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Sardegna…tracce del passato

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solo a posteriori, per disgrazia <strong>del</strong> produttore che non riceverà equivalente per una parte <strong>del</strong> suo<br />

sforzo, dei suoi prodotti. All'inizio <strong>del</strong>l'epoca <strong>del</strong>la produzione di merci, nelle corporazioni<br />

<strong>del</strong>l'antichità, regole fisse, note a tutti, stabilivano contemporaneamente il tempo di lavoro da<br />

dedicare alla fabbricazione di ogni oggetto, la durata <strong>del</strong>l'apprendistato, le sue spese e<br />

l'equivalente normale da domandare per ciascuna merce.<br />

Divisione cronologica <strong>del</strong>le ere in Europa<br />

Nell’Europa centrale e nell’Italia settentrionale, si passò all’uso <strong>del</strong> rame ottenuto per smelting di<br />

minerali tipo Fahlerz, la cui riduzione consentiva di produrre un rame con piccole percentuali di<br />

antimonio, arsenico, argento e nichel, che sommandosi davano l’effetto di una lega e quindi una<br />

maggiore durezza. Ad esempio, l’ascia a margini rialzati scoperta nella palafitta più antica <strong>del</strong><br />

Lavagnone, la stessa in cui è venuto alla luce l’aratro, è stata fabbricata con questo tipo di rame.<br />

Verso il 1900 a.C. si osserva la comparsa e poi la rapida diffusione <strong>del</strong>la lega di rame e stagno in<br />

gran parte <strong>del</strong>l’Europa. Il bronzo era già noto da molto tempo nel Vicino Oriente ma la sua<br />

produzione era sempre stata piuttosto limitata e aveva coesistito con l’uso <strong>del</strong> rame puro e <strong>del</strong>la<br />

lega di rame e arsenico. A partire dagli inizi <strong>del</strong> II millennio a.C. anche nel Vicino Oriente, così<br />

come nell’Egeo e in Grecia, la diffusione <strong>del</strong>la lega di rame e stagno si generalizza e soppianta le<br />

precedenti forme di metallurgia. A cosa sia dovuto questo fenomeno non sappiamo bene,<br />

specialmente perché rimane un problema irrisolto la precisa provenienza <strong>del</strong>lo stagno durante il II<br />

millennio a.C. Lo stagno, infatti, è un metallo particolarmente raro.<br />

Fino a tutto il XVIII a.C. lo stagno utilizzato nelle civiltà <strong>del</strong> Vicino Oriente arrivava da est,<br />

probabilmente dall’Afghanistan, lo stesso paese da cui proveniva il lapislazzuli. Durante il I<br />

millennio a.C., cioè nel Ferro, e poi anche in età romana, lo stagno proveniva dalle regioni<br />

atlantiche, (Cornovaglia, Bretagna, Galizia), come è attestato sia da fonti antiche sia dalla<br />

documentazione archeologica. Secondo una vecchia tesi, la scoperta <strong>del</strong>la lega rame-stagno in<br />

Europa è avvenuta nella regione <strong>del</strong>l’Erzgebirge, dove ci sono depositi di stannite e cassiterite.<br />

Mancano, tuttavia, prove archeologiche <strong>del</strong> loro sfruttamento in età preistorica. Al contrario <strong>del</strong>lo<br />

stagno il rame era ampiamente diffuso e importanti giacimenti si trovavano in Irlanda, in Inghilterra,<br />

nella penisola iberica, in Toscana, nella Slovacchia, in Transilvania e nei Balcani. Per molte di<br />

queste regioni si hanno prove archeologiche <strong>del</strong>lo sfruttamento avvenuto nel Bronzo o nel Ferro,<br />

ad esempio per le miniere di calcopirite di Cabrières presso Montpellier, di Mount Gabriel in<br />

Irlanda, <strong>del</strong>le Colline Metallifere in Toscana.<br />

Importanti erano sicuramente i giacimenti di rame <strong>del</strong>l’Erzgebirge in Sassonia, ma le miniere<br />

<strong>del</strong>l’età <strong>del</strong> Bronzo meglio conosciute sono quelle <strong>del</strong>le Alpi Orientali. Nella zona di Mühlbach<br />

Bischofshofen l’ampia documentazione archeologica <strong>del</strong>la miniera <strong>del</strong> Mitterberg ha permesso di<br />

ricostruire le tecniche estrattive, i processi <strong>del</strong> trattamento <strong>del</strong> minerale per ridurre il rame e perfino<br />

di effettuare stime sulla quantità di rame prodotto in un anno (circa 20 tonnellate), il numero dei<br />

lavoratori impiegati, (180), e le dimensioni <strong>del</strong> disboscamento operato per alimentare le fornaci, (8<br />

ettari all’anno).<br />

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