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il danno psichico alla alla persona del lavoratore - Fondazione Prof ...

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questo caso può trovare applicazione l‟istituto <strong>del</strong>l‟annullamento <strong>del</strong>le dimissioni<br />

ex art. 428 c.c., ovvero l‟istituto <strong>del</strong>l‟incapacità di intendere e volere: in entrambi i<br />

casi le dimissioni rassegnate non corrispondono ad una libera volontà, ma sono un<br />

effetto <strong>del</strong>la condotta mobbizzante. Tuttavia, ottenere l‟annullamento <strong>del</strong>le<br />

dimissioni incontra notevoli difficoltà probatorie, poiché vi devono essere i<br />

presupposti <strong>del</strong>l‟incapacità naturale (ex art. 428 c.c.) o <strong>del</strong> vizio <strong>del</strong>la volontà, nella<br />

forma <strong>del</strong>la violenza morale (ex art. 1434 c.c.) o nella forma <strong>del</strong>la minaccia<br />

<strong>il</strong>legittima di esercitare una facoltà (generalmente <strong>il</strong> licenziamento) per<br />

condizionare la volontà <strong>del</strong> <strong>lavoratore</strong> e ottenere un vantaggio ingiusto (ex art. 1438<br />

c.c.), ossia un effetto abnorme rispetto a quello raggiungib<strong>il</strong>e con l‟esercizio <strong>del</strong>la<br />

facoltà 6 .<br />

Allo stato <strong>del</strong>l‟arte la forma tipica di tutela <strong>del</strong>la vittima appare essere quella <strong>del</strong><br />

rimedio risarcitorio, ma esso per definizione non è satisfattivo poiché prevede<br />

l‟avvenuta lesione <strong>del</strong> bene 7 .<br />

In merito a tale forma di tutela la giurisprudenza ha nel corso <strong>del</strong> tempo assunto<br />

posizioni diverse circa <strong>il</strong> momento da cui far decorrere <strong>il</strong> termine di prescrizione<br />

<strong>del</strong>l‟azione. Un primo orientamento, av<strong>alla</strong>to soprattutto d<strong>alla</strong> giurisprudenza di<br />

merito, sostiene che <strong>il</strong> termine di prescrizione ex art. 2935 c.c. decorre dal momento<br />

in cui <strong>il</strong> diritto al risarcimento può essere fatto valere, e quindi dai primi episodi<br />

<strong>il</strong>leciti nei confronti <strong>del</strong>la vittima.<br />

6 Cass. 15 gennaio 2004, n. 515, in Guida Lav. fasc. 7, p. 36 ss.; Cass. 26 maggio 1999, n. 5154,<br />

in NGL, 1999, 648 ss.; Trib. Ascoli Piceno, 20 luglio 2001, in FI, 2001, c. 2971 ss.; Pret. Napoli, 9<br />

giugno 1994, in DL, 1994, p. 977 ss. In dottrina oltre a PIOVESANA A., Mobbing:tecniche di tutela<br />

vic<strong>il</strong>istiche e penalistiche, in LG, 2007, p. 51: l‟Autrice osserva come <strong>il</strong> mobbing si presti ad essere<br />

classificato come „elemento perturbatore <strong>del</strong>la volontà‟ “anche nell‟ipotesi in cui le vessazioni non<br />

producano una vera e propria incapacità ex art. 428 c.c., (poiché) le dimissioni rese da un soggetto<br />

mobbizzato non sono „libere‟ ma condizionate dalle continue vessazioni subite”. E ancora “è la<br />

violenza morale, ex art. 1435 c.c., <strong>il</strong> vizio <strong>del</strong>la volontà che meglio si presta a descrivere<br />

l‟atteggiamento persecutorio dei soggetti mobbizzanti, nonché lo status psicologico <strong>del</strong> <strong>lavoratore</strong><br />

mobbizzato all‟atto <strong>del</strong>le dimissioni”; si veda anche TULLINI P., Mobbing e rapporto di lavoro. Una<br />

fattispecie emergente di <strong>danno</strong> <strong>alla</strong> <strong>persona</strong>, cit., p. 252, e infra cap. terzo.<br />

7 VALLEBONA A., Mobbing: qualificazione, oneri probatori e rimedi, cit., p. 12.<br />

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