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Sardegna…tracce del passato

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considerare che nonostante gli abitati risalgano spesso al VIII a.C., le tombe più antiche sono<br />

sempre circa un secolo più tarde. Il tipo più diffuso in età punica è quello <strong>del</strong>le tombe a camera con<br />

inumazione <strong>del</strong> defunto posto in posizione supina all’interno di sarcofagi litici. La roccia è friabile e i<br />

moduli a dromos non si sono conservati bene. Una caratteristica che a Palermo costituisce un<br />

unicum nel panorama punico è la copertura dei sarcofagi realizzata con tegoloni fittili di tipo greco<br />

affiancati anziché chiusi con la tradizionale copertura litica. Nei corredi abbiamo una fortissima<br />

incidenza di materiali greci, di importazione coloniale oppure prodotti in loco ma influenzati dalla<br />

cultura greca (ceramica micenea, ceramica figurata, skifos, coppe pregiate). Ricordiamo che<br />

Palermo è la città punica più influenzata dal mondo greco in tutto il panorama mediterraneo.<br />

Abbiamo anche sepolture ad enchitrismòs, di solito superficiali o poste direttamente nel dromos<br />

<strong>del</strong>le tombe. Anche a Palermo dal IV a.C. si assiste ad un ritorno al rito <strong>del</strong>l’incinerazione con<br />

deposizione secondaria, all’interno di pentole in ceramica di vario tipo o in cinerari litici conformati<br />

alla maniera greca con cassetta parallelepipeda e copertura a doppio spiovente.<br />

È stata rinvenuta una grande quantità di cippi funerari. Sono semplici o con alla sommità una<br />

vaschetta per bruciare degli incensi in occasione dei rituali funerari o nel corso di cerimonie<br />

celebrate durante l’anno.<br />

Nell’Ottocento sul Monte Pellegrino è stata recuperata fuori contesto una stele con sommità<br />

timpanata, affiancata da acroteri, con al centro l’immagine di un personaggio con la mano alzata in<br />

segno benedicente. Presenta un’iscrizione che dice: “Alla signora Tanìt, volto di Baal e al signor<br />

Baal Ammon che ha dedicato…e il nome <strong>del</strong> dedicante”. Si tratta di un chiaro indizio <strong>del</strong>la<br />

presenza di un tophet ancora non individuato, forse perché questa traccia è troppo distante dal<br />

Cassaro.<br />

Solunto<br />

Si trova sulla costa ad est di Palermo, vicino a Santa Flavia. Tucidide riferisce questo centro ad età<br />

fenicia intorno all’VIII a.C. descrivendolo come una <strong>del</strong>le più antiche colonizzazioni <strong>del</strong>la Sicilia ma<br />

la città, che conosciamo fin dall’Ottocento, è quella localizzata sul Monte Catalfano, una zona<br />

impervia posta ad una certa distanza dalla costa che presenta soltanto strutture ellenistiche a<br />

partire dal IV a.C. Tuttavia negli anni Novanta gli scavi di Caterina Greco hanno individuato <strong>del</strong>le<br />

strutture artigianali di età arcaica nella zona di Sòlanto, in contrada San Cristoforo. Si è così<br />

ipotizzato che la città arcaica non sia sul promontorio perché quest’ultima fu edificata quando i<br />

soluntini si allontanarono dalla città in occasione <strong>del</strong>la guerra con Dionigi di Siracusa (397 a.C.)<br />

che oltre distruggere Mozia, distrusse anche Solunto. Gli abitanti si rifugiarono in un punto elevato,<br />

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