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il danno psichico alla alla persona del lavoratore - Fondazione Prof ...

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fattispecie sussidiaria. In altre parole, <strong>il</strong> reato in esame trova applicazione solo se le<br />

singole ipotesi vessatorie non siano state collocate dal legislatore in altre fattispecie<br />

criminali. In secondo luogo che <strong>il</strong> reato di cui all‟art. 610 c.p. non è l‟unico<br />

richiamato d<strong>alla</strong> giurisprudenza penale. Si assiste a uno sforzo interpretativo <strong>del</strong>la<br />

migliore dottrina e giurisprudenza teso a ricercare soluzioni dogmatiche alternative:<br />

in questa ricerca certamente un ruolo di r<strong>il</strong>ievo è quello rivestito dal reato di<br />

maltrattamenti (572 c.p.). Nel reato di maltrattamenti con tale espressione<br />

s‟intendendo quegli atti volontari idonei a produrre uno stato di abituale sofferenza<br />

fisica e morale, lesiva <strong>del</strong>la dignità <strong>del</strong>la <strong>persona</strong>. Inoltre, i maltrattamenti<br />

rappresentano l‟elemento oggettivo <strong>del</strong> reato, mentre l‟elemento psicologico <strong>del</strong><br />

reato è dato dal dolo generico che si manifesta nella coscienza e volontà di ledere in<br />

modo abituale l‟integrità fisica e morale dei soggetti passivi. Più precisamente,<br />

nella fattispecie criminosa non r<strong>il</strong>evano le finalità avute di mira dall‟agente, infatti<br />

“nei reati di maltrattamenti è sufficiente <strong>il</strong> dolo generico, che consiste nella volontà<br />

<strong>del</strong>l‟agente di sottoporre la vittima a sofferenze fisiche o morali in modo abituale,<br />

instaurando un sistema di sopraffazioni e di vessazioni che ne avv<strong>il</strong>iscano la<br />

<strong>persona</strong>lità” 133 .<br />

Il <strong>del</strong>itto di maltrattamenti è poi comunemente definito in dottrina reato abituale<br />

o reato a condotta plurima, ossia reato in cui gli estremi <strong>del</strong> <strong>del</strong>itto di maltrattamenti<br />

possono essere desunti tanto dal ripetersi di atti <strong>il</strong>leciti, come ad esempio violenza,<br />

ingiuria, lesioni, minacce, quanto da atti e comportamenti che singolarmente<br />

considerati non oltrepassano la soglia <strong>del</strong>l‟<strong>il</strong>lecito, cioè condotte neutre ma che<br />

possono altresì realizzare patemi d‟animo, sofferenze morali, angoscia. Certamente<br />

tale è l‟atteggiamento abituale <strong>del</strong> colpevole che, mosso da ingiustificato malanimo,<br />

(s.m.).<br />

133 In tal senso da ultimo Cass. pen. 8 gennaio 2008, n. 16982, in Guida Dir, 2008, fasc. 21, p. 72<br />

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