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22 diagnosi<br />
& terapia 08/09<br />
spazio-salute.it<br />
Le nuove patologie<br />
della globalizzazione<br />
MEDICI STRANIERI IN ITALIA<br />
Prof. Foad AODI<br />
Presidente dell’AMSI<br />
Sono un medico e perciò la guardo<br />
dal mio punto di vista: traccio una<br />
diagnosi e prescrivo una terapia.<br />
Prima, però, avrei una premessa<br />
importante su quest’argomento, che<br />
alle volte viene trattato in maniera<br />
sporadica e non programmatica.<br />
Nel 2000, con un gruppo di colleghi<br />
provenienti da vari continenti fondai<br />
quest’associazione, unica in Europa,<br />
che raggruppa ed è aperta a tutti i<br />
medici ed operatori sanitari di origine<br />
straniera, per offrire tutti insieme <strong>il</strong><br />
nostro contributo nel sociale, mettendoci<br />
a disposizione di chiunque ne<br />
avesse bisogno. Tramite le consulenze<br />
che l’AMSI offre dal 2001 ai medici<br />
presso l’Ordine dei medici di Roma,<br />
<strong>il</strong> più grande in Europa e quello con la<br />
più alta concentrazione dei medici di<br />
origine straniera, ed in collaborazione<br />
con la “Federazione Nazionale degli<br />
Ordini dei Medici ed Odontoiatri in<br />
Italia” tramite la commissione mista<br />
AMSI e FNOMCeO, ci siamo attivati ad<br />
analizzare <strong>il</strong> fenomeno dei medici di<br />
origine straniera in Italia e sono state<br />
fatte alcune riflessioni e considerazioni<br />
importanti:<br />
1. Si possono sostanzialmente distinguere<br />
due fasi di immigrazione in<br />
Italia: la prima, con una prevalenza di<br />
studenti, provenienti all’Africa<br />
(Nigeria, Camerun ,..) e dal Medio<br />
Oriente (Giordania,Libano ,Israele<br />
,Siria….) e, dall’Iran e dalla Grecia<br />
dall’Usa dai paesi Europei (Germania,<br />
Svizzera,…) e dal Sud America<br />
(Argentina e,Bras<strong>il</strong>e…) giunti in Italia<br />
in eta’ adolescente per studiare e<br />
perfezionare la loro formazione. Era<br />
un flusso programmato e qualificato:<br />
<strong>il</strong> 30% dei laureati ha poi deciso di<br />
rimanere qui ad operare, divenendo<br />
cittadini italiani e anche mettendo su<br />
famiglia. C’è stato poi un secondo<br />
Salute<br />
momento, collocab<strong>il</strong>e idealmente<br />
dopo la caduta del muro di Berlino,<br />
che ha visto invece moltissimi – ed in<br />
particolare dall’Est, dal Nord Africa e<br />
da Paesi sconvolti dalla povertà- emigrare<br />
soprattutto per lavorare. Vede<br />
allegato dei medici iscritti come extracomunitari<br />
fino 2005, considerando<br />
che la maggioranza dei medici di origine<br />
straniera nel frattempo ha acquisito<br />
la cittadinanza italiana, trasformando,<br />
in tal modo, la loro iscrizione<br />
all’ordine da extracomunitaria ad iscrizione<br />
italiana che possono essere stimab<strong>il</strong>e<br />
con un numero totale che
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Salute<br />
osc<strong>il</strong>la da 18 a 22 m<strong>il</strong>a medici di origine<br />
straniera in italia.<br />
2. L’iscrizione all’Ordine dei medici da<br />
parte dei medici di origine straniera è<br />
diventata possib<strong>il</strong>e dopo <strong>il</strong> 31.12.89<br />
grazie alla legge Martelli. Prima di<br />
quella data era consentito l’iscrizione<br />
all’ordine solo a chi aveva la cittadinanza<br />
italiana o a chi era comunitario<br />
o con laurea eseguita in Egitto o<br />
Siria, grazie all’accordo di reciprocità<br />
tra l’Italia e l’Egitto e la Siria.<br />
3. La maggior parte dei medici che<br />
sono arrivati dai Paesi dell’Est<br />
(Russia, Romania, Bulgaria, Albania,<br />
Moldavia ,Ex - Jugoslavia ed Ucraina)<br />
prima di iscriversi all’ordine dei medici<br />
hanno dovuto fare la pratica di riconoscimento<br />
del titolo che in Italia<br />
avviene o tramite una università italiana<br />
e in tal modo la laurea diventa a<br />
tutti gli effetti laurea italiana e valida<br />
quindi per sostenere successivamente<br />
l’esame di stato, o tramite <strong>il</strong><br />
Ministero della Salute per l’ab<strong>il</strong>itazione<br />
alla professione medica .<br />
4. La presenza di medici stranieri in<br />
Italia è caratterizzata prevalentemente<br />
da due realtà: <strong>il</strong> loro numero, pur<br />
consistente, tende ad aumentare in<br />
misura minore rispetto a quello degli<br />
infermieri e, in secondo luogo, è composto<br />
in larga misura da comunitari o<br />
da persone provenienti da Paesi a<br />
Sv<strong>il</strong>uppo Avanzato. Anche per loro<br />
vale l’impossib<strong>il</strong>ità di essere assunti<br />
direttamente presso le strutture pubbliche;<br />
nondimeno molti di loro sono<br />
presenti presso gli ospedali pubblici<br />
come liberi professionisti retribuiti<br />
attraverso un sistema di gettoni o di<br />
compenso a prestazione occasionale<br />
sebbene per periodi prolungati presso<br />
la medesima struttura. Questa prassi<br />
è particolarmente diffusa anche nel<br />
privato, dove tuttavia sarebbe formalmente<br />
possib<strong>il</strong>e addivenire alla piena<br />
assunzione di personale straniero<br />
non comunitario. La maggior parte dei<br />
medici di origine straniera lavora nella<br />
Sanità privata ed accreditata: ciò è<br />
dovuto anche al fatto dell’impossib<strong>il</strong>ità<br />
di sostenere concorsi per chi non<br />
è cittadino italiano. Le branche più<br />
frequenti in cui esercitano i medici<br />
stranieri sono: laboratorio d’analisi,<br />
Ambulatorio di fisioterapia, cliniche<br />
private, medici di famiglia e pediatri<br />
convenzionati, attività specialistica<br />
privata ed odontoiatria; invece nel<br />
pubblico la maggioranza lavora presso<br />
<strong>il</strong> pronto soccorso.<br />
5. Il numero degli studenti stranieri<br />
presso le università italiane è gradualmente<br />
diminuito per due motivi<br />
essenziali, e cioè ;<strong>il</strong> numero chiuso<br />
ed <strong>il</strong> costo economico.<br />
6. L’accesso alle scuole di specializzazione<br />
da parte dei medici in Italia<br />
ha avuto varie possib<strong>il</strong>ità nell’arco<br />
degli ultimi anni fino ad arrivare a pari<br />
merito e requisiti sia per i medici<br />
italiani che stranieri.<br />
7. Ci sono, poi, numerosi medici già<br />
08/09 diagnosi & terapia<br />
spazio-salute.it<br />
23<br />
laureati nei loro Paesi, i quali giungono<br />
in Italia per specializzarsi o eseguire<br />
un dottorato o master sempre<br />
tramite un piano di accordo tramite la<br />
cooperazione internazionale del<br />
Ministero degli Esteri o <strong>il</strong> Ministero<br />
della Salute italiano e quello dei<br />
Paesi di provenienza.<br />
8. Gli operatori sanitari di origine straniera<br />
sono in maggioranza infermieri<br />
che secondo gli ultimi dati dell’ipasvi<br />
sono circa 35 m<strong>il</strong>a impiegati: è <strong>il</strong> 10<br />
per cento del totale, di cui 7670<br />
romeni (42,2 per cento), 2487 polacchi<br />
(14 per cento) e sono distribuiti<br />
sul territorio italiano con <strong>il</strong> 12 per<br />
cento al centro –nord e 2 per cento al<br />
sud. Oltre gli infermieri, lavorano in<br />
Italia numerosi fisioterapisti, farmacisti<br />
e psicologi.<br />
9. E’ diminuito <strong>il</strong> numero dei medici<br />
ed operatori sanitari provenienti dalla<br />
Romania ed Bulgaria dopo <strong>il</strong> loro<br />
ingresso nella Comunità Europea, pred<strong>il</strong>igendo<br />
altri paesi europei come la<br />
Spagna e l’Ingh<strong>il</strong>terra per una maggior<br />
possib<strong>il</strong>ità di trovare impiego.<br />
10. L’AMSI al momento ha risolto la<br />
maggioranza delle problematiche dei<br />
medici e degli operatori sanitari stranieri,<br />
tranne la questione dei concorsi<br />
pubblici, per sostenere i quali occorre<br />
essere cittadino italiano come ci ha<br />
risposto ufficialmente l’ex Ministro<br />
dell’Interno Giuliano Amato.<br />
La difficoltà maggiore per i medici di<br />
origine straniera, oggi, è l’inserimento<br />
nel mondo del lavoro per l’alto numero<br />
dei medici laureati in Italia, dove<br />
attualmente si riscontra una mancanza<br />
di medici specialisti in anestesia e<br />
radiologia, che potrebbero arrivare<br />
dall’estero se si attivasse una cooperazione<br />
attenta al mercato del lavoro,<br />
programmando l'ingresso degli operatori<br />
sanitari di origine straniera facendo<br />
prima un censimento accurato per
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24 diagnosi<br />
& terapia 08/09<br />
spazio-salute.it<br />
individuare la quota carente (infermieri,<br />
fisioterapisti, altre specializzazioni<br />
mediche) e, una volta entrati in Italia,<br />
aiutarli ad inserirli nel mondo del<br />
lavoro, accelerando la procedura del<br />
riconoscimento dei titoli esteri e nello<br />
stesso tempo incentivando gli aiuti ai<br />
Paesi in via di sv<strong>il</strong>uppo affinché i<br />
medici locali possano svolgere le loro<br />
professioni curando i loro connazionali,<br />
per non perdere capitale umano<br />
che danneggia soprattutto le Nazioni<br />
africane visto l’alto numero del personale<br />
medico e qualificato che lascia i<br />
loro Paesi per cercare sistemazioni<br />
migliori nelle mete più ambite, come<br />
Europa e USA.<br />
LA POLIOMIELITE QUARANTA ANNI<br />
DOPO: LA POST POLIO<br />
“QUESTA SCONOSCIUTA”<br />
Dott.ssa Francesca BELLAFEMINA<br />
Segretario della Sezione ANIEP di Roma<br />
Tra le patologie emergenti e riemergenti<br />
possiamo annoverare anche la<br />
“post polio” o effetti tardivi della<br />
poliomielite. I polio – survivors contagiati<br />
dal polio virus da bambini, a<br />
distanza di 30 – 40 anni manifestano<br />
una nuova sintomatologia (aumentata<br />
affaticab<strong>il</strong>ità muscolare, astenia, perdita<br />
delle funzioni motorie preesistenti,<br />
intolleranza al freddo, atrofia e<br />
dolori muscolari). Si assiste a un progressivo<br />
ed irreversib<strong>il</strong>e declino delle<br />
funzioni nell’attività della vita quotidiana<br />
che compromettono gravemente<br />
la vita di relazione e quindi lavorativa<br />
dell’individuo. Mentre negli Stati<br />
Uniti e in molte Nazioni Europee svariati<br />
studi sono stati effettuati su questa<br />
nuova patologia neurologica che<br />
colpisce circa l’80% dei sopravvissuti<br />
alla poliomielite, in Italia vi è una<br />
sorte di disinteresse e nonostante le<br />
numerose sollecitazioni e raccoman-<br />
dazioni che la Comunità Europea ha<br />
inviato agli Stati Membri. L’ANIEP<br />
(Associazione Nazionale Invalidi Esisti<br />
di Poliomielite) Sezione di Roma,<br />
assieme ad altre Associazioni<br />
(Associazione Post polio, ex Allievi di<br />
Don Gnocchi, AIDM) da anni sta conducendo<br />
una battaglia per ottenere<br />
un riconoscimento da parte dello<br />
Stato della “post polio” che consenta<br />
lo studio, la ricerca e la cura di tale<br />
patologia e la creazione di centri di<br />
riferimento, collegati a strutture universitarie<br />
che effettuino ricerche sul<br />
secondo neurone di moto e sulle<br />
cellule staminali.<br />
IL COLERA<br />
Prof. Guglielmo BORGIA<br />
Professore Ordinario di Malattie<br />
Infettive Dipartimento di Medicina<br />
Pubblica e della Sicurezza Sociale,<br />
Università degli Studi di Napoli<br />
“Federico II”.<br />
Direttore Dipartimento Assistenziale di<br />
Malattie Infettive e Medicina Legale,<br />
AOU “Federico II”.<br />
Presidente Sezione Campania Società<br />
Italiana di Malattie Infettive e Tropicali<br />
(SIMIT)<br />
Introduzione<br />
La globalizzazione, le interconnessioni<br />
Salute<br />
della moderna società, i flussi migratori,<br />
i mutamenti climatici, l’adattamento<br />
dei patogeni, l’aumento della<br />
suscettib<strong>il</strong>ità umana stanno determinando<br />
una situazione a rischio per le<br />
malattie infettive anche nei Paesi<br />
industrializzati. Nuovi agenti patogeni<br />
sono emersi recentemente: l’agente<br />
responsab<strong>il</strong>e della nuova variante<br />
della Creutzfeldt-Jakob (cosiddetto<br />
morbo della mucca pazza), <strong>il</strong><br />
Coronavirus che causa la Sindrome<br />
Acuta Respiratoria Sistemica (SARS),<br />
l’influenza aviaria. Altre patologie<br />
sono, invece, in fase di riemergenza:<br />
tubercolosi, lue, colera, dengue, etc.<br />
Il colera è un’infezione intestinale<br />
acuta causata dall’ingestione di<br />
acqua o cibo (frutti di mare, frutta e<br />
verdura o altri cibi inquinati durante la<br />
preparazione o lo stoccaggio) contaminati<br />
con <strong>il</strong> batterio denominato<br />
Vibrio cholerae. La trasmissione interumana<br />
è rara ma possib<strong>il</strong>e.<br />
E’ caratterizzato da diarrea imponente<br />
che conduce a disidratazione severa<br />
e morte se non trattata(letalità: 30-<br />
50%). Diversamente dalle altre patologie<br />
diarroiche può uccidere un adulto<br />
sano in poche ore.<br />
La Storia<br />
Segnalazioni di malattie sim<strong>il</strong>-colera<br />
risalgono ai tempi di Ippocrate (460-
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Salute<br />
377 a.C.) e Galeno (129-216 d.C.) e<br />
numerosi testi antichi riportano casi<br />
di tale malattia nel Delta del Gange.<br />
Durante <strong>il</strong> diciannovesimo secolo <strong>il</strong><br />
colera si diffuse ripetutamente dal<br />
suo “reservoir” originale del Delta del<br />
Gange al resto del Mondo, causando<br />
m<strong>il</strong>ioni di morti in Europa, Africa ed<br />
America. Si contano sette Pandemie<br />
nell’era moderna, dal 1816 (inizio<br />
della prima pandemia) ad oggi.<br />
La malattia è oggi considerata endemica<br />
in molti Paesi in via di sv<strong>il</strong>uppo.<br />
Tuttavia, nonostante <strong>il</strong> pesante impegno<br />
sociale ed economico, fino al<br />
1853 si riteneva che <strong>il</strong> Colera fosse<br />
causato da cause supernaturali (furia<br />
di Dio, cause astrologiche) o da miasmi<br />
(aria cattiva o maleodorante).<br />
Grazie al lavoro di John Snow ed a<br />
quello di Robert Koch furono identificati<br />
la trasmissione ed <strong>il</strong> microrganismo<br />
causa del colera.<br />
Clinica e <strong>Terapia</strong><br />
Dopo un breve periodo di incubazione<br />
(da due ore a 5 giorni) compare diarrea<br />
acquosa senza dolore né febbre<br />
che può essere accompagnata da<br />
vomito. La maggior parte degli individui<br />
infetti non sv<strong>il</strong>uppano la malattia,<br />
sebbene <strong>il</strong> batterio sia svelab<strong>il</strong>e nelle<br />
loro feci per 7-14 giorni. Più dell’80%<br />
degli episodi di malattia sono episodi<br />
di diarrea acquosa lievi o moderati.<br />
Meno del 20% dei pazienti ammalati<br />
sv<strong>il</strong>uppa la malattia grave con segni<br />
di disidratazione severi (shock), crampi<br />
alle gambe ed insufficienza renale.<br />
La diagnosi si fonda sul riscontro di<br />
Vibrio cholerae nelle feci. Un nuovo<br />
test rapido permette la diagnosi al<br />
letto dell’ammalato. Con un approccio<br />
tempestivo ed efficace la letalità è<br />
bassissima (
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26 diagnosi<br />
& terapia 08/09<br />
spazio-salute.it<br />
Oltre <strong>il</strong> 70% delle malattie infettive<br />
emergenti degli ultimi vent’anni è una<br />
zoonosi, ovvero una malattia legata<br />
agli animali o al prodotto alimentare<br />
di origine animale. Queste malattie,<br />
identificate negli ultimi tempi con frequenza<br />
sempre crescente, sono favorite<br />
dall’aumento degli scambi commerciali<br />
e degli spostamenti delle<br />
persone e degli animali. Tra le zoonosi<br />
emergenti degli ultimi anni la BSE<br />
(Bovine Spongiform Encephalopathy)<br />
o "malattia della mucca pazza" è probab<strong>il</strong>mente<br />
una di quelle che hanno<br />
avuto <strong>il</strong> maggior impatto sull’opinione<br />
pubblica. Si tratta di una malattia<br />
neurologica del bovino, appartenente<br />
a un gruppo di patologie dette<br />
Encefalopatie Spongiformi<br />
Trasmissib<strong>il</strong>i, a causa del tipico aspetto<br />
“spugnoso” che acquista <strong>il</strong> cervello<br />
di chi ne è affetto. Queste malattie<br />
colpiscono uomini ed animali e rappresentano<br />
un fenomeno ancora scarsamente<br />
conosciuto: hanno lunghissimi<br />
periodi di incubazione, anche di<br />
anni; non sono curab<strong>il</strong>i né prevenib<strong>il</strong>i<br />
con un vaccino, non sono diagnosticab<strong>il</strong>i<br />
in vita con certezza, e sono sempre<br />
mortali. Quando nel 1986 un<br />
veterinario inglese comunicò che negli<br />
allevamenti si era diffuso questo<br />
morbo, si pose presto l’ipotesi, poi<br />
confermata, che la malattia trovasse<br />
<strong>il</strong> suo veicolo di diffusione nei mangimi<br />
prodotti dai residui di macellazione,<br />
ottenuti da pecore e bovini affetti<br />
da encefalopatia spongiforme. La<br />
BSE è pertanto un'infezione di origine<br />
alimentare; sempre per via alimentare,<br />
anche se non è esclusa la concomitanza<br />
di altre cause, è <strong>il</strong> suo corrispettivo<br />
umano, la variante della<br />
malattia di Creutzfeldt Jakob (vCJD),<br />
causata dall’esposizione all’agente<br />
infettivo della BSE.<br />
Dalla sua comparsa sono stati dia-<br />
gnosticati 200 000 casi di BSE in<br />
tutto <strong>il</strong> mondo, di cui la grande maggioranza<br />
in Ingh<strong>il</strong>terra, ma si stima<br />
che oltre due m<strong>il</strong>ioni di bovini infetti<br />
abbiano raggiunto la catena alimentare.<br />
Questa nuova malattia in venti<br />
anni è diventata un problema sanitario<br />
globale e oggi è diffusa tutto <strong>il</strong><br />
mondo. Come si controlla la BSE in<br />
Italia Il Centro di Referenza Nazionale<br />
per la BSE, presso l’Istituto<br />
Zooprof<strong>il</strong>attico Sperimentale di Torino,<br />
coordina e controlla i laboratori nazionali<br />
che effettuano gli esami quotidiani<br />
sui bovini destinati alle nostre tavole.<br />
Dall’inizio della sorveglianza attiva,<br />
basata sull’ut<strong>il</strong>izzo dei test rapidi,<br />
sono stati esaminati circa cinque<br />
m<strong>il</strong>ioni e mezzo di bovini (5.487.000)<br />
e si sono identificati nella popolazione<br />
bovina autoctona casi di BSE per<br />
un totale complessivo di 142 casi.<br />
L’andamento epidemico ha subito<br />
una evidente flessione tra <strong>il</strong> 2001,<br />
primo anno di sorveglianza attiva, e<br />
gli anni successivi, assestandosi ora<br />
a pochi casi all’anno. L’evoluzione<br />
dell’epidemia appare complessivamente<br />
favorevole in Europa ma<br />
soprattutto in Italia, che sicuramente<br />
oggi presenta parametri di rischio e di<br />
incidenza inferiori rispetto ad altri<br />
Salute<br />
Paesi europei. Questi risultati positivi<br />
discendono dall’applicazione di misure<br />
tese ad annullare alcuni fattori di<br />
rischio, come ad esempio <strong>il</strong> divieto di<br />
ut<strong>il</strong>izzo delle farine di carne nell’alimentazione<br />
dei ruminanti, e l’obbligo<br />
di eliminazione del materiale a<br />
rischio. E’ necessario però sottolineare<br />
la necessità che queste misure<br />
rimangano in vigore, finchè la situazione<br />
non sia completamente risolta<br />
in tutto <strong>il</strong> mondo. Se è vero che<br />
oggi è evidente un progressivo decremento<br />
del rischio di infezione in tutta<br />
Europa, è altrettanto vero che è indispensab<strong>il</strong>e<br />
mantenere un atteggiamento<br />
di cautela e di attenzione: ad<br />
esempio sussiste <strong>il</strong> rischio di importazioni<br />
di animali e materie prime provenienti<br />
da Paesi in cui la sorveglianza<br />
veterinaria non è completamente<br />
adeguata, e dove comunque la BSE è<br />
presente e talvolta in crescita.<br />
Proprio per questo motivo è irrinunciab<strong>il</strong>e<br />
mantenere la capacità del sistema<br />
nell’individuare precocemente le<br />
situazioni di potenziale allarme o<br />
inversioni nelle tendenze epidemiologiche,<br />
con la massima tempestività<br />
ed efficacia.<br />
MALATTIE DIMENTICATE<br />
E SVILUPPO<br />
Alessandra CAROZZI DE CARNERI<br />
Presidente Fondazione Ivo de Carneri<br />
Onlus<br />
Lo sv<strong>il</strong>uppo sociale, culturale ed economico<br />
di una comunità, di una nazione,<br />
è strettamente legato allo stato di<br />
salute, aspetto tanto più importante<br />
oggi in un mondo globalizzato. Ma ci<br />
sono ancora malattie che, nonostante<br />
l’impatto negativo grave che<br />
hanno sullo sv<strong>il</strong>uppo delle nazioni, in<br />
particolare quelle più povere, non attirano<br />
l’attenzione.
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Salute<br />
Sono le malattie tropicali dimenticate,<br />
che hanno fatto la storia dell’umanità<br />
oltre che la storia della medicina.<br />
L’Organizzazione mondiale della<br />
sanità ne elenca 14 maggiormente<br />
rappresentative, ma la lista di queste<br />
malattie quotidianamente ignorate è<br />
molto più lunga. Eppure l’Italia, che in<br />
passato ha conosciuto sul suo territorio<br />
la presenza di alcune di esse,<br />
come la schistosomiasi o le elmintiasi<br />
del suolo nei bambini, e ne è stata<br />
segnata per molti anni, dovrebbe<br />
essere particolarmente sensib<strong>il</strong>e alla<br />
loro prevenzione e controllo. Sono<br />
malattie deb<strong>il</strong>itanti, che colpiscono in<br />
particolare bambini e giovani adulti,<br />
dai nomi spesso impronunciab<strong>il</strong>i,<br />
conosciuti solo dagli specialisti: leishmaniosi,<br />
tripanosomiasi africana,<br />
malattia di Chagas, f<strong>il</strong>ariasi linfatica,<br />
schistosomiasi, elmintiasi trasmesse<br />
dal suolo, oncocercosi, ulcera di<br />
Buruli, dracunculosi, dengue.<br />
Altre invece hanno nomi più conosciuti,<br />
come colera, lebbra, tracoma. Oggi<br />
più di un m<strong>il</strong>iardo di persone è colpito<br />
da una o più di queste infezioni, la<br />
cui presenza può aggravare malattie<br />
già di per sé gravissime come malaria,<br />
tubercolosi e Hiv/Aids. Sono<br />
malattie responsab<strong>il</strong>i, ogni anno, di<br />
oltre 500.000 morti e 57 m<strong>il</strong>ioni di<br />
Da<strong>il</strong>y (anni persi per disab<strong>il</strong>ità o<br />
morte prematura per malattia). Per<br />
metterle sotto controllo occorrerebbe<br />
una politica comune dei Paesi ricchi<br />
(governi, agenzie internazionali, donatori),<br />
basata sul rafforzamento della<br />
ricerca scientifica, anche nei Paesi<br />
colpiti, e delle infrastrutture sanitarie<br />
locali, e sul miglioramento delle campagne<br />
di controllo con farmaci non<br />
più per singole malattie (interventi<br />
verticali) ma per più malattie insieme,<br />
considerando la persona malata più<br />
che la malattia singola.<br />
GLI INTERVENTI DI AIFO<br />
Dott. Francesco COLIZZI<br />
Presidente AIFO – Associazione<br />
Italiana Amici di Raul Follerau<br />
L’Associazione Italiana Amici di Raoul<br />
Follereau (AIFO), ispirata al messaggio<br />
di Raoul Follereau interviene direttamene<br />
nella realtà dei Paesi in via di<br />
sv<strong>il</strong>uppo, attraverso progetti di sostegno<br />
a livello sanitario, riab<strong>il</strong>itativo e<br />
sociale. AIFO è un’ONG di cooperazione<br />
sanitaria internazionale, presente<br />
in Africa, America Latina e Asia e<br />
opera senza alcuna discriminazione di<br />
credo o di cultura. L’Associazione promuovere<br />
politiche di cooperazione<br />
orientate all’auto-sv<strong>il</strong>uppo dei popoli e<br />
attua specifici programmi di intervento<br />
sociale e sanitario, al fine di contrastare<br />
le condizioni di sottosv<strong>il</strong>uppo,<br />
povertà, denutrizione ed emarginazione<br />
che causano la persistenza e la<br />
diffusione di malattie, in primo luogo<br />
<strong>il</strong> morbo di Hansen, e la disab<strong>il</strong>ità.<br />
AIFO è riconosciuto all’Organizzazione<br />
Mondiale della Sanità e collabora<br />
principalmente con: Ministero degli<br />
Affari Esteri Italiano (M.AA.EE.),<br />
Unione Europea, Enti Locali e Regioni,<br />
Conferenza Episcopale Italiana<br />
(C.E.I.), Focsiv – volontari nel mondo,<br />
ILEP, IDDC, Cercle de Solidarietà e<br />
Movimento dei Popoli per la Salute.<br />
08/09 diagnosi & terapia<br />
spazio-salute.it<br />
27<br />
AIFO opera in 4 ambiti principali:<br />
Lotta alla lebbra e la sanità di base,<br />
promozione dei diritti di persone con<br />
invalidità attraverso un approccio alla<br />
riab<strong>il</strong>itazione su base comunitaria,<br />
sostegno ai bambini bisognosi con<br />
situazioni a rischio ed educazione allo<br />
sv<strong>il</strong>uppo e intercultura attraverso la<br />
promozione di un mondo equo e tollerante,<br />
dove la diversità rappresenti un<br />
valore. AIFO, per quanto riguarda le<br />
patologie nei paesi in via di sv<strong>il</strong>uppo,<br />
promuove interventi che riguardano<br />
lebbra, disab<strong>il</strong>ità, malattie mentali,<br />
malaria, e malattie dimenticate come<br />
malattia del sonno, f<strong>il</strong>ariasi, ulcera di<br />
Buruli, leishmaniosi, ecc.<br />
LA MALATTIA DI CHAGAS:<br />
UN MORBO INVISIBILE<br />
Dott. Maurizio DE ANGELIS<br />
Dirigente Medico Azienda Ospedaliera<br />
Policlinico Umberto I di Roma – Dip. di<br />
Malattie Infettive e Tropicali<br />
La tripanosomiasi americana, o<br />
malattia di Chagas, è un’infezione<br />
parassitaria cronica e deb<strong>il</strong>itante che<br />
riguarda m<strong>il</strong>ioni di persone in America<br />
centrale e del Sud. La prevalenza dell’infezione<br />
umana, determinata<br />
mediante test sierologici, è assai<br />
elevata: circa 11 m<strong>il</strong>ioni di persone in<br />
tutto <strong>il</strong> mondo sono infette, con un<br />
15-30% di casi di malattia clinicamente<br />
r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e. L’agente eziologico, <strong>il</strong><br />
Tripanosoma cruzi, è generalmente<br />
trasmesso all’uomo da cimici ematofaghe<br />
che vivono nelle crepe delle<br />
case rurali. Il processo usuale di trasmissione<br />
è contaminativo: pungendo<br />
l’uomo, le triatomine defecano, liberando<br />
i tripomastigoti del parassita<br />
che penetrano attraverso la ferita provocata<br />
dall’insetto o le mucose. E’<br />
possib<strong>il</strong>e anche la trasmissione<br />
mediante trasfusioni o trapianti d’or-
CMC14209-D&T-Novembre09:D&T 16-11-2009 13:11 Pagina 28<br />
28 diagnosi<br />
& terapia 08/09<br />
spazio-salute.it<br />
gano, così come quella transplacentare.<br />
Recentemente è stata documentata<br />
la trasmissione alimentare attraverso<br />
succhi preparati da alberi di palma<br />
o canna da zucchero. Dopo un periodo<br />
di incubazione di 8-14 giorni, la<br />
malattia si manifesta come una sindrome<br />
influenzale: è questa la fase<br />
acuta. Nel punto di penetrazione del<br />
parassita si può spesso osservare<br />
una piccola area eritematosa inf<strong>il</strong>trata,<br />
<strong>il</strong> chagoma, o un caratteristico<br />
edema palpebrale un<strong>il</strong>aterale accompagnato<br />
da congiuntivite (segno di<br />
Romaña). Nella maggior parte dei<br />
casi la fase acuta termina con la guarigione<br />
clinica. E’ possib<strong>il</strong>e tuttavia<br />
che, dopo un lungo periodo di infezione<br />
subclinica persistente, compaiano<br />
sintomi e segni obiettivi di cardiopatia<br />
o delle cosiddette megasindromi intestinali,<br />
quali megaesofago e megacolon.<br />
E’ questa la fase cronica. Nei<br />
pazienti che vanno incontro a immunosoppressione,<br />
come in caso di<br />
HIV/AIDS o gravidanza, la parassitosi<br />
può riattivarsi. L’attuale chemioterapia<br />
è limitata a due farmaci, nifurtimox<br />
e benznidazolo, efficaci solo<br />
negli stadi precoci delle infezioni<br />
acute o riattivate. La prognosi risulta<br />
relativamente benigna nelle forme<br />
acute non complicate, ma la letalità è<br />
invece elevata nella tripanosomiasi<br />
cronica. Le strategie di controllo sono<br />
mirate soprattutto alla lotta agli insetti<br />
vettori e al risanamento delle precarie<br />
abitazioni rurali sudamericane.<br />
Non esistono vaccini o farmaci appropriati<br />
per la prof<strong>il</strong>assi. L’uso di insetticidi<br />
e zanzariere impregnate con<br />
insetticidi ad azione residuale e l’applicazione<br />
di creme repellenti rappresentano<br />
le più comuni ed efficaci<br />
norme di prof<strong>il</strong>assi comportamentale<br />
per gli abitanti delle zone rurali e più<br />
disagiate del Sud e Centro America.<br />
Il viaggiatore che per pochi giorni soggiorna<br />
nelle consuete località turistiche,<br />
anche nei paesi in cui la malattia<br />
è endemica, diffic<strong>il</strong>mente sarà<br />
esposto al rischio. Raramente, infatti,<br />
le camere di alberghi selezionati sono<br />
infestate da triatomine. Molto si sta<br />
facendo per contrastare la malattia di<br />
Chagas, che continua ad incombere<br />
sulle popolazioni tropicali con un’alta<br />
morb<strong>il</strong>ità e mortalità. Ma è ancora<br />
poco. Il budget per <strong>il</strong> controllo della<br />
tripanosmiasi americana e delle altre<br />
cosiddette malattie neglette è ancora<br />
basso, se confrontato con quello<br />
destinato alle altre malattie.<br />
TUBERCOLOSI<br />
F. N. LAURIA , F. FARAGLIA<br />
U.O.C. Malattie Infettive Apparato<br />
Respiratorio<br />
Istituto Nazionale per le Malattie<br />
Infettive “L.Spallanzani”<br />
1. TBC NEL MONDO<br />
Ogni anno nel mondo 8,8 m<strong>il</strong>ioni di<br />
persone si ammalano e oltre 1,6<br />
m<strong>il</strong>ioni muoiono di tubercolosi (TB).<br />
L’O.M.S. stima che nel 2007 l’incidenza<br />
della patologia tubercolare è<br />
stata nel mondo di 9.3 m<strong>il</strong>ioni di casi,<br />
la prevalenza di 13,7 m<strong>il</strong>ioni di casi.<br />
Salute<br />
Circa l’80% dei casi di TB è concentrato<br />
in soli 22 Paesi: <strong>il</strong> 55% dei casi<br />
si verificano in Asia, <strong>il</strong> 31% in Africa,<br />
6% nelle regioni del mediterraneo<br />
orientale, <strong>il</strong> 5% Europa e 3% continente<br />
americano. Tra i nuovi casi <strong>il</strong> 14%<br />
è risultato anche affetto da HIV e tra<br />
questi pazienti <strong>il</strong> 73% dei decessi è<br />
da attribuire alla TB.<br />
Tuttavia, i dati epidemiologici evidenziano<br />
che , nonostante un costante<br />
aumento in termini di valore assoluto<br />
dei nuovi casi di TBC dovuto ad un<br />
aumento della popolazione generale,<br />
<strong>il</strong> tasso d’incidenza sta diminuendo<br />
molto lentamente (nel 2004: 142<br />
nuovi casi /100.000ab. e nel 2007:<br />
137 nuovi casi/ 100.000 ab.). Tale<br />
minimo miglioramento del tasso di<br />
incidenza non riguarda le regioni europee<br />
dove l’incidenza rimane invariata.<br />
Inoltre, è diventato sempre più r<strong>il</strong>evante<br />
negli ultimi anni <strong>il</strong> riscontro di<br />
ceppi di micobatteri tubercolari caratterizzati<br />
da farmaco resistenza. Si<br />
stima infatti che nel 2007 mezzo<br />
m<strong>il</strong>ione di casi sono risultati resistenti<br />
ad isoniazide e rifampicina<br />
(MDRTB).<br />
I più alti tassi di tubercolosi resistente<br />
e multiresistente (MDR e XDR-TB, i<br />
casi definiti “Estremamente resisten-
CMC14209-D&T-Novembre09:D&T 16-11-2009 13:11 Pagina 29<br />
Salute<br />
ti”), risultano concentrati soprattutto<br />
nell’Europa dell’Est.<br />
2. TBC IN ITALIA<br />
Mentre la tubercolosi in Italia è percepita<br />
a livello di pubblica opinione<br />
come malattia del passato, i dati epidemioligici<br />
, soprattutto quelli recenti.<br />
dimostrano <strong>il</strong> contrario. Il numero<br />
assoluto di diagnosi di Tubercolosi è<br />
stato nel 2007 (casi notificati) di<br />
4527, pari a un tasso d’incidenza<br />
annuo di 7,7 casi/100.000 ab..<br />
Analizzando <strong>il</strong> tasso annuale d’incidenza<br />
della Tubercolosi (pazienti italiani<br />
e pazienti stranieri), si evidenzia<br />
una lenta discesa dal 1995 (da 10<br />
casi / 100.000 ab. nel 2005 a 7,7<br />
casi/100.000 ab. nel 2007 ), ma<br />
negli ultimi anni <strong>il</strong> tasso rimane pressoché<br />
invariato.<br />
Circa 1 paziente su tre con diagnosi<br />
di tubercolosi risulta essere di origine<br />
straniera: i casi di TB registrati in cittadini<br />
stranieri residenti in Italia nel<br />
periodo 1999- 2007 hanno rappresentato<br />
circa <strong>il</strong> 35% dei casi notificati.<br />
Si registra un costante aumento<br />
negli anni passando dal 22% del<br />
1999 al 43,3 % nel 2007). Secondo i<br />
dati del ministero della salute nel<br />
periodo 1999-2007, solo <strong>il</strong> 15% dei<br />
casi di TB in soggetti stranieri residenti<br />
in Italia si è manifestato entro <strong>il</strong><br />
primo anno di residenza in Italia ; la<br />
percentuale raggiunge quasi <strong>il</strong> 34%<br />
entro <strong>il</strong> secondo anno. Se ne deduce<br />
che più del 50% delle diagnosi vengono<br />
effettuate dopo <strong>il</strong> 2° anno di residenza<br />
nel nostro paese. Tali dati<br />
fanno ipotizzare un ritardo diagnostico<br />
per questo tipo di patologia nella<br />
popolazione immigrata da correlare<br />
probab<strong>il</strong>mente ad esclusione sociale,condizioni<br />
abitative con scarso<br />
livello igienico-sanitario e scarso<br />
accesso alle cure.<br />
L’interessamento polmonare costituisce<br />
la maggior parte dei casi segnala<br />
ti e la classe d’età avanzata è quella<br />
maggiormente rappresentata.<br />
Tuttavia, negli ultimi anni si è registrato<br />
un incremento del numero di nuovi<br />
casi tra le classi di età più giovani,<br />
soprattutto quella compresa tra i 15<br />
e i 24 anni:fenomeno da correlare al<br />
numero crescente di migranti residenti<br />
nel nostro paese per lo più appartenenti<br />
a questa fascia d’età provenienti<br />
da paesi ad elevata endemia tubercolare.<br />
I dati relativi ai ricoveri per<br />
tubercolosi presso Istituto Nazionale<br />
per le Malattie Infettive<br />
08/09 diagnosi & terapia<br />
spazio-salute.it<br />
29<br />
“L.Spallanzani” mostrano un andamento<br />
in linea con i dati epidemiologici<br />
sopra riportati. Da eveidenziare,<br />
tuttavia, che la maggioranza dei<br />
pazienti ospedalizzati per Tubercolosi<br />
presso l’INMI – Spallanzani risulta<br />
essere di origine straniera con un<br />
significativa percentuale di quadri clinici<br />
caratterizzati da forme di TB estesa<br />
e farmaco resistente.<br />
MALARIA<br />
Dott. Emanuele NICASTRI<br />
U. O. C. Malattie Infettive e Tropicali.<br />
INMI Lazzaro Spallanzani<br />
Epidemiologia<br />
Circa 3 m<strong>il</strong>iardi di persone vivono in<br />
aree malariche (107 tra paesi e territori<br />
in cui la malaria è endemica).<br />
Ogni anno sono circa 500 m<strong>il</strong>ioni i<br />
casi di malaria nel mondo, e un m<strong>il</strong>ione<br />
e duecentom<strong>il</strong>a i morti per malaria<br />
ogni anno. Di questi circa un m<strong>il</strong>ione<br />
sono bambini al disotto dei 5 anni,<br />
l’80% dei quali vivono in Africa.<br />
L’Africa paga <strong>il</strong> tributo più alto<br />
(800.000/anno) alla malattia. La<br />
malaria è una delle principali cause di<br />
mortalità infant<strong>il</strong>e sotto i 5 anni, la<br />
terza nell’Africa subsahariana: su<br />
scala mondiale, su 10 decessi di<br />
bambini sotto i 5 anni, uno è causato<br />
da malaria; nell'Africa sub-sahariana<br />
1 su 5 (18%). A livello mondiale, oltre<br />
50 m<strong>il</strong>ioni di donne in gravidanza<br />
sono esposte al rischio di malaria, <strong>il</strong><br />
60% delle quali vivono in Africa (fonti:<br />
i) rapporto UNICEF dicembre 2007; ii)<br />
status of ch<strong>il</strong>d UNICEF, maggio 2008).<br />
Gli studi dimostrano - sottolinea<br />
Veneman direttore dell’UNICEF - che,<br />
in questi paesi, la malaria colpisce in<br />
modo sproporzionato i più poveri, e<br />
che ciò contribuisce al loro ulteriore<br />
impoverimento. In Europa nel 2005<br />
sono stati notificati 4306 casi di
CMC14209-D&T-Novembre09:D&T 16-11-2009 13:11 Pagina 30<br />
30 diagnosi<br />
& terapia 08/09<br />
spazio-salute.it<br />
malaria. In Italia vengono riportati<br />
circa 600 casi di malaria l’anno, nel<br />
2006 sono stati 630 con 3 decessi.<br />
Presso l’Istituto Nazionale per le<br />
Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani<br />
dal 1984 al 2003 sono stati notificati<br />
445 casi di malaria con 11 decessi.<br />
La trasmissione della malaria vede<br />
coinvolti tre soggetti: l’ospite: l’uomo;<br />
un parassita: <strong>il</strong> plasmodio della malaria<br />
(4 specie patogene per l’uomo +<br />
una quinta recentemente scoperta);<br />
un vettore: la zanzara del genere<br />
anopheles, che interagiscono in un<br />
ambiente che deve avere delle caratteristiche<br />
ben precise per consentire<br />
<strong>il</strong> ciclo vitale del parassita e del vettore.<br />
Le linee di ricerca e di prevenzione<br />
hanno come obbiettivo l’interruzione<br />
della trasmissione della malaria intervenendo<br />
efficacemente sul parassita,<br />
sul vettore o su entrambi.<br />
Ricerca<br />
Ottenere <strong>il</strong> controllo della malaria è<br />
centrale per <strong>il</strong> conseguimento della<br />
riduzione della morb<strong>il</strong>ità e della mortalità<br />
per malaria. Ma con quali strategie?<br />
Il trattamento della malattia –<br />
<strong>il</strong> controllo del vettore – <strong>il</strong> miglioramento<br />
dell’immunità attraverso l’innovazione<br />
dei farmaci antimalarici –<br />
degli insetticidi – e dei vaccini.<br />
Diversi reti internazionali sono finalizzate<br />
a raggiungere questo scopo:<br />
Medicine for malaria venture<br />
MMV(università, industria e centri di<br />
ricerca clinica in 34 paesi), Drugs<br />
Neglected Diseases iniziative DNDi<br />
dal 2003; Global Fund for HIV, TB and<br />
Malaria dal G8 del 2001, tra le più<br />
note. In realtà le malattie parassitarie<br />
soffrono di un gap abissale con le<br />
altre patologie più comuni nel mondo<br />
ricco. I nuovi farmaci (tutti compresi<br />
nel loro complesso) sv<strong>il</strong>uppati tra <strong>il</strong><br />
1975 ed <strong>il</strong> 2004 sono stati circa<br />
1556, e di essi solo 18 erano finalizzati<br />
alla cura delle malattie tropicali o<br />
della tubercolosi (1,3%). Si sta cercano<br />
di colmare questo vuoto attraverso<br />
la ricerca e lo sv<strong>il</strong>uppo di mezzi diagnostici<br />
che consentano una maggiore<br />
accuratezza e rapidità nella diagnosi<br />
di malaria (RDTs) e lo sv<strong>il</strong>uppo di<br />
nuovi farmaci (inibitori della proteina<br />
che permette la fuoriuscita del plasmodio<br />
nel torrente ematico -<br />
PfSUB1, inibitori delle cisteina-proteasi<br />
del Pf); entro <strong>il</strong> 2011, 12 nuovi farmaci<br />
antimalarici dovrebbero essere<br />
registrati.<br />
Ulteriore obiettivo della ricerca è quel-<br />
Salute<br />
lo poi di prevenire episodi di malaria<br />
grave in categorie selezionate di<br />
pazienti come nelle gravide: si ut<strong>il</strong>izza<br />
terapia intermittente con farmaci con<br />
minore tossicità per <strong>il</strong> feto; in realtà<br />
su oltre 500 studi su farmaci antimalarici<br />
tra 1996 e 2006, solamente 31<br />
hanno valutato efficacia/tossicità<br />
degli antimalarici in gravidanza.<br />
Prevenzione<br />
Sul fronte della prevenzione, l’ultimo<br />
rapporto dell'Unicef 2007 registra, tra<br />
<strong>il</strong> 2004 e <strong>il</strong> 2006, un rapido aumento<br />
nella fornitura di zanzariere trattate<br />
con insetticidi. L a produzione di<br />
zanzariere è più che raddoppiata, passando<br />
da 30 a 63 m<strong>il</strong>ioni. Un progresso<br />
indiscutib<strong>il</strong>e a livello di singoli<br />
paesi è <strong>il</strong> netto aumento di fondi<br />
disponib<strong>il</strong>i: <strong>il</strong> sostegno internazionale<br />
ai programmi nazionali di lotta alla<br />
malaria è aumentato di oltre 10 volte<br />
nell'ultimo decennio.<br />
Altra conseguenza positiva del grosso<br />
impegno finanziario verso la lotta contro<br />
la malaria è rappresentata dalle<br />
sperimentazioni cliniche attualmente<br />
in corso(dati aggiornati ad ottobre<br />
2007) di ben 16 vaccini contro la<br />
malaria. In particolare vi è <strong>il</strong> vaccino<br />
RTS, S/AS02 della Glaxo- Smith-Kline<br />
che sta finalmente arrivando dopo<br />
una lunghissima fase di gestazione<br />
alla fase III in diversi siti africani.<br />
Appare comunque necessario una<br />
strategia di salute pubblica internazionale<br />
efficace a coordinare tali interventi<br />
per evitare duplicati ed indirizzare<br />
correttamente le risorse disponib<strong>il</strong>i.<br />
Ulteriore punto importante per le<br />
attività di prevenzione è lo sv<strong>il</strong>uppo di<br />
strategie di lotta al vettore tramite<br />
l’uso di insetticidi sia vecchi (in Africa<br />
si usa ancora quasi solo DDT) che<br />
nuovi a buona attività residua, di larvicidi,<br />
di strategie di ster<strong>il</strong>izzazione del<br />
vettore, e di bonifica ambientale.
CMC14209-D&T-Novembre09:D&T 16-11-2009 13:11 Pagina 31<br />
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