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UVA DI TOLLO E ORTONA<br />

La coltivazione di vitigni Regina bianca (più conosciuto come Pergolone) e<br />

Cardinal, dai quali si ottiene uva da mensa, è ancora piuttosto diffusa nella<br />

zona tra i fiumi Alento e Sangro, nella parte nord della provincia di Chieti.<br />

Si identifica, infatti, nei territori di Tollo, Ortona, Crecchio, Arielli, Canosa<br />

Sannita, Poggiofiorito, Giuliano Teatino, Miglianico, Francavilla, Ripa Teatina,<br />

Frisa (territorio a nord-ovest confinante con Ortona) e San Vito Chietino<br />

(territorio a nord-ovest confinante con Ortona).<br />

I massimi esperti in viticoltura sono in maggioranza d’accordo nel ritenere<br />

che la vite europea sia indigena e abbia preceduto la comparsa dell’uomo.<br />

In Abruzzo l’uso del vino e quindi delle tecniche vitivinicole si può far risalire<br />

all’età del Ferro. Pare che siano stati gli Etruschi a introdurre la tecnica di<br />

sorreggere la vite con alberi. La viticoltura delle terre abruzzesi interessò anche<br />

celebri poeti dell’antichità che, nelle loro opere, non mancarono di accennare<br />

alla vite e al vino. Ovidio celebrò la sua Sulmona, culla della viticoltura<br />

abruzzese, scrivendo: “Terra del dono di Cerere ricca ed ancor più feconda<br />

di uve ...” (Amores, 11, 16, 1-2). Notizie sulla coltivazione della vite nella provincia<br />

di Chieti le ritroviamo già da alcuni scritti della fine del XIII secolo e,<br />

nei secoli successivi, si evince l’esistenza di un fervido commercio di vino che<br />

interessa soprattutto l’area costiera. Dai porti di Ortona e di Vasto, infatti,<br />

partivano ogni anno navi numerose che portavano vino in grande quantità<br />

verso i mercati del nord e quelli della vicina costa balcanica. In un verbale<br />

del Consiglio dei Decurioni che a quel tempo (1566) governava la città di Ortona,<br />

si legge che il Consiglio si rivolse a Carlo di Lannoy, a cui era stata donata<br />

la città da Carlo V, dicendo che la città viveva “d’olivi, vigne et altri frutti<br />

che da la vigne” (A. Falcone, Ortona nel Settecento, pag. 27).<br />

Nel periodico “L’agricoltura abruzzese” - luglio, agosto, settembre - n. 7-8-9<br />

- del 1916 Nicola Berardi, referente del comune di Ortona a Mare, scrive “Tra<br />

tanti insuccessi ottima si annunzia la vendemmia. È terminata la raccolta del<br />

pergolone. Di questa ottima uva da tavola che si esporta normalmente per la<br />

Svizzera, si sono spediti circa 3000 quintali a prezzi che hanno oscillato dalle<br />

L. 33 alle L. 37 al quintale”. Nel numero 3 del marzo 1926 dello stesso periodico<br />

l’Enot. Renato Toni, nella sua relazione La coltivazione dell’uva da tavola,<br />

scrive: “La nostra maestranza viticola si va sempre più raffinando e<br />

perfezionando, permettendo così di tentare forme più accurate di coltivazione<br />

senza ricorrere a specialisti.<br />

Molte giovani energie intelligenti si dedicano con amore ai campi allo scopo<br />

di intensificare le colture e di aumentare i redditi. La loro funzione direttiva potrà<br />

ampiamente applicarsi a questa importante industria delle uve da tavola”.<br />

Le schede catastali riferite ai territori comunali di Ortona e Tollo riportano le<br />

produzioni medie di uva verificatesi nel sessennio 1923-1928. Il quantitativo<br />

di uva da tavola era pari a 21.547 q.li (Istituto Centrale di Statistica del Regno<br />

d’Italia, Catasto Agrario VIII Compartimento degli Abruzzi e Molise - Provincia<br />

di Chieti, 1929).<br />

Alcuni reperti fotografici, riferibili all’epoca fascista, mostrano le immagini<br />

della XI Festa dell’uva, svoltasi a Ortona tra gli anni 30-40. All’epoca veniva<br />

effettuata una sfilata di carri allegorici aventi per tema la raccolta dell’uva,<br />

con la partecipazione del popolo e delle Autorità (Archivio di Stato di Chieti,<br />

Documenti fotografici dei paesi della provincia di Chieti, negli anni 30, Casa<br />

Editrice Tinari, Villamagna).<br />

La coltura dell’uva da tavola si è andata estendendo gradualmente e, con una<br />

certa costanza fino agli anni immediatamente successivi al secondo dopoguerra,<br />

accelerò successivamente il ritmo tanto che da 1355 ettari nel 1941<br />

passò a 1425 ettari nel ’47, a 8025 ettari nel ’60, fino ai 13.605 ettari nel<br />

1974. In questa rapida crescita la coltura, all’incirca verso gli anni 50, cominciò<br />

a espandersi anche nella zona di Tollo ove furono effettuati numerosi impianti.<br />

Qui sia la coltura dell’uva da tavola che la commercializzazione si sono<br />

talmente sviluppate che attualmente vi sono presenti le più grosse cooperative<br />

cui conferiscono anche i produttori di Ortona.<br />

La coltivazione della varietà Cardinal, rispetto al Pergolone, è di più recente<br />

introduzione. La varietà di origine americana fu introdotta, per la prima volta<br />

in Italia, nella zona di Latina, da qui arrivò in Puglia e successivamente a<br />

Ortona. Nel 1953 Tommaso Di Bartolomeo di Ortona riportò, da una visita all’azienda<br />

Formentini di San Ferdinando di Puglia, alcune gemme della varietà<br />

Cardinal. Nel 1954 egli impiantò il primo ettaro di uva Cardinal in contrada<br />

Cocciadomo di Ortona. Nel 1955 la coltivazione della Cardinal avveniva<br />

anche a Tollo ad opera di Vincenzo Cavuto.<br />

Nel 1965, per puro caso, si scoprì che la varietà poteva anticipare notevolmente<br />

la data di maturazione dei grappoli se tenuta sotto serra. Nella zona del Foro<br />

di Ortona alcune viti di Cardinal si trovavano coltivate in consociazione con il<br />

pomodoro, che veniva coperto per l’anticipo della maturazione dei frutti.

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