Sardegna…tracce del passato
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aniconiche; sacerdotesse varie; personaggi maschili con barba e con una lancia in mano e dietro il<br />
tipico ricciolo che troviamo nella tiara di tipo siriano (quindi un elemento orientale). Moscati<br />
sostiene che il personaggio femminile sia una sacerdotessa intenta a suonare un timpano, e quello<br />
con la stola sarebbe il sacerdote. La stele ad edicola con questi personaggi è fra le più diffuse<br />
nell'iconografia sulcitana e non trova riscontro altrove. Quando i personaggi poggiano i piedi su un<br />
podio siamo certi che si tratta di divinità. La maggior parte dei capitelli non sono greci, spesso sono<br />
ripresi dall’architettura egizia.<br />
Curiosamente mentre altrove le stele ad edicola scompaiono nel VI a.C., qui a Sulci continuano ma<br />
si trasformano. Nelle stele troviamo <strong>del</strong>le edicole con elementi classici greci sia nell'architettura<br />
che, gradualmente, nella iconografia <strong>del</strong>le nicchie. I personaggi hanno veste classica, anche se il<br />
significato è lo stesso: si passa da personaggi maschili con stola a personaggi femminili con disco.<br />
L'edicola ha capitelli, colonne e timpano con acroteri senza trabeazione (ancora simboli punici). La<br />
prima innovazione è il timpano. C'è un personaggio femminile con disco nel petto che mantiene<br />
abiti punici. In una colonna c'è un personaggio con stola e veste classica, timpano con acroteri con<br />
all'interno una rosetta. Abbiamo anche una stele polimaterica meno pregiata datata al II a.C. con<br />
colonne scanalate, capitelli senza trabeazione, timpano, acroteri e personaggio con stola. Si arriva<br />
alle ultime che sono in materiale meno pregiato, ad esempio marmo, dove si vede l'influenza <strong>del</strong><br />
mondo classico con fattezze tipiche greche.<br />
Mentre a Cartagine nel terzo strato si passa alla stele piatta che diventa un supporto per la<br />
rappresentazione, a Sant’Antioco abbiamo un fenomeno unico, con l’edicola tridimensionale che<br />
presenta però elementi classici inseriti in maniera artificiosa nello schema preesistente. Al posto<br />
dei pilastri compaiono <strong>del</strong>le colonne doriche e il timpano fiancheggiato da acroteri ma scompare la<br />
trabeazione, fatto che porterebbe al crollo <strong>del</strong> tempio, non esistono infatti templi fatti in questo<br />
modo. Al centro <strong>del</strong> timpano c’è la falce lunare che sormonta il disco solare, simbolo punico.<br />
Rimane la figura femminile con disco al petto o personaggi maschili con rosetta, con Tanìt e sulla<br />
spalla una stola, una veste di tipo classico, greco. Si arriva dunque ad una commistione di stili e<br />
tradizioni.<br />
Nel II a.C. si arriva a stele in marmo, edicola classica e personaggio con stola. Un’altra tipologia è<br />
quella con stele centinata, che ricompare in età tarda, intorno al III a.C., caratterizzate da animali<br />
passanti, ovi-caprini. Stranamente questa tipologia ricompare dopo secoli di assenza, forse si<br />
tratta di animali sacrificati nei tophet.<br />
Monte Sirai<br />
Si trova a breve distanza da Sulci, sua probabile madre patria. I due centri sono visibili fra loro e<br />
l’area scavata a Monte Sirai è costituita dalla necropoli, dall’acropoli e dal tophet. Barreca<br />
sosteneva che fu fondata intorno al 650 a.C. dai sulcitani e che la postazione ebbe la funzione di<br />
fortezza con mastio e cinta muraria fortificata. Fino alla conquista romana <strong>del</strong> 238 a.C., data<br />
<strong>del</strong>l’invasione armata da parte di Roma, rimase un centro prevalentemente militare e solo in<br />
seguito fu trasformato in abitato, con la conseguente demolizione <strong>del</strong>le fortificazioni. Nel 38 a.C.,<br />
data <strong>del</strong>lo scontro fra Cesariani e Pompeiani, Monte Sirai fu abbandonata definitivamente.<br />
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