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MARRONE di VALLE CASTELLANA<br />

Prodotto nel territorio del comune di Valle Castellana e appartenente al gruppo<br />

del marrone fiorentino, del quale conserva le caratteristiche tipiche, il marrone<br />

di Valle Castellana presenta dimensioni molto variabili, come conseguenza<br />

dell’adozione di metodi di coltivazione esclusivamente “biologici”.<br />

La cura dei castagneti e la raccolta dei loro frutti è una pratica di cui si ha testimonianza<br />

in zona sin dal XIII secolo, come affermano il Palma (in Storia<br />

ecclesiastica e Civile, 1834) e il Lattanzi (in Appunti Storici su Valle Castellana,<br />

1955), che raccontano come tale coltivazione fosse una pratica molto<br />

diffusa nel territorio. La formazione delle “ricciaie” e la “curatura” delle castagne<br />

sono pratiche utilizzate fin da allora per prolungare nel tempo la conservazione<br />

del prodotto, che era alla base dell’alimentazione popolare.<br />

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO<br />

Frutti della specie Castanea sativa L., cv “Marrone di Valle Castellana”.<br />

Il numero di frutti per kg oscilla da 50 a 130. La forma è ovale-ellittica, il pericarpo è di<br />

colore marrone lucido con striature rossastre, la cicatrice ilare è piccola, regolare e di<br />

forma rettangolare; la torcia è medio-grande. L’episperma è sottile e si separa facilmente<br />

dal seme. La percentuale dei frutti settati si aggira intorno al 40%. Il sapore della<br />

polpa è ottimo.<br />

METODICHE DI LAVORAZIONE E CONSERVAZIONE<br />

Agli impianti non viene fatta nessuna concimazione chimica, non vengono utilizzati fitofarmaci<br />

di sorta per controllare le più comuni patologie, vengono effettuate solo la<br />

spollonatura, la ripulitura del sottobosco e, saltuariamente, la potatura.<br />

Nella zona castanicola altimetricamente più bassa si procede alla raccolta dei frutti mediante<br />

la battitura dei ricci e la successiva costituzione delle ricciaie, dove si attende<br />

l’apertura dei ricci. I marroni in parte vengono venduti e in parte lasciati nelle ricciaie<br />

fino a dicembre. Nelle zone più alte (Morrice, Pietralta, 800-1000 m s.l.m.), dove la maturazione<br />

avviene con circa 15 giorni di ritardo rispetto alle altre zone, si attende la caduta<br />

naturale dei frutti che in parte vengono sottoposti alla “curatura”, mediante immersione<br />

in acqua per 5-6 giorni per poi farli asciugare in maniera tale da favorirne la<br />

conservazione.

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