Sardegna…tracce del passato

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03.06.2013 Views

Fig. 85 Monte Sirai La fase pre-coloniale è visibile soprattutto attraverso una decina di bronzetti levantini, fra i più famosi dei quali c’è quello ritrovato nell’Ottocento nel nuraghe Flumine Longu di Alghero, fuori contesto, che vede un personaggio con la tiara siriana datato al 1000 a.C. Altri conosciuti sono i 4 che Atzeni rinvenne a Santa Cristina di Paulilatino, fra i quali la donna nuda con un collare attorcigliato e le braccia ripiegate davanti al petto. Gli altri bronzetti sono: un nudo maschile con gonnellino, uno egittizzante da Olmedo, un busto maschile nudo da Bonorva, una figura stante maschile da Mandas e uno dal pozzo di Genoni, sempre maschile stante che porta al collo un collier simile a quella della donna di Santa Cristina di Paulilatino. La cultura materiale dell’area siro-palestinese è uniforme e quando troviamo questi manufatti non sappiamo la provenienza precisa. Solo quando sono caratterizzanti dal punto di vista culturale, come ad esempio il frammento del sarcofago filisteo trovato a Neapolis, possiamo capirne la provenienza e il periodo. Visto che i sarcofagi non si trasportano, abbiamo una prova della presenza allogena di questi popoli in Sardegna prima del 1000 a.C. In conclusione, nella fase pre-coloniale abbiamo dei mercanti che partivano da piccole strutture sulle coste e si inoltravano verso l’interno, forse percorrendo anche le vie fluviali del Cedrino e del Tirso, arrivavano nei contesti nuragici e scambiavano bronzetti e altri materiali. Ma nei recenti scavi condotti nel villaggio nuragico Sant’Imbenia, vicino ad Alghero, si sono fatte delle scoperte che hanno fatto vacillare questa ipotesi. 246

Fig. 86 Anfore e brocche Il sito fu impiantato nel Bronzo Medio e sono stati ritrovati molti materiali ceramici levantini e greci. La terracotta non è adatta al commercio, a meno che non contenga qualcosa, infatti anfore e unguentari erano scambiati in quantità. Oli profumati, olio, vino e derrate alimentari circolavano all’interno di manufatti ceramici. Ma le forme rinvenute nel sito di Sant’Imbenia ci fanno capire che non si tratta di un semplice rapporto di scambio con l’interno. Il villaggio algherese presenta degli isolati con abitazioni a più vani che si raccordano ad una corte centrale. Gli isolati hanno vie, piazzette e ambienti comunitari. Dall’800 a.C. vediamo comparire molti materiali fenici e greci come contenitori d’uso quotidiano, vasi e coppe di pregio greche, e altri materiali che fanno capire che insieme al nucleo di abitanti indigeni coabitava pacificamente anche un nucleo di levantini. I futuri scavi nell’isola chiariranno se il caso di Sant’Imbenia fosse diffuso in altri siti, così da sfruttare al meglio le risorse locali. Ad Alghero, dunque, i commercianti non si limitavano ad arrivare, scambiare e andare via ma coabitavano integrati con i nuragici. A Sant’Imbenia si nota un progresso enorme nella metallurgia, viene introdotto l’uso del tornio e si ottimizza la coltivazione della vite, con conseguente aumento della produzione del vino. Nel sito algherese all’inizio dell’VIII a.C. vi fu una produzione enorme di anfore, trovate poi uguali a Cartagine e in altri siti dell’area centro-Mediterranea. Erano destinate al trasporto di vino. 247

Fig. 85 Monte Sirai<br />

La fase pre-coloniale è visibile soprattutto attraverso una decina di bronzetti levantini, fra i più<br />

famosi dei quali c’è quello ritrovato nell’Ottocento nel nuraghe Flumine Longu di Alghero, fuori<br />

contesto, che vede un personaggio con la tiara siriana datato al 1000 a.C. Altri conosciuti sono i 4<br />

che Atzeni rinvenne a Santa Cristina di Paulilatino, fra i quali la donna nuda con un collare<br />

attorcigliato e le braccia ripiegate davanti al petto. Gli altri bronzetti sono: un nudo maschile con<br />

gonnellino, uno egittizzante da Olmedo, un busto maschile nudo da Bonorva, una figura stante<br />

maschile da Mandas e uno dal pozzo di Genoni, sempre maschile stante che porta al collo un<br />

collier simile a quella <strong>del</strong>la donna di Santa Cristina di Paulilatino.<br />

La cultura materiale <strong>del</strong>l’area siro-palestinese è uniforme e quando troviamo questi manufatti non<br />

sappiamo la provenienza precisa. Solo quando sono caratterizzanti dal punto di vista culturale,<br />

come ad esempio il frammento <strong>del</strong> sarcofago filisteo trovato a Neapolis, possiamo capirne la<br />

provenienza e il periodo. Visto che i sarcofagi non si trasportano, abbiamo una prova <strong>del</strong>la<br />

presenza allogena di questi popoli in Sardegna prima <strong>del</strong> 1000 a.C.<br />

In conclusione, nella fase pre-coloniale abbiamo dei mercanti che partivano da piccole strutture<br />

sulle coste e si inoltravano verso l’interno, forse percorrendo anche le vie fluviali <strong>del</strong> Cedrino e <strong>del</strong><br />

Tirso, arrivavano nei contesti nuragici e scambiavano bronzetti e altri materiali.<br />

Ma nei recenti scavi condotti nel villaggio nuragico Sant’Imbenia, vicino ad Alghero, si sono fatte<br />

<strong>del</strong>le scoperte che hanno fatto vacillare questa ipotesi.<br />

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