Sardegna…tracce del passato

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03.06.2013 Views

In epoca romana si passò all’incinerazione entro urne formate da semplici pentole con coperchio, mentre più rare sono le tombe ad inumazione. Dal 2005 sono iniziate le indagini subacque nello stagno. Già nel corso di scavi precedenti erano state ripescate delle anfore mediterranee e puniche con all’interno resti ovi-caprini di ossa macellate ma la soprintendenza ha deciso di approfondire l’indagine. I materiali erano sparsi in una vasta area e si è deciso di montare il cantiere in un’area limitata a 60 x 60 m, con delle maglie di 13 m di lato, per scendere in profondità. Purtroppo l’acqua non è limpida e solo di mattina si sono potute fare delle foto che hanno evidenziato la situazione. Con una pompa è stato asportato il sedimento e si è grigliato il materiale. La situazione archeologica ha mostrato la dispersione dei manufatti e si è notato che sotto un primo strato di fango di circa 50 cm c’erano decine di anfore sotto le quali si trovava uno strato di conchigliette. Sotto le conchiglie c’era un altro strato di fango e sotto di questo sono stati rinvenuti numerosi legni (di imbarcazioni e forse di qualche struttura), alcuni curvi e altri bruciati. Se i legni fossero rimasti in mare non si sarebbero conservati ma in questo caso la fauna ignivora non era presente perché gli strati erano sedimentati nel fango. All’interno delle anfore c’erano resti di animali, pesci e derrate alimentari: semi di uva, pigne intere, pinoli, semi di ciliegie, nocciole, olive, mandorle e altro. L’interpretazione di questo straordinario giacimento distante 600 m dalla riva pone problemi di natura morfologica perché sappiamo che il mare si è innalzato di oltre 2 metri negli ultimi 3500 anni e non sappiamo come fosse conformata la linea di costa. Certamente i materiali sono stati sepolti al massimo nel giro di qualche giorno, altrimenti le genti del luogo li avrebbero recuperati. Probabilmente si trattò di un evento alluvionale che ha provocato lo straripamento del Tirso con conseguente trascinamento dei materiali a valle. Forse una nave carica di anfore è affondata ed è stata portata lì dalla corrente. I materiali, venuti a contatto con il mare, non sono stati recuperati. Il contenuto delle anfore attesta attività di allevamento e di conservazione del pesce. Solo in Sardegna ci sono quel tipo di anfore e siamo dunque certi che la zona, in quell’epoca, svolgeva un ruolo economico importante. Solo a Olbia sono state trovate anfore con pesce, ma nella maggior parte degli scavi si trovano resti animali. Questo recentissimo ritrovamento è importante anche per conoscere la situazione faunistica di quel periodo, il VII a.C., perché si potrebbero datare i reperti entro un margine di 25 anni e scoprire razze che oggi sono estinte. Nel Mediterraneo sono stati trovati due relitti di navi antiche cariche di merci: una in Spagna, esposta al museo di Cartagena, e l’altra a Marsala. Con i ritrovamenti di Othoca si è scoperto che nelle anfore delle navi venivano trasportati, oltre il vino e l’olio, anche molti altri generi alimentari. Neapolis Si trova all'estremità sud del Golfo di Oristano, nel territorio di Guspini. C’era un porto ma sappiamo poco della città perché gli scavi sono vecchi (Spano nell’Ottocento) e mostrano elementi romani mentre dell'età punica abbiamo poco. Si pensava che Neapolis fosse di fondazione cartaginese intorno al 300 a.C., “città nuova” in opposizione a Othoca “città vecchia”, basandosi su un frammento di 15 cm trovato in superficie riferito ad un vaso ma Bartoloni ha ipotizzato che il 270

pezzo appartenesse a un sarcofago filisteo, anche se è molto piccolo. Il centro poteva riferirsi ad un fondaco pre-coloniale, infatti la frequentazione è sicuramente antica. Lo Spano descriveva un circuito murario arcaico curvilineo a blocchi sbozzati e altri conci di età punica. Lilliu ha scavato negli anni Cinquanta portando alla luce gli impianti termali. Gli ultimi scavi mostrano un altro elemento: la presenza di materiali fuori contesto del VIII a.C. che stravolgono ciò che era riportato nei testi: il golfo era controllato da tutti e tre i centri. Non sono state individuate ancora strutture ma gli scavi procedono. Le indagini superficiali hanno documentato anche manufatti attici del V-IV a.C. di buona fattura, con vasi di pittori importanti di Atene, quasi ci fosse un rapporto privilegiato fra le due città. Si parla anche di nome greco della città già dall'origine. Neapolis è nota anche per un lotto di terrecotte rinvenute da Zucca che ha ipotizzato la città come porto di arrivo delle merci che poi venivano smerciate. Erano nella favissa di un santuario salutifero del IV-III a.C. Esistono vari santuari di questo tipo: sono caratterizzati dalla presenza di terrecotte fatte a mano che rappresentano figure umane che si toccano le parti dolenti del corpo, quindi edifici costruiti per le dediche dei malati. All'interno sono state trovate anche rappresentazioni fittili anatomiche di gambe, mani e piedi che si aggiungono alle statuette realizzate al tornio in epoca punica ed esposte al museo di Sardara. Sono tutte diverse, realizzate con la tecnica a mano del pastillàge. Le statuette ci danno indicazioni sulle patologie dell'epoca e una delle malattie più diffuse era sicuramente il tracoma agli occhi. Tharros Il testo di Acquaro su questo importante centro è completo e ne consiglio la consultazione. A Tharros abbiamo la città punica e la città romana ma la Tharros mediterranea non si capisce dove fosse ubicata. Iniziamo con le due necropoli: quella settentrionale posta nel villaggio di San Giovanni, e quella meridionale. Tutti i musei del mondo hanno migliaia di reperti mediterranei e punici provenienti dalle tombe di Tharros. Non sappiamo se le due necropoli servissero due centri diversi. Della città mediterranea ci sono il tophet e qualche tomba. La necropoli meridionale è molto estesa e fu saccheggiata nell’Ottocento. Fino a qualche anno fa si pensava che la necropoli mediterranea fosse piccola e si trovasse presso la Torre Vecchia, mentre la necropoli punica doveva essersi estesa nell’area circostante ma gli ultimi scavi hanno dimostrato che non è così. Le tombe arcaiche sono di due tipi: a fossa e a cista litica. In molte di quelle a fossa ci sono tracce di bruciato e abbiamo incinerazione primaria. Altre, più piccole, sono a deposizione secondaria. L’unica tomba mediterranea documentata nella necropoli meridionale è stata trovata a filo con una tomba punica, quindi i punici conoscevano l’esatta ubicazione delle tombe fenicie e scavavano le loro a filo, rispettando le precedenti. La tomba mediterranea a fossa era coperta con lastre di arenaria cementate con argilla. Sotto le lastre la deposizione era ad incinerazione secondaria con il corredo costituito dalla brocca con orlo a fungo, il piatto e la pentola. Nell’Ottocento il Pais segnalò una tomba a cista litica. In età punica ci sono due tipi di tombe: a fossa parallelepipeda e a camera. Le prime erano scavate nella roccia e coperte da lastre, a volte inserite in riseghe scavate in alto e cementate con 271

pezzo appartenesse a un sarcofago filisteo, anche se è molto piccolo. Il centro poteva riferirsi ad<br />

un fondaco pre-coloniale, infatti la frequentazione è sicuramente antica. Lo Spano descriveva un<br />

circuito murario arcaico curvilineo a blocchi sbozzati e altri conci di età punica. Lilliu ha scavato<br />

negli anni Cinquanta portando alla luce gli impianti termali. Gli ultimi scavi mostrano un altro<br />

elemento: la presenza di materiali fuori contesto <strong>del</strong> VIII a.C. che stravolgono ciò che era riportato<br />

nei testi: il golfo era controllato da tutti e tre i centri. Non sono state individuate ancora strutture ma<br />

gli scavi procedono. Le indagini superficiali hanno documentato anche manufatti attici <strong>del</strong> V-IV a.C.<br />

di buona fattura, con vasi di pittori importanti di Atene, quasi ci fosse un rapporto privilegiato fra le<br />

due città. Si parla anche di nome greco <strong>del</strong>la città già dall'origine. Neapolis è nota anche per un<br />

lotto di terrecotte rinvenute da Zucca che ha ipotizzato la città come porto di arrivo <strong>del</strong>le merci che<br />

poi venivano smerciate. Erano nella favissa di un santuario salutifero <strong>del</strong> IV-III a.C. Esistono vari<br />

santuari di questo tipo: sono caratterizzati dalla presenza di terrecotte fatte a mano che<br />

rappresentano figure umane che si toccano le parti dolenti <strong>del</strong> corpo, quindi edifici costruiti per le<br />

dediche dei malati. All'interno sono state trovate anche rappresentazioni fittili anatomiche di<br />

gambe, mani e piedi che si aggiungono alle statuette realizzate al tornio in epoca punica ed<br />

esposte al museo di Sardara. Sono tutte diverse, realizzate con la tecnica a mano <strong>del</strong> pastillàge.<br />

Le statuette ci danno indicazioni sulle patologie <strong>del</strong>l'epoca e una <strong>del</strong>le malattie più diffuse era<br />

sicuramente il tracoma agli occhi.<br />

Tharros<br />

Il testo di Acquaro su questo importante centro è completo e ne consiglio la consultazione.<br />

A Tharros abbiamo la città punica e la città romana ma la Tharros mediterranea non si capisce<br />

dove fosse ubicata. Iniziamo con le due necropoli: quella settentrionale posta nel villaggio di San<br />

Giovanni, e quella meridionale. Tutti i musei <strong>del</strong> mondo hanno migliaia di reperti mediterranei e<br />

punici provenienti dalle tombe di Tharros. Non sappiamo se le due necropoli servissero due centri<br />

diversi. Della città mediterranea ci sono il tophet e qualche tomba. La necropoli meridionale è<br />

molto estesa e fu saccheggiata nell’Ottocento. Fino a qualche anno fa si pensava che la necropoli<br />

mediterranea fosse piccola e si trovasse presso la Torre Vecchia, mentre la necropoli punica<br />

doveva essersi estesa nell’area circostante ma gli ultimi scavi hanno dimostrato che non è così. Le<br />

tombe arcaiche sono di due tipi: a fossa e a cista litica. In molte di quelle a fossa ci sono tracce di<br />

bruciato e abbiamo incinerazione primaria. Altre, più piccole, sono a deposizione secondaria.<br />

L’unica tomba mediterranea documentata nella necropoli meridionale è stata trovata a filo con una<br />

tomba punica, quindi i punici conoscevano l’esatta ubicazione <strong>del</strong>le tombe fenicie e scavavano le<br />

loro a filo, rispettando le precedenti. La tomba mediterranea a fossa era coperta con lastre di<br />

arenaria cementate con argilla. Sotto le lastre la deposizione era ad incinerazione secondaria con<br />

il corredo costituito dalla brocca con orlo a fungo, il piatto e la pentola. Nell’Ottocento il Pais<br />

segnalò una tomba a cista litica.<br />

In età punica ci sono due tipi di tombe: a fossa parallelepipeda e a camera. Le prime erano<br />

scavate nella roccia e coperte da lastre, a volte inserite in riseghe scavate in alto e cementate con<br />

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