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XAVIER GONZÁLEZ D'ÈGARA - Xavier Gonzalez Arnau

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Tensione di gravidanza<br />

Genesi 3: 16<br />

2011, olio su tavola<br />

70x70 cm<br />

Dolore del parto<br />

Genesi 3: 16<br />

2011, olio su tavola<br />

70x70 cm<br />

Nudità<br />

Genesi 3:11<br />

2011, olio su tavola<br />

70x70 cm<br />

Cahiers d’Art International TRENTADUE PAGINA 12<br />

«Solo lo stupore conosce»<br />

(Gregorio di Nissa)<br />

Carmine Benincasa<br />

Stiamo per parlare di <strong>Xavier</strong> González d’Égara, un<br />

giovane pittore, la cui opera nell’ultimo decennio ha<br />

prodotto quadri tra i più alti della pittura europea<br />

degli ultimi decenni. González d’Ègara ha dato<br />

alla pittura l’ampiezza di dimensioni conoscitive e<br />

militanti che le aveva dato Picasso. Coniuga ideale<br />

e reale, Dante e Manzoni. Ha una visione unitaria e<br />

al contempo policentrica. Conosce il mondo naturale<br />

così come il mondo umano. Lega nelle sue opere, con<br />

perfetta fusione, stile narrativo e cosa narrata. Esalta<br />

l’intero universo materiale come se lo guardasse con<br />

spirito panteistico. La sua pittura ritrova le origini<br />

storiche e immanentistiche del Rinascimento con<br />

l’animo protoromantico di un Hegel o Shelling. Nella<br />

sua cultura convivono G. Galilei, T. Campanella,<br />

P. Sarpi, G.B. Vico. Con impeto e passione scruta,<br />

guarda, racconta, prende le distanze o s’immedesima<br />

in ciò che narra. Alla passione coniuga scienza e metodo,<br />

ricapitolando Cartesio, Bacone, Pascal e Locke.<br />

Insegue le qualità estetiche del racconto ma vi unisce<br />

libertà e tensioni ideali. La sua pittura è una memoria<br />

che diventa promessa di futuro. I suoi colori hanno<br />

scioltezza e teatralità formale, a cui unisce dinamismo<br />

sintattico, acutezza critica e comunicazione moderna.<br />

Trasforma la pittura in una architettura per una<br />

narrazione storica.<br />

Figlio di una Spagna oppressa dall’impotenza politica<br />

di Franco, con la serie di opere intitolate «Genesi»,<br />

narra un futuro sociale e politico da costruire. È come<br />

se in González d’Ègara vivessero G. Leopardi e A.<br />

Manzoni, illuminismo e metafisica, C.E. Gadda e E.<br />

Montale, P.P. Pasolini e I. Calvino, un antimoderno<br />

e un razionalista. Il presente della Spagna vive una<br />

Dalla serie Genesi II<br />

utopia democratica con eccesso di laicità positivista<br />

e questo dà alla sua opera una attualità inquietante<br />

e un sapore di inattualità tematica. González fa della<br />

sua pittura una nazione democratica che vigila sulla<br />

cittadella assediata da un furibondo laicismo e da<br />

una vaga scordinata assenza di religiosa moralità.<br />

Realismo, allegoria, intellettualismo, coscienza<br />

etica, narrazione polemica, aggressività, scene di<br />

teatralità pura, E. Auerbach, T.S. Eliot, W.H. Auden,<br />

si coniugano nella sua coscienza poetica e pittorica.<br />

Energia primordiale e pura inventività formale e<br />

tematica si intrecciano nella sua opera con una<br />

coscienza fortemente personalistica. La sua pittura<br />

recupera la civiltà mitica dell’infanzia e degli ideali,<br />

antropoicizzando la civiltà. La pittura si trasforma in<br />

mitologia autobiografica.<br />

Critica la società, la menzogna, il potere ma si salva<br />

dal pessimismo con una creatività esuberante e<br />

inquieta, fino a fare della sua opera una allegoria<br />

fisico-metafisica alla E. Montale: perché procede<br />

per lampi, epifanie, rivelazioni, illuminazioni alla<br />

A. Rimbaud da fare esplodere da ogni quadro un<br />

simbolo e una metafora. Se a volte drammatizza,<br />

subito dopo sorride; alla libertà espressiva coniuga la<br />

giustizia sociale; alla pluralità regionale la globalità<br />

del messaggio.<br />

Roma, Pasqua 2011

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