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il danno psichico alla alla persona del lavoratore - Fondazione Prof ...

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Quest‟ultima opera in deroga ai principi generali <strong>del</strong>la materia, applicab<strong>il</strong>i<br />

invece a ogni altro tipo di responsab<strong>il</strong>ità, e prevede la presunzione legale di colpa a<br />

carico <strong>del</strong> datore di lavoro inadempiente, responsab<strong>il</strong>e <strong>del</strong> <strong>danno</strong> da risarcire 14 .<br />

Pertanto, in base <strong>alla</strong> presunzione legale di colpa posta a carico <strong>del</strong> datore di<br />

lavoro inadempiente all‟obbligo di sicurezza (di cui all‟art. 2087 c.c.) si deroga<br />

parzialmente al principio generale di cui all‟art. 2697 c.c. che impone a chi vuol<br />

fare valere un diritto in giudizio l‟onere di provare i fatti che ne costituiscono <strong>il</strong><br />

fondamento.<br />

Si argomenta che se l‟<strong>il</strong>lecito consiste nella violazione <strong>del</strong>l‟obbligo derivante dal<br />

contratto, <strong>il</strong> datore di lavoro versa in una situazione d‟inadempimento (regolato<br />

dall‟art. 1218 c.c., in connessione con l‟art. 1223 c.c.) da cui si origina <strong>il</strong> diritto al<br />

risarcimento (per inadempimento) “purché sia accertata l‟esistenza di un nesso<br />

causale tra <strong>il</strong> comportamento, doloso o colposo, e <strong>il</strong> pregiudizio che ne deriva” 15 . In<br />

ogni caso si deve escludere che dall‟<strong>il</strong>lecito contrattuale possa derivare una sorta di<br />

responsab<strong>il</strong>ità oggettiva in capo al datore di lavoro 16 .<br />

Se così è, <strong>il</strong> datore di lavoro potrà liberarsi da responsab<strong>il</strong>ità provando che<br />

l‟inadempimento è dovuto a impossib<strong>il</strong>ità sopravvenuta non imputab<strong>il</strong>e 17 . Più<br />

precisamente, per quanto attiene al contenuto <strong>del</strong>la prova liberatoria in caso di<br />

vessazioni, <strong>il</strong> datore di lavoro dovrà fornire, per andare esente da una condanna<br />

civ<strong>il</strong>e per mobbing, la prova <strong>del</strong>l‟effettiva adozione di misure idonee a impedire<br />

dedotto evento <strong>danno</strong>so. Secondo la giurisprudenza tale non è ad esempio “<strong>il</strong><br />

14 Cfr. Cass. 21 dicembre 1998, n. 12763, in NGL, 1999, p. 184 ss.; Cass. 26 ottobre 2002, n.<br />

15133, in FI, 2003, I, c. 505 ss.; Cass. 29 ottobre 2003, n. 16250, in www.jurisdata.it; Cass. 25<br />

maggio 2006, n. 12445, cit.; Trib. Tempio Pausania, 10 luglio 2003, cit.<br />

15 Cass. 2 maggio 2000, n. 5491, cit.<br />

16 Costanti nel ribadire che l‟art. 2087 c.c. non configura ipotesi di responsab<strong>il</strong>ità oggettiva Cass.<br />

3 apr<strong>il</strong>e 1999, n. 3234, in jurisdata.it; Cass. 18 febbraio 2000, n. 1886, in NGL, 2000, p. 452 ss.;<br />

Cass. 10 maggio 2000, n. 6018, in NGL, 2000, p. 583 ss.; Cass. 30 settembre 2000, n. 11427, in<br />

OGL, 2001, I, p. 96 ss.; Cass. 5 marzo 2002, n. 3162, in Arc.Civ., 2003, p. 77 ss.; Cass. 1 giugno<br />

2004, n. 10510, in MGL, 2004, p. 719 ss.; Cass. 25 maggio 2006, n. 12445, cit.<br />

17 Cass. 2 maggio 2000, n. 5491, cit.<br />

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