Download Pdf - Storia di Firenze
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IL pADrE A FIrEnzE nEL QUATTroCEnTo<br />
Il processo va avanti per qualche mese e Morello annota con cura gli interventi<br />
dei testimoni, le interrogazioni, le spese che il tutto ha comportato fino a<br />
che la questione sembra volgere a conclusione:<br />
A dì xxvi in giovedì <strong>di</strong> maggio <strong>di</strong>ede messer Antonio d’Ascholi la sentenzia cioè<br />
il cholaterale del podestà <strong>di</strong> <strong>Firenze</strong>, in favore <strong>di</strong> monna Telda donna <strong>di</strong> Simone<br />
delli Spini e liberolla in tutto, per modo ch’e’ detti cre<strong>di</strong>tori no·lle possono mai<br />
dare impaccio veruno. Lodato I<strong>di</strong>o.<br />
I detti cre<strong>di</strong>tori a dì xxviii <strong>di</strong> magio ferono fare una richiesta alla detta monna<br />
Telda al giu<strong>di</strong>cie della grascia per rapellare la sentenzia data per chollaterale del<br />
podestà chome detto è <strong>di</strong> sopra 53 .<br />
Lo scrupolo che porta Morello a registrare le fasi <strong>di</strong> questo evento, così come<br />
la lode a Dio per la fortunata conclusione del processo, potrebbe avere ragioni<br />
prevalentemente contabili, ma quell’ammontare tutto sommato non troppo esoso<br />
<strong>di</strong> quattro fiorini e poco più che la carta riporta, alla fine <strong>di</strong> maggio, come spesa<br />
totale da ascriversi evidentemente ai figli, induce piuttosto ad ipotizzare che il<br />
coinvolgimento nella vicenda sia meno interessato e più sinceramente filiale.<br />
4. La scelta dei tutori<br />
Esaurita la questione della presenza della madre nella tutela filiale, il terzo<br />
pericolo che incombe sull’orfano è la soggezione al governo dei manoval<strong>di</strong>.<br />
Sottoporre loro gli orfani significa, per Giovanni, barattare la volontà animata da<br />
infinito amore e carità <strong>di</strong> uno (il padre) con quella spesso superficiale e <strong>di</strong>sinteressata<br />
<strong>di</strong> molti (i manoval<strong>di</strong>). I parenti o gli amici nelle cui mani il padre, morendo,<br />
ritiene fiducioso <strong>di</strong> potere lasciare i propri figli, <strong>di</strong>vengono repentinamente<br />
estranei perché laddove «giuoca pecunia o alcuno bene propio né parente né<br />
amico si truova che voglia meglio a te che a sé» e dunque «mancato alle pecorelle<br />
il pastore, i lupi le <strong>di</strong>vorano» 54 .<br />
In linea con le formulazioni precedenti, la madre si rivela l’unica persona degna<br />
<strong>di</strong> vera fiducia. Di nuovo Giovanni consiglia <strong>di</strong> provvedere affinché rimanga<br />
coi pupilli, affiancandole per quanto possibile una buona compagnia <strong>di</strong> sei tutori<br />
al massimo, scelti tra i parenti e gli amici leali, timorati <strong>di</strong> Dio, ricchi e non bisognosi<br />
55 . A parità <strong>di</strong> bontà tra il parente e l’amico, Giovanni rinnova la sua apertura<br />
<strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to verso la famiglia – unità fondamentale della vita sociale e strumento<br />
in<strong>di</strong>spensabile alla conservazione dello status quo – e consiglia <strong>di</strong> preferire il parente<br />
56 . I tutori dovranno essere in numero <strong>di</strong> sei e, se la madre non può esservi<br />
compresa, che vi sia almeno un suo parente stretto (come il padre o il fratello).<br />
Se mancassero parenti leali e amorevoli varrà la pena <strong>di</strong> affidare i figli alla tutela<br />
del Comune: a maggior ragione tutto questo andrà fatto se il testatore risultasse<br />
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