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Sardegna…tracce del passato

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pietra. In epoca romana le tombe puniche sono state riutilizzate come catacombe, a volte unendo<br />

le varie camere. Sotto la chiesa ci sono molte di queste tombe e l’area è visitabile, perfino il<br />

ristorante dietro la chiesa <strong>del</strong>la piazza ne conserva alcune nella cantina. Le bare erano spesso<br />

poggiate su due blocchi in pietra, sollevate dal suolo. C’è anche la presenza di linee di pitture sulle<br />

pareti, come nelle tombe africane degli antichi libici, gli indigeni trovati dai levantini durante la<br />

colonizzazione. I cartaginesi non si sono mischiati con loro e i libici, pur subendo l’influenza <strong>del</strong>la<br />

tradizione punica, hanno mantenuto alcuni tratti caratteristici <strong>del</strong>la loro cultura che poi hanno<br />

portato nelle colonie. Quando i cartaginesi hanno conquistato la Sicilia e la Sardegna, attuarono<br />

una politica capillare di sfruttamento <strong>del</strong>le risorse agrarie e minerarie con una politica di<br />

popolamento nelle colonie perché i nuclei di mediterranei erano minimi. A questo scopo inviarono<br />

nuclei di africani in Sardegna, costituiti solo in minima parte da cartaginesi: suffeti (prefetti) e<br />

amministratori, mentre la maggior parte era composta da indigeni punicizzati. In sostanza la<br />

cultura si è mischiata fra libici, punici, mediterranei e sardi ed ecco spiegati i segni di pittura in ocra<br />

rossa sulle pareti <strong>del</strong>le tombe, così come a Cagliari, Tharros, Olbia e Monte Luna. A Cartagine non<br />

ci sono tombe dipinte.<br />

A Sant’Antioco negli anni Novanta sono stati trovati due importanti altorilievi posizionati sulla<br />

testata dei tramezzi che dividevano la tomba in due. Uno di essi è stato restaurato malamente, nel<br />

senso che i caratteri originari non sono stati rispettati, ed è in corso un recupero per riportarlo<br />

all’antico. Si tratta di un personaggio maschile con barba, con vesti egizie e in posizione incedente.<br />

Un braccio al petto e l’altro lungo i fianchi, con tracce di nero e arancio. La mano poggiata al petto<br />

porta dei bracciali. La datazione è <strong>del</strong> V a.C. L’altro, quello scavato da Bernardini, è colorato<br />

vivacemente sempre di nero e arancio e, per evitare il degrado, è stato richiuso nella tomba.<br />

Il tophet si trova all’esterno <strong>del</strong>le mura, vicino alla torre con blocchi bugnati, ed è datato all’VIII a.C.<br />

Fu scavato negli anni Cinquanta da Pesce e mai pubblicato ma sono state pubblicate le 1500<br />

stele. Impiantato in terreno vergine, sul cosiddetto roccione sacro, presenta urne inserite nelle<br />

spaccature <strong>del</strong>la roccia trachitica, frequentemente in pentole coperte con piatti. Uno dei più<br />

importanti materiali restituiti è un’olla pitecusana (euboica) datata al 730 a.C. Questo vaso non<br />

dovrebbe trovarsi in un tophet, forse si tratta di un levantino che per deporre suo figlio ha comprato<br />

un vaso di grande pregio e l’ha deposto nel tophet, oppure si tratta di un greco euboico che<br />

praticava il culto mediterraneo. Non si è certi se all'interno vi sia un bambino sulcitano figlio di<br />

orientali o pitecusano o euboico, ma comunque è uno straniero. C’è anche un’anfora, a corpo<br />

ovoide, mediterranea <strong>del</strong> VIII a.C. che ci rimanda ad ambito cartaginese perché la decorazione<br />

metopale a red slip, è tipica di Cartagine. Le urne ricollocate in situ sono riproduzioni, per non<br />

sottoporre le originali al degrado naturale.<br />

Le stele di Sant’Antioco mostrano cippi semplici, a trono e a edicola che nella fase centrale <strong>del</strong> V<br />

a.C. mostrano una forte influenza egiziana. Alcune raffigurazioni presentano edifici sacri con<br />

pilastri, senza colonne, sormontati da una trabeazione e da una modanatura a gola egizia<br />

<strong>del</strong>imitata da listelli. Sopra c’è la decorazione ad urei con disco solare (serpenti sacri simboli<br />

solari), tipico fregio <strong>del</strong> coronamento dei templi egiziani. I personaggi sono vari: femminile con fiore<br />

di loto oppure con disco al petto (per alcuni si tratta di un tamburello per riti musicali); divinità<br />

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