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il danno psichico alla alla persona del lavoratore - Fondazione Prof ...

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Conformemente, la dottrina più attenta rimarca che “se l‟inadempimento in cui<br />

consiste <strong>il</strong> mobbing, discendente d<strong>alla</strong> omissione e/o, ancor più, d<strong>alla</strong> commissione<br />

di atti, è connotato da intento persecutorio, e quindi da dolo, si verserà al di fuori<br />

<strong>del</strong>l‟ipotesi prevista dall‟art. 1225 c.c., per <strong>il</strong> quale i danni risarcib<strong>il</strong>i sono solo<br />

quelli prevedib<strong>il</strong>i al tempo in cui è sorta l‟obbligazione. In tal modo l‟intento<br />

soggettivo svolge una funzione aggravante dei presupposti <strong>del</strong>la stessa risarcib<strong>il</strong>ità,<br />

al quale deve corrispondere la liquidazione <strong>del</strong> <strong>danno</strong> in entità maggiore” 110 .<br />

Sennonché, da tempo, l‟opinione prevalente pare orientata verso una lettura in<br />

chiave oggettiva dei comportamenti datoriali 111 . Infatti, facendosi leva su una<br />

valutazione oggettiva <strong>del</strong>l‟effetto dei comportamenti datoriali, si ritiene che possa<br />

costituire mobbing qualsiasi condotta purché diretta (per i modi e i tempi <strong>del</strong>la sua<br />

estrinsecazione) quantomeno a vulnerare la dignità e la libertà <strong>del</strong> <strong>lavoratore</strong>, a<br />

lederlo nel diritto ad essere rispettato, e creando un clima intimidatorio, ost<strong>il</strong>e,<br />

degradante, um<strong>il</strong>iante e offensivo: essendo sufficiente al fine di qualificare la<br />

fattispecie <strong>il</strong> mero effetto <strong>del</strong>l‟allontanamento, e non anche l‟intento<br />

persecutorio 112 .<br />

Preso atto che l‟elemento psicologico non è essenziale, poiché non è<br />

caratterizzante <strong>il</strong> fine ultimo (ossia l‟estromissione <strong>del</strong> <strong>lavoratore</strong><br />

MONNOSI A., Prova <strong>del</strong>l‟inadempimento e liquidazione <strong>del</strong> <strong>danno</strong>, in RCP, 2000, p. 1025, a cui si<br />

rinvia per ulteriori approfondimenti. Qui si vuole solo mettere in risalto che “la prevedib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong><br />

<strong>danno</strong>, considerata dall‟art. 1225 c.c., non ha niente a che fare con la prevedib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>l‟evento che è<br />

criterio di responsab<strong>il</strong>ità per colpa, criterio cioè per giudicare se rispetto ad un dato evento v‟è colpa<br />

(evento che pertanto non viene assunto come parte <strong>del</strong> fatto). Invero la prevedib<strong>il</strong>ità, criterio <strong>del</strong><br />

giudizio di colpa, è la possib<strong>il</strong>ità di prevedere un evento nel momento in cui <strong>il</strong> soggetto agisce.<br />

Invece la prevedib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong> <strong>danno</strong>, ai sensi <strong>del</strong>l‟art. 1225 c.c., è la possib<strong>il</strong>ità di prevederlo in un<br />

momento (conclusione <strong>del</strong> contratto) anteriore all‟azione o omissione colposa (inadempimento)”.<br />

“La prevedib<strong>il</strong>ità, criterio <strong>del</strong>la colpa, è prevedib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>l‟evento parte <strong>del</strong> fatto; quella <strong>del</strong>l‟art. 1225<br />

c.c . è invece prevedib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>le conseguenze <strong>del</strong> fatto , cioè <strong>del</strong>le conseguenze considerate nell‟art.<br />

1223 c.c.”: così GORLA G, Sulla cosiddetta causalità giuridica: fatto <strong>danno</strong>so e conseguenze,in<br />

RDC, 1951, I, 419 ss.<br />

110<br />

PEDRAZZOLI M., Tutela <strong>del</strong>la <strong>persona</strong> e aggressioni <strong>alla</strong> sfera psichica <strong>del</strong> <strong>lavoratore</strong>, cit., p.<br />

1153-1154.<br />

111<br />

VISCOMI A., Il mobbing: alcune questioni su fattispecie ed effetti, cit., p. 50; MONATERI P.G.,<br />

BONA M., OLIVA U., La responsab<strong>il</strong>ità civ<strong>il</strong>e nel mobbing, cit., p. 48.<br />

112<br />

LOFFREDO A., Mobbing e regionalismo: chi deve tutelare “<strong>il</strong> piacere di lavorare”?, in LPA,<br />

II, 2004, p. 1217.<br />

112

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