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il danno psichico alla alla persona del lavoratore - Fondazione Prof ...

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necessaria tra l‟attività lavorativa e <strong>il</strong> <strong>danno</strong> subito 90 , ossia quando l‟incombenza<br />

svolta ha determinato una situazione tale da agevolare e rendere possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> fatto<br />

<strong>il</strong>lecito e l‟evento <strong>danno</strong>so, ciò anche se <strong>il</strong> dipendente ha operato oltre <strong>il</strong> limite <strong>del</strong>le<br />

proprie incombenze e persino trasgredendo gli ordini ricevuti, purché sempre<br />

nell‟ambito <strong>del</strong>le proprie mansioni 91 . L‟applicazione <strong>del</strong>l‟istituto di cui all‟art. 2049<br />

c.c. si rivela interessante anche perché non prevede necessariamente<br />

l‟individuazione di un determinato <strong>lavoratore</strong> quale autore <strong>del</strong>l‟<strong>il</strong>lecito: questo,<br />

come insegna certa dottrina, “può tornare molto ut<strong>il</strong>e laddove siano state poste in<br />

essere condotte di mobbing quali, ad esempio, la diffusione di maldicenze<br />

all‟interno e all‟esterno <strong>del</strong> luogo di lavoro, oppure danneggiamenti <strong>alla</strong><br />

strumentazione abitualmente ut<strong>il</strong>izzata d<strong>alla</strong> vittima o altre azioni di sabotaggio” 92 .<br />

In conclusione, la presunzione di responsab<strong>il</strong>ità ex art. 2049 c.c. non opererà<br />

solo nel caso in cui l‟evento <strong>danno</strong>so non sia neppure indirettamente riferib<strong>il</strong>e alle<br />

mansioni di lavoro, o al ruolo svolto dal mobber in azienda, o ad un atteggiamento<br />

di tolleranza <strong>del</strong> datore di lavoro.<br />

Ritornando al tema <strong>del</strong> mobbing dal punto di vista <strong>del</strong> mobber, oltre ai due temi<br />

poc‟anzi richiamati, ve n‟è un terzo, altrettanto r<strong>il</strong>evante e relativo al valore da<br />

attribuire <strong>alla</strong> finalità <strong>del</strong>la condotta vessatoria.<br />

Sul punto, la Corte Costituzionale pare aver def<strong>il</strong>ato la questione non prendendo<br />

una posizione, ma semplicemente affermando che <strong>il</strong> mobbing “implica l‟esistenza<br />

di uno o più soggetti attivi cui i su indicati comportamenti siano ascrivib<strong>il</strong>i e di un<br />

soggetto passivo che di tali comportamenti sia destinatario e vittima. Per quanto<br />

concerne i soggetti attivi vengono in evidenza le condotte – commissive o, in<br />

89 Cass. 4 marzo 2005, n. 4742, in www.jurisdata.it.<br />

90 Cass. 6 marzo 2008, n. 6033, in www.jurisdata.it.<br />

91 Cfr. BONA M., OLIVA U., La responsab<strong>il</strong>ità civ<strong>il</strong>e <strong>del</strong> datore di lavoro, in BONA M.,<br />

BONZIGLIA S., MARIGLIANO A., MONATERI P.G., OLIVA U. (a cura di), Accertare <strong>il</strong> mobbing, cit., p.<br />

46 , spec. nt. 29; Bona M., Responsab<strong>il</strong>ità civ<strong>il</strong>e da mobbing, cit., p. 1130, spec. nt. 134.<br />

92 Cfr. BONA M., OLIVA U., La responsab<strong>il</strong>ità civ<strong>il</strong>e <strong>del</strong> datore di lavoro, ult. op. cit., p. 48.<br />

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