Sardegna…tracce del passato

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03.06.2013 Views

Fig. 83 Mozia, il Cothon Presso la porta sud si trova il Cothon, un bacino rettangolare del VI a.C., scavato nella roccia profondo 2.5 m, con un passaggio che da direttamente sul mare. Il vascone, che misura 30 metri di lunghezza, è stato completamente svuotato e scavato dagli archeologi inglesi e presenta un fondo naturale con le pareti rivestite di blocchi sovrapposti a secco. Non si riesce ancora ad interpretarlo: non è un porto, (troppo piccolo), forse era un allevamento di pesci, oppure un bacino per le operazioni di carico e scarico delle merci, o un bacino di carenaggio. Qualche studioso ha pensato a un luogo di culto, perché nelle vicinanze sono stati trovati elementi di un edificio interpretato come tempio. Il passaggio dal mare al bacino è consentito da un canale provvisto di una scalanatura che fa pensare ad uno spazio ricavato per consentire il passaggio della chiglia. Il tophet è stato individuato da Whitaker e scavato dalla Ciasca ed è l’unico ad essere stato indagato completamente. Si trova ad ovest della porta nord e sono evidenti due fasi di utilizzo: A e B. Al momento della costruzione delle mura il tophet, che era preesistente, venne inglobato all’interno con una deviazione. Generalmente il tophet non viene mai trasferito, si deviano le mura ma non si spostano le sepolture. La fase A viene datata alla fine dell’VIII a.C. e mostra un’area trapezoidale, circondata da un temenos, che presentava un vasto campo d’urne centrale, un edificio allungato, un pozzo e un edificio quadrato che poi venne smontato ed obliterato, non sappiamo se fosse interamente chiuso. Alla fase arcaica si riferiscono i primi 3 dei 7 strati in cui si suddivide l’utilizzo. Lo strato settimo, quello più antico risalente alla fine dell’VIII a.C. è composto da incinerazioni con deposizione direttamente sullo strato roccioso naturale e le urne, come a Cartagine, sono avvolte con pietre senza nessuna stele. Lo strato sesto risale al VII a.C., è stata fatta una gettata di terra sul vecchio strato e si nota l’aumento delle urne ma ancora niente stele. Lo strato V si data alla prima metà del VI a.C. e troviamo la comparsa delle prime stele, alcune ad edicola. Successivamente l’area viene ampliata, con la costruzione di un edificio sacro (contenente 236

un bancone) che viene separato dal tophet, e vengono edificate le fortificazioni. Gli scavi hanno portato alla luce un capitello dorico e si è ipotizzato che il saccello potesse essere stato realizzato con una architettura mista: struttura greca con capitelli dorici e copertura piana a lastre. Nel 397 a.C. il saccello venne smontato e parte della struttura fu utilizzata come favissa. Gli strati successivi sono sfalsati rispetto ai primi e abbiamo il quarto strato (fine VI a.C.) che si trova allo stesso livello del settimo (nonostante sia affiancato) a causa del declivio dell’area verso il mare. Gli strati seguenti (inizio V a.C.) vedono il riutilizzo delle stele per aumentare l’altezza del muro di contenimento ma le urne rimangono in posizione originaria. Dallo strato secondo (fine V a.C.) abbiamo la scomparsa delle stele. Lo strato primo vede migliaia di urne e il tophet continua dopo la distruzione della città avvenuta all’inizio del IV a.C. Lilibeo I moziesi nel 397 a.C. si trasferirono di fronte, sul Capo Boero e impiantarono una città, denominata Lilibeo, oggi Marsala. C’è una poderosa cinta muraria che circonda la città: resistette all’attacco di Pirro nel 276 a.C. e all’attacco romano successivo. É una città fortificata che non venne mai conquistata. Furono i cartaginesi nel 241 a.C. a cederla ai romani quando la guerra fu persa. Oggi rimangono le fortificazioni, la necropoli e qualche traccia del porto. Il porto era strutturato in due settori: uno esterno con moli lignei e uno interno, più protetto e dotato di fondale molto basso che solo gli esperti marinai del luogo potevano raggiungere, infatti sul fondo dello stagno era stato scavato un canale che consentiva solo a chi lo conosceva di giungere al porto interno senza arenarsi. Le fortificazioni erano trapezoidali e correvano in modo rettilineo su tre lati, mentre sul lato a mare seguivano l’andamento della costa. Sono ben visibili: nell’area di porta Trapani ci sono mura possenti a doppio paramento parallelo, spesse 6 metri, costituite da blocchi squadrati messi in opera a secco resistenti sia agli arieti che ai minatori, i guerrieri che realizzavano gallerie sotto le mura per farle crollare dalle fondamenta. Erano mura resistenti e si economizzò sulla manodopera perché solo i paramenti esterni erano lavorati: ciò che non era a vista veniva riempito con pietrame e materiale di risulta. A distanza regolare vi erano torri quadrangolari aggettanti, vicine alle porte e alle postierle. Un fossato d’acqua largo 28 metri e posto a 30 metri di distanza dalle mura costituiva un’ulteriore barriera per gli eventuali invasori. Evitava che i minatori e gli arieti potessero giungere sotto le fortificazioni. In tempo di pace c’erano ponti mobili, posti su sostegni, e in caso di guerra varie gallerie consentivano ai soldati a cavallo di effettuare attacchi a sorpresa. Anche a Lilibeo c’è la presenza di un merlo a coronatura della cinta. Non abbiamo tracce di abitato della Lilibeo punica, sono state ritrovate solo quelle di età romana e offrono pochissimi dati perché la città antica si trova sotto la Marsala moderna. Sono documentati ambienti che mostrano l’utilizzo di tecniche che caratterizzano l’architettura punica: pavimenti in cocciopisto e muri a telaio, quelli tipici delle unità abitative. Anche i romani accolsero la tecnica del muro a telaio, con pilastri costruiti con blocchi di pietra posti a distanza regolare che sostenevano l’architettura. Fra i pilastri si inserivano paramenti 237

Fig. 83 Mozia, il Cothon<br />

Presso la porta sud si trova il Cothon, un bacino rettangolare <strong>del</strong> VI a.C., scavato nella roccia<br />

profondo 2.5 m, con un passaggio che da direttamente sul mare. Il vascone, che misura 30 metri di<br />

lunghezza, è stato completamente svuotato e scavato dagli archeologi inglesi e presenta un fondo<br />

naturale con le pareti rivestite di blocchi sovrapposti a secco. Non si riesce ancora ad interpretarlo:<br />

non è un porto, (troppo piccolo), forse era un allevamento di pesci, oppure un bacino per le<br />

operazioni di carico e scarico <strong>del</strong>le merci, o un bacino di carenaggio. Qualche studioso ha pensato<br />

a un luogo di culto, perché nelle vicinanze sono stati trovati elementi di un edificio interpretato<br />

come tempio. Il passaggio dal mare al bacino è consentito da un canale provvisto di una<br />

scalanatura che fa pensare ad uno spazio ricavato per consentire il passaggio <strong>del</strong>la chiglia.<br />

Il tophet è stato individuato da Whitaker e scavato dalla Ciasca ed è l’unico ad essere stato<br />

indagato completamente. Si trova ad ovest <strong>del</strong>la porta nord e sono evidenti due fasi di utilizzo: A e<br />

B. Al momento <strong>del</strong>la costruzione <strong>del</strong>le mura il tophet, che era preesistente, venne inglobato<br />

all’interno con una deviazione. Generalmente il tophet non viene mai trasferito, si deviano le mura<br />

ma non si spostano le sepolture. La fase A viene datata alla fine <strong>del</strong>l’VIII a.C. e mostra un’area<br />

trapezoidale, circondata da un temenos, che presentava un vasto campo d’urne centrale, un<br />

edificio allungato, un pozzo e un edificio quadrato che poi venne smontato ed obliterato, non<br />

sappiamo se fosse interamente chiuso. Alla fase arcaica si riferiscono i primi 3 dei 7 strati in cui si<br />

suddivide l’utilizzo. Lo strato settimo, quello più antico risalente alla fine <strong>del</strong>l’VIII a.C. è composto<br />

da incinerazioni con deposizione direttamente sullo strato roccioso naturale e le urne, come a<br />

Cartagine, sono avvolte con pietre senza nessuna stele. Lo strato sesto risale al VII a.C., è stata<br />

fatta una gettata di terra sul vecchio strato e si nota l’aumento <strong>del</strong>le urne ma ancora niente stele.<br />

Lo strato V si data alla prima metà <strong>del</strong> VI a.C. e troviamo la comparsa <strong>del</strong>le prime stele, alcune ad<br />

edicola. Successivamente l’area viene ampliata, con la costruzione di un edificio sacro (contenente<br />

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