonna<br />

del Bosco - Spinazzola;<br />

Mer. 7 Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo;<br />

Gio. 8 Incontro con gli ordinandi presbiteri;<br />

Concelebrazione Eucaristica ore 17,00 per Ordinazione<br />

Episcopale del Vescovo di Oria, Mons. Vincenzo<br />

Pisanello;<br />

Ven. 9 Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Sab. 10 Celebrazione Eucaristica ore 11,00 per compleanno<br />

centenario della mamma di Don Pasquale Settembre –<br />

San Domenico – <strong>Gravina</strong>;<br />

Ordinazione Sacerdotale ore 18,30 di P. Marcio Oliveira<br />

Duarte e Stefano Nacucchi – Cattedrale – <strong>Gravina</strong>;<br />

Dom. 11 Incontro ore 11,30 con i giovanissimi del Sacro Cuore<br />

di <strong>Altamura</strong> – Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro con i tecnici per parrocchia Carmine nuovo;<br />

Lun. 12 Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Mar. 13 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

16,00 - Sant’Anna – <strong>Altamura</strong>;<br />

Mer. 14 Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Incontro con i Vicari episcopali – Curia – <strong>Altamura</strong>;<br />

Gio. 15 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

391


392<br />

Inaugurazione ore 18,30 della Fiera di San Giorgio –<br />

<strong>Gravina</strong>;<br />

Partecipazione alla Fanfara dei Carabinieri ore 20,30 –<br />

Cattedrale – <strong>Gravina</strong>;<br />

Ven. 16 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Inaugurazione ore 11,15 Caserma dei Carabinieri –<br />

<strong>Gravina</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19,00 – San Domenico -<br />

Acquaviva;<br />

Sab. 17 Visita ore 9,00 al cantiere del Santissimo Redentore -<br />

<strong>Altamura</strong>;<br />

Cresime adolescenti ore 19,00 – Spirito Santo – <strong>Gravina</strong>;<br />

Lun. 19/20 Presidenza Nazionale di Caritas Italiana - Roma;<br />

Mer. 21 Celebrazione Eucaristica ore 18,30 – Ss. Guglielmo e<br />

Pellegrino – Foggia;<br />

Gio. 22 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Ospedale “Miulli” ore 10,30 – Acquaviva;<br />

Meditazione ore 17,00 per il III° Incontro Diocesano<br />

Apostolato della Preghiera – SS. Addolorata – Poggiorsini;<br />

Gio. 23 Ritiro del Clero;<br />

Incontro ore 20,00 con i cresimandi di San Agostino –<br />

Sant’Agostino – <strong>Altamura</strong>;<br />

Sab. 24 Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Cresime adolescenti ore 18,00 – Buon Pastore –<br />

<strong>Gravina</strong><br />

Dom. 25 Cresime adolescenti ore 11,30 – Sant’Agostino – <strong>Altamura</strong>;<br />

Incontro ore 17,00 con le coppie – San Francesco –<br />

<strong>Gravina</strong>;


Lun. 26/29 34° Convegno Nazionale delle Caritas Diocesane –<br />

San Benedetto del Tronto;<br />

Ven. 30 Inaugurazione Kairos ore 16,00 – Sala Consiliare del<br />

Comune di Bari;<br />

MAGGIO <strong>2010</strong><br />

Sab. 1 Cresime adolescenti ore 11,00 – Sant’Agostino – <strong>Altamura</strong>;<br />

Dom. 2 Kairos, ore 16,00 Incontro di preghiera ecumenica a San<br />

Nicola; ore 18,00 Marcia della Pace; ore 20,00 Celebrazione<br />

Eucaristica dell’Alleanza – Cattedrale - Bari;<br />

Lun. 3 Incontro ore 17,30 con i Volontari della Mensa della<br />

Carità - Caritas Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Mar. 4 Segreteria Sinodo ore 10,30 – Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Consiglio Affari Economici ore 15,30 – Ospedale<br />

“Miulli” - Acquaviva;<br />

Mer. 5 Celebrazione Eucaristica con cresime adolescenti ore<br />

11,30 – “Festa di Sant’Irene” – Cattedrale – <strong>Altamura</strong>;<br />

Gio. 6 Delegazione Caritas ore 9,30 – Molfetta;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro con la Consulta di Pastorale Giovanile ore<br />

19,30 – Trasfigurazione – <strong>Altamura</strong>;<br />

Ven. 7 Incontro con i Dirigenti Scolatici ore 10,30 – Episcopio<br />

- <strong>Gravina</strong>;<br />

Visita alle Clarisse ore 16,00 – <strong>Altamura</strong>;<br />

Visita ore 17,30 al Cantiere dello Spirito Santo – <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro ore 19,00 con i Genitori, gli Amici del Seminario<br />

e il Serra Club – Seminario Diocesano – <strong>Gravina</strong>;<br />

393


394<br />

Sab. 8 Visita ore 10,00 alla Scuola Primaria San Domenico<br />

Savio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro ore 12,00 con il Dirigente della Biblioteca<br />

Nazionale e le Catalogatrici – Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Dom. 9 Cresime adolescenti ore 10,30 – San Francesco – Acquaviva<br />

delle F.;<br />

Cresime adolescenti ore 19,00 – SS. Addolorata – Poggiorsini;<br />

Lun. 10 Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,30 - Sant’Anna – <strong>Altamura</strong>;<br />

Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Partecipazione ore 20,30 al Concerto Antiusura – Fondazione<br />

San Nicola – Bari;<br />

Mar. 11 Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,30 - Sant’Anna – <strong>Altamura</strong>;<br />

Incontro con i Seminaristi di V anno del Seminario<br />

Diocesano;<br />

Mer. 12 Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Ven. 14 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Partecipazione ore 11,30 al Convegno su Bachelet –<br />

I.T.C. Bachelet – <strong>Gravina</strong>;<br />

Visita Pastorale alle Scuole;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Sab. 15 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,00 - Trasfigurazione – <strong>Altamura</strong>;<br />

Incontro con gli aspiranti al propedeutico;<br />

Udienze – Trasfigurazione - <strong>Altamura</strong>;<br />

Cena ore 19,00 con il Cardinale Arinze – Bari;<br />

Dom. 16 Cresime adolescenti ore 11,00 – S. M. Consolazione –<br />

<strong>Altamura</strong>;


Celebrazione Eucaristica ore 18,00 – SS. Redentore –<br />

<strong>Altamura</strong>;<br />

Lun. 17 Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,00 - Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro ore 18,00 con i Diaconi – Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Partecipazione ore 20,00 al Convegno – Mater Ecclesiae<br />

– <strong>Gravina</strong>;<br />

Mar. 18 Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,00 - Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Mer. 19 Celebrazione Eucaristica per il centenario delle Suore<br />

del Sacro Costato di Spinazzola ore 18,30 – S. Pietro<br />

Ap.- Spinazzola;<br />

Gio. 20 Celebrazione eucaristica ore 19, 00 per festa S. Eustachio<br />

- Cattedrale - Acquaviva delle Fonti;<br />

Ven. 21 Ritiro del Clero – Santuario del Buoncammino – <strong>Altamura</strong>;<br />

Sab. 22 Celebrazione cittadina delle Cresime adolescenti ore<br />

11,00 – Palazzetto dello Sport – Santeramo;<br />

Dom. 23 Cresime adolescenti cittadina ore 11,00 – Santuario<br />

Maria Santissima del Bosco – Spinazzola;<br />

Cresime adolescenti ore 19,00 – San Francesco - <strong>Gravina</strong>;<br />

Mar. 25 Esequie di don Giuseppe Cipriani ore 16,00 – Cattedrale<br />

– <strong>Gravina</strong>;<br />

Gio. 27 Visita ai lavori della Biblioteca Finia ore 15,30 – <strong>Gravina</strong>;<br />

Partecipazione ad un funerale ore 17,00 – Maria SS.<br />

Addolorata – Poggiorsini;<br />

Ven. 28 Rosario e meditazione ore 20,30 – Consolazione – <strong>Altamura</strong>;;<br />

395


396<br />

Sab. 29 Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Concelebrazione Eucaristica con il Card. Rilko ore<br />

17,00 – Piazzale Parrocchia Consolazione – <strong>Altamura</strong>;<br />

Dom. 30 Celebrazione Eucaristica per la Festa del Crocifisso -<br />

ore 11,00 – SS. Crocifisso – <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro ore 16,00 per il Miulli – Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Consegna Tela restaurata della Madonna delle Grazie<br />

ore 20,30 – San Francesco – <strong>Gravina</strong>;<br />

Lun. 31 Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,30 - Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 18,30 – “Santuario del<br />

Buoncammino - <strong>Altamura</strong>;<br />

GIUGNO <strong>2010</strong><br />

Mar. 1 Incontro con i Sacerdoti di Acquaviva ore 10,00 – Suore<br />

Vocazioniste – Acquaviva;<br />

Cresime adolescenti ore 18,30 – San Michele Arcangelo<br />

– <strong>Altamura</strong>;<br />

Mer. 2 Celebrazione Eucaristica ore 9,00 – Festa di Sant’Erasmo<br />

- Santeramo;<br />

Incontro ore 12,00 con i Ministranti della <strong>Diocesi</strong> –<br />

Centro Giovanile “Benedetto XIII” – <strong>Gravina</strong>;<br />

Cresime adolescenti ore 19.00 – San Domenico –<br />

<strong>Gravina</strong>;<br />

Gio. 3 C.E.P.;<br />

Ven. 4 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro con il C.A.E.– ore 18.00 – Ss. Pietro e Paolo –<br />

<strong>Gravina</strong>;<br />

Sab. 5 Conferenza stampa Incubaritas - <strong>Altamura</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19,00 – Seminario Diocesano<br />

– <strong>Gravina</strong>;


Dom. 6 Saluto ore 11,00 - Giornata dello Sport – Area Fiera –<br />

<strong>Gravina</strong>;<br />

Cresime adolescenti ore 11,30 – Ss. Crocifisso - <strong>Gravina</strong>;<br />

Corpus Domini Cittadino ore 17,00 con istituzione dei<br />

Ministri Straordinari della Comunione – Spinazzola;<br />

Lun. 7 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,30 - Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Visita ore 19,00 per 30°Scuola P. Pio – <strong>Altamura</strong>;<br />

Mar. 8 Incontro con i Vicari foranei ore 10,30 – Curia – <strong>Altamura</strong>;;<br />

Gio. 10 Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,30 - Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Ven. 11 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Sab. 12 Incontro Delegazione Caritas e Consulta Pastorale Sanitaria<br />

- Ospedale Miulli – Acquaviva;<br />

Dom. 13 Cresime adolescenti ore 10,30 – Sacro Cuore – Acquaviva;<br />

Cresime adolescenti ore 18,30 – S. Maria del Carmine<br />

– <strong>Altamura</strong>;<br />

Visita al Redentore;<br />

Lun. 14 Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,30 - Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro con il Presbiterio Diocesano ore 17,00 – Aula<br />

“Giovanni Paolo II” – Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Mar. 15 Visita come membro di Caritas Italiana agli interventi<br />

post-terremoto a L’Aquila;<br />

Mer. 16 Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,30 - Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

397


398<br />

Gio. 17 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Presentazione risultati catalogazione Biblioteca Finia<br />

– Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Ven. 18 Consiglio Presbiterale;<br />

Concelebrazione Eucaristica ore 19,30 per 50° di sacerdozio<br />

di Sua Ecc.za Mons. Antonio Franco – Puglianello;<br />

Sab. 19 Visita al Cantiere Spirito Santo – <strong>Gravina</strong>;<br />

Presentazione CD di Vincenzo Cipriani ore 20,00 –<br />

San Nicola - <strong>Gravina</strong>;<br />

Dom. 20 Cresime adolescenti ore 10,30 – San Domenico - Acquaviva;<br />

Lun. 21 Presidenza di Caritas Italiana - Roma;<br />

Mar. 22 Consiglio Nazionale di Caritas Italiana - Roma;<br />

Mer. 23 Consiglio Nazionale di Caritas Italiana - Roma;<br />

Gio. 24 Incontro con i neo ordinati presbiteri;<br />

Ven. 25 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,30 - Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Ospedale “Miulli” ore 20,00 – Family Day – Acquaviva;<br />

Sab. 26 Celebrazione Eucaristica ore 19,00 per la Comunità<br />

Gesù Risorto – Chiesa Madre – Santeramo;<br />

Lun. 28 Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,30 - Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Mar. 29 Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,30 - Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Mer. 30 Curia Diocesana ore 10,00 – <strong>Altamura</strong>;<br />

Conferenza sul sacerdozio ore 20,00 – Cattedrale –


<strong>Gravina</strong>, per 50° di sacerdozio di Don Saverio e Don<br />

Michele Paternoster;<br />

LUGLIO <strong>2010</strong><br />

Gio. 1 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Ven. 2 Conferenza ore 9,30 per i Gruppi di Preghiera d’Italia<br />

di P. Pio – Casa Sollievo - San Giovanni Rotondo;<br />

Sab. 3 Incontro ore 9,30 in Cattedrale con i Parroci di Acquaviva;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 18,00 per 50° di sacerdozio<br />

di Don Michele e don Saverio Paternoster – Centro<br />

Giovanile “Benedetto XIII” – <strong>Gravina</strong>;<br />

Dom. 4 Accoglienza del Quadro dell’Immacolata dei Miracoli<br />

e Celebrazione Eucaristica ore 19,30 – Cattedrale –<br />

Acquaviva;<br />

Lun. 5/9 II° turno Esercizi Spirituali Diocesani - Fonte Avellana<br />

– Serra Sant’Abbondio (P.U.);<br />

Sab. 10 Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Lun. 12 Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,30 - Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro ore 17,30 con i sacerdoti di Acquaviva - Cattedrale;<br />

Incontro ore 20,30 con i pellegrini per Santiago – Claustro<br />

Giandonato - <strong>Altamura</strong>;<br />

Mar. 13 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro con i giovani in discernimento vocazionale;<br />

Mer. 14 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

16,00 - Sant’Anna – <strong>Altamura</strong>;<br />

399


400<br />

Gio. 15 Visita ore 10,00 al Monastero delle Carmelitane – <strong>Gravina</strong>;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Sab. 17 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Lun. 19 Incontro con i pellegrini del viaggio diocesano ad Ars<br />

ore 19,30 – Trasfigurazione – <strong>Altamura</strong>;<br />

Mar. 20 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Gio. 22 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Ven. 23 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Consiglio Affari Economici ore 15,00 – Ospedale<br />

“Miulli” - Acquaviva;<br />

Sab. 24 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro con i giovani in discernimento – Curia - <strong>Altamura</strong>;<br />

Dom. 25 Celebrazione Eucaristica ore 19,00 per accolitato del<br />

seminarista Francesco Granieri – SS. Crocifisso –<br />

<strong>Gravina</strong>;<br />

Lun. 26/31 Pellegrinaggio Diocesano dei Sacerdoti ad ARS;<br />

AGOSTO <strong>2010</strong><br />

Mar. 10 Incontro con i seminaristi che passeranno al Seminario<br />

Maggiore;<br />

Incontro col gruppo discernimento;<br />

Udienze;<br />

Mer. 11 Celebrazione Eucaristica ore 11,00 - Festa Patronale -<br />

M. SS. Addolorata – Poggiorsini;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19,00 – Monastero Santa<br />

Chiara – <strong>Altamura</strong>;


Gio. 12 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19,30 per la Reliquia di<br />

San Rocco – San Domenico – <strong>Gravina</strong>;<br />

Ven. 13 Celebrazione Eucaristica ore 18,30 – Festa Patronale<br />

Madonna del Bosco – San Pietro Apostolo -<br />

Spinazzola;<br />

Dom. 15 Celebrazione Eucaristica ore 11.30 – Festa Patronale –<br />

Maria Ss. Assunta – Cattedrale – <strong>Altamura</strong>. Ore 20.00;<br />

Processione;<br />

Mar. 17 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Mer. 18 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Sab. 21 Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,30 - Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Lun. 23 Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Incontro col gruppo discernimento;<br />

Dom. 29 Celebrazione Eucaristica ore 19,00 per 25° di matrimonio<br />

- Cappellina – Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Lun. 30 Incontro dei presidenti delle Commissioni Sinodali - S.<br />

Anna - <strong>Altamura</strong>;<br />

Mar. 31 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 10,00 - Sacro Cuore – <strong>Altamura</strong>;<br />

Incontro ore 16,30 con i nuovi parroci – Episcopio –<br />

<strong>Gravina</strong>;<br />

401


402<br />

SETTEMBRE <strong>2010</strong><br />

Mer. 1 Incontro di Curia ore 10,00 – S. Anna - <strong>Altamura</strong>;<br />

Gio. 2 Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Ven. 3 Preparazione dell’Aula Sinodale - Trasfigurazione -<br />

<strong>Altamura</strong>;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Sab. 4 XI Assemblea Pastorale Diocesana Santuario dell’Incoronata<br />

– Foggia;<br />

Dom. 5 Celebrazione Eucaristica ore 11,30 per 50° di sacerdozio<br />

di Mons. Luigi Dimarno – San Sepolcro – <strong>Altamura</strong>;<br />

Lun. 6 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Mar. 7 Celebrazione Eucaristica ore 19.00 - Festa Patronale<br />

S. Maria di Costantinopoli - Cattedrale – Acquaviva.<br />

Ore 20.30 Processione;<br />

Mer. 8 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Concelebrazione Eucaristica ore 19,00 per 80° di Dedicazione<br />

della Parrocchia San Giuseppe – Bari;<br />

Gio. 9 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro in Curia con i Parroci di Santeramo;<br />

Incontro con i nuovi parroci – Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Udienze – Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Ven. 10 Celebrazione Eucaristica ore 19,00 – Dolcecanto –<br />

<strong>Gravina</strong>;<br />

Sab. 11 Celebrazione Eucaristica ore 11.30 – Madonna del<br />

Buoncammino – Cattedrale <strong>Altamura</strong>;<br />

Lun. 13 Presidenza Nazionale Caritas Italiana – Roma;


Mar. 14 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Mer. 15 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Gio. 16 Inaugurazione ore 10,00 Auxilium;<br />

Incontro ore 16,00 con i Vicari Episcopali – Episcopio<br />

– <strong>Gravina</strong>;<br />

Ven. 17 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Delegazione Regionale Caritas – Oasi Nazaret – Trani;<br />

Sab. 18 Delegazione Regionale Caritas – Oasi Nazaret – Trani;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19,00 per inizio <strong>Anno</strong><br />

Formativo - Seminario Diocesano – <strong>Gravina</strong>;<br />

Dom. 19 Saluto ore 17,00 per incontro dei Cortei Storici - Comune<br />

- <strong>Gravina</strong>;<br />

Lun. 20 Celebrazione Eucaristica per ordinazione diaconale<br />

del seminarista Vincenzo Saracino ore 18,30 – Sacro<br />

Cuore – Acquaviva;<br />

Mar. 21 Incontro ore 10,00 con i sacerdoti di Santeramo presso<br />

i Monfortani – Santeramo;<br />

Incontro con i preti Cattedrale, S. Giovanni Battista, S.<br />

Giovanni Evangelista - <strong>Gravina</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19,00 – San Francesco –<br />

<strong>Gravina</strong>;<br />

Mer. 22 Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,30 - Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro con i nuovi parroci - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Gio. 23 Partecipazione al Convegno sulla Cardiologia – Villa<br />

Romanazzi -Bari;<br />

Ven. 24 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Lun. 27 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

403


404<br />

Mar. 28 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Primi Vespri di San Michele Arcangelo ore 19.00 –<br />

Cattedrale – <strong>Gravina</strong>;<br />

Mar. 29 Celebrazione Eucaristica ore 11.30 – Festa Patronale<br />

S. Michele Arcangelo – Cattedrale – <strong>Gravina</strong>. Ore<br />

19.00 Processione;<br />

Gio. 30 Visita ore 10,00 al cantiere del SS. Redentore – <strong>Altamura</strong>;<br />

OTTOBRE <strong>2010</strong><br />

Ven. 1 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Visita la cantiere del Buoncammino;<br />

Inaugurazione Progetto Policoro ore 16,00 – Caritas –<br />

<strong>Altamura</strong>;<br />

Sab. 2 Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,30 – Sant’Anna – <strong>Altamura</strong>;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Visita agli Scouts – Bosco di <strong>Gravina</strong>;<br />

Dom. 3 Celebrazione Eucaristica ore 10,30 per professione<br />

perpetua di una Suora del Divino Zelo – San Sepolcro<br />

- <strong>Altamura</strong>;<br />

Benedizione campetto ore 20,15 – Ss. Rosario – <strong>Altamura</strong>;<br />

Lun. 4 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Lun. 5/8 C.E.P. – Esercizi Spirituali dei Vescovi – Oasi Santa<br />

Maria – Cassano;<br />

Adorazione Eucaristica Diocesana per l’<strong>Anno</strong> Sacerdotale<br />

ore 19.00 – Trasfigurazione – <strong>Altamura</strong>;<br />

Ven. 8 Incontro con la Segreteria Generale del Sinodo ore<br />

9,30 - Episcopio – <strong>Gravina</strong>;


Mar. 12 Aula Senato – S. Giovanni in Laterano - ore 10,30 –<br />

Dottorato di don Alessandro Amapani - Roma;<br />

Mer. 13 Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Incontro ore 16,00 con i nuovi parroci – Episcopio –<br />

<strong>Gravina</strong>;<br />

Gio. 14 Riprese televisive ore 16,30 per il video sul Sinodo –<br />

<strong>Altamura</strong>;<br />

Ven. 15 Incontro ore 9,30 con il Clero nell’Aula Sinodale per<br />

il ritiro e presentazione del Sinodo – Trasfigurazione -<br />

<strong>Altamura</strong>;<br />

Sab. 16 Udienze – Curia - <strong>Altamura</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19,00 per la Giornata del<br />

Ministrante – Centro Giovanile “Benedetto XIII” –<br />

<strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro con la Pia Unione al Buon Pastore – <strong>Gravina</strong>;<br />

Dom. 17 Celebrazione Eucaristica ore 10,30 con mandato ai Catechisti<br />

- Cattedrale - <strong>Gravina</strong>;<br />

Benedizione locali parrocchiali ore 17,30 – Consolazione<br />

- <strong>Altamura</strong>;<br />

Lun. 18 Consulta della Pastorale della Salute – Istituto Teologico<br />

Santa Fara – Bari;<br />

Incontro ore 19,15 con il Consiglio Pastorale e visita ai<br />

locali – Sant’Agostino – <strong>Altamura</strong>;<br />

Mer. 20 Udienze – Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Visita cantiere Spirito Santo – <strong>Gravina</strong>;<br />

Consiglio Affari Economici Diocesano ore 16,00 –<br />

Sant’Anna – <strong>Altamura</strong>;<br />

Gio. 21 Incontro ore 16,00 con i nuovi parroci – Episcopio –<br />

<strong>Gravina</strong>;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Ven. 22 Incontro ore 10,30 della Segreteria del Sinodo – S. Anna<br />

– <strong>Altamura</strong>;<br />

405


406<br />

Sab. 23 Saluto alla Preside della Scuola Media “Ingannamorte”<br />

per pensionamento – Centro Giovanile “Benedetto<br />

XIII” – <strong>Gravina</strong>;<br />

Dom. 24 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro ore 17,30 con la Commissione Organizzativa<br />

del Sinodo – Episcopio – <strong>Gravina</strong>;<br />

Lun. 25/28 Incontro Internazionale dei Vescovi con la Fraternità<br />

Cattolica – Assisi;<br />

Ven. 29 Intervista ore 10,30 per il Sinodo – Trasfigurazione –<br />

<strong>Altamura</strong>;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Sab. 30 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Dom. 31 Celebrazione Eucaristica ore 19.00 per X° anniversario<br />

di ordinazione sacerdotale di Don Domenico Natale –<br />

S. Maria Maggiore – Acquaviva;<br />

NOVEMBRE <strong>2010</strong><br />

Lun. 1 Celebrazione Eucaristica ore 15.30 – Cimitero – <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro in Episcopio con la Comunità di Gesù - <strong>Gravina</strong>;<br />

Mar. 2 Celebrazione Eucaristica ore 9,00 – Cimitero – <strong>Altamura</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 11,00 – Cimitero – Acquaviva;<br />

Mer. 3 C.E.P. ore 9,30 – Molfetta;<br />

Pranzo ore 13,30 con i sacerdoti di <strong>Altamura</strong> – Fornello;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Gio. 4 Udienze – Episcopio - <strong>Gravina</strong>;


Celebrazione Eucaristica ore 19,30 – Seminario Diocesano<br />

- <strong>Gravina</strong>;<br />

Ven. 5 Celebrazione Eucaristica ore 18,00 – S. Maria Assunta<br />

- Bari;<br />

Sab. 6 Inaugurazione ore 9,00 Curia <strong>Gravina</strong> dopo i lavori di<br />

restauro;<br />

Dom. 7 Manifestazione in ricordo di Don Francesco Cassol<br />

ore 10,30 – Pulo di <strong>Altamura</strong>;<br />

Lun. 8/11 Assemblea Generale Straordinaria della C.E.I. - Assisi;<br />

Ven. 12/13 Ortisei per statue Parrocchia Spirito Santo e Trasfigurazione;<br />

Lun. 15 Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Ospedale “Miulli” ore 18,00 – Acquaviva;<br />

Visita a Don Michele Gramegna – Villa Antea – Bari;<br />

Mar. 16 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Merc. 17 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Incontro ore 10,00 con i Vicari – Curia – <strong>Altamura</strong>;<br />

Giov. 18 Visita ai lavori dell’aula del Santuario Madonna del<br />

Buoncammino ore 10,00 – <strong>Altamura</strong>;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Ven. 19 31° Reggimento Carri ore 10,00 – <strong>Altamura</strong>;<br />

Incontro pre-sinodale con i Delegati al Sinodo ore<br />

17,30 - Aula Sinodale – Trasfigurazione – <strong>Altamura</strong>;<br />

Sab. 20 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Visita ore 10,00 a sacerdoti ammalati – <strong>Altamura</strong>;<br />

Visita ore 18,00 alle Carmelitane – <strong>Gravina</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19,00 – Festa Mater Purissima<br />

- Seminario Diocesano – <strong>Gravina</strong>;<br />

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408<br />

Dom. 21 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Lun. 22 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Mer. 24 Incontro ore 10,00 con i Vicari – Curia – <strong>Altamura</strong>;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Gio. 25 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Ven. 26 Incontro con i Presidenti delle Commissioni Sinodali<br />

ore 10,30 – Sant’Anna – <strong>Altamura</strong>;<br />

Ritiro Diocesano ore 20.00 – Trasfigurazione – <strong>Altamura</strong>;<br />

Dom. 28 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 12,30 per l’OFS Zonale -<br />

Trasfigurazione – <strong>Altamura</strong>;<br />

Mar. 30 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

DICEMBRE <strong>2010</strong><br />

Mer. 1 Registrazione video per il Sinodo ore 9,00 – Trasfigurazione<br />

- <strong>Altamura</strong>;<br />

Incontro ore 10,00 con i Vicari – Curia – <strong>Altamura</strong>;<br />

Gio. 2 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Visita all’aula del Santuario Madonna del Buoncammino<br />

ore 11,00 - <strong>Altamura</strong><br />

Sab. 4 Partecipazione all’incontro formativo dell’ O.A.R.I. ore<br />

9,00 – Auditorium Ospedale “F. Miulli” - Acquaviva;<br />

Udienze per lavori Spirito Santo - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Concelebrazione Eucaristica ore 17,00 per Ordinazione<br />

Episcopale di Mons. Vito Angiuli – Cattedrale – Bari;<br />

Lun. 6 Prove per l’apertura del Sinodo – Sala – Santuario Madonna<br />

del Buoncammino – <strong>Altamura</strong>;


Mer. 7 Celebrazione Eucaristica ore18,00 per Solenne Apertura<br />

del I° Sinodo Pastorale Diocesano - Santuario<br />

Madonna del Buoncammino – <strong>Altamura</strong>;<br />

Gio. 8 Celebrazione Eucaristica ore 11,30 per investitura Cavalieri<br />

del Santo Sepolcro – Cattedrale – <strong>Altamura</strong>;<br />

Ven. 10 Ospedale “Miulli” ore 8,30 – Acquaviva;<br />

I Sessione del Sinodo: Tema: “Annuncio e Catechesi” –<br />

I seduta - Iª riunione – Aula Sinodale – Trasfigurazione<br />

- <strong>Altamura</strong>;<br />

Sab. 11 I Sessione del Sinodo: Tema: “Annuncio e Catechesi”<br />

– I seduta - 2ª riunione – Aula Sinodale – Trasfigurazione<br />

- <strong>Altamura</strong>;<br />

Dom. 12 Visita ai ciechi ore 11,00 – Chiesa Ospedale – <strong>Altamura</strong>;<br />

Lun. 13 Visita alle Carmelitane ore 8,30 – <strong>Gravina</strong>;<br />

Commissione per i Testi Sinodali e Commissione<br />

Teologica Canonica ore 10,00; Segreteria Generale e<br />

Moderatori ore 16,00 – Trasfigurazione – <strong>Altamura</strong>;<br />

I Sessione del Sinodo: Tema: “Annuncio e Catechesi”<br />

– I seduta - 3ª riunione – Aula Sinodale – Trasfigurazione<br />

- <strong>Altamura</strong>;<br />

Mar. 14 Celebrazione Eucaristica ore 9.30 – Colonia Hanseniana<br />

– Gioia del Colle;<br />

Inaugurazione strada <strong>Altamura</strong>-Matera ore 12,00;<br />

Merc. 15 Incontro del Vescovo con i Vicari ore 10.00 – Curia<br />

Diocesana – <strong>Altamura</strong>;<br />

Ospedale “Miulli” ore 17,00 – Acquaviva;<br />

Gio. 16 Cantiere Spirito Santo – <strong>Gravina</strong>;<br />

Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Convegno Caritas Diocesana ore 19,00;<br />

Ven. 17 Ritiro del Clero - Aula Sinodale – Trasfigurazione –<br />

<strong>Altamura</strong>;<br />

Pranzo in Seminario Diocesano – <strong>Gravina</strong>;<br />

409


410<br />

Sab. 18 Inaugurazione Nuovo Centro “Quartarella” ore 10,00<br />

- <strong>Altamura</strong>;<br />

Udienze – Curia Diocesana - <strong>Altamura</strong>;<br />

Dom. 19 Celebrazione Eucaristica per i bambini ore 10,00 -<br />

Consolazione - <strong>Altamura</strong>;<br />

Lun. 20 Celebrazione Eucaristica ore 18,30 per 50° di Vita Religiosa<br />

di Suor Mafalda – Cappella Casa Madre Suore<br />

Sacro Costato – <strong>Gravina</strong>;<br />

Mar. 21 Udienze - Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Mer. 22 Celebrazione Eucaristica per la Scuola Infermieri ore<br />

9,30 – Ospedale “F. Miulli” – Acquaviva; ore 16,30 –<br />

Consegna Medaglie e Concerto;<br />

Gio. 23 Udienze per il Santo Natale - Episcopio;<br />

Ven. 24 Celebrazione Eucaristica ore 23.00 - Cattedrale - <strong>Gravina</strong>;<br />

Sab. 25 Santo Natale<br />

Celebrazione Eucaristica ore 11.30 - Cattedrale - Acquaviva;<br />

Celebrazione Eucaristica ore 19.00 - Cattedrale - <strong>Altamura</strong>;<br />

Dom. 26 Celebrazione Eucaristica ore 10.00 per famiglia Loglisci<br />

– Cappellina Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Fondazione “Pomarici” ore 19,00 – <strong>Gravina</strong>;<br />

Lun. 27 Incontro con i Diaconi con Celebrazione Eucaristica<br />

ore 11.00 – Monastero Domenicane – <strong>Gravina</strong>;<br />

Mar. 28 Udienze – Episcopio - <strong>Gravina</strong>;<br />

Mer. 29 Incontro in Episcopio – <strong>Gravina</strong> con i tecnici della parrocchia<br />

del Carmine nuovo;<br />

Gio. 30 Sem-Pre ore 11,30 – Seminario Diocesano – <strong>Gravina</strong>.


Indice<br />

Benedetto XVI....................................................................... 3<br />

Santa Sede ............................................................................... 51<br />

Conferenza Episcopale Italiana ...................................... 85<br />

Conferenza Episcopale Pugliese .................................... 213<br />

Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese ............. 243<br />

Atti del Vescovo ................................................................... 265<br />

Atti della Curia .................................................................. 369<br />

Diario del Vescovo ............................................................... 383

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