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Sardegna…tracce del passato

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con blocchi squadrati in granito a doppio paramento con distanza di 4 m: forse un corridoio<br />

percorribile o forse un riempimento per una maggiore resistenza. Un'altra torre è stata individuata<br />

a "idda zonedda" vicino alla stazione.<br />

Il santuario si trova al centro <strong>del</strong>la città dove c'è la chiesa di San Paolo. Essendo un tempio di<br />

Melqart ci fa capire lo spirito con il quale Cartagine fondò le città. Nello scavo <strong>del</strong> 1939 sono stati<br />

rinvenuti grossi blocchi squadrati, non certo di una abitazione, e si pensò ad una struttura pubblica.<br />

Rubens Doriano ha individuato un accesso monumentale, un pavimento a ciottoli e altre strutture<br />

che evidenziano un tempio punico con blocchi isodomi in granito, cementati con malta pozzolana.<br />

Il tempio era dedicato a Eracle per la presenza di un frammento fittile, forse una maschera. Una<br />

equipe di subacquei ha recuperato nel 1990 una testa cava <strong>del</strong> II a.C. rappresentante Eracle, con<br />

la leontè sul capo. È stata riferita ad ambiente di elìte romana che riusciva a far arrivare da Roma<br />

manufatti di fattura elevata. Il manufatto a maschera non è altro che un elemento <strong>del</strong>la testa<br />

recuperata. Quindi un tempio di Melqart (Eracle romano) <strong>del</strong> IV a.C., molto recente dunque. Per<br />

Rubens Doriano c'è un richiamo alle divinità <strong>del</strong>la prima fondazione con spirito coloniale di<br />

Cartagine. Melqart era protettore <strong>del</strong>le fondazioni in aree non controllate direttamente dalla città<br />

fondatrice. Gli ultimi scavi evidenziano una città datata dal IV a.C, non sono documentati strati più<br />

antichi. In sintesi notiamo una progettazione fatta a tavolino con impianto regolare simile a Lilibeo.<br />

Le necropoli sono tre: Funtana Noa, Abba Noa e Joanne Canu. Sono in due aree distinte ma<br />

probabilmente era un’unica grande necropoli che l'urbanizzazione ha diviso. Fu scavata da Doro<br />

Levi, dal 1936 al 1940, quando vennero portate alla luce ben 150 tombe. La maggior parte sono<br />

tombe a camera con modulo d’accesso a pozzo, ma in alcuni casi presentano alcuni gradini alla<br />

base e dei banconi dentro le camere, esattamente come molte tombe africane. Questo dimostra<br />

che la fondazione di Olbia fu resa possibile dalla presenza di coloni venuti dall’Africa che hanno<br />

portato le loro tradizioni. Sono documentate anche tombe a camera con pozzo senza riseghe ma<br />

con gradini alla base come quella di Soùsse, a sud <strong>del</strong>la Tunisia. Ci sono anche banconi di tipo<br />

tunisino-libico per la deposizione <strong>del</strong> corredo. Il sistema di chiusura <strong>del</strong>le tombe è rappresentato da<br />

muretti costruiti con anfore capovolte da trasporto messe in verticale come quelle che troviamo nei<br />

siti tombali nord-tunisini. Quindi un rapporto strettissimo con la madrepatria africana. Troviamo<br />

anche <strong>del</strong>le tombe a fossa con riseghe tagliate a diverse altezze oppure <strong>del</strong>le scalette tagliate su<br />

un lato che non sono documentate in altre aree <strong>del</strong>la Sardegna. La pratica funeraria più diffusa nel<br />

IV a.C., oltre ai primi due tipi, è quella a cassone. Nel III a.C. si diffonde il rito <strong>del</strong>l’incinerazione,<br />

praticata in tombe a cista e a fossa, che sono però più numerose. Per i materiali preziosi abbiamo<br />

la collana di Funtana Noa <strong>del</strong> 350 a.C. che presenta una tecnica particolare: in età punica si usava<br />

la tecnica dove la pasta di vetro era applicata sul nucleo di argilla cruda apposto su un bastoncino.<br />

Sul nucleo, inserito nella pasta di vetro fuso, venivano realizzati i particolari con una pinzetta<br />

applicando gli elementi quando erano caldi. Al raffreddamento si eliminava il nucleo e quindi nella<br />

parte posteriore si vedono le tracce dei fori. Erano più preziosi <strong>del</strong>l’oro ed erano prodotti in varie<br />

aree mediterranee e puniche. C'era uniformità di produzione in base al tempo e contemporaneità<br />

in varie zone, praticamente <strong>del</strong>le mode. Erano trasportati per il commercio anche in ambito celtico.<br />

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