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Sardegna…tracce del passato

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Fig. 84 Tharros<br />

Forse quindi aramei, tiri, siriani, eubei e filistei non sono arrivati in Sardegna prima <strong>del</strong> X a.C. Oltre<br />

i tripodi di tradizione cipriota (Su Benatzu, in contesto nuragico) c’erano i torcieri, più recenti ma<br />

forse anch’essi ciprioti, come quello trovato a San Vero Milis (nel nuraghe s’Urachi), un frammento<br />

a Tadasuni in un ripostiglio, uno a Santa Vittoria di Serri e uno a Bithia, in una tomba mediterranea<br />

<strong>del</strong> VII a.C. Sui torcieri c’era un supporto per bruciare incenso e la cronologia si attesta intorno alla<br />

fine <strong>del</strong>l’VIII a.C. Proprio in queste datazioni si trova il nodo <strong>del</strong> concetto: vediamo che la pre-<br />

colonizzazione è precedente alla colonizzazione, perché è evidente che si tratta di un approccio di<br />

mercanti allogeni che intrattengono rapporti cerimoniali e commerciali con gli indigeni, ma gli<br />

scambi con l’interno, soprattutto dei bronzetti, continuano anche dopo che le colonie erano state<br />

fondate. In pratica i mercanti che andavano all’interno erano gli stessi che abitavano sulle coste.<br />

Troviamo quindi manufatti bronzei <strong>del</strong> VII a.C. all’interno, scambiati con lo stesso approccio <strong>del</strong>la<br />

pre-colonizzazione. Anche schiavi, sale e pelli erano oggetti di scambio ma, per ovvi motivi, questi<br />

e altri manufatti deperibili non possono lasciare tracce. In seguito non abbiamo più traccia degli<br />

indigeni: forse si sono assimilati oppure sono andati nelle zone interne <strong>del</strong>l’isola.<br />

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