9,4 Mb - formato pdf - Enoteca Regionale
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MARMELLATA D’UVA<br />
(scrucchiata o sclucchiata)<br />
Si tratta di una confettura extra d’uva, che si presenta sufficientemente omogenea,<br />
di media consistenza, di colore violaceo scuro, abbastanza dolce e dal<br />
sapore tipico, con leggero retrogusto amarognolo, a volte lievemente acidulo.<br />
È ottenuta tradizionalmente da uve di vitigni autoctoni a bacca rossa, principalmente<br />
della varietà Montepulciano, vendemmiate quando hanno superato<br />
lo stato di maturazione ottimale.<br />
È certo che la preparazione della marmellata d’uva ha una lunga tradizione<br />
casalinga, trasmessa oralmente da generazioni, ed è per questo difficile reperire<br />
informazioni più precise. Comunque una conferma della lunga storia<br />
METODICHE DI LAVORAZIONE E CONSERVAZIONE<br />
Lo stato sanitario deve essere ottimale ed è preferibile l’utilizzo di grappoli leggermente<br />
spargoli. La raccolta avviene mediante il distacco manuale degli acini, uno a uno, per evitarne<br />
la rottura. Si possono seguire due metodiche di preparazione:<br />
1) Il primo metodo consiste nello scegliere e lavare gli acini interi che vengono depositati<br />
in un setaccio a maglie medie dove, manualmente, si provvede alla separazione dei<br />
vinaccioli dalla polpa e dalle bucce (in passato ciò avveniva mediante lo schiacciamento<br />
degli acini a uno a uno tra pollice e indice allo scopo di eliminare i vinaccioli), poi il prodotto,<br />
privato dei vinaccioli, viene messo a cuocere a fuoco lento, con l’aggiunta di zucchero<br />
a seconda delle esigenze, rimescolando periodicamente mediante l’utilizzo di un<br />
mestolo di legno, fino a cottura completa.<br />
2) Il secondo metodo di preparazione prevede che gli acini interi, lavati e cerniti, vengano<br />
depositati in un paiolo idoneo per le preparazioni alimentari che viene posto a riscaldare<br />
sul fuoco. Man mano che il riscaldamento del prodotto prosegue si inizia a rimescolare la<br />
massa mediante l’utilizzo di un mestolo di legno; questa operazione provoca le prime rotture<br />
degli acini con fuoriuscita del mosto. Una volta raggiunta la fase dell’ebollizione, si<br />
opera a fuoco lento continuando a mescolare per evitare incrostamenti e per ottenere una<br />
massa omogenea. Dopo circa due ore si spegne il fuoco e si lascia raffreddare (la vecchia<br />
tradizione prevede, anche per piccole quantità, che l’intero processo venga svolto in due<br />
giornate: la prima di cottura e la seconda di lavorazione della marmellata). Quando il prodotto<br />
è freddo si effettua la passatura con un setaccio particolare detto “pellicciola” (costituito<br />
da una serie di cerchi concentrici di rame e di acciaio, sostenuta da raggi e da un<br />
supporto di legno). Negli ultimi decenni tale attrezzo è stato spesso sostituito da un “pas-<br />
di questo prodotto è legata al principale utilizzo di attrezzi adoperati nella<br />
preparazione quali la “pellicciola” (antico setaccio per la passatura) che in<br />
alcuni mercati paesani è ancora reperibile, e dalle testimonianze raccolte in<br />
varie località quali Lettomanoppello (Pe), Vittorito (Aq), Miglianico (Ch), Roseto<br />
degli Abruzzi (Te). Inoltre la marmellata d’uva è tradizionalmente impiegata<br />
come ripieno in alcuni dolci tipici regionali quali i “calcionetti” e le<br />
“neole” di Natale, oppure, con l’aggiunta di noci o di mandorle opportunamente<br />
sminuzzate, per la preparazione di dolci tradizionali in diverse località<br />
abruzzesi.<br />
satutto”, fornito di una lamina di acciaio forato sostenuta da due assi di legno. L’operazione<br />
di passatura viene fatta a mano al fine di separare i vinaccioli. A questo punto il prodotto<br />
viene nuovamente messo a cuocere a fuoco lento, con l’aggiunta di zucchero a seconda<br />
delle esigenze, rimescolando periodicamente mediante l’utilizzo di un mestolo di legno, fino<br />
a cottura completa. Il prodotto così ottenuto, che in proporzione è circa 1/5-1/8 della quantità<br />
di uva di partenza, si presenta sufficientemente omogeneo e denso, e si caratterizza<br />
per la presenza di parti di buccia derivanti dall’operazione di schiacciamento manuale degli<br />
acini interi. Tale operazione, la “scrocchiatura”, dà il nome dialettale al prodotto. La confettura<br />
viene messa in barattoli di vetro sterilizzati a bagnomaria, in modo da poter conservare<br />
il prodotto per oltre un anno.<br />
Materiali e attrezzature: i materiali e le attrezzature devono essere conformi al Decreto<br />
Legislativo 26 maggio 1997, n. 155. In particolare si dove fare riferimento al Capitolo<br />
V e al Capitolo VIII dell’allegato al suddetto D. Lgs., pubblicato sul Supplemento Ordinario<br />
alla Gazzetta Ufficiale del 13.06.1997, Serie Generale n. 136.<br />
Tegami in acciaio inox o rame (purché conformi alle vigenti disposizioni sui materiali destinati<br />
a venire a contatto con i prodotti alimentari), utensili tipici della cucina (passatutto,<br />
setaccio, mestolo), vetro.<br />
Locali di lavorazione e conservazione: i locali per la lavorazione devono essere conformi<br />
al Decreto Legislativo 26 maggio 1997, n. 155. In particolare si deve fare riferimento<br />
al Capitolo I e al Capitolo Il dell’allegato al suddetto D. Lgs., pubblicato sul Supplemento<br />
Ordinario alla Gazzetta Ufficiale del 13.06.1997, Serie Generale n. 136.