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Sardegna…tracce del passato

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materiale di scarto di età arcaica. I materiali sono datati dal 625 a.C. ad età ellenistica. Tra gli scarti<br />

di fornace sono stati rinvenuti elementi di ambito funerario come, ad esempio, vasi con orlo a<br />

fungo. A 50 m da questo contesto si trovavano un pozzo e un altro forno ad omega, riempiti con<br />

materiali di scarto e datati sempre dal 625 a.C. in poi. C’è anche un forno ellenistico di III a.C. di<br />

dimensioni enormi, con un diametro di 5 m. La camera di combustione è circolare, con la suola<br />

sorretta da un pilastro centrale che crea un corridoio anulare con volta ad arco, una specie di<br />

galleria. La camera di cottura è solo impostata perché, come negli altri forni, veniva smontata ad<br />

ogni utilizzo. Il vano di attizzaggio è molto grande e ha restituito due frammenti di cippo a trono e<br />

una stele trono. Si ipotizza quindi che nelle vicinanze ci fosse il tophet.<br />

A metà strada tra Monte Catalfano e Solanto si trova la necropoli, le cui tombe purtroppo sono<br />

andate distrutte o si trovano sotto gli attuali palazzi. Vicino alla stazione di Santa Flavia gli scavi<br />

mostrano tombe puniche integre ma non abbiamo tombe mediterranee ad incinerazione. Gli scavi<br />

più importanti sono quelli <strong>del</strong> Tusa alla fine degli anni Sessanta e di Caterina Greco negli anni<br />

Novanta. Sono state individuate circa 100 tombe non arcaiche, databili dal VI a.C. fino ad età<br />

ellenistica. Il bancone di roccia è stato scavato con fosse parallelepipede che presentano una<br />

risega perimetrale, funzionale all’inserzione <strong>del</strong>la copertura di lastre litiche giustapposte. Le tombe<br />

hanno spesso una sorta di cuscino per la testa risparmiato nella roccia e vedono sempre la pratica<br />

<strong>del</strong>l’inumazione. Altre tombe a fossa hanno una nicchia laterale che va sotto il livello <strong>del</strong> suolo.<br />

Le tombe a camera sono sempre con modulo di accesso a dromos stretto, con gradini sul lato<br />

breve. Presentano dei letti funebri e <strong>del</strong>le nicchie. Altre tombe hanno il dromos molto largo, quasi<br />

quanto la camera, con 3/4 gradini per accedere e sul lato sud si nota un bancone utilizzato per la<br />

deposizione <strong>del</strong>le offerte e <strong>del</strong> corredo funebre. In qualche tomba ci sono sepolture ad enkitrismòs<br />

in corrispondenza <strong>del</strong> dromos. Le camere erano chiuse con lastroni.<br />

In Sicilia abbiamo anche il centro indigeno di Erice (Elimo) e la città greca Selinunte che, dopo<br />

essere stata conquistata (alla fine <strong>del</strong> V a.C.) conobbe 150 anni di dominazione punica.<br />

Sardegna<br />

In Sardegna, a differenza di ciò che accadde in Sicilia, non ci fu l’elemento greco: a parte Olbia,<br />

tutti i manufatti greci erano di importazione. Ancora oggi non sono chiare le dinamiche di incontro e<br />

assimilazione fra nuragici e levantini. I commercianti arrivano sempre con atteggiamento pacifico<br />

perché l’obiettivo era quello di reperire materiali nei territori nei quali sbarcavano. Le risorse erano<br />

in mano agli indigeni, e i levantini avevano la necessità di scambiare acquisendo risorse utili alle<br />

proprie necessità.<br />

Fino agli anni Ottanta, studiosi come Barreca e Moscati ritenevano che la fondazione <strong>del</strong>le colonie<br />

(fine VIII-VII a.C.) seguisse un periodo di frequentazione di alcuni secoli, una pre-colonizzazione.<br />

Oggi riteniamo che la pre-colonizzazione non sia avvenuta. Ipotizziamo che questa fase vede<br />

l’arrivo di genti levantine, provenienti quindi dal Mediterraneo Orientale, che instaurano buoni<br />

rapporti con gli indigeni. Lo desumiamo dalla presenza di materiali orientali in contesti indigeni.<br />

Sono le stesse genti che sbarcarono in nord-Africa, Sicilia e Spagna alla ricerca di nuovi sbocchi<br />

commerciali e risorse minerarie.<br />

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