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Sardegna…tracce del passato

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(come le altre che scavò in giro per la Sardegna), costituite da mura in pietrame bruto, spesso e a<br />

doppio paramento. In seguito ci furono una fase tardo punica, contraddistinta da blocchi squadrati,<br />

e una fase romana.<br />

Bartoloni, già dagli anni Ottanta, non accettò queste posizioni, proponendo che nessuna <strong>del</strong>le città<br />

mediterranee avesse fortificazioni e che queste, come tutte le altre strutture, si realizzarono solo a<br />

partire dall’inizio <strong>del</strong> V a.C. quando la Sardegna passò sotto il controllo di Cartagine.<br />

Tronchetti negli anni Novanta ha scavato nelle strutture <strong>del</strong>le fondazioni trovando materiali romani.<br />

Per lo studioso le mura sono state impiantate in età repubblicana con tecnica punica ma ha<br />

sondato solo pochi punti. Bisognerebbe riprendere gli scavi perché attualmente i dati sono<br />

contradditori. Negli anni Ottanta sono stati trovati i “Leoni di Sulci”, due grandi animali esposti al<br />

museo di Sant’Antioco, in posizione accosciata e con la coda rigirata attorno ad una zampa.<br />

Sono inquadrati all’interno di un elemento che regola lo spazio con una base tronco-piramidale,<br />

rastremata verso l’alto, sormontata da un listello-toro, con sopra una gola egizia. Nella parte<br />

posteriore c’è una superficie piana con un incasso a sezione triangolare, forse per consentire<br />

l’inserimento dei leoni in una struttura monumentale. Al momento <strong>del</strong> rinvenimento i leoni erano<br />

reimpiegati ai lati di una nicchia occlusa da un muro rettilineo a due filari. Davanti c’era una grande<br />

arena ellittica <strong>del</strong>imitata da blocchi. La struttura è stata riferita ad età repubblicana, quindi i leoni,<br />

essendo più antichi, sono stati utilizzati per decorare una struttura di tipo ellenistico con terrazze.<br />

Essendo fuori contesto si può fare una datazione solo su base stilistica. I leoni sono di tradizione<br />

orientale, siriana o siro-palestinese, che si mescola con influenze assire ed ittite. Questo tipo di<br />

leoni in oriente erano utilizzati nelle porte dei templi. Per alcuni studiosi ci sono influssi greci<br />

mediati dall’elemento etrusco. La cronologia porta al VI a.C. e la loro funzione era legata alla<br />

destinazione d’uso <strong>del</strong>l’area: militare per Moscati e Barreca, perché vicina alle fortificazioni e<br />

perché forse erano sistemati ai lati <strong>del</strong>la porta di ingresso; religiosa per Bartoloni e Tronchetti<br />

perché dopo la collocazione militare l’area fu risistemata con una struttura di età repubblicana con<br />

un vano diviso in due, una serie di colonne e pavimento in cocciopisto con tessere bianche, quindi<br />

un tempio con i due leoni ai lati <strong>del</strong>l’ingresso. Bernardini di recente ha avanzato un’altra ipotesi:<br />

c’era la destinazione sacra dall’inizio e le statue erano all’interno di una struttura punica come<br />

braccioli di un trono monumentale.<br />

Alcuni vasi funerari arcaici, quasi intatti, sono visibili in collezioni private di Sant’Antioco ma non<br />

conosciamo l’ubicazione <strong>del</strong> cimitero mediterraneo, ad eccezione di una sepoltura scavata presso<br />

Piazza Italia, a 100 m dal mare, e datata al VII a.C. La necropoli punica è in parte ricoperta<br />

dall’attuale urbanizzazione. Si trova a valle <strong>del</strong>le fortificazioni, all’interno <strong>del</strong> fossato. Sono<br />

sepolture in grandi camere e, come quelle di Tuvixeddu a Cagliari, sono state riutilizzate fino al<br />

secolo scorso come abitazioni. Ci sono due varianti: la più antica, datata agli inizi <strong>del</strong> V a.C., è<br />

costituita da tombe con dromos larghi e monumentali con scale ben definite, e camera<br />

rettangolare. Le più recenti, <strong>del</strong> IV a.C., sono ancora più grandi, con dromos stretto e camera<br />

separata da un tramezzo risparmiato che <strong>del</strong>imita due vani ben distinti. All’interno la deposizione<br />

funeraria era spesso praticata all’interno di bare lignee in cui si sono ben conservati i resti <strong>del</strong>le<br />

ceramiche di corredo e qualche legno. La copertura era a lastre e sopra c’erano i segnacoli in<br />

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