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50 CLAUDIA TrIpoDI<br />

vele e in che modo abbiano scorto e schifato ciascuno pericolo» 118 . È l’osservazione<br />

della realtà che guida il pensiero: il futuro si modella sulla conoscenza del<br />

passato e sulla coscienza delle emozioni, sulle esperienze dei padri si costruisce<br />

la capacità <strong>di</strong> agire dei figli. La storia degli esseri umani si fa, sotto certi aspetti,<br />

scienza proprio perché grazie al pregresso si è in grado <strong>di</strong> procedere in avanti:<br />

un’esperienza che in questo caso non è quella ideale degli antichi ma quella<br />

pratica dei progenitori.<br />

Così la prassi socio-politica quattrocentesca, il clientelismo, la fedeltà al clan<br />

e insieme le attese riposte nell’in<strong>di</strong>viduo si trovano tutte insieme nella trattazione<br />

morale che Giovanni de<strong>di</strong>ca alla sua <strong>di</strong>scendenza, in un tentativo assolutamente<br />

laico <strong>di</strong> controllo sulle parti più imponderabili della realtà sociale. Alle frequenti<br />

pandemie, ai tentativi <strong>di</strong> rovesciamento dello Stato, alle vessazioni fiscali del<br />

potere pubblico centrale, alle guerre frequenti, alla meschinità degli uomini, alla<br />

precarietà e perfino alla malattia 119 la risposta è un tentativo, quasi scientifico<br />

ante litteram, <strong>di</strong> fare or<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong> sistematizzare, <strong>di</strong> controllare e modellare la realtà<br />

sulla base dell’esperienza personale da cui si pretende <strong>di</strong> trarre riflessioni sempre<br />

attuali e rivolte all’avvenire.<br />

occorre tenere presente che quella <strong>di</strong> Giovanni è una ‘famiglia nuova’, da<br />

poco inserita nei meccanismi sociali, da poco concentrata sul territorio attraverso<br />

un processo consapevole, e decisamente estranea ai meccanismi consortili<br />

che regolano l’andamento delle vecchie casate urbane. Certamente negli ammaestramenti<br />

rivolti agli ere<strong>di</strong> Giovanni lascia intravedere la registrazione delle sue<br />

personali vicissitu<strong>di</strong>ni negative – entro la famiglia prima, entro la società civile<br />

poi –, ma è altrettanto vero che attraverso questi insegnamenti egli, autenticamente<br />

attratto dagli ideali delle élites, coltiva una speranza: quella <strong>di</strong> penetrare i<br />

meccanismi su cui questa società civile si basa, .<br />

È evidente, almeno in questa occasione, la <strong>di</strong>stanza sociale e culturale che<br />

lo separa da un citta<strong>di</strong>no come il rucellai. Tanto ansioso <strong>di</strong> partecipare delle<br />

élites politiche e del governo, quanto a ciò poco aduso per tra<strong>di</strong>zione familiare,<br />

Giovanni tace sull’argomento, senza riservare qualche pagina programmatica<br />

delle sue a questa risorsa. non può educare i figli sotto questo aspetto, perché<br />

è egli stesso inesperto, ma che questa possibilità <strong>di</strong> impiego rappresenti ai suoi<br />

occhi un ambito miraggio è rivelato dalla costante ossessione <strong>di</strong> partecipazione<br />

al Comune che emerge da molte pagine del suo libro. Al rucellai, invece, il<br />

processo sotteso alla carriera politica suona noto e poco allettante. Membro <strong>di</strong><br />

una casata antica, da tempo addentro ai meccanismi governativi, egli sconsiglia<br />

ai figli <strong>di</strong> lasciarsene affascinare. L’attrazione della cosa pubblica è fallace e insi<strong>di</strong>osa,<br />

la politica ha aspetti faziosi, personalistici, <strong>di</strong>sonesti e spesso faticosi da<br />

gestire. C’è nel rucellai un tipo <strong>di</strong> concezione più elevata e umanista dello Stato<br />

che traspare dalla sua <strong>di</strong>chiarata in<strong>di</strong>gnazione per una gestione del governo che<br />

egli vede troppo spesso forzata in <strong>di</strong>rezione dell’interesse personale. La politica

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