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Sardegna…tracce del passato

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per accogliere i loro simboli cultuali. Il nuraghe sarebbe stato smontato attorno al 525 a.C. e dopo<br />

questa data sarebbe stato ricostruito un edificio sacro nel 250 a.C. riutilizzando i conci <strong>del</strong> nuraghe<br />

stesso <strong>del</strong> quale però non restano tracce visibili, se non una cisterna.<br />

La struttura è composta da vari edifici: una torre cava, un’area aperta, una cisterna e vari altri<br />

ambienti. Sono stati ritrovati degli altari utilizzati per il culto. All’area aperta si accede tramite due<br />

ambienti separati da un muro, forse coperti, che portano a 4 celle nelle quali sono stati individuati<br />

dei manufatti che ci rimandano ad un ambito cultuale: oggetti votivi, lucerne, bronzetti, placchette<br />

in osso, forse appartenenti ad una cassetta lignea. La copertura era piana in travi di legno o<br />

cannucciato perché le tegole arrivano in Sardegna solo in età romana.<br />

La statua di Astarte mostra una differenza di lavorazione fra la testa rifinita e il corpo, solo<br />

abbozzato. La testa risente <strong>del</strong>l’influenza orientale e siriana, e viene datata al VII a.C. Il braccio<br />

sinistro è appoggiato sul ventre e il destro è sul petto col pugno chiuso. Forse portava una stola<br />

sulla spalla. Si pensa che per qualche motivo la statua, di età arcaica, sia stata rilavorata in età<br />

punica, forse da un artigiano non esperto.<br />

Per Monte Sirai si è spesso parlato di artigianato popolare, in contrapposizione a quello di alto<br />

livello di Sulci. In realtà vari studiosi ritengono che la differenza di qualità sia dovuta non ad un<br />

diverso ambito culturale, ma semplicemente perché Monte Sirai, essendo un centro secondario,<br />

non disponeva di artigiani altrettanto validi.<br />

In una celletta c’erano una serie di placchette lavorate: una sfinge accosciata in osso e una<br />

palmetta. Gli avori orientali sono molto più belli e la lavorazione, che in questi di Monte Sirai è ad<br />

incisione, in quelli orientali viene eseguita a rilievo. L’iconografia di una <strong>del</strong>le placchette mostra una<br />

commistione fra tre elementi:<br />

. Bes, il demone nano egiziano, grassoccio con la lingua fuori, con i baffi, i ricci, le orecchie ferine e<br />

il pugno chiuso.<br />

. Melkart-Eracle, il Dio con in evidenzia le zampe <strong>del</strong>la leontè ma non le orecchie di Bes.<br />

. La Gòrgone, un essere mitologico greco, una <strong>del</strong>le tre sorelle, in questo caso Medusa, quelle che<br />

pietrificavano coloro che le guardavano. Ecco spiegato lo sguardo penetrante con occhi spalancati,<br />

la lingua fuori, il faccione circolare, tutti elementi derivati dall’iconografia di Medusa.<br />

Due bronzetti levantini trovati nei vani dove era presente la statua di culto, rappresentano “il<br />

Citaista” e un personaggio assiso che versa da una brocca askoide, di tradizione nuragica, dentro<br />

una coppa. Sono datati al VI a.C. e dimostrano la convivenza pacifica fra nuragici e fenici,<br />

caratteristica tipica <strong>del</strong>la civiltà mediterranea, riscontrabile in tutti i siti costieri.<br />

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