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DA BRUNO AD EINSTEIN enrico giannetto enrico.giannetto@unibg ...

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Dalla prospettiva storica prima brevemente esposta è chiaro, a mio avviso, tuttavia, che in<br />

tali teorie fisiche crolla soltanto un'idea di realtà, quella dominante da secoli nella tradizione<br />

scientifica: la realtà come estensione permanente quantitativamente determinata. Crolla in effetti la<br />

riduzione del mutamento (del moto) a cose estese spazialmente e permanenti nel tempo, quella che<br />

potrebbe essere chiamata la 'reificazione' dei processi naturali in cose-oggetti. Da un tale punto di<br />

vista, si tratta di un ritorno a Leibniz, per quanto riguarda la conciliazione della relatività con la<br />

realtà del moto, e ancora piu' alla fisica del mutamento indeterminato di Anassimandro.<br />

In tali teorie del novecento, infatti, il moto non è più determinabile in funzione di estensioni<br />

spaziali e temporali: la 'realtà' del moto e dei processi fisici, legata agli invarianti delle teorie, è<br />

indeterminata in termini spaziali e temporali esterni; solo il mutamento indeterminato è invariante,<br />

solo gli eventi indeterminati rispetto ai parametri esterni di spazio e tempo come estensione sono<br />

'reali'. La relatività del concetto di simultaneità fa crollare il concetto stesso di estensione spaziale.<br />

Anche una certa critica filosofica della scienza (soprattutto come codificata nelle sue forme<br />

tardo-ottocentesche), operata da Max Weber, Henri Bergson, Georg Simmel e Edmund Husserl, e<br />

sviluppata poi da Martin Heidegger e parallelamente da György Lukàcs all'origine del marxismo<br />

occidentale (seguito poi da Herbert Marcuse, Alfred Sohn-Rethel, Theodor Adorno e Max<br />

Horkheimer) aveva identificato l'associato 'realismo' con una forma di 'reificazione' della natura,<br />

ovvero con uno 'storicamente determinato' progetto di 'razionalizzazione' filosofico-scientifica e<br />

economico-sociale, teso al dominio tecnico del 'mondo della natura' e del 'mondo della vita': la<br />

riduzione della natura ad una platonica idea-numero e dei suoi processi naturali e vitali a valore<br />

numerico-economico, a denaro e a merce. 7<br />

Paradossalmente allora rispetto alla discussione in corso sul loro 'mancato' realismo,<br />

potrebbero essere proprio le teorie quantistiche, relativistiche, del caos e dei processi irreversibili a<br />

restituirci ad una comprensione della 'realtà' fisica, della natura, al di là di sue ideologiche e<br />

metafisiche 'reificazioni', e in accordo alle critiche alla scienza di Bergson, Heidegger e altri<br />

filosofi.<br />

Henri Poincaré (1854-1912) è stato autore sostanziale delle tre grandi rivoluzioni<br />

scientifiche che hanno sconvolto la fisica del Novecento Mi riferisco, appunto, alla relatività, alla<br />

fisica del caos e alla teoria dei quanti: la fisica del Novecento è in gran parte firmata Poincaré.<br />

La fisica del caos, della relatività e dei quanti hanno fatto crollare la concezione<br />

meccanicistica della natura: la complessificazione degli strumenti sperimentali e delle pratiche ad<br />

essi correlate – per ampliare ed estendere il dominio della natura per un più ampio sfruttamento di<br />

essa – paradossalmente ha rivelato un’indeterminazione fondamentale e un’impredicibilità della<br />

natura che rendono impossibili qualsiasi controllo umano, qualsiasi razionalizzazione ultima e<br />

matematizzazione di essa.<br />

Così l’esperienza della natura e dei suoi tempi di tipo meccanicistico-tecnico, che si era<br />

assolutizzata come unica possibile e sostitutiva dell’esperienza religiosa ed anche psicologica ed<br />

umanistica, si rivela falsa, impraticabile, non effettiva. Da una parte, l’esperimento si presenta come<br />

non più in grado di fornire una determinazione univoca della natura: gli strumenti come soggettimacchina<br />

hanno esperienze differenti della natura, dipendenti dai contesti fisici, relative,<br />

complementari, incerte e ambigue come quelle di un soggetto vivente; la natura stessa risulta<br />

indeterminata, non più connotabile da qualità primarie univocamente, esattamente determinabili e<br />

certe, variabilmente attiva e non più passiva. Dall’altra parte, il calcolo non si presenta più in grado<br />

di fornire una determinazione univoca della natura: gli strumenti matematici come soggettimacchina<br />

non hanno più una loro intrinseca certezza, sia per la molteplicità dei linguaggi e delle<br />

loro possibili differenti codificazioni dell’esperienza sia per l’incalcolabilità-impredicibilità<br />

generale dell’evoluzione dei processi fisici; la natura stessa non è determinabile in termini<br />

7 E. A. Giannetto, Heidegger and the Question of Physics, in Proceedings of the 'Conference on Science and<br />

Hermeneutics. Veszprem 1993, M. Feher, O. Kiss & L. Ropolyi eds., Reidel, Dordrecht 1998, pp. 207-225.

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